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Celebrating the New Year coming 'In the Mould of the Iguanodon'.

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Illustrated London News, January 7 1854, Add MS 50150, f. 225




La vigilia del Capodanno del 1853, con l'intento di contribuire a promuovere la mostra permanente al Crystal Palace dove facevano esibizione di sé enormi animali preistorici in cemento disegnati da Benjamin Waterhouse Hawkins con la direzione scientifica di Richard Owen, si tenne una cena del tutto inusuale: ventuno insigni accademici e persone importanti all'epoca furono invitati ad un cenone di fine anno che avrebbe avuto luogo all'interno del ventre di un Iguanodonte, il più grande tra tutti i dinosauri in mostra nel Parco di Sydenham


Lithograph published by Day & Son, 1854, showing the Crystal Palace and Park in Sydenham. Add MS 50150.




Anche gli inviti che furono inviati ai commensali erano forieri della stravaganza all'insegna della quale si sarebbe svolta l'intera celebrazione, poiché, rispettosi del tema pienamente preistorico del banchetto, furono scritti su di un tracciato iscritto all'interno di un'ala dispiegata di uno Pterosauro !



Original drawing by Benjamin Waterhouse Hawkins for the invitation to Dinner in the Iguanodon Mould. This is preserved in Academy of Natural Sciences of Drexel University. A printed invitation also is preserved in the Waterhouse Hawkins collection at the Natural History Museum. 


Questo era il testo:
"Il signor Waterhouse Hawkins richiede l'onore di avere _________________ alla cena che si terrà nello modello dell'Iguanodonte al Crystal Palace la sera di sabato 31 dicembre 31 alle ore cinque. Una risposta è d'obbligo."
Facevano parte degli ospiti (tutti uomini) Richard Owen, il quale era seduto a capotavola, all'interno del cranio dell'Iguanodonte, quasi come se la sua posizione metaforicamente indicasse che egli era davvero la mente di tale progetto, 

A wonderful illustration of the Iguanodon Dinner - an event held at the Crystal Palace in London in 1853, when dinner was served inside the first ever life-sized dinosaur model (a giant iguanodon). Sir Richard Owen, the man who coined the word ‘dinosaur’, was the host. 


il professor Edward Forbes, naturalista, geologo e presidente della London Geological Society era presente al suo fianco insieme con l'eminente geologo Joseph Prestwich e altri scienziati ben noti in quegli anni. Erano presenti anche gli investitori nel progetto del Crystal Palace Company e direttori di giornali, si suppone con l'intento di massimizzare il servizio d'informazioni che tale evento avrebbe ricevuto.
Una sorta di palcoscenico venne eretto attorno al gigantesco rettile, lungo ben 11 metri, testimone di un'epoca sulla quale tutto era ancora da scoprire ed un palchetto in legno fu costruito attorno al gigantesco modello affinché i camerieri potessero raggiungere i tavoli che risultavano di molto rialzati da terra; il modello risultava così circondato da una tenda alla quale furono affisse quattro placche in onore dei famosi paleontologi che avevano contribuito ai primi studi su questo mondo primordiale misconosciuto, che recavano i nomi di William Buckland, Georges Cuvier, Richard Owen e Gideon Mantell, ed un grande lampadario che illuminava il tavolo che avrebbe visto ben otto portate completava lo scenario.

Fu proprio Gideon Mantell a nominare e a fornire una descrizione se vogliamo persino ben più dettagliata ed esatta dell'Iguanodonte rispetto all'immagine che di tale dinosauro si fece e fece riprodurre da Waterhouse Hawkins nei suoi giganteschi modelli Richard Owen, il quale era persuaso che l'Iguanodonte avesse zampe anteriori e zampe posteriori praticamente identiche, mentre Mantell, al contrario, sosteneva, a ragione, possiamo dire oggi, che tale animale preistorico, da erbivoro quale era, fosse un bipede con gli arti anteriori ben più corti di quelli posteriori. 

Anche se sappiamo molto circa il pasto in sé grazie alle documentazioni e alle immagini che si possono ritrovare nei giornali dell'epoca, rimane la perplessità sul luogo esatto in cui sia stato improvvisato questo vano ristorante, ossia se nel calco che fece da modello all'originale o se dentro l'originale stesso esposto al Chrystal Palace
Per certo sappiamo che il menu constava di otto portate e quali di preciso esse fossero ce lo confermano le copie conservate del BILL OF FARE:

Minestre: Zuppa di Finta Tartaruga ( zuppa fatta con testa di vitello ), Julien di Verdure, Lepre

Pesci: Merluzzo con Salsa di Ostriche, Filetti di Merlani, Rombo à l’Hollandaise

Secondi a base di carne: Tacchino Arrosto, Prosciutto, Torta lievitata di Piccione, Pollo Lesso con Salsa di Sedano

Entrées: Cotolettes de Tomates Moutonaux, Currie de Lapereaux au riz, Salmi de Perdrix, Mayonnaise de filets de Sole

Selvaggina: Fagiani, Beccacce, Beccaccini

Dolci: Macedonia in Gelatina, Gelatina di Arancia, Bavarese, Charlotte Russa, Pasticceria Francese, Torrone à la Chantilly, Buisson di Meringa alla [ Confettura ?]

Desserts: Uva, Mele, Pere, Mandorle e Uvetta, Prugne Francesi, Pinoli, Nocciole, Noci &c,&c

Vini: Sherry, Madeira, Porto, Vini della Mosella, Chiaretto


Se dobbiamo prestar fede alle notizie che ci consegna la stampa, sappiamo anche che la cena si fece turbolenta e chiassosa, dato l'effetto dei vini che misero assai presto di buon umore i convenuti inducendoli a cantare a gran voce

Nell'immagine qui sotto potete osservare il disegno che a memoria dell'evento fece lo stesso Mr. Waterhouse Hawkins



The Dinner in the Mould of the Iguanodon by Benjamin Waterhouse Hawkins, 
Academy of Natural Sciences of Drexel University.



al quale accompagnò una breve cronaca della serata scritta di proprio pugno:

LA CENA NEL MODELLO DELL'IGUANODONTE.

Di Mr. B Waterhouse Hawkins

Per il Prof R Owen, il Prof Edward Forbes, Mr. Joseph Prestwich e 18 altri signori di grande competenza scientifica ed umanistica al Crystal Palace, Sydenham, 31 dicembre 1853.


La Rinascita del lguanodon è stato uno dei primi e dei più grandi modelli giganteschi realizzati da Mr Waterhouse Hawkins della misura di trenta piedi dal naso alla fine della coda, dei quali il corpo con il collo comprendeva circa quindici piedi e quando i pezzi dello stampo che costituiva la cresta della schiena furono rimossi, il corpo aveva l'aspetto di un grande Scarpone aperto con archi alti sette piedi ad ambo le estremità. L'arco nella testa dell'animale era occupato dal Prof R Owen celebre paleontologo che con il Prof Edward Forbes generosamente aiutarono Mr Waterhouse Hawkins con il consiglio e la critica scientifica durante tutto il tempo occupato dal suo unico impegno, arduo ma di successo. L'arco più largo all'estremità opposta era occupato da Mr Francis Fuller amministratore delegato del Crystal Palace che aveva il Prof Edward Forbes alla sua destra e un amico cantore alla sua sinistra il cui canto delizioso aumentò il piacere di una serata memorabile. Le due parti contengono nove posti ciascuno e nel centro di sinistra il modello era occupato da Mr Hawkins quale ospite e presidente, sostenuto alla sua destra dal signor Joseph Prestwich, uno dei suoi primi allievi e costante amico nel corso degli ultimi venticinque anni. Mr John Gould FRS era alla sua sinistra.


E a gran voce, a tarda sera, presero congedo dal mondo preistorico intonando, strada facendo, una canzonetta creata per l'occasione di cui vi propongo di seguito il testo:



A thousand ages underground,
His skeleton had lain,
But now his body's big and round,
And there's life in him again !
The jolly old beast is not deceased,
There's life in him again,
The jolly old beast is not deceased,
There's life in him again.

His bones like Adam's wrapped in clay,
His ribbs of iron stout,
Where is the brute alive today,
That dares to turn him out.
The jolly old beast is not deceased,
There's life in him again,
The jolly old beast is not deceased,
There's life in him again.


E giunto il momento degli auguri, da che il vecchio anno sta per lasciarci, vi ripropongo una citazione che già postai tempo fa, ma che tanto amo e tanto mi sembra adatta oggi ancor più di quanto lo fosse allora ...

Se potessi offrirvi, questa mattina, il dono più prezioso
Sarebbe un tempo senza inizio né fine.
Una vita piena di buona salute e quella pace e quella gioia interiore
che possono provenire solo che dallo spirito.
Sarebbe purezza nei vostri pensieri e nelle vostre parole
per cui tutto ciò che avvicinereste altro non potrebbe essere che Bellezza.
Sarebbe un sonno profondo, e un respiro di dolce serenità.
Sarebbe comprensione del baratro
esistente tra ciò che è materiale
e ciò che è spirituale - in modo che la rabbia e la frustrazione
si dissolverebbero in un caldo rifugio d'Amore.
E voi sareste per sempre il più fedeli degli amici ...
Non per me, ma per voi stessi.
Tutti i frutti della vita germoglio nel cuore
quindi questo è il mio regalo
dal mio Cuore al Vostro.


- Hinmaton Yalaktit ( Chief Joseph ) - From my Heart to Yours





SERENO E PROSPERO ANNO NUOVO A VOI TUTTI,

SIATE LA LUCE DEL 2017 !












- picture 1



On the New Year's Eve of 1853, with the intent to help to promote the permanent exhibition at the Crystal Palace where they were on display huge prehistoric animals made of concrete designed by Benjamin Waterhouse Hawkins under the scientific direction of Richard Owen, it was held a definitely unusual dinner: twenty-one distinguished academics and important people of the day were invited to a banquet celebrating the new year coming that would have taken place inside the belly of an Iguanodon, the largest among all the dinosaurs exhibited at the Park of Sydenham



- picture 2



yet the invitations that were sent to the diners were harbingers of the extravagance of which they were bearers, as, fully respectful of the prehistoric theme of the banquet, were written on a track marked inside an unfolded wing of a Pterosaur!



- picture 3 - Original drawing by Benjamin Waterhouse Hawkins for the invitation to Dinner in the Iguanodon Mould. This is preserved in Academy of Natural Sciences of Drexel University. A printed invitation also is preserved in the Waterhouse Hawkins collection at the Natural History Museum. 




This was its text:

“Mr Waterhouse Hawkins requests the honour of_________________at dinner in the mould of the Iguanodon at the Crystal Palace on Saturday evening December the 31st at five o’clock 1853 – an answer will oblige.”


They were part of the guests (all men) Richard Owen, who was sitting inside the head of the mould of the Iguanodon, as if his position would metaphorically indicate that he was really the mind of this project,



- picture 4 - A wonderful illustration of the Iguanodon Dinner - an event held at the Crystal Palace in London in 1853. When dinner was served inside the first ever life-sized dinosaur models (a giant iguanodon). Sir Richard Owen, the man who coined the word 'dinosaur', was the host.




Professor Edward Forbes, a naturalist, geologist and President of the London Geological Society was present at his side along with the eminent Geologist Joseph Prestwich and other well-known scientists in those years. They were also present the investors in the project of the Crystal Palace Company and directors of newspapers, supposedly with the intention to maximize the information service that such an event had to receive.

A sort of stage was erected around the giant reptile, long 11 meters, witness of an era on which everything was still to be discovered and a wooden bandstand was built around the giant model so that the waiters could reach the tables that were quite up off the ground; the model looked, so, surrounded by a curtain at which they were posted four plaques in honor of the famous paleontologists who had contributed to the first studies on this misunderstood primordial world which were bearing the names of William Buckland, Georges Cuvier, Richard Owen and Gideon Mantell and a large chandelier illuminating the table, which would see eight courses, completed the scenary.

It was just Gideon Mantell to appoint and provide a description if you want even much more detailed and accurate of the Iguanodon compared to the image of the dinosaur which came and made create by Waterhouse Hawkins in his gigantic models Richard Owen, who was persuaded that the Iguanodon had virtually identical front and hind legs, while Mantell, on the contrary, argued, rightly, we can say today, that this prehistoric animal, herbivore as he was, was a biped with far shorter forelimbs than hind ones.

Although we know a lot about the meal itself thanks to all the documents and images that can be found amongst the newspapers, it remains a little of perplexity on the exact location of this improvised restaurant compartment, that is, it was inside of the mould that served as a model to the original or inside the original itself exposed at the Crystal Palace.

For sure we do know that the menu consisted of eight courses and what exactly they were is confirmed by the preserved copies of the BILL OF FARE:



- picture 5 - Bill of Fare



Soups: Mock Turtle, Julien, Hare

Fish: Cod and Oyster Sauce, Fillets of Whiting, Turbot à l’Hollandaise

Removes: Roast Turkey, Ham, Raised Pigeon Pie, Boiled Chicken and Celery Sauce

Entrées: Cotolettes de Moutonaux Tomates, Currie de Lapereaux au riz, Salmi de Perdrix, Mayonnaise de filets de Sole

Game: Pheasants, Woodcocks, Snipes

Sweets: Macedoine Jelly, Orange Jelly, Bavaroise, Charlotte Russe, French Pastry, Nougat à la Chantilly, Buisson de Meringue aux [Confiture ?]

Dessert: Grapes, Apples, Pears, Almonds and Raisins, French Plums, Pines, Filberts, Walnuts &c, &c

Wines: Sherry, Madeira, Port, Moselle, Claret



If we are to believe the news that the press gives us, we also know that the dinner became rowdy and boisterous, since the effect of the wines that put quite soon the defendants in high spirits causing them to sing loudly.

In the picture below you can see the design that the same Mr. Waterhouse Hawkins did to commemorate the event



- picture 6 -The Dinner in the Mould of the Iguanodon by Benjamin Waterhouse Hawkins, Academy of Natural Sciences of Drexel University.




which accompanied a brief chronicle of the evening written in his own hand:


THE DINNER IN THE MOULD OF THE IGUANODON

Given by Mr. B Waterhouse Hawkins

To Prof R Owen, Prof Edward Forbes, Mr Joseph Prestwich and 18 other Scientific and literary gentlemen at the Crystal Palace, Sydenham on the 31st of December 1853

The Restoration of the lguanodon was one of the largest and earliest completed of Mr Waterhouse Hawkins’ gigantic models measuring thirty feet from the nose to the end of the tail, of that quantity the body with the neck contained about fifteen feet which when the pieces of the mould that formed the ridge of the back were removed the body presented the appearance of a wide open Boot with on enclosed arch seven feet high at both ends. The arch in the head of the animal was occupied by Prof R Owen the celebrated Palaeontologist who with Prof Edward Forbes liberally aided Mr Waterhouse Hawkins with counsel and scientific criticism during the whole time occupied by his unique, arduous and successful undertaking. The wider arch at the opposite end was filled by Mr Francis Fuller the Managing Director of the Crystal Palace with Prof Edward Forbes on his right and a musical friend on his left whose delightful singing greatly increased the pleasure of a memorable evening. The two sides contain nine seats each that in centre of left was occupied by Mr Hawkins as host and Chairman, was supported on his right by Mr Joseph Prestwich one of his earliest pupils & constant friend during the previous twenty five years. Mr John Gould FRS was on his left.

And loudly, late in the evening, they took leave of the prehistoric world singing, along the way, a song created for the occasion of which I propose you the lyric:


A thousand ages underground,
His skeleton had lain,
But now his body's big and round,
And there's life in him again !
The jolly old beast is not deceased,
There's life in him again,
The jolly old beast is not deceased,
There's life in him again.

His bones like Adam's wrapped in clay,
His ribbs of iron stout,
Where is the brute alive today,
That dares to turn him out.
The jolly old beast is not deceased,
There's life in him again,
The jolly old beast is not deceased,
There's life in him again.


The time for the Good Wishes has arrived, since the old year is about to leave us, and in this occasion I offer you again a well-wishing quote that I posted already long ago, but I love it so much, and I seem it to be even more appropriate today than how it was then ...


If I could offer you, this morning, the most precious gift
It would be a time without beginning or end.
A life full of good health and that peace and inner joy
that can come only from the spirit.
It would be pureness in your thoughts and in your words
so anything you can approach could be nothing else than beauty.
It would be a deep sleep, and a breath of sweet serenity.
It would be understanding of the abyss
existing between the material
and the spiritual - so that anger and frustration
would dissolve into a warm refuge of Love.
And you'd be forever the most faithful of friends ...
not for me but for yourself.
All the fruits of life sprout in the heart
so this is my gift
from my heart to yours.


- Hinmaton Yalaktit ( Chief Joseph ) - From my Heart to Yours






PEACEFUL AND PROSPEROUS NEW YEAR TO YOU ALL,

BE THE LIGHT OF 2017 !








~ A step into Winter.

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There's a certain Slant of light,
Winter Afternoons -
That oppresses, like the Heft
Of Cathedral Tunes -



 Heavenly Hurt, it gives us -
We can find no scar,
But internal difference,
Where the Meanings, are -



None may teach it - Any -
'Tis the Seal Despair -
An imperial affliction
Sent us of the Air -




When it comes, the Landscape listens -
Shadows - hold their breath -
When it goes, 'tis like the Distance
On the look of Death -

Emily Dickinson, J258 (1861) 




•❆•*´¨`*•❆•*´¨`*•❆•*´¨`*•❆•



Like Brooms of Steel
The Snow and Wind
Had swept the Winter Street -



The House was hooked
The Sun sent out
Faint Deputies of Heat -












Where rode the Bird
The Silence tied
His ample - plodding Steed


The Apple in the Cellar snug
Was all the one that played.


Emily Dickinson, J1252 (1873) 







•❆•*´¨`*•❆•*´¨`*•❆•*´¨`*•❆•


Water, is taught by thirst.
Land - by the oceans passed.
Transport - by throe -
Peace - by it's battles told -
Love, by memorial mold -
Birds, by the snow.

Emily Dickinson, J135 ( 1859)



I recorded this video a few years ago at the window of my kitchen during a heavy snowfall




And let me close this post of mine with one last poem by Emily Dickinson, dedicated to all those friends of mine which have a deep sensitivity ....


Nature - sometimes sears a Sapling -
Sometimes - scalps a Tree -
Her Green People recollect it
When they do not die -
Fainter Leaves - to Further Seasons -
Dumbly testify -
We - who have the Souls -
Die oftener - Not so vitally -


Emily Dickinson, J314 (1862) 




With my heart filled with gratitude, I'm awaiting you ...

see you soon 💕








BIBLIOGRAPHIC SOURCE:

Emily Dickinson, EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997.


NOTES:

All the photos are taken by me in some of the gardens of Tenuta Geremia so as all the translations from the original poems are made by my own hand.









Vi è un'indubbia Inclinazione della luce,

Nei Meriggi d'Inverno -

Che opprime come gli Accordi

Di un'Austera Cattedrale -



- fotografia 1

- fotografia 2


Ci reca una Celeste Piaga -

Non possiamo trovarne alcun segno,

Ma una differenza interiore,

Che giace laddove stanno i Significati -




- fotografia 3

Nessuno la può insegnare -

Essa è il Sigillo dell'Angoscia -

Un'afflizione solenne

Inviataci dall'Aria -




- fotografia 4

- fotografia 5



Quando arriva, il Paesaggio ascolta -

Le Ombre - trattengono il fiato -

Quando se ne va, ci appare come la Distanza

Nello sguardo della Morte - 


Emily Dickinson, J258 (1861) 





•❆•*´¨`*•❆•*´¨`*•❆•*´¨`*•❆•



Come Scope d'Acciaio

Neve e Vento

Avevano spazzato la Strada dell'Inverno





- fotografia 6



La casa era sprangata

Il Sole inviò

Fiochi Messaggeri di Calore -




- fotografia 7

- fotografia  8

- fotografia 9

- fotografia 10

- fotografia 11

- fotografia 12

- fotografia 13

- fotografia 14

- fotografia  15

- fotografia 16

- fotografia 17


Laddove scorrazzava l'Uccello

Il Silenzio legò

Il suo generoso - possente Destriero




- fotografia 18



La Mela nell'accogliente Cantina

Era la sola a trastullarsi.


Emily Dickinson, J1252 (1873)




- fotografia 19



•❆•*´¨`*•❆•*´¨`*•❆•*´¨`*•❆•





L'acqua ci è insegnata dalla sete.

La terra, dagli oceani traversati.

L'estasi, dallo spasimo.

La pace, dai suoi racconti di battaglie.

L'amore, dalla forma di un ritratto.

Gli uccelli, dalla neve. 


Emily Dickinson, J135 ( 1859)





- VIDEO che registrai qualche anno fa alla finestra della mia cucina durante un'abbondante nevicata.




E permettetemi di chiudere questo mio post con un ultimo poesia di Emily Dickinson, dedicata a tutti quegli amici e lettori dotati di una profonda sensibilità ....


La Natura - talvolta avvizzisce un Alberello -

Talaltra - schioma un Albero -

Il Suo Popolo Verde se ne rammenta

Quando non muore -

Foglie Languide - di Stagioni a Venire -

Taciturne testimoniano -

Noi - che abbiano l'Anima -

Moriamo più sovente - Non in modo così vitale -


Emily Dickinson, J314 (1862) 




Con il cuore colmo di gratitudine, vi aspetto ....

A presto 💕








FONTE BIBLIOGRAFICA:

Emily Dickinson, EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997.



NOTE:

Tutte le fotografie sono state da me scattate in alcuni dei giardini di Tenuta Geremia e le traduzioni dai testi originali sono di mio pugno.






Empress Josephine & the Fortune Teller.

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Probabilmente il nome di M.lle Lenormand non dice nulla a molti di noi, oggi,



Josef Danhauser (1805 - 1845), Neapoleon &  Josephine with the Card Reader.



ma durante il periodo napoleonico ella era la più famosa cartomante dell'intera Francia, conosciuta praticamente ovunque per la sua bravura, ed essendo l'Imperatrice Joséphine di origini creole e perciò appartenente ad una cultura in cui tanta parte aveva la componente legata a superstizioni e scaramanzie, non poteva vivere lontano da una persona che fosse in grado di guidare le sue scelte predicendo il suo futuro, il che ci aiuta a comprendere perché la celebrità di Marie-Anne Adelaide Lenormand fu altresì accresciuta ed impreziosita dal plauso di cui godeva negli ambienti della corte parigina.

“Madamoiselle le Normand was born in 1768, and was already celebrated as a fortune-teller so early as 1790. She is said to have predicted to the unfortunate Princess de Lamballe her miserable death at the hands of the infuriated populace. She is also reported to have been frequently visited and consulted by Robespierre and St Just; to have reported his downfall to Danton, at that time the idol of the people; to have warned the famous General Hoche of his approaching death by poison; to have foretold to Bernadotte a northern throne, and to Moreau exile and an untimely grave.”1

Si dice che ella fece previsioni anche su altri illustri personaggi, quali l'autore Germaine de Staël e lo zar Alessandro I di Russia, ma fu per lo stretto legame che nacque con l'Imperatrice Joséphine che Mademoiselle Lenormand viene principalmente ricordata.



La prima, amata moglie di Napoleone era fortemente affascinata dall'occulto, cosa che costui viveva con estrema frustrazione, era interessata ai tarocchi, alla negromanzia e ad altre arti esoteriche, ed era talmente ammaliata dalla chiaroveggente che ella sarebbe diventata una delle sue più strette confidenti; va da sé che per tramite di questo legame un'illustre fama venne assicurata a Mademoiselle Lenormand.

Anche se non era gradita a tutti e più volte si trovò a trascorrere alcuni giorni in prigione fu sempre solo per brevi periodi: fu dapprincipio incarcerata per aver tentato di salvare la Regina Maria Antonietta dall'esecuzione, per l'accusa di aver previsto con successo l'esecuzione di Robespierre, per aver  predetto l'ascesa di Luigi Filippo al trono, il divorzio di Joséphine da Napoleone, la caduta di Napoleone e la sua morte in esilio. 

Ovviamente queste ultime predizioni fecero accapponare la pelle all'imperatore - Napoleone era fortemente preoccupato dalla notizia della propria morte e l'interesse persistente di sua moglie per Mademoiselle Lenormand fu spesso origine di conflitti tra di loro. 

“The Empress Josephine, who, like most creoles, was very superstitious, used frequently to send for Madamoiselle le Normand to the Tuileries, and put great faith in her predictions; which she always asserted in after years had constantly been verified. But, unfortunately for the sybil, she did not content herself with telling Josephine’s fortune, but actually ventured to predict a future replete with malignant influences to the Emperor himself.2

Uno dei brevi periodi in cui la cartomante si trovò in carcere fu proprio mentre Napoleone stava divorziando dalla sua Joséphine nel 1809 per sposare Maria Luisa d'Asburgo-Lorena - matrimonio di pura convenienza, come ben sappiamo, ma che lasciò Joséphine letteralmente distrutta -
evento che la Lenormand le aveva predetto quando lesse il palmo della sua mano due anni prima, ed il fatto che ella fosse così esatta nelle sue previsioni, al punto da indicare il giorno preciso in cui si sarebbe verificato un evento (questo accadde anche in merito alla predizione del giorno della morte di Napoleone in esilio) condusse la polizia segreta francese nel 1811 a chiedere la sua collaborazione.

Nel 1820, tuttavia, Mademoiselle Lenormandlasciò Parigi decisa a cambiare vita,dando avvio ad una carriera d'autrice, scrivendo una serie di opere tra cui il Mémoires de l'Impératrice Joséphine(Memorie dell'Imperatrice Joséphine), opera comprensiva di tre volumi che contiene inoltre aneddoti circa il suo legame con l'imperatrice nonché la copia di una lettera che la stessa Joséphine le scrisse quando ella dovette affrontare la persecuzione. 


Tali memorie furono dedicate alla Zar Alessandro I, il quale, in segno di riconoscimento le fece pervenire anello di diamanti. 

Naturalmente quella di Marie-Anne Adelaide Lenormand fu una figura di grande fascino, tanto che sopravvisse alla sua morte occorsa nel 1843 (ella riposa nel cimitero Père Lachaise a Parigi) e persino Alexandre Dumas, autore de Les trois Mousquetaires (I tre moschettieri), la immortalò nel suo romanzo Les Blancs et les Bleus(I Bianchi e i Blu); se pensiamo che Josephine&John Bowes, collezionisti d'arte di epoca vittoriana e creatori di un museo tutt'oggi esistente, The Bowes Museum presso Barnard Castle, a Newgate, nel Regno Unito, si assicurarono la copia dell'opera scritta da Mademoiselle Lenormand, comprendiamo quanto ella divenne una figura di grande rilievo a cavallo del XVIII e del XIX secolo, non solo per il suo legame con l'imperatrice dei francesi, che peraltro fu fondamentale per la sua carriera, ma per la sua importanza in sé ci è attestata dalla presenza nel museo di un suo ritratto di Jeanne Philiberte Ledoux (1767-1840) 


che appare accanto a quelli degli imperatori.
E che questo curioso personaggio ci affascini ancor'oggi davvero suscita il mio entusiasmo !

Nella speranza di avervi coinvolti con diletto in questa lettura, vi auguro una gioiosa, piacevole giornata,

a presto 💕








BIBLIOGRAFIA:

Captain R. H. Gronow of the Grenadier Guards & M.P. for Stafford, Celebrities of London and Paris, London: Smith, Elder & Co., 1865 



CITAZIONI:

1 - 2Captain R. H. Gronow of the Grenadier Guards & M.P. for Stafford, Celebrities of London and Paris, London: Smith, Elder & Co., 1865, pag.54.  







Probably the name of Mlle Lenormand means nothing to many of us today,



- picture 1



but during the Napoleonic period she was the most famous fortune teller of the whole France, virtually most famous for her skill, and being the Empress Josephine of Creole origins and therefore belonging to a culture in which so much is linked with superstitions, she could not live far from a person who was able to guide her predicting her future, which helps us to understand why the celebrity of Marie-Anne Adelaide Lenormand was also enhanced and enriched by the acclaim she enjoyed in the environments of the Parisian Court.

"Madamoiselle Le Normand nacque nel 1768, e fu presto conosciuta e celebrata come indovina già nel 1790. Si dice che abbia previsto alla malcapitata principessa di Lamballe la miserabile morte che l'avrebbe attesa per mano della popolazione infuriata. Si sa che spesso ricevette visite per essere consultata da Robespierre e da Saint Just; ella predisse a Danton, in quel momento idolo del popolo, la sua caduta, avvertì il famoso generale Hoche della sua morte che si sarebbe approssimata ad opera dell'azione di un veleno, preannunciò a Bernadotte un trono al nord, e a Moreau l'esilio ed una tomba prematura. "1

It is said that she also made predictions about other famous people such as the autor Germaine de Staël and Tsar Alexander I of Russia, but it was for the close bond that was born with the Empress Joséphine which Lenormand is mainly remembered for.



- picture 2



The first, beloved wife of Napoleon was strongly fascinated by the occult, thing that he lived with extreme frustration, was interested in tarot cards, the necromancy and other esoteric arts, and was so enthralled by the clairvoyant that she would become one of the closest confidants of hers; it goes without saying that through this tie such an illustrious reputation was secured in Mademoiselle Lenormand.



- picture 3 on the left - Although not everybody loved her much and she often found herself spending a few days in prison, it was always only for short periods: at first she was imprisoned for trying to save Queen Marie Antoinette from execution, on charges of having provided successfully Robespierre's execution, for having predicted the rise of Louis Philippe to the throne, the divorce of Joséphine by Napoleon, Napoleon's fall and his death in exile.

Obviously these latest predictions made the Emperor's skin crawl - Napoleon was deeply concerned by the news of his death and the continued interest of his wife for Lenormand was often a source of conflict between them.

"L'imperatrice Giuseppina, che, come la maggior parte dei creoli, era molto superstiziosa, era solita far chiamare Madamoiselle Le Normand perchè la raggiungesse alle Tuileries, e riponeva grande fiducia nelle sue previsioni che sempre sono state confermate dagli eventi degli anni a venire. Ma, purtroppo per la Sibilla, non si è limitata a predire il futuro di Josephine, ma si avventurò a prevedere un futuro ricolmo di influenze maligne anche per l'imperatore. "2

One of the shortest periods in which the fortune teller found herself in prison was just when Napoleon was divorcing from his Josephine in 1809 to marry Marie Louise of Habsburg-Lorraine - marriage of pure convenience, as we all well know, but which left Joséphine literally destroyed -



- picture 4 on the right



event that Mademoiselle Lenormand had predicted when she read the palm of her hand two years before, and the fact that she was so accurate in her predictions to the point of indicate the exact date in which an event had to take place (this also happened about the prediction of the day of Napoleon's death in exile) led the French secret police in 1811 to ask for her cooperation !

In 1820, however, Mademoiselle Lenormand left Paris decided to change her life for starting a career as a writer, writing a series of works including the Mémoires de l'Impératrice Joséphine (Memories of the Empress Joséphine), work which includes three volumes and that contains anecdotes about her bond with the Empress as well as a copy of a letter that the same Joséphine wrote to her when she had to face a real persecution.



- picture 5



These memories were dedicated to Tsar Alexander I, who, as a sign of recognition, sent her a diamond ring.

Of course, that of Marie-Anne Adelaide Lenormand was a figure of great charm, so much that survived her death that occurred in 1843 (she is buried in Père Lachaise cemetery in Paris) and even Alexandre Dumas, author of Les Trois Mousquetaires(The Three Musketeers) immortalized her in his novel Les Blancs et les Bleus(The Whites and the Blue); if we think that Josephine & John Bowes, art collectors living during the Victorian era and creators of a still existing museum, The Bowes Museum at Barnard Castle, Newgate, in the UK, made sure to keep the copy of the work written by Mademoiselle Lenormand, we understand how she became a figure of great importance at the turn of the XVIIIth and XIXth centuries, not only for her link with the Empress of the French, which, however, was decisive to her career, but because of her importance itself, attested by the presence in the museum of a portrait of Jeanne Philiberte Ledoux(1767-1840)


- picture 6



that is shown next to those of the emperors.
And that this curious character still fascinates us today arouses my enthusiasm !


Hoping to have involved you with delight in this reading, I wish you a joyful, pleasant day,


see you soon 💕










BIBLIOGRAPHY:

Captain R. H. Gronow of the Grenadier Guards & M.P. for Stafford, Celebrities of London and Paris, London: Smith, Elder & Co., 1865 



QUOTATIONS:

1 - 2Captain R. H. Gronow of the Grenadier Guards & M.P. for Stafford, Celebrities of London and Paris, London: Smith, Elder & Co., 1865, pg.54.  



VICTORIAN LADIES' PASTIMES: how to make wax flowers.

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Avete in mente quei drawing rooms o salottini da conversazione vittoriani, riservati alle Ladies, un po' bui, con ampi pesanti tendoni festonati, spesso in velluto, al balcone, con il caminetto il cui asse era ricolmo dei più svariati oggetti, i più preziosi, spesso ovattati dalla polvere rilasciata dai lumi che, ora su di un tavolino, ora su di una mensola, ora sul piano della credenza o consolle che con il camino, un paio di poltrone ed un comodo divano, ricoperto di cuscini, del vano era protagonista, illuminavano l'ambiente quando i raggi del sole avevano già reclinato il capo ... 
Ecco, magari uno tipo quello nella foto sottostante ...


Orbene, torniamo ad osservare il camino ... sul suo asse, accanto a candelabri o tra due appliques a gas o tra due vasi identici posti ai lati, spesso facevano bella mostra di sé cupole in vetro di varie dimensioni, montate su di una base, ovale o tonda, in legno modanato, che custodivano preziose composizioni di fiori, talvolta anche di frutta, in cera, orgoglio della padrona di casa che li aveva sovente confezionati con cura con le proprie mani.

Oggi proprio di questo intendo parlarvi, di uno degli svaghi preferiti dalle Ladies appartenenti alla medio- alta borghesia vittoriana, quello della realizzazione di fiori di cera, ad imitazione di quelli reali, che costituiva non solo un modo piacevole per trascorrere il tempo, tanto da essere qualificato come una vera e propria attività ricreativa a sfondo artistico, ma costituiva altresì un modo dilettevole per approfondire le proprie conoscenze sulla botanica e su quelle specie floreali esotiche ancora poco conosciute - come ad esempio le orchidee che stavano proprio allora arrivando dall'Oriente - e per arredare con gusto la propria dimora.


Pensate che all'epoca erano in vendita in negozi specializzati non solo manuali per la realizzazione di fiori in cera, ma anche veri e propri kits 


completi di cera in fogli sottili color bianco, giallo, verde, colori in pigmenti per i petali, modelli in carta per petali e foglie, filo di ferro in matassine per gli steli, illustrazioni botaniche, piccoli attrezzi con cui modellare le parti in cera ... ma il miglior complice anche in questa attività femminile non poteva che essere il giardino di casa: bastava cogliere il fiore che più si preferiva, posarlo sul tavolo di lavoro, 'scomporlo' privandolo dei petali e delle foglie, e cercare di crearne uno il più simile possibile ad esso, ricorrendo al proprio estro e alla propria creatività, per fissare il suo tempo in quell'attimo esatto e poterlo contemplare ogni giorno; tali oggetti erano talmente apprezzati al punto da essere spesso offerti in dono come attestazione di amicizia o come presente per un matrimonio ... un soprammobile creato con amore per la nuova casa che la coppia stava progettando od arredando insieme !

Vi era che non poteva permettersi di acquistare i kit più completi e sofisticati e si fabbricava da sé in casa i fogli di cera bianca: essa veniva fusa in una tazza, quindi si prendeva un mestolo, lo si immergeva in acqua calda saponata, lo si sciacquava e si prelevava una parte della cera per versarla nella bacinella in cui era stata messa l'acqua saponata; la cera, formando un sottile strato in sospensione, veniva lasciata raffreddare ed, indurendo, diveniva una sorta di foglio rigido da cui potevano essere ricavati i petali.




E non era inusuale che della composizione facessero parte delle piccole conchiglie con cui le nostre Victorian Ladies amavano rivestire molti oggetti, da vasi a scatole, come se le conchiglie volessero rievocare una piacevole gita in una località balneare e con i riverberi madreperlati delle loro valve riportare alla mente ricordi tanto lontani da apparire quasi sfuocati ... 

Con mio grande diletto ho colto al volo l'opportunità di leggere proprio uno dei suddetti prontuari scritto da Eleonor Lever dal titolo HOW TO MAKE WAX FLOWERS.,
pubblicato negli anni '80 del 1800 in cui ammetto ho trovato istruzioni dettagliate e si direbbe davvero semplici su come confezionare fiori in cera: si prendevano i fogli di cera e vi si ritagliava sopra la sagoma del petalo del fiore che si era scelto - erano consigliati rose, garofani, peonie, camelie - dopo averlo disegnato su della semplice carta da disegno; il petalo così ritagliato veniva colorato con i pigmenti del colore che la Natura gli ha conferito semplicemente spalmandoli con delicatezza con i polpastrelli delle dita - i pennelli erano necessari solo per le foglie variegate, per esempio quelle di alcuni tipi di garofano; quindi veniva passato per alcuni istanti sopra il tubo di vetro di un lume affinché la cera fosse scaldata e fosse più semplice modellarlo ed incollarlo agli altri.

Una volta realizzata la corolla, si rivestiva con due strisce di cera verde un pezzo di filo di ferro robusto che avrebbe dovuto rappresentare lo stelo e quindi veniva aggiunto il calice, sempre ritagliato dalla cera verde, talvolta presente già fatto nel kit; era quindi la volta delle foglie che erano ricavate da due fogli di cera verde tra i quali era fatto scorrere un filo di ferro, questa volta molto sottile, a costituirne la venatura, e, aggiunti alla corolla gli stami ed il pistillo - spesso in dotazione anch'essi - il fiore poteva venire assemblato.

Per le campanule dei mughetti, altro fiore di cui le Victorian Ladies amavano circondarsi, esistevano in commercio veri e propri stampini che scavavano la cera, che in questo caso doveva essere in mattonelle.

L'autrice suggerisce anche altri utilizzi dei fiori in cera ed uno in particolare mi è rimasto in mente probabilmente perché ho intenzione di realizzarlo: ella consiglia di prendere dei ferri di cavallo ai quali appuntare i fiori di cera, possibilmente piccoli, per creare deliziosi centrotavola, oppure ornamenti per le pareti,


dei portaritratti, per esempio, da incorniciare come fossero quadretti da appendere al muro sopra il camino ( la fotografia andrebbe posta al centro del ferro di cavallo e sarebbe stato questo un dono di compleanno molto apprezzato per i tempi ).

A noi sono giunte moltissime immagini vintage che ricreano tali oggetti e che vengono inviati come biglietti beneauguranti




Se desiderate fare un salto indietro nel passato che amate e che vi fa sentire ... a casa, vi consiglio di cliccareQUI per poter avere il piccolo manuale di cui vi ho testè parlato in edizione integrale da poter leggere on-line o da scaricare e stampare per poterlo leggere forse con più comodità, altrimenti potete acquistarlo in edizione aggiornata direttamente su AMAZON, quale testo che fa parte di una collana che ristampa antichi libri da tempo fuori commercio che stiamo andando riscoprendo e rivalutando.


Come sempre vi ringrazio sentitamente per avermi seguita fin qui e, nella speranza di avervi fatto trascorrere qualche minuto dilettevole in mia compagnia, vi abbraccio caramente e vi auguro ogni bene,

a presto 💕














- picture 1 - 


Do you have in mind those drawing rooms or parlors where conversations were held only amongst Ladies during the Victorian age, a little 'dark', with large, heavy scalloped curtains, often in velvet, to the balcony, with its fireplace and with the mantel which was filled with the most varied object - which were the most precious of the whole home -, often muffled by the dust released by the lamps that, maybe on a coffee table, maybe on a shelf, maybe on a console which, with the fireplace, a couple of armchairs and a comfortable sofa, covered with pillows, of the the room was protagonist, illuminated the room when the rays of the sun had already 'bowed their head' ...

Yes, maybe one like that in the picture below ...



- picture 2 - 



Well, let's have a look back to the fireplace ... on the mantel, next to or between two gas wall lights or between two identical vases placed on each side, were often proudly displayed, under glass domes of various sizes, mounted on an oval or round wooden base, precious flower arrangements, sometimes even with fruit, made of wax, pride of the hostess who had often made them carefully with her own hands.

Today I'm going to talk to you just about this topic, that is one of the favorite pastimes of the Ladies belonging to medium-high Victorian bourgeoisie, that of making flowers with wax in imitation of the real ones, which was not only a delightful way to spend time, so to qualify it as a true recreational activity with artistic background, but also constituted a delectable way for a Lady to deepen her knowledge on the botanical and the exotic floral species still little known yet - such as the orchids that were just then coming from the East - and to furnish her home with taste.



- picture 3 - 



You have to know that at the time they were on sale in specialized stores not only manuals for making wax flowers, but also real kits



- picture 4 -



with white, yellow and green wax in thin sheets, color pigments for the petals, patterns for petals and leaves, iron wire in skeins for the stems, botanical illustrations, small tools with which to model the wax parts ... but once more the best 'help' in this feminine activity could only derive from the home garden: it was enough to pick up the flower that was the most loved, to place it on the work table, to deprive it of its petals and leaves, and to try to create one as similar as possible to it, using one's talent and creativity, to set its time precisely in that moment and be able to contemplate it each moment of the future days; these items were so popular as to be often offered as gifts as proof of friendship or as a present for a wedding ... an ornament created with love for the new house that the couple was planning or decorating together !

There was also who couldn't afford to buy the most comprehensive and sophisticated kits and had to make at home the wax sheets: white wax was melted in a cup, then you had to take a ladle, to immerse it in hot soapy water, to rinse it and then to take up a part of wax to pour into the bowl where was put soapy water; the wax, forming a thin layer in suspension, had to cool and, by hardening, it became a sort of rigid sheet from which you could derive both the petals and the leaves.



- picture 5


- picture 6


- picture 7 



It wasn't unusual that were part of the composition small shells with which our Victorian Ladies loved to upholster many objects, from vases to boxes, as if with the shells they wanted to evoke a pleasant trip to a beach resort and the reverbs of their mother-pearly valves were able to bring back memories so distant as to appear almost blurry ...

To my great delight I jumped at the chance to read one of the handbooks mentioned above written by Eleanor Lever entitled HOW TO MAKE WAX FLOWERS., published in the 80s of 1800 in which I admit I find detailed instructions and really it seems quite simple to make wax flowers: you had to take the wax sheet and then to cut on it the outline of the flower petals you had chosen - they were recommended roses, carnations, peonies, camellias - after you've drawn it on simple drawing paper or using a pattern; the petals so cut had to be colored with the pigments that Nature has given to the flower you were going to recreate by spreading them gently with the fingertips - brushes were only needed for variegated leaves, for example on certain types of carnation; then the single petal had to be passed for a few moments above the glass tube of a lamp so that the wax was heated a little and it was easier to shape the petal in the right way and paste it to the others.

Once realized the corolla, you had to cover with two strips of green wax a piece of sturdy wire that was supposed to represent the stem and then it was added to the cup, always cut out from green wax, sometimes it was found already in the kit; it was then the turn of the leaves which were formed from two sheets of green wax between which it was made slide a piece of wire, this time very thin, to constitute the grain, and, added to the corolla the stamens and pistil - often supplied too - the flower could be assembled.

For the bluebells of the lilies of the valley, another flower which Victorian Ladies loved to surround themselves with, there were real molds for digging the wax, which in this case had to be 'brick-shaped'.

The author also suggests other uses of wax flowers and one in particular has caught my mind probably because I'm going to make it for myself: she suggest to take some horseshoes to which pin the wax flowers, preferably small in this case, to create lovely centerpieces, or ornaments for the walls,



- picture 8 - 



or picture frames, to mount and hang on the wall above the fireplace (the photograph should be placed at the center of the horseshoe and this was a very popular and appreciated birthday gift for the times).

Many vintage images recreating those objects can nowadays be quite easily found in auspicious or greeting cards which can be sent by those loving this age ...



- picture 9,  picture 10 and picture 11 - Victorian style greeting cards



And if you want to jump back into the past that you love and that makes you feel ... at home, you may click HERE in order to have the little manual which I've just spoken to you about in full edition: you can read it online or download and print it to read it perhaps with more comfort, otherwise you can buy it directly in the updated edition at AMAZON as book which is part of a collection of reprinted old books, out of edition for so long, that we are going to rediscover and re-evaluating day by day.



As always, thank you very much for having followed me up to here and, in the hope to have let you spend a few minutes with pleasure, 
I embrace you all dearly and wish you all my best,


see you soon 💕











LINKING WITH 


Sir John Vanbrugh, famous Georgian dramatist and architect for delight, and the most imposing British Stately Homes.

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Under this stone, reader, survey,
Dead Sir John Vanbrugh's house of clay.
Lie heavy on him, Earth! For he
Laid many heavy loads on thee!



Sotto questa pietra, lettore, pensa, 
vi è la casa di argilla del defunto Sir John Vanbrugh.
Giaci pesante su di lui, Terra !  Che lui
molti carichi pesanti su di te Collocò !


Queste le parole che scrisseAbel Evans (1675–1737) quale epitaffio per la tomba di Sir John Vanbrough, uomo di teatro, scrittore di canovacci teatrali ed architetto, quasi per diletto, ma è proprio a questa sua arte, il disegno architettonico, che egli passò alla storia legando il suo nome alle più imponenti residenze situate nella campagna inglese che tanto fascino esercitano su di noi: Castle Howard, il cui disegno fu commissionato nel 1699, Blenheim Palace, nel 1704, Kings Weston House, cominciata nel 1712, Seaton Delaval Hall, cominciata nel 1718.

Ma perchè le così dette MANSIONSoSTATELY HOMES gratificano così tanto i nostri occhi ?

Forse perché, immerse completamente nel verde, rispondono a quell'ideale arcadico di bellezza e di pace che segretamente giace in ciascuno di noi, forse perché la loro imponenza ci suggerisce sicurezza e tranquillità, forse perché i tesori che ancor oggi custodiscono, provenienti tutti dai Grand Tours che vedevano 'impegnati' i giovani rampolli nel vecchio continente prima di accasarsi durante il XIX secolo, e che rappresentano opere arte di enorme valore di cui sono ancor oggi arredate, appagano il nostro bisogno di incanto, di eleganza, di gradevolezza ... sta di fatto che questi capolavori dell'architettura barocca inglese rimangono tra gli edifici più visitati del mondo, spesso ancora abitati dai discendenti di coloro che li commissionarono, passati di generazione in generazione come autentici patrimoni di famiglia ... vediamoli insieme, seppur per sommi capi, avventurandoci in una sorta di visita virtuale !




- CASTLE HOWARD -


Charles Howard, III Conte di Carlisle, con Vanbrugh ed altri membro della Londra Whig più facoltosa al Kit-Cat Club, commissionò nel 1699 al giovane artista teatrale, architetto senza arte né parte, potremmo dire, senza titoli di studi in merito e senza alcuna esperienza che lo promuovesse, se non un viaggio attraverso l'Europa appena conclusosi che lo aveva condotto ad ammirare i più prestigiosi edifici del tempo e la progettazione del suo palazzo nei pressi di York, sovente descritto come il primo edificio totalmente e realmente barocco di tutta l'Inghilterra.

Lo stile barocco a Castle Howard è il più europeo che Vanbrugh abbia mai disegnato: con i suoi immensi corridoi definiti da colonnati a segmenti che conducono dall'ingresso principale alle ali che lo fiancheggiano, con il suo imponente blocco centrale coronato da una grande torre completa di cupola, esprime molto della scuola del barocco classico; esso combina gli aspetti della progettazione che erano fino ad allora apparsi di quando in quando, se non per nulla, nell'architettura inglese, mi riferisco al Greenwich Palace caduto in rovina durante la guerra civile e parzialmente ricostruito da John Webb (1611 – 1672) ( ma quando i fondi finirono, fu commissionato nel 1694 a Sir Christopher Wren e al suo assistente Nicholas Hawksmoor di distruggere quanto rimaneva del palazzo e di ricostruirlo senza alcun compenso come il nuovo Royal Hospital, futura sede di accoglienza dei marinai fuori servizio. Sir John Vanbrugh succedette a Wren come architetto, completando il complesso dei suoi piani originali. ) e, naturalmente, Chatsworth House di William Talman (1650 – 1719), considerato un uomo molto rude al quale, si dice, fu preferito John Vanbrugh per la progettazione di Castle Howard proprio di conseguenza al suo carattere. 

Gli interni sono decisamente di grande effetto,











la Great Hall Entrance raggiunge gli 80 piedi (24 m) nel colmo della cupola; 



scagliola, ad imitazione del marmo, e colonne corinzie abbondano, e le gallerie collegate tra loro da archi svettanti danno l'impressione di un palco d'opera - senza dubbio era questo l'intendimento dell'architetto così tanto avvezzo al mondo del teatro.


Castle Howard fu da subito un successo, la fiducia che Charles, III Conte di Carlisle aveva riposto nell'amico fu appieno confermata da ciò che fu in grado di realizzare: questo edificio meraviglioso senza precedenti in Inghilterra, con le sue facciate e con i suoi tetti decorati da lesene, statue, e con intagli ornamentali che sembrano rincorrersi l'un l'altro, fu motivo decisivo del destino del barocco in Inghilterra e di quello di John Vanbrugh, al contempo, poiché il plauso che Castle Howard riscosse condusse alla sua più famosa commissione: fu scelto quale architetto per realizzare Blenheim Palace.




- BLENHEIM PALACE -



L'esercito di John Churchill, Duca di Marlborough sconfisse l'esercito di Re Luigi XIV a Blenheim, un villaggio sul Danubio nel 1704: il premio di una nazione riconoscente doveva essere una splendida residenza di campagna, e il duca stesso fu invitato dalla regina a scegliere l'architetto che prediligeva per questa sorta di monumento nazionale; inutile dire che egli volle Sir John Vanbrugh, degno ormai di cotanto prestigio, quale l'architetto del proprio palazzo.
I lavori cominciarono con il 1705 e, non essendo egli architetto altamente qualificato, ma solamente per diletto, talento e buongusto, Vanbrugh accettò di lavorare sul progetto fianco a fianco con Nicholas Hawksmoor.

Ben si comprende che Blenheim Palace fu concepito per essere non solo una grande casa di campagna, ma un edificio commemorativo d'importanza e valore nazionale, anzi, lo doveva essere prima di essere una residenza signorile confortevole e ciò che ne risultò fu una sorta di piccolo villaggio fortificato, una cittadella.


Il fatto di anteporre l'importanza e le esigenze nazionali a quelle private, secondo quanto voleva Queen Anne e lo stesso Governo, mise più volte pesantemente in conflitto Vanbrugh con la Duchessa Sarah, che gli avrebbe preferito Sir Christopher Wren, la quale pretendeva che Blenheim Palace divenisse una confortevole casa di campagna per la sua famiglia, ma le dispute giunsero ad un punto tale che Vanbrugh, considerato una sorta di nemico nel suo agire artisticamente ispirato che assecondava le reali volontà, rassegnò le proprie dimissioni nel mese di novembre del 1716, prima che il palazzo fosse portato a termine, ma comunque è il suo estro che è riuscito a renderlo il capolavoro dell'arte barocca quale è considerato anche se egli lasciò che a completare l'opera fosse il suo compagno Hawksmoor.
Frattanto la Duchessa si era, con i sui modi maldestri, inimicata anche la regina, il che indusse i duchi a lasciare la Gran Bretagna per farvi ritorno solo dopo la morte di quest'ultima, e, per completare l'edificio, i cui lavori si erano arrestati, dovettero impiegare il loro proprio capitale anziché quello nazionale ! 

La Duchessa non lo perdonò, e quando nel 1725  egli tentò di visitare Blenheim, pagando come qualsiasi altro membro del pubblico, gli fu proibito di addentrarsi nei terreni, figurarsi nell'edificio. 1











- KINGS WESTON HOUSE -


Kings Weston House fu edificata tra il 1712 e il 1719 per Edward Southwell Jr. ( 1705 - 1755 ), politico anglo-irlandese, laddove giaceva in precedenza un vecchio edificio risalente all'epoca Tudor: 


Ricostruzione dell'originario edificio elisabettiano a Kings Weston.




Pianta del piano terra di Kings Weston prima della ricostruzione (Bristol Record Office)



il 29 di aprile più di 60 uomini si apprestavano a mettere insieme i materiali e le pietre necessari per costruirne le fondamenta ed i lavori cominciarono ufficialmente il 16 giugno dello stesso anno.

Questo edificio rappresenta il solo progettato da Vanbrugh al di fuori del territorio londinese - ci troviamo infatti nei pressi di Bristol - e per la prima volta non si tratta di qualcosa di così tanto maestoso, il che non significa che il talento e la creatività del nostro non abbiano comunque avuto modo di esprimersi al meglio, basti pensare all'insieme dei fumaioli che sono stati artisticamente raggruppati al centro del tetto terrazzato a costituire un elemento architettonico di grande prestigio apparendo come una sorta di enorme balaustra o, se volete, di tempio a cielo aperto - quello che vediamo noi oggi è il risultato di una ricostruzione risalente al 1968, ottenuta grazie all'utilizzo della Bath Stone, la pietra di Bath dal caldo colore tinta miele.

L'intera tenuta comprende la più grande quantità di edifici mai realizzati da Vanbrugh all'interno di una stessa proprietà, la maggior parte dei quali sono andati, però, demoliti o sono stati pesantemente contraffatti, mentre rimangono a tutt'oggi intatte le componenti residenziali le cui facciate hanno comunque visto alterare il loro originario aspetto cromatico, da che le pietre estratte sul sito, anticamente tinta ocra, tendono ora ad un arancio rosato.

Ma senza troppo soffermarci sui dettagli architettonici, diamo uno sguardo veloce agli interni che ci mostrano ambienti connotati da grande fascino ed eleganza ... 



 






- SEATON DELAVAL HALL -


Seaton Delaval rappresenta l'ultimo edificio progettato da Vanbrugh ed il coronamento del suo successo, maturato con Castle Howard e Blenheim Palace ed è una delle poche residenze che egli progettò da solo senza l'aiuto di Nicholas Hawksmoor. 

Costruita tra il 1718 e il 1728 per l'Ammiraglio George Delaval, che ha voluto sostituire la sua precedente residenza sul sito, questa dimora ci appare piuttosto cupa, austera, tanto da inserirsi a pieno titolo nel contesto ambientale architettonico dell'intero Northumberland;  si dice che la progettazione di Seaton Delaval sia stata influenzata da Villa Foscari del Palladio (nota anche come "La Malcontenta"), costruita intorno al 1555: entrambe hanno facciate in pietra rustica e finestre a mezzaluna simili nel corso di un ingresso non porticato ed anche il grande frontone del sottotetto a Villa Foscari accenna al lucernario del Great Hall di Seaton ... è probabile che Vanbrugh, vedendola, ne sia rimasto colpito ed abbia voluto ad essa ispirarsi (Tra gli architetti, solo Vanbrugh avrebbe potuto trarre ispirazione da uno dei capolavori di Palladio, e pur mantenendo i valori umanistici della costruzione, alterarli ed adattarli al barocco, in una forma unica, invisibile altrove in Europa).



Anche qui, come per Castle Howard e Blenheim, il disegno che Vanbrugh elaborò fu quello di un corpo de logis contenente i locali principali ed il soggiorno, che rappresenta, inoltre, il centro di una corte a tre lati, tra due ali di accompagnamento, ovviamente a pianta diversa rispetto agli edifici realizzati in precedenza.





Torri coronate da balaustre e pinnacoli danno alla dimora ciò che Vanbrugh considerava il suo 'aspetto da castello' 



e persino le scuderie erano sontuose, magnifiche con i loro 60 piedi di ampiezza,



colme di purosangue solo nella stagione di caccia o quando la famiglia ricolmava la propria dimora la casa di ospiti in occasione di leggendarie feste teatrali.











Seaton Delaval Hall - walled garden




Ed eccoci al fine giunti alla conclusione di questo tour virtuale compiuto al mio fianco ... 

Ma ditemi, non pensate anche voi che abbia dell'inverosimile che un emerito gentleman, uomo di teatro come attore e come autore di pièces divenute famose, architetto non dilettante, ma per mero diletto, abbia realizzato opere che appartengono oggi al National Trust quali patrimoni dell'arte britannica e mondiale, ovvero edifici senza pari prima, né dopo - eccezion fatta per le residenze reali, ovviamente ?!?

Ebbene, spero con ciò di aver suscitato il vostro entusiasmo ed il vostro interesse, la campagna inglese e le residenze patrizie che la dominano sono sempre motivo di grande gioia per me !


E che la vostra giornata sia prodiga di letizia, ve lo auguro di vero cuore,

a presto 💕









BIBLIOGRAFIA:

Michael Paterson, PRIVATE LIFE IN BRITAIN'S STATELY HOMES - Masters and Servants in the Golden Age, Constable & Robinson Ltd., London, 2012.



CITAZIONI:

1 - Michael Paterson, PRIVATE LIFE IN BRITAIN'S STATELY HOMES - Masters and Servants in the Golden Age, Constable & Robinson Ltd., London, 2012, pag. 46.









Under this stone, reader, survey,
Dead Sir John Vanbrugh's house of clay.
Lie heavy on him, Earth! For he
Laid many heavy loads on thee!



- picture 1



These are the words which Abel Evans (1675-1737) wrote as an epitaph for the tomb of Sir John Vanbrough, a man of  theater, actor and writer of theatrical plots and architect, almost for fun, but it is precisely this art of his, the architectural design, which will made his history by tying his name to the most impressive residences located in the English countryside that so charms have on us: Castle Howard, whose design was commissioned in 1699, Blenheim Palace, dating back to 1704, Kings Weston House, begun in 1712, Seaton Delaval Hall, begun in 1718.

But because our eyes are so captured by the so-called MANSIONSorSTATELY HOMES and so gratified by them?

Maybe because, completely immersed in the green, they look based on that Arcadian ideal of beauty and peace that secretly lies in each of us, maybe because their grandeur suggests security and tranquility, maybe because of the treasures that they still guard, coming from all the Grand Tours which saw the young scions 'taken' in the old continent before than getting married during the XIXth century, representing art works of great value with which they're still decorated today, maybe because they satisfy our need of charm, elegance, pleasantness ... truth is these English Baroque architectural masterpieces remain among the most visited buildings in the world, often still inhabited by the descendants of those who commissioned them, passed from generation to generation as authentic family heritages ... let's see them together, albeit briefly, in a sort of virtual tour!




CASTLE HOWARD -





- picture 2



Charles Howard, III Earl of Carlisle, with Vanbrugh and others member of the wealthiest London Whig  to the Kit-Cat Club, commissioned in 1699 at the young theater artist, architect without history, we could say, since he had no titles of studies on the subject and was without any experience that would promote him, if not a trip through Europe just ended which had led him to admire the most prestigious buildings of the time and the design of his palace near York, often described as the first building totally and truly baroque of the whole England.

The baroque Castle Howard is the most European that Vanbrugh ever designed: with its immense corridors defined by columns in segments that lead from the main entrance to the wings that flank it, with its impressive central block crowned by a big full tower dome, expresses much of the classical school of the Baroque; it combines aspects of the design that had appeared ocasionally or not at at all, till then, in Britain, I am thinking of Greenwich Palace fell into disrepair during the civil war and partly rebuilt by John Webb (1611 - 1672) (but when the money ended, it was commissioned in 1694 to Sir Christopher Wren and his assistant Nicholas Hawksmoor to destroy what remained of the building and to rebuild it without compensation as the new Royal Hospital, the future home of sailors out of order. Sir John Vanbrugh succeeded Wren as architect, completing the complex of its original plans.) and, of course, Chatsworth House by William Talman (1650 - 1719), considered a very rude man whom, they say, was preferred John Vanbrugh for the design of Castle Howard just a consequence to his character.


The interiors are very impressive,


- picture 3


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the Great Hall Entrance reaches 80 feet (24 m) at the height of its dome;



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scagliola in imitation of marble and Corinthian columns abound, and galleries linked together by soaring arches give the impression of an opera stage - no doubt this was the architect's intention so much accustomed to the world of theater he was.



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Castle Howard was an immediate success, the confidence that Charles, III Earl of Carlisle had put in his friend was fully confirmed by what he was able to realize: this beautiful building without precedent in England, with its facades and its roofs decorated by pilasters, statues and ornamental carvings that seem to chase each other, was a decisive reason for the fate both of the Baroque in England and of John Vanbrugh's, at the same time, as the approval that Castle Howard collected led to his most famous commission: he was chosen as the architect who had to realize Blenheim Palace.




- BLENHEIM PALACE -


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The army of Sir John Churchill, the Duke of Marlborough, defeated the army of King Louis XIV in Blenheim, a village on the Danube in 1704: the prize of a grateful nation had to be a beautiful country house, and the Duke himself was invited by his Queen to choose the architect who was his favorite for this sort of national monument; needless to say he wanted Sir John Vanbrugh, now worthy of so great prestige, as the architect of his own palace.
Works began in 1705 and, since he wasn't at all a highly qualified architect, but just an architecth for delight, gifted with much talent and good taste, Vanbrugh agreed to work on the project side by side with Nicholas Hawksmoor.

It is well understood that Blenheim Palace was designed to be not only a large country house, but a commemorative building of national importance and value, indeed, it had to be thus before being a comfortable manor house and what resulted was a kind of small fortified village, a citadel.



- picture 15



The fact of putting the importance of the national requirements before than the private ones, as wanted Queen Anne and the Government itself, put several times Vanbrugh with the Duchess Sarah often heavily in conflict,  given she would have preferred Sir Christopher Wren as architect and claimed that Blenheim Palace became a comfortable country house for her family, but the disputes came to a point that Vanbrugh, considered a kind of enemy in his artistically inspired acting that pandered to the royal will, resigned in November 1716, before the palace was completed, but it is his talent that made of it the masterpiece of Baroque art which is still considered today, even if he left that to complete the work was his companion Hawksmoor.

Meanwhile the Duchess, with her clumsy ways, had quarreled even with the Queen, which led the Dukes to leave Britain, for coming back only after the death of the latter, and, to complete the building, the works of which were arrested, they had to use their own capital, rather than the national one !

The Duchess did not forgive him, and when in 1725 he attempted to visit Blenheim, paying like any other memeber of the public, he was forbidden to enter even the grounds, let alone the house. 1



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- KINGS WESTON HOUSE -



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Kings Weston House was built between 1712 and 1719 for Edward Southwell Jr. (1705-1755), an Anglo-Irish politician, where previously was lying an old building dating back to the Tudor period:



- picture 24 - A reconstruction of the Elizabethan mansion at Kings Weston.


- picture 25 - The ground floor plan of Kings Weston house before it was rebuilt in 1712. (Bristol Record Office)



This building is the only one designed by Vanbrugh outside the London area - we are in fact close to Bristol - and for the first time this is not something so majestic, which doesn't mean that the talent and the creativity of our exceptional gifted man haven't had the possibility to be expressed at their best, just think of the set of chimneis that have been artistically grouped in the center of the roof terrace to form an architectural element of great prestige by appearing as a sort of huge rail, or, if you prefer, an open air temple - what we see today is the result of a reconstruction dating back to 1968, thanks to the use of Bath stone by the warm honey colored tint.

The entire estate has the largest number of buildings ever realized by Vanbrugh within the same property, most of which have been, however, demolished or heavily counterfeited, while  the residential components - whose facades have anyway seen altering their original color given the stones extracted on the site, formerly ocher, tend now to a pinkish orange - still remain intact.

But let's don't stop too much on the architectural details, let's take, rather, a quick look to the interiors that show us the connotations of environments by great charm and elegance ...


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- SEATON DELAVAL HALL -



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Seaton Delaval is the last building designed by Vanbrugh which represents the crowning glory of his success, gained with Castle Howard and Blenheim Palace, and is one of the few houses that he designed by himself without the aid of Nicholas Hawksmoor.

Built between 1718 and 1728 for Admiral George Delaval, who wanted to replace its former residence on the site, this house seems rather gloomy, austere, much to enter fully into the architectural environment of the entire Northumberland; it is said that the design of Seaton Delaval was influenced by Palladio's Villa Foscari (also known as "La Malcontenta"), built around 1555: both have rustic stone facades and similar half-moon windows inside a non-porch entrance hall and even the large attic pediment at Villa Foscari hints at the skylight of the Great Hall of Seaton ... we may suppose that Vanbrugh, seeing it, he felt far impressed and wanted to inspired himself to it (among the architects, only Vanbrugh could draw inspiration from one of Palladio's masterpieces, and while maintaining the humanistic values ​​of the building, to alter and adapt them to the Baroque in a unique shape, unseen elsewhere in Europe).



- picture 32



Here, as for Castle Howard and Blenheim, the design that Vanbrugh drew up was that of a 'corpo de logis' containing the main rooms and the living room, which also represents the center of a three-sided courtyard, between two flanking wings, obviously in a different plant than the buildings made previously.




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Towers crowned by balustrades and pinnacles give the house what Vanbrugh considered his 'castle-look' and



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even the stables, with their magnificent 60 feet width,were sumptuous, 



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full of thoroughbreds only during the hunting season or when the family filled the house with guests for their legendary theater festivals.



- picture 38


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- picture 45 - Seaton Delaval Hall - walled garden



And here we are at the conclusion of this virtual tour made by my side ...

But tell me, don't you also think that it's almost incredible that an emeritus gentleman, a man belonging to the world of the theater, both as an actor and as an author of pièces become famous, architect, not as an amateur, but for mere pleasure, has made works which now belong to the National Trust such heritage of the British art and the whole world, ie buildings unmatched before or since - except for the royal residences, of course?!?

Well, I hope with this to have aroused your enthusiasm and your interest, the English countryside and the patrician houses dominating it are always a reason of great joy for me!


And may your day be generous with joy, I hope it with my whole heart,


see you soon 💕










BIBLIOGRAPHY:

Michael Paterson, PRIVATE LIFE IN BRITAIN'S STATELY HOMES - Masters and Servants in the Golden Age, Constable & Robinson Ltd., London, 2012.



QUOTATIONS:

1 - Michael Paterson, PRIVATE LIFE IN BRITAIN'S STATELY HOMES - Masters and Servants in the Golden Age, Constable & Robinson Ltd., London, 2012, pag. 46.







LINKING WITH:


Franziska (Fanny) Angerer Feifalik, Sisi's hairdresser and occasional invaluable double.

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C'è una fotografia che gli Asburgo ci hanno tramandato 
e che conosciamo come uno degli ultimi scatti 
che ritrae l'anziana imperatrice, ormai incanutita, 
con la devota Ida von Ferenczy, 
compagna fedele a Corte, 
ed affezionata amica e confidente ...



Orbene, essa è da tempo al centro di dibattiti che hanno come fulcro una certa perplessità circa l'autenticità della persona che siede in primo piano, al suo tavolino di scrittura, con lo sguardo trasognato, sulla destra dell'immagine ...



 Primo piano sulle mani dell'imperatrice



Storici e biografi ci hanno sempre fatto credere che fosse l'imperatrice, ma ben sappiamo che ella dopo i 40 anni non volle più farsi immortalare da alcun fotografo, le poche fotografie che possediamo risalenti a dopo il 1875 la vedono ritratta schermata o da un parasole, o, più spesso, da un ventaglio ... 

... si dice che Ella non volesse mostrare i segni dell'invecchiamento precoce che, ereditato da parte materna, la stava turbando, nonostante la vita sana che stesse conducendo ... forse più che le lunghe passeggiate respirando l'ossigeno dei monti del Tirolo e delle Alpi Svizzere poteva l'alimentazione, decisamente scorretta poiché quasi esclusivamente costituita da proteine che contribuivano a renderla sì vitale, attiva e forte nonostante l'evidente magrezza, ma priva di quegli elementi nutritivi che solo un'alimentazione completa e varia può fornire - tanto da procurarle una precoce forma di artrosi e di gotta che la indurranno ad abbandonare presto la caccia impedendole di cavalcare. 
... Fonti attendibili ci parlano di un'esantema sgradevole a vedersi, che avrebbe minato la bellezza del suo volto e che Ella non gradisse mostrare ... sta di fatto che continuiamo da anni a chiederci chi in effetti sia la suddetta dama, dai lineamenti così marcati, dal volto più squadrato di quello dell'imperatrice, e, seppur magra, più corpulenta di lei, dalle mani più tozze, dagli occhi più sporgenti ... molto, davvero molto somigliante a Fanny Feifalik, la coiffeuse di Sisi, colei che aveva creato l'esclusiva acconciatura per tenerne in ordine la lunghissima e fiorente capigliatura, con la treccia che le ornava il capo come una corona, per scendere sulle spalle e poi tornare sul capo in una sorta di mantello, di strascico naturale,




acconciatura che spesso anche le sorelle avevano preso ad esempio, sto pensando soprattutto a Sophie Charlotte, divenuta Duchesse d'Alençon, che ammirava molto la sorella maggiore e vedeva in Lei un modello da seguire in tutto ...








- FRANZISKA ANGERER FEIFALIK -



Era figlia di una levatrice e di un parrucchiere e barbiere che lavorava a Spittelberg, un quartiere di Vienna, dove ella venne alla luce nel 1842; poco dopo l'apprendistato ella lavorò presso i più famosi teatri di Vienna e presto le sue doti di acconciatrice la condussero a mettersi in evidenza tanto da essere chiamata ancora giovanissima per preparare le attrici prima che entrassero in scena al Burgtheater, dove rimase davvero per poco tempo, poiché le sue pettinature originali e fantasiose furono subito notate dall'imperatrice che non esitò a convocarla alla Hofburg perché rimanesse al suo fianco, lasciando il suo precedente lavoro.
Lungo, si narra, fu il dibattito sul titolo al quale assumere la giovane fanciulla, se come 

semplice parrucchiera o piuttosto come stilista personale, e di conseguenza sul relativo compenso, che al fine venne fissato a 2000 ducati d'oro annui, retribuzione più che onorevole da che corrispondeva allora a quella di un professore universitario e, tenuto conto del fatto che l'Imperatrice non aveva vietato alla ragazza di prestarsi occasionalmente anche per acconciare le attrici di Corte e le dame di palazzo che lo avessero richiesto, Fanny 'arrotondava' la sua imperial rimunerazione facendola 'lievitare' ulteriormente.

Ella divenne la più famosa pettinatrice dell'Impero ed aveva per certo grandi meriti visto che contribuì, con le sue acconciature decisamente originali, a creare quell'immagine così diafana e quasi trascendentale dell'imperatrice che ogni dama del tempo solo poteva ammirare ed invidiare. 
Ogni mattina Fanny era la protagonista assoluta delrito della pettinatura - acconciatura dell'imperatrice: vestita in abito di corte nero con un lungo strascico, con un grembiule bianco legato in vita, ella correva intorno all'imperatrice la quale era seduta su di una sedia speciale, avvolta in un mantello di pizzo bianco decorato; la giovane fanciulla faceva scorrere il cosìddetto"pettine magico"- che secondo le credenze dell'Imperatrice, dati i materiali di cui era fatto, ovvero ambra ed argento, avrebbe dovuto prevenire la caduta dei capelli - tra la cascata castano-dorata delle chiome che erano il vanto di Sua Maestà, vi passava le sue esili e delicate dita, rigorosamente senza anelli, con le unghie corte e ricoperte di guanti bianchi in cotone, per accarezzarli prima di legarli nei modi più estrosi che la sua creatività potesse suggerirle (basti pensare all'acconciatura corredata di stelle di diamanti che passò alla storia, creata per un famoso ballo di Corte del 1865, immortalata inoltre da Winterhalter nel celeberrimo dipinto che molto spesso ci capita di ammirare).


Franz Xaver Winterhalter, 1865, detail



I capelli che, ahimè, rimanevano intrappolati nel pettine o cadevano, venivano alla fine della cerimonia mostrati all'imperatrice su di un vassoio d'argento, ma Fanny, conoscendo la sua Signora, provando amore per lei e sapendo quanto si rammaricava nel vederli, e quanto il suo umore poteva guastarsi, aveva escogitato un piccolo trucco ... non glieli mostrava tutti, teneva una striscia adesiva applicata sotto il grembiule e ve ne faceva aderire, di nascosto, una parte !

Circa ogni tre settimane Fanny e l'imperatrice erano impegnate nel rito del lavaggio dei capelli, che sempre riscopriva nuove essenze, lasciando inalterati gli ingredienti fondamentali, ovvero cognac e tuorli d'uovo.

Ma alla dolce Fanny non competeva solo la responsabilità delle chiome dell'imperatrice, ella doveva prender parte al cosìddetto "Servizio di misura": l'imperatrice, cultrice del proprio corpo e della propria forma pretendeva che Fanny ogni mattina ed ogni sera le misurasse il girovita, i polpacci e le cosce, e che le cifre così rilevate venissero da lei annotate in un quaderno speciale.

Ed ancora un altro ruolo molto inusuale era ascritto alla stilista dell'imperatrice, sempre al suo fianco anche durante i viaggi all'estero che, come ben sappiamo, dopo la morte del principe ereditario, sempre più la vedranno impegnata e lontano dall'angusta corte viennese: Ella più volte approfittò del comportamento impeccabile di Fanny per mantenere intatto il suo anonimato ... sì, vi sto dicendo che in più casi la lieve simiglianza che vi era tra le due, almeno quanto ad immagine, da un punto di vista generale



L'imperatrice in un raro ritratto risalente agli anni sessanta con uno dei suoi amati cani, probabilmente si tratta di Houseguard





Alcuni scatti che ritraggono la giovane Fanny mettendo in evidenza la sua classe e la sua grazia



fu spesso motivo di sollazzo per l'imperatrice, poiché all'estero, dove Costei non era conosciuta, accadde che l'acconciatrice 'prendesse il posto dell'imperatrice' venendo scambiata per Sua Maestà e di ciò quest'ultima ebbe a giovarsi in più circostanze: nel 1874 l'imperatrice giunse a Strasburgo dove volle visitare la cattedrale temendo, tuttavia, di essere riconosciuta, il che la opprimeva molto, e decise perciò di anticipare tale visita di un paio d'ore. Quando fece ritorno all'albergo dove alloggiava con il suo seguito vide la sua stilista che accoglieva e salutava dignitosamente le persone che accorrevano da dritta e da manca, convinte di essere al cospetto dell'imperatrice; Ella, quindi, rimase a guardare la scena da lontano traendone grande diletto, senza alcun dubbio, e senza punto interferire.
Nel 1885 l'imperatrice lasciò Fanny nel porto di Smirne su di un'imbarcazione per ricevere gli onori dei dignitari locali, mentre Ella raggiungeva inosservata, su di una chiatta, le coste della città e, non riconosciuta da alcuno, compì indisturbata un dilettevole giro per l'antico centro storico.
Ed infine, lasciamo che sia la giovane dama d'onore dell'imperatrice, la Contessa Irma Sztáray, che trascorse accanto all'imperatrice gli ultimi quattro anni della sua vita, per assisterla fino alla fine, quel tragico 10 settembre del 1898 a Ginevra, la quale, nelle sue memorie dell'anno 1894, annota un episodio che occorse quando si recarono in Costa Azzurra e furono in procinto di partire da Marsiglia:

Eravamo quindi ritornate a Marsiglia. Prendemmo alloggio all'Hotel de la Paix dove la prima preoccupazione di Sua maestà fu di ordinare un meraviglioso pranzo.
Cominciammo con uno dei piatti preferiti dalla Sovrana, delle ostriche francesi, cui seguirono pesce e carne, entrambi eccellenti. Per finire delle fragole di bosco. Ah, come era tutto buono ! Bevemmo dell'Asti spumante, un vino mosso , il solo che Sua Maestà gradiva. [...] Forse non mangiai mai più così bene come quel giorno. E tutte le cose piacevoli hanno una fine: un gelato ! Ne andammo a mangiare uno in una pasticceria ed occupammo il tempo che ci restava guardando le vetrine e facendo acquisti.
Una mezz'ora prima della partenza eravamo già alla stazione dove assistemmo ad una scena graziosa e divertente.
La gente doveva aver saputo, in un modo o in un altro,che noi saremmo andate a prendere il treno, così quando arrivammo sulla banchina, trovammo dei piccoli gruppi di persone che si accalcavano per vedere l'imperatrice.
Generalmente queste manifestazioni d'interesse angustiano molto Sua Maestà, ma questa volta ella fece di tutto perché la curiosità dell agente fosse pienamente soddisfatta... prima del suo arrivo !
Ora eravamo curiose di sapere perché gli occhi di tutti erano puntati verso una certa direzione e che cosa ispirasse quel silenzio rispettoso. Ci avvicinammo con circospezione e scoprimmo la chiave del mistero. Frau Feifalik, la pettinatrice di Sua Maestà, percorreva in su e in giù la banchina, con andatura maestosa, facendo del suo meglio per assomigliare all'imperatrice. Che grazioso racconto umoristico ne avrebbe tratto una mano d'artista !
Sua Maestà trovò questo intermezzo molto divertente.
"Non disturbiamo la brava Feifalik" disse, e salì velocemente sul treno senza farsi notare.1

Ma torniamo alla fotografia in questione; dopo quello che vi ho testè descritto, non credete ancor più verosimile il fatto che quella fotografata non sia Sisi, bensì Fanny ?
E se vi mostro questa foto che ritrae Fanny in età più matura insieme con Ida von Ferenczy, che le tiene la mano, inginocchiata ai suoi piedi, 




e ne ritagliamo un primo piano per accostarlo a quello della misteriosa dama, non vi sembra il tutto ancor più non solo più credibile, ma vero ?
Che Fanny per la sua amata imperatrice si sia prestata anche a questo ... 'gioco'?



Per questa dama che l'imperatrice aveva voluto al suo fianco e che era divenuta una compagna del tutto ... particolare, Sua Maestà aveva fatto anche un deciso strappo alla regola: tutte le donne che Ella aveva al proprio servizio dovevano conservare il nubilato, qualora avessero dovuto contrarre matrimonio sarebbero state immediatamente dimesse dal loro incarico a Corte, ma quando nel 1866 Fanny s'innamorò di Hugo Feifalik, impiegato di banca medio borghese, ed espresse il desiderio di maritarlo, l'imperatrice acconsentì a mantenerla accanto a sé ed, anzi, a Corte trovò impiego anche il suo futuro marito, il quale fece una veloce scalata al successo per giungere a divenire infine Tesoriere del Nobile Ordine della Croce stellata - Sternkreuzorden -, ordine cavalleresco femminile fondato all'interno dell'Impero Asburgico nel 1668 da Eleonora Gonzaga, vedova dell'imperatore Ferdinando III.

Queste alcune delle curiosità che appartengono all'aspetto più intimo, per non dire privato, della vita di una donna che con l'etereo velo di carisma e di grazia di cui, parte volutamente, parte del tutto inconsapevolmente, era avvolta, contribuì a scrivere la storia della politica e della femminilità del XIX secolo, divenendo un mito che perdura nel tempo.


Vi giunga infine gioioso, colmo di affetto e di riconoscenza 
il mio più sincero ringraziamento,

a presto 💕 










FONTI BIBLIOGRAFICHE: 


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München
1995;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Marguerite Cornell Owen, THE MARTYRDOM OF AN EMPRESS WITH PORTRAITS FROM PHOTOGRAPHS [ 1898]HARPERS & BROTHERS PUBLISHERS, NEW YORK AND LONDON, collected by Benno Loewy, bequeathed to Cornell University - The Cornell University Library Digital Collection;


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937;

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Brigitte Hamann, (a cura di)ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998;

Marie Louise, Countess Larisch von Wallersee-Wittelsbach with Paul Maerker Branden and Elsa Brander, HER MAJESTY Elisabeth of Austria-Hungary, The Beautiful, Tragic Empress of Europe's Most Brilliant Court, DOUBLEDAY, DORAN & COMPANY Inc. GARDEN CITY, NEW YORK, 1934;

Maria Matray - Answald Kruger, L'attentato, MGS PRESS, Trieste, 1998;

Xavier Paoli, THEIR MAJESTIES AS I KNEW THEM - Personal Reminescences of the Kings and Queens of Europe, EDITORA GRIFFO (edizione originale Parigi, 1934);

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997;


Gabriele Praschl-Bichler, Josef Cachée, "...von dem müden Haupte nehm' die Krone ich herab": Kaiserin Elisabeth Privat, Amalthea Signum Verlag, Wien, 1981; 


Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, (titolo originale: Aus den letzten Jahren der Kaiserin ElisabethMGS PRESS, Trieste, 2010.




CITAZIONI:

1 - Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, (titolo originale: Aus den letzten Jahren der Kaiserin ElisabethMGS PRESS, Trieste, 2010, pag. 35.













There is a photograph that the Habsburgs 
have hand down to us
and we know as one of the last shots
that portrays the old Empress, now hoary ,
with devout Ida von Ferenczy,
faithful companion at Court,
and affectionate friend and confidant ...



- picture 1


- picture 2



Well, for long it is the focus of debates a certain perplexity about the authenticity of the person who sits in the foreground, at her writing table, with a dreamy gaze, on the right side of the image ...



- picture 3


- picture 4 - Close-up on the Empress' hands



Historians and biographers have always been led us to believe that she were the Empress, but we all know that after the age of 40, she no longer wanted to be immortalized by any photographer, the few photographs that we have dating from after 1875 see her portrayed screened by a parasol, or, more often, by a fan ...



- picture 5 on the left - ... It is said that she didn't want to show the signs of her premature aging, which, inherited from her maternal side, was troubling her, despite the healthy life she was leading ... perhaps more than the long walks breathing the oxygen of the mountains of Tyrol and the Swiss Alps could decidedly her incorrect way of feeding herself since almost exclusively she ate proteins that helped her to be so vital, active and strong in spite of her marked thinness, but completely deprived by those nutrients that only a complete and varied diet can provide - to the point to cause her an early form of arthritis and gout that will induce her to leave the hunting preventing her to ride already quite young.

... Reliable sources tell us of a rash unpleasant to look at, that would compromise the beauty of her face and that she did not like to show ... the fact is that for years we continue to wonder who in fact the above-mentioned lady is, a lady by her features so very marked, from the face more squared than that of the Empress, and, although lean, more corpulent than Her, from the stubby hands, the more bulging eyes ... very, very similar to Fanny Feifalik, Sisi's hairdresser, the one who had created the unique hairstyle to keep in order Her long and flourishing hair, with the braid that adorned her head like a crown, to go down on her shoulders and then come back on the head making a sort of cloak, a natural train,



- picture 6


- picture 7


- picture 8



hairstyle which often her sisters took as an example, I'm thinking especially to Sophie Charlotte, became Duchesse d'Alençon, who greatly admired her older sister and saw in her a model to follow in everything ...



- picture 9






- FRANZISKA ANGERER FEIFALIK -



- picture 10



She was the daughter of a midwife and a barber who worked in Spittelberg, a district of Vienna, where she was born in 1842; shortly after the apprenticeship she worked in the most famous theaters of the capital and soon her skills of haidresser led her to put herself in evidence as to be, still young, called to prepare young actresses before they entered the scene at the Burgtheater, where she remained for a very little time since her original and imaginative hairstyles were immediately noticed by the Empress who didn't hesitate to summon her at the Hofburg to remain by Her side, leaving her previous job.
Long, it is said, was the debate about the title at which to assume the young girl, as if simple hairdresser or rather as a personal hair-stylist,



- picture 11 on the right - and as a result about the relative compensation, which at the end was fixed at 2000 gold ducats per year, a more than respectable salary if we think that at that time it corresponded to that of an university professor and if we also think that the Empress had not forbidden the girl to lend herself, even occasionally, to style the actresses of the Court and the palace Ladies who requested her work, which means that Fanny 'rounded off' her imperial remuneration making it 'rise' even further.

She became the most famous hairdresser of the Empire and had surely gained the great merits which contributed, with her decidedly original hairstyles, to create that image so diaphanous and almost transcendental of the Empress that every Lady of the time could only admire and envy.
Fanny every morning was the protagonist ofthe ritual of combing - hairstyling the Empress: dressed in black dress with a long train, with a white apron tied around her waist, she ran around the Empress who was sitting on a special chair , wrapped in a decorated white lace cloak; the young girl using the so-called "magic comb" - which according to the Empress beliefs, given the materials by which it was made, amber and silver, would have to prevent hair fall - amongst the golden-brown cascade of hair that was the pride of Her Majesty, she passed her slender and delicate fingers, strictly with no rings, with short nails and covered with white cotton gloves, to 'caress' them before tying them in the most imaginative ways that her creativity could suggest her (just think to styling accompanied by diamond stars that went down in history, created for a famous dance of Court of 1865, also immortalized in the famous painting by Winterhalter that very often we happen to admire).



- picture 12



The hair which, alas, remained trapped in the comb or fell down, was at the end of the ceremony shown the Empress on a silver platter, but Fanny, knowing her Lady, feeling love for Her and knowing how much She regretted to see it and how Her mood could fail, had devised a little trick ... she kept an adhesive strip applied under her apron where she made adhering, in secret, a part of it !

About every three weeks Fanny and Her Empress were engaged in the ritual of washing hair, which always rediscovered new essences, leaving unaltered the fundamental ingredients, cognac and egg yolks.

But the sweet Fanny competed not only the responsibility of the Empress' hair, she was the protagonist of the so-called"Measuring Service": the Empress, lover of Her own body and physical fitness, wanted Fanny every morning and every evening to measure Her waist, calves and thighs, and to note them in a special copybook.

And yet another very unusual role was ascribed to the Empress's personal hair-stylist, always at her side even while travelling abroad, which, as we all know, after the death of the crown prince, more and more will see her busy and away from the narrow Viennese Court: She repeatedly took advantage of Fanny's impeccable behavior to maintain Her anonymity ... yes, I'm just telling you that in most cases the slight resemblance which there was between the two women, at least as for their image, seen from a general point of view,



- picture 13 - A rare image of the Empress, dating back to the 60's, portrayed with one of her beloved dogs, probably Houseguard


- picture 14


- picture 15 - Some shots portraying the young Fanny highlighting her class and her grace.



was often a cause of amusement for the Empress, given abroad, where She wasn't known, it happened that Her hairdresser 'took the place of the Empress' being mistaken for Her Majesty and of it She wanted to benefit in more circumstances: in 1874 the Empress arrived in Strasbourg where She wanted to visit the cathedral fearing, however, to be recognized, which oppressed her a lot, and therefore decided to anticipate the visit of a few hours. When She returned to the hotel where She was staying with Her entourage, She saw her stylist who welcomed and greeted with dignity the people who rushed from right and from left, convinced of being in the presence of the Empress; She, therefore, watched the scene from afar drawing such a great delight, with no doubt, and minding of not to interfer.
In 1885 the Empress left Fanny in the port of Izmir on a vessel to receive the honors of the local dignitaries, while She,   unnoticed, on a barge, reached the coasts of the city, and, unrecognized by anyone, made a delectable tour around the old city center.
And finally, let's let the young lady of honor of the Empress, the Countess Irma Sztáray, who spent next to the Empress the last four years of her life, to assist Her until the end, that tragic September 10th, 1898, in Geneva, who, in her memoirs of the year 1894, noted an incident that occurred when they went to the French Riviera and were about to leave Marseilles:

We then came back to Marseilles. We were staying at the Hotel de la Paix, where the first concern of Her Majesty was to order a wonderful lunch.
We started with one of the Sovereign's favorite dishes,  French oysters, which was followed by fish and meat, both excellent. To finish with wild strawberries. Ah, how it was all good ! We drank Asti Spumante, a rough wine, the only one that Her Majesty liked. [...] Perhaps I never ate so well as that day. And all the pleasant things come to an end: an ice cream! We went to eat one of them in a confectionery and we occupied the time that was left looking at the shop windows and doing purchases.
At half a hour before our departure we were already at the station, where we witnessed a pretty funny scene.
People must have known, in one way or another, that we would go to catch the train, so when we arrived on the dock, we found small groups of people who flocked to see the Empress.
Generally these expressions of interest afflicted much Her Majesty, but this time she did everything to satisfy the people's curiosity ... before Her arrival !
Now we were curious to know why all eyes were pointed toward a certain direction and what was inspiring that respectful silence. We approached cautiously and discovered the key to the mystery. Frau Feifalik, the hairdresser of Her Majesty, walked up and down the platform, with majestic gait, doing her best to look like the Empress. What a pretty humorous story it would had drawn a hand of an artist!
Her Majesty found this a very funny interlude.
"Don't let's disturb the good Feifalik" She said, and went quickly on the train without be noticed.

But let's come back to the photograph in question; after what I have just described to you, isn't it even more likely that the woman photographed isn't Sisi, but Fanny?
And if I show you this picture that portrays Fanny at a more mature age along with Ida von Ferenczy, who holds her hand, knelt at her feet,



- picture 16 



and if I cut out a first plan to put it beside that of the mysterious lady, don't you think this hypothesis to be not only more believable, but even a real fact ?
Did Fanny played this ... 'game' too for her beloved Empress ?



- picture 17



For this lady whom the Empress had wanted at Her side and had become a very special companion, Her Majesty had also made a strong exception to the rules: all the women that She had at Her service had to keep the hen, if they wanted  to get married She would have immediately discharged them from their post at Court, but when in 1866 Fanny fell in love with Hugo Feifalik, a middle-class employee of bank, and expressed the desire to marry him, the Empress agreed to keep her close to Her and, indeed, at Court found employment also her future husband, who made a quick rise to fame to reach eventually the role of Treasurer of the Noble order of the Starry Cross- Sternkreuzorden -, a women's chivalric order founded inside the Hapsburg Empire in 1668 by Eleonora Gonzaga, the widow of Emperor Ferdinand III.

These are some of the curiosities belonging to the most intimate aspect, that is to say to the private life, of a woman who, with the ethereal veil of charisma and grace which, partly deliberately, partly quite unconsciously, she was wrapped in, helped to write the history of politics and femininity of the XIXth century, becoming a myth that persists over time.



May it reach you, eventually, my most sincere thanks, 
filled with joy, affection and gratitude


see you soon 💕











BIBLIOGRAPHIC SOURCES: 


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München
1995;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Marguerite Cornell Owen, THE MARTYRDOM OF AN EMPRESS WITH PORTRAITS FROM PHOTOGRAPHS [ 1898]HARPERS & BROTHERS PUBLISHERS, NEW YORK AND LONDON, collected by Benno Loewy, bequeathed to Cornell University - The Cornell University Library Digital Collection;


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937;

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Brigitte Hamann, (a cura di)ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998;

Marie Louise, Countess Larisch von Wallersee-Wittelsbach with Paul Maerker Branden and Elsa Brander, HER MAJESTY Elisabeth of Austria-Hungary, The Beautiful, Tragic Empress of Europe's Most Brilliant Court, DOUBLEDAY, DORAN & COMPANY Inc. GARDEN CITY, NEW YORK, 1934;

Maria Matray - Answald Kruger, L'attentato, MGS PRESS, Trieste, 1998;

Xavier Paoli, THEIR MAJESTIES AS I KNEW THEM - Personal Reminescences of the Kings and Queens of Europe, EDITORA GRIFFO (edizione originale Parigi, 1934);

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997;


Gabriele Praschl-Bichler, Josef Cachée, "...von dem müden Haupte nehm' die Krone ich herab": Kaiserin Elisabeth Privat, Amalthea Signum Verlag, Wien, 1981; 

Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, (titolo originale: Aus den letzten Jahren der Kaiserin ElisabethMGS PRESS, Trieste, 2010.




QUOTATIONS:

1 - Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, (titolo originale: Aus den letzten Jahren der Kaiserin ElisabethMGS PRESS, Trieste, 2010, page 35.




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A romantic tea for two.

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“Surely everyone is aware of the divine pleasures which attend a wintry fireside; candles at four o'clock,
 warm hearthrugs, tea, a fair tea-maker, shutters closed,
curtains flowing in ample draperies to the floor,
whilst the wind and rain are raging audibly without.” 

 Thomas de Quincey (1785 - 1859), Confessions of an English Opium Eater



"Sicuramente tutti sono consapevoli dei piaceri divini che sono coinvolti nel sedersi davanti un caminetto in inverno; 
con le candele accese alle alle quattro del pomeriggio,
 i parafiamma incandescenti, il tè ed una graziosa fanciulla che lo prepara, le persiane chiuse,
tende ampiamente drappeggiate che raggiungono il pavimento,
mentre il vento e la pioggia si odono infuriare fuori. "

  Thomas de Quincey (1785 - 1859), Confessions of an English Opium Eater



Quale occasione migliore se non un romantico tè per due con cui festeggiare i nostri compleanni, separati da una sola settimana l'uno dall'altro, ed il giorno di San Valentino, per inaugurare il servizio vittoriano recato con tanto amore dall'Inghilterra da Susy, la dolcissima, amorevole amica che cura il blog SUSYCOTTAGE ?



Il camino del salone è acceso, Semplicità ed Amore sono nostri ospiti,


e ci sediamo intorno al fuoco, la cui luce da sola crea l'atmosfera giusta per ogni cosa od evento che comporti intimità familiare, seguendo il rituale descritto da Thomas de Quincey per gustare una tazza di tè caldo, la bevanda che come asseriva William Ewart Gladstone, Primo Ministro durante il Regno di sua Maestà la Regina Vittoria nominato per ben quattro volte per un totale di più di tredici anni di servizio:


“If you are cold, tea will warm you;
if you are too heated, it will cool you;
If you are depressed, it will cheer you;
If you are excited, it will calm you.” 




"Se avete freddo, il tè vi scalderà;
se siete troppo accaldati, vi rinfrescherà;
Se siete depressi, vi allieterà;
Se siete agitati, esso vi calmerà. "


E le candele ed i vecchi lumi a petrolio fanno il resto aggiungendo quel calore che arriva dritto al cuore.

Scoperto da fanciulla quando rappresentava una piacevole pausa ristoratrice durante i pomeriggi di studio, quello del tè è divenuto a pieno titolo un momento irrinunciabile per me, ritempra il mio animo, rasserena la mia mente, scalda il mio cuore ...

E quest'oggi ho voluto prepararlo usando il bollitore che tengo sulla vecchia stufa a legna in ghisa che abbiamo in  lavanderia - nella stagione fredda può essermi utile per asciugare i panni - accesa stamani per scaldare questa fredda giornata d'inverno.




Il servizio recatomi da Susy è completo di piattini da dolce e di piatto da torta, davvero una chicca d'altri tempi che solo il suo buon gusto poteva riuscire a trovare tra gli antiquari che periodicamente visita nella terra d'oltremanica dove si reca alla ricerca di rarità !








“There are few hours in life more agreeable 
than the hour dedicated to the ceremony 
known as afternoon tea.” 

― Henry James, The Portrait of a Lady



"Poche sono le ore della vita più gradevoli
di quella dedicata alla cerimonia
conosciuta come il tè del pomeriggio. "

- Henry James, The Portrait of a Lady


Ah, dimenticavo, noi oggi abbiamo inaugurato anche le nostre vecchie poltrone, appena rimesse a nuovo (abbiamo finito di tappezzarle stamani mattina ! )






e concluso questo delizioso intervallo romantico, auguro a tutti coloro che lo festeggiano un dolcissimo San Valentino ...


... e a chi non lo festeggia giunga gradito il mio più sincero e forte abbraccio !

A presto 💕















“Surely everyone is aware of the divine pleasures which attend a wintry fireside; candles at four o'clock,
 warm hearthrugs, tea, a fair tea-maker, shutters closed,
curtains flowing in ample draperies to the floor,
whilst the wind and rain are raging audibly without.” 


 Thomas de Quincey (1785 - 1859), Confessions of an English Opium Eater





- picture 1





What better occasion than a romantic tea for two with which to celebrate our birthdays, separated one another by only one week, and our Valentine's Day, to inaugurate the Victorian service brought with much love from England by Susy, the sweet, loving friend who cares the blog SUSYCOTTAGE?




- picture 2




The fireplace in the living room is lit, Simplicity and Love are our Guests,




- picture 3




and we are sitting around it, the light of which, alone, creates the right atmosphere for every thing or event that involves family intimacy, following the ritual described by Thomas de Quincey to enjoy a cup of hot tea, that drink which, as said William Ewart Gladstone, Prime Minister during the reign of her Majesty Queen Victoria nominated for four times for a total of more than thirteen years of service:


“If you are cold, tea will warm you;
if you are too heated, it will cool you;
If you are depressed, it will cheer you;
If you are excited, it will calm you.” 


Candles and oil lamps do the rest by adding that warmth that arrives straight to our heart.

Discovered when I was a girl as a nice refreshing break during the afternoons of study, the afternoon tea has become fully an essential moment for me, it restores my soul, calms my mind, and warms my heart ...

And today I wanted to prepare it using the kettle that I keep on the old wood-burning cast iron stove that we have in our scullery - during the cold season it can be useful for drying clothes - on this morning to warm this cold Winter day.




- picture 4 - Our old stove in the scullery


- picture 5 - The old kettle is boiling




The set from Susy is complete with cake plates and a big cake-dish, truly a gem of ancient times that only her good taste could be able and find amongst the antiquarians whom she periodically visits in the land on the other hand of the Channel where she goes looking for rarity!




- picture 6 - Details on our tea-table


- picture 7 -  Details on our tea-table


- picture 8 -  Details on our tea-table


- picture 9 -  Details on our tea-table


- picture 10 - Our tea-table is ready






“There are few hours in life more agreeable 
than the hour dedicated to the ceremony 
known as afternoon tea.” 

― Henry James, The Portrait of a Lady





Oh, and today we also inaugurated our old armchairs, just broughtto a new life (we finished to coat them this very morning !)




- picture 11 - Hubby smoking his pipe


- picture 12 - Our armchairs with their 'new dress'


- picture 13 - Hubby smoking his pipe




and to conclude this delightful romantic interlude, I wish all those who are celebrating it a sweet Valentine's Day ...




- picture 14 - Amore




... And for those who doesn't celebrate the Day of Love, may it reach you welcome my most sincere and big hug!

See you soon 💕










The 'Petticoat Duellists' of 1792 and of 1892.

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Quando pensiamo ad una Lady, sia essa del XVIII o del XIX secolo, immediatamente la nostra mente ci suggerisce ritratti leggiadri che comunicano eleganza, delicatezza, fragilità ... tale è quanto il concetto di femminilità esprime ed esprimeva nell'immaginario collettivo, ma non tutte le Ladies erano così ... femminili, vi era chi esibiva tratti mascolini ed esprimeva temperamenti aggressivi al punto, pensate, di giungere a duellare, non solo con altre Ladies, persino con individui dell'altro sesso !
Ma a noi qui oggi interessa trattare di due duelli completamente al femminile che passarono alla storia come i più famosi PETTICOAT DUELS, ossia duelli in sottoveste, separati l'uno dall'altro da un secolo esatto.

Nel 1792 il Carlton House Magazine ci racconta che Lady Almeria Braddock e Mrs Elphinstone ( probabilmente Hester Maria Elphinstone, Viscontessa Keith ) 


Portrait of Hester Maria, Viscountess Keith Elphinstone née Thrale (1764-1857)
by George Sander (1774 - 1846)



si sfidarono a duello in quello che venne definito il primo "PETTICOAT DUEL": Lady Almeria Braddock, durante una visita della venerabile Mrs Elphinstone si sentì insultare con insolenza da quest'ultima la quale le disse con la più totale indifferenza che dimostrava almeno il doppio dei suoi anni, ossia che invece che 30 ne dimostrava 61 e la metteva a conoscenza del fatto che fosse opinione diffusa che quella fosse la sua reale età; ella si sentì così autorizzata a chiedere di sfidarla in un duello che si sarebbe tenuto in Hyde Park a Londra dove le Ladies, a dieci passi l'una dall'altra, cominciarono a duellare con le pistole: Mrs Elphinstone dimostrò una migliore abilità con il grilletto tanto che centrò con un proiettile il cappello di Lady Almeria. 

I loro secondi supplicarono affinchè le ostilità avessero così una loro conclusione, ma rifiutandosi Mrs Elphinstone di chiedere scusa il combattimento proseguì, questa volta con le spade: Lady Almeria riuscì a colpire la propria avversaria ad un braccio e fu così che l'onore di entrambe si disse gratificato; entrambe le Ladies lasciarono il campo e Mrs Elphinstone accettò di far pervenire per iscritto a Lady Almeria Braddock le proprie scuse.

Il racconto ci risulta intrigante, ma va detto che non è mai esistita una Lady o un Lord Braddock ... a quel tempo viveva una certa Lady Almeria Carpenter (1752-1809), 


Lady Almeria Carpenter by Richard Cosway (1742 - 1821)



figlia del Conte di Tyrconnell, e amante del Principe William Henry, il Duca di Gloucester ed Edimburgo (1743-1805 - figlio di re Giorgio II) e madre di sua figlia illegittima Louisa Maria La Coast ... ma ciò non toglie che ella potesse comunque essere protagonista del fatto ed abbia scelto un falso cognome per mantenere l'anonimato ...




Ma con ogni probabilità il più famoso"PETTICOAT DUEL"fu quello combattuto a petto nudo esattamente un secolo dopo quello su menzionato, analogamente al quale doveva essere al primo sangue, ma data la gravità della controversia e la ferocia delle combattenti, costoro non si fermarono finché non furono entrambe ferite. 


Emile Bayard, An Affair of Honor, 1886 ca.




Ci troviamo questa volta nell'estate del 1892 e non più nella capitale britannica, bensì in Austria, mentre stanno fervendo i preparativi per la rassegna teatrale musicale di Vienna a proposito della quale due nobildonne entrarono in diatriba: la Principessa Paulina Metternich


 Princess Pauline von Metternich by Franz Xaver Winterhalter, 1860




Presidente Onorario della Mostra, e la Contessa Anastasia KiielmanseggPresidente del Comitato delle Dame, erano in disaccordo circa l'arredo floreale dell'evento.

Dovete sapere che la rivalità tra Principessa Paulina e la Contessa Kielmannsegg era evidentemente risaputa nella Vienna del tempo tanto da essere persino documentata nelle pagine della rivista femminile britannica The Lady’s Realm: si diceva che la contessa Anastasia, russa di nascita ed abbastanza giovane da poter essere figlia della sua rivale in opere caritatevoli, fosse molto ambiziosa ed avesse un grande talento per l'organizzazione di spettacoli di ogni genere, ed inoltre che durante il lutto della giovane principessa Paulina si fosse data da fare con inesauribile energia. 


Primo piano della Contessa Anastasia Kielmannsegg tratto direttamente da The Lady’s Realm




Ebbene, tornando al suddetto contenzioso, le aristocratiche dame decisero che a placare la controversia altro non potesse essere che un duello armato, e fu così che e nobildonne si diedero appuntamento a Vaduz, sulla frontiera svizzera, al di fuori del territorio austriaco, dove s'incontrarono in compagnia dei loro secondi, la Principessa Schwarzenberg e la Contessa Kinsk, e di un medico preparato, la Baronessa Lubinska, su consiglio della quale le due duellanti furono fatte spogliare fino alla cintola prima che il conflitto avesse inizio, in modo da far sì che nessun elemento dell'abbigliamento potesse essere d'intralcio ai loro movimenti e potesse infettare eventuali ferite.

Quando la lotta fu sul punto di cominciare tutti gli uomini, ossia i rispettivi servi che erano al seguito, furono fatti allontanare e messi di schiena perché non potessero vedere le loro dame seminude.

Entrambe le signore sferzarono un paio di colpi con la loro spada finché la principessa Paolina finì con il tagliare il naso della contessa Anastasia: alla vista del sangue, e forse colpita da ciò che aveva procurato, la principessa abbassò le difese, ma invece di cessare, i combattimenti proseguirono e la contessa accoltellò la principessa ad un braccio.

Si segnala che entrambi i secondi, alla vista del sangue, si sentirono mancare e nell'udire le grida delle signore, i cavallereschi (o curiosi) fanti e cocchieri tentarono di accorrere in loro aiuto.

Dal momento che la principessa fu la prima a colpire e a far scorrere il primo sangue fu dichiarata vincitrice, anche se alcuni ritenevano che il colpo di striscio non era meritevole di riconoscimento almeno tanto quanto quello inflitto dalla contessa che provocò nel braccio della principessa un taglio ben più profondo. Indipendentemente da ciò, sotto la spinta dei loro due secondi, rianimati dopo poco il ferimento di entrambe, il ​​duello si concluse e le signore si ricomposero per fare ritorno a Vienna con i loro cocchi, per recuperare il loro posto nella scala sociale che le voleva aggraziate e sotto gli occhi di tutti per l'eleganza e l'etichetta di cui erano portatrici ... pensate !


Ed anche per oggi il nostro tempo insieme si conclude qui, vi ringrazio sentitamente per la dedizione con cui sempre mi seguite e vi aspetto per altre curiosità, altri eventi storici, altri viaggi a ritroso nel tempo ...

A presto 💕 


















- picture 1




When we think of a Lady, both of the XXVIIth and XIXth century, immediately our mind suggests us graceful portraits showing elegance, delicacy, fragility ... this is how the concept of femininity expresses and expressed in the collective imagination, but not all the ladies were so ... feminine, there were those who exhibited masculine traits and showed aggressive temperaments to the point, think, to fight, not only with other ladies, even with individuals of the opposite sex !

But we here today are interested to deal with two duels, completely female, which went down in history as the most famous PETTICOAT DUELS, separated from each other exactly by one century.

In 1792 the Carlton House Magazine reads that Lady Almeria Braddock and Mrs. Elphinstone (probably Hester Maria Elphinstone, Viscountess Keith)




- picture 2 - Portrait of Hester Maria, Viscountess Keith Elphinstone née Thrale (1764-1857) by George Sander (1774 - 1846)




challenged themselves to a duel which was called the first PETTICOAT DUEL: Lady Almeria Braddock, during a call paid by the venerable Mrs. Elphinstone felt insulted with insolence when the latter said with complete indifference that she was showing at least the double of her age, namely that instead of 30 she looked 61, and made her aware of the fact that it was widely believed that this was her real age; she felt so resentful to ask to fight with her a duel which had to be held in Hyde Park in London where the Ladies, ten paces from each other, began to battle with pistols: Mrs. Elphinstone showed better skills with trigger given she centered with a bullet Lady Almeria's hat.

Their seconds pleaded for the hostilities to be at their conclusion, but refusing Mrs Elphinstone to apologize,  the fight continued, this time with swords: Lady Almeria managed to hit her opponent in her arm and that was how the honor of both was told to be gratified; both ladies left the camp and Mrs. Elphinstone agreed to provide in writing to Lady Almeria Braddock her apologizes.

This story is quite intriguing, but it must be said that there has never been a Lady or a Lord Braddock ... at that time lived a certain Lady Almeria Carpenter (1752-1809),




- picture 3 - Lady Almeria Carpenter by Richard Cosway (1742 - 1821)




daughter of the Earl of Tyrconnell and lover of Prince William Henry, Duke of Gloucester and Edinburgh (1743-1805 - son of King George II) and the mother of his illegitimate daughter Maria Louisa The Coast ... but why couldn't she be the protagonist of the fact deciding to choose a fake name to remain anonymous ... ?



But probably the most famous PETTICOAT DUEL was the one fought bare-chested exactly a century after that  mentioned above, similar to it since it also was to be first blood, but given the seriousness of the dispute and the ferocity of the fighter, they didn't stop until they were both injured.




- picture 4 -Emile Bayard, An Affair of Honor, 1886 ca.




This time we find ourselves in the Summer of 1892 and no more in the British capital, but in Austria, while preparations for the musical theater festival in Vienna are underway and this is just the subject on which two noblewomen entered the controversy: Princess Paulina Metternich,




- picture 5 - Princess Pauline von Metternich by Franz Xaver Winterhalter, 1860




Honorary President of the Festival, and the Countess Anastasia Kiielmansegg, President of the Ladies Committee, disagreed about the event floral decoration.

You should know that the rivalry between Princess Paulina and Countess Kielmannsegg was evidently well known in Vienna as much as to be even documented in the pages of the British women's magazine The Lady's Realm: it was said that the Countess Anastasia, Russian born and young enough to be the daughter of her rival in charitable works, was very ambitious and had a great talent for organizing events of all kinds, and that during the mourning of the young Princess Paulina had been busy with endless energy.




- picture 6 -Close-up of the Countess Anastasia Kiielmansegg taken directly fromThe Lady's Realm




Well, coming back to this dispute, the aristocratic Ladies decided that to pacify the dispute could not be other than an armed duel, and that was how they arranged to meet themselves in Vaduz, on the Swiss border, outside the territory of Austria, where they arrived in the company of their seconds, Princess Schwarzenberg and Countess Kinsk, and a noblewoman prepared in medical science, Baroness Lubinska, on advice of whom the two duelists were made to strip to the waist before the conflict began, so as to ensure that any clothing item couldn't be a hindrance to their movements and couldn't infect any wounds.

When the fight was about to start all men, that is their servants who were following them, they were taken away and put on ther back toward the scene because they could not see their half-naked ladies.

Both ladies lashed a few shots with their sword until Princess Pauline cut off Countess Anastasia's nose: maybe for the sight of the blood, or maybe for the scare for what she had procured, the Princess lowered her defenses, but instead to cease, the fighting continued and the Countess stabbed the Princess to an arm.

It is noted that both the seconds, at the sight of blood, felt to swoon and hearing the cries of the ladies, either for chivalry or for curiosity, infantrymen and coachmen tried to go to their aid.

Since the Princess was the first to strike and to slide the first blood, she was declared the winner, although some felt that the glancing blow was not worthy of recognition at least as much as the one that inflicted the Countess who caused a well deeper cut on the Princess's arm. Regardless, under the pressure of their two seconds, fastly revived,  the duel ended and the ladies composed themselves to return to Vienna with their chariots, to regain their place in the social ladder which wanted them to be graceful and under the eyes of everybody for the elegance and the etiquette, which they were the bearers of... think you !


And even today our time together here has reached its end, thank you for the dedication with which you always follow me, and I'm waiting for you for sharing other curiosities, other historical events, others travel back in time ...

See you soon 💕 








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It happened on February 27th,1827.

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Quell'anno il 27 di febbraio non cadeva di lunedì, bensì di martedì, e lo sappiamo con assoluta certezza, senza consultare alcun almanacco ... 



Accadde oggi, il 27 febbraio dell'anno 1827.



... Il 27 di febbraio del 1827 un gruppo di studenti provenienti da Parigi, mascherati ed abbigliati da giullari, misero in scena danze e festeggiamenti  per le strade della città di New Orleans, in Louisiana, dando così avvio ai celebri intrattenimenti del Mardi Gras, il MARTEDI' GRASSO, che saluta con gioia l'ultimo giorno del Carnevale.

Le settimane che separano la dodicesima notte, ossia il giorno dell'Epifania, dalla celebrazione cristiana del Mercoledì delle Ceneri, che segna l'inizio della Quaresima, vedono dall'epoca dell'antica Roma la celebrazione del Carnevale che da Roma si espanse in Europa per giungere fino alle Americhe, dove trovò in New Orleans il luogo più consono in cui accoglierlo, tanto che nacquero qui i festeggiamenti che lo acclamano allegramente durante l'ultimo suo giorno della stagione.

In realtà furono i primi coloni francesi che portarono questa festa così antica e la tradizione del Mardi Gras in Louisiana alla fine del 1600, ma i governatori spagnoli che reggevano al tempo la provincia ne vietarono le celebrazioni, e solamente quando la Louisiana entrò a far parte degli Stati Uniti nel 1803, la città di New Orleans riuscì a persuadere il consiglio comunale a revocare il divieto di indossare maschere e far festa per le strade, anche se va ricordato che trascorsero ancora più di vent'anni prima che il Mardi Gras fosse fatto pienamente risorgere.

Le popolari manifestazioni di gioia che connotano questo giorno crebbero sempre più con gli anni, in celebrità, entusiasmo ed in sontuosità, 


tanto che nel 1833 un ricco proprietario di piantagioni di nome Bernard Xavier de Marigny de Mandeville raccolse fondi per finanziare da sé una celebrazione ufficiale del Mardi Gras e nel corso del tempo si formarono centinaia di gruppi che provvedettero alla costruzione di carri elaborati 
e colorati sui quali sfilavano di solito i cittadini locali che lanciavano ai passanti monete di metallo, fili di perline colorate e coriandoli di carta in segno di buon augurio a partire già dalle due settimane precedenti l'ultimo giorno di Carnevale.
Ed ogni anno questa celebrazione si rinnova, forte delle sue radici storiche che si spingono così lontano nel tempo.



Ringraziandovi per aver letto insieme con me questa curiosità che ci porta indietro di 190 anni, vi abbraccio tutti con il cuore augurandovi giorni lieti e spensierati



a presto 💕












That year February 27th wasn't Monday, but Tuesday, and we know it with absolute certainty, without consulting any almanac ...




- picture 1 - This day in History, February 27th,1827.




... On February 27th, 1827 a group of students coming from Paris, masked and dressed as jesters, staged dances and celebrations in the streets of New Orleans, Louisiana, thus giving birth to the famous entertainment of Mardi Gras, which say goodbye with joy to the last day of Carnival.

The weeks between the Twelfth Night, or Epiphany, and the Christian celebration of Ash Wednesday, which marks the beginning of Lent, see, since ancient Rome times, the celebration of Carnival that from Rome expanded in Europe to come to America, where it found in New Orleans the most appropriate place to receive it, so that they were born here the festivities that acclaim it merrily during its last day of the season.

Actually they were the first French settlers who brought to the New Continent the so old tradition of Mardi Gras in Louisiana at the end of 1600, but the Spanish governors who ruled the province at the time forbade the celebration, and only when Louisiana became part of the United States in 1803, the city of New Orleans was able to persuade the city council to revoke the ban on wearing masks and partying in the streets, although it must be remembered that they passed more than two decades before the Mardi Gras was made fully resurrected.

The popular demonstrations of joy that characterize this day grew more and more over the years, in celebrity, enthusiasm and splendor, 




- picture 2 - Mardi Gras in the Victorian Age



so much so that in 1833 a wealthy plantation owner named Bernard Xavier de Marigny de Mandeville raised funds to finance himself an official celebration of Mardi Gras and over time they formed hundreds of groups that took care of the construction of elaborate and colorful carriages on which paraded usually local citizens who threw to passangers metal coins, strings of colored beads and clouds of little pieces of paper as a sign of good luck starting already from the two weeks preceding the last day of Carnival.

And every year this celebration is renewed, strong in its historical roots that go so back in time.



Thanking you for reading along with me this curiosity that brings us back 190 years, 

I embrace you wholeheartedly, wishing you happy and carefree days,


see you soon 💕




Albert (Albrecht) Samuel Anker, how life in a Swiss XIXth century village was.

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"One has to shape an ideal in one's imagination, 
and then one has to make that ideal accessible to the people."

Albert (Albrecht) Samuel Anker (1831 - 1910)




Die Kleinen Stricker (?)



"Ci si deve formare un ideale nella propria immaginazione,
e quindi rendere quell'ideale accessibile alla gente. "

Albert (Albrecht) Samuel Anker (1831 - 1910)



Albrecht Samuel Anker, pittore ed illustratore svizzero, fu nominato "pittore nazionale" grazie alle sue ancor oggi popolari immagini su come si svolgeva la vita del villaggio nella Svizzera del 1800.
Nato ad Ins, nel Cantone di Berna, il 1 aprile del 1831, figlio di un veterinario, Samuel Anker, egli frequentò le scuole a Neuchâtel e poi a Berna dove conseguì la maturità. Decise quindi di seguire la strada della teologia che lo condusse nel 1851 nuovamente a Berna e quindi presso l'Università di Halle, in Germania, dove il contatto con le grandi collezioni d'arte influenzò profondamente il suo animo sensibile, al punto che nel 1854 convinse il padre ad accettare il fatto che egli avrebbe potuto dedicarsi solamente a ciò che riguardava l'arte e fu così che tornato a Neuchâtel mutò il suo nome in Albert, molto più facile da pronunciare per i suoi compagni di classe di madre lingua francese.

Anker si trasferì a Parigi dove avvia la propria carriera artistica e frequentò l'École nationale supérieure des beaux-arts dal 1855 al 1860. Pur essendo il suo studio collocato nella soffitta della casa dei suoi genitori, egli non mancò di partecipare regolarmente a mostre in Svizzera e in Francia. Nel 1864 Albert Anker sposa Anna Rüfli da cui avrà sei figli, quattro dei quali - Louise, Marie, Maurice e Cécile, i soli non deceduti durante l'infanzia - appariranno più volte nei suoi dipinti
Nel 1866 vinse il primo riconoscimento, la  medaglia d'oro al Salone di Parigi per Schlafendes Mädchen im Walde - La Ragazza Addormentata nel Bosco 



e per Schreibunterricht - Lezione di Scrittura,




tele tutte appartenenti all'anno precedente; nel 1878 fu nominato cavaliere della Légion d'Honneur e dal 1870 al 1874 è stato membro del Gran Consiglio di Berna, sostenitore della costruzione del Kunstmuseum - Museo d'Arte - della città.

Accanto ai suoi regolari soggiorni invernali a Parigi, vanno ricordati i frequenti viaggi in Italia e in altri paesi europei. Nel 1889-1893 e 1895-1898 è stato membro della Commissione Federale d'Arte Svizzera e nel 1900 ricevette il Dottorato Onorariodall'Università di Berna. Un ictus nel 1901 limitò la sua capacità di dipingere, tanto che posiamo notare pennellate diverse sulle sue tele da quell'anno in poi. 
Solo dopo la sua morte, nel 1910, fu aperta al pubblico una prima esposizione a lui dedicata, presso il Musée d'Art et d'Histoire a Neuchâtel.

Ma torniamo alle sue opere ...
Essendo il suo studio localizzato ad Ins, ben si comprende perché egli abbia dato il meglio di sé, dopo essersi dedicato alla produzione di circa una trentina di nature morte e di dipinti a contenuto biblico e a sfondo protestante, nel dipingere i suoi compaesani osservati nella più umile vita di tutti i giorni, senza nessuna pretesa, astenendosi sia dall'idealizzare il mondo rurale sia dall'esprimere alcun accenno politico-sociale, semplicemente come li vedeva dedicarsi con spirito profondamente cristiano alle loro opere.

Osserviamo questi personaggi che nel loro candore esprimono la più profonda poesia, il più profondo calore, i più elevati ideali cristiani ... si tratta della sacralità che solo nei gesti più genuini di tutti i giorni può trovare espressione ...



Sonntag Nachmittag, 1861




Mädchen mit Kätzchen im Korb, 1862




Die Arbeitsamen, 1883




Die ältere Schwester, 1889




Bauer die Zeitung lesend, 1881




Das erste Lächeln, (?)




Die kleine Kartoffelschälerin, 1886




Stricken Mädchen ein Kleinkind in einem Kinderbett Zusehen, 1885




Mädchen mit Brot, (?)




Weitere Auflösungen, (?)




Mädchen, Das Haar Flechten, 1887




Mädchen Stricken, (?)




Die Verbannten, 1868




Junge Mutter betrachtete ihr Schlafendes Kind im Kerzenlicht, 1875




Junge mit Fagot, 1872




Die Andacht des Grossvaters, 1893




Kinderfruhstuck, (?)




Rotkäppchen, 1883




Der Dorf Schneider, (?)




Der Kleine Musiker, 1873




Alte Frau, die die Bibel Liest, 1904




Mädchen Fütterung Hühner, 1865




Titolo sconosciuto, 1831




Spero che questi dipinti vi abbiano colmato il cuore di serenità, così come accade a me ogni qualvolta mi trovo ad osservarli, perché è questo di cui oggi vorrei farvi dono !

Scriveva George Bernard Shaw (1856-1950)


Si usano gli specchi per guardarsi il viso, 
e si usa l’arte per guardarsi l’anima.


Vi abbraccio con immensa gratitudine,

a presto 💕



















"One has to shape an ideal in one's imagination, 
and then one has to make that ideal accessible to the people."

Albert (Albrecht) Samuel Anker (1831 - 1910)





- picture 1 - Die Kleinen Stricker (?)



Samuel Albrecht Anker, Swiss painter and illustrator, was named"national artist" thanks to his still popular works of art depicting how the life of a village in the XIXth century Switzerland was.
Born in Ins, in the Canton of Bern, on April 1st, 1831, the son of a veterinarian, Samuel Anker, he attended school in Neuchâtel and then in Bern where he obtained the maturity. He decided to follow then the path of theology which led him in 1851 again in Bern and then at the University of Halle, Germany, where the contact with the great art collections profoundly influenced his sensitive soul, to the point that in 1854 he persuaded his father to accept the fact that he could devote himself to everything what was about art and so it was that he went back to Neuchâtel, where he changed his name to Albert, much easier to pronounce for his French-speaking class mates.

Anker moved to Paris where he started his artistic career and attended the École Nationale Supérieure des Beaux-Arts from 1855 to 1860. Although his studio was located in the attic of his parents' house, he did not fail to participate regularly to the exhibitions which were held in Switzerland and France. In 1864 Albert Anker married Anna Rüfli who gave him six children, four of whom - Louise, Marie, Maurice and Cécile, the only ones which didn'd die in childhood - appear repeatedly in his paintings.
In 1866 he won the first award, the gold medal at the Paris Salon for Schlafendes Mädchen im Walde - The Girl Sleeping in the Wood



- picture 2 -



and Schreibunterricht - Lesson of Scripture,



- picture 3 - 


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paintings all belonging to the previous year; in 1878 he was named a knight of the Legion d'Honneur, and from 1870 to 1874 he was a member of the Grand Council of Berne, supporting the construction of the Kunstmuseum - Art Museum - of the city.

Alongside his regular Winter stays in Paris, it should be mentioned the frequent trips to Italy and other European countries. In 1889-1893 and 1895-1898 he was a member of the Swiss Federal Commission of Art and in 1900 he received the Honorary Doctorate by the University of Bern. A stroke in 1901 limited his ability to paint, that's why we may see some different brush strokes on his paintings from that year onwards.
Only after his death, in 1910, it was opened to the public a first exhibition dedicated to him at the Musee d'Art et d'Histoire in Neuchâtel.

But let's come back to his works ...
Since his studio was located in Ins, we can  well understand why he has given the best of his art, after having devoted himself to the production of about thirty still-lifes and paintings of Biblical content and of Protestant background, in painting his countrymen observed in the most humble life of everyday, without any pretense, abstaining himself both by idealizing the rural world and from expressing any political-social hint, just as he saw them busy with their work with deeply Christian Spirit.

We see these characters in their whiteness demonstrating the most profound poetry, the deepest warmth, the highest Christian ideals ... it is the Sacredness that only in the most genuine gestures of everyday life can express ...



- picture 5 - Sonntag Nachmittag, 1861


- picture 6 - Mädchen mit Kätzchen im Korb, 1862


- picture 7 - Die Arbeitsamen, 1883


- picture 8 - Die ältere Schwester, 1889


- picture 9 - Bauer die Zeitung lesend, 1881


- picture 10 - Das erste Lächeln, (?)


- picture 11 - Die kleine Kartoffelschälerin, 1886


- picture 12 - Stricken Mädchen ein Kleinkind in einem Kinderbett Zusehen, 1885


- picture 13 - Mädchen mit Brot, (?)


- picture 14 - Weitere Auflösungen, (?)


- picture 15 - Mädchen, Das Haar Flechten, 1887


- picture 16 - Mädchen Stricken, (?)


- picture 17 - Die Verbannten, 1868


- picture 18 - Junge Mutter betrachtete ihr Schlafendes Kind im Kerzenlicht, 1875


- picture 19 - Junge mit Fagot, 1872


- picture 20 - Die Andacht des Grossvaters, 1893


- picture 21 - Kinderfruhstuck, (?)


- picture 22 - Rotkäppchen, 1883


- picture 23 - Der Dorf Schneider, (?)


- picture 24 - Der Kleine Musiker, 1873


- picture 25 - Alte Frau, die die Bibel Liest, 1904


- picture 26 - Mädchen Fütterung Hühner, 1865


- picture 27 - Title unknown, 1831



I hope that these paintings have filled your heart with a deep serenity, given I happen every time I find myself watching them, because is this which I would like to give you as a present today !

Wrote George Bernard Shaw (1856-1950):



We use mirrors to look at our faces,
and use the art to look inside our souls.




I embrace you with utmost gratitude,

see you soon 💕

~ "What Shall we Have for Dinner ?" ~ Catherine Hogart, the forgotten wife of Charles Dickens's book.

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CATHERINE THOMPSON DICKENS, NEE' HOGART ...




E' questa una figura lasciata in ombra dalla storia, forse perché parzialmente oscurata dal genio letterario del marito, il celebre e già celebrato in epoca vittoriana, Charles Dickens, forse di conseguenza alla cattiva propaganda che di lei lui stesso ne fece, tacciandola di incompetenza come donna di casa, additandola come pessima madre, come donna spesso vittima di episodi depressivi, come colei che fu responsabile della nascita dei loro dieci figli, visti come motivo del loro dissesto finanziario, una donna con la quale non si poteva convivere - ed infatti Dickens abbandonò il tetto coniugale dopo 22 anni di matrimonio per condurre una vita più ... libera da cliché, perlomeno da quelli imposti dall'etica del tempo.

Ma chi era in realtà Catherine Thomson Hogart, la fanciulla che a soli 19 anni convolò a nozze con l'allora ventiquattrenne scribacchino di umili origini in cerca di fortuna (e di denaro) ?




~∗⊱  ⊰∗~


Nata ad Edimburgo nel 1815, Catherine giunse con la famiglia in Inghilterra nel 1824.
Ella era la figlia primogenita di George Hogarth (gli Hogarth ebbero 10 figli ), giornalista per l'Edinburgh Courant, successivamente scrittore e critico musicale per il Morning Chronicle presso cui il giovane Dickens lavorava pubblicando occasionalmente articoli ed in seguito editore dell'Evening Chronicle. Si fidanzarono nel 1835 e si sposarono il 2 aprile 1836 a Chelsea e dopo aver trascorso la luna di miele a Chalk, nei pressi di Chatham, nel Kent, misero su casa nel quartiere di Bloomsbury, al n.48 di Doughty Street, 






dove diedero velocemente vita ad una numerosa famiglia: in casa Dickens nacque circa un figlio ogni anno e mezzo, ovvero 10 figli dal 1837 al 1852.

La sorella minore di Catherine, Mary, giunse a far parte della famiglia in qualità di supporto data la grande mole di lavoro che le spettava - i primi tre figli nacquero ciascuno ad un anno di distanza l'uno dall'altro - e non era inusuale che al tempo le sorelle ancora da maritare lasciassero la casa di famiglia per unirsi alle sorelle appena sposate per essere loro di aiuto nella conduzione della nuova casa e famiglia. Dickens si affezionò molto alla giovane Mary, e lei morì tra le sue braccia, forse per infarto, dopo una breve malattia nel 1837, toccandolo al punto da ispirarlo per la creazione di alcuni personaggi dei suoi romanzi, ovvero la sua morte la potete trovare compiutamente romanzata nella morte della piccola Nell in The Old Curiosity Shop (1841).

Ma guardando a Catherine più da vicino, le cronache del tempo ce la descrivono come una capace autrice, un'abile attrice e soprattutto una cuoca eccezionale, tutti talenti questi eclissati dal suo matrimonio, un'unione che aveva tutti i presupposti per essere sia molto felice che disperatamente triste: le numerose gravidanze, gli aborti - almeno due - le difficoltà economiche che conseguirono condussero la coppia, dapprincipio ben assortita in amore, capace di gioire del tempo trascorso durante le feste e le vacanze insieme, ad una coppia impossibilitata a vivere sotto il medesimo tetto.

Nel giugno del 1858 Charles e Catherine Dickens si separarono legalmente e da allora la reputazione di quest'ultima divenne oscillante tra quella di una sorta di martire e quella di un insopportabile demonio.


Dickens' Dream by Robert William Buss (1870) 




E' difficile credere a tutto questo se si pensa che quando si incontrarono Catherine divenne per Charles qualcosa come un idolo: egli proveniva da un mondo ben diverso, la sua infanzia era stata segnata dalla povertà e dalla minaccia del carcere per debiti, mentre ella proveniva da una serena famiglia medio borghese, cosa che fece intravvedere in lei una moglie ed una madre che avrebbe dato ai propri figli stabilità e la certezza di una casa spensierata e felice ... Catherine era divenuta la sua donna ideale.

Il successo che velocemente raggiunse Dickens, il quale passò da semplice giornalista a romanziere le cui opere erano lette dalla stessa Regina Victoria, mutarono completamente il suo carattere ed il suo modo di vivere, i suoi pensieri e le sue convinzioni addirittura avevano cominciato ad influenzare le opinioni politiche del paese... la sua famiglia gli stava per certo stretta.


Dettaglio da una delle numerose versioni del dipinto Portrait of Charles Dickens 
by William Powell Frith, 1859.





Dopo la separazione la corrispondenza tra Dickens e Catherine fu davvero di poco conto, anche se va ricordato che ella rimase per sempre fedele al marito e alla sua memoria fino alla morte avvenuta nel 1879 dovuta ad un male incurabile. 

Nel 1851 ella, sotto lo pseudonimo di Lady Maria Clutterbuck aveva dato alle stampe quello che possiamo definire un libro per giovani mogli, più che un libro di cucina


© Charles Dickens Museum




 - e al tempo era la questa la pubblicazione che andava per la maggiore - del tutto particolare, poiché non solo suggeriva compiti domestici e ricette interessanti, ma proponevaBILLS OF FARE,ossia menus per banchetti che giungevano a comprendere fino a venti commensali, 


© Charles Dickens Museum





le quantità e le porzioni per i quali non era per certo facile da calcolare, era richiesta una certa abilità e competenza in materia; in sostanza, Catherine Dickens, con il suo testo, si qualifica come la prima Mrs.Beeton della storia, un decennio e mezzo prima che la vera Mrs.Beeton pubblichi il suo ormai iconico libro per la casa e la cucina.

Nella prima edizione esso contiene una introduzione di Charles Dickens, cosa che indusse molti critici del tempo a ritenere che egli al fine ne fosse il vero autore, e riscosse un tale successo che vide ben cinque riedizioni, ma per più di un secolo alla povera Kate rimase associata l'immagine della moglie ottusa e trasandata di Charles Dickens, anche questo era stato adombrato dall'imponente, e forse anche ingombrante, genio del marito il quale spesso giungeva alla ribalta delle cronache per le relazioni che allacciava !


Le ricette che Catherine suggerisce sono contenute nell'appendice che occupa circa una trentina di pagine e numerose sono quelle a base di formaggio o guarnite con formaggio fuso, poiché il suo Charles ne era davvero ghiotto.

WHAT SHALL WE HAVE FOR DINNER ? 
SATISFACTORILY ANSWERED BY NUMEROUS BILLS OF FARE FOR FROM TWO TO EIGHTEEN PERSONS, questo il titolo completo del libro che, se vi appassiona l'argomento, vi consiglio di leggere, lo trovate on-line nell'edizione del 1852QUI.


Anche oggi il nostro tempo insieme è giunto al termine, vi ringrazio come sempre, anzi, sempre più per quanto mi donate e spero che la lettura di oggi abbia suscitato il vostro interesse !

A presto 💕









BIBLIOGRAFIA:


Lillian Nayder, The Other Dickens: A Life of Catherine Hogarth, Cornell University Press. 2010;


WHAT SHALL WE HAVE FOR DINNER ? By lady Maria Clutterbuck, LONDON, Bradbury & Evans, 1852. 









CATHERINE THOMPSON DICKENS, NEE' HOGART ...






- picture 1 - Catherine Hogart Dicken's kitchen at 48 Doughty Street 



This is a figure left in the shadows  by History, perhaps because partially obscured by the literary genius of her husband, the renowned and already celebrated in the Victorian era, Charles Dickens, perhaps as a consequence to the bad propaganda that he made of her, accusing her of incompetence as a housewife, considering her a bad mother, a woman often victim of depressive episodes, the one who was responsible for the birth of their ten children, seen as the reason for their financial difficulties, a woman with whom none could live with - and in fact Dickens left the marital home after 22 years of marriage to lead a life more ... free from cliches, at least from those imposed by the ethics of the time.

But who was actually Catherine Thomson Hogarth, the girl who at just 19 years wed with the then twenty-four scribbler of humble origins in search of fortune (and money) whose name was Charles Dickens?




~∗⊱  ⊰∗~




- picture 2 -Catherine at the age of 19 when she got married to Charles Dickens




Born in Edinburgh in 1815, Catherine came with her family to England in 1824.
She was the eldest daughter of George Hogarth (the Hogarth had 10 children), a journalist for the Edinburgh Courant, then a writer and music critic for the Morning Chronicle, for which the young Dickens worked publishing occasional articles, and later the editor of the Evening Chronicle. They became engaged in 1835 and were married on April 2nd, 1836 in Chelsea and after spending their honeymoon in Chalk, near Chatham, Kent, they set up home in Bloomsbury, at 48 Doughty Street, 




- picture 3 - 48 Doughty Street today


- picture 4 -The Dickens' Drawing Room



- picture 5 -The Dickens' Dining Room



- picture 6 - Charles Dickens' Studio



- picture 7 -The Dickens' Morning Room





giving quickly rise to a large family since in Dickens's Home was born about a child every year and a half, ie 10 children from 1837 to 1852.

The younger sister of Catherine, Mary, went to live with them as a family support given the large amount of work she had to manage with - the first three children were born in their first three years of marriage - and it was not unusual for the time that the younger sisters still marriageable left  their family home to join the newly married sisters for helping them in the conduction of the new home and family. Dickens became very attached to the young Mary, and she died in his arms, maybe for a stroke, after a short illness in 1837, touching him to the point to inspire him to create some of the characters of his novels,  indeed, you may find her death completely fictionalized in the death of the little Nell in The Old Curiosity Shop (1841).

But looking closer to Catherine, the chronicles of the time describe her as a capable writer, a skilled actress and above all an outstanding cook, talents all eclipsed by her marriage, a union that had every reasons to be both very glad and desperately sad: the numerous pregnancies, miscarriages - at least two - the economic difficulties that ensued led the pair, well-matched at first in love, able to enjoy with gladness the time spent during the parties and holidays together, to a couple unable to live under the same roof.

In June 1858, Charles and Catherine Dickens got legally separated and since then the reputation of the latter became oscillating between that of a kind of martyr and that of an unbearable devil.




- picture 8 - Dickens' Dream, the unfinished painting by Robert William Buss (1870) 




It's hard to believe all this if we think that when they met Catherine became for Charles something like an idol: he was coming from a very different world, his childhood was marked by poverty and prison threat to debts, while she came from a serene middle-class family,which caused him to look at her as a wife and a mother who would give their children stability and the certainty of a carefree and happy home ... Catherine had become his ideal woman.

The success that quickly Dickens reached, who went from a mere journalist to a novelist whose works were read by the same Queen Victoria, completely changed his character and his way of life, his thoughts and his beliefs even had begun to affect the political opinions in the country ... his family was becoming too binding to him.




- picture 9 - A detail from one of several versions of the Portrait of Charles Dickens painted by William Powell Frith in 1859.




After their separation the correspondence between Dickens and Catherine was really insignificant, although it must be remembered that she remained faithful to her husband and to his memory until her death in 1879 due to an incurable disease.

In 1851 she, under the pseudonym of Lady Maria Clutterbuck, had given to the press what we might call a book for young wives, more than a cookbook




- picture 10 -© Charles Dickens Museum




 - and at the time this was the publication that was the most popular - very special because not only suggested household tasks and interesting recipes, but proposed BILLS OF FARE, ie menus for banquets that came to comprise up to twenty diners,




- picture 11 -© Charles Dickens Museum




the quantities and the portions for which it was not easy to calculate for sure, it required a certain skill and expertise; we could say that Catherine Dickens, with her book, qualifies herself as the first Mrs.Beeton in History, a decade and a half before the real Mrs.Beeton publishes her iconic book for the home and kitchen.

In the first edition it contains an introduction by Charles Dickens, which led many critics of the time to believe that he was the real author, and it was so successful to see five editions, but for more than a century to the poor Kate was associated the image of the dull and dowdy wife of Charles Dickens, this also was overshadowed by the imposing, and perhaps cumbersome, her husband's genius, he who often reached the headlines for his ... 'adventures' !



- picture 12 - 



Catherine suggests recipes that are contained in the Appendix which takes up about thirty pages and quite a lot are made with cheese or topped with melted cheese, because her Charles was really fond of it.

WHAT SHALL WE HAVE FOR DINNER?
SATISFACTORILY ANSWERED BY NUMEROUS BILLS OF FARE FOR PERSONS FROM TWO TO EIGHTEEN, this is the full title of the book, if you are passionate with its topic, I recommend you this reading, you may find it online in the edition of 1852 HERE.

And today too, our time together has come to its end, alas ! thank you as usual, in fact, more and more for what you donate me and I hope that this reading today has gratified your interest !


See you soon 💕 












BIBLIOGRAPHY:

Lillian Nayder, The Other Dickens: A Life of Catherine HogarthCornell University Press. 2010;

WHAT SHALL WE HAVE FOR DINNER ? By lady Maria Clutterbuck, LONDON, Bradbury & Evans, 1852.



Jane Austen's poor sight and death due to arsenic poisoning ?

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Of events her life was singularly barren: few changes and no great crisis ever broke the smooth current of its course. […] I have therefore scarcely any materials for a detailed life of my aunt; but I have a distinct recollection of her person and character; and perhaps many may take an interest in a delineation […] of that prolific mind whence sprung the Dashwoods and Bennets, the Bertrams and Woodhouses, the Thorpes and Musgroves, who have been admitted as familiar guests to the firesides of so many families, and are known there as individually and intimately as if they were living neighbours.1


Di eventi la sua vita fu singolarmente sterile: pochi cambiamenti e nessuna grande crisi mai rotto il suo placido scorrere [...] Ho quindi ben poco materiale per descrivere nel dettaglio la vita di mia zia; ma ho un ricordo distinto della sua persona e del suo carattere; e forse molti possono essere interessati ad una descrizione [...] di colei dalla cui mente prolifica nacquero i  Dashwood e i Bennet, i Bertrams ed i Woodhouses, i Thorpe ed i Musgroves, che sono stati invitati quali ospiti familiari ai focolari di tante famiglie, e sono conosciuti lì ad uno ad uno ed intimamente come se fossero vicini ancora in vita.1



Il prossimo 18 luglio saranno trascorsi duecento anni esatti dalla dipartita di Jane Austen, la cara Jane Austen che occupa un posto speciale in ognuno dei nostri cuori, così ancora vicina al nostro modo di pensare, di concepire il mondo e le relazioni interpersonali, capace, in notevole anticipo rispetto al suo tempo, di dipingere con le parole un mondo storico, etico e sociale attraverso le trame ed i personaggi dei suoi romanzi che a tutta prima potrebbero sembrare semplici romanzi d'amore.

Da allora le cause della sua morte non sono mai apparse del tutto chiare ... sappiamo per certo che con gli inizi del 1816 la salute della povera Jane cominciò a peggiorare gradatamente anche se i segni del suo deterioramento vennero dapprincipio ignorati: nonostante il progredire della sua malattia ( ella scriveva di soffrire di reumatismi ed infine di alterazioni biliari, mentre i biografi ci hanno sempre additato il Morbo di Addison, come motivo del suo decesso, recentemente il linfoma di Hodgkin, entrambi al tempo non conosciuti e perciò non curabili ), inappagata da come le era riuscita la stesura della fine de The Elliots ( Persuasion ), ne riscrisse gli ultimi capitoli, finendoli nell'agosto del 1816. 
Con il principio dell'anno 1817 iniziò un nuovo romanzo dapprima intitolato The Brothers(che assunse il titolo diSanditonquando venne pubblicato nel 1925), e ne completò i dodici capitoli prima di posare definitivamente la propria penna il 18 marzo 1817.


Anne Hathaway nei panni di Jane Austen nel film Becoming Jane diretto nel 2007 da Julian Jerrold



Da tempo ella trascorreva le sue giornate scrivendo coricata sul divano, conscia dell'aggravarsi definitivo del suo stato di salute e dell'approssimarsi della fine della sua seppur breve esistenza.

Dalla metà di aprile le difficoltà ed il dolore procuratole dal solo deambulare la costrinsero irrimediabilmente a letto. Nel mese di maggio la sorella Cassandra ed il fratello Henry la condussero a Winchester alla disperata ricerca di cure appropriate, ma Jane stava ormai soffrendo dolori strazianti ed era pronta ad accogliere la morte che sopraggiunse proprio a Winchester, dopo due mesi di laceranti sofferenze.

Oggi studi recentissimi ( risalenti a pochissimi giorni fa) sembrano gettare una nuova luce sulle cause della sua morte: Sandra Tuppen, curatrice della British Library che espone tre paia di occhiali che Jane aveva acquistati da sé e che indossava durante gli ultimi anni della sua vita, conservati dai suoi discendenti e donati al museo londinese nel 1999, 
dimostrano che la sua vista si era notevolmente abbassata durante gli ultimissimi tempi, cosa che fu motivo di una notevole frustrazione di cui ella non fece segreto nei suoi scritti personali.

Alla soglia dei 40 anni la povera Jane si trovò ad essere quasi del tutto cieca - i tests hanno dimostrato che mentre le lenti del primo paio erano graduate ad 1,75 diottrie da ciascun occhio, quelle del terzo paio, montate su osso di tartaruga, erano con lenti convesse da 4,75 e 5,0 diottrie, appropriate ad una vista del tutto dimezzata - il che significa che ella avrebbe trovato molto difficile vedere abbastanza bene per leggere o scrivere con l'approssimarsi del momento della sua morte, con ogni probabilità di conseguenza al formarsi della cataratta, sicuramente causata dall'intossicazione indotta dai metalli pesanti che sovente erano ingredienti dei preparati farmacologici del tempo; questo fattore, coniugato all'inusuale esantema che comparve sul suo volto e che ci è fatto notare dalla scrittrice di gialli Lindsay Ashford, ci farebbe sospettare che il metallo pesante in questione sarebbe l'arsenico, presente nei medicamenti del tempo che 'curavano' i reumatismi.


A questo punto si compone un quadro ben differente sulla scomparsa precoce dell'amata scrittrice, la quale sarebbe deceduta, pensate, per avvelenamento da arsenico, anche se in modo del tutto accidentale !

Ben consapevole del fatto che al tempo la medicina avesse da compiere ancora molti passi avanti, che fosse in grado di procurare persino intossicazioni ed avvelenamenti tali da condurre alla morte sinceramente mi lascia sconcertata ...


Jane Austen ci è stata portata via: quanto inesauribile talento perì con lei, quanto grandemente ella avrebbe ancora potuto contribuire all'intrattenimento dei suoi lettori, se solo la sua vita fosse stata prolungata, chissà; ma ciò che è certo è che la miniera in cui lungamente ella aveva lavorato non si era ancora esaurita, e che ella era ancora diligentemente impegnata nell'attingervi nuovi spunti.2



Lieta che mi abbiate seguita fino a qui, spero con vivo interesse giacché il patrimonio che Jane Austen ci ha lasciato in eredità appartiene a tutti noi, 
vi auguro ogni bene e vi abbraccio caramente, 
affezionati e stimati lettori ed amici

a presto 💕










FONTI BIBLIOGRAFICHE:

Caroline Austen, Mia zia Jane Austen. Ricordi, titolo originale dell'opera My Aunt Jane Austen. A Memoir by Caroline Austen, 1867, traduzione di Giuseppe Ierolli; 

Jane Austen, Lettere a cura di Giuseppe Ierolli, Utelibri, Bergamo, 2013;(http://www.jausten.it/jalettere.pdf)

J.E. Austen Leigh, A Memoir of Jane Austen LONDON, RICHARD BENTLEY AND SON, 1871;

Giuseppe Ierolli, Jane Austen si racconta, Utelibri, Bergamo, 2012;

Kim Wilson, At HOME with JANE AUSTEN, FRANCES LINCOLN LIMITED PUBLISHERS, United Kingdom, October 2014;

Daily Mail Online

BBC NEWS




CITAZIONI:

1 - J.E. Austen Leigh, A Memoir of Jane Austen LONDON, RICHARD BENTLEY AND SON, 1871, CHAPTER 1, pag. 2;

2 - Ididem, CHAPTER XIII, pag. 192.








Of events her life was singularly barren: few changes and no great crisis ever broke the smooth current of its course. […] I have therefore scarcely any materials for a detailed life of my aunt; but I have a distinct recollection of her person and character; and perhaps many may take an interest in a delineation […] of that prolific mind whence sprung the Dashwoods and Bennets, the Bertrams and Woodhouses, the Thorpes and Musgroves, who have been admitted as familiar guests to the firesides of so many families, and are known there as individually and intimately as if they were living neighbours.1


On next July 18th they'll be past two hundred years since the departure of Jane Austen, the beloved Jane Austen that holds a special place in each heart of ours, yet so close to our way of thinking, of understanding the world and interpersonal relationships, capable, considerably ahead of her time, to paint with words a historical, ethical and social world through the plots and characters of her novels which at first might seem simple romantic novels.

Since then the causes of her death have never appeared entirely clear ... we know for sure that with the begin of the year 1816 the health of the poor Jane began to deteriorate gradually even if the signs of this deterioration were ignored at first: despite the progressing of her illness (she wrote to suffer from rheumatism and finally of biliary abnormalities, while the biographers have always indicated us the Addison's disease as the reason of her death, recently the Hodgkin lymphoma, at that time both not known and therefore not curable) unsatisfied by how she had managed the drafting of the end of The Elliots(Persuasion), she rewrote the final chapters, ending them in August of 1816.

With the beginning of the year 1817 she began a new novel at first called The Brothers(who assumed the title of Sanditon when it was published in 1925), and completed its twelve chapters before she finally put down her pen, on March 18th, 1817.


- picture 2 - Anne Hathaway playing Jane Austen in Becoming Jane direct in 2007 by Julian Jerrold




From that moment she spent her days writing lying on the couch, knowing that the aggravation of her state of health was definitive and that the end of her albeit short existence was approaching.
Since mid-April both difficulties and pain due simply to ambulation forced her hopelessly in bed. In May her sister Cassandra and her brother Henry took her in Winchester desperately seeking appropriate cares, but Jane was now suffering excruciating pains and was ready to welcome the death that came precisely there in Winchester, after two months of devastating suffering.

Today, recent studies (dating back a few days ago) seem to throw a new light on the causes of her death: Sandra Tuppen, curator of the British Library that exposes three pairs of spectacles that Jane purchased for herself and wore during the last years of her life, preserved by her descendants and donated to the London museum in 1999, show that her vision became significantly poor during the last few years, that was a source of considerable frustration for her which she made no secret in her personal writings of.

At the age of 40 poor Jane was to be almost completely blind - the tests have shown that while the lenses of the first pair of eyeglasses were graded to 1.75 diopters for each eye, those of the third pair, mounted on a turtle bone, were convex and graded for miopia 4.75 and 5.0 diopters, appropriate to a totally halved view - which means that she would have found it very difficult to see well enough to read or write with the approach of the moment of her death, with every probability  as a consequence to the formation of cataracts, definitely caused by intoxication induced by heavy metals that were often ingredients of the pharmaceutical preparations of the time; this factor, conjugate with the unusual rash that appeared on her face, as the mystery writer Lindsay Ashford makes us notice, would make us suspect that the heavy metal in question would be arsenic, present in the medicines of the time that 'cured' the rheumatism.




- picture 3 -  Jane Austen's spectacles on display at the British Library 



At this point we do compose a very different picture on the sudden death of our beloved writer, who would die, think, from arsenic poisoning, although completely accidental !

Well aware of the fact that at the time the medicine had yet to make much progress, that it were able to procure even intoxications and poisoning that could lead to death frankly leaves me baffled ...



Jane Austen was taken from us: how much unexhausted talent perished with her, how largely she might yet have contributed to the entertainment of her readers, if her life had been prolonged, cannot be known; but it is certain that the mine at which she had so long laboured was not worked out, and that she was still diligently employed in collecting fresh materials from it.2



I feel so pleased if you have followed me reading so far, I hope with keen interest because the inheritance that Jane Austen has left us belongs to each of us,
I wish you all the best and I embrace you so dearly, 
affectionate and esteemed friends of mine,


see you soon 💕









BIBLIOGRAPHIC SOURCES:

Caroline Austen, Mia zia Jane Austen. Ricordi, titolo originale dell'opera My Aunt Jane Austen. A Memoir by Caroline Austen, 1867, traduzione di Giuseppe Ierolli; 

Jane Austen, Lettere a cura di Giuseppe Ierolli, Utelibri, Bergamo, 2013; (http://www.jausten.it/jalettere.pdf)

J.E. Austen Leigh, A Memoir of Jane Austen LONDON, RICHARD BENTLEY AND SON, 1871;

Giuseppe Ierolli, Jane Austen si racconta, Utelibri, Bergamo, 2012;

Kim Wilson, At HOME with JANE AUSTEN, FRANCES LINCOLN LIMITED PUBLISHERS, United Kingdom, October 2014;

Daily Mail Online

BBC NEWS




QUOTATIONS:

1 - J.E. Austen Leigh, A Memoir of Jane Austen LONDON, RICHARD BENTLEY AND SON, 1871, CHAPTER 1, p. 2;

2 -Ididem, CHAPTER XIII, p. 192.


Cookies scented with violets, bringing Spring into your home !

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 I know a bank whereon the wild thyme blows
Where oxlips and the nodding violet grows
Quite over-canopied with luscious woodbine,
With sweet musk-roses, and with eglantine:
There sleeps Titania some time of the night,
Lull'd in these flowers with dances and delight:
And there the snake throws her enamell'd skin,
Weed wide enough to wrap a fairy in.



~~~

Conosco una riva in cui il timo selvatico vive rigoglioso,
Dove annuendo le primule e le viole crescono,
Coperte dal succulento caprifoglio che fa loro da baldacchino,
Con dolci rose moscate e la rosa canina:
Vi dorme Titania talvolta la notte,
Cullata da questi fiori con danze e gioia:
Ed ivi getta il serpente la sua pelle smaltata,
Come fosse erba selvatica abbastanza ampia per avvolgervi una fata.

William Shakespeare, Midsummer Night's Dream



Per me da sempre il profumo di viola è il profumo della primavera e qui a Tenuta Geremia di giorno in giorno, ormai, centinaia di nuovi capolini si sollevano dal manto dell'erba, fattosi precocemente di un bel verde brillante, e tra le foglie secche che fanno il tappeto invernale dei boschi, per guardare timidamente il sole e farsi scaldare dai suoi raggi, per profumare la rugiada della sera e del primo mattino di nuova vita.


Mi è sempre spiaciuto raccogliere questi delicatissimi fiori, ma il loro profumo me li rende talmente irresistibili 



e da anni preparo lo zucchero alle viole mammole, seguendo questa semplicissima ricetta che trovai molto tempo fa.



 ZUCCHERO ALLA VIOLETTA 


INGREDIENTI:

- 20 gr. di corolle di viole mammole appena raccolte 
- 120 gr. di zucchero semolato

Come si dovrebbe fare per ogni pianta spontanea, l'ideale è raccogliere i fiori o il mattino presto o all'imbrunire, anche se per me è preferibile il primo mattino perché la corolla conserva ancora del tutto intatto il suo profumo.
Poneteli nel frullatore insieme con lo zucchero triturando fino a che non avrete ottenuto un composto omogeneo e ben amalgamato; conservatelo per alcuni giorni in un piatto od in un barattolo aperto e mescolate di tanto in tanto di modo che lo zucchero possa perfettamente asciugare.
Lo potete usare per dolcificare ed aromatizzare tè e tisane e spolverandolo su pasticcini e torte darà un tocco primaverile anche quando la stagione sarà ormai trascorsa.
Non demoralizzatevi se dapprincipio le viole triturate sembrano perdere il loro profumo, lo riacquisteranno a mano a mano che asciugano.


Io lo uso soprattutto per preparare dei biscotti che profumano di bosco, per i quali costituisce l'ingrediente principale:



BISCOTTI PROFUMATI ALLA VIOLETTA 


INGREDIENTI:

- 200 gr. di farina '00' 
- 100 gr. di burro 
- 50 gr. di zucchero alla violetta 
- 60 gr. di zucchero bianco 
- 1 uovo intero 
- 1 cucchiaino di lievito per dolci 
- 1 pizzico di sale 

In una terrina piuttosto ampia mescolate la farina con lo zucchero, il lievito ed il sale. In un'altra tazza sbattete l’uovo, aggiungete il burro fuso e versare il composto così ottenuto nella terrina in cui avrete mischiato precedentemente la farina con gli altri ingredienti; impastate fino ad ottenere una palla, aggiustando di farina se necessario, e, come per ogni pasta frolla, lasciate riposare in frigo per almeno mezz’ora. Mettete quindi l'impasto sulla spianatoia e con lo stampino che più gradite ricavate dei biscotti alti 1,5 cm ca. e cuocete in forno a 180° per 10 -15 minuti.


Il risultato so che sarà un successo, non chiedetemi quanto tempo i biscotti così preparati si conservino, da noi durano pochi giorni !



Che la vostra settimana sia prodiga della gioia che meritate, 
ve lo auguro dal profondo del cuore


a presto 💕
















- picture 1





 I know a bank whereon the wild thyme blows
Where oxlips and the nodding violet grows
Quite over-canopied with luscious woodbine,
With sweet musk-roses, and with eglantine:
There sleeps Titania some time of the night,
Lull'd in these flowers with dances and delight:
And there the snake throws her enamell'd skin,
Weed wide enough to wrap a fairy in.

William Shakespeare, Midsummer Night's Dream





Since ever for me the scent of the purple violet is the scent of Spring and here at Tenuta Geremia from day to day, now, hundreds of new flower raises her little heads from the grass, now became bright green, and from the dry leaves that make the winter carpet of the woods, to timidly watch the sun and be heated by its rays, to scent the evening dew and the early morning of a new life.




- picture 2




I always felt sorry to gather these delicate flowers, but their scent makes them so irresistible to me




- picture 3


- picture 4




and for years I do prepare a sugar violets, following this simple recipe that I found long ago.




 SUGAR WITH VIOLETS 



- picture 5 on the left  




INGREDIENTS:

- 20 gr. (0,71 oz.) of freshly picked violets corollas
- 120 gr. (4,23 oz.) of sugar

As we should do for every wild plant, the ideal is to pick the flowers either early in the morning or at dusk, although for me it is preferable in the early morning because the corolla still retains entirely intact its fragrance.
Place them in a blender along with the sugar and mince until you obtain a homogeneous and well mixed clear violet mixture; put it in a dish or in an open jar for some days and mix occasionally with a teaspoon so that the sugar can perfectly dry.
You can use it to sweeten and flavor teas and dusting your pastries and cakes you'll will give them a Spring touch even when the season will be passed away.
Don't  become demoralized if at first the crushed violets seem to lose their scent, they'll gradually regain it drying.



I use it mainly to prepare the cookies smelling of woods at Spring, for which it is the main ingredient:





 COOKIES SCENTED WITH VIOLETS 




- picture 6 on the left - 



INGREDIENTS: 

- 2 cups of plain flour
- 3/8 cup of melted butter
- 2 1/2 tablesp. of violet sugar
- 3 tablesp. of sugar
- 1 teasp. of baking soda
- a pinch of salt

In a fairly large bowl mix the flour with the sugar, the baking powder and the salt. In another bowl beat the egg, add the melted butter and pour the mixture obtained in the bowl in which you have previously mixed the flour with the other ingredients; knead until you have a ball, adjusting of flour, if necessary, and, as with any plain pastry, let stand in your refrigerator for at least half an hour. Then put the dough on a work surface and with the stencil that you like most obtain cookies of almost 1.5 cm tall and bake them at 180° for 10 -15 minutes.


I know that the result will be a success, do not ask me how long the cookies so prepared may be preserved, here at home they last just a few days !



Wishing you a lovely week, 
take care, 


see you soon 💕





Edmund Spenser's 'The Faerie Queene'.

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 The noblest mind the best contentment has.
         
           The Faerie Queene, Book I, Canto I, St. 35.





Elizabeth I, The Rainbow Portrait (1600) attribuito a Marcus Gheeraerts the Younger (1561-1636)
nella collezione del marchese di Salisbury, in mostra a Hatfield House, Hatfield, Hertfordshire



Quest'oggi vi porto con me nel mondo epico - cavalleresco che animava la letteratura medievale Franca, prima, e poi la nostra, durante l'Umanesimo - Rinascimento, celebrata dall'Ariosto, dal Tasso, dal Boiardo.
Mancava al seppur ampio retroterra letterario anglosassone un poema che avesse contenuti allegorico didascalici - analogamente alla nostra Comedia che segna l'apice e della nostra storia letteraria e dell'intero repertorio medioevale proprio per le letture che di essa possono essere effettuate, ossia quella analogica, quella metaforica e quella anagogica - e che fosse contestualizzato pretestuosamente nell'epoca in cui fosse ambientato ... questo fino al XVI secolo, quando il grande e celebrato poeta Edmund Spencer diede, anche se incompleto, al mondo letterario inglese la composizione poetica di cui essa fino ad allora difettava: sto parlando di The Faerie Queene, tradotto nella nostra lingua ne 'La Regina delle Fate'.





~oO EDMUND SPENSER Oo



Nacque Spenser a Londra intorno all'anno 1552, secondo quanto appare più attendibile dai dati ricavati dalla sua stessa opera. 
Suo padre, John, era un modesto mercante di tessuti originario del Lancashire, e mandò il figlio alla scuola dei Merchant Taylors, da poco fondata dopo la quale, nel 1569, frequentò il Pembroke College di Cambridge dove si legò d'amicizia col dotto e pedante Gabriel Harvey e con altri intellettuali. Si dedicò agli studi classici e moderni entrando in contatto con il platonismo, nelle opere originali e attraverso gli interpreti italiani, con Dante, Virgilio e con la poesia francese e italiana. Lasciata l'università di Cambridge nel 1576 Spenser si recò nel paterno Lancashire dove s'innamorò d'una certa Rosalind, che alcuni vogliono identificare in quella o questa dama, mentre altri la considerano la convenzionale allegoria letteraria di moda al tempo. L'anno seguente lo troviamo a Londra dove l'amico Harvey lo presenta al potente Conte di Leicester, favorito della regina, a servizio del quale viene assunto nel 1578: era questi il nipote di Sir Philip Sidney, il perfetto cortigiano, l'ideale di ogni cavaliere. Per Sidney sente devota amicizia basata sull'identità di ideali artistici e morali e specialmente sulla comunanza delle idee politiche e religiose e come lui si rivela un tenace protestante tinto di misticismo platonico, accanito nemico dei cattolici, esaltatore della patria inglese da pochi anni divenuta indipendente da ogni autorità religiosa non nazionale.

Dopo aver dato avvio alla sua produzione letteraria nel 1579 con The Shepheards Calendar, il Calendario del Pastore, dedicata appunto a Sidney e composto di dodici egloghe pastorali, diviene segretario di Lord Grey, governatore d'Irlanda, nel 1580, ed in Irlanda lo seguì stabilendovisi come funzionario governativo; nel 1586 si trasferì nella tenuta di Kilcolman presso Cork, dove trascorse quasi tutto il resto della sua vita fino a quando, nel 1597, il castello di cui gli era stato fatto dono venne distrutto nel corso di una violenta rivolta irlandese e, rientrato a Londra nel 1598, vi morì nel 1599.

La sua morte segnò l'interruzione al settimo libro di quello che doveva divenire un poema nazionale, il poema di una vita, che lo tenne impegnato per un ventennio e che rimase incompiuto, un poema che nei suoi progetti doveva constare di dodici libri a cui cominciò con il mettere mano nel 1579 quando ancora si trovava in Irlanda, ma con la mente e con il cuore alla Corte di Londra, col pensiero rivolto alla sua Regina alla quale dedicò la sua più grande opera.





~oO THE FAERIE QUEENE Oo~

TO 
THE MOST HIGH
And
MAGNIFICENT
EMPRESSE RENOVV-
MED FOR PIETIE, VER-
TUE, AND ALL GRATIOVS
GOVERNMENT ELISABETH BY
THE GRACE OF GOOD QUEENE
OF ENGLAND, FRANVCE AND
IRELAND AND OF VIRGI-
NIA, DEFENDOVR OF THE
FAITH & c. HER MOST
HVMBLE SERVANVT
EDMVND SPENSER
DOTH IN ALL HV-
MILITIE DEDI-
CATE, PRE-
SENT
AND CONSECRATE THESE
HIS LABOVRS TO LIVE
WITH THE ETERNI-
TIE OF HER
FAME.



Prince Arthur and the Fairy Queen, 1788, by Johann Heinrich Füssli 



ALL'ECCELSA
POSSENTE

MAGNIFICA
IMPERATRICE
ELISABETTA,
CELEBRE PER MISERICORDIA,
VIRTU' E CAPACITA' DI GOVERNO,
PER GRAZIA DI DIO REGINA
D'INGHILTERRA, FRANCIA E IRLANDA
E DELLA VIRGINIA,
DIFENSORE DELLA FEDE
IL SUO SERVO PIU' DEVOTO,
EDMUND SPENSER,
IN TUTTA UMILTA' DEDICA
DONA E CONSACRA
QUESTE SUE FATICHE,
AFFINCHE' VIVANO
NELL'ETERNITA'
DELLA SUA
FAMA.


Anche se incompiuta rimane questa la sua più grande opera in quanto rappresenta il tentativo di riunire in sé tutte le correnti di pensiero del tempo: la tradizione allegorica medievale, l'epica classica, l'umanesimo rinascimentale, il neoplatonismo, l'epica italiana, il folclore inglese, il pensiero politico. Nel suo progetto, come già detto sopra, l'opera doveva constare di 12 libri, ciascuno di 12 canti, ma Spenser ne portò a termine solo i primi 6 ed alcuni frammenti del settimo. Se è vero che il suo modello era l'Orlando furioso di Ariosto, va detto che del nostro perde l'elemento ironico, poiché la narrazione si fa solenne ed il tono in cui la trama procede ci fa piuttosto pensare alla Gerusalemme Liberata del Tasso, ed è altesì vero che Spenser continua con il suo poema la tradizione allegorica medievale celebrando in ogni libro, attraverso le avventure di un cavaliere, una delle virtù definite da Aristotele nella sua Etica Nicomachea:

la Santità, emblematicamente impersonata dal Cavaliere dalla Rossa Croce (Libro I), che come ben comprendiamo sta a rappresentare il santo patrono d'Inghilterra, San Giorgio, ovvero l'intero popolo inglese di fede protestante; 

laTemperanza, nella figura di Guyon (Libro II), il cavaliere che impara la saggezza del detto classico ' Evitare gli eccessi';

laCastità, nelle vesti di Britomart, il cavaliere donna che, nell'allegoria di Spenser, suggerisce l'immagine della Regina Vergine, Elisabetta I d'Inghilterra in quanto 
simboleggia la Britannia, protagonista del Libro III che conclude la prima parte di The Faerie Queene; 

l'Amiciziasimboleggiata da Camblet e Telamond (Libro IV);

la Giustizia, impersonata dal cavaliere Arthegall il cui nome significa "uguale ad Artù", che sposerà Britomart secondo la profezia di Merlino (Libro V);

la Cortesiarappresentata dal cavaliere Calidore (Libro VI).


Una di George Percy Jacomb-Hood (1857-1929).
Nel poema epico 'The Faerie Queene', Una è la personificazione della Verità e della "Vera Chiesa", ella viaggia con il Cavaliere dalla Rossa Croce e sconfigge Duessa (che rappresenta il "Falso" - vale a dire la chiesa cattolica di Roma).



Britomart di Walter Crane.
Britomart è una figura allegorica del Vergine Cavaliere della Castità, che rappresenta la virtù inglese - in particolare, il potere militare inglese - attraverso una etimologia popolare che associa Brit-, come britannico, con Martis, qui pensato come "di Marte", il romano dio della guerra.




La Regina delle Fate rappresenta idealmente la Gloria e di fatto la Regina Vergine, Elisabetta I
Come egli scrisse a sir Walter Raleigh, 
"il fine ultimo di tutto il libro è quello di formare un gentiluomo con una virtuosa e nobile disciplina".

Il poema presenta una struttura decisamente complessa il che, unito all'incompiutezza dell'opera, crea talora difficoltà d'interpretazione, ma nei momenti più felici Spenser si mostra poeta estremamente musicale: la sua strofa, da lui denominata "spenseriana", è un talmente efficace mezzo di perfezione melodica che gli fece meritare, da parte del critico Charles Lamb, la definizione di "poeta dei poeti" e dimostra la sua abilità nel saper fruire delle risorse poetiche della sua propria lingua; Spenser si qualifica così quale fonte d'ispirazione, anche se in modi diversi, per autori romantici quali Milton, Keats e Wordsworth essendo divenuto il suo poema, già da manoscritto, prima ancora di venire pubblicato, riconosciuto come uno dei poemi più influenti appartenenti al patrimonio letterario-linguistico inglese.

Poteva My little old world prescindere almeno dal menzionare un siffatto capolavoro ?
Spero piuttosto con ciò di avervi fatto cosa gradita !

Sempre più vivamente ed affettuosamente vi ringrazio e vi auguro ogni bene,

a presto  💕










BIBLIOGRAFIA:

Andrew Hadfield, Edmund Spenser: A Life, OUP, Oxford, 2014;

LA REGINA DELLE FATE di Edmund Spenser, Testo inglese a fronte a cura di Thomas P. Roche, jr, Bompiani, Milano, 2012.



CITAZIONI:

1 - LA REGINA DELLE FATE di Edmund Spenser, Testo inglese a fronte a cura di Thomas P. Roche, jr, Bompiani, Milano, 2012, Introduzione al Libro I, pag. 3. 










 The noblest mind the best contentment has.
         
           The Faerie Queene, Book I, Canto I, St. 35.



- picture 1 - Elizabeth I, The Rainbow Portrait (1600) attribuited to Marcus Gheeraerts the Younger (1561–1636) in the collection of the Marquess of Salisbury, on display at Hatfield House, Hatfield, Hertfordshire




Today I'm taking you along with me to the epic world - that animated the French medieval chivalric literature, first, and then the Italian one, during the Humanism - Renaissance, celebrated by Ariosto, Tasso, Boiardo.

It lacked to the even wide Anglo-Saxon literary background a poem that contained allegorical and didactic elements - similarly to our Divina Comedia which marks the pinnacle of our entire medieval repertoire and of our literary history because of the readings that of it they can be made, ie the analog, the metaphorical and the anagogical - and that it were contextualized in the era during which it was written ... this until the sixteenth century, when the great and celebrated poet Edmund Spencer gave, even if incomplete, to the English literary world, the poetic composition of which it hitherto missed: I'm talking about The Faerie Queene.




~oO EDMUND SPENSER Oo


Spenser was born in London around the year 1552, as it appears from the most reliable data derived from his own works.




- picture 2 -  Portrait of Edmund Spenser by unknown author



His father, John, was a modest original cloth merchant coming from Lancashire, and sent him to the school of Merchant Taylors, recently founded, after which, in 1569, he attended Pembroke College, Cambridge, where he tied a friendship bond with the learned and pedantic Gabriel Harvey and other intellectuals. He devoted himself to classical and modern studies coming into contact with the Platonism, in original and Italians workd through its interpreters, with Dante, Virgil and the French and Italian poetry. After leaving the University of Cambridge in 1576 Spenser went to the father's Lancashire where he fell in love with a certain Rosalind, whom some want to identify with this or that lady, while others consider her the conventional literary allegory according to the fashion of the time. The following year we find him in London where his friend Harvey introduces him to the powerful Earl of Leicester, the Queen's favorite, for whose service he was hired in 1578: he was the nephew of Sir Philip Sidney, the perfect courtier, the 'ideal of every courtier. For Sidney he feels a devoted friendship based on the identity of artistic and moral ideals, and especially on the commonality of political and religious beliefs, and as he, he reveals a tenacious protestant stained of Platonic mysticism, relentless enemy of Catholics, magnifier of the English homeland, just for a few years became independent from every non-national religious authorities.

After having started his literary production in 1579 with The Shepheards Calendar, dedicated to Sidney, which consists of twelve pastoral eclogues, became secretary to Lord Grey, Governor of Ireland, in 1580, and followed to Ireland where he established himself as a government official; in 1586 he moved to the Kilcolman estate near Cork, where he spent most of the rest of his life until, in 1597, the castle which he received as a present was destroyed during a violent Irish uprising and, back in London in 1598, he died there in 1599.

His death marked the break of the seventh book of what was to become a national poem, the poem of life, which kept him busy for two decades, also if it remained unfinished, a poem in his projects which was to consist of twelve books that he began in 1579 when he was still in Ireland, but with his mind and heart to the Court of London, with his thought turned to his Queen to whom he dedicated his greatest work.





~oO THE FAERIE QUEENE Oo~

TO 
THE MOST HIGH
And
MAGNIFICENT
EMPRESSE RENOVV-
MED FOR PIETIE, VER-
TUE, AND ALL GRATIOVS
GOVERNMENT ELISABETH BY
THE GRACE OF GOOD QUEENE
OF ENGLAND, FRANVCE AND
IRELAND AND OF VIRGI-
NIA, DEFENDOVR OF THE
FAITH & c. HER MOST
HVMBLE SERVANVT
EDMVND SPENSER
DOTH IN ALL HV-
MILITIE DEDI-
CATE, PRE-
SENT
AND CONSECRATE THESE
HIS LABOVRS TO LIVE
WITH THE ETERNI-
TIE OF HER
FAME.



- picture 3 - Prince Arthur and the Fairy Queen, 1788, by Johann Heinrich Füssli 



Although it remains unfinished it represents his greatest work as an attempt to join together all the currents of thought of the time: the allegorical medieval tradition, the classical epic, the Renaissance humanism, the neo-Platonism, the Italian epic, the English folklore and the political thought. In his project, as mentioned above, the work was to consist of 12 books, each of 12 songs, but Spenser accomplished only the first 6 and some fragments of the 7th book. If it is true that his model was the Orlando Furiosoof Ariosto, it must be said that of it he loses the ironic element, since the narrative is solemn and the tone in which the plot proceeds makes us rather think of the Gerusalemme Liberata of Tasso, and it is also true that Spenser, with its masterpiece, continues the allegorical medieval tradition celebrating in every book, through the adventures of a knight, one of the virtues defined by Aristotle in his Nicomachean Ethics:

Sanctity, symbolically embodied by the Redcrosse Knight(Book Iwho, as we do well understand, represents the patron saint of England, St George, that is the entire English people of Protestant faith;

Temperance, in the figure of Guyon(Book II), the knight who learns the wisdom of the classic saying “Nothing in excess”;

Chastity, in the guise of Britomart (Book III), the knight woman who, in Spenser's allegory, connotes the Virgin Queen, Elizabeth I of England, given it symbolizes Britain, is the protagonist of theBook III that concludes the first part of The Faerie Queene;

Friendship, symbolized by Camblet and Telamond(Book IV);

Justice, personified by Knight Arthegall whose name means "equal to Arthur", who will marry Britomart according to Merlin's prophecy (Book V);

Courtesy, represented by the Knight Calidore (Book VI).



- picture 4 - Una by George Percy Jacomb-Hood (1857-1929). In the epic poem 'The Faerie Queene', Una is the personification of Truth and of the "True Church", she travels with the Redcrosse Knight and defeats Duessa (who represents the "false" - i.e. Catholic- church).



- picture 5 - Britomart by Walter Crane. Britomart is an allegorical figure of the virgin Knight of Chastity, representing English virtue - in particular, English military power - through a folk etymology that associated Brit-, as in Briton, with Martis, here thought of as "of Mars", the Roman war god.



The Fairy Queen ideally represents the Glory and in fact the Virgin Queen Elizabeth I.
As he wrote to Sir Walter Raleigh,
"The ultimate purpose of the whole book is to form a gentleman with a virtuous and noble discipline".

The poem has a very complex structure which, coupled with its incompleteness, sometimes creates difficulties of interpretation, but in his happiest moments Spenser shows extremely musical poetical virtues: his stanza, which he called "Spenserian", is a so effective mean of a melodic perfection that made him deserve, by the critic Charles Lamb, the definition of "poet amongst the poets" and demonstrates his skill in being able to benefit from the resources of his own poetic language; Spenser qualifies himself as a source of inspiration, even if in different ways, for romantic composers such as Milton, Keats and Wordsworth having become his poem, already as a manuscript - that is prior to being published - recognized as one of the most influential poems belonging to the iterary and linguistic English heritage.

Could My little old world disregard such a masterpiece?
I hope rather with this to have done something you loved !

More and more strongly and affectionately I thank you and wish you all my best,

see you soon 💕










BIBLIOGRAPHY:

Andrew Hadfield, Edmund Spenser: A Life, OUP, Oxford, 2014;

LA REGINA DELLE FATE di Edmund Spenser, Testo inglese a fronte a cura di Thomas P. Roche, jr, Bompiani, Milano, 2012.



QUOTATIONS:

1 - LA REGINA DELLE FATE di Edmund Spenser, Testo inglese a fronte a cura di Thomas P. Roche, jr, Bompiani, Milano, 2012, Introduction at the Book I p. 3. 



LINKING WITH:



PARIS IN BLOOM by Georgianna Lane.

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Did you ever happened to have a dialogue with a book?


What I'm talking you about is a dialogue made of of feelings, evocations, of emotions that the book arouses in us both with its images and its text, when both of them invite us to leaf through it, to go on with our reading ... 
That's an inner dialogue, an active interaction that we do establish with the book, almost as if it were equipped with some sort of vitality ...
And it is so that a book becomes a companion of serene moments of deep joy, of instants of gladness shared in inner silence, of travels to new unexplored worlds that give a bliss to our soul ... and when we concludes it, it leaves us a hint of loneliness that drives us to resume it to begin our reading again, because we do not want it to be no more part of our days ...


I happened a few times and only with books or written in the XIX century or related to it, belonginng to the world which I'm very intimately linked, but never before with a a book written a little before than I read it.

However, I add that I've never experienced before than now a great transportation to Paris, to which I have always preferred London and Vienna, cornerstones of the culture and the politics of the nineteenth-century, Paris has always been for me the city of  the "ennui", the fog, the frequent drizzling, the shy sun that shows itself rarely and wearily, its images have always provoked me a certain melancholy, the same that I find expressed in the fleeting brushstrokes of painting canvases belonging to theImpressionism, in the weariness films belonging both to this current and to the Poetic Realism and in the languid singing repertoire which constitutes the background of the last century, but Georgianna Lane, who of this City has a deep knowledge and an accurate attendance, allowed me to know it from a totally different perspective: to my eyes, thanks to her latest charming book, Paris materialized as the city of joy, of love, the city of flowers. 


Georgianna Lane, worldwide known as a photographer mainly of floral and landscapes themes, of romantic, poetic images that she only can create, spread in books, postcards, calendars, etc. has caught this peculiarity in the French capital and guides us along a route to be traveled between parks and gardens -A Parisian garden is a blooming, visual poem1 -, antique shops and flower local markets, wide gates, rose windows and stained glass windows of old buildings of worship and prestigious aristocratic residences, friezes, stucco ceilings and decorative tapestries gleaming of gold located in sumptuous royal and imperial palaces, where the flowers are repeated with redundancy and impetuosity becoming a sort of leitmotif, flowers that never fade because immortalized for centuries, flowers that we can find in bloom every new season.

What I'm talking you about is not only a book made of sensational images touching our heart and moving us with their beauty, it is a romantic diary written with transportation and empathy that only who knows this city for a long time and feels for it a sense of deep belonging could pen.


Some memories never fade: a stolen kiss, an exhilarating roller coaster ride, one's first trip to Paris. 2


and this, she tells us, of Paris is her very first memory, a memory kept in the depths of a soul intensely and genuinely kind and exceptionally passionate and idyllic, who believes in dreams and that makes you dream ...


The Duchess, film directed by Saul Dibb, 2008



My first and most indelebile memory of Paris is in a flower-filled garden: My mother and my fourteen-year-old self  share a pic nic on the immaculately manicured grounds of Notre Dame on the Île de la Cité - a simple but quintessentially French meal of cheese, paté, plump raspberries,warm baguette and a bottle of rosé all purchased on the island from our hotel on rue de Saints-Pères. The scents and sounds and sights are unforgettable - bright dahlias, geraniums, and roses line the faultless flower beds; one of the Bateaux Mouches floats by carrying laughing tourists; the late-summer sun warms the prickly grass; the magnificent rose windowoverlooks as it has for seven hundred years. And, as we spread out our classic repast, the echoing bells of the cathedral chime the hour, putting an audible exclamation point on a perfect moment in time. 3


The Duchess, film directed by Saul Dibb, 2008



Her first trip to the city of flowers has certainly played a key role in the image that of it she has created, the memory merged with the beauty and joyful atmosphere that then enveloped her to become a whole intimately lyrical and impressive, as do those memories that sometimes we feel comforted to evoke.


You feel enveloped by cascades of flowers ranging from soft shades of white - cream up to the brightest pink and purple, by the yellow in all its most delicate nuancesobserving the suggestive photographs that Georgianna took in the French capital, developed full-page, and the scent of the printed paper seems to mix with that of flowers, they really seem so close to us, the flowers, tells us the authoress, which are substantial for the abitus vivendi of theParisiennes, flowers to be displayed in generous pots on balconies that overlook the busiest and most known streets, or cut and put in a vase on the dining table, to scent a moment spent together, bought at a market or observed along the many boulevards that this season dress to feast their trees with truly extraordinary blooms that almost 'wrap' the passersby !


Yes, Paris in Bloom is a book that enchants, that every lover of Paris cannot miss to have in his own personal library, is a book that wins, for the style in which it is written, so gently immediately to arouse empathy and kindness, and the amazing images that brings in your hands, it is a book that leaves its mark, you will not forget that you've leafed it through, and, from time to time, it will 'invite you' to be reopened and lef trough, again and again, to rediscover in it always something new and captivating ... it is a book to present as a gift for the emotion it can donate.




I HEARTILY THANK GEORGIANNA LANE FOR THE POLITENESS AND THE ENTHUSIASM WHICH SHE HAS WELCOMED THIS PROJECT OF MINE WITH, FOR HAVING LET ME USE THESE PICTURES OF HERS AND FOR HAVING AGREED ME TO QUOTE FROM HER TEXT ALL THE STEPS I WANTED, I THANK HER FOR BEING SO SENSIBLE, GIFTED WITH THAT SENSITIVITY THAT MAKES LIVE AS SO SPECIAL EVEN THE SIMPLEST AND MOST IMMEDIATE THINGS, IS THIS THAT MAKES HER SO ADMIRABLE AND ESPECIALLY DEAR TO ME.



In the hope to have excited you with the Beauty and Delight that this reading gives, 
I'm wishing You all my best, 
with sincere Gratitude

see you soon 💕









BIBLIOGRAPHY:

Georgianna Lane, Paris in Bloom, Abrams Image Publisher, New York, 2017



QUOTATIONS:

1 -Georgianna Lane, Paris in Bloom, Abrams Image Publisher, New York, 2017, p.17;

2 - Ibidem, p.13;

3 - Ibid., p.17.








Vi è mai capitato di dialogare con un libro ?



- fotografia 1



Quello di cui vi sto parlando è un dialogo fatto di stati d'animo, di evocazioni, di emozioni che il libro suscita in noi e con le sue immagini e con il suo testo, quando entrambi ci invitano a sfogliarlo, a procedere nella lettura ... 
E' un dialogo interiore, un'interazione attiva che si stabilisce con il libro, quasi come se esso fosse dotato di una qualche sorta di vitalità ...
E' così che un libro diventa compagno di momenti sereni di letizia profonda, di attimi di gioia interiore condivisi nel silenzio, di viaggi verso nuovi mondi ancora inesplorati che donano una beatitudine dell'animo ... e quando lo si conclude ci lascia un sentore di solitudine che ci sprona a riprenderlo in mano per ricominciarne la lettura, perché non vogliamo che non faccia più parte delle nostre giornate ... 

A me è capitato alcune volte e solamente con libri o scritti nel XIX secolo o afferenti ad esso, al secolo al quale sono particolarmente, intimamente legata, ma mai prima d'ora mi era accaduto con un testo scritto poco tempo prima che lo leggessi.

Orbene, aggiungo che prima d'ora non ho mai avvertito un grande trasporto per Parigi, alla quale ho sempre preferito Londra e Vienna, capisaldi della cultura e della politica ottocentesca: Parigi è per me sempre stata la città dell'"ennuì", della nebbia, delle frequenti pioggerelle, del sole timido che si mostra di rado e fievolmente, le sue immagini mi hanno sempre suscitata una certa malinconia, la stessa che trovo espressa nelle fuggevoli pennellate delle tele appartenenti all'Impressionismo pittorico, nelle scialbe pellicole classificate in quello cinematografico o appartenenti al Realismo Poetico degli anni trenta ) e nel languido repertorio canoro che costituisce il retroterra del secolo scorso, ma Georgianna Lane, che di questa città ha una conoscenza ed una frequentazione profonda ed accurata, mi ha permesso di conoscerla da una prospettiva totalmente differente: Parigi si è concretata ai miei occhi, grazie al suo ultimo incantevole libro, come la città della gioia, dell'amore, la città dei fiori.



- fotografia 2




Georgianna Lane, nota nel mondo come fotografa botanica per le romantiche, poetiche immagini che riesce a creare, diffuse su libri, cartoline, calendari, etc. ha saputo cogliere questa peculiarità nella capitale francese e ci guida lungo un itinerario da percorrere tra parchi e giardini - Un giardino parigino in fiore è un poema visivo.1 -, antiche botteghe e mercati rionali di fiori, cancellate, rosoni e vetrate di antichi edifici di culto e prestigiose residenze aristocratiche, fregi, stucchi di soffitti e decori di tappezzerie rilucenti d'oro di sontuosi palazzi reali ed imperiali, dove i fiori si ripetono con ridondanza ed impetuosità divenendo una sorta di leit motivfiori che mai sfioriscono perché immortalati da secoli, fiori che si ripresentano in boccio ogni nuova stagione. 
Quello di cui vi sto parlando non è un libro fatto solamente di sensazionali immagini che toccano il cuore e commuovono per la loro bellezza, è un romantico diario scritto con il trasporto e l'empatia che solamente chi conosce questa città da molto tempo e prova per essa un sentimento di appartenenza poteva vergare.



Alcuni ricordi non svaniranno mai: un bacio rubato, un esilarante giro sulle montagne russe, il proprio primo viaggio a Parigi.2



e questo di Parigi, ci racconta, è il suo primissimo ricordo, un ricordo custodito nel profondo di un animo intensamente e sinceramente gentile ed eccezionalmente appassionato ed idilliaco, che crede nei sogni e che fa sognare ...




- fotografia 3 - The Duchess, film diretto nel 2008 da Saul Dibb






Il mio primo e più indelebile ricordo di Parigi è in un giardino pieno di fiori: mia madre ed io quattordicenne condividevamo un pic nic sul prato perfettamente curato di Notre Dame di Ile de la Cité - un pasto semplice ma tipicamente francese a base di formaggio, paté, lamponi grassocci, baguette calda e una bottiglia di rosé tutti acquistati sull'isola arrivando dal nostro hotel sulla rue de Saints-Pères. I profumi ed i suoni ed i luoghi sono indimenticabili - dalie luminose, gerani, rose allineano le aiuole impeccabilmente; uno dei Bateaux Mouches scorre portando ilari turisti; il sole di fine estate riscalda l'erba pungente; il magnifico rosone controlla tutto come fa da settecento anni. E, non appena abbiamo concluso il nostro spuntino caratteristico, le campane della cattedrale riecheggiando l'ora battuta con un carillon, mettono un punto esclamativo acustico su di un momento perfetto nel tempo. 3





- fotografia 4 - The Duchess, film diretto nel 2008 da Saul Dibb




Questo suo primo viaggio nella città dei fiori ha di sicuro giocato un ruolo fondamentale nell'immagine che di essa ella si è creata, il ricordo si è fuso con la bellezza ed il clima gioioso che allora l'avvolgeva per divenire un tutto intimamente lirico e suggestivo, come accade per tutti quei ricordi che talora ci riconforta evocare.




- fotografia 5




Ci si sente avvolgere da cascate di fiori che spaziano dalle tenui gradazioni del bianco - panna fino alle più accese del rosa e del lilla, da quelle del giallo in tutte le sue più delicate nuances nell'osservare le suggestive fotografie che Georgianna ha scattato nella capitale francese, sviluppate a piena pagina, ed il profumo della carta stampata sembra quasi confondersi con quello dei fiori, che realmente sembrano vicino a noi, i fiori che, sempre ci racconta l'autrice, sono parte integrante dell'abitus vivendi dei Parisiennes, fiori da esporre in vasi generosi sulle balconate che si affacciano sulle vie più trafficate e conosciute, oppure recisi da mettere in vaso sul tavolo da pranzo, per profumare un momento trascorso insieme, acquistati ad un mercato od osservati lungo i numerosi boulevards che in questa stagione vestono a festa i propri alberi con fioriture davvero straordinarie che quasi 'avvolgono' i passanti !




- fotografia 6




Sì, Paris in Bloom è un libro che incanta, che ogni amante di Parigi non può far mancare alla propria biblioteca personale, è un libro che conquista, per lo stile in cui è scritto, così delicatamente immediato da suscitare immedesimazione ed amorevolezza, e per le sorprendenti immagini che porta tra le vostre mani, è un libro che lascia il segno, che non dimenticherete di aver sfogliato, che di quando in quando 'vi inviterà' ad essere riaperto e risfogliato, ancora ed ancora, per riscoprire in esso sempre qualcosa di nuovo ed accattivante ... è un libro da donare per le emozioni che regala.




- fotografia 7





RINGRAZIO GEORGIANNA LANE PER LA DISPONIBILITA' E L'ENTUSIASMO CON CUI HA ACCOLTO QUESTO MIO PROGETTO, PER AVERMI MESSE A DISPOSIZIONE QUESTE SUE FOTOGRAFIE ED AVER ACCONSENTITO A CITARE DAL SUO TESTO TUTTI I PASSI CHE DESIDERASSI E LA RINGRAZIO PER ESSERE COSI' UNICAMENTE SENSIBILE, DOTATA DI QUELLA SENSIBILITA' CHE FA VIVERE COME ECCEZIONALI ANCHE LE COSE PIU' SEMPLICI ED IMMEDIATE, E' QUESTO CHE ME LA RENDE PARTICOLARMENTE CARA ED AMMIREVOLE.



Nella speranza di avervi entusiasmato con la bellezza e la gioia che dona questa lettura,
Vi auguro quanto di meglio possiate desiderare, 
con sincera gratitudine,


a presto 💕









BIBLIOGRAFIA:

Georgianna Lane, Paris in Bloom, Abrams Image Publisher, New York, 2017



CITAZIONI:

1 - Georgianna Lane, Paris in Bloom, Abrams Image Publisher, New York, 2017, p.17;

2 - Ibidem, p.13;

3 - Ibid., p.17.





The 'Downstairs' side of Country House Life.

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Gossip on the Stairs, Otto Erdmann (1834 - 1905)



Sapete ormai quanto ami il mondo che durante il periodo vittoriano ed edoardiano si muoveva 'Downstairs' ossia nei locali che erano collocati sotto le scale delle grandi, imponenti dimore situate nella campagna inglese ... forse perché mi è sempre apparso così gaio, vivace, sempre in fermento, ho sempre visto collaborazione e corporativismo tra i componenti la servitù, li ho sempre visti come se fossero, in fondo, componenti di una grande famiglia, poiché essendo tutti accomunati dall'essere lontano da casa era naturale che nascesse tra di loro un affetto particolare ... sì, mi sarebbe piaciuto, magari solo per qualche giorno, provare a vivere in una di quelle fastose dimore, ma magari come housekeeper - governante - o come cuoca, che, in ordine gerarchico, ad essa era immediatamente sottoposta, ma con davvero poche responsabilità in meno; la governante era il corrispettivo, tra i membri femminili, del butler - e non lo traduco con maggiordomo perché sarebbe riduttivo, non esiste la parola adeguata per me per descrivere in modo calzante le responsabilità ed i compiti amministrativi dell'intera casa che gravavano su di lui - analogamente al quale non aveva mansioni servili, bensì di ordine burocratico - gestionale ( a lei toccava dare gli stipendi ai dipendenti, ordinare le vettovaglie, sorvegliare su quanto veniva operato in cucina e nell'intera casa, dare ordini alla cuoca circa i voleri dei signori ).


La cuoca - cook - aveva la responsabilità di sostenere, con i piatti che preparava, la famiglia che le dava lavoro, senza far loro mancare nulla e senza chiedere denaro in più da spendere alla governante, doveva far fare a tutti i Signori che la mantenevano un figura decorosa in caso di feste o banchetti ed aveva 'sotto di sé' la plain cook, ossia colei che preparava piccoli pasti e spuntini per lo staff dei servi e la trained cook, ossia l'aiuto cuoca che le era di sostegno per i tocchi più sofisticati, magari esotici dei piatti da portare in tavola; le più giovani collaboratrici in cucina erano la kitchen maid e la scullery maid, poiché entrambe cominciavano a lavorare al compimento del quattordicesimo anno di età: la prima era addetta alla pulizia e alla mondatura delle verdure, oltre che alla pulizia dei locali tra la preparazione di un pasto ed un altro, mentre la seconda si occupava delle componenti meno impegnative delle portate da servire.

La cucina e le stanze ad essa collegate erano in fermento per tutte le ore della giornata, durante il periodo vittoriano ed edoardiano il costume voleva che fosse sempre il momento giusto per preparare pasti o spuntini ed il personale doveva sempre essere pronto e disponibile, ovviamente: 
Consumavano abbondanti colazioni costituite da numerosi piatti - kedgeree, uova e pancetta, e cacciagione cui avrebbero poi fatto seguito spuntini a metà mattinata costituiti da uova sode e toast. Il pranzo, un pasto molto più pesante di quanto ci si aspetterebbe oggi, vi avrebbe seguito nel giro di due ore o giù di lì, e il tè del pomeriggio sarebbe stato un pasto sostanzioso in sé, con panini e torte e marmellate che il cuoco aveva preparato. La cena sarebbe constata di quattro o cinque portate, e più tardi la sera ci sarebbe stati panini a disposizione per tutti coloro che avvertivano un certo languorino.

Ovviamente queste esagerate quantità di cibo giocavano a discapito della salute dei benestanti che vedevano accorciarsi enormemente le loro aspettative di vita, anche se periodicamente trascorrevano giorni di cura presso le 'spa' e le stazioni termali del tempo e, per converso, significavano un'enorme mole di lavoro per chi doveva cucinare... di certo in cucina non vi era chi si annoiava !

Anche se noi siamo soliti pensare alla servitù come ad una realtà misera, triste, deprivata o quanto meno afflitta, era questo in Gran Bretagna un mondo di tutto rispetto, che esistesse o meno confidenza tra Signori e personale di servizio, tanto che molto spesso le giovani, di umile estrazione sociale, questo sì, partivano come donne di fatica per raggiungere traguardi talora insperati ed impensabili, dato che non dovevano sostenere spesa alcuna per mantenersi, poiché anche se le loro paghe non erano elevate e talora dovevano inviare denaro alla famiglia, riuscivano negli anni a metter da parte un bel ... tesoretto !


Vi faccio l'esempio di Rosa Ovenden (1867 - 1952), conosciuta meglio con il cognome Lewis che assunse sopo il matrimonio.
Figlia di un imprenditore di pompe funebri nacque a Leyton, in Essex e lasciò la scuola all'età di 12 anni per divenire una 'ragazza di fatica'; dopo quattro anni il caso volle che fosse richiesta presso la dimore di reali esiliati e così venne a far parte dello staff del pretendente al Trono Francese, Philippe, Conte di Parigi, dove ebbe l'opportunità di imparare la lingua e la cucina che stava dilagando e divenendo al tempo così famosa per sostituirsi a quella così sostanziosa tipicamente vittoriana.
Stiamo parlando di una ragazza intraprendente per cui ben potete immaginare che presto ella divenne Head Kitchen Maid, ossia domestica a capo delle cucine, che non avrebbe dovuto cucinare, ma che lo faceva occasionalmente per gli ospiti di riguardo, non ultimo il Principe di Galles, futuro Re Edoardo VII che la volle conoscere e che entrò in confidenza con lei divenendone 'amico' .... ( ricordate quel post che pubblicai non molto tempo fa in cui vi rendevo note le sue numerose ... debolezze ... se volete potete trovarlo qui METTERE LINK ).
Rosa si stabilì quindi presso la dimora di un altro esule, il Duca d'Orleans, e da allora si spostava da una residenza aristocratica ad un'altra quando era richiesta in occasione di banchetti o parties divenendo ormai conosciuta come THE QUEEN OF COOKS, ossia LA REGINA DI TUTTE LE CUOCHE.


Rosa stava a poco a poco venendo in contatto con i membri più autorevoli dell'aristocrazia europea che alloggiavano a Londra e nel 1902 fu in grado di acquistare i locali del Cavendish Hotel in Jermyn Street del quale divenne conduttrice senza interrompere la sua carriera di cuoca sopraffine sopravvivendo alle due guerre mondiali e ad almeno un infarto.
Ecco, questa in poche righe la prodigiosa vita di colei che venne da tutti soprannominata The Duchess of Jermin Street e divenne famosa al punto che negli anni settanta la BBC dedicò a questo personaggio unico una fiction ( The Duchess of Duke Street ) tratto dal romanzo Vile Bodies di Evelyn Waugh(1930).


Rosa in età matura ritratta con il suo cagnolino Kippy



Tornando alla gerarchia che secondo regole ferree governava il mondo 'Downstairs', di livello inferiore sia alle governante che alla cuoca era la lady's maid, equivalente al femminile del gentleman's valet: costei, che potremmo definire la cameriera personale della signora, probabilmente di estrazione sociale medio-bassa, doveva avere dei requisiti che generalmente non erano richiesti per coloro che lavoravano in cucina, ossia doveva essere generalmente di bell'aspetto e saper parlare correttamente e fluentemente - meglio se oltre l'inglese conosceva anche il francese ( di solito le lady's maid erano di origine francese o svizzera ) - essendo colei che accompagnava per tutto il giorno ed in ogni circostanza la Lady, ed era vestita o di grigio o di nero in accordo alla sobrietà di cui si faceva portatrice, essendo di fatto parte dell'immagine che al pubblico la Lady offriva di sé; essa la abbigliava per qualsiasi evento, la sera le scaldava gli indumenti per la notte prima che li indossasse, compiva le cosìdette 'calls', ossia le visite di cortesia con lei, viaggiando spesso anche per lunghe distanze al suo fianco, insomma della sua Lady era quasi l'ombra.


World of Dreams, Lady Laura Theresa Alma-Tadema, 1876.



Doveva inoltre avere delle competenze specifiche che potessero far sì che fosse all'altezza del suo ruolo, quindi faceva dei corsi che la rendevano capace nel preparare composti cosmetici, abile nell'acconciare la lunga capigliatura che connotava la Lady vittoriana, aveva competenze anche in fatto di cucito - se per esempio durante un viaggio si fosse sdrucito in parte l'orlo della sottana della sua Lady, ella avrebbe dovuto essere in grado di intervenire con successo - ed avere una certa resistenza fisica e costanza, poiché il dover essere sempre al fianco della Lady, per esempio quando si recava ad un ballo dal quale rincasava il primo mattino, significava andare a dormire quando gli altri si alzavano, se prima doveva svestire, lavare, abbigliare per il riposo e mettere a letto la propria signora stanca della sua giornata, per poi finalmente accasciarsi sul proprio letto, spesso collocato nella stanza a fianco di quella della Lady ! 


Maid with Flagon, William Powell Frith, 1858.



Ecco perché generalmente le lady's maid erano chiamate 'Miss', perché sovente lo erano davvero, non si addiceva per certo l'avere una famiglia ad una ragazza impegnata in cotal guisa e e che doveva lavorare con una tale dedizione.

Ed infine rappresentavano, sempre da un punto di vista gerarchico, un caso a sé sia le parlourmaids che la chambermaids che stavano a metà, anche da un punto di vista strettamente pratico, tra il mondo 'Downstairs' e quello 'Upstairs', essendo le prime responsabili delle stanze 'pubbliche 'della casa - la morning room, il drawing room, il parlour, la library, di cui pulivano i tappeti, le inferiate e lucidavano i mobili ed erano responsabili dell'ordine che vi doveva regnare, 


The Secret, Wilhelm Amberg (1822 - 1899)




Femme de Chambre, Joseph Caraud, 1868.



mentre alle seconde competevano le camere da letto, dal momento in cui ne aprivano le imposte il mattino fino alla sera quando infine le riaccostavano: a loro spettava il compito di portare su il tè del mattino, la pulizia delle stanze ed il portare su per le scale acqua calda per lavare i padroni e gli eventuali ospiti.

Questo per quanto riguarda il mondo femminile, della servitù al maschile vi parlerò in una prossima occasione.




Vi giunga come sempre gradita la mia più sentita riconoscenza,
carissimi lettori ed amici,
e a voi che passate di qui per la prima volta
do il mio più caloroso benvenuto !



A presto 💕









FONTI BIBLIOGRAFICHE:

Judith Flanders, The Victorian HouseHarper Perennial, 2004;

Pamela HornThe Rise and Fall of the VICTORIAN SERVANT, Sutton Publishing LTD;

Pamela Horn, Life in the Victorian Country House, Shire Publisher, 2010;

Lee Jackson Daily Life in Victorian London: an Extraordinary Anthology, Kindle Edition, 2011;

Lee Jackson, A Dictionary of Victorian London: An A-Z of the Great Metropolis, Anthem Press, 2006; 

Trevor May, The Victorian Domestic Servant, Shire Publisher, 2008;
(qui ne trovate una breve anteprima)

Michael Paterson, PRIVATE LIFE IN BRITAIN'S STATELY HOMES - Masters and Servants in the Golden AgeConstable & Robinson Ltd., 2012;

Emily Augusta Patmore, THE SERVANT'S BEHAVIOUR BOOK or Hints on Manners and Dress for Maid Servants in Small Households by Mrs. Motherly, Bell and Daldy, London, 1859
- disponibile on-line al seguente indirizzo

https://archive.org/details/servantsbehavio00patmgoog

Pamela A. Sambrook, The Country House Servant, Sutton Publisher, 1999; 

Duties of Servants: A Practical Guide to the Routine of Domestic Service
by Member of the Aristocracy.



CITAZIONI:

1 - Michael Paterson, PRIVATE LIFE IN BRITAIN'S STATELY HOMES - Masters and Servants in the Golden AgeConstable & Robinson Ltd., 2012, pag. 2012.








- picture 1 - Gossip on the Stairs, Otto Erdmann (1834 - 1905)




You know how much I love the world that during the Victorian and Edwardian age lived 'Downstairs', that is in the environments that were placed under the stairs of the large, stately homes located in the English countryside ... maybe because I've always seen it so cheerful, lively, always in turmoil, I always saw corporatism and collaboration between the members of the servitude, I have always seen them as if they were, after all, members of a large family, since, being them all united from being away from home, it was natural that it were born a special affection among them ... yes, I would have liked, if only for a few days, to try living in one of those lavish homes, but perhaps as a housekeeper or as a cook, that, in hierarchical order, was immediately subjected to her, but with very few responsibilities in less; the housekeeper was the corresponding, amongst female members, of the the butler similar to what she had not menial jobs, but bureaucratic - managerial ones (she had to give salaries to the employees, to order supplies, to monitor of what was practiced in the kitchen and throughout the house and to give orders to the cook about the wishes of the masters).




- picture 2




The cook had the responsibility to support, with the dishes she prepared, the family who gave her her work, without letting her masters leave anything and without asking for more money to spend  for the meals at the housekeeper, she had to do everything that would maintained a dignified figure to her masters in the case of parties or banquets and had 'beneath her' the plain cook, that she was who had to prepare small meals and snacks for the staff of servants and the trained cook, ie the help cook who had to support her for more sophisticated touches in her preparations, maybe exotic dishes for special occasions; the younger helpers in the kitchen was the kitchen maid and the scullery maid, since both of them began to work at the age of  fourteen: the first was involved in the cleaning and peeling of vegetables, as well as the cleaning of the rooms around the kitchen between the preparation of a meal and another, while the second took care of the less demanding components of the courses to be served.




- picture 3 on the left - The kitchen and the rooms connected to it were abuzz all hours of the day long, during the Victorian and Edwardian era, the costume ever wanted it to be the right time to prepare meals or snacks and the staff always had to be ready and willing, of course: 

They ate very large breakfasts of numerous dishes - kedgeree, bacon and eggs, and game. There would then be mid-morning snzcks prepared for them, such as boiled eggs and toast. Luncheon, a much heavier repast than we would expect today,would followw within two hours or so, and afternoon tea would be a substantial meal in itself, with sandwiches and cakes and jams that the cook would have made. Dinner would be of four or five courses, and later in the evening there would be more sandwiches laid out for anyone who was feeling peckish. 1

Obviously these exaggerated quantities of food were playing at the expense of the health of the wealthy who saw their life expectancy greatly shorten, although regularly spent days of treatment at the spas of the time and, on the other hand, it meant an enormous amount of work for those who worked in the kitchen ... certainly there was not who he was bored there !
Although we usually think of servitude as such a miserable reality, sad, deprived or at least afflicted, this was in Britain a world of all respect, whether there were confidence or not between Masters and service personnel, so that very often young people, of humble social background, started their career as a 'fatigue girl' to achieve goals sometimes unexpected and unthinkable, given that they should not support any spending for living, because even if their wages were not high and sometimes had to send money to their family, with the passing of the times they could put aside a nice ... treasure!




- picture 4 on the right - Let me give you the example of Rosa Ovenden (1867 - 1952), better known with her surname Lewis which she assumed after her wedding.
Daughter of an undertaker Rosa was born in Leyton, Essex and left school at age 12 to become a maid of all works; after four years she happened to be required at the residences of royal exile from France and so she became part of the staff of the pretender to the French throne, Philippe, Count of Paris, where she had the opportunity to learn the language and the art of the 'cuisine' that was spreading and becoming at once so famous to replace, little by little that so nourishing typically Victorian.
We are talking about a resourceful girl so you can well imagine that soon she became Head Kitchen Maid, ie domestic head of the kitchens, that is that she should not have to cook, but she did it occasionally for important guests, not least the Prince of Wales, future King Edward VII, who wanted to know her, and who grew a so very close friend of hers to become on eof her lovers .... ( remember the post that I published not long ago in which I made you aware of his many 'weaknesses' ... if you want ... you can find it HERE - PUT LINK).

Rosa settled then at the home of another exile, the Duke of Orleans, and since then she moved from an aristocratic residence to another when she was required for banquets or parties now becoming known and named THE QUEEN OF ALL COOKS.




- picture 5




Rosa was gradually coming into contact with the most influential members of the European aristocracy who were staying in London and in 1902 she was able to buy the premises of the Cavendish Hotel in Jermyn Street which she managed without interrupting her career as a superfine cook surviving two world wars and at least one heart attack.
Here, in this few lines the prodigious life of the woman who was by all dubbed The Duchess of Jermin Street and became popular to the point that in the seventies the BBC devoted to this unique character a fiction (The Duchess of Duke Street) adapted from the novel Vile Bodies by Evelyn Waugh (1930).




- picture 6 - Rose in her mature age with her little dog Kippy




Coming back to the hierarchy which according to strict rules governed the world 'Downstairs', at the lower level of the housekeeper  and  the cook there was the lady's maid, equivalent of the gentleman's valet: she, probably coming from medium-low class, must had the requirements that generally weren't necessary for those working in the kitchen, given she had to be generally good-looking and know how to speak correctly and fluently - better if besides English also knew French (usually the lady's maid were of French or Swiss origin) - being the one who accompanied the Lady throughout the day and in all circumstances, and she was usually dressed in gray or black according to the sobriety of which she was bearer, being in fact part of the image that at the public the Lady offered of herself; she dressed her for any event, the evening warmed her clothing for the night before she wore them, with her she did the so called 'calls', ie courtesy visits with her, often travelling for long distances at her side, in short, she was almost her Lady's shadow.




- picture 7 - World of Dreams, Lady Laura Theresa Alma-Tadema, 1876.




She also had to have have specific skills that made her deserve her position, that's why she did some courses that made her capable of preparing cosmetic compounds, skilled with arranging the long hair that connoted the Victorian Ladies, and also had responsibilities in terms of sewing - if for example during a journeyher Lady had torn in part the hem of her skirt, she would have to be able to intervene with success - and have a certain physical strength and constancy, since she always had to be at the side of her Lady, for example, when she went to a ball from which she came back home early in the morning, it meant going to sleep when the others got up, since she first had to undress her mistress, to wash her, to dress herlady tired for her day and then finally collapse on her own bed, often placed in the room next to the Lady's.




- picture 8 - Maid with Flagon, William Powell Frith, 1858.




That's why usually the lady's maid was called 'Miss', because often they really were not married, given such a busy life didn't suit for sure to a woman who had a family.

And finally, always from a hierarchical point of view, a special case was represented by the parlourmaids and the chambermaids who were between, also from a strictly practical point of view, the world 'Downstairs' and that 'Upstairs', being the first responsible for the 'public' rooms of the house - the morning room, the drawing room, the parlor, the library, of which they cleaned carpets, grates and polished all the furniture, and were responsible for order that was to reign there,




- picture 9 - The Secret, Wilhelm Amberg (1822 - 1899)


- picture 10 - Femme de Chambre, Joseph Caraud, 1868.




while the latter competed bedrooms, from the moment they opened the shutters in the morning until the evening when finally the closed them: they had the task of bringing upside the morning tea, of cleaning the rooms and bring up the stairs hot water to wash the masters and possible guests.

So much for the feminine world of servitude, about male servants I'm going to deal with it in a future occasion.




May it reach you welcome, as usual, my most heartfelt gratitude,
dear Readers and Friends,
and as for you who are passing by here for the first time
I give you my warmest welcome !




See you soon 💕










BIBLIOGRAPHIC SOURCES:

Judith Flanders, The Victorian HouseHarper Perennial, 2004;

Pamela HornThe Rise and Fall of the VICTORIAN SERVANT, Sutton Publishing LTD;

Pamela Horn, Life in the Victorian Country House, Shire Publisher, 2010;

Lee Jackson Daily Life in Victorian London: an Extraordinary Anthology, Kindle Edition, 2011;

Lee Jackson, A Dictionary of Victorian London: An A-Z of the Great Metropolis, Anthem Press, 2006; 

Trevor May, The Victorian Domestic Servant, Shire Publisher, 2008;
(qui ne trovate una breve anteprima)

Michael Paterson, PRIVATE LIFE IN BRITAIN'S STATELY HOMES - Masters and Servants in the Golden AgeConstable & Robinson Ltd., 2012;

Emily Augusta Patmore, THE SERVANT'S BEHAVIOUR BOOK or Hints on Manners and Dress for Maid Servants in Small Households by Mrs. Motherly, Bell and Daldy, London, 1859
- disponibile on-line al seguente indirizzo

https://archive.org/details/servantsbehavio00patmgoog

Pamela A. Sambrook, The Country House Servant, Sutton Publisher, 1999; 

Duties of Servants: A Practical Guide to the Routine of Domestic Service
by Member of the Aristocracy.



QUOTATIONS:

1 - Michael Paterson, PRIVATE LIFE IN BRITAIN'S STATELY HOMES - Masters and Servants in the Golden AgeConstable & Robinson Ltd., 2012, p. 2012.


To welcome Easter in the simplest of ways

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Today I'm sharing just a few Easter decorations I composed to welcome these festive days which this year mark the pinnacle of our Spring in bloom: I've just let my heart drive me to use the simplest things which are often the most Beautiful and able to speak to one's mind.



To live in the open country means to find quite easily all the things which are necessary: it was enough to keep some branches of the Clematis Montana I have climbing on a wrought iron pergola that embellish our kitchen door - Hubby made it a few years ago - which died during the winter, when I pruned it last week, to pick some twigs in flowers from a peach tree of ours, and to preserve the peaks of the boxwood hedge which flanks our home that I pruned last month ( they're so precious since the will keep their green for a long time and seem laurel twigs ) to give it back its shape after an abundant growth during the Winter to obtain thus a simple centerpiece, using also a little tray made of wicker I had at home


but the attention should have been caught, I suppose, by the real nest I placed in its centre: it has a special meaning to me given I found it in the brambles when we first came here at Tenuta Geremia and began our hard works of reclamation of all the land surrounding the main building.


Since then every year I find new nests because every year our birds interweave new ones, but this was the very first I found and I treasure it so much !
I'm going to place this little composition in the middle of our kitchen table and keep it all Spring long, it's so simple and sweet !



In our living room I placed this little wooden hand-made box resembling an ancient drawer for its patina and I've filled it with painted and decorated eggs: I used empty eggs, some paint in the shades of grey and green and little pieces of trimmings and I obtained the simplest things I could put together !





I think I'm placing it in the centre of our Easter table, the table cloth is beige and the dishes are pale green ... I hope it will be fine !




And finally let me wish a Blessed Easter to you all,
may it be Happy and Bright !


With the most sincere thankfulness














Oggi mi piace condividere con voi 
alcune decorazioni pasquali che ho composto con l'intenzione di accogliere questi giorni di festa che quest'anno segnano l'apice della nostra primavera in fiore, lasciando che fosse il mio cuore a guidarmi, il cuore che suggerisce sempre di utilizzare le cose più semplici che sono spesso le più belle 
e quelle più in grado di parlare all'animo.




- fotografia 1



Vivere in campagna significa trovare abbastanza facilmente tutte le cose che sono necessarie: mi è stato sufficiente conservare alcuni rami della Clematis Montana che si arrampica alla pergola in ferro battuto che decora la porta della nostra cucina - Hubby la fece alcuni fa - che sono morti durante l'inverno, quando l'ho potata la settimana scorsa, raccogliere alcuni rametti in fiore da uno dei nostri peschi e tenere da parte le cime della siepe di bosso che costeggia la nostra casa e che ho potato il ​​mese scorso (sono così preziosi dal momento che manterranno il loro colore verde per un lungo periodo di tempo sembrando piccoli ramoscelli di alloro) per ricondurlo alla sua forma originaria dopo una crescita abbondante durante l'inverno, per ottenere un centrotavola semplice, utilizzando inoltre un piccolo vassoio in vimini che avevo in casa




 - fotografia 2




ma l'attenzione dovrebbe essere attirata, suppongo, dal vero nido che ho messo nel suo centro: ha un significato speciale per me dato che lo trovai nei rovi non appena giungemmo e ci stabilimmo qui a Tenuta Geremia ed iniziammo i nostri duri lavori di bonifica di tutto il terreno circostante l'edificio principale.




- fotografia 3




Da allora ogni anno trovo nuovi nidi perché ogni anno i nostri uccelli ne intrecciano magistralmente di nuovi, ma questo è stato il primo che ho trovato e vi sono così tanto affezionata !
Ho intenzione di mettere questa piccola composizione nel mezzo del tavolo della nostra cucina e conservarlo per tutta la primavera, è talmente semplice e dolce !



- fotografia 4






Nel nostro soggiorno ho messo questa piccola scatola fatta a mano in legno che assomiglia ad un antico cassetto per la sua patina e l'ho riempita con uova dipinte e decorate: ho usato le uova svuotate, un po' di vernice nei toni del grigio e del verde e piccoli pezzi di di passamanerie ottenendo così quanto di più semplice potessi mettere insieme!




- fotografia 5


- fotografia 6


- fotografia 7


- fotografia 8




Penso di porlo al centro della nostra tavola di Pasqua, la tovaglia è beige ed i piatti sono di un verde pallido ... spero starà bene !




- fotografia 9





FRIENDSHIP IS ...TO SHARE A CUP OF TEA - The Enchanting Rose 10th Tea Cup & Mug Exchange.

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“I can just imagine myself sitting down at the head of the table and pouring out the tea," said Anne, shutting her eyes ecstatically. "And asking Diana if she takes sugar! I know she doesn't but of course I'll ask her just as if I didn't know.” 

L.M. Montgomery, Anne of Green Gables (1908)




FROM MY JOURNAL: 



March, 7th 


For the first time I'm taking part to the TEA CUP & MUG & EXCHANGE managed for a good 10 years by the lovely Stephanie at the blog The Enchanting Rose that connects women of all ages from all over the world.

The fate would have it, my name was linked to that of Miriam, a Lady of North-Eastern Europe (Estonia) whom I have not the pleasure of knowing yet, but I know that with her I share the love for this magical infusion, for everything is old and talks about the past, for the arts of embroidery and sewing,... I knew that this party would have given me some surprises !

I had started years ago a collection of tea cups dating back to the XIXth century to which now and then I added a few pieces when I happened to find rarities at flea markets, but for some time I had left out the idea; now this opportunity has given me the chance to keep them in hand again, but I could not find the one that persuaded me completely, as much as to be shipped to Miriam ... and then again I resorted to Susy at the blog Susycottagewho has sent me a cup dating back to the 40': I found it perfect, cool of Spring, filled with joy like this ... 'virtual meeting', gifted with the cheerful colors that our gardens are taking on during these days ... I just hope that Miriam will like it !



I've added a sachet with a few pouches of English Breakfast Tea, with a touch of Victorian style I so love, you know,



and I sewed a little heart to which I applied some yarn decoration flower-shaped and a ceramic botton with the drawings of a flower, then I finally tied some little chocolates to it .



I wonder who is preparing the packet addressed to me ... this exciting game that is all a surprise and will end on April 19th when we all will have our cup and we could enjoy our tea ... together when our 'tea reveal party' born in the name of the Friendship that knows no boundaries will be held






March, 27th 


After just over a week since I have prepared and sent my package to Miriam, I read in the mails this morning that everything is already in her hands, I read the joy in her words, the one which comes from what surprises us pleasantly - I didn't know that she was fascinated with golden decorations, which the tea cup and its saucer also have !!! - and I'm so happy, contented more and more by taking part at this delightful initiative that is becoming to grow exciting, since also some blogger friends are beginning to receive their 'goodies'.





April 6th 

It was late in the morning and I was working in the front yard with my beloved geese, warmed by the April sun, when the postman called me since he was bringing a box coming from Australia ... suddenly my mind went to Stephanie's party and I immediately felt raptured !
Oh my word, how many treats Belle sent me, and how, how wonderful they all are, she seems to know me, for she guessed truly my taste, all is wrapped with the delicacy which only who loves beauty has as a gift !





The cup and its saucer have as decoration the flowers I love most, wonderful roses and violets,



and they belong to this wonderful gift also tea and fruits flavored infusion pouches, a trimmed doily, some Pink Lady Cream Filled truffles ( they're simply outstanding !) in a small glass tray that I'm going to use for the poutpourry I take in our living room, a fragranced sachet to perfume my underwear in the drawers and a pocket notebook in Victorian style, a true gem to me !



I'm sincerely feeling so blessed by such a friendship, Belle is really a Lady gifted with a unique taste !

And so let's definitely enjoy this tea together, thanking Stephanie for her boundless goodwill and generosity.
My adorable Augustus seems to like all Belle's goodies (I wonder if he noticed the teatowel I have that seems pendant with the tea cup having it the same flowers and the same colors!)



especially her beautiful cup



 and our tea so much ... 




"May I join you ?"




With the most sincere gratitude,

I'm thanking Stephanie and you all for the joy which you've filled these days of mine with  !


See you soon 💕














DAL MIO DIARIO :


 7 marzo 


Per la prima volta partecipo al CUP OF TEA & MUG EXCHANGE curato da ben 10 anni dalla deliziosa Stephanie del blog The Enchanting Rose che collega donne di ogni età da un capo all'altro del mondo.

La sorte ha voluto che il mio nome fosse legato a quello di Miriam, una Lady dell'Europa del Nord-Est (Estonia) che ancora non ho il piacere di conoscere, ma con cui so di condividere l'amore per questo magico infuso, per ciò che è antico e parla di passato, per le arti del ricamo e del cucito, ... sapevo che questo party mi avrebbe riservato delle sorprese !

Avevo iniziato anni fa una collezione di tazze da tè risalenti al XIX secolo alla quale di tanto in tanto aggiungevo qualche pezzo quando mi capitava di trovare rarità ai mercatini dell'antiquariato, ma da tempo avevo tralasciato l'idea; ora questa occasione mi ha dato l'opportunità di rispolverarle, ma non trovavo quella che mi persuadeva del tutto, tanto da poter spedire ... ed allora ancora una volta sono ricorsa a Susy del blog Susycottage che mi ha inviata una tazza risalente agli anni '40: l'ho trovata perfetta, fresca di primavera, gioiosa come questo ... 'raduno virtuale', colorata dei colori che stanno assumendo i nostri giardini in questi giorni ... spero solo che incontri il gusto di Miriam !





- fotografia 2 - Dettagli decorazione piattino e tazza, dietro e davanti




Ho aggiunto una bustina con alcuni sacchetti di English Breakfast Tea, creata con un tocco di stile vittoriano che tanto amo, lo sapete ormai, 




- fotografia 3




e ho cucito un piccolo cuore a cui ho applicato qualche decorazione di filato bianco a forma di fiore ed un bottone in ceramica con un fiore disegnato; infine vi ho legato alcune piccoli cioccolatini con dello spaghetto ...




- fotografia 4




E chissà chi starà preparando il pacchettino indirizzato a me ... entusiasmante questo gioco che è tutto una sorpresa e che si concluderà il 19 di aprile quando avremo tutte la nostra tazza e potremo gustare il nostro tè ... insieme, quando si terrà il nostro 'tea reveal party' all'insegna dell'Amicizia che non conosce confini !




- fotografia 5





 27 marzo  


Dopo poco più di una settimana da che ho preparato ed inviato il mio pacchetto a Miriam, leggo nelle mails di questa mattina che tutto è già nelle sue mani, leggo la gioia nelle sue parole, quella che deriva da ciò che ci sorprende piacevolmente - non sapevo che l'affascinassero i decori in oro che casualmente fregiano la tazza !!! - e sono così lieta, sempre più paga dal partecipare a questa deliziosa iniziativa che si sta facendo sempre più entusiasmante, mentre anche alcune amiche blogger stanno cominciando a ricevere le loro 'chicche'.





- fotografia 6





~ 6 aprile ~


Era tarda mattinata e stavo lavorando nel cortile davanti casa con la mie amata oche, riscaldata dal sole d'aprile, quando il postino mi ha chiamato poiché recava una scatola indirizzata a me proveniente dall'Australia ... improvvisamente la mia mente è corsa al party di Stephanie e mi sono sentito subito al settimo cielo !
Oh, non mi crederete, quante chicche Belle mi ha inviate, e sono tutte meravigliose, lei sembra quasi conoscermi perché ha realmente indovinato il mio gusto, tutto è fasciato con la grazia e la delicatezza che solo chi ama la bellezza ha come dono !




- fotografia 7



- fotografia 8



La tazza ed il piattino sono decorati con i fiori che più amo, meravigliose rose e viole, 




- fotografia 9




e fanno parte del meraviglioso dono sacchetti di tè ed infusi aromatizzati alla frutta, tartufi di cioccolato ripieni - una delizia per il palato - marca Pink Lady in un piccolo vassoio di vetro che ho intenzione di utilizzare per il potpourry che tengo nel nostro salotto, una bustina profuma biancheria e un taccuino tascabile in stile vittoriano che è un vero gioiello per me !



- fotografia 10





Sento di dover dire che sono realmente stata fortunata a trovare a una tale amica con cui corrispondere, Belle è davvero una donna dotata di un gusto unico !

Ed allora godiamoci al fine questo tè insieme, ringraziando la deliziosa Stephanie per la sua benevolenza che non conosce limiti, così come la sua generosità.

Il mio adorabile Augusto sembra gradire tutte le chicche che mi ha inviate Belle (chissà se avrà notato la tovaglietta da tè che sembra pendant con la tazza avendo gli stessi fiori e gli stessi colori !)




- fotografia 11




specialmente la sua bellissima tazza




- fotografia 12




ed il nostro tè ...



- fotografia 13




- "Posso unirmi a voi ?".







Con la più sincera gratitudine,

ringrazio Stephanie e tutti voi per la gioia con cui avete colmato questi miei giorni !


A presto 💕









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Lines Written in Early Spring: William Wordsworth, the Romanticism in the English poetry and Rydal Mount.

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Lines Written in Early Spring.

I heard a thousand blended notes, 
While in a grove I sate reclined, 
In that sweet mood when pleasant thoughts 
Bring sad thoughts to the mind. 

To her fair works did Nature link 
The human soul that through me ran; 
And much it grieved my heart to think 
What man has made of man. 

Through primrose tufts, in that green bower, 
The periwinkle trailed its wreaths; 
And ’tis my faith that every flower 
Enjoys the air it breathes. 




The birds around me hopped and played, 
Their thoughts I cannot measure:— 
But the least motion which they made 
It seemed a thrill of pleasure. 

The budding twigs spread out their fan, 
To catch the breezy air; 
And I must think, do all I can, 
That there was pleasure there. 

If this belief from heaven be sent, 
If such be Nature’s holy plan, 
Have I not reason to lament 
What man has made of man?


William Wordsworth,  April 1798.




Along with Samuel Taylor Coleridge, William Wordsworth is considered in full-standing the poet who, at the end of the eighteenth century, introduced the Romantic movement in the English poetry scene consecrated by the LYRICAL BALLADS (1798) - at which worked they worked together in four poems, the luckiest of which by far is The Rime of the Ancient Mariner - because in his entire poetic production shows a particular sensitivity and affinity with the Nature, so much so that sometimes he's also defined as the initiator of the Naturalism, often with the Romantiscism superimposed and aligned , especially if we read the famous lines of his poetry I wandered Lonely as a Cloud, also known under the title Daffolids, which of the English Romance can be considered a sort of 'manifesto':

I wandered lonely as a cloud
that floats on high o'er vales and hills,
when all at once I saw a crowd,
a host, of golden daffodils;
beside the lake, beneath the trees,
fluttering and dancing in the breeze.

Continuous as the stars that shine
And twinkle on the milky way,
They stretched in never-ending line
Along the margin of a bay:
Ten thousand saw I at a glance,
Tossing their heads in sprightly dance.

The waves beside them danced; but they
Out-did the sparkling waves in glee:
A poet could not but be gay,
In such a jocund company.
I gazed--and gazed--but little thought
What wealth the show to me had brought:

For oft, when on my couch I lie
In vacant or in pensive mood,
They flash upon that inward eye
Which is the bliss of solitude;
And then my heart with pleasure fills,
And dances with the daffodils.


William Wordsworth, April 10th, 1815



It is Dorothy, the poet's sister whose extraordinary sensitivity became a key point of mediation in his dialogue with the Nature, who describes the occasion that gave rise to his desire to write these verses:

« When we were in the woods beyond Gowbarrow Park we saw a few daffodils close to the water side, we fancied that the lake had floated the seed ashore & that the little colony had so sprung up – But as we went along there were more & yet more & at last under the boughs of the trees, we saw that there was a long belt of them along the shore, about the breadth of a country turnpike road. I never saw daffodils so beautiful they grew among the mossy stones about and about them, some rested their heads upon these stones as on a pillow for weariness & the rest tossed and reeled and danced & seemed as if they verily laughed with the wind that blew upon them over the Lake, they looked so gay ever dancing ever changing. This wind blew directly over the lake to them. There was here & there a little knot & a few stragglers a few yards higher up but they were so few as not to disturb the simplicity & unity & life of that one busy highway – We rested again & again » 1


The empathy for Nature which Wordsworth patently manifest to exist in his mind and the 'conversation' which he entertains with It introduces he to us as a man with a keener sensitivity than what is ordinary to have, with more enthusiasm and more feeling than it's usual, with a deeper knowledge of the human nature and a soul capable of greater understanding; everything leads us to suppose that if it had not become a poet, in all likelihood he would have become a landscape designer, it's enought to have a look at how he organized the green which he designed and realized in the residence at the time that he had already chosen for his family, composed by his wife Mary, three of their children, John, William and Dora - two had died just the year before: Catherine, aged three, for seizures, and Thomas, six, for measles - and his sister Dorothy: I'm talking about Rydal Mount,




a lovely house located in the Lake District, where he spent about half of his life, ie 37 years, until his death which came in 1850: rented in 1813 it became the place that rocked each verse of his since then and where, on the other hand, he gave the final form to the poem that made him famous, and which a few minutes ago we have read just above.

Here he gave life to an extraordinary Romantic garden which still preserves intact the original imprint that he would give it, leading him to dig by his own hand four long terraces and a series of natural pools, moving the stones to vary the sound. One of them became home to some goldfish that were donated to Dorothy in a glass jar and the gesture to render them the freedom inspired in him two poems, that's why when some visitors or guests arrived at Rydal Mount, when they were shown the house, the servant so expressed himself:



“This is my master’s library... but his study is out of doors.”2



In Wordsworth the transportation for the Nature is evident and tangible, and the frequentation of Coleridge introduced him to the Kantian naturalism leading him to sharpen his sensitivity for the Voice of Creation ... like a painter who with his easel sits and immerses himself in the green to transfer it to the canvas, Wordsworth created his own poems either verbally, dictating the verses aloud to his wife Mary or his beloved daughter Dora to transcribe them while walking in the garden, or with his own hands, creating scenarios that even today speak of him through the many flowering plants that he planted, including rhododendrons and laburnum, but being particularly fond of wild flowers he did not fail to plant primroses, wild geraniums, poppies, lichens, mosses and ferns which, with their leaves, overshadowed plants of clover and wild strawberries.

 


And could this enchanted universe be lacking of the daffodils, that are the spontaneous narcissus ?

Although they were not the flowers that he preferred, Wordsworth sown 1847 bulbs in a lawn to mark the year of the demise of his beloved daughter Dora who left this life at only 42 years since they were the flowers she loved so: since then they are naturalized and every April the carpet that they have created thickens increasingly:


‘When the sun streams across the lake from the fells it’s a magical sight.’3


In his Romantic, intimate and unique bond with the Nature, Wordsworth admires It as a Superior Entity, accessed through the Beauty which comes from the philosophical mind, since, even in Its mutate, It always remains equal to Itself, while the man, called to live his life, evolves, grows, suffers, thinks, often, more and more with the passing of the years to his immortality, and depresses himself discovering his frailty ... well, in Its great Benevolence the Nature becomes Protectress and almost Maternal, is able to make us understand and accept this limitation of our human existence, the Nature comforts us, welcomes us, can make us rejoice ... always ...


Then, sing, ye birds, sing, sing a joyous song!
          And let the young lambs bound
          As to the tabor’s sound!
     We, in thought, will join your throng, 
          Ye that pipe and ye that play, 
          Ye that through your hearts to-day 
          Feel the gladness of the May!
What though the radiance which was once so bright 
Be now for ever taken from my sight,
     Though nothing can bring back the hour 
Of splendour in the grass, of glory in the flower;
          We will grieve not, rather find
          Strength in what remains behind;
          In the primal sympathy
          Which having been must ever be;
          In the soothing thoughts that spring
          Out of human suffering;
          In the faith that looks through death, 
In years that bring the philosophic mind.


And 0, ye Fountains, Meadows, Hills, and Groves,
Forebode not any severing of our loves!
Yet in my heart of hearts I feel your might;
I only have relinquish’d one delight
To live beneath your more habitual sway;
I love the brooks which down their channels fret
Even more than when I tripp’d lightly as they;
The innocent brightness of a new-born day
               Is lovely yet;
The clouds that gather round the setting sun
Do take a sober colouring from an eye
That hath kept watch o’er man’s mortality; 
Another race hath been, and other palms are won.
   Thanks to the human heart by which we live,
   Thanks to its tenderness, its joys, and fears,
   To me the meanest flower that blows can give
   Thoughts that do often lie too deep for tears.

  From Intimations of Immortality from Recollections of Early Childhood, 1807







Thank you so much for having followed me up to here, 
my dear friends and loyal readers,
I'm leaving you with my warmest hug,



see you soon 💕













SOURCES:

Stephen Gill, William Wordsworth: A Life, Oxford University Press, New Ed edition, 1990;

William Wordsworth, The Poetical Works of William Wordsworth, Thomas Hutchinson Editor, Oxford University Press, 1963;






QUOTES:

1 - WIKIPEDIA;















Versi scritti all'inizio della primavera


Sentii migliaia di note mischiate tra loro,
Mentre sedevo adagiato in un boschetto,
In quel dolce stato in cui i pensieri dilettevoli
Portano alla mente pensieri tristi.

Al suo giusto lavoro la natura ha collegato
L’animo umano che è corso lungo me;
E molto si è addolorato il mio cuore a pensare
Ciò che l’uomo ha fatto all’uomo.

Attraverso i ciuffi delle primule, in quel dolce luogo ombroso,
La pervinca ha strascicato la sua corona;
E così la mia fede che ogni fiore
Apprezzi l’aria che respira.




- fotografia 1



Gli uccelli intorno a me saltellavano e giocavano:
Non potevo misurare il loro pensieri,
Ma anche il minimo movimento che facevano,
Sembrava un trillio di piacere.

I ramoscelli in erba spargevano i loro ventagli,
Per catturare l’aria fresca;
E devo pensare, facendo tutto il possibile,
Che ci fosse piacere in questo luogo.

Se questa convinzione fu inviata dal paradiso,
Se tale è il sacro piano della Natura,
Non ho forse ragione di lamentarmi
Di ciò che l’uomo ha fatto dell’uomo?


William Wordsworth,  aprile 1798.



Insieme con Samuel Taylor ColeridgeWilliam Wordsworth è considerato a pieno titolo colui che alla fine del XVIII° secolo introdusse il movimento Romantico nel panorama poetico inglese consacrato dalle LYRICAL BALLADS (1798) - a cui lavorarono a quattro mani in quattro poesie, la più fortunata delle quali in assoluto rimane The Rime of the Ancient Mariner - poiché nell'intera sua produzione poetica manifesta una particolare sensibilità ed affinità con la Natura, tanto che talora lo si trova definito come iniziatore del Naturalismo in poesia, spesso con il Romanticismo sovrapposto ed allineato, soprattutto se si leggono i famosi versi della sua poesia I Wandered Lonely as a Cloud, conosciuta anche con il titolo Daffolids, che del Romanticismo Inglese può essere considerata una sorta di manifesto:

Vagavo solitario come una nuvola
che fluttua in alto sopra valli e colline,
quando all'improvviso scorsi una folla,
un mare, di narcisi dorati;
vicino al lago, sotto gli alberi,
tremolanti e danzanti nella brezza.

Intermittenti come stelle che brillano
e luccicano nella Via Lattea,
si estendevano in una linea infinita
lungo il margine della baia:
con uno sguardo ne vidi diecimila,
che scuotevano il capo danzando briosi.

Le onde accanto a loro danzavano; ma essi
superavano in gioia le luccicanti onde:
un poeta non poteva che esser felice,
in una tale compagnia gioiosa.
Osservavo - e osservavo - ma non pensavo
a quanto bene un tale spettacolo mi avesse donato:

poiché spesso, quando mi sdraio sul mio divano
in uno stato d'animo ozioso o pensieroso,
essi appaiono davanti a quell'occhio interiore
che è la beatitudine della solitudine;
e allora il mio cuore si riempie di piacere,
e danza con i narcisi.


E' Dorothy, la sorella del poeta la cui straordinaria sensibilità divenne elemento di mediazione essenziale nel suo dialogo con la Natura, che ci descrive l'occasione che fece sorgere in lui il desiderio di scrivere tali versi:

« Arrivati nei boschi oltre Gowbarrow Park, abbiamo visto qualche giunchiglia sulla riva del lago e abbiamo immaginato che la piccola colonia fosse nata dai semi che il lago aveva portato sulla spiaggia. Ma proseguendo ne abbiamo viste sempre di più e alla fine sotto i rami degli alberi ne abbiamo notato una lunga striscia, larga più o meno quanto una strada di campagna, che costeggiava la spiaggia. Non ho mai visto giunchiglie tanto belle: crescevano tra le pietre muscose e tutt'intorno, alcune appoggiavano le corolle sulle pietre come per riposare su di un cuscino, il resto si agitava, ondeggiava, danzava e sembrava ridere sotto il vento che soffiava dal lago. Sembravano così allegre, sempre mutevoli, sempre sfuggenti. Il vento soffiava dritto su di loro dal lago. Qua e là si notava un viluppo e più in alto qualche pollone, ma erano così rade che non disturbavano affatto la semplicità, l'armonia e la vitalità di quella strada movimentata. Ci siamo fermati spesso. » 1




- fotografia 2




L'empatia che Wordsworth manifesta esistere nel suo animo per la Natura ed il colloquio che con essa intrattiene ce lo presenta come un uomo realmente dotato di una più acuta sensibilità di quanto sia ordinario, di maggiore entusiasmo e più sentimento del comune, che ha una più profonda conoscenza della natura umana e un'animo capace di maggiore comprensione; tutto ciò ci fa supporre che se non fosse divenuto un poeta, con ogni probabilità egli sarebbe divenuto un landscape-designer, ossia un paesaggista, basta osservare l'allestimento del verde che disegnò e curò nella residenza che egli aveva al tempo già scelto per la propria famiglia, composta dalla moglie Mary, da tre dei loro figli, John, Dora e William - due erano deceduti proprio l'anno prima: Catherine, di tre anni, per convulsioni, e Thomas, di sei, per morbillo - e da sua sorella Dorothy: sto parlando di Rydal Mount, 




- fotografia 3 e fotografia 4 - Rydal Mount





una deliziosa dimora situata nella regione del Lake District, dove trascorse circa metà della propria vita, ossia 37 anni, fino alla sua morte che sopraggiunse nel 1850: affittata nel 1813 divenne il luogo che cullò da allora ogni suo verso e dove, tra l'altro, diede definitiva stesura alla poesia che più lo rese famoso e che abbiamo da poco letto sopra.


Qui egli diede vita ad uno straordinario giardino Romantico che conserva ancor oggi intatta l'originaria impronta che volle conferirgli, giungendo a scavare di propria mano quattro lunghi terrazzamenti ed una serie di piscine naturali, spostando le pietre per variare il suono dell'acqua. Una di esse divenne patria di alcuni pesci rossi che erano stati donati a Dorothy in un vaso di vetro ed il gesto di render loro la libertà ispirò in lui due poesie, ecco perché quando capitavano visitatori od ospiti cui veniva mostrata la casa, il domestico così si esprimeva: 



 “Questa è la biblioteca del mio padrone ... ma il suo studio è fuori casa.”2




- fotografia 5 e fotografia 6 - Finestra della biblioteca di Rydal Mount




In Wordsworth il trasporto per la Natura è palese e tangibile e la frequentazione di Coleridge che gli fece conoscere il naturalismo kantiano lo portò ad affinare la sua sensibilità per la Voce del Creato ... come un pittore che con il proprio cavalletto si siede e si immerge nel verde per trasferirlo sulla tela, Wordsworth creava le proprie poesie e verbalmente, dettando ad alta voce alla moglie Mary o all'amata figlia Dora i versi da trascrivere mentre passeggiava in giardino, o con le proprie mani, dando vita a scenari che ancor oggi ci parlano di lui attraverso le innumerevoli piante da fiore che impiantò, tra cui rododendri e maggiociondoli, ma essendo particolarmente affezionato ai fiori spontanei non mancò di piantare primule, gerani selvatici, papaveri, licheni, muschi e felci che con le proprie foglie facevano ombra a piante di trifoglio e a fragole di bosco.



- fotografia 6


- fotografia 7


- fotografia 8




E potevano in questo universo fatato mancare le giunchiglie, ossia i narcisi spontanei, i Daffolids ?

Anche se non erano i fiori che preferiva, Wordsworth interrò ben 1847 bulbi in un prato per ricordare l'anno della scomparsa dell'adorata figlia Dora che la morte strappò a questa vita a soli 42 anni e che le amava: da allora si sono del tutto naturalizzati ed ogni anno in aprile il tappeto che hanno creato si infoltisce sempre più: 



- fotografia 9 - Daffolids a Rydal Mount



‘Quando il sole s'insinua attraverso il lago dalle colline lo spettacolo di cui si può godere è davvero magico.3


E allora cantate uccelli,

Cantate una gioiosa canzone !

E lasciate saltare i giovani agnelli

Al suono del tamburello !

Noi col pensiero ci uniamo alla folla

Quei flauti e quei suoni

Che attraversino i vostri cuori oggi

Senti la felicità di Maggio !

Ciò che per radianza era così luminoso

Sia preso per sempre dal mio sguardo

In quanto niente può far arretrare

L’ora di splendore nell'erba

Di gloria nel fiore

Non siamo più addolorati,

Piuttosto troviamo forza in ciò che è rimasto indietro

Nella primaria simpatia che è dovuta essere

Ciò che fu mai più sarà

Nei pensieri calmanti

Che fioriscono dalle sofferenze umane

Nella fede che guarda oltre la morte

Negli anni che porta con sé la mente filosofica.


E le Fontane, i Prati, le Colline, e i Boschi

Presagiscono nessun cruccio nei nostri tanti amori !

Ancora nel mio cuore sento dei cuori la tua potenza

Ho solo lasciato un diletto,

Per vivere lontano dalla tua abituale influenza

Amo i ponti sotto i quali scorrono i ruscelli

Ancor di più quando viaggiavo leggero come loro

L’innocente lucentezza di un giorno appena nato

È ancora amabile

Le nuvole che si muovono attorno al sole che tramonta

Prendono un colore sobrio

Per un occhio che ha osservato la mortalità dell’uomo

Un’altra razza è stata,

Ed altri palmi hanno vinto,

Grazie al cuore umano con cui viviamo

Grazia alla sua tenerezza, le sue gioie, e paure

Per me il più significativo dei fiori che sboccia può dare

Pensieri che spesso giacciono troppo in profondità per le lacrime.


Da Intimations of Immortality from Recollections of Early Childhood, 1807




Vi ringrazio infinitamente per avermi seguita fino a qui, 
miei cari amici ed affezionati lettori, 
e vi lascio con un caloroso abbraccio, 
dandovi appuntamento 



a presto 💕








- fotografia 10





FONTI BIBLIOGRAFICHE:

Stephen Gill, William Wordsworth: A Life, Oxford University Press, New Ed edition, 1990;

William Wordsworth, The Poetical Works of William Wordsworth, Thomas Hutchinson Editor, Oxford University Press, 1963;






CITAZIONI:

1 - WIKIPEDIA;


The Hermesvilla in Wien, Sisi - Queen Titania's Retreat.

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Era l'estate del 1881 quando il Kaiser Franz Joseph, stanco di doversi separare, talvolta anche per lungo tempo, dalla sua amata Sisi che mal tollerava la vita di corte e che non appena poteva lasciava Vienna, talora anche per mesi e mesi, decise di farle dono di un castello alle porte della capitale, utilizzando la riserva di caccia del Lainzer Tiergarten ...

A quel tempo erano in pieno svolgimento i lavori nella zona centrale del RING - l'ANELLO che raccorda i principali viali della capitale, una sorta di circonvallazione che ricalca le antiche mure medievali che anticamente circondavano il centro storico di Vienna, su cui furono edificati i più importanti e prestigiosi palazzi di rappresentanza appartenenti all'epoca imperiale, dal Neue Burg, al Kunsthistorische Museum, al Naturhistorische Museum, allo Staatsoper, al Burgtheater, accanto ai quali sorsero il Parlament, il Rathaus, e l'Universität, rispondenti allo spirito sempre più democratico che andava assumendo il governo.


La Coppia Imperiale inaugura i viali del Ring il 1 maggio del 1865



Come ben potete immaginare, si trattava di lavori davvero imponenti che coinvolsero i più grandi architetti e costruttori del tempo e che li videro impegnati per più di mezzo secolo ( cominciarono con l'anno 1859, l'inaugurazione dei cantieri a lavori già avviati è datata 1 maggio 1865, e gli ultimi palazzi furono conclusi dopo il 1912 ) e proprio all'architetto di corte Karl von Hasenauer, già incaricato di realizzare tali opere, fu fatta richiesta di metter mano al progetto di quello che sarebbe divenuto il castello di Titania 1, dapprincipio nominato"Villa Waldruh" realizzato tra il 1882 ed il 1886.


Carl v. Hasenauer, Entwurf zur Hermesvilla, 1881, Fotostudio Otto, © Wien Museum


L'anno prima del suo completamento, ossia prima ancora che fossero costruite le stalle che dovevano ospitare i cavalli dell'imperatrice, Costei, dopo aver commissionato allo scultore tedesco Ernst Herter l'Hermés der Wächter ("Hermés il Guardiano"), che la mitologia classica voleva fosse protettore dei viaggiatori e che Sua Maestà intendeva porre al centro del giardino della villa, lo rinominò Hermesvilla e fu questo che divenne a Suo dire, il suo Castello dei Sogni (Schloss der Träume).

Non tutti i Viennesi videro di buon occhio tale realizzazione che si sovrapponeva ai lavori di bonifica e di miglioria urbanistici, poiché non era del tutto chiara la reale provenienza dell'ingente somma di denaro che fu necessaria per portare a termine tale castelluccio che possiamo collocare tutt'oggi tra le più belle dimore romantiche che il periodo vittoriano vide sorgere in tutta Europa.



L'Hermesvilla vanta interni opulenti con mobili originali permanentemente in mostra.
Al tempo furono coinvolti i più importanti artisti del periodo vittoriano austriaco: una menzione particolare per gli appartamenti privati ​​dell'imperatrice Elisabetta la meritano i blasonati August Eisenmenger e Hugo Charlemont che si occuparono del progetto della palestra di Sua Maestà, le cui pareti sono affrescate con dipinti che riportano scene sportive tratte dal mondo classico, mentre la camera da letto in cui troneggia un enorme letto di stato appartenente al XVIII° sec. 


deve i suoi dipinti ispirati a il "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, al pittore Hans Makart ( dalla stanza una scaletta a chiocciola consente l'accesso, tramite il piano sottostante, direttamente la giardino ).
Ed ancora degni di nota sono lo studio di Franz Joseph, decorato da Bernhard Ludwig, così come la "Sala Terrena" al piano terra, per il progetto della quale fu incaricato lo scultore Viktor Tilgner.

Il Kaiser pretese che i 2500 ettari appartenenti alla intera proprietà venissero completamente spianati onde eliminare anche le minima asperità del terreno in modo da poter consentire alla sua amata di esercitare al meglio lo sport che prediligeva, ossia l'equitazione, che la vedeva impegnata in lunghe cavalcate ogni giorno - sappiamo infatti che l'imperatrice era tra le più abili ed ammirate amazzoni del suo tempo - e spesso, durante i fine settimana di primavera, l'imperatore si univa a lei in questo luogo incantato immerso nel verde, nell'immediata periferia di Vienna


ed allora Titania ritrovava il suo adorato Oberon.
Pensate che si narra che tale fosse l'amore che questa amabile creatura che fu chiamata a divenire imperatrice nutriva per la Natura, ammirata soprattutto nell'esibizione di quanto di incommensurabile le appartiene, il mare, il cielo, il vento, e le sue incontenibili forze, quali un temporale od una tempesta in mare aperto, amasse prendere un materasso e porlo sotto la finestra della sua stanza per dormire guardando il cielo !


WANDLE ICH AUCH UNTLER MENSCHEN,
IHRESGLEICHEN BIN ICH NICHT ... 2


ANCHE SE VADO ERRANDO TRA GLI UOMINI,
NON SONO PARI LORO ... 




Ma con il trascorrere degli anni e l'aumentare delle afflizioni che il destino aveva in serbo per la nostra amata imperatrice, sempre più andò crescendo l'irrequietezza che tormentava il suo animo, e sempre più la vedremo lontana dalla capitale austriaca e dalla sua famiglia, sovente per recarsi in località turistiche balneari dove svernare o in stazioni termali onde lenire i suoi malesseri ... si sa quanto l'emotività ed uno stato depressivo profondo e costante agisca irrimediabilmente minando il fisico, indebolendo cuore e polmoni inducendola a cercare sempre quel qualcosa che mai si troverà ... almeno qui su questa nostra terra ... ( da non dimenticare che Sisi soffriva anche di gotta, forse dovuta o senz'altro aggravata dai 'succhi di carne' che facevano parte da molti anni della sua dieta quotidiana: erano questi un pieno di proteine ben maggiore di quanto fosse necessario per avere l'energia che il suo fisico richiedeva onde reggere la superattività cui ella lo voleva sottoporre )


Stanchissima Titania vagando va nel parco, 
pensosa le trecce si scioglie
e compone strofe nuove ripensando ai vecchi tempi,
quando lei qui indugiava ad attendere l'amato
che a raggiungerla si affrettava al chiarore della luna --
"Su questa panchina a lungo sedevamo abbracciati,
mentre dal parterre si udivan suoni e canti; 
là partivano razzi, si accendevano fuochi del Bengala,
qui filtrava appena l'argento della luna piena attraverso
la volta di foglie di castani
e ci scambiavamo baci ardenti, come la più tiepida
notte di luna,
mai pensando al mattino che tutto rende grigio e,
ahimè!, più freddo".
Questi i malinconici ricordi di Titania durante le sue
passeggiate serali.
E' rimasto solo il grigio e da tempo è muto il canto!3



Con il cuore colmo di gioia, così come accade ogni qualvolta tratto di tali argomenti, 
prendo congedo da voi, 
augurandovi tanta letizia e tanta serenità di cuore,


a presto 💕










FONTI BIBLIOGRAFICHE: 


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München
1995;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Marguerite Cornell Owen, THE MARTYRDOM OF AN EMPRESS WITH PORTRAITS FROM PHOTOGRAPHS [ 1898]HARPERS & BROTHERS PUBLISHERS, NEW YORK AND LONDON, collected by Benno Loewy, bequeathed to Cornell University - The Cornell University Library Digital Collection;

Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937;

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Brigitte Hamann, (a cura di)ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998;

Marie Louise, Countess Larisch von Wallersee-Wittelsbach with Paul Maerker Branden and Elsa Brander, HER MAJESTY Elisabeth of Austria-Hungary, The Beautiful, Tragic Empress of Europe's Most Brilliant Court, DOUBLEDAY, DORAN & COMPANY Inc. GARDEN CITY, NEW YORK, 1934;

Maria Matray - Answald Kruger, L'attentato, MGS PRESS, Trieste, 1998;

Xavier Paoli, THEIR MAJESTIES AS I KNEW THEM - Personal Reminescences of the Kings and Queens of Europe, EDITORA GRIFFO (edizione originale Parigi, 1934);

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997;


Gabriele Praschl-Bichler, Josef Cachée, "...von dem müden Haupte nehm' die Krone ich herab": Kaiserin Elisabeth Privat, Amalthea Signum Verlag, Wien, 1981; 


Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, (titolo originale: Aus den letzten Jahren der Kaiserin ElisabethMGS PRESS, Trieste, 2010.




CITAZIONI E NOTE:

1 - Titania, Regina delle Fate, è la bella sposa di Oberon, Re degli Elfi. Entrambi, sono protagonisti, con la loro intricata storia d'amore, della commedia shakespeariana: A Midsummer Night's Dream; in lei l'imperatrice s'identificava quando prendeva la sua penna in mano per scrivere versi poetici e sotto tale pseudonimo scriveva.

2 - Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998, pag. 262;

3 - Op. cit. pag. 65.





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- picture 1




It was the Summer of 1881 when the Kaiser Franz Joseph, tired of having to separate, sometimes even for long times, from his beloved Sisi, who hated the court life and, as soon as she could, left Vienna, sometimes for months and months, dedided to give her a castle as a gift at the doors of the Austrian capital, using the Lainzer Tiergarten hunting reserve ...

At that time they were in full progress the works in the central RING area connecting the main avenues of the capital, a sort of beltway that resembles the ancient medieval walls that formerly surrounded the historic center of Vienna, on which they were built the most important and prestigious representative buildings belonging to the imperial era, the Neue Burg, the Kunsthistorische Museum, the Naturhistorische Museum, the Staatsoper, the Burgtheater, next to which emerged the Parliament, the Rathaus and the Universität, in order to respond to the spirit always more democratic that the government was taking.




- picture 2 - The Imperial Couple inaugurates the Ring Avenues on May 1st, 1865




As you can imagine, these were really impressive works involving the greatest architects and builders of the time and they saw them busy for more than half a century (they began with the year 1859, the inauguration of the yards at work already started is dated May 1st, 1865, and the last palaces were completed after 1912), and the court architect Karl von Hasenauer, who was already commissioned to carry out such works, was asked to give a hand to the project of what would have became Titania's Castle1, named at first "Villa Waldruh"




- picture 3 - Carl v. Hasenauer, Entwurf zur Hermesvilla, 1881, Fotostudio Otto, © Wien Museum




realized between 1882 and 1886.
The year before it were ended, that is just before they were built the stables that had to accommodate the Empress' horses, She, after commissioning the Hermes der Wächter (Hermès the Guardian) to the German sculptor Ernst Herter - Hermes was for the Classic mythology the protector of travelers and Her Majesty wanted to lay it in the center of the garden of the villa - renamed this little castle Hermesvilla and this was what became Her Dream PalaceSchloss der Träume ).

Not all Viennese people saw with sympathize this realization 'overlapping' the works of reclamation and improvement of their city because it was not entirely clear which was the real origin of the huge amount of money that was needed to bring about that castelluccio that we can still place amongst the most beautiful romantic buildings that the Victorian period saw building throughout Europe.




- picture 4


- picture 5




The Hermesvilla boasts opulent interiors with original furniture still on display.
O f course, at the time, the most important artists of the Austrian Victorian period were involved: a special mention for the private apartments of the Empress Elisabeth deserves the distinguished and titled August Eisenmenger and Hugo Charlemont who took care of the project of the gym of Her Majesty, the walls of which are frescoed with paintings depicting sports scenes from the classical world, while the bedroom has a huge bed belonging to the age of Empress Marie Therese, the 18th century




- picture 6




and has paintings inspired by Shakespeare's "Dream of a Midnight's Night", by Hans Makart (from the bedroom a spiral staircase allows to access, through the floor below, directly to the garden).
And still worthy of note are Franz Joseph's study, decorated by Bernhard Ludwig, as well as the "Sala Terrena" on the ground floor, for which the sculptor Viktor Tilgner was commissioned.

The Kaiser claimed that the 2500 hectares belonging to the entire property would be completely paved so as to eliminate even the slightest roughness of the ground to allow her  beloved one to exercise at her best the sport she loved most, that is horse riding, which saw her engaged in long rides every day - we know that the Empress was one of the most skilled and admired amazons of Her time - and often during the Spring weekends, the Emperor joined Her in this enchanting place immersed in green, in the immediate periphery of Vienna




- picture 7




And then Titania found back Her beloved Oberon.
Just think that so immense it was the love that this lovable creature, who was called to become Empress, nourished for Nature, the Nature admired especially in the exaltation of its immeasurable dimensions, the sea, the sky, the wind, and its incontinable forces, such as a storm or a gale in the open sea, that she often loved to take a mattress and put it on the floor under the window of Her bedroom to sleep not in Her bed, but looking at the sky !


WANDLE ICH AUCH UNTLER MENSCHEN,
IHRESGLEICHEN BIN ICH NICHT ... 2





- picture 8 - Kaiserin Elisabeth together with her Greek reader Mr.Backer





EVEN IF I GO WANDERING AMONGST THE MEN,
I'M NOT LIKE THEM ...


But with the passing of the years and the increasing afflictions that fate had in store for our beloved Empress, the growing turmoil that tormented Her spirit grew more and more and we will see Her far away from the Austrian capital and her family, often to go to seaside resorts where to spend the Winter or to thermal resorts so as to soothe Her illness ... it is known how a deep and constant depressive mood and depression itself can work irretrievably by undermining the physic, weakening the heart and lungs, and pushing always to look for that something that will never be found ... at least here on the earth ...let's don't forget that Sisi also suffered from gout, perhaps due to or unduly aggravated by the 'juices of meat' that were part for many years of Her daily diet: these were a full of proteins far greater than needed to give her physic the energy it required to sustain the superactivity she wanted to submit it )



Far tired Titania goes wandering into the park,
thoughtful her braids she gets undone
and compose new verses thinking back to the old times,
when she was here to wait for her beloved one
who to reach her he was going at the clarity of the moon -
"On this bench for long time we were hugging,
while sounds and songs we heard from the parterre;
there were rockets and they lighted flames from Bengal,
here just the full moon silver filtered through
the vault of the Chestnut trees leaves
and we exchanged kisses, as flamboyant as the warmest
moon night,
never thinking about the morning that everything makes gray and,
Alas!, colder. "
These are the melancholy memories of Titania during her
evening walks.
Only the gray is left and the song is mute for so long!3





With my heart filled with joy, as I always happen when I deal with such topics,
I take my leave of you,
wishing you so much gladness and serenity of heart,


see you soon💕















BIBLIOGRAPHIC SOURCES: 


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München
1995;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Marguerite Cornell Owen, THE MARTYRDOM OF AN EMPRESS WITH PORTRAITS FROM PHOTOGRAPHS [ 1898]HARPERS & BROTHERS PUBLISHERS, NEW YORK AND LONDON, collected by Benno Loewy, bequeathed to Cornell University - The Cornell University Library Digital Collection;

Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937;

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Brigitte Hamann, (a cura di)ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998;

Marie Louise, Countess Larisch von Wallersee-Wittelsbach with Paul Maerker Branden and Elsa Brander, HER MAJESTY Elisabeth of Austria-Hungary, The Beautiful, Tragic Empress of Europe's Most Brilliant Court, DOUBLEDAY, DORAN & COMPANY Inc. GARDEN CITY, NEW YORK, 1934;

Maria Matray - Answald Kruger, L'attentato, MGS PRESS, Trieste, 1998;

Xavier Paoli, THEIR MAJESTIES AS I KNEW THEM - Personal Reminescences of the Kings and Queens of Europe, EDITORA GRIFFO (edizione originale Parigi, 1934);

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997;


Gabriele Praschl-Bichler, Josef Cachée, "...von dem müden Haupte nehm' die Krone ich herab": Kaiserin Elisabeth Privat, Amalthea Signum Verlag, Wien, 1981; 


Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, (titolo originale: Aus den letzten Jahren der Kaiserin ElisabethMGS PRESS, Trieste, 2010.





QUOTATIONS AND NOTES:

1 - Titania, Queen of the Fairies, is the beautiful bride of Oberon, King of all the Elves. Both are the protagonists, with their intricate love story, of Shakespeare's comedy: A Midsummer Night's Dream; in her the Empress identified Herself as soon as She took Her pen in Her hand to write Her poems and under that pseudonym She wrote.

2 - Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998, p. 262;

3 - Op. cit. p. 65.




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