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The 'Comte d'Orsay' and the decline of the 'dandy' image in the London which elected Victoria as its Queen.

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« Bello di corpo come l'Apollo del Belvedere, alto sei piedi e tre pollici, straripante di salute, vivacità e gaiezza, spiritoso, sempre di buon umore, amato ed ammirato da tutti: così era il conte d'Orsay quando ne feci la conoscenza. Egli amava il denaro non per il denaro in se stesso, ma per gli agi che procura. Era straordinariamente generoso e gli piaceva dare anche quello che aveva preso a prestito ... » 1  



Mentre, il più famoso dei dandies, Lord George Brummell, nel 1840 si stava spegnendo in preda alla miseria nel suolo di Francia in cui si era stabilito per sfuggire a tutti i suoi creditori, nella Londra pre-vittoriana numerosi erano coloro che avrebbero meritato appieno il titolo di suoi successori, dandies forse altrettanto se non più eleganti e disinvolti, di sicuro meno esuberanti e più spiritosi, pronti a sostituirsi a lui nella realtà e nell'immaginario collettivo londinese: il 'semidio'Raikes, il capitanoGronow, che era inoltre un memorialista dotato di brillante spirito, lord Alvanley, Ball Hugues detto 'tutto d'oro', sir Saint Vincent Cotton, Lord Allen detto'il re Allen' ed il famoso Comte d'Orsay proveniente da Parigi, che già ci è noto ( QUI potete leggere il post a cui mi riferisco ) per l'aver incontrato Lord e Lady Blessington e la di lei sorella nel 1823 in prossimità di Avignone - in sosta alla volta di Genova dove avrebbero incontrato il sommo poeta George Byron - e per essersi unito alla dilettevole comitiva al fine di conoscere l'allora già celebrato vate, sicuramente dei dandies del tempo il più ammirato.

Alfred Guillaume Gabriel Grimaud, conosciuto come Comte d'Orsay (1801-1852) « Era alto più di sei piedi ed avrebbe potuto servire da modello per una statua antica. Aveva il collo lungo, la vita sottile, le spalle larghe. Nulla superava la bellezza dei suoi piedi e delle sue caviglie. I suoi capelli castani scuri, i suoi baffi sottili ed i suoi favoriti erano naturalmente ricciuti. I suoi lineamenti erano regolari, gli occhi grandi e bruni. » 2è questo il ritratto che farà il capitanoGronow di colui che divenne amico, commensale, compagno e probabilmente amante ( dopo gli otto mesi trascorsi insieme a Genova ) dell'avvenente Duchessa di Blessington, Marguerite.


Marguerite, comtesse de Blessington (1789-1849) by Deborah Docherty (?)



« ... Era un pittore ed uno scultore di talento, un buon musicista, un magnifico cavaliere, un atleta completo, Eccelleva nel tiro e nella spada e benché i suoi gusti fossero nettamente virili curava la sua bellezza come avrebbe potuto farlo una bella donna.
Aveva l'abitudine dei bagni profumati e i suoi amici non hanno dimenticato l'enorme scatola da toilette d'oro che l'accompagnava in tutti i suoi viaggi e che doveva essere spostata da due uomini. Pace alle sue ceneri. Il mondo non vedrà più per molto un uomo così! »



Alfred Count d'Orsay by Sir George Hayter (1792 - 1871)



Il 1° dicembre 1827, il Comte d'Orsay sposò la quindicenne Lady Harriet Gardiner, figlia di primo letto di Lord Blessington e se va detto che tale unione rese il suo legame con la famiglia Blessington meno apparentemente equivoca rispetto a prima, va altresì ricordato che fu tale unione per altri aspetti decisamente infelice, tanto da condurre ad una separazione legale nel 1838: Lady Harriet pagò più di £100,000 ai creditori dell'ex marito ( anche se questa cifra spropositata per il tempo non fu comunque sufficiente a coprire tutti i suoi debiti ) ed in cambio d'Orsay rinunciò a qualsiasi pretesa sui possedimenti dei Blessingtons.



Portrait of Harriet Gardiner, nee Blessington by Lizinka Aimée Zoé De Mirbel (1796-1849)



Va da sé che non è possibile ostentare lusso e vivere agiatamente se non si possiede un reddito, per di più di una certa consistenza ... lo si può fare solamente contraendo debiti ed il Comte d'Orsay a forza di gettar via denaro a piene mani ne contrasse talmente tanti da esserne sommerso ed i suoi creditori, numerosi,anzi, molto numerosi, decisero di farlo incarcerare ( solo nel 1870 venne abolita la legge che imponeva l'arresto per debiti ), ma la legge che prevedeva tale arresto, decisamente bizzarra, lo consentiva solo a domicilio e lo vietava di notte e la domenica, motivo per cui egli a partire dal 1842 prese alloggio presso la dimora di Lady Blessington che gli aveva riservata una stanza tappezzata in seta in blu con ricami in argento ed usciva solo la sera, in tutta tranquillità, per recarsi al club e per rimanervi fino all'alba.


The Duke of Wellington and Mrs. Arburthnot meeting Prince de Talleyrand and  Count d'Orsay in Hyde Park by (?)



Sette anni più tardi, nel 1849, si recò in Francia con la propria 'protettrice' la quale lo seguì dopo aver venduto tutti si suoi averi, ma lo lasciò poche settimane dopo poiché si spense poco dopo aver raggiunto Parigi, ed il povero 'Comte', affranto ed in miseria cercò quindi di procacciarsi da sé il denaro necessario per sopravvivere ricorrendo all'estro artistico di cui era naturalmente dotato 



Dal pennello del Comte d'Orsay: Portrait of Lord Byron's daughter, Ada, who would become known as the mathematician Ada Lovelace; dal suo carboncino Portrait of a Gentleman e Selfportrait.




e proprio grazie al suo talento venne nominato da Luigi Napoleone, divenuto nel frattempo imperatore con il nome di Napoleone III conseguentemente ad un colpo di stato del 1851, direttore della Scuola di Belle Arti nell'anno 1852, ma pochi giorni sopravvisse a tale gesto di benignità, poiché la sua vita terminò il 4 di agosto presso la casa della sorella di conseguenza ad un'infezione spinale.

Un fatto fra mille può dare un'idea delle strane influenze che esercitò al tempo il M. le comte d’Orsay nel grande mondo britannico: un giorno i suoi amici del Jockey Club di Londra si riunirono e lo costrinsero a bastonate a pagare parte dei suo debiti, e si incontrarono insieme la sera stessa per ottenere una somma di quattrocentomila franchi. Non è chiaro chi sia da ammirare di più, se questi generosi amici dell'uomo o se piuttosto colui che aveva ispirato tali amicizie. Dal suo ritorno in Francia, nel 1849, M. le comte d’Orsay si era esclusivamente dedicato al culto dell'arte; busti di Lamartine, di Lady Blessington e la sua statua equestre di Napoleone furono notati nelle ultime sue mostre.

Dalla: Revue contemporaine. Bd. 3, 1852.


Ma non tutti i dandies erano di bell'aspetto e di gradevole compagnia, ahimè, tra di loro vi era anche chi del dandy sembrava quasi una caricatura: molto familiare ai londinesi Lord Allen del quale si diceva fosse grande, grosso, pomposo, con sempre addosso un cilindro nuovo, , splendenti stivali di vernice e egli anelli sui guanti, assomigliava a un pappagallo, sia per il naso fortemente arcuato, sia per l'abitudine di camminare lentamente incrociando un piede davanti all'altro. 4 

E che dire di un certo giovane deputato e romanziere ebreo di nome Benjamin Disraeli, personaggio dall'apparenza bizzarra ( che diverrà, anni dopo, primo ministro di sua maestà la Regina Victoria, conte di Beaconsfield e lo statista che ideò la 'democrazia' tory ) che il giornalista americano Willis conobbe a Gore House, presso Lady Blessington, e che con le seguenti parole ce lo ritrae:
« Egli era seduto vicino alla finestra che dava su Hyde Park, gli ultimi raggi di sole si riflettevano sui fiori dorati ricamati sul suo magnifico gilet. Aveva una canna bianca, una giacca granata, dei pantaloni di velluto verde, scarpini di vernice, una quantità di catene gli circondavano il collo, e gli uscivano dalle tasche facendone, anche nel crepuscolo, una persona estremamente vistosa. La sua carnagione era livida, i suoi occhi neri come l'Erebo e aveva un'espressione sardonica. La sua pettinatura era altrettanto stravagante quanto il suo gilet: sulla guancia destra gli cadeva, giù fino al collo, una massa folta di riccioli di un nero di gaietto tanto che a sinistra i capelli, lucidi e impomatati, stavano incollati al cranio ... Parlava nervosamente come un cavallo purosangue al momento della partenza, con tutti i muscoli in azione ... Nessuna corifea di danza sacra fu mai animata da una tale frenesia. »


Come detto poco sopra, se le ladies si incontravano nei salotti, era ordinario per i gentleman e per i dandies ritrovarsi presso i clubs: pensate che all'epoca in cui venne eletta regina Victoria la sola Londra ne contava ben 27 e ciascuno non contava più di 2000 membri, i soci erano veri gentlemen, nel senso che ancora si attribuiva allora a tale termine, non vi facevano parte borghesi di alcun tipo.


Brook's by Rolandson and Pugin



Ogni club aveva più o meno la sua specialità: il Brook's e il White's erano i luoghi d'incontro di un'aristocrazia molto amica delle carte e molto chiusa ( il principe Luigi Napoleone non vi fu mai ricevuto ); Crockford's era un po' più aperto e vi si giocava anche di più. L'Athenaeum era il club degli eruditi, professori e dignitari della chiesa anglicana; il Clarence era letterario, il Conservative, come lo indica il nome, era tory, il Reform Club era whig di tendenza avanzata; l'Oriental radunava gli ex residenti in oriente e nei territori indiani; Garrick's era soprattutto frequentato dagli amici del teatro. Molte persone eleganti facevano parte di un club.
Le varie istituzioni avevano tutte sede nelle vaste dimore site in St.James Street o a Pall Mall. Una delle più splendide era quella dove aveva sede il Reform Club, costruita sul modello dei palazzi fiorentini. Le sue vaste cucine riscaldate a gas erano considerate una delle curiosità della capitale. Molti celibi passavano al club una parte delle loro giornate e quando non erano invitati altrove vi consumavano i pasti. Era raro che anche i membri sposati non vi si facessero vedere almeno una volta al giorno nel periodo della season. Al club, col cappello immutabilmente calcato in testa e un monocolo all'occhio si poteva distendersi, guardare a lungo, attraverso gli ampi bow-windows l'andirivieni degli equipaggi, vi si coglievano le ultime voci in fatto di politica e di ippica, vi si leggevano i giornali e le riviste, si fumava tranquillamente ( ma solo in una stanza a ciò riservata ; e il sigaro non era ancor ammesso al White's prima del 1845 ). Al club si poteva meditare al riparo di orecchie indiscrete, e abbandonarsi senza limiti al piacere del gioco. 6 

Qui si trovavano le 'vestigia' dell'alta società appartenete ad un'epoca che stava per concludersi ma che ancora emanava qualche sprazzo di vivacità che presto sarebbe stata sommersa dall'ondata di seria moralità del 'Vittorianesimo': presto scompariranno la moda del vestire accurato e del parlare bleso, dei profumi penetranti e dei gioielli vistosi e l'abito nero soppianterà definitivamente quelli colorati per accarezzare con più discrezione le forme del corpo maschile segnando l'avvento dell'eleganza del nuovo gentleman, impersonata dal Principe Consorte Albert.



Portrait by Camille Silvy of Prince Albert, Consort of English Queen Victoria,
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E lasciate che concluda facendo infine menzione di una curiosità, ancora riguardo al Comte d'Orsay; era il 1830 quando egli, assecondando quella che era un'autentica fervida esaltazione per i profumi, che da sempre lo infervorava, diede vita ad una casa ed ad un marchio che li producesse,
che chiamò PARFUMS D'ORSAY - PARIS che, pensate, sopravvive tutt'oggi:


Questa passione lo infiammò a tal punto che abbandonò carta e penna e divenne creatore d'indimenticabili profumi. Tutto nacque dal desiderio di donare alla sua amata Lady Blessington un profumo degno della sua bellezza e del suo fascino. Creo così "Eau de Bouquet" che poi nel 1908 venne ribattezzato "Etiquette Bleu", un profumo che decretò l'inizio di una nuova creatività e che ancora oggi orgogliosamente esibisce la sua originalità.
La famiglia d'Orsay decise di proseguire nella tradizione, mantenendo sempre fede  allo spirito e al patrimonio olfattivo del Conte d'Orsay. Fu così che la Parfums d'Orsay, verso la fine del secolo, crebbe e divenne una delle case di profumi più prestigiose. 7 




Ringraziandovi infinitamente per avermi seguita fin qui vi giunga gradito il mio più caloroso abbraccio,

a presto 💕










BIBLIOGRAFIA:

Jacques Chastenet, LA VITA QUOTIDIANA IN INGHILTERRA AI TEMPI DELLA REGNA VITTORIA, Traduzione Maria Grazia Meriggi, Rizzoli Editore, Milano, 1985; 


James Harrison, The Victorian Age: 1837-1914 (British History), Kingfisher Books Ltd, 2002;

Ornella Pastorelli, Silvio Levi, Leggere il Profumo, Franco Angeli, 2006. pag 45



CITAZIONI:

1 - Jacques Chastenet, LA VITA QUOTIDIANA IN INGHILTERRA AI TEMPI DELLA REGNA VITTORIA, Traduzione Maria Grazia Meriggi, Rizzoli Editore, Milano, 1985, pag.96;

2 - op. cit., pag. 96;

3 - ivi, pag. 97;

4 - ivi, pag. 96;

5 - ivi, pag. 92; 

6 - ivi, pag. 94;

7 - Ornella Pastorelli, Silvio Levi, Leggere il ProfumoFranco Angeli, 2006, pag. 45.









"Beautiful of body like the Apollo of the Belvedere, six feet and three inches tall, overflowing with health, liveliness and gaiety, witty, always in a good mood, loved and admired by everybody: this was the Count d'Orsay when I made his  knowledge. He loved money not for the money itself, but for the comforts that it brought. He was extraordinarily generous and he also liked to give what he had borrowed ... "1






- picture 1





While the most famous of all the dandies, Lord George Brummell, in 1840 was expiring in the throes of misery in the soil of France where he was finally determined to escape to all his debtors, in pre-Victorian London numerous were those who would have fully deserved the title of his successors, dandies perhaps equally if not more elegant and jaunty, certainly less exuberant and more witty, ready to replace him in reality and in the collective immagination of the Londoneers : the 'demi-god' Raikes, captain Gronow, who was also a memoirist gifted with brilliant spirit, Lord Alvanley, Ball Hugues said 'all gold', Sir Saint Vincent Cotton, Lord Allen said 'king Allen' and the famous Comte d'Orsay from Paris, which is already known to us ( HERE you can read the post I'm talking about ) for having met Lord and Lady Blessington and her sister in 1823 in the neighborhood of Avignon - where they were stopping before than reaching Genoa: there they would have met the poet George Byron - and for having joining the pleasant company in order to know the then already celebrated bard, surely the most admired of the dandies of the time.

Alfred Guillaume Gabriel Grimaud, known as Comte d'Orsay (1801-1852) « He was more than six feet tall and could serve as a model for an ancient statue. He had a long neck, thin waist, broad shoulders. Nothing surpassed the beauty of his feet and his ankle. His dark brown hair, his thin mustache and his favorites were naturally curly. His features were regular, hie eyes were big and brown. » 2  this is the portrait that Captain Gronow will made of the man who became friend, companion, and probably, indeed, for sure, lover (after eight months spent together in Genoa) of the comely Duchess of Blessington, Marguerite.





-  picture 2 - Marguerite, comtesse de Blessington (1789-1849) by Deborah Docherty (?)





« ... He was a painter and a talented sculptor, a good musician, a superb rider, a complete athlete, and excelled in the shot and in the sword and though his tastes were distinctly masculine he cared his beauty as could have done a beautiful woman.
He had a habit of perfumed baths and his friends have not forgotten the huge golden toilet box that accompanied him in all his travels and had to be moved by two men. Peace to his ashes. The world will have to wait a lot before than seeing such a man ! » 3





- picture 3 - Alfred Count d'Orsay by Sir George Hayter (1792 - 1871)





On December 1st, 1827, the Comte d'Orsay married Lady Harriet Gardiner, the fifteen-year-old daughter of the first bed of Lord Blessington, and it must be said that if this union made his link with the Blessingtons apparently less equivocal than before, it should also be remembered that this was an union decidedly unhappy for some other aspects, so as to lead to a legal separation in 1838: Lady Harriet paid more than £100,000 to the creditors of her former husband (even if this disproportionate amount of money wasn't enough, however, to cover all his debts) and in change d'Orsay gave up any claim on the Blessingtons' estates.





- picture 4 - Portrait of Harriet Gardiner, nee Blessington by Lizinka Aimée Zoé De Mirbel (1796-1849)





It goes without saying that you can not flaunt luxury and live comfortably if you do not have an income, forthermore substantial ... you can do it only by contracting debts and the Comte d'Orsay by dint of throwing away money by the handful he contracted so many of them to be submerged and his creditors, quite many, in fact, very numerous, decided to make him imprison (only in 1870 it was abolished the law requiring the arrest for debts), but the law which provided for this arrest, definitely bizarre, allowed it only at home and forbade it at night and on Sundays, that's why he, starting from 1842, took up residence at Lady Blessington's home who had reserved him a room covered in blue silk with silver embroidery and went out only in the evening, peacefully, to go to the club and to remain there till dawn arrived.





- picture 5 - The Duke of Wellington and Mrs. Arburthnot meeting Prince de Talleyrand and  Count d'Orsay in Hyde Park by (?)





Seven years later, in 1849, he went to France with his 'protectress' who followed him after selling every possession of hers, but left him a few weeks later for she died shortly after reaching Paris, and the poor 'Comte', heartbroken and destitute, tried then to procure by himself the money he needed to survive by resorting his artistic talent with which he was naturally gifted.





- picture 6 - By Comte d'Orsay's paintbrushPortrait of Lord Byron's daughter, Ada, who would become known as the mathematician Ada Lovelace; by his pencil crayon Portrait of a Gentleman and Selfportrait.





and just thanks to his expertise he was appointed by Louis Napoleon, meanwhile become emperor as Napoleon III consequently to a coup in 1851, director of the School of Fine Arts in 1852, but a few days survived to this gesture of kindness, because his life ended on August 4th at his sister's home consequently to a spinal infection.

A fact among a thousand can give an idea of ​​the strange influences which, at the time, M. le comte d'Orsay exerted in the great British world: one day his friends from the Jockey Club in London met with sticks and forced him to pay part of his debts, and then met together that evening again to get a sum of four hundred thousand francs. It is not clear who is to be more admired, whether these generous friends of the man or he who had inspired such friendships. Since his return to France, in 1849, M. le comte d'Orsay had dedicated himself exclusively to the art worship; busts of Lamartine, Lady Blessington and his equestrian statue of Napoleon were noticed at his last exhibitions.

From: Contemporary Review. Bd. 3 1852.


But not all the dandies were personable and of pleasant company, alas, among them there was also who of the dandy seemed almost a caricature: very familiar to the Londoners was Lord Allen who was said to be tall, great, pompous, always wearing a new cylinder, shiny boots of patent leather and rings on his gloves, he looked like a parrot, both for his strongly arched nose, and for his habit of walking slowly crossing one foot before the other. 4

And what about a certain young Jew deputy and novelist namedBenjamin Disraeli, a weird-looking character (who will become, years later, Her Majesty Queen Victoria's Prime Minister, Earl of Beaconsfield and the statesman who had the idea of the tory ​​'democracy' ) whom the American journalist Willis met at Lady Blessington's Gore House, and in these words so depicts him:

« He was sitting by the window looking out over Hyde Park, the last rays of sunlight reflected on the golden flowers embroidered on his magnificent gilet. He had a white cane, a grenade jacket, green velvet trousers, shoes of patent leather, a number of chains surrounded his neck, and came out of the pockets making of him, even in the twilight, an extremely showy person. His complexion was pale, his eyes blacks as Erebus and had a sardonic expression. His hair was just as extravagant as his gilet: on his right cheek was falling, down to the neck, a thick mass of the blackest curls much that the hair on the left, shiny and slicked, were glued to the skull ... He spoke nervously like a thoroughbred horse on departure, with all the muscles in action ... No coryphaea of ​​sacred dance was never animated by such a frenzy. » 

As mentioned above, if ladies met in the salons, it was ordinary for gentlemen and dandies to meet at the clubs: think that at the time when she was elected Queen Victoria the only London had 27 clubs and each didn't count more than 2000 members: they were true gentlemen in the sense that then was still attributed to that term, they were not part of the middle class at all.




- picture 7 - Brook's by Rolandson and Pugin





Each club had more or less his specialty: the Brook's and White's were the meeting places of an aristocracy friend of cards and very closed ( Prince Louis Napoleon was never received there ); Crockford's was a bit more open and there they played even more. The Athenaeum was the club of scholars, professors and dignitaries of the Anglican Church; Clarence was literary, the Conservative, as its name indicates, was Tory, The Reform Club was Whig, of advanced trend; the Oriental rallied the former residents of the East and the Indian territories; Garrick's was frequented mostly by friends of the theater. Many elegant people were part of a club.
The various institutions were all based in the vast mansions located in St. James Street and Pall Mall. One of the most beautiful was that which housed The Reform Club, built on the model of the Florentine palaces. Its vast gas heated kitchens were considered one of the curiosities of the capital. Many unmarried people spent at the club their days, and when they were not invited anywhere else they even ate meals there. It was rare not to see at least once during the season even married members. At the club, with his hat immutably pulled down on his head and a monocle at his eye a man could relax, looking for long, through the wide bow windows, at the comings and goings of crews, there were picking the latest rumors in terms of politics and horse racing, there you read the newspapers and magazines, you smoked quietly (but only in a private room reserved at this, and the cigar wasn't admitted at the White's before than 1845). ). At the club you could meditate in the shelter from prying ears, and indulge without limits to the pleasure of the game.

Here were the 'vestiges' of the high society belonging to an era that was about to end but that was still giving off some spark of vitality which would soon have been submerged by the wave of serious morality of the 'Victorianism': soon will  disappear the fashion of accurate dresses and of speaking lisping, of piercing scents and showy jewelry and black dress will displace permanently the colored ones to stroke with more discretion the forms of the male body, marking the advent of the new gentleman's elegance, embodied by Prince Consort Albert.




- picture 8 - Portrait by Camille Silvy of Prince Albert, Consort of English Queen Victoria,




And finally, let me conclude this writing of mine by mentioning a curiosity, still about the Comte d'Orsay; it was 1830 when, favoring what was an authentic fervent exaltation for perfumes, he gave birth to a house and a brand that could produced them, and he called it PARFUMS D'ORSAY - PARIS, whic, think, is still surviving today:

- picture 9 on the left -This passion inflamed him so much that he abandoned pen and paper and became the creator of unforgettable scents. Everything was born from the desire to give to his beloved Lady Blessington a perfume worthy of her beauty and her charm. So he create "Eau de Bouquet" which in 1908 was renamed "Etiquette Bleu", a scent that decreed the beginning of a new creativity and that still today proudly exhibits its originality.
The Orsay family decided to continue this tradition, always keeping faith with the spirit and to the olfactory heritage of the Count d'Orsay. Thus the Parfums d'Orsay, at the end of the century, grew up and became one of the most prestigious perfume houses.7


Thanks most sincerely for having followed me up to this point and hope you'll enjoy my warmest hug, I'm wishing you all my best till the next time,

see you soon 💕













BIBLIOGRAPHY:

Jacques Chastenet, LA VITA QUOTIDIANA IN INGHILTERRA AI TEMPI DELLA REGNA VITTORIA, Traduzione Maria Grazia Meriggi, Rizzoli Editore, Milano, 1985; 


James Harrison, The Victorian Age: 1837-1914 (British History), Kingfisher Books Ltd, 2002;

Ornella Pastorelli, Silvio Levi, Leggere il ProfumoFranco Angeli, 2006. pag 45



QUOTATIONS:

1 - Jacques Chastenet, LA VITA QUOTIDIANA IN INGHILTERRA AI TEMPI DELLA REGNA VITTORIA, Traduzione Maria Grazia Meriggi, Rizzoli Editore, Milano, 1985, p.96;

2 - op. cit., p. 96;

3 - ibid., p. 97;

4 - ibid., p. 96;

5 - ibid.p. 92; 

6 -  ibid., p. 94;

7 - Ornella Pastorelli, Silvio Levi, Leggere il ProfumoFranco Angeli, 2006, p. 45.




HISTORY OF FASHION ~ 1870s Summer Fashions.

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Oggi voglio trasportarvi nell'era tardo vittoriana e più precisamente ai primi anni settanta, quando gli abiti femminili raggiunsero l'apice dell'eleganza, per rileggere con voi i dettami della moda che al tempo veniva proposta per l'estate; 



1873



per i testi citerò il Demorest Illustrated Monthly Magazine, del giugno 1873 ed il Godeys Lady's Magazine dell'agosto del 1871 mentre le stampe, come avrete modo di vedere, sono tutte parigine.

Concedetemi prima un breve cenno su William Jennings Demorest di New York City (1822-1895), uomo decisamente intraprendente e creativo, che divenne un grande editore americano di riviste di fama internazionale: egli, traendo spunto dai cartamodelli realizzati dalla sua seconda moglie, Ellen Demorest, nata Curtis, diede vita, insieme con lei, prima ad una rivista di moda, creando un impero di produzione e di commercio che raggiunsero il vecchio continente, poi lanciò altre quattro riviste e fondò una casa cosmetica; leader nella lotta per l'abolizione della schiavitù, brevettò, questa volta da solo, persino una macchina da cucire ed un velocipede.

Ma veniamo alla nostra rivista per leggere i consigli sulla moda dell'impellente estate !

Si è fatto un gran parlare di cambiamenti nella moda e della scomparsa totale del pouf, della tournure, della polonaise, e di altri elementi connotativi la moda di oggi. Ma tale baccano è finito, in quanto siffatti discorsi generalmente si concludono, vanno in fumo non essendo possibile apportare modifiche a ciò che è ormai divenuto uno stile popolare, a meno che non sia più pratico del basque bustle ( nella moda vittoriana, basque si riferisce ad un corpetto stretto aderente o ad una giacca che si estende oltre la linea di cintura sui fianchi N.d.A.);



 July fashion, 1875, France, L’Élégance Parisienne



dell'overskirt, della polonaise, e del walking dress

Elemento di rilievo nella moda della scorsa primavera è stato senza dubbio la redingote, letteralmente, "grande cappotto", fatta in cashmere, in panno di cammello, in Serge, e sicillienne, con il collare ed i polsini in velluto rivoltati secondo la moda inglese, e rifinita con bottoni placcati in argento. Questo capo, anche se semplice, è molto suggestivo in quanto ad aspetto e non è affatto a buon mercato, essendo il tessuto necessario per confezionarla obbligatoriamente buono e genuino, ed i bottoni, unico ornamento, molto costosi. 

Le redingotes sono indossate, e molto ammirate, principalmente con gonne di seta nera e si dividono gli onori con abiti da passeggio in seta e lana nera, quest'ultima ricamata e rifinita con pizzo Yak nero. La redingote estiva è realizzata in lino, piqué, raso e cotone per asciugamani di provenienza turca, il tutto montato su velluto nero e rifinito con bottoni di velluto nero, ma tutto ciò è discutibile in quanto a lavaggio, eccezion fatta per quelle Ladies che avendo domestiche a servizio, possono permettersi di passare loro gli abiti affinché possano rammendarli o comunque possano prendersene cura.



1872



E' raro che una così grande varietà di metodi di produzione siano ancora di moda come le plissettature, le ampie balze raccolte, le balze al ginocchio, le balze che coprono la gonna, e con tessuti rigidi, semplici nastri. C'è sempre qualcosa, però, che serve quale caratteristica distintiva di un elegante capo d'abbigliamento ed ora sembra essere il momento della fascia.



1874



Una rassegna di sete sta tornando in voga in questa stagione, e invece di essere rifinite con balze di mussola bianca, illustri leaders della moda le ornano con balze di garza nera, o granatina, ricamate, od ornate con pizzi. Una tunica o grembiule di garza viene aggiunto alla parte superiore della gonna, e il corpetto è coperto con una veste di garza, mentre le maniche sono di seta e mostrano un semplice 'arruffarsi' di garza, e sono bordate da una pieghettatura in tulle bianco ai polsi. Drappeggi di seta sono ornamento della veste e della gonna. 

Per la sera nei luoghi termali o balneari, abiti in garza nera e abiti neri accurati sono in fase di preparazione, gonfi longitudinalmente sulla gonna, con lembi che acquistano ampiezza verso il fondo. Ampie fasce di sottile seta Armuré nera, ricamate in tinta sulle estremità, e decisamente sfrangiate sono indossate con questi toilettes, e sia il corpetto che le maniche sono rifiniti con pizzo bianco Valenciennes, creando il miglior effetto.



PRINCESS DRESS



1875, France, L’Élégance Parisienne




1875



Uno stile molto elegante è quello Gabrielle altrimenti detto Princess ora molto di moda. La parte posteriore ha un basque bustle di nuovo taglio che cade sopra una gonna con tre poufs, mentre la parte anteriore è tagliato in uno stile semplice Gabrielle con il basque bustle sottolineato dalla rifinitura. Si adatta a tutti i tessuti eccetto quelli molto pesanti o molto sottili. Il taglio deve essere adeguato alla pesantezza del tessuto. Quello illustrato è adatto per abiti molto eleganti, ma uno stile più semplice sarà comunque di grande effetto.



MARCIA OVERSKIRT



1873



1875, France, L’Élégance Parisienne



E' inutile dire come è fatta, si tratta di una finitura che si sovrappone alla gonna con stili diversi a seconda dei gusti di chi le veste e delle abilità sartoriali di chi le crea. Un drappeggio di seta, sorretto da due fasce in seta, è una delle ultime idee, ma di solito l'ampia seta o velluto forma due drappi e finisce con tagli irregolari, che sono utilizzati nel modo più efficace possibile per aiutare a formare il drappeggio della tournure.




1870's turnure



POLONAISE OVERSKIRT



 1870s fashion plate: a polonaise in grenadine, v-neck open with chemisette, fringe & big bows on sides and skirt ruffle




Tygodnik Mód, 1874



Il Godey's Magazinedell'agosto 1871 identifica il termine polonaise con due capi separati, un corpetto e una overskirt:

abiti di un bel tessuto foulard, di seta naturale, e seta Serge, sono tagliati con semplici bande diagonali, maniche strette, e basque bustle o Polonaise; su questo un busto Polonaise in lino è indossato come fosse una protezione, strettamente abbottonato, e rifinito semplicemente con pieghettature laterali, la parte anteriore in stile Gabrielle, con tre o quattro profonde pieghe sul retro. Una Polonaise in lino in questo stile può essere indossata sopra una gonna di lino anche della medesima fantasia. [...] Overskirts o abiti in stile Polonaise o semplicemente le gonne Polonaise, devono essere molto lunghe e drappeggiate solo sui lati.

Abiti [...] in cretonne sono la novità della stagione: sono stati introdotti l'anno scorso alle stazioni termali francesi, e solo pochi sono stati importati qui in questa stagione. Sono destinati alla moda di campagna poiché sono fatti di chintz in fantasia e del cretonne utilizzato per il rivestimento dei mobili; i motivi sono di colore nero, marrone, verde, blu, giallo cuoio, con grandi fiori colorati brillanti e figure. Sono composti di una gonna arruffata e Polonaise, con aggiunta di grandi fiocchi di velluto nero. Questi abiti sicuramente ci portano indietro ai giorni delle nostre nonne, e, temiamo, incontreranno poco favore se non che per una stagione; ma se diverranno moda, ci sarà sempre chi seguirà questa tendenza. 



1870 - Polonaise e combinazione di Polonaise e Watteau overdress a destra




WATTEAU OVERDRESS

L'overskirt ha un ampio grembiule drappeggiato ed un'ampia piega Watteau è portata fino alle spalle e fissata alla cintura. Questa è rifinita tutt'attorno con plissettature e drappeggiata ai lati. E' nota come l'overdress "Watteau".




MANTELLI E MANTELLINE PER LA  PRIMAVERA - ESTATE 



1873



I nuovi mantelli della stagione sono un semplice rilancio di quelli di venti anni fa. 
Molti di essi sono fatti allo stesso modo da strisce alternate di seta in tinta unita marezzata e di pizzo, bordati con un sottile cordoncino o da passamaneria. Altri sono fatti di faille rigido, a collo alto o basso, con brevi alette squadrate, con o senza plissettatura sul retro che segna la vita. La rifinitura è costituita da frange, pizzi, o da una balza di seta.

Più avanti nella stagione verrà introdotto il pizzo come tessuto per le mantelline, che verrà fissato in vita dietro con fusciacche, e all'estremità con dei fiocchi in tinta [...]

Più semplici, e molto meno costosi sono la garza a righe, le sciarpe in granatina, che, essendo bianca e nera, può essere indossata con quasi tutti i tipi di toilette, o gli ampi mantelli di mussola bianca, rifiniti con pizzo, che spogliati del loro nastro di guarnizione possono, nelle mani di un'abile lavandaia, ri-apparire come nuovi.

Ma senza dubbio il pizzo, nelle mantelline portate su di una tunica o polonaise bianca o nera, rende al meglio. Queste possono essere usate inquasi tutte le occasioni, sia in casa, come finitura per una cena in semplice toilette in seta, come aggiunta ad un abito per l'opera o per un concerto. Non vi è limite agli impieghi che ne possono essere fatti, né alla figura che sono in grado di offrire.




PARASOLI


1874



1875



Il nuovo parasole, od ombrello per il sole, è l'Union League Club. E' un parasole dal manico corto e sottile montato su di un'impugnatura dorata o in agata, con bacchette d'avorio, di argento placcato, o in conchiglia, ed è corredato di una catenella per legarlo alla chatelaine ( catena cui le donne tenevano appese le chiavi di casa ). Blu e prugna sono i colori che fanno tendenza. Questi costano da $ 7 a $ 10.
Ombrellini in seta veneziana intercambiabile, in morbido Serge spigato, in due tonalità, sono molto popolari. I loro prezzi vanno da $ 7,50 a $ 18,00.

Uno stile molto utile ed elegante è quello in seta nera foderata con un tessuto colorato, o di un tessuto colorato foderato di bianco. Questi sono grandi, hanno cupole profonde, e sono bordati con doppia frangia nei due colori. Prezzo $ 10. Per le visite e per recarsi in chiesa, sono utilizzati piccoli parasoli bianchi o di colore chiaro, ricoperti di pizzo, montati su bastoni finemente scolpiti in avorio giallo o in finto legno. Solamente i bastoni hanno un costo che va da $ 6 a $ 20. Il pizzo nero Llama costa da $ 3 in su mentre il vero Chantilly parte da 15 $. I costi di pizzo in filo vanno da $ 22 in su.


Vi ringrazio infinitamente per avermi seguita fino a qui e vi abbraccio calorosamente augurandovi una splendida estate, 

a presto 💕
















Today I want to take you back to the late Victorian age, to be more exact to the 70's, when the women's gowns reached the pinnacle of their elegance to read together with you the dictates of fashion which at that time was proposed for the Summer; 





- picture 1 - 1873




as for texts I'm going to quote the Demorest Illustrated Monthly Magazine, June 1873 and the Godeys Lady's Magazine, August 1871 whereas the fashion plates, as you could see, are all Parisian.


But let me first do a brief mention of William Jennings Demorest from New York City (1822-1895), very enterprising and resourceful man, who became a great American publisher of internationally renowned magazines: inspired by the patterns made by his second wife, Ellen Demorest, neè Curtis, he gave life together with her, first at a fashion magazine, creating an empire of production and trade that reached the old continent, then launched four other magazines and founded a cosmetics company; leader in the fight for the abolition of slavery, patented, this time by himself, even a sewing machine and a velocipede.

But let's get to our magazines to read tips on fashion about the impending Summer!



SUMMER MATERIALS AND COSTUMES.
from Demorest Illustrated Monthly Magazine, June, 1873

THERE has been much talk of changes in fashion and of the total disappearance of the pouf, the tournure, the polonaise, and other distinctive parts of the modern costume. But it has ended, as such talk generally does end, in smoke. No changes being perceptible in the general features of what have grown to be popular styles, and none likely to take place, unless something is suggested more convenient and becoming than the basqueN.d.A. : in Victorian fashion, basque refers to a tight bodice or a jacket that extends beyond the waistline to reach the hips );




- picture 2 -  July fashion, 1875, France, L’Élégance Parisienne




the overskirt, the polonaise, and the walking skirt. The prominent spring fact is undoubtedly the redingote—literally, “great coat,” which has been made in cashmere, camel's-hair cloth, serge, and sicillienne, with English turn-over collar, and cuffs of velvet, and mounted with oxydized silver buttons. These redingotes, though simple, are very striking in appearance and not at all cheap, the material being necessarily good and genuine, and the buttons, the only ornaments, very costly. They are worn principally with black silk skirts, and divide the honors with walking costumes of black silk, and black wool, the latter of which embroidered, and trimmed with black Yak lace, are greatly admired.

For summer wear the redingote is made in linen, piqué, satin and Turkish toweling, all mounted with black velvet, and trimmed with black velvet buttons, but this is objectionable on the score of washing, except to those ladies who can afford to pass their soiled clothes over to their maids to be ripped, or otherwise taken care of.




- picture 3 - 1872




It is seldom that so great a variety of methods in making are fashionable as now—side pleatings, gathered flounces, flounces to the knee, flounces covering the skirt, and, upon solid materials, plain bands. There is always something, however, which serves as the distinguishing feature of an elegant costume; just now it is the sash.




- picture 4 - 1874




Shot silks are coming into vogue again this season, and instead of being trimmed with white muslin flounces, distinguished leaders of fashion are ornamenting them with flounces of black gauze, or grenadine, embroidered, or trimmed with laces. A tunic or apron of the gauze is added to the upper part of the skirt, and the bodice is covered with a veste of the gauze, while the sleeves are of the silk, and only show a ruffling of the gauze, lined with a plaiting of white tulle at the wrists. Bows of the silk ornament the veste and skirt.

For evening wear at the watering places, black gauze and black net dresses are being prepared, puffed lengthwise upon the skirt, the bouillons widening toward the bottom. Wide sashes of thin black armure silk, embroidered in colors upon the ends, and deeply fringed are worn with these toilettes, and the bodice and sleeves are trimmed with white Valenciennes lace, with the best effect.





PRINCESS DRESS.




- picture 5 - 1875, France, L’Élégance Parisienne


- picture 6 -1875




A very dressy style of the favorite “Gabrielle,” or “Princess” dress which is now so fashionable. The back has a basque of a new cut, falling over a skirt with three puffs, and the front is cut in a plain Gabrielle style with the basque simulated by the trimming. It is adapted to all goods excepting those very heavy or very thin. The trimming must be selected to correspond with the goods. That illustrated is suitable for very dressy purposes; but a plainer style will be very effective.





MARCIA OVERSKIRT.



- picture 7 -1873
  

- picture 8 - 1875, France, L’Élégance Parisienne



It is useless to tell how it is arranged, except that it is disposed upon the side. The styles of arranging are as various as the tastes of the wearers and the qualifications of the modiste. A pocket or satchel of the silk, depending from two straps of silk, is one of the latest ideas, but ordinarily the broad silk or velvet sash forms two loops and irregular ends, which are used as effectively as possible to aid in forming the drapery of the tournure.




- picture 9 -1870's tournure





POLONAISE OVERSKIRT.




- picture 10 - 1870s fashion plate: a polonaise in grenadine, v-neck open with chemisette, fringe & big bows on sides and skirt ruffle


- picture 11 - Tygodnik Mód, 1874




The Godey's Magazine for August 1871 identifies the term polonaise with two separate garments, a bodice and an overskirt:

Handsome suits of fine foulard, pongee, and silk serge, are simply trimmed with plain bias bands, closely fitting sleeves, and basque waist, or Polonaise; over this a linen Polonaise is worn as a protection, closely buttoned, and trimmed simply with side plaitings, and a Gabrielle front, with three or four deep box-plaits at the back. This style of linen Polonaise can be looped up and worn over a corresponding linen skirt also. [...] Overskirts to the dress, or the Polonaise skirt, must be very long and only looped up at the sides.

[...] Cretonne costumes are the novelty of the season: they were introduced last year at French watering places, and a few have been imported here this season. They are intended for country wear only, and are made of the chintz figured cretonnes used for upholstering furniture; the grounds are black, brown, green, blue, buff, with large brilliant colored flowers and figures. They are made with a ruffled skirt and Polonaise, caught up by large bows of black velvet. These costumes certainly carry us back to the days of our grandmothers, and will, we fear, meet with but little favor for a season; but if fashion decrees, there will always be some to follow her mandate.[15]




- picture 12 - 1870 - Polonaise and combination of Polonaise and Watteau overdress on the right






WATTEAU OVERDRESS.

The overskirt has broad draped apron, and a Watteau plait is carried up in the back and fastened to the waist. This is trimmed around with a puff, and is looped high at the sides. It is known as the “Watteau” overdress.





SPRING AND SUMMER CLOAKS AND MANTLES.




- picture 13 -1873




The newest mantles of the season are a simple revival of the scarf mantelets of twenty years ago. Many of them are made in the same way of alternate strips of plain or watered silk, and dotted lace, edged with a narrow gimp or passementerie. Others are made of solid faille, high or low necked, with short square tabs, and with or without a pleating at the back which holds then in at the waist. The trimming consists of fringe, lace, or a ruffle of the silk with a heading.

Later in the season lace mantelets will be introduced, fastened into the waist behind with sash bows, and ends of colored ribbon [...]

More simple, and much less expensive are the striped gauze, and grenadine scarfs, which in white, and black, can be worn with almost any toilette, or the white muslin tunics, and scarf mantles, trimmed with lace, which divested of their ribbon garniture may, in the hands of a skillful laundress, re-appear as good as new.


But undoubtedly in lace, the best investment is a white or black llama tunic or polonaise. These can be used upon almost any occasion. For in, or out of doors, as a finish to a rather plain silk dinner toilette, as an addition to an opera or concert dress. There is no end to the uses to which they can be put, nor to the service they are able to perform.







PARASOLS.




- picture 14 - 1874


- picture 15 -1875



THE new parasol, or sun-brella, is the “Union League Club.” It has a short, thick handle, mounted in gilt, agate, knobs and crosses of ivory, oxidized silver, or shell, and is furnished with a chain to attach it to the chatelaine. Blue and plum are the leading colors. These cost from $7 to $10.

Umbrellas in changeable Venetian silk, a soft twilled serge, in two shades, are very popular. Prices range from $7.50 to $18.00.

A very useful dressy style of parasol is in black silk lined with a color, or a color lined with white. These are large, have deep canopies, and are bordered with double fringe in the two colors. Price $10. For visiting and church, small parasols are used, these are white, or a light color, covered with lace, and are mounted on finely-carved sticks of yellow ivory, or fancy wood. These sticks alone cost from $6 to $20. Black Llama lace covers cost from $3 upwards. Some real Chantilly are shown as low as $15. Thread lace costs from $22 upward.



Thanks most sincerely for having followed me up to here, I embrace you warmly while wishing you a wonderful Summer,

see you soon 💕









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'The Proposal' by Frank Stone: Victorian values and virtues taught in silence by a paintbrush.

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IT WAS ENTIRELY accepted by the vast majority of the population that a central event in any woman's life was marriage. Women who remained unmarried had failed to fulfill their destiny, both biologically and psychologically. It was right for a woman to marry; it was what she was for. In her novel Reuben Sachs ( 1888 ), Amy Levy wrote of a woman with "beauty ... intelligence ... power of feeling, " who "saw herself merely as one of a vast crowd of girls awaiting their promotion by marriage." With that marriage came a home, the key to happiness; without marriage women could only hope to live as dependents is someone else's house. Unmarried men were pitied too, and considered to be living only half a life. 

Judith Flanders, INSIDE THE VICTORIAN HOME - A Portrait of Domestic Life in Victorian England, W.W. Norton & Company, New York - London, THE PARLOR, p. 214



The Proposal, Frank Stone ( between 1840 - 1859 )



ERA COMPIUTAMENTE accettata dalla stragrande maggioranza della popolazione la convinzione secondo cui il matrimonio fosse l'evento centrale nella vita di ogni donna. Le donne che non si maritavano non erano riuscite a compiere il proprio destino, sia biologicamente che psicologicamente. Era giusto per una donna sposarsi; era ciò per cui era nata. Nel suo romanzo Reuben Sachs (1888), Amy Levy scrisse di una donna con "bellezza ... intelligenza ... forza del sentimento," che "si vedeva sè stessa solo come una tra una vasta folla di ragazze in attesa della loro promozione garantita dal matrimonio". Con quel matrimonio arrivava una casa, la chiave della felicità; le donne che non si sposavano potevano solo sperare di vivere come dipendenti in casa di qualcun altro. Anche gli uomini non sposati erano oggetto di compassione, e considerati come se vivessero solo una vita a metà.



Essendo considerato lo sposalizio il più appropriato compimento della vita di una donna, alto, anzi, altissimo era il valore che veniva attribuito al corteggiamento, al fidanzamento ed infine alla proposta di matrimonio, passi da compiere, tutti, sempre seguendo un ben accorto rituale, ancora una volta governato da regole; ma qui oggi con voi mi piace andare oltre l'immagine che è rappresentata, con l'abilità degna di un maestro, quale Stone, peraltro, era, per leggere i significati che in essa, volutamente, il pittore ha inteso celare ... nulla di tutto quanto vi compare è casuale, in essa è rappresentato il corollario di valori e di virtù che alle spalle di un matrimonio si reputava dovesse esistere per garantire ai futuri sposi una convivenza serena e fondata su basi solide ed altresì vi compaiono simboli e metafore che ne rafforzano il significato.

Ma vediamo insieme I VALORI cui l'artista ricorre: 

quella che appare ai nostri occhi a tutta prima è una scena che immortala un luogo domestico, semplice, appartenente ad una famiglia di umili origini, ce lo fanno comprendere i pochi mobili che arredano le pareti, gli abiti di cui è vestita la fanciulla e di cui sono abbigliati i fratelli minori, i quali, al tavolo vicino la finestra, stanno imparando qualcosa dell'arte del leggere e dello scrivere probabilmente su istruzione della sorella maggiore, la quale cuce, entrambi elementi - quelli del non essere acculturati in un ambiente scolastico, ma direttamente da un famigliare, e l'essere abili con l'ago, che ci calano in una realtà estremamente modesta ( le donne di umili natali imparavano a cucire già da bambine per essere in grado non solo di rammendarsi gli abiti da adulte, ma per poterseli confezionare senza ricorrere a sarte o sartorie che erano appannaggio esclusivo delle famiglie benestanti ); la luce che illumina questa scena è una luce calda che infonde pace ed armonia e ci cala in una realtà che, anche se vissuta tra stenti, si palesa ai nostri occhi come lieta a e pacifica.

Se coloro che abitano questo luogo sono decisamente di condizioni sociali non elevate, il giovane che, innamorato, sta dolcemente chiedendo la mano della fanciulla, lo si può in tutta sicurezza giudicare di status sociale ben più elevato, elemento che ci è garantito, ancora una volta, dal suo abbigliamento: non era consuetudine che un giovane uomo di classe media sposasse una giovane donna di condizioni modeste, generalmente il matrimonio serviva all'uomo per consolidare la propria posizione nella società od, addirittura, per elevarla, perciò questa scena si configura essenzialmente come una scena di vero e sincero amore.


Quanto alLA SIMBOLOGIA che vi compare:

la fanciulla è seduta dando le spalle alla finestra ed è lambita dalla calda luce del giorno riportandoci con la mente ad alcune immagini della Beata Vergine, soprattutto inerenti l'Annunciazione, a voler sottolineare il suo candore, la sua interezza, cosa che è ribadita anche dall'acqua che ricolma la caraffa che la madre, molto umilmente, sta recando facendo la sua comparsa da dietro la porta del 'parlor' ad indicare che anche la famiglia di ciò si fa garante; la fedeltà, che nel matrimonio è, ed era, in epoca Vittoriana, così importante, da parte della moglie al marito, è rappresentata dalla figura del cane che, introdotto in epoca barocca da Jan van Eyck, pittore fiammingo, spesso è presente nelle scene familiari proprio a simboleggiare tale virtù; l'orologio che è appeso alla parete, che non a caso ci appare quasi centrato rispetto alle figure degli innamorati, e quello che il giovane porge in dono alla fanciulla, sono entrambi palese simbolo del tempo, quello che egli intende trascorrere con lei, ovvero tutto quello che apparterrà alla sua vita, e, sempre in quanto a tempo, i fanciulli rappresentano il tempo futuro, la madre quellotrascorso ed insieme simboleggiano il passare del tempo nella sua fluida continuità; la gonna della fanciulla che sia amplia evidentemente sui fianchi sta a simboleggiare la fertilità del suo ventre, mentre il colore giallo della sciarpa, che il giovane si è tolta ed ha riposto dentro il suo cilindro, in terra, è indice dell'impulsività, dell'avventatezza che spesso è connessa con la giovane età, ma più frequentemente tale tinta è sinonimo di infedeltà, visto che allora era fondamentale la dedizione della moglie verso il marito, ma non quella del marito verso la moglie: era consuetudine, infatti, che in epoca vittoriana la moglie dovesse condurre la casa e la famiglia, occupandosi di educare e di crescere la prole, mentre, per quanto concerneva la carnalità, vi erano le così dette 'donne di piacere' che alloggiavano in apposite case di tolleranza, frequentate ordinariamente da uomini coniugati benestanti; non dimentichiamo, però che qui tale capo è stato gettato in terra - vi era la seggiola su cui posare cilindro e sciarpa - il che è a mio avviso indice del voler ignorare un siffatto 'costume', ovvero sta ad indicare la volontà di misconoscere tale disvalore anteponendovi il vero amore che di questo incantevole, toccante dipinto è l'autentico, indiscusso protagonista. 


A questo punto, davvero a malincuore, devo annunciarvi che sono costretta a prendermi un paio di settimane di intervallo, lavori di ripristino in casa che da tempo si sommano a quelli ordinari, lavori impegnativi fuori e motivi di famiglia non mi concedono il tempo sufficiente per poter continuare a stare, in questo periodo, con voi in Blog-Land ... da tempo rimando, ma non posso più farcela ...
( Inoltre con l'inizio di Agosto parteciperò ad una conferenza e devo preparare il mio intervento )


Vi abbraccio con il cuore e già sento un pizzico di nostalgia ... so che mi mancherete, ma credetemi, avrei già dovuto farlo da tempo ... speravo di poterlo evitare !

A presto, miei cari 💕












IT WAS ENTIRELY accepted by the vast majority of the population that a central event in any woman's life was marriage. Women who remained unmarried had failed to fulfill their destiny, both biologically and psychologically. It was right for a woman to marry; it was what she was for. In her novel Reuben Sachs ( 1888 ), Amy Levy wrote of a woman with "beauty ... intelligence ... power of feeling, " who "saw herself merely as one of a vast crowd of girls awaiting their promotion by marriage." With that marriage came a home, the key to happiness; without marriage women could only hope to live as dipendents is someomne else's house. Unmarried men were pitied too, and considered to be living only half a life. 

Judith Flanders, INSIDE THE VICTORIAN HOME - A Portrait of Domestic Life in Victorian England, W.W. Norton & Company, New York - London, THE PARLOR, p. 214





- picture 1 - The Proposal, Frank Stone ( between 1840 - 1859 )





Being marriage considered the most appropriate fulfillment of a woman's life, it was high, in fact, highest the value that was attributed to courtship, engagement and finally to the proposal of marriage, all steps to take always following a well-realized ritual, once again governed by rules; but together with you, here today I like to go beyond the image that is represented with the ability worthy of a master, like Stone was, to read the meanings which in it, deliberately, the painter sought to conceal ... nothing of all that appears is casual, there is shown the corollary of values and virtues that behind a marriage was deemed should exist to ensure the bride and the groom a peaceful coexistence founded on solid basis and also they appear symbols and metaphors reinforcing this meaning.

But let's see THE VALUES which the artist uses:

what appears to us at first is a scene that captures a domestic, homely place belonging to a family of humble origins, we do understand it just looking at the little furniture decorating the walls, the clothes with which the girl is dressed and those which garbed her younger siblings, who, at the table near the window, are learning something of the art of reading and writing probably on instruction of their older sister, who is sewing, both elements - that of not being educated in a school but directly from a family member, and to be skilled with the needle - which introduce us to an extremely modest reality (women of humble birth learned to sew already as little girl to be able not only to mend their clothes, once became adults, but for do their dresses by themselves without resorting to seamstresses or taylor shops which were the exclusive of wealthy families); the light that illuminates this scene is a warm light that infuses peace and harmony and drops us into a reality that, although lived in hardship, is revealing to us as happy and peaceful.

If the inhabitants of this home are definitely not of high social conditions, the young man, in love, who is gently asking for the hand of the lovely maiden, can be safely judge of much higher social status, an element that is guaranteed to us once again by his clothing: it wasn't customary for a young middle-class man to marry a young woman of modest means, then, usually a man needed to get married to consolidate his position in the society or even to raise it, that's why this scene can be essentially considered as a scene of true and sincere love.


As for THE SYMBOLS that are portrayed:

the girl is sitting with her back to the window and is lapped by the warm light of the day thus bringing us with our mind to some images of the Blessed Virgin, especially regarding the Annunciation, to underline her candor, her integrity, which is also emphasized by the water which fills the jug that her mother, very humbly, is bringing doing her appearance from behind the door leading into the 'parlor' to indicate that even the family of this is the guarantor; loyalty, which in marriage is, and was, in Victorian times, so important, indeed, an essential virtue as for wives, is represented by the figure of the dog, which was introduced in the Baroque period by Jan van Eyck, Flemish painter, and since then is often present in paintings of family scenes just to symbolize this virtue; the clock hanging on the wall, which no for chance is almost centered between the figures of the lovers, and the one the young man is handing as a gift to the girl, are both evident symbols of the time which he intends to spend with her, that is all what will belong to his life, and, always as for time, the children represent the future time, the mother the elapsed time and together symbolize the passage of time in its fluid continuity; the skirt of the girl which clearly expands on her hips symbolizes her fertility, while the color yellow of the scarf, which the young man took off and has placed inside his cylinder, on the floor, is index of impulsivity, of the recklessness that is often associated with the young age, but more often this tint is synonymous with infidelity, because if then it was important the dedication of the wife to her husband, the same couldn't be sayid for the husband towards his wife: in fact, it was customary, during Victorian times, that a wife would lead home and family, working to educate and bring up the children, and, as for what concerned carnal pleasures, there were the so-called 'comfort women' who were staying in special brothels, usually frequented by wealthy married men; but let's don't forget, however, that here this item is thrown to the ground - there was the chair on which to lay both the cylinder and the scarf - which in my view shows that he want to ignore such a 'costume', it indicates his willingness to misunderstand this disvalue considering much more important true love, which is, of this charming, poignant painting the authentic, undisputed protagonist.


~
At this point, very reluctantly, I must announce that I have to take a fortnight of interlude: restoration works at home that for long have added to the ordinary ones, heavy and long works outside and family reasons do not give me enough time to be able to stay together with you in Blog-Land, in this period, alas ... I'm postponing this moment for some time, but now I cannot do it anymore !
(At the begin of August I'll also participate at a conference and I have to prepare my speech)

~


I embrace you with all my heart and already I feel a bit of nostalgia ... I know I'll miss you, but believe me, I would have done it a long ago ... I hoped I was able to avoid it !

See you soon 💕








Let's take the time to smell the roses ...

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When Roses cease to bloom, Sir,
And Violets are done—
When Bumblebees in solemn flight
Have passed beyond the Sun—
The hand that paused to gather
Upon this Summer's day
Will idle lie—in Auburn—
Then take my flowers—pray ! 




Quando le rose smettono di fiorire, Signore,
e le violette sono passate- 
quando i calabroni in volo solenne
sono transitati al di là del sole-
la mano che indugiò per cogliere
in questo giorno estivo
giacerà oziosa-nell'ombra dorata- 
Accetta dunque questi miei fiori, ti prego !

Emily Dickinson, J32, c.1858








The Bee is not afraid of me.
I know the Butterfly.
The pretty people in the Woods
Receive me cordially—

The Brooks laugh louder when I come—
The Breezes madder play;
Wherefore mine eye thy silver mists,
Wherefore, Oh Summer's Day? 





Non mi teme l'Ape.
Conosco la farfalla.
I graziosi abitanti del Bosco
Mi ricevono amichevolmente-

Più forte ridono i ruscelli quando arrivo-
Più sbarazzine giocano le Brezze;
Perché il tuo argento annebbia il mio sguardo,
Perché, Oh Giorno d'Estate?

Emily Dickinson, J111, c.1859











A sepal, petal, and a thorn 
Upon a common summer's morn - 
A flask of Dew - A Bee or two - 
A Breeze - a caper in the trees - 
And I'm a Rose !




Un sepalo, un petalo, ed una spina
In un comune mattino d'estate-
Un fiasco di Rugiada-Un'Ape o due-
Una Brezza-un frullo tra gli alberi-
Ed io sono una Rosa !

Emily Dickinson, J19, c.1858












This Bauble was preferred of Bees-
By Butterflies admired
At Heavenly - Hopeless Distances-
Was justified of Bird-

Did Noon - enamel - in Herself
Was Summer to a Score
Who only knew of Universe-
It had created Her. 




Questo nonnulla fu amato dalle Api-
Da farfalle ammirato
Da una Celeste-Disperata Distanza
Ebbe l'approvazione degli Uccelli-

Ed abbellì-di Sè Stesso-il Meriggio
E fu l'Estate per una Ventina di Esseri
per i quali la sua esistenza 
era la sola prova che avessero di un Universo.

Emily Dickinson, J805, c.1863










Carissimi amici e lettori, spero che vi sia stata gradita questa passeggiata tra le alcune delle rose che l'estate ci ha donato, accompagnata dalla musicalità e dalla liricità dei versi dell'amata ed ammirata poetessa americana Emily Dickinson ... e che altrettanto gradito vi giunga questo mio abbraccio colmo di gratitudine !

A presto 💕




Dearest friends and readers of mine, I hope to have pleased you with this walk among some of the roses that this Summer has given us, accompanied by the musicality and lyricism of the verses of the beloved and admired American poet Emily Dickinson ... and that, as welcome as this, may reach you my warmest hug filled with gratitude !

See you soon 💕

PORTRAIT OF A LADY: Laura Ingalls Gunn, the privilege of being a descendant of Laura Ingalls Wilder.

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I knew her for chance ...



Shot originally taken by Tom Tingle/The Arizona Republic ©




The Ingalls Family



thanks to Stacey, blogger at POOFING THE PILLOWS, who, as soon as read my post about Laura Ingalls Wilder's biography, put me in contact with her: Laura Ingalls Gunn is a descendant of the all over the world known and loved little Laura, protagonist of the series "The Little House on the Prairie"and writer, as an adult, of so many books for children telling her adventures, dating back to when she was a child and pertinent her life as a woman, mother and wife.



Laura Ingalls Gunn is a blogger herself at DECORE TO ADORE, a so beautiful blog about home decoration, she's a lady fond of romantic details and settings, of such a good nature, a tender hearted 'gal' as few we may know.
Here today I want to introduce her to you, I want to let you know not only the blogger, who's so very talented, but firstly the first cousin three times removed of Laura Ingalls Wilder ( Charles Ingalls was her great-great granduncle ) and I love to do it through her words, for I'm sure that, after having read them, she'll win your heart and you'll be eventually fond of her !


Laura Ingalls Wilder, 1918



- What kind of relationship is linking you with Laura and when you came to know it

My great-great grandfather, Lansford “James” Ingalls and Charles (Laura’s father) were brothers.*
My great aunt, Mildred Ingalls Kenner, sister of my grandfather, Roy Andrew Ingalls, was a librarian and also our family historian. Each birthday and Christmas for several years, when I was a small child, she gifted me one of the “Little House” books until I had the complete collection.
My maternal grandmother, Mary Bradley Varner, loved to study genealogy and mapped out my complete family history. I can’t remember a time when I didn’t know about my relationship to Laura. She has always been a part of my family.  


- When did you visit her homes and who accompanied you ( did you visit them all, what did you felt finding yourself exactly where she lived her ordinary days, and so on ... )

I visited her first home, Little House in the Big Woods, in Pepin, Wisconsin when I was 12 years old. I was taken there by my grandfather, Roy, and his sister, my great aunt, Dorothy Ingalls Farrell. I remember being very upset because there was no longer a forest (big woods) surrounding the cabin.

My daughter and I moved from California to New York, (I was 25 and she was 5 years old) and we drove the entire way. We stopped in De Smet, South Dakota. There are several sites in this small town which Laura wrote about in the books “By the Shores of Silver Lake”, “The Long Winter”, “Little Town on the Prairie”, “These Happy Golden Years” and “The First Four Years”. The town and home site truly is a “must see” for any Laura fan.

While living in upstate New York my daughter and I drove to Malone, New York to visit the childhood homestead of Laura’s husband, Almanzo, which was documented in “Farmer Boy”. It was a lovely home, fully restored to its original state.

A year later we moved to Texas. While living there my daughter, now age 6, and I drove to Independence, Kansas which has a replica of the log cabin Laura lived in and wrote about in “Little House in the Prairie”.
On that same trip we also went to Mansfield, Missouri. This has a few sites to visit including the Rock House which was a gift from Rose and where Laura wrote many of the Little House books. There is also the House at Rocky Ridge that Almanzo built for Laura. As she was only 4’11” tall (2.54 cm) her kitchen almost felt like a dollhouse kitchen as it was customized for her height.

A few years later, on a visit to Minnesota to see my paternal grandmother, Eleanor Becker Ingalls, (Grandma Jingles) my husband, two children and I drove down to Walnut Grove, Minnesota. It too has several wonderful sites to see and it was lovely to enjoy a picnic “On the Banks of Plum Creek”.

There is just one site that I have not been to which is the hotel in Burr Oak, Iowa. The Ingalls family lived here for one year when Laura was about 9 or 10 years of age. She never wrote about it because it was a very dark period for the family. 


- What does it mean to you to have such inheritance in values

It is so nice to have such a detailed family history. Laura is a wonderful role model on how to persevere and keep a cheerful outlook even during difficult times. Her faith in God has also been a wonderful inspiration to me.


- How do you feel when you hear people talking of her or read something about her

Having the same name I often will be shopping and someone will need to see my identification card or ask my name when I am purchasing something. People often get very excited when they see/hear it. I have never once encountered anyone who didn’t have the warmest or loveliest reaction regarding their thoughts about Laura. So many people love her books as well as the television show. It is always a nice thing to hear.


- Have you read all the biographies about her … and her books

There are so many books now that have been written about Laura/the Ingalls family that I imagine I have not read all of them, but I have read a good many. Whenever I visit a foreign country I try to visit a bookstore and purchase one of her books. So far I have copies of “Little House on the Prairie” written in Spanish, French, German and Greek.


- Would you have liked to know her and to live at her age

It would be very nice to have a time machine and be able to travel back in time and visit with Laura and learn first-hand about my family. I imagine that she was a very nice person, full of intelligence and wit. One must remember though that Laura chose not to write about some of the very difficult and dark times of her life. Like everyone else the family had their share of heartache. The death of her baby brother, Mary’s blindness and other events could have been prevented in the age of modern medicine and antibiotics. For this reason I don’t know if I would want to live during that time. But I truly appreciate the pioneering spirit of my family. Still, I think many romantics at heart, myself included, perhaps long for a simpler, sweeter time.


For sure I'm one of them, darling friend of mine, and how excited I am to discover that History and people who has marked it are still living today in such wonderful persons like You !

In the hope to have caught your interest and enthralled you with such a loving Lady and her interesting inheritance, I'm sending my warmest hug to you all, dearest readers and friends, may love always have a place in your days, that's my very wish for you

see you soon 💕









NOTES:
* -  Lansford Whiting Ingalls - Grandpa - and Laura Louise Colby Ingalls - Grandma - had several children, to be more precise eleven, one of which, Son Baby Ingalls, survived just a little after his birth; thus, if ten were their surviving children, Charles ( Laura's father - Pa ) was the third born whereas Lansford James was the sixth.
Here are them all: 

Peter Riley Ingalls (1833 - 1900)

Son Baby Ingalls (1835 - 1835)

Charles Phillip Ingalls (1836 - 1902)

Lydia Louisa Ingalls Stouff (1838 - 1913)

Polly Melona Ingalls Quiner (1841 - 1886)




James Lansford Ingalls 
Born: Mar. 14, 1842 at Cuba, Allegany County, New York - Death: Jul. 8, 1928, Rock Elm, Pierce County, Wisconsin.


Polly Melona Ingalls Quiner (1841 - 1886)

Laura Ladocia Ingalls Forbes - Aunt Docia (1846 - 1918)

Hiram Lemuel Ingalls (1848 - 1923)

George Whiting Ingalls (1851 - 1901)

Ruby Celestia Ingalls Card (1855 - 1881)

Lafayette Ingalls (?)








La conobbi per caso ...



- picture 1 - Fotografia originale di Tom Tingle/The Arizona Republic ©

- picture 2 -  La Famiglia Ingalls



grazie a Stacey, del blog POOFING THE PILLOWS, la quale, non appena lesse il mio post sulla biografia di Laura Ingalls Wilder, mi mise in contatto con lei: Laura Ingalls Gunnè una discendente della piccola Laura Ingalls, conosciuta ed amata in tutto il mondo quale protagonista della serie "La casa nella prateria" ed apprezzata da adulta come scrittrice di numerosi libri per fanciulli che raccontano le sue avventure risalenti a quando era bambina e pertinenti la sua vita di donna, madre e moglie.



- picture 3



Anche Laura Ingalls Gunn è una blogger,DECORE TO ADOREè l'incantevole blog sull'home decor che cura con devozione quale amante di dettagli romantici ed atmosfere suggestive, una donna dall'animo così gentile, così di buon cuore come poche ci è dato l'opportunità di conoscere ai nostri giorni.
Qui oggi voglio presentarla a voi, voglio farvi conoscere non solo la blogger, che è così tanto talentuosa, ma in primo luogo la cugina di quarto grado di Laura Ingalls Wilder (Charles Ingalls era il suo bis-bis prozio) e mi piace farlo attraverso le sue parole, perché sono certa che, dopo averle letto, ella conquisterà il vostro cuore e non potrete fare a meno di apprezzarla !



- picture 4 



- Che tipo di rapporto ti lega a Laura e quando ne sei venuta a conoscenza -
Il mio trisavolo, Lansford "James" Ingalls e Charles (il padre di Laura) erano fratelli. *
La mia prozia, Mildred Ingalls Kenner, sorella di mio nonno, Roy Andrew Ingalls, era una bibliotecaria e anche la storica di famiglia. In occasione di ogni mio compleanno e del Natale per diversi anni, quando ero un bambina piccola, mi regalava uno dei libri della serie “Little House” fino a quando giunsi a possedere la collezione completa.
Mia nonna materna, Mary Bradley Varner, amava studiare genealogia e mappò la mia intera storia familiare. Non riesco a ricordare un momento in cui io non ero a conoscenza del il mio rapporto con Laura. Lei è sempre stata parte della mia famiglia.



- Quando visitasti le sue abitazioni e chi ti accompagnò (le hai visitate tutte, cosa hai provato nel trovarti esattamente dove ella visse la propria vita di tutti i giorni ...) -

Ho visitato la sua prima casa, Little House in the Big Woods, in Pepin, Wisconsin quando avevo 12 anni. Mi ci portò mio nonno, Roy, e sua sorella, la mia prozia, Dorothy Ingalls Farrell. Mi ricordo di essere stata molto turbata perché non c'erano più i grandi boschi (Big Woods) a circondare la capanna.

Mia figlia ed io ci spostammo dalla California a New York, (io avevo 25 anni e lei ne aveva 5) percorrendo tutto il tragitto in auto. Ci siamo fermati a De Smet, Dakota del Sud. Ci sono diversi luoghi in questa piccola città che Laura ha nominato nei libri “By the Shores of Silver Lake”, “The Long Winter”, “Little Town on the Prairie”, “These Happy Golden Years” e “The First Four Years”. Per ogni fan di Laura è d'obbligo visitare questa città ed il luogo dove è collocata la casa.

Mentre vivevo nello stato di New York, mia figlia ed io raggiungemmo in automobile Malone, New York per visitare la fattoria dove trascorse la sua infanzia il marito di Laura, Almanzo, documentata in "Farmer Boy". Era una bella casa, ristrutturata completamente per ricondurla al suo stato originale.

Un anno dopo ci siamo trasferite in Texas. Mentre vivevamo lì, mia figlia, ormai di 6 anni, ed io, raggiungemmo Independence, Kansas, che ha una replica della capanna costruita con tronchi d'albero in cui Laura visse e di cui scrisse in  “Little House in the Prairie”.

Durante quello stesso viaggio siamo andate anche a Mansfield, Missouri. Mansfield ha un paio di siti da visitare tra cui il Rock House che fu un regalo da Rose e dove Laura ha scritto molti dei libri della serie ”Little House”. C'è anche la casa a Rocky Ridge che Almanzo edificò per Laura.Siccome ella era alta solamente  4'11 " (1,50 cm) la sua cucina sembrava quasi una cucina di una casa di bambola tanto era stata personalizzata in funzione della sua statura.

Pochi anni dopo, durante una visita in Minnesota per vedere la mia nonna paterna, Eleanor Becker Ingalls, (Grandma Jingles) mio marito, i nostri due bambini ed io raggiungemmo in automobile Walnut Grove, Minnesota. Anche qui vi sono parecchi luoghi meravigliosi da vedere ed è stato bello poter godere di un pic-nic “On the Banks of Plum Creek”-"Sulle rive del Plum Creek".

C'è solo un luogo in cui non sono stata, ed è quello in cui si trova l'hotel a Burr Oak, Iowa. La famiglia Ingalls visse lì per un anno quando Laura aveva circa 9 o 10 anni di età. Ella non ne ha mai fatto menzione perché fu un periodo molto buio per tutta la famiglia.



- Che cosa significa per te avere una tale eredità in quanto a valori -

E' talmente  bello avere una così una dettagliata storia di famiglia. Laura è un modello meraviglioso su come perseverare e mantenere una prospettiva allegra anche nei momenti difficili, e la sua fede in Dio è stata inoltre una meravigliosa fonte di ispirazione per me.



- Cosa provi quando senti  la gente parlare di lei o quando leggi qualcosa su di lei -

Spesso quando mi reco a fare shopping qualcuno mi chiede un documento o il mio nome se sto per fare qualche acquisto. Avendo lo stesso nome, le persone spesso si entusiasmano molto quando lo vedono o lo sentono. Non ho mai incontrato nessuno che non avesse una reazione calorosa o adorabile circa i pensieri che nutrono per Laura. Così tante persone amano i suoi libri, nonché il programma televisivo. E 'sempre una bella cosa da sentire.



- Hai letto tutte le biografie su di lei ... e quelli da lei scritti -

Ci sono tanti libri, ormai, che sono stati scritti su Laura e sulla famiglia Ingalls che immagino non li ho letto tutti, ma ne ho letto un buon numero. Ogni volta che visito un paese straniero provo ad entrare in una libreria ed acquisto uno dei suoi libri. Finora ho copie di “Little House on the Prairie” -"La casa nella prateria" scritte in spagnolo, francese, tedesco e greco.



- Ti sarebbe piaciuto conoscerla e vivere alla sua epoca -

Sarebbe molto bello avere una macchina del tempo ed essere in grado di viaggiare indietro nel tempo e visitare con Laura e conoscere di persona la mia famiglia. Immagino che lei fosse una persona molto bella, piena di intelligenza e arguzia. Bisogna ricordare però che Laura ha scelto di non scrivere circa alcuni dei momenti molto difficili e bui della sua vita. Come tutti gli altri membri della famiglia anche lei aveva la dose di crepacuore. La morte del suo fratellino, la cecità di Mary ed altri eventi avrebbero potuto essere evitati nell'era della medicina moderna grazie agli antibiotici. Per questo motivo non so se vorrei vivere in quel periodo. Ma apprezzo sinceramente lo spirito pionieristico che ha guidato la mia famiglia. Eppure, penso che molte persone dal cuore romantico, me compresa, forse bramano un tempo più semplice, un tempo più dolce.


Di sicuro io sono una di loro, mia cara amica, e come sono entusiasta quando scopro che la storia e la gente che in qualche modo la ha segnata continuano a vivere oggi in persone meravigliose come Te !


Grazie infinite per il tempo che mi hai dedicato così amorevolmente, carissima Laura, e a voi tutti, cari lettori ed amici che sempre mi seguite, invio il mio più caloroso abbraccio nella speranza di aver catturato il vostro interesse e di avervi affascinati con una Lady così amorevole e con la sua avvincente eredità, possa l'amore trovare sempre un posto nei vostri giorni, questo è il mio augurio per voi !


A presto 💕








NOTA:
* -  Lansford Whiting Ingalls - Grandpa - e Laura Louise Colby Ingalls - Grandma - ebbero numerosi figli, per la precisione undici, uno dei quali, Son Baby Ingalls, sopravvisse solo alcuni giorni alla sua nascita; perciò, anche se dieci furono i loro figli sopravvissuti, Charles ( il padre di Laura - Pa ) fu il terzogenito mentre Lansford James fu il sesto a nascere.
Eccoveli tutti qui di seguito:

Peter Riley Ingalls (1833 - 1900)

Son Baby Ingalls (1835 - 1835)

Charles Phillip Ingalls (1836 - 1902)

Lydia Louisa Ingalls Stouff (1838 - 1913)

Polly Melona Ingalls Quiner (1841 - 1886)



James Lansford Ingalls 
Born: Mar. 14, 1842 at Cuba, Allegany County, New York - Death: Jul. 8, 1928, Rock Elm, Pierce County, Wisconsin.


Polly Melona Ingalls Quiner (1841 - 1886)

Laura Ladocia Ingalls Forbes - Aunt Docia (1846 - 1918)

Hiram Lemuel Ingalls (1848 - 1923)

George Whiting Ingalls (1851 - 1901)

Ruby Celestia Ingalls Card (1855 - 1881)

Lafayette Ingalls (?)



HERZOG MAX JOSEPH IN BAYERN and his Zither Band.

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Herzog Max in Bayern and his Zither Band




Sappiamo tutti che la bellissima ed ammirata Sisi apparteneva, per tramite di padre, al ramo cadetto della casa regnante di Baviera, che mai ne avrebbe ereditato il trono - infatti il Duca Maximilian (1808-1888), figlio del Duca Pius August in Bayern e della Principessa Amalie Luise von Arenberg del ramo cadetto dei Wittelsbach è detto IN BAVIERA, non DI BAVIERA a sottolineare proprio cotale collateralità ... 
Dopo aver frequentato una scuola pubblica come qualsiasi altro cittadino di Monaco, egli si laureò in Storia e Scienza, e nel 1828 dovette sospendere i suoi studi in letteratura per sposare, contro la propria volontà, la Principessa Ludovika Wilhelmine, figlia del Re Maximilian I von Bayern: un matrimonio imposto dal nonno (e re) per sollevare, anche economicamente, le fortune della famiglia e riavvicinare la linea reale della dinastia ... 


Engagement Portrait of Empress Elisabeth's parents Princess Ludovika of Bavaria and Duke Maximilian Joseph in Bavaria, by Joseph Stieler.




Va da sé che il denaro che la famiglia appena costituita poteva possedere era quello di una qualsiasi famiglia medio-alto borghese, completamente estranea agli agi di corte, ma il creativo e versatile duca, di cui già QUI vi parlai a proposito di quanto di gioioso trasmise alla sua prole, soprattutto alla futura imperatrice d'Austria ( alla quale comunicò il suo amore per l'arte, per la mitologia, la musica, per la natura e a cui spesso diceva che doveva muoversi come fosse una farfalla e non strisciando i piedi come fanno le dame ! ) riusciva spesso a trovare il modo per guadagnare proventi sufficienti per fare vivere dignitosamente la numerosa figliolanza che animava le ampie stanze del Castello di Possenhofen (acquistato nel 1838 ), in estate, e quelle del Herzog-Max-Palais nella Münchner Ludwigstraße, il palazzo di Monaco, durante la stagione dal clima più rigido. 

Per chi non lo conoscesse a fondo, il popolo di origine teutonica, che si tratti di abitanti dell'odierna Austria o della Germania, ha la musica nel sangue, come si suol dire, ovvero possiede un'innata inclinazione per la danza e per suonare qualsiasi strumento, ne è l'esempio più eclatante la 'dinastia' degli Strauss che fece danzare tutti gli europei, e non solo, che vissero durante il periodo romantico, ovvero l'era vittoriana ... ebbene, il duca Max, come era familiarmente chiamato e conosciuto, non sfuggiva a tale legge della natura ed era non solo un abilissimo suonatore di cetra e di pianoforte, ma compose anche alcune polke e valzer ( oggi trovate tutte le sue composizioni raccolte in: Die im Druck erschienenen Kompositionen von Herzog Maximilian in Bayern: Ländler, Walzer, Polka, Schottisch, Mazurka, Quadrillen und Märsche für Pianoforte, Zither, Gitarre oder Streichinstrumente, München: Musikverlag Emil Katzbichler, 1992 ).


 Max Joseph in Bayern mentre suona la cetra, sullo sfondo troneggia il castello di Possenhofen che si affaccia sulle acque del lago Starnberg



Si narra che talora indossasse i costumi tradizionali bavaresi - che gli garantivano di muoversi in incognito - e che si recasse a suonare la cetra nei ristoranti, accompagnato dalla sua piccola Elisabeth, che ballava al suono della musica per poi raccogliere denari tra i tavoli.


Dancing the Steirer, with zither music. Drawing by C.B.Binzer. 




'Das war das einzig Ehrlich Verdiente Geld' ('Fu quello l'unico denaro onestamente guadagnato' ), ebbe ad apostrofare anni dopo.


Beh, che ci crediate o no, il Duca Max fu uno dei promotori più importanti della musica popolare bavarese del XIX° secolo. Sotto la sua influenza la cetra cominciò ad essere utilizzata in ambienti di corte per divenire, infine, riconosciuta quale strumento musicale nazionale della Baviera e proprio grazie al suo interesse ricevette il soprannome di cetra-Maxl.



Il padre della sposa, Max in Baviera, strimpella il suo strumento preferito, la cetra, con la coppia imperiale sul lago di Starnberg, sullo fondo Possenhofen.




Durante una visita al castello di Possenhofen, il cugino Ludwig II re di Baviera scorse alcuni spartiti sul pianoforte di Maximilian Joseph siglati dal compositore Richard Wagner, da egli stesso supportato economicamente a partire dal 1863, e probabilmente all'ammirazione che entrambi nutrirono per il musicista nativo di Lipsia si deve l'amore che la stessa Sisi provava per le di lui opere.
Ma non solamente al nome di Wagner quello del Duca Maximilian è legato: Franz Strauss, padre del probabilmente più celebre Richard, fece parte, in qualità di chitarrista, del gruppo musicale capeggiato dal 'nostro' duca !

Leggiamo insieme questo estratto da una delle sue biografie, scritta da Willi Schuh, dal titolo Richard Strauss: A Chronicle of the Early Years 1864-1898

[...] Franz aveva quindici anni, nel 1837, quando suo zio gli trovò un posto come chitarrista al servizio del Duca Max a Monaco di Baviera. Altri membri dell'orchestra del duca comprendevano il talento della cetra Johann Petzmayer e due zii di Franz, Joseph Michael Walter e Johann Georg Walter. Il duca stesso suonava la cetra nella sua orchestra. In questa compagnia di musicisti Franz fu incoraggiato dallo zio Joseph a continuare a migliorare la sua formazione pratica e teorica. [...] Fu durante gli anni che Franz trascorse al servizio del Duca Max che riconobbe che il corno era lo strumento per cui si sentiva più portato e per cui avrebbe potuto diventare un 'virtuoso'.


E chissà che, almeno in parte, la costernazione che colse l'Arciduchessa Sofia, madre del futuro Imperatore Francesco Giuseppe, quando il figlio le confessò di voler sposare non già la promessa Nenè, ma la sorella Sisi, non fosse dovuta alla popolarità, o, meglio, alla popolanità - passatemi il termine - di questo nobile che stava sì, divenendo suo parente acquisito, ma con una figlia, futura imperatrice d'Austria, che più di ogni altra gli somigliava ... le si stava parando davanti un gran lavoro da fare per 'addomesticare' una fanciulla che le appariva tanto poco 'signorile' e degna del titolo che stava per acquisire ..., ma la signorilità, l'eleganza e la nobiltà d'animo non le si acquisiscono, sono un dono che la Natura riserva a pochi e quello che sappiamo essere uno spirito libero, indomito per definizione, non lo si 'ammansisce', ... se non lo si comprende, però, e non lo si accetta gli si possono tarpare le ali reprimendo e mortificando, infine, ogni suo slancio vitale, ... questo sì ... ed, ahimè, fu proprio così che accadde, povera amata, ammirata imperatrice !






Sempre più grata per la dedizione e l'affetto con cui seguite ~ My little old world ~
auguro ogni bene a ciascuno di voi, carissimi lettori ed amici,


a presto  💕















- picture 1 - Herzog Max in Bayern and his Zither Band




We all know that the beautiful and admired Sisi belonged, by her father, to the junior branch of the ruling family of Bavaria, of which would have never inherited the throne - in fact the Duke Maximilian (1808-1888), son of the Duke Pius August in Bayern and Princess Amalie Luise von Arenberg of the cadet branch of the Wittelsbach were told IN BAYERN, not VON BAYERN, to emphasize the collateral branch of the family they belonged to ...
After attending a public school like any other citizen of Monaco, he graduated in History and Science, and in 1828 he had to suspend his studies in the literature to marry, against his will, Princess Ludovika Wilhelmine, daughter of King Maximilian I von Bayern: a marriage imposed by his grandfather (and king) to raise, even economically, the fortunes of the family and reconnect the royal line of the dynasty ...




- picture 2 - Engagement Portrait of Empress Elisabeth's parents Princess Ludovika of Bavaria and Duke Maximilian Joseph in Bavaria, by Joseph Stieler.




It goes without saying that the money that the newly formed family could afford was that of any upper-middle class family, far from any kind of well-being of the court, but the creative and versatile Duke, whom I already mentioned you HERE for what as joyful he transmitted to his offspring, especially to the future empress of Austria (to which he communicated his love for art, for mythology, for music and nature and to which he often said she had to move like a butterfly and not shuffled as all the ladies do !) could often find a way to earn sufficient income to allow to live in dignity the numerous offspring that animated the large rooms of the Castle of Possenhofen (purchased in 1838), in Summer, and those of the Herzog-Max-Palais in Munich Ludwigstraße, the Monaco Palace, during the season by the harsh climate.

For those unfamiliar with itin the deep, people of Teutonic origin,  both inhabiting of today's Austria and Germany, has music in the blood, as they say, that is a natural inclination for dance and for playing any instrument, the most striking example of it is the 'dynasty' of Strauss which made dance all Europeans, and not only, who lived during the romantic period, or the Victorian era, if you prefer ... well, the Duke Max, as it was familiarly called and known, didn't escape this law of nature and he not only was a skilled player of zither and piano, but also composed some polkas and waltzes (you may find all of his compositions collected in Die im Druck erschienenen Kompositionen von Herzog Maximilian in Bayern: Ländler, Walzer, Polka, Schottisch, Mazurka, Quadrillen und Märsche für Pianoforte, Zither, Gitarre oder Streichinstrumente, München: Musikverlag Emil Katzbichler, 1992 ).




- picture 3 - Max Joseph in Bayern while plays the zither, on the background stands the Possenhofen castle overlooking the waters of Lake Starnberg.




It is said that sometimes, wearing the traditional Bavarian costumes that guaranteed him to move in incognito, he went to play the zither in restaurants, accompanied by his little Elisabeth, who danced to the sound of the music and then collected money among the tables.




- picture 4 - Dancing the Steirer, with zither music. Drawing by C.B.Binzer. 




'Das war das einzig Ehrlich Verdiente Geld' ('That was the only money honestly earned'), he had to say years later.

Well, believe it or not, Duke Max was one of the most important promoters of Bavarian folk music during the XIXth century. Under his influence the zither began to be used in court circles to become, finally, recognized as the national musical instrument of Bavaria and thanks to his interest he received the nickname of zither-Maxl.




- picture 5 - The bride's father, Max of Bavaria, strumming his favorite instrument, the zither, with the imperial couple at Lake Starnberg, the bottom Possenhofen.




During a visit to the Castle of Possenhofen, his cousin King Ludwig II of Bavaria saw some music sheets on Maximilian Joseph's piano signed by the composer Richard Wagner, whom he himself supported financially in 1863, and probably to that admiration them both nurtured for the musician native of Leipzig was due the love the same Sisi felt for his works.
But not only the name of Wagner is linked to that of Duke Maximilian: Franz Strauss, father of the probably most famous Richard, was part, as guitarist, of the band led by 'our' Duke!

Let's read together this excerpt from one of his biographies, written by Willi Schuh, entitled Richard Strauss: A Chronicle of the Early Years 1864-1898

[...] Franz was fifteen, in 1837, when his uncle found him a post as guitarist in the service of Duke Max in Munich. Other members of the duke's orchestra included the zither virtuoso Johann Petzmayer and two of Franz's uncles, Joseph Michael Walter and Johann Georg Walter. The duke himself also played zither in his own orchestra. In this company of musicians Franz was encouraged by his uncle Joseph to continue to improve his practical and theoretical education. [...] It was during the years Franz spent in the service of Duke Max that he recognized that the horn was the instrument which meant most to him and on which he could become a virtuoso.

And I wonder if, at least in part, the consternation which seized Archduchess Sophia, mother of the future Emperor Franz Joseph, when his son confessed to want to marry not the already promised Nené, but her younger sister Sisi, wasn't due to the popularity, or rather, to the ordinary person this noble looked at her eyes, who was going, yes, to become her relative in-law, but with a daughter, the future empress of Austria, who more than anyone else was like him ... she was surely thinking of a great amount of work to do to 'tame' a young girl who appeared so little 'elegant' and worthy of the title she was going to acquire ... but the elegance, the gentleness and the and the nobility of heart cannot be taught, they are gifts that nature reserve to a very few people and what we do know to be a free spirit, undaunted by definition, cannot be 'tamed', ... if you do not understand him, though, and you cannot accept him, you might clip his wings repressing and mortifying, eventually, every vital impulse of his, ... yes ... and, alas, it was just the way it happened, poor loved, admired empress !




- picture 6



Increasingly appreciating and loving the dedication and the affection with which you follow  ~ My little old world ~, I'm wishing all my best to each of you, dear readers and friends,

see you soon 💕










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BLUE MONDAY

♚ NOBLE MANSIONS AND CROWNS ♚ Sudeley Castle & Gardens and Queen Katherine Parr.

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Come una gemma incastonata nel verde, come uno scrigno conservato in un avvallamento naturale dalle colline sinuose dei Cotswolds che attraversano la parte centrale dell'Inghilterra e che ne conservano le più antiche vestigia, Sudeley Castle 


La Regina Katherine Parr nella sua stanza a Sudeley Castle



custodisce vicende inerenti secoli di storia e ai nomi di coloro che vi hanno trascorso la propria esistenza, legata agli eventi più noti e travagliati della storia inglese risalente ai secoli scorsi ( XVI - XVII ): esso fu dimora della regina Katherine Parr, ultima moglie - ed unica sopravvissuta - di Re Enrico VIII, dello stesso Enrico VIII, di Anna Bolena, di Lady Jane Grey, della Regina Elisabetta I e di Riccardo III i quali, tutti, giocarono un ruolo di rilievo nella storia di questo imponente e magnifico maniero; Re Carlo I trovò qui rifugio durante la guerra civile, quando suo nipote Prince Rupert aveva stabilito il proprio quartiere generale presso il castello, ma fu solo in epoca romantica, dopo anni di incomprensibile trascuratezza ed abbandono, che venne riscoperto da Re Giorgio III il quale si trovò ad essere tra quei turisti che vennero ad ammirarne quello che di esso rimaneva, ovvero le sue rovine 


che parlavano all'animo melanconico di coloro che vissero il Romanticismo nei suoi aspetti più peculiari. 
Successivamente, nel 1837, Sudeley passò nelle mani dei facoltosi manifattori di guanti Worcester, i fratelli John e William Dent, che avviarono un ambizioso progetto di ristrutturazione, proseguito dal nipote, John Coucher Dent che lo ereditò nel 1855, la cui consorte, Emma Brocklehurst, si dedicò con entusiasmo e devozione in tale opera di recupero, stringendo, nel contempo, forti legami con la vicina città di Winchcombe, ed è proprio il risultato della sua passione ad essere ancor oggi così tangibile nei giardini del castello. 










Sudeley Castleè oggi dimora di Elizabeth, Lady Ashcombe, dei suoi figli e delle loro famiglie, tutti impegnati nella continua conservazione del castello e dei suoi tesori, nel restauro tutt'ora in corso e nel mantenimento dei giardini.





LA CURIOSA STORIA DELLA REGINA KATHERINE PARR ~ 



Katherine Parr - Catherine Parr, detta anche Kateryn - ella si firmava 'Kateryn the Quene KP'- passata alla storia come la sesta ed ultima moglie di re Enrico ottavo, ebbe un'esistenza davvero particolare.
Alta, di bell'aspetto, vivace e spiritosa, di temperamento gentile e sensibile, era nata 
nell'anno 1512, probabilmente in agosto, presso Blackfriars, un quartiere nel centro di Londra, dal matrimonio di Sir Thomas Parr da Kendal con Maud Greene, Katherine era la maggiore di tre figli, seguita l'anno successivo dal fratello William - Will - e un anno dopo dalla sorella Anne - Nan -. Thomas e Maud erano cortigiani durante i primi anni del regno di Enrico VIII, Thomas era stato nominato cavaliere proprio in occasione dell'incoronazione del re nel 1509 e Maud divenne dama di compagnia della regina Caterina d'Aragona, prima moglie del re, ma quando improvvisamente Thomas morì nel 1517 Katherine fu fatta crescere nel Northamptonshire nella casa dello zio Sir William Parr mentre la madre, inserita nell'ambiente della Corte, si dedicò a garantire matrimoni 'favorevoli' per i suoi figli. L'educazione della piccola Parr fu ottima per i tempi, ma non completa, tanto che più tardi volle imparare greco e latino, compito di certo non semplice per una donna, per di più di madre lingua inglese: questo ci rende edotti del suo vero amore e del rispetto che ella nutriva per lo studio e per l'istruzione, in particolare per quanto riguardava le donne e fu infatti Katherine Parr che incoraggerà l'educazione di Elisabetta I, facendo così di lei il monarca più dotto nell'intera storia inglese.

Quando ormai aveva superata l'età per il matrimonio, che al tempo si aggirava intorno ai 14 anni, ella divenne sposa a 17 anni dell'amato Sir Edward Burgh pronunciato Borough
), il diciannovenne figlio primogenito di Sir Thomas Borough ( nei progetti della madre e dello zio vi era quello di maritarla al vecchio Edward Burgh, padre di Sir Thomas ed omonimo del nipote, non solo attuale Lord e proprietario della tenuta di Gainsborough Hall 









e molto, molto anziano, quasi non più autosufficiente, che avrebbe avuto più poco da vivere e che avrebbe presto fatto di lei una facoltosa ereditiera, ma quando il re intervenne nominando il giovane, inoltre, per l'occasione, vice-governatore del confine anglo-scozzese, fu l'amore ad avere la meglio ) e si scoprì così, insieme con il marito, capace ed organizzata gerente di un vastissimo podere, con relativa fattoria, situato nella campagna del Lincolnshire, nonché attenta ed abile conduttrice di una vasta residenza che entrambi condividevano con un nutrito seguito costituito da personale di servizio.
Ma questo idillio le fu concesso dal destino solo che per poco meno di quattro anni, poiché in un incidente strappo la vita dal corpo del suo devoto consorte rendendola vedova non ancora ventenne.
L'anno seguente vide Katherine sposa di John Neville,


III Barone Latimer, che aveva circa vent'anni più di lei e che viveva a Snape Castle



nello Yorkshire, per cui non solo più ella contava il titolo di Lady, ma ora anche quello di baronessa.
In questo maniero risalente al XIV°secolo visse insieme con i figli di primo letto del marito, Johnnie e Margaret, per circa un decennio ( mi piace ricordare qui che se Katherine era al suo secondo matrimonio, John Neville era sposo per la terza volta ).
Al tempo l'Inghilterra era dilaniata da due differenti ed agguerrite correnti religiose, una che voleva fosse mantenuto il legame con la Chiesa di Roma, l'altra che, in accordo con il re, preferiva dare a costui piena autorità anche in fatto di religione, tutto perché il Santo Padre, Clemente VII, gli negava il divorzio dalla prima moglie Caterina d'Aragona, che egli aveva nel frattempo già allontanato dai suoi palazzi per sposare Anna Bolena; coinvolto suo malgrado in una diatriba tra queste due fazioni che separavano il nord dell'isola dalla parte più centro-meridionale, il Barone Latimer fu preso in ostaggio, con conseguenti gravi danni per la sua già cagionevole salute e fu così che il 2 di marzo del 1543 Katherine si trovò vedova per la seconda volta, ma questa volta con una ancor più cospicua eredità.


This portrait originally and now identified as Catherine Parr was wrongly identified as Lady Jane Grey for decades, was probably painted by Master John in 1544 - 45.




 Detail


Da tempo Katherine si era innamorata dell'affascinante Thomas Seymour, fratello della defunta regina Jane e zio dell'unico erede maschio di Enrico VIII, per l'esattezza nel 1538, quando, per la prima volta s'incontrarono. Ma ella aveva anche attirato l'attenzione di Enrico VIII, che aveva un occhio di riguardo per lei da sempre, quando nel 1540 aveva fatto ritorno negli ambienti della corte in veste di dama di compagnia della terza moglie del re, la regina Anna di Clèves.

E così ella, ancora una volta, seguirà ciò che le detterà il suo senso del dovere, ossia contrarre un terzo matrimonio unendosi ad un uomo malato e ben più vecchio. Ma non fu una scelta facile.
Scriverà infatti a Seymour, 'Com'è vero che Dio è Dio, il mio pensiero era completamente risoluto .... sposarti prima di ogni altro uomo che conosco. Ma la volontà di Dio era diversa dalla mia e dopo una grande lotta spirituale, mi ritrovai a non avere altra scelta se non l'obbedienza.'Lei e Seymour si separarono scambiandosi alcune promesse per il futuro (dopo tutto, il re era malato, stanco ed appariva persino più vecchio della sua età) ed i loro sentimenti erano immutati.
Il 12 luglio del medesimo anno, ad Hampton Court Palace, vennero celebrate le nozze tra Re Enrico VIII 



Joos van Cleve, Enrico VIII, 1530-1535 circa, Londra, The Royal Collection
© Royal Collection Trust/© Her Majesty Queen Elizabeth II 2014



e Katherine Parr, la quale venne così incoronata regina consorte d'Inghilterra e d'Irlanda.
Il matrimonio fu un immediato trionfo. Katherine scelse come motto personale 'Essere utile in tutto ciò che faccio' e possedeva una personalità davvero accattivante come ebbe a dimostrare il sincero affetto che molti provavano per lei: per il re era la compagna e l'infermiera perfetta, per i suoi figli, Edward, Mary ed Elisabetta, un'amorevole matrigna, come regina attirò anche quei cortigiani simpatizzanti per la nuova fede protestante - il credo del monaco tedesco Lutero che si opponeva agli abusi del clero stava conquistando sempre più plauso anche in Inghilterra - e le sue stanze divennero luogo d'incontro per veri e propri dibattiti teologici; in Katherine re Enrico aveva trovato per la prima volta una donna con cui intendersi anche intellettualmente, ma non solo, quando partì per la Francia per un'ennesima campagna militare nel mese del luglio 1544, Katherine



The Melton Constable or Hastings portrait of Queen Catherine



- la 'moglie più cara e più amata tra tutte' - fu nominata reggente d'Inghilterra - l'unica altra moglie a cui era stato accordato un siffatto privilegio dal re era Caterina d'Aragona - e quando egli fu di ritorno nel mese di ottobre trovò tutti i suoi affari in buon ordine.
Con il trascorrere del tempo, Enrico VIII si fece sempre più di frequente irritabile, 



era fortemente in sovrappeso, soffriva di gotta, sembra soffrisse anche di sifilide, e la ferita ulcerosa alla gamba, che si era procurata in occasione di un incidente occorsogli in giovine età giostrando ad un torneo, gli procurava dolori e complicazioni sempre più gravi; il declino della sua salute cominciò in modo irrimediabile nella primavera del 1546 con sporadici recuperi di breve durata: anche gli 'empiastri' che solo la sua Katherine conosceva e che amorevolmente ogni giorno gli applicava sulle ferita rimuovendo le parti di tessuto necrotizzato non erano più in grado di arginare la cancrena che stava progredendo.
Con l'inverno la malattia del re peggiorò drasticamente, sempre più brevi erano i periodi in cui egli si riaveva e sempre più acuti i dolori e nonostante Katherine fosse costantemente al suo fianco per medicarlo venne allontanata da lui ed inviata a Greenwich Palace con Mary ed Elisabetta per le celebrazioni natalizie. 
Tornò a Londra il 10 gennaio, ma non rivide più il suo re, sempre più avvinto dai suoi malesseri, perseguitato da forti emicranie e sempre meno cosciente, che cessò di vivere nelle prime ore del mattino del 28 gennaio 1547.

Cominciava così un nuovo corso per la vita di Katherine, ormai donna matura ... e libera di poter finalmente sposarsi con l'uomo che amava, Thomas Seymour



divenuto nel frattempo I Barone di Sudeley e Lord Ammiraglio
Il matrimonio fu celebrato in gran segreto, si suppone nel maggio del 1547, in parte perché appariva sconveniente che ella non mantenesse il lutto per la perdita del reale consorte almeno per un anno ed in parte per prevenire l'ostilità del cognato Edward Seymour, accanto al quale conviveva a Sudeley Castle, divenuto alla morte del sovrano Lord Protettore ed effettivo governante del regno, ma la felicità di Katherine non durò a lungo. 



Veduta di parte dei giardini di Sudeley Castle



Oltre a nascere una rivalità tra lei e la moglie di Edward, l'imperiosa Anne Stanhope, Thomas fu accusato di essersi concesso delle liberalità con la principessa Elisabetta, che viveva allora sotto il loro stesso tetto, e di aver persino progettato di sposarla. 
Al fine di tutelarne la reputazione, Katherine fu costretta ad allontanare Elisabetta ed inaspettatamente rimase incinta all'età di circa 35 anni. Morì di febbre puerperale il 5 settembre 1548 a Sudeley Castle dove fu sepolta, e dove tutt'ora riposa, dopo aver dato alla luce la sua unica figlia Mary, nata il 30 agosto. 

Un'ultima curiosità: dopo che Thomas Seymour fu giustiziato nel 1549, il castello cadde in uno stato di abbandono e quando nel 1782, 234 anni dopo la morte di Katherine, la sua tomba fu rinvenuta tra rovine del castello di Sudeley, John Locust, che ne aveva trovato i resti avvolti in un drappo, riferì che il cadavere era in ottime condizioni. Dieci anni dopo fu gravemente danneggiato, e alla terza riapertura, 25 anni dopo (nel 1817), non rimaneva che uno scheletro. 
Le spoglie di Katherine furono spostate nella tomba di Lord Chandos, la cui famiglia era allora proprietaria del castello ed in seguito la cappella fu ricostruita da Sir John Scott e vi fu eretto un altare a lei dedicato.



Ancor oggi Katherine Parr viene ricordata quale esempio di rettitudine e di saggezza e soprattutto per aver cambiato il corso della storia inglese, poiché la sua lotta sostenuta senza sosta alcuna per il ripristino della Act of Succession del 1544 che consentiva anche alle donne, qualora non fosse vivo un erede maschio, di sedere sul trono inglese, permise già a Mary e poi ad Elisabetta, di divenire regine dopo la morte del fratello Edward .... e dopo di loro Victoria ed infine H.M. Elisabetta II, che ancor oggi rende fiero di sé il suo popolo, sono divenute sovrane grazie a tale promulgazione.







~ GLI INTERNI DI SUDELEY CASTLE ~
 
Ancor oggi le mura del castello respirano della storia cui hanno assistito e molto è stato conservato anche nell'interno dell'aspetto originale del maniero.






Ambienti suggestivi sono stati mantenuti e ricreati con cura dagli attuali proprietari che, consci del patrimonio che custodiscono, portano avanti il ricordo del più vivace ed infervorato periodo della storia inglese, quello Tudor.

Nella speranza di avervi intrattenuti piacevolmente con questo salto indietro in un passato ricco di fascino e di intrighi di Corte, prendo congedo da voi augurandovi ogni bene e ringraziandovi sinceramente, come sempre,

a presto 💕










BIBLIOGRAFIA:

Arthur D. (Arthur Donald) Innes, England under the Tudors, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2014; 

Carolly Erickson, L'ultima moglie di Enrico VIII, Mondadori, Milano, 2010; 

Jane Bingham, The Tudors: The Kings and Queens of England's Golden Age, Metro Books, 2012;

Leanda de Lisle, Tudor: Passion. Manipulation. Murder. The Story of England's Most Notorious Royal Family, PublicAffairs, 2015.










Like a gem set into the green, like a treasure preserved in a 

natural depression by the sinuous hills of the Cotswolds, 

crossing the central part of England, which preserve the 

most ancient remains of, Sudeley Castle




 - picture 1 - Queen Katherine Parr in one room of hers in Sudeley Castle



guards centuries of history and events related to the names of those who have spent their lives there, linked to the most famous and troubled events of the whole English history dating back to the XVIth - XVIIth centuries: it was the home of Queen Katherine Parr, last wife - and only surviving - of King Henry VIII, of King Henry VIII himself, of Anne Boleyn, of Lady Jane Grey, of Queen Elizabeth I, and of King Richard III who, all, played a prominent role in the history of this impressive and magnificent manor; King Charles I found here refuge during the civil war, when his nephew Prince Rupert had established his headquarters at the castle, but it was only during the Romantic era, after years of incomprehensible neglect and abandonment, that Sudeley Castle was rediscovered by King George III who was found to be among those tourists who came to admire what remained of it, I mean its ruins



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which spoke to the melanchonic soul of those who lived the Romanticism in its most characteristic aspects.
Subsequently, in 1837, Sudeley passed into the hands of the wealthy manifacturer of the famous Worcester gloves, the brothers John and William Dent, who started an ambitious renovation project, continued by their nephew, John Coucher Dent who inherited it in 1855, whose wife, Emma Brocklehurst , devoted herself with enthusiasm and attachment in this work of recovery, tightening at the same time, strong ties with the neighboring town of Winchcombe, and it is just the result of this passion of hers to be so tangible even today in the castle gardens.



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Sudeley Castle is now home to Elizabeth, Lady Ashcombe, to her son, her daughter and their families, all engaged in the continued preservation of the castle and of its treasures, in the still ongoing restoration and in the maintenance of the wonderful gardens.






~ THE CURIOUS HISTORY OF QUEEN KATHERINE PARR ~



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Katherine Parr - Catherine Parr, also called Kateryn - she signed himself 'Kateryn the Quene KP'- passed to History as the sixth and last wife of King Henry VIII, had a very special existence.

Tall, good-looking, lively and witty, with a gentle and sensitive temperament, born in the year 1512, probably in August, at Blackfriars, a district in central London, from the wedding of Sir Thomas Parr of Kendal and Maud Greene, Katherine was the eldest of three children, followed the next year by his brother William - Will - and a year later by her sister Anne - Nan -. Thomas and Maud were courtiers during the early years of Henry VIII's reign, Thomas was knighted on the occasion of the coronation of the king in 1509 and Maud became lady companion of Queen Catherine of Aragon, first wife of the king, but when Thomas suddenly died in 1517 Katherine was made to grow in Northamptonshire in the house of Sir William Parr, her uncle, while her mother, inserted in the Court, dedicated herself to ensuring 'favorable' marriages for her children.

The education of the little Parr was excellent for the times, but not complete, so that later in her life she wanted to learn greek and latin, certainly not an easy task for a woman, furthermore native English speakers: this makes us aware of her true love and respect she had for study and education, particularly in regard to women, and it was Katherine Parr, in fact, who will encourage the education of Elizabeth I, thus making her the most learned monarch throughout the English history.

When she had passed the age for marriage, which at the time was around 14 years old, at the age of 17 she became the bride of the beloved Sir Edward Burgh ( pronounced Borough ), the firstborn 19 yearold son of Sir Thomas Burgh (in her mother's and her uncle's projects there was to marry her with the old Edward Burgh, father of Sir Thomas and greatfather of his homonym grandson, the current Lord and owner of Gainsborough Hall 



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and very, very old, almost no longer self-sufficient, who would have had no more long to live and who'd soon made of her a wealthy heiress, but when the king intervened, naming the young Borough, for the occasion, even deputy governor of the Anglo-Scottish border, it was the love to win) and thus she discovered, along with her husband, a capable and organized manager of a vast estate, with its farm, located in the Lincolnshire countryside, as well as a careful and skilled master of a wide residence, which them both shared with a large following composed by service personnel.

But this idyll was allowed by the fate to last just for under four years, since an accident will take away the life from the body of her devoted Edward, making of her a widow aged not yet twenty.
The following year saw Katherine marrying John Neville,



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IIIrd Baron Latimer, who was about twenty years her senior and who lived at Snape Castle,



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in Yorkshire, so not only she had the title of Lady, but now also that of Baroness.
In this manor dating back to the XIV° century she lived together with the children of the first bed of her husband, Johnnie and Margaret, for about a decade (I like to mention here that if Katherine was on her second marriage, John Neville was groom for the third time).

At the time, England was torn by two different and fierce religious currents, one who wanted it was kept the link with the Church of Rome, the other, in agreement with the King, preferred to give him full authority even in matters of religion, all because the Holy Father, Pope Clement VII, refused him a divorce from his first wife Catherine of Aragon, that he had in the meantime already removed from his palaces to marry Anne Boleyn; unwillingly involved in a dispute between the two factions that separated the north of the island from the most south-central part, the Baron Latimer was taken hostage, thing that will cause serious damages to his already poor health and so it was that on March 2nd, 1543 Katherine found herself a widow for the second time, but this time with an even more considerable inheritance.



- picture 15 - This portrait originally and now identified as Catherine Parr was wrongly identified as Lady Jane Grey for decades, was probably painted by Master John in 1544 - 45.


- picture 16 - Detail



From time Katherine had fallen in love with the charming Thomas Seymour, brother of the late Queen Jane and uncle of the only male heir of Henry VIII, to be exact in 1538, when for the first time they met. But she had also attracted the attention of Henry VIII, who had an eye for her all along,when in 1540 she returned in the rooms of the Court as a lady in waiting of the third wife of the King, Queen Anne of Clèves.

And so she, once again, will follow what her sense of duty dictated her, by contracting a third marriage getting married to a diseased and much older man. But this was not an easy choice.
She wrote to Seymour: 'As surely as God is God, my thought was completely resolute .... to marry you before any other man I know. But God's will was different from mine, and after a great spiritual struggle, I found myself to have no other choice but obedience.'She and Seymour separated after exchanging some promise for the future (after all, the king was sick, tired and looked even older than his age) and their feelings were unchanged.

On July 12th of that year, at Hampton Court Palace, it was celebrated the marriage between King Henry VIII 



- picture 17 - Joos van Cleve, Enrico VIII, 1530-1535 circa, Londra, The Royal Collection, © Royal Collection Trust/© Her Majesty Queen Elizabeth II 2014



and Katherine Parr, who was crowned Queen Consort of England and Ireland.

The marriage was an immediate triumph. Katherine chose as his personal motto 'Be helpful in everything I do' and had a really engaging personality as it had to demonstrate the genuine affection that many felt for her: for the king she was the perfect companion and nurse, for her step-children, Edward, Mary and Elizabeth, a loving step-mother, as queen also attracted those courtiers sympathizers for the new Protestant faith - the creed of the German monaco Luther which opposed the abuses of the clergy was gaining more and more acclaim in England too - and her rooms became a meeting place for real theological debates; in Katherine King Henry had found for the first time a woman with whom having an intellectual understanding, but not only that, when he left for France for another military campaign in the month of July 1544, Katherine



- picture 18 - The Melton Constable or Hastings portrait of Queen Catherine



- the 'most dear and most beloved wife of all' - was appointed regent of England - the only other wife in whom such a privilege had been granted by the king was Catherine of Aragon - and when he was back in the month of October he found all his affairs in good order.
With the passage of time, Henry VIII became more and more frequently irritable,



- picture 19



was severely overweight, suffered from gout, they said he also suffered from syphilis, and the ulcerative wound in his leg, which was obtained in the course of an accident that occurred in his young age to a jousting tournament, gave him more and more serious pain and complications; the decline of his health began beyond regain in the Spring of 1546 with sporadic short-lived recoveries: even the 'plasters' that only his Katherine knew and lovingly every day applied on his sore after removing the parts of necrotic tissue were no longer able and enough to stem the rot that was progressing.

With the Winter the King's illness worsened dramatically, they were increasingly shorter the periods during which he regained consciousness and increasingly acute was his pain and despite Katherine was constantly at his side to take care of him, she was sent away from him and taken to Greenwich Palace with Mary and Elizabeth for Christmas celebrations.
She returned to London on January 10th, but will never see her King again, who was more and more enthralled by his illness, haunted by headaches and less conscious more and more, who passed away in the early morning hours of January 28th,1547.

Thus began a new course for Katherine's life, now a mature woman ... and free to finally marry the man she loved, Thomas Seymour,



- picture 20



meanwhile become Ist Baron of Sudeley and Lord Admiral.

The marriage was celebrated in secret, supposedly in May of 1547, in part because it seemed indecorous that she does not stay in mourning for the loss of her royal consort at least one year, and in part to prevent the hostility of Tom's brother Edward Seymour, next to whom she lived at Sudeley Castle, who has become, at the death of the sovereign, Lord Protector and effective ruler of the kingdom, but Katherine's happiness won't last long.



- picture 21 - View of part of the gardens of Sudeley Castle



In addition to being born a rivalry between her and Edward's, the imperious Anne Stanhope, Thomas was accused of having granted himself liberalities with Princess Elizabeth, who was then living under their roof, and of having even planned to marry her.
In order to protect her reputation, Katherine was forced to alienate Elizabeth and unexpectedly became pregnant at the age of about 35 years. She died of puerperal fever on September 5th,1548 at Sudeley Castle, where she was buried, and where still are her remains, after giving birth to her only daughter Mary, born on August 30th.

One last curiosity: after Thomas Seymour was executed in 1549, the castle fell into a state of disrepair and when in 1782, 234 years after Katherine's death, her grave was found among the ruins of Sudeley Castle, John Locust, who had found her body  wrapped in a cloth, reported that it was in an excellent condition. Ten years after it was badly damaged, and at the third reopening, 25 years later (in 1817), there remained only a skeleton.

Katherine's remains were moved to Lord Chandos's tomb, whose family was then owner of the castle, and later the chapel was rebuilt and an altar dedicated to her was erected by Sir John Scott.



- picture 22



Katherine Parr is still remembered as an example of rectitude and wisdom, and especially for having changed the course of English History, since she sustained struggle tirelessly for the restoration of the Act of Succession of 1544 that allowed women, if it were not alive a male heir, to sit on the English throne, granted already to Mary and then to Elizabeth, to become queens after the death of their brother Edward .... and after them Victoria and finally HM Elizabeth II, who still makes her people proud of her, have become sovereigns thanks to this enactment.



- picture 23 - Katherine Parr's signature






~ THE INTERIORS OF SUDELEY CASTLE ~

Even today the walls of the breathe of the history they have witnessed and much of the interior appearance of the original manor has been preserved.



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Beautiful rooms were maintained and recreated with care by the current owners who are aware of the heritage that the castle hold, carrying on the memory of the most lively and impassioned period of the whole English History, the Tudor's one.

Hoping to have pleasantly entertained you with this step back into a past full of charm and intrigue of the Court, I take my leave of you, wishing you all the best and thanking you sincerely, as always,

see you soon 💕










BIBLIOGRAPHY:

Arthur D. (Arthur Donald) Innes, England under the Tudors, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2014; 

Carolly Erickson, L'ultima moglie di Enrico VIII, Mondadori, Milano, 2010; 

Jane Bingham, The Tudors: The Kings and Queens of England's Golden Age, Metro Books, 2012;

Leanda de Lisle, Tudor: Passion. Manipulation. Murder. The Story of England's Most Notorious Royal Family, PublicAffairs, 2015.

"Ring the bell softly, there's crape on the door." - TO MOURN A BROTHER.

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Quest'oggi è la mia storia a parlare, la storia della mia vita, in un post che non era programmato, improvviso, doloroso, a scriversi, che mai avrei pensato di pubblicare ...



Tragicamente ed improvvisamente il giorno 10 un caro cugino con cui sono cresciuta - lui e suo fratello sono sempre stati fratelli per me - si è spento, dopo un intervento che non aveva avuto alcuna complicazione; egli era già in convalescenza, ma quello che era un seppur banale problema, trascurato dai medici, lo ha condotto al decesso ...

Perdere un caro per chi rimane è sempre molto difficile da accettare, è duro trovare la giustificazione a taluni eventi che accadono durante il percorso della nostra vita, non abbiamo le capacità per comprenderle, le accettiamo con il tempo come facenti parte di un disegno divino, ma quando ciò accade per negligenza credo non lo si accetterà mai  ... sono questi fatti che segnano la nostra esistenza, forse fanno di noi dei migliori cristiani, ma la ferita che ci portiamo dentro non si sanerà neppure con il tempo. 





VICTORIAN MOURNING ETIQUETTE


Remembering Father, ( unknown author )



E' indubbio che i Vittoriani avessero un rapporto molto diverso con la morte rispetto a quello che abbiamo noi oggi, l'elevata mortalità infantile, le condizioni in cui venivano svolti la maggior parte dei lavori pesanti, la medicina poco progredita paragonata a quella odierna, ci rivelano dati sconcertanti; le cifre risalenti ad un sondaggio svoltosi a Londra risalente al 1830, ci indicano che l'età di 44 anni era quanto di meglio ci si potesse augurare, poiché l'età media di un commerciante era di 25 anni, 22 quella di un un manovale, mentre, per quanto riguarda l'infanzia, su cento bambini nati, almeno 57 non sarebbero sopravvissuti oltre i 5 anni. 
Va da sé, perciò, che, tenuto conto del rituale che al lutto era legato, dall'abbigliamento, ai funerali, alla realizzazione dei monumenti funebri, etc, quello legato ai decessi fosse realmente un commercio che fruttava molto denaro, soprattutto presso le classi più elevate, per le quali tutto doveva essere realizzato in modo altisonante.
Pensate che a Londra fu persino aperto un negozio in Regent Street, Jay, che aveva a disposizione qualsiasi cosa inerisse il lutto.




Per quanto concerne il cerimoniale, la prima cosa da fare era distribuire le partecipazioni per il funerale.
Nelle città e nei paesi in cui i necrologi venivano pubblicati sui giornali, le parole "Sono invitati gli amici" erano un sufficiente invito al funerale, ma in luoghi più piccoli era necessario far recapitare gli inviti a coloro la cui presenza era desiderata; essi erano vergati o stampati su carta di piccole dimensioni ampiamente bordata in nero.
Qui di seguito ne potete vedere un esempio.


Il caro estinto veniva tenuto in casa e, una volta vestito, posto in un letto, generalmente il suo, e vegliato per almeno una settimana, durante la quale del tessuto di crespo nero veniva legato con un nastro bianco  ( se si trattava di una persona giovane o di un fanciullo anche il crespo era bianco ) ed appeso alla porta o alla maniglia del campanello per sollecitare rispetto in coloro che volevano far visita, suggerendo rumori e suoni dimessi ( spesso veniva lasciata la porta d'ingresso socchiusa onde consentire l'ingresso a chiunque desiderasse entrare per esibire il proprio cordoglio e portare conforto alla famiglia del dipartito ).

Quello del lutto era principalmente uno stato d'animo che doveva essere esibito, scorto già da lungi, e perciò particolare attenzione era riposta nell'abbigliamento che doveva essere la palese esternazione del dolore che una famiglia stava vivendo.
La lunghezza del periodo di lutto dipendeva dal legame con il defunto: le vedove erano tenute ad indossare il lutto per due anni, mentre tutti gli altri, che presumibilmente avrebbero dovuto soffrire di meno, i tempi erano più brevi: per i bambini in lutto per i genitori o viceversa il periodo di lutto era di un anno, per i nonni e fratelli di sei mesi, per zie e zii due mesi, per prozii e prozie sei settimane, per i cugini primi quattro settimane; questo secondo quando dettato dalla formalità, dalla consuetudine, ma nulla vietava di prolungare il lutto rapportandolo al dolore che dal familiare veniva avvertito, basti pensare alla Regina Victoria, la quale, dopo il decesso del principe Consorte Albert, al quale era fortemente legata, vestì il lutto per ben 40 anni, oppure all'Imperatrice d'Austria Elisabeth che, dopo la tragica perdita del figlio, il Principe Ereditario Rudolph, nell'incidente di Mayerling, vestì il lutto per il resto della sua vita !

Le regole circa i capi che dovevano essere indossati ed il tempo per cui vestirli erano decisamente complicate, come ogni cosa che faceva parte dell'etichetta vittoriana, ma nello specifico erano semplicemente illustrate in riviste o manuali per la casa che conoscevano larga diffusione presso le casalinghe vittoriane, quali The Queened il dizionario Cassell's

I due anni di lutto che la vedova doveva rispettare dovevano essere così suddivisi:
Illutto integrale - FULL MOURNING - copriva l'arco di un anno ed un giorno e gli abiti che avrebbe dovuto indossare dovevano essere neri, palese simbolo di oscurità spirituale; essi erano fatti di paramatta di seta o di cachemire, oppure di bambagina ( se ricordate molte delle vedove dei romanzi di Dickens indossavano abiti a lutto fatti proprio con questo tessuto più economico ), decorati con crespo, o crêpe satin, tessuto tipicamente associato al lutto poiché non ammetteva altre decorazioni in pizzo, raso, passamenerie, etc. ed è opaco, non riflette alcun tipo di luce, quasi a voler simboleggiare la chiusura emotiva, il rifiuto verso il prosieguo della vita.



FULL MOURNING, 1860




FULL MOURNING DRESS (detail), crespo di seta nero, chiffon nero, taffeta nero (courtesy the Metropolitan Museum of Art, Gift of The New York Historical Society, photo by Karin Willis)



Il lutto secondario SECOND MOURNING durava nove mesi durante i quali il crespo poteva essere rimosso dall'abito ed il velo, che durante il lutto stretto raggiungeva le ginocchia ed era ricamato al punto da non far neppure intravvedere i lineamenti e dietro il quale si poteva piangere senza essere scorti, si faceva più lieve, si accorciava all'altezza della vita o delle spalle e poteva essere portato indietro sul capo ed era concesso indossare anche gioielli fatti di una lega di carbone detta JET, talvolta combinati con delle ciocche di capelli del defunto - ve ne parlai QUI trattando del valore che la capigliatura femminile aveva nell'immaginario collettivo durante il periodo vittoriano ( Prendendo spunto dall'esempio della regina Victoria, le vedove anziane spesso vestirono il mezzo lutto per il resto della loro vita ).


Stampa tratta da una rivista di moda del 1855 che ci mostra, nella donna a sinistra, un tipico abito da SECOND MOURNING con il velo corto, lo scialle, l'abito leggermente guarnito ed i guanti, tutto ancora in tessuto nero.



Gioielli indossabili durante il SECOND MOURNING.



Il mezzo lutto - HALF MOURNING - durava da tre a sei mesi durante i quali una donna poteva deporre i propri abiti scuri optando per tessuti in tinta che andavano dal grigio a tutte le gradazioni del viola - lilla, malva, lavanda - al bianco e poteva a poco a poco recuperare i propri gioielli e decorare le proprie toilette con rifiniture.
A vedove con fanciulli era concesso in questo periodo di contrarre un nuovo matrimonio, qualora avessero avuta l'occasione di creare una nuova famiglia.



HALF MOURNING DRESS - Nuovi stili per acconciare i capelli, Peterson's Magazine, March 1873



Per gli uomini le cose erano più semplici: essi vestivano i soliti abiti scuri con guanti, nastri per capelli e cravatte nere; quanto ai fanciulli era triste far vestire loro il lutto integrale, ma anch'essi recavano nel loro abbigliamento almeno un capo scuro. 



“The Cemetery of Père Lachaise” after John James Chalon, color engraving, 1822, detail
(via the Bridgeman Art Library)



I funerali si svolgevano in casa del defunto, se la famiglia che aveva lasciato era di modeste origini, mentre si tenevano in chiesa se il dipartito apparteneva ai ranghi più elevati, dove era condotta da un carro con tanto di cavalli bardati a lutto ( piume e nastri ); infine il galateo dettava che almeno una settimana dovesse trascorrere prima che venissero fatte visite formali per sostenere emotivamente i familiari del caro estinto.

I gentlemen e le ladies in lutto utilizzavano biglietti bordati di nero per la loro corrispondenza privata finché il periodo previsto dal cerimoniale non giungeva al termine, ma per quanto concerneva il settore degli affari, la carta e le buste dovevano comunque essere completamente bianche.

Era infine costume, presso le famiglie più facoltose, inviare carte a ricordo del caro scomparso, con una sua fotografia e le date, di nascita e di morte, in calce.

Mi piace a questo punto citare un romanzo ambientato in epoca edoardiana, ma quanto prescritto dall'etichetta non cambierà nel passaggio da un'epoca all'altra con il mutare dei dettagli della moda in fatto di abbigliamento, del quale vi consiglio le lettura, se ancora vi fosse ignoto; il suo titolo è QUANDO CADONO GLI ANGELI, di Tracy Chevalier, edizioni BEAT, 2012, disponibile anche nella versione in lingua italiana su Amazon: 

"Acquisti fatti da Jay in Regent Street, 22 giugno 1908:

1 . 1 vestito nero di paramatta di seta per me, da indossare al funerale e alla domenica. Il vecchio vestito di merino è per tutti i giorni. Avevano un abito ancor più bello, ma era troppo caro.

2 . 1 vestito di mistoseta per mami, E' così lucido e dozzinale che ho cercato di convincerla a prenderne uno di paramatta, ma le i ha detto che non abbiamo abbastanza denaro e che preferiva che fossi io ad avere un abito di seta visto che ci tengo tanto, che tesoro è la mia mamma !

3 . 1 grembiule di cotone nero per me, due paia di mutande lunghe per me, bordate di nastro nero.

4 . 1 cappello di feltro nero con veletta per me. L'ho voluta a tutti i costi la veletta: dopo che ho pianto faccio spavento e quindi mi toccherà calare spesso la veletta per nascondermi gli occhi ed il naso congestionati. Mami non si è comprata un cappello perché dice che farà tingere uno di quelli che ha già. Per fortuna si è comprata qualche piuma di struzzo come guarnizione.

5 . 2 paia di guanti di cotone nero per mami e per me, al polsino hanno quattro deliziosi bottoncini di gaietto. Mami ne aveva scelto un paio senza bottoncini per la verità, e non si è accorta che poi gliel'ho scambiato. Un paio di guanti, un nastro per il cappello e una cravatta, tutti neri, per papi.

6 . 7 fazzoletti da naso orlati di nero, due per mami, cinque per me. Ne avrei voluti di più, ma la mamma me l'ha proibito. Lei non ha pianto nemmeno un poco, ma io ho insistito che se ne comprasse almeno qualcuno nel caso dovesse piangere.

7 . 200 fogli di carta da lettera con una lista nera di media larghezza.

8 . 100 immaginette-ricordo ... "



E per concludere, tornando al motivo che mi ha spinta a trattare questo argomento proprio in questo momento, prego il Signore che aiuti tutti noi a sopportare questo fardello, tanto pesante ora, soprattutto per la madre, la moglie, il fratello ed i figli che ha lasciato ...



Ora so, Marco, che quando guarderò il cielo, parte della luce che scorgerò nelle stelle sarà emanata dalla radiosità del tuo temperamento, 
dalla tua gioia di vivere, dal tuo carattere sempre ridente e gaio, 
amante della Vita come nessun'altro quale eri ... 
saprò che continuerai ad essere luce per noi !
Così come so che se potessi parlarci ancora,
da Lassù diresti a tutti noi che soffriamo per la tua assenza:

˙·٠•●♥ ♥●•٠·˙ 


[ ...] se mi dovessi dimenticare per un po'
E poi ricordarmi, non piangere:
Perché, se l'oscurità e la corruzione lasciano
Una traccia di quelli che erano i pensieri che una volta avevo,
Meglio di gran lunga che mi dimentichi e sorrida
Piuttosto che ricordarmi ed essere triste.

da Ricorda, di Christina G.Rossetti




[...] if you should forget me for a while 
And afterwards remember, do not grieve: 
For if the darkness and corruption leave 
A vestige of the thoughts that once I had, 
Better by far you should forget and smile 
Than that you should remember and be sad.

from Remember, by Christina G.Rossetti (1830 - 1894) 



Ringraziandovi di cuore per avermi seguita fino qui, vi abbraccio calorosamente

A presto 💕













Today it is my story to speak, the story of my life, in a post that was not planned at all, sudden, painful to be written, which I never thought to publish ...



- picture 1



Tragically and suddenly the 10th of this month a dear cousin with whom I grew up - he and his brother have always been brothers for me - has expired after an intervention that hadn't had any complications, he was already recovering, but what was nothing more than a trivial problem, disregarded by doctors, led him to death ...

To lose a close familiar for those who remain is always very hard to accept, it's hard to find the justification for certain events occuring during the course of our lives, we do not have the skills to understand them, we accept them with time as part of a Divine Plan, but when this happens through negligence I think it won't ever be accepted ... These are facts that scaring our existence, perhaps they make us better Christians, but the wound that we carry inside won't heal with the passing of time.





VICTORIAN MOURNING ETIQUETTE




- picture 2 - Remembering Father, ( unknown author )



Undoubtedly our Victorians had a very different relationship with death compared to the one that we have today, the high infant mortality, the conditions in which most of the heavy work were carried, the medicine, so very antiquated, reveal staggering datas; a survey held in London dating back to 1830, indicate that the age of 44 years was the best one could hope, since the middle age of a merchant was of 25 years, 22 was that of a laborer, while as regards the infancy, out of 100 children born, at least 57 wouldn't survive more than 5 years.

It goes without saying, therefore, that as for the rituals of mourning, from clothing, to funerals, to the creation of funerary monuments, etc, the one linked to the deaths was, to say the least of, a business which meant much money especially if we talk about the higher ranks, for which all had to be made in a high-sounding manner.
Think that in London was even opened a shop in Regent Street, Jay, who had at his disposal everything, just everything about mourning.



- picture 3 - Jay's advertiser sheet


- picture 4 - Interiors of Jay's mourning establishment



As for the etiquette, the first thing to do was to distribute the invitations for the funeral.
In big cities and countries where the obituaries were published in the newspapers, the words "Friends are invited" were a sufficient invitation to the funeral, but in smaller places it was necessary to deliver the invitations to those whose presence was desired; they were penned or printed on small cards amply edged in black.
Below you can see an example.



- picture 5



The deceased was kept at home till the burial and, once dressed, he was placed in his or her bed, and watched for at least a week, during which a black crape fabric was tied with a white ribbon (if it was a young person or a child also the crape was white) and hung on the door or to the handle of the bell to urge respect for those who wanted to visit, suggesting noises and sounds resigned (often the front door was left ajar to allow to enter to anyone wanting to express his sympathy and bring comfort to the family of the departed).
That of mourning was mainly a state of mind that had to be performed, already glimpsed from afar, and therefore a special attention was placed in clothing that had to be blatant demonstration of the grief that a family was living.

The length of the period of mourning depended on the relationship with the deceased: the widows were required to wear mourning for two years, while for all the others, who presumably would have to suffer less, the times were shorter: for children mourning parents, or vice versa, the mourning period was of one year, for grandparents and siblings of six months, for aunts and uncles of two months, for great-aunts and great-uncles of six weeks, for first cousins it was of four weeks; this was what was dictated by formalities, by the habit, but nothing prohibited to prolong the grieving relating it to the pain that a person was suffering, just think of the Queen Victoria, who, after the death of the Prince Consort Albert, to whom she was so strongly linked, dressed mourning for 40 years or to the Austrian Empress Elisabeth who, after the tragic loss of her son, Crown Prince Rudolph, in the Mayerling accident, wore mourning for the rest of her life! !

Like everything else which was part of the Victorian etiquette, also the rules dictated for mourning were quite strict, but they were simply shown in details in magazines or manuals which knew widespread diffusion among Victorian housewives, such as The Queen and Cassell's.

The two years of mourning the widow had to comply had to be divided as follows:
THE FULL MOURNING covered the span of one year and one day and the clothes she should wear had to be black, blatant symbol of spiritual darkness; they were made of Paramatta of silk or cashmere, or bombazine (if you can remember lots of  the widows of Dickens's novels wore mourning clothes made precisely with this more economic fabric), decorated with crape, or satin crape, fabric typically associated with mourning since it did not allow any other lace decorations, such as laces, trimmings, and so on,  and is opaque, it does not reflect any kind of light, as if to symbolize the emotional closure, the rejection of the continuation of life.



- picture 6 -  FULL MOURNING DRESS, 1860 


- picture 7 -  FULL MOURNING DRESS (detail), black silk crape, black chiffon, black taffeta (courtesy the Metropolitan Museum of Art, Gift of The New York Historical Society, photo by Karin Willis)




THE SECOND MOURNING lasted nine months during which the crape could be removed by the gown and the veil, that during the full mourning reached the knees and was embroidered to the point not to glimpse the features and behind which she could cry without being noticed, became lighter, shortened till waist o till shoulders and could be brought back on the head and was granted also to wear jewelry made of JET, a coal alloy, sometimes combined with strands of hair of the deceased - I HERE dealed with this topic writing about the Victorian hairstiles and of the importance that female hair had for the collective imagination (inspired by the example of Queen Victoria, often elderly widows dressed in mourning for the rest of their lives).



- picture 8 - Print taken from a fashion magazine from the year 1855 that shows, in the woman on the left, a typical SECOND MOURNING DRESS with short veil, shawl, the little fringed gown and gloves, all still in black fabric.


- picture 9 - SECOND MOURNING jewelry



THE HALF MOURNING lasted from three to six months during which a woman could lay her dark suits opting for colored fabrics ranging from gray to all shades of purple - violet, mauve, lavender - to white and could gradually recover her jewelry and decorate her 'toilettes' with finishing touches.
Now a widow with children was allowed to contract a new marriage, if she had had the opportunity to create a new family.



- picture 10 - HALF MOURNING DRESS - New styles for dressing the hair, Peterson's Magazine, March 1873



For men, things were much simpler: they wore the usual dark suits with gloves, hat ribbons and black ties; as for children, it was very sad to dress them in full mourning, but they also wore at least an item of their cothing in black.



- picture 11 - “The Cemetery of Père Lachaise” after John James Chalon, color engraving, 1822, detail (via the Bridgeman Art Library)




The funeral took place in the house of the deceased, if the family he had left was of modest origins, or they held in the church if the departed belonged to the highest ranks, and in that case he was led to the place of worship by a wagon with horses harnessed in mourning (they beared feathers and ribbons); finally the etiquette dictated that formal calls to support the family had to be paid not before then a week before since the death of the dearly's departure.

Gentlemen and ladies in mourning were using black-edged tickets for their private correspondence until this period didn't  come to an end, always according to the etiquette, but as for that concerning the business sector, the paper and the envelopes had to be completely white.

It was finally costume, especially for wealthy families, to send memorial cards to rember the dear departed, with a photograph of his - or hers - and with the the dates of birth and death, at the bottom.

I like now to quote a novel which is set not in the Victorian, but in the Edwardian era, but what is prescribed by the etiquette won't change during those years with the changing only of details in fashion clothing, a novel which I recommend to read, if it's still unknown to you; its title is WHEN ANGELS FALL by Tracy Chevalier, BEAT edition, 2012, also available on Amazon:

"Purchases made by Jay in Regent Street, June 22, 1908:

1. 1 black dress of parramatta of silk for me to wear at the funeral and on Sundays. The old merino dress is for everyday. They had an even more beautiful dress, but it was too expensive.

2 . 1 mistoseta dress for mami. It 's so cheap and shiny that I tried to convince her to take one of parramatta, but she said that we haven't enough money and that she preferred that I had a silk dress as I want it so much, what a treasure is my mom!

3. 1 black cotton apron for me, two pairs of long underwear for me, edged with a black ribbon.

4. 1 black felt hat with veil for me. I absolutely wanted the veil: I cried after I scared and then I'll have to drop the veil often to hide my eyes and my congested nose. Mami hasn't bought a hat because she says she'll dye one of the ones she already has. Luckily she bought some ostrich feather as a garnish.

5. 2 pairs of black cotton gloves for mami and me, at the cuff they've four delicious buttons in Gaietto. Mami had chosen a pair with no buttons for the truth, and didn't notice that I've exchanged it. A pair of gloves, a hat ribbon and a tie, all blacks, for daddy.

6. 7 black-edged handkerchiefs, two for mami, five for me. I would have wanted more of them, but my mother has forbidden it me. She didn't cry even a little, but I insisted that she bought at least someone if she should happen to cry.

7. 200 sheets of letter paper with a black list of medium width.

8. 100 memorial little images ..."


And finally, coming back to the reason that pushed me to deal with this topic right now, I pray the Lord, may He help us all to  bear this burden, so heavy now, especially for his mother, for his wife, his brother,  the son and the daughters he left ...


Now I know, Marco, I know that when I'll look at the sky, 
some of the light that I'll behold in the stars will be issued by the radiance of your temper, of your joy of life, 
from your always smiling and cheerful character, 
lover of Life like no other as you were... 
I know that you will continue to be light for us!
So as I know taht if you could still speak,
from up above, you'd say to all of us grieving:


˙·٠•●♥ ♥●•٠·˙



[...] if you should forget me for a while 
And afterwards remember, do not grieve: 
For if the darkness and corruption leave 
A vestige of the thoughts that once I had, 
Better by far you should forget and smile 
Than that you should remember and be sad.

from Remember, by Christina G.Rossetti (1830 - 1894) 




- picture 12 - memorial card




Thanking you heartily for having followed me up to here, I embrace you all so warmly,

see you soon 💕 



Lazy days of Fall.

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That time of year thou mayst in me behold
When yellow leaves, or none, or few, do hang
Upon those boughs which shake against the cold,
Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang.

William Shakespeare, Sonnet 73, 1609





Che tu possa scorgere in me quel periodo dell'anno 
Quando le foglie gialle, o nessuna, o poche, sono appese
A quei rami che scuotono contro il freddo,
Quando risuonano cori di nude rovine, 
dove prima i dolci uccelli cantavano.

William Shakespeare, Sonnet 73, 1609




Se la primavera delizia i nostri cuori con il risveglio della Natura che si fa palese in ogni dove, il principio dell'autunno, con le giornate che impercettibilmente si accorciano, si fanno vieppiù tiepide lasciandosi alle spalle il caldo torrido dei mesi estivi, e la campagna assume quelle tonalità ambrate, sui dorsi delle vallate, nei prati avvolti da un sole che sembra farsi sempre più dorato, a mano a mano che si allontana dal pianeta preparandosi lentamente alla stagione più fredda e nei tramonti che tingono il cielo di sfumature glauche imperlate dal biancore della luce sprigionata dalla luna, è per il mio temperamento il periodo più idillico e suggestivo dell'anno.









I frutti raccolti durante l'estate, particolarmente generosa, sono divenuti preziose conserve per l'inverno, ormai tutti custoditi in dispensa secondo le più vecchie tradizioni 





... gesti antichi che si rinnovano ogni anno come un rituale che ha del sacro, da preservare e trasmettere ...





Le temperature mitigate dalla stagione ci invitano a godere del vecchio forno a legna che Tenuta Geremia da secoli conserva ...






prezioso non solo per cuocere pane e deliziose, profumatissime focacce, ma anche, alle temperature più basse, per cuocere i dolci che tanto amo preparare ... il cessare del caldo ha fatto sì che Bea ricominciasse a fare le sua gustosissime uova 



che sono un ottimo ingrediente per dolci di ogni tipo !




Gli effluvi delle ultime fioriture dell'anno si fanno sempre più intensi e godibili, quasi volessero salutare la bella stagione con l'intensità delle loro fragranze ... 





ed anche gli animali che vivono liberi in natura assaporano questo momento di riposo, che si colloca tra l'intenso periodo della riproduzione e quello del lungo letargo invernale, tra le foglie che sempre più numerose ingialliscono e cadono al suolo, rasserenati dal canto degli uccelli che hanno fatto ritorno dai boschi per ritrovare i loro nidi vicino a casa ...




Prima di prendere congedo da voi, e farlo con la massima gratitudine, vi lascio con una citazione di George Eliot pseudonimo di Mary Anne ( Marian ) Evans (1819 – 1880 ) - che ho nel cuore




“Is not this a true autumn day?
 Just the still melancholy that I love - that makes life and nature harmonise.
 The birds are consulting about their migrations, the trees are putting on the hectic or the pallid hues of decay, and begin to strew the ground, that one's very footsteps may not disturb the repose of earth and air, while they give us a scent that is a perfect anodyne to the restless spirit. Delicious autumn! 
My very soul is wedded to it, and if I were a bird I would fly about the earth seeking the successive autumns."

[Letter to Miss Eliot, Oct. 1st, 1841]



*´¨`*•♥• *´¨`*•♥•


"Non è forse questa una vera giornata autunnale? 
Proprio quella malinconia che ancora amo - capace di armonizzare la vita con la natura.
Gli uccelli si stanno consultando per le loro migrazioni, 
gli alberi stanno vivendo momenti di frenesia o vestono le tinte pallide che connotano il loro decadimento,
 e iniziano a cospargere il suolo di foglie, 
che le loro orme non possono disturbare il riposo della terra e dell'aria, mentre ci donano un profumo che è un anodino perfetto per il nostro spirito inquieto. 
Autunno di Delizie !
La mia anima è la sua sposa,
e se fossi un uccello volerei intorno alla terra alla ricerca di un nuovo autunno".

[Lettera a Miss Eliot, 1 ottobre 1841] "



E che il vostro autunno sia sereno come non mai !

A presto 💕














That time of year thou mayst in me behold
When yellow leaves, or none, or few, do hang
Upon those boughs which shake against the cold,
Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang.


William Shakespeare, Sonnet 73, 1609




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If Spring delights our hearts with the awakening of Nature that becomes apparent everywhere, the beginning of Autumn, when days are getting imperceptibly shorter, and become increasingly milder leaving behind the scorching heat of the Summer months, and the country takes amber tones, on the backs of the valleys, on the meadows surrounded by a sun that seems golden more and more, as it, little by little, moves away from the planet preparing us slowly to the colder weather and in the sunsets, coloring the sky of blue-green shades perled by the light emitted by the moon, it's for my temperament the most idyllic and charming period of the whole year.


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The fruits harvested during the Summer, particularly generous this year, have become precious preserves for the Winter, and now are all kept in the pantry, as dictated by the oldest traditions


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... Ancient gestures that are renewed every year as a ritual that has something of sacred, to preserve and to pass on ...


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The temperatures mitigated by the season invite us to enjoy the old wood stove that Tenuta Geremia retains for centuries ...


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so very precious not only to bake bread and delicious, fragrant 'focacce', but also, at the lower temperatures, to bake cakes that I love so much to prepare ... with the cessation of the heat Bea has started to lay her delicious eggs again ...


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which are an excellent ingredient for cakes of every kind !


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The scents of the last blooms of the year are becoming more intense and enjoyable, as if to greet the Summer with the intensity of their fragrances ...


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and also the animals living free in nature savor this moment of rest, between the intense period of reproduction and the long Winter hibernation, amongst the leaves that turn yellow and fall more and more numerous to the ground, soothed by the singing of birds that have made return from the woods to find backe their nests close to home ...


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And before taking my leave of you, and to do it with the utmost gratitude, I leave you with a quote from George Eliot - pseudonym of Mary Anne (Marian) Evans (1819-1880) - I holds in my heart



“Is not this a true autumn day?
 Just the still melancholy that I love - that makes life and nature harmonise.
 The birds are consulting about their migrations, the trees are putting on the hectic or the pallid hues of decay, and begin to strew the ground, that one's very footsteps may not disturb the repose of earth and air, while they give us a scent that is a perfect anodyne to the restless spirit. Delicious autumn! 
My very soul is wedded to it, and if I were a bird I would fly about the earth seeking the successive autumns."

[Letter to Miss Eliot, Oct. 1st, 1841]



And may your Fall be as happy as never before !

See you soon 💕









 LINKING WITH:






~ VICTORIAN AGE CURIOSITIES IV ~

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Da tempo non dedico un post a questo argomento che ha 

suscitato la vostra simpatia ed il vostro interesse nelle tre 

pubblicazioni precedenti, 
perciò vado certa nell'antologizzare per la quarta volta una 

raccolta di curiosità che risalgono all'epoca vittoriana ... 
buona lettura !



☞ Quando la fotografia iniziò a decollare catturò l'immaginazione del pubblico. Per tutta la metà del XIX°secolo una mania crescente si diffuse tra i borghesi, quella di farsi fare ritratti fotografici da trasformare in carte da visita conosciute con il nome di 'carte de visite' o 'pho'. Le persone scambiavano questi ritratti con la famiglia e con gli amici e conservavano le loro collezioni in album appositamente realizzati. 
Quando questo hobby crebbe in popolarità divenne di moda raccogliere stampe commerciali di personaggi famosi e influenti come artisti, attori, politici, e regali.


☞ When photography began to take off, it captured the public imagination. Throughout the mid-19th century a craze developed for people to have portrait photographs taken of themselves and made into visiting card-sized prints. Such a print was known as a carte de visite or ‘pho’. People exchanged these portraits with family and friends and displayed their collections in specially made albums. As this hobby increased in popularity it became fashionable to collect and trade prints of famous and influential people such as artists, actors, politicians, and royalty.



☞ La macchina per cucire tascabile Moldacot venne realizzata alla fine del 1880. Questa piccola e pratica macchina per cucire è stata creata per fare piccoli ritocchi agli abiti su misura, al tempo così in voga. Moldacot produsse fino a 60.000 di queste piccolissime macchine, ma il loro progetto non fu mai completamente portato a termine e quindi il loro successo fu decisamente scarso e non molte ne vennero vendute. 
Purtroppo l'azienda si trovò in ginocchio dopo soli due anni, con una perdita di £ 50.000 !


☞ The Moldacot pocket sewing machine made in the late 1880s. This sewing machine was developed for use during fitting sessions to made small adjustments to tailored clothing. Moldacot produced up to 60,000 of these machines, however their design was not fully developed and so their performance was poor and not many were sold. The company folded after only 2 years, with a loss of £50,000.





☞  'WITCH SWIMMING' era una delle numerose prove, in realtà erano sette, cui una persona sospetta di stregoneria era forzata a sottoporsi e la così detta "prova dell'acqua" era una pratica antica secondo la quale i criminali e gli stregoni, ossia coloro che erano creduti tali, venivano gettati in fiumi impetuosi per consentire ad un potere superiore di decidere della loro vita. 
Tale pratica fu vietata in molti paesi europei già nel Medioevo, per poi riemergere nel XVII° secolo come verifica di stregoneria, e persistette in alcuni luoghi per buona parte del XVIII° secolo. Ad esempio, nel 1710, venne utilizzata come prova contro una donna ungherese di nome Dorko Boda, che fu poi percossa e bruciata sul rogo come strega.

Il famigerato "test di nuoto" constava di quanto segue:
le 'streghe' venivano trascinate al corso d'acqua più prossimo, spogliate dei loro indumenti intimi, legate e poi gettate in acqua per vedere se affondavano o galleggiavano: dal momento che le streghe si credeva avessero respinto il sacramento del battesimo, si pensava che l'acqua avrebbe respinto il loro corpo e impedito loro di rimanere sommerse. Secondo questa logica, una persona innocente avrebbe dovuto affondare come una pietra ed una strega sarebbe dovuta galleggiare a pelo d'acqua. Pensate che la vittima aveva una corda legata intorno alla vita in modo che potesse essere estratta dall'acqua qualora affondasse, ma non era insolito che accadesse che taluni annegassero accidentalmente. 

L'ultima prova del genere che ebbe luogo in Inghilterra è datata 1863 e si tenne nel villaggio di Sible Hedingham nell'Essex. Un anziano vagabondo, sordo e muto, conosciuto solo come Dummy, che si procurava danaro  predicendo il futuro, fu accusato di lanciare incantesimi. La moglie del locandiere locale sosteneva che la sua influenza malvagia l'avesse soggiogata per ben 10 mesi. 

Quando rifiutò di rimuovere l'incantesimo dagli abitanti del villaggio, costoro, incoraggiati dal falegname locale, lo picchiarono e lo trascinarono fino al torrente locale, dove è stato più volte gettato in acqua. Fu quindi condotto alla capanna di fango che aveva usato come rifugio e dove poco dopo ebbe un collasso per polmonite e shock. La moglie del locandiere ed il falegname furono riconosciuti colpevoli della la sua morte e furono condannati ciascuno a sei mesi di prigione con lavori forzati.



A Visit to the Witch 1882, by Edward Frederick Brewtnall (1846 - 1902)


 Witch swimming derived from the “trial by water,” an ancient practice where suspected criminals and sorcerers were thrown into rushing rivers to allow a higher power to decide their fate. This custom was banned in many European counties in the Middle Ages, only to reemerge in the 17th century as a witch experiment, and it persisted in some locales well into the 18th century. For example, in 1710, the swimming test was used as evidence against a Hungarian woman named Dorko Boda, who was later beaten and burned at the stake as a witch.

As part of the infamous “swimming test,” accused witches were dragged to the nearest body of water, stripped to their undergarments, bound and then tossed in to to see if they would sink or float. Since witches were believed to have spurned the sacrament of baptism, it was thought that the water would reject their body and prevent them from submerging. According to this logic, an innocent person would sink like a stone, but a witch would simply bob on the surface. The victim typically had a rope tied around their waist so they could be pulled from the water if they sank, but it wasn’t unusual for accidental drowning deaths to occur.

The last trial by ‘swimming’ of a suspected witch in England took place in the Essex village of Sible Hedingham in 1863. An elderly deaf and mute tramp, known only as Dummy, who made money by telling fortunes, was accused of casting spells. The local innkeeper’s wife claimed his evil influence had made her ill for 10 months. When he supposedly refused to remove the spell the villagers, encouraged by the local carpenter, beat him and dragged him to the local brook where he was repeatedly thrown into the water. He was then taken back to the mud hut he had been using as a shelter. A short while later he died of pneumonia and shock. The innkeeper’s wife and the carpenter were found guilty of causing his death and were each sentenced to 6 months’ imprisonment with hard labour. 




☞ Nell'immagine sottostante potete vedere due asciugacapelli in gres porcellanato 'Thermicon' con manici in legno datati fine XIX° secolo. Come fossero bottiglie, tali 'asciugatori' venivano colmati di acqua riscaldata e richiusi con un tappo. A differenza di una bottiglia di acqua calda con essi venivano ripetutamente spazzolati i capelli bagnati che, secondo quanto reca scritto l'etichetta su di essi, si sarebbero asciugati in pochi minuti; essi rimasero in uso fino circa il 1920 quando furono gradualmente sostituiti da nuovi modelli elettrici.


☞ Two late 19th century ‘Thermicon’ glazed stoneware hairdryers with wooden handles. Like a hot water bottle, the dryer was filled with hot water and stoppered. Unlike a hot water bottle it was then repeatedly brushed through wet hair. According to its label this action dried the hair in minutes. Stoneware hairdryers were in use until the 1920s when they were gradually replaced by new electric models.




☞ Quando la rete ferroviaria iniziò a diffondersi nella campagna britannica intorno al 1830 il benessere dei residenti rurali (sia umani che animalifu oggetto di grande discussione e preoccupazione. I detrattori delle Ferrovie sostenevano che il trambusto causato dai treni avrebbe turbato le mucche procurando un calo nella produzione di latte e che il fumo di carbone emesso dalle locomotive facesse annerire il mantello lanoso delle pecore.



Julien Dupré (1851-1910), Laitières au pâturage - Milking Time


☞ When the railway network began to spread out into the British countryside in the 1830s the welfare of rural residents (both human and animal) was of great concern. Detractors of the railways said that the commotion caused by the trains would upset cows and cause a decline in milk production and that sheep would turn black from the smoke.





☞ Tra le tante curiosità che facevano mostra di sé alla Great Exibition di Londra, fortemente voluta nel 1851 dal Principe Consorte Albert, vi era il Tempest Prognosticator o Leech Barometer. Inventato dal Dr. George Merryweather era uno strumento progettato per prevedere le tempeste. All'interno di ciascuno dei 12 vasi in vetro messi alla base dello strumento vi era un pollice di acqua e una 'sanguisuga medicinale'; essendo le sanguisughe molto sensibili alle variazioni del tempo, quando una tempesta si sarebbe avvicinata istintivamente esse si sarebbero spinte verso l'alto attivando un innesco all'interno del loro vaso che avrebbe mosso una catena d'oro che faceva suonare il campanello posto in cima allo strumento allertando quindi per l'imminente pericolo. Quanto più la tempesta era prossima, tanto più le sanguisughe si agitavano ed il campanello collocato in cima allo strumento suonava.
Anche se geniale, questo strumento non riscosse alcun successo.


☞ The Tempest Prognosticator or Leech Barometer. Displayed at The Great Exhibition by Dr George Merryweather it was an instrument designed to predict storms. Inside each of the 12 glass jars at its base was an inch of water and a medicinal leech. Leeches are sensitive to changes in weather and when a storm approached they instinctively crawled upwards and activated a trigger inside their jar. This released a gold chain which then rang the bell at the top of the instrument and alerted an attendant to the danger. The closer the storm was the more agitated the leeches became and the more the bell would ring. Though ingenious, the device did not catch on.





☞ Già trattando del significato particolare che aveva la capigliatura nell'immaginario collettivo vi parlai di come i Victorians vivevano il lutto, ossia in modo decisamente differente da come lo viviamo noi oggi: si corredavano di monili fatti con oggetti dei defunti, li fotografavano in pose analoghe a quelle che avrebbero avuto da vivi, etc, insomma, va detto che da questo punto di vista sono cambiate moltissime cose ... forse dovremmo dire per fortuna ...
La fotografia sopra vi mostra un anello da lutto con la lunetta  a forma di teschio con 'occhi' in smalto rosso: la lettera 'M' che sembra fargli da naso ci porta a pensare che tale fosse l'iniziale del nome del defunto.



Ma quello di quest'altra foto reca, al posto della pietra, l'occhio di vetro del defunto ... ahimè, quanto sono cambiati i gusti da allora !


☞ It was dealing with the special meaning that the hair had in the collective imagination during the Victorian age that I already told you how the Victorians lived mourning, ie in very different way from how we live it today: they were used to wear jewelry made with the dead objects, photographing them in poses similar to those who would have had as if they were alive, etc, in short, it must be said that from this point of view so many things have changed ... we should say fortunately ...

The photo above shows a mourning ring with bezel-shaped skull with 'eyes' in red enamel: the letter 'M' that seems to be its nose leads us to think that this was the inizial of the name of the deceased.

But what this other photo bears, instead of the stone, is the deceased's eye of glass ... for sure, how tastes have changed since then !




☞ Durante il lungo viaggio intrapreso per mare da Roma a Pechino dove il marito aveva ottenuto un incarico diplomatico nel 1900, Lady Susan Townley notò la popolarità dei giochi di società - Parlour Games - a bordo della sua nave. Musical Chairs che potremmo tradurre come 'sedie musicali' era uno dei preferiti dai passeggeri, dati anche i movimenti improvvisi della nave che spesso inducevano le giovani donne a cadere in grembo a valorosi ufficiali. Lady Susan ebbe ad osservare, inoltre, che, per coincidenza, ci furono un numero sorprendente di fidanzamenti prima che il viaggio giungesse a termine.


 On her long sea voyage from Rome to her husband’s diplomatic posting in Peking (now Beijing) in 1900, Lady Susan Townley noted the popularity of parlour games onboard ship. Musical chairs was a particular favourite, as sudden movements of the vessel could be blamed for young ladies falling into the laps of the ship’s gallant officers. Lady Susan remarked that, coincidentally, there were a surprising number of engagements before the end of the journey.




☞ Borsa interamente realizzata con semi di melone. La borsa è a forma di cesto, con una maniglia tubolare e un lembo in alto. Il lembo è decorato con semi di melone che formano un anello di fiori. Il pulsante rotondo è fatto di semi di melone cuciti. I semi sono cuciti insieme con un filo pesante: un foro è stato fatto ad ogni estremità di ciascun seme affinché il filo vi possa passare attraverso. La maniglia ha al suo interno filo di seta avvolto con l'intento di mantenere la sua forma. La borsa non è foderata. Il bordo superiore sembra essere irrigidito con filo di seta avvolto in un involucro di tessuto ecru, probabilmente in seta.
Più di 1.000 semi di melone sono stati usati per comporre questa borsa così insolita. La borsa è stato donata alla Staten Island Historical Society nel 1953 dalla proprietà dell'avvocato Frank I. Smith, che ha vissuto con la sua famiglia in Jewett Avenue a Westerleigh, Staten Island.

Gli elenchi di oggettistica inseriti nelle mostre dal 1820 al 1850 includono numerosi esempi di borse fatte semi di melone, e alcuni esempi di cesti di semi di melone.

Immagini e testo in questo database sono di proprietà della Staten Island Historical Society, salvo diversa indicazione. I prodotti qui rappresentati sono dalle collezioni della Staten Island Historical Society. 





☞ Purse made of melon seeds. The purse is shaped like a basket, with a loop handle and a flap at top. The flap is decorated with melon seeds formed into flower-like loops. The round button is stitched from melon seeds. The seeds are sewn together with a heavy thread; a hole is pierced into each end of each seed for the thread to pass through. The handle has silk-wrapped wire inside to hold its shape. The purse is not lined. The top edge appears to be stiffened with silk-wrapped wire in a casing made of ecru fabric, probably silk. 
More than 1,000 melon seeds were used to make this unusual purse. The purse was donated to the Staten Island Historical Society in 1953 by the estate of attorney Frank I. Smith, who lived with his family on Jewett Avenue in Westerleigh, Staten Island.

Lists of fancy goods entered in exhibitions from the 1820s through the 1850s include numerous examples of melon seed bags, and a few examples of melon seed baskets.

Images and text in this database are copyrighted by the Staten Island Historical Society unless otherwise noted. Items represented here are from the collections of the Staten Island Historical Society. 




☞ La prima serie di semafori che la storia ci consegna fu inventata da John Peake Knight ed installata vicino al Palazzo di Westminster nel 1868 per consentire ai politici di attraversare in sicurezza la strada da percorrere per entrare in parlamento. Il semaforo era costituito da bracci che venivano sollevati al segnale di arresto per l'uso diurno e lampade a gas verde e rosso per l'uso notturno. Il dispositivo era azionato manualmente da un poliziotto e fu inizialmente di successo anche se profondamente impopolare presso gli assidui frequentatori della strada, in particolare i tassisti. Tuttavia, nel 1869 si verificarono una serie di fughe di gas che condussero ad un'esplosione che ferì il poliziotto addetto alle luci. Il dispositivo fu quindi rimosso in seguito a problemi di sicurezza.


☞ The world’s first set of traffic lights were developed by John Peake Knight and installed near to the Palace of Westminster in 1868 to allow politicians to safely cross the busy road to enter Parliament. The lights took the form of a set of semaphore arms (which would be raised to signal stop) for daytime use and green and red gas lamps for night-time use. The device was manually operated by a policeman and was initially successful (although deeply unpopular with road goers, particularly cab drivers). However, in 1869 there were a series of gas leaks that led to an explosion which injured the policeman operating the lights. The device was later removed due to safety concerns.




Immagine di una tazza da tè in porcellana incrinata e riparata con punti metallici. 
Prima dell'invenzione di affidabili colle forti, alla fine del XIX° e agli inizi del XX° secolo le riparazioni su ceramica venivano effettuate con rivetti metallici o graffette. Piccolissimi trapani a mano venivano attentamente utilizzati per compiere fori su entrambi i lati della fessura in porcellana; un fiocco o rivetto veniva quindi riscaldato e successivamente inserito nei fori. Una volta raffreddato il metallo si contraeva, tirando così i pezzi rotti e facendoli combaciare in una riparazione molto stabile. Eventuali rimanenti lacune venivano colmate con dello stucco.


☞ A cracked china teacup which has been repaired with staples. Before the invention of reliably strong glues in the 20th century ceramic repairs were carried out with metal rivets or staples. Tiny hand drills were carefully used to bore holes on either side of the crack in the porcelain. A staple or rivet was heated and then inserted into the holes. As the metal cooled it contracted, thereby pulling the broken pieces together and forming a very stable repair. Any remaining gaps would be filled in with plaster.



Chissà se anche questa volta sono riuscita a farvi trascorrere qualche momento in spensieratezza ... me lo auguro di cuore !
Vi lascio con un caloroso abbraccio,

a presto 💕




I wonder if also this time I made you spend some time in lightheartedness and leisure ... 
I hope so very much !

I'm  leaving you with my warmest hug,

see you soon💕






SOURCES:

WEB


"Our poor Bertie, neither fish, nor flesh .." - King Edward VII of UK and his mistresses.

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The birth of an heir apparent had been announced by Albert from Buckingham Palace on 9 November 1841.
'You have become an Uncle again' he wrote to his brother 'and this time it is a nephew. Victoria was confined at 10.45 o'clock. Mother and son are well. I am over-tired and have no end of letters to write, therefore I must close.' 
Bertie's birth came as a godsend to the people of Windsor, everyone got 4 pounds of beef, 2 pounds of bread, a pound of plum pudding, a peck of potatoes, 2 pints of ale and a sack of coal. The boys of Derby Grammar School, together with those of Harrow, winchester and Rugby, got an extended holiday.1



La nascita di un erede al trono fu annunciata da Albert da Buckingham Palace il 9 novembre 1841.
'Sei diventato nuovamente zio', scrisse a suo fratello 'e questa volta si tratta di un nipote. Victoria ha partorito alle ore 10.45. Madre e figlio stanno bene. Io sono troppo stanco ed ho una serie infinita di lettere da scrivere, quindi devo chiudere '.
La nascita di Bertie venne accolta come una manna dal cielo per la gente di Windsor, a tutti furono donati 4 libbre di manzo, 2 libbre di pane, una libbra di plum pudding, un sacco di patate, 2 pinte di birra ed un sacco di carbone. Ai ragazzi della Derby Grammar School, a quelli della Harrow, della Winchester e della Rugby, fu concessa una lunga vacanza.1 pag 145



E' vero, a quel tempo la regina aveva già fatto esperienza di un parto, che era stato ben lungo e difficile: Victoria Adelaide Mary Louise, detta Vicky, futura Empress Federick, nata nel novembre dell'anno precedente, venne alla luce prematuramente dopo 12 ore di travaglio, tanto doloroso quanto concreto motivo di fondati timori ...'Non temete, il prossimo sarà un principe'2 disse la regina ai dottori quando le comunicarono il sesso della sua primogenita ... e non si sbagliava !
Ella voleva che il futuro erede al trono fosse un maschio, non voleva che una donna dovesse succederle per trovarsi al suo posto vivendo i disagi che ella stessa stava provando, disagi che fortunatamente erano di gran lunga alleviati dal supporto costante del Principe Consorte Albert e dalla sua preziosa collaborazione.
Sta di fatto che non era di sicuro nelle intenzioni della Regina Victoria dare alla luce ad una sì lunga discendenza, fatta di ben nove figli - ne nasceva circa uno ogni 21 mesi, in media - ed anche se spesso la vediamo ritratta con sguardo ed atteggiamenti amorevoli nei confronti dei propri pargoli, in realtà ella detestava la gravidanza e decisamente non avvertiva trasporto per i bambini:

  
Queen Victoria, Empress Frederick and King Edward VII 
after a painting by Samuel Cousins (1801 - 1887) 


Queen Victoria, Empress Frederick and King Edward VII by Samuel Cousins (1801 - 1887)


Anche se la regina Vittoria diede alla luce nove bambini vivi, ognuno dei quali sopravvisse almeno fino a raggiungere l'età adulta, ella aveva poca pazienza con i suoi figlioli nonostante fossero di bell'aspetto e si comportassero correttamente, e nutrì sentimenti molto ambivalenti circa la propria considerevole nidiata. E più crescevano, più contrastanti divenivano i suoi stati d'animo. Per certo detestava i neonati, molto probabilmente non avendone mai visto uno prima di dare alla luce il suo primo figlio, la principessa Victoria, il 21 novembre 1840, alla quale ebbe a confessare per iscritto, diciotto anni dopo, che si sentiva come una mucca o un cane durante la gravidanza. In effetti, il solo concetto di gravidanza ripugnava la regina.

Praticamente un anno esatto separava Bertie( Albert Edward ), nato il 9 novembre del 1841, 



dalla sorella primogenita Vicky, con la quale verrà sempre messo a paragone: lei precoce, d'intelligenza vivace - a due anni conosceva già non solo l'inglese, ma padroneggiava anche il tedesco - docile di carattere, lui tanto più riottoso e ribelle quanto più a lei veniva rapportato ( a due anni ancora non erano riusciti ad insegnargli gran ché ) ... 
La nascita di nuovi fratelli del suo stesso sesso lo metteranno dapprincipio molto più a suo agio nella nursery ( il quarto figlio e secondo maschio concepito dalla coppia reale britannica fu Alfred, detto Affie, nato a Windsor Castle il 6 agosto del 1844 ),



La regina Victoria con i suoi primi quattro figli; da sinistra Vicky, Alice, Alfred, Edward Albert 
( Bertie ), autore sconosciuto



ma Vicky continuerà a rimanere la prediletta tra le femmine, della regina e soprattutto del padre, che vagheggiava per lei un futuro senza pari ( l'avrebbe voluta imperatrice della Germania e lo diventerà quale moglie di Federico III di Germania, imperatore tedesco e re di Prussia ).


Albert Edward, Prince of Wales, with Prince Alfred, Franz Xaver Winterhalter, 1849


Alfred, il più curioso e talentuoso dei ragazzi, imparò a suonare il violino in segreto, in modo da sorprendere i suoi genitori, rappresentando in tal guisa un ulteriore ostacolo per il povero Bertie; lui era molto più costante e perseverante nei suoi intenti, cosa che compiaceva i genitori, mentre Bertie trascorse gran parte della sua infanzia in una sorta di catalessi.

Tra i figli maschi, Victoria si sentirà più trasportata verso Arthur, nato il primo maggio del 1850 ...


Prince Arthur, Franz Xaver Winterhalter, 1852





ella 'adorò il piccolo Arthur dal giorno della sua nascita' [...] 'il più caro di tutti gli altri messi insieme'. 5 


Painting of the young Queen Victoria and her children by John Calcott Horsley (1817 - 1903).



Senza troppe aspettative guardava al suo Bertie la Regina Victoria, non sapendo quali provvedimenti adottare per educarlo e crescerlo come il suo rango richiedeva, il suo Bertie dal carattere così tanto difficile('L'unico di tutti i bambini che mai disegnò, scrisse, suonò [voleva dire uno strumento] o fece qualsiasi cosa per mostrare il suo affetto - al di là dell'acquisto di un tavolo per me in Irlanda - era Bertie. Oh Bertie, ahimè! ahimè! Qusto è un argomento troppo triste di cui trattare.'6... ella riponeva fiducia in sempre nuovi educatori, conscia che egli sarebbe stato re in futuro: era il Principe di Galles, erede al trono del Regno Unito, ma già con l'adolescenza non sembrava mostrare propensione per questo importante ruolo che il destino gli aveva assegnato.

Spesso le scelte sulle modalità educative da adottare per il loro figliolo porrà in contrasto la coppia regale, essendo Albert più propenso alle punizioni, Victoria più compassionevole e desiderosa di comprendere i motivi dell'indisciplinatezza e della natura così disobbediente del suo carattere, tanto da farlo sottoporre a delle visite neurologiche che potessero chiarire qualcosa a livello encefalico, magari un difetto nello sviluppo o una carenza genetica nella sua formazione cerebrale ... 


Affie e Bertie nel 1855



certo è che la psicologia stava appena scorgendo la propria alba e nessuno poteva, in un siffatto atteggiamento, individuare un disagio emotivo - sociale che andava solamente compreso amorevolmente ... invece, il fatto che fosse destinato a divenire re, come da protocollo, lo vide isolare dal resto della sua famiglia all'età di soli sette anni per vivere esclusivamente in compagnia di tutori ed educatori, cosa che lo rese più facilmente acculturabile, ma vieppiù schivo ed introverso, insicuro di sé, della propria immagine, del proprio modo di essere, e che gettò così le basi per l'eccessiva ambizione che connoterà il suo carattere da adulto, ambizioso e mai sufficientemente soddisfatto della propria immagine, tanto da cercare continue conferme sulla propria compiacenza in sempre nuove relazioni adulterine.

In realtà molteplici furono i fattori che imbigirono l'infanzia di Bertie, fattori gravosi sui quali egli, purtroppo, non poteva esercitare alcun controllo: oltre alla presenza così 'pesante' della sorella Vicky, come suddetto, egli doveva convivere con l'ansia che gli procurava il fatto che la madre lo ponesse sempre a paragone con l'adorato marito, Albert, il padre fonte inesauribile di virtù, a modello del quale egli doveva crescere, 


The Family of Queen Victoria, Franz Xaver Winterhalter, 1846.
Da sinistra a destra: Principe Alfred e il Principe di Galles ; la Regina e il Principe Albert ; le Principesse Alice, Elena e Victoria



ed il timore di entrambi i genitori che in lui covasse il gene che guidò alla follia molti antenati della casa di Hannover ... c'è quasi da stupirsi che egli non abbia avuto un crollo nervoso prima e durante l'adolescenza, ma, se mi passate la frase, potremmo dire che egli scelse la strada parallela, forse, anzi, di sicuro per lui meno dolorosa. 

Incline all'ozio ed ai vizi cresceva perciò il giovane rampollo, e quando giunse l'età papabile per compiere, in compagnia degli amici e tutori adeguati, debitamente scelti dal padre, il 'grand tour' ed addestramenti militari lontano da casa, non si fece sfuggire l'occasione di concedersi anche le prime liberalità di natura passionale: quando egli si trovò con i Granatieri a Curragh Camp in Irlanda, nell'estate del 1861, conobbe, infatti, Nellie Clifden, una ballerina irlandese che divenne la sua prima amante quando egli aveva appena diciannove anni, la prima di una lunga serie, dico lunga perché neppure il matrimonio, contratto il 10 marzo del 1863 con la principessa Alexandra di Danimarca, figlia del Principe Cristiano IX, lo fermerà dall'intraprendere relazioni passionali, più o meno protratte nel tempo, con donne coniugate e non, appartenenti alle alte sfere ... e se ne contano più di sessanta !


Il Principe di Galles ed Alexandra di Danimarca in abiti per cavalcare.



Le notizie circa questo 'incidente' di percorso del giovane Principe di Galles raggiunsero i genitori ed il Principe Albert non tardò nei giorni immediatamente successivi a raggiungerlo a Cambridge, presso cui il giovane studiava, e, sotto una pioggia intensa, discussero sui valori morali e sull'importanza che una condotta irreprensibile avevano per lui. Albert si spense pochi mesi dopo, e la regina Victoria non smise di accusare il figlio per la morte del marito, lo avrebbero ucciso la sua terribile condotta e le preoccupazioni di cui essa fu fonte ... ne era e ne rimarrà per sempre convinta anche se studi recenti sembrano supportare la tesi di un decesso dovuto al cronicizzarsi del Morbo di Krohn, di cui egli avrebbe sofferto, o di un male incurabile allo stomaco, ma al tempo né l'uno né l'altro potevano essere riscontrati.


Il Principe di Galles e la sua famiglia ritratti nel 1867: Prince Albert Victor, Duke of Clarence ed Avondale, Alexandra, Princess of Wales con in braccio Louise, Princess Royal, Edward, Prince of Wales che tiene sulle ginocchia George V.




Ma leggiamo insieme questo estratto dal libro che reca il titolo Royal Bastards: Illegitimate Children of the British Royal Family che ci fornisce un'idea, anche se del tutto relativa, delle relazioni extraconiugali e dei figli illegittimi che con ogni probabilità Albert Edward, Principe di Galles, meglio conosciuto come Re Edoardo VII, ebbe con le numerose amanti che fecero parte della sua vita, argomento che rappresenta una sorta di secondo paragrafo di questo mio scritto, essendo la seconda parte della sua vita quasi una palese conseguenza del clima emotivamente così teso in cui egli visse l'infanzia.

Il defunto Theo Aronsen, nel suo libro 'The king in Love - Edward VII's mistresses' ha condotto assidue ricerche su qualsivoglia figlio cui il re può aver dato vita così come ha fatto Raymond Lamont-Brown nel suo libro Edward VII's Last Loves - Alice Keppel and Agnes Keyser ( 1998).
Come era di moda al tempo, la maggior parte delle sue amanti erano rispettabili donne sposate che, a torto o a ragione, facevano passare la loro prole, da chiunque fosse stata generata, come figli legittimi del marito. E 'quindi molto difficile per noi determinare la paternità di taluni con certezza, in quanto spesso non vi sono altro che prove circostanziali ed il test del DNA non era ancora stato scoperto.

Tre erano le amanti ufficiali del re, tutte sposate: in ordine cronologico i loro nomi erano Lily Langtry, Daisy, Countess of Warwick, e Alice Keppel, ma mentre ci sono stati indubbiamente molti Royal 'felings' non possiamo essere certi che nessuno di questi hanno portato alla nascita di ulteriori figli illegittimi, ma sappiamo che probabilmente a causa di un attacco di sifilide di cui probabilmente fu vittima forse non fu così che andarono le cose. Tuttavia, vi è un buon numero di persone che vantano diritti.

Nel suo libro The Fox Hunters of Vanity Fair, Gordon Fergusson afferma che le amanti di Edward erano innumerevoli e tra loro vi era Patsy Cornwallis-West il cui figlio George Frederik Myddleton Cornwallis-West (che in seguito sposò la vedova Lady Randolph Churchill) era nato il 14 novembre 1874; egli era un figlioccio del principe ed era nipote del marchese di Headford. Patsy era una delle favorite a corte e si dice che George fu concepito dal principe nei boschi a Eaton dove era ospitato dal Duca di Westminster. Una ragazzina che lavorava nella proprietà sostenne di aver 'visto il principe su di lei'. Tuttavia, come ben si può supporre, non vi è alcun riferimento a questo paternità reale nell'Almanacco di Nobiltà Inglese redatto da Burke (vedi de la Warr, E).

Poi vi fu il figlio della figlia del V ° Duca di Newcastle, Lady Susan Vane Tempest, cognome da nubile Pelham-Clinton, nato nel 1871, per l'educazione del quale fu richiesto al principe di contribuire. Altri ad essere menzionati furono il ​​figlio della Princesse de Jeanne Sagan, poi Duchesse de Talleyrand-Périgord, che potrebbe aver avuto un padre reale, dopo un flirt nel 1873 quando il Principe di Galles si recò in visita al Chateau de Mello, a sud di Parigi.

Olga, poi, baronessa de Mayer, figlia di Blanche, Duchessa di Caracciola, si dice sia stata la figlia illegittima preferita del principe, concepita in una delle visite a Dieppe, dove fu allevata con discrezione. Si diceva inoltre che Olga divenne una dei Winnarata, le amanti della Princesse de Polignac, molto prima che Viola Keppel / Trefusis condividesse il suo letto. Alcuni sostengono che Roderick Ross, il capo della polizia di Edimburgo e Sir Stewart Graham Menzies, capo del Secret Intelligence Service, su cui il personaggio di James Bond sarebbe stato modellato, fossero entrambi figli del principe.

Poi c'era Sophie, moglie del colonnello W.Hall Walker che era solita ricevere il re in incognito con lo pseudonimo di Duca di Lancaster, anche se, pensate, era di 35 anni più vecchio di lei; e anche Grazia Foster, nata Bloomfield, di Co Fermanagh che aveva un figlio Stewart Arthur Forster (nato il 30 agosto 1839) creduto da molti figlio del principe. A quanto pare Stewart fu deriso molto circa la sua paternità a Wincester e la conseguenza del vedere il padre forgiato su tanta parte della moneta del regno, fu che i suoi figli negarono a chiunque di sapere qualcosa ! 

C'era anche la signorina Margot Thorold di Boothby Hall nel Lincolnshire e Cora Pearl che amava essere servita su di un piatto d'argento 'à la nue' ... La divorziata, soffocante duchessa di Mouchy, e Sarah Bernhardt erano altre amanti e la lista continua. 7

Tra gli altri nomi al tempo noti si annoverano quello di Hortense Schneider, soprano francese, e di Lady Forbes, che furono amanti del monarca negli anni 1867-1868, Catherine Schneider, una delle cortigiane dell'epoca, che 'visse a corte' nel 1870 e persino Caroline Otero, la quale ebbe una relazione con il re nel 1897.


Re Edoardo VII ( autore sconosciuto )



Questo era THE PEACEMAKER OF EUROPE o L'ONCLE DE L'EUROPE, dati anche i numerosi legami di parentela che lo legavano alle principali case regnanti europee, da quella sovietica a quella tedesca, a quella greca, a quella spagnola, etc. il quale, politicamente parlando, dopo essere stato incoronato re nel 1901, tenne una condotta davvero irreprensibile.

Perdonate la prolissità, ma certi argomenti, come ben sapete, sollecitano il mio entusiasmo e non mi accorgo di quanto velocemente passi il tempo che trascorro insieme con voi scrivendo di spaccati di storia che tanto mi appartengono !

E perciò, velocemente mi congedo, abbracciando tutti voi con l'affetto e la gratitudine che meritate, grazie, 

a presto 💕












BIBLIOGRAFIA:

Peter Beauclerk-Dewar, Roger Powell, Royal Bastards: Illegitimate Children of the British Royal Family,  The History Press, 2008;

Michael De-la-Noy,Queen Victoria at Home, CARROL AND GRAF PUBLISHERS, New York, 2003;

Jane Ridley, Bertie: A Life of Edward VII– International Edition, Vintage Books, 2013.



CITAZIONI:

1 - Michael De-la-Noy, Queen Victoria at Home, CARROL AND GRAF PUBLISHERS, New York, 2003, pag. 145;

2 - op. cit., pag. 141;

3 - op. cit., pag. 139;

4 - op. cit., pag. 153;

5 - op. cit., pag. 151;

6 - op. cit., pag. 161; 

7 - Peter Beauclerk-Dewar, Roger Powell, Royal Bastards: Illegitimate Children of the British Royal Family,  The History Press, 2008, CHAPTER XV - VICTORIAN LOOSE ENDS - Edward, Prince of Wales, later King Edward VII (1901) (1841 - 1910).









The birth of an heir apparent had been announced by Albert from Buckingham Palace on 9 November 1841.
'You have become an Uncle again' he wrote to his brother 'and this time it is a nephew. Victoria was confined at 10.45 o'clock. Mother and son are well. I am over-tired and have no end of letters to write, therefore I must close.' 
Bertie's birth came as a godsend to the people of Windsor, everyone got 4 pounds of beef, 2 pounds of bread, a pound of plum pudding, a peck of potatoes, 2 pints of ale and a sack of coal. The boys of Derby Grammar School, together with those of Harrow, winchester and Rugby, got and extended holiday.1




- picture 1



It 's true, at that time the Queen had already experienced of giving birth to a baby, which had been well long and difficult: Victoria Adelaide Mary Louise, called Vicky, future Empress Federick, born in November of the previous year, entered the world prematurely after 12 hours of labor, as much painful as concrete reason of legitimate concerns ... 'Never mind, the next will be a prince.'2 the Queen told the doctors when they communicated the sex of her first child ... and she was right !

She wanted that the heir was a boy, she did not want that a woman should happen to experience the hardships that she herself was feeling, discomfort which fortunately was much relieved by the constant support of the Prince Consort Albert and his valuable work.

The fact is that it wasn't for sure in the intentions of Queen Victoria to give birth to such an offspring made of nine children - about every 21 months, there was a birth - and although we often may watch her portrayed with loving glance and attitudes towards her babies, actually she hated pregnancy and definitely didn't like children:



- picture 2 - Queen Victoria, Empress Frederick and King Edward VII after a painting by Samuel Cousins (1801 - 1887) 


- picture 3 - 
Queen Victoria, Empress Frederick and King Edward VII by Samuel Cousins (1801 - 1887)



Although Queen Victoria gave birth to nine live children, all of whom survived into adulthood, she had little patience with children unless they both looked and behaved well, and entertained very ambivalent feelings about her own considerable brood. And the older they grew, the more ambivalent her feelings became. She positively detested babies, most probably never having seen one before giving birth to her own first child, Princess Victoria, on 21 November 1840, to whom she wrote eighteen years later to confess that she felt like a cow or a dog when pregnant. Indeed, the whole concept of pregnancy revolted the Queen.

Almost exactly one year separated Bertie (Albert Edward) who was born on November 9th, 1841,



- picture 4 - Albert Edward, Prince of Wales, with Prince Alfred, Franz Xaver Winterhalter, 1849, detail



from his eldest sister Vicky, with whom he'll always be put in comparison: she was precocious, gifted with a lively intelligence - at the age of two years she already knew not only English, but also mastered German - with a docile temper, he the more unruly and rebellious the more to her was compared (when he was aged two they still had not been able to teach him what a great) ...

The birth of new siblings of his same sex will put him, at first, much more comfortable in the nursery (the fourth child and second son conceived by the British royal couple was Alfred, said Affie, born in Windsor Castle on August 6th, 1844)



- picture 5 - Queen Victoria with her first four children - from left to right: Vicky, Alice, Alfred, Edward Albert (Bertie), by unknown painter



But Vicky will continue to remain the favorite amongst females, for the Queen and especially for Prince Albert, who dreamed for her an unparalleled future (he wanted her to become Empress of Germany and, as wife of Frederick III, German Emperor and King of Prussia, she will make his dream come true).



- picture 6 - Albert Edward, Prince of Wales, with Prince Alfred, Franz Xaver Winterhalter, 1849



Alfred, the most enquiring and gifted of the boys, learned to play the violin in secret, in order to surprise his parents, and he presented another obstacle to Bertie; he was much more persistent in his aims, which appealed to their parents, whereas Bertie spent much of his time in a trance.4

Among the boys, Victoria felt more transported toward Arthur, born on May 1st, 1850 ...



- picture 7 - Prince ArthurFranz Xaver Winterhalter, 1852



she 'had adored little Arthur from the day of his birth' [ ...] 'dearer than all the others put together'.




- picture 8 - Painting of the young Queen Victoria and her children by John Calcott Horsley (1817 - 1903).



Without too many expectations Queen Victoria looked at her Bertie, not knowing what action to take in order to educate and raise him as his rank demanded, his Bertie with such a difficult character('The only one of all the children who neither drew, wrote, played [ she meant an instrument ]or did anything whatever to show his affection - beyond buying for me a table in Ireland - was Bertie. Oh Bertie, alas ! alas ! That ia too sad a subject to enter on.') ... she never stopped trusting new educators, aware that she would be king in the future: he was the Prince of Wales, heir to the throne of the United Kingdom, but already with his adolescence he seemed to show no inclination for this important role that fate had assigned to him.

Often the choices about the educational methods to be adopted for him will put in contrast the royal couple, Albert being more inclined to punishments, Victoria more compassionate and eager to understand the reasons behind the lack of discipline and the so disobedient nature of his character, so much to do undergo him to neurological visits that could clarify something about his brain, maybe a defect in the development or a genetic deficiency ...



- picture 9 - Affie and Bertie in 1855



It is certain that psychology was just seeing its sunrise and no one could, in such an attitude, identify an emotional and social distress which only needed to be treated lovingly ... instead, since he was destined to become king, as per protocol, he was isolated from the rest of his family at the age of seven to live exclusively in the company of guardians and educators, making him, in this way, more easily acculturabile but increasingly reclusive and introverted, unsure of himself, of his own image, of its own way of be, preparing the groundwork for his excessive ambition, which will characterize him as an adult, never sufficiently satisfied with himself, to the point to try to increase more and more his own complacency in ever new adulterous relations.

In fact many were the factors that darkened Bertie's childhood, harsh factors over which he unfortunately could not have any kind of control: in addition to the presence so 'heavy' of his sister Vicky, as mentioned above, he had to live with the anxiety that gave him the fact that his mother always put him in comparison with her beloved husband, Albert, the father who was inexhaustible source of virtues, a model for him, 



- picture 10 - The Family of Queen Victoria, Franz Xaver Winterhalter, 1846. From left to right: Prince Alfred and the Prince of Wales; the Queen and Prince Albert; Princesses Alice, Helena and Victoria



and the fear of both his parents that he harbored the gene that led many ancestors of the Hanover house to madness ... there is almost to wonder why he has not had a nervous breakdown before and during his adolescence, but, if you let me say, we could say that he chose the parallel street, maybe, indeed, for sure, less painful for him.

Disposed to laziness and vices, so grew the young and noble descendant, and when he reached the age to accomplish, in the company of friends and adequate guardians, duly chosen by his father, the 'grand tour' and some military training away from home, he didn't  miss the chance to also enjoy the first recreations of passionate nature: when he found himself with the Grenadiers at Curragh Camp in Ireland, in the summer of 1861, he met, in fact, Nellie Clifden, an Irish dancer who became his first lover when he was only nineteen, and she was the first of many, I say so many because not even the marriage with Princess Alexandra of Denmark, daughter of Prince Christian IX, got on March 10th, 1863 will stop him from engaging in passionate relationships, more or less prolonged, with married women and not belonging to the upper echelons ... and some thinks that they are more than sixty !



- picture 11 - The Prince of Wales and Alexandra of Denmark wearing riding clothes



News about this ''accident on the way" of the young Prince of Wales reached his parents and Prince Albert was not slow in the following days to join him in Cambridge, where the young man was studying, and, under a heavy rain, argued with him on moral values and on the importance of an irreproachable conduct for his future. Albert died a few months later, and Queen Victoria didn't stop to accuse her son for the death of her husband, it would kill his terrible behavior and the concerns of which it was a source ... she was and she'll remain convinced forever though recent studies seem to support the thesis of a death due to chronic, Krohn's disease, of which he would have suffered, or to an incurable disease of the stomach, but at the time neither the one nor the other could be tested.



- picture 12 - The Prince of Wales' family in 1867: Prince Albert Victor, Duke of Clarence and Avondale, Alexandra, Princess of Wales holding Louise, Princess Royal, Edward, Prince of Wales holding on his knees George V.



But let's read together this excerpt from the book, which is entitled Royal Bastards: Illegitimate Children of the British Royal Family who gives us an idea, even if entirely relative, of the supposed illegitimate children and of the extramarital relationships which Albert Edward, Prince of Wales, better known as King Edward VII, had with the many mistresses that were part of his life, a subject that is something like a second paragraph of my writing, being the second part of his life almost an obvious consequence of the so emotionally tense atmosphere which he lived during his childhood in.


The late Theo Aronsen, in his book 'The king in Love - Edward VII's mistresses' delved almost assiduously into any offspring that the king may have had as did Raymond Lamont-Brown in his book Edward VII's Last Loves - Alice Keppel and Agnes Keyser (1998).
As was fashionable at the time, most of his lovers were respectable married women who, rightly or wrongly, passed off their offspring, by whomsoever begotten, as the children of their husband. It is therefore very difficult for us to determine paternity with any certainty, as there is often nothing other than circumstancial evidence to rely upon for DNA had not then been discovered.

The king's three official mistresses, all married, in conological order, Lily Langtry, Daisy, Countess of Warwick, and Alice Keppel, but whereas there were undoubtedly many Royal 'felings' we cannot be certain that any of these have led to any further Royal Bastards possibly as a result of a bout of syphilis he is alleged to have had. Nevertheless, there are a number of claimants.

In his book The Fox Hunters of Vanity Fair, Gordon Fergusson states that Edward's mistresses were innumerable and included among their number Patsy Cornwallis-West, whose son George Frederik Myddleton Cornwallis-West ( who later married the widowed Lady Randolph Churchill ) was born on 14 November 1874. He was a godson of the Prince and was grandson of the Marquess of Headford. Patsy was a court favourite and it si said that George had been fathered by the Prince in the woods at Eaton whilst staying with the Duke of Westminster. An estate worker's little girl had 'seen the Prince on top of her'. However as might the be expected, there is no reference to this Royal paternity in Burke's Peerage ( see de la Warr, E ).

Then there was the child of the 5th Duke of Newcastle's daughter, Lady Susan Vane Tempest, née Pelham-Clinton, born in 1871, for whose upbringing the Prince was asked to contribute. Others mentioned were the son of Princesse Jeanne de Sagan, later Duchesse de Talleyrand-perigord, who may have had a Royal father, after a dalliance in 1873 when the Prince visited the Chateau de Mello, south of Paris.

Olga, later Baroness de Mayer, the daughter of Blanche, Duchess di Caracciola, is said to have been the Prince's favorite illegitimate child and that she was conceived on one of the Prince's visits to Dieppe, where she was brought up discreetly. It is further said that Olga went on to become one of Winnarata, Princesse de Polignac's lovers, long before violet Keppel/Trefusis shared her bed. Some claim that Roderick Ross, the Chief Constable of Edinburgh and Sir Stewart Graham Menzies, head of the Secret Intelligence Service, upon whom 'C' of James Bond fame was modeled, where both sons of the Prince. 

Then there was Sophie, wife of Colonel W.Hall Walker who used to receive the King ingognito as The Duke of Lancaster, even tought he was thirty-five years her senior; and also Grace Foster, née Bloomfield, of Co. Fermanagh who had a son Stewart Arthur Forster ( who was born 30 August 1839 ) and thought by some to be the Prince's son. Apparently Stewart was teased a lot at Wincester about his paternity and the effect that his father appeared upon so much of the coinage of the Realm, yet his children now deny knowing anything about it at all ! There was also Miss Margot Thorold of Boothby Hall in Lincolnshire and and Cora Pearl who liked to be dished upon a silver platter à la nue.. The Duchesse de Mouchy, the sultry divorcee and Sarah Bernhardt were also paramours and the list goes on. 7

Amongst the other names now known there are that of Hortense Schneider, a French soprano, and Lady Forbes, who were lovers of the monarch in the years 1867-1868, Catherine Schneider, one of the courtesans of the time, that 'lived at court' in 1870 and even that of Caroline Otero, who had an affair with the king in 1897.



- picture 13 - King Edward VII ( unknown painter )



This was THE PEACEMAKER OF EUROPE o ONCLE DE L'EUROPE, given the numerous family ties that bound him to the main royal families of Europe, from the Soviet to the German one, to the Greek, to the Spanish one, and so on, who, politically speaking, after being crowned king in 1901, was characterized by a really irreproachable conduct.

Please, forgive my verbosity, but certain topics, as you know, solicit my enthusiasm and I do not notice how quickly the time I spend with you is going on, while writing about such historical ages that I feel to belong to !

And therefore, I'm leaving you quickly, embracing all of you with the affection and the gratitude you deserve, thanks,

see you soon 💕










BIBLIOGRAPHY:

Peter Beauclerk-Dewar, Roger Powell, Royal Bastards: Illegitimate Children of the British Royal Family,  The History Press, 2008;

Michael De-la-Noy, Queen Victoria at Home, CARROL AND GRAF PUBLISHERS, New York, 2003;

Jane Ridley, Bertie: A Life of Edward VII – International Edition, Vintage Books, 2013.



QUOTATIONS:

1 - Michael De-la-Noy, Queen Victoria at Home, CARROL AND GRAF PUBLISHERS, New York, 2003, pag. 145;

2 - op. cit., pag. 141;

3 - op. cit., pag. 139;

4 - op. cit., pag. 153;

5 - op. cit., pag. 151;

6 - op. cit., pag. 161; 

7 - Peter Beauclerk-Dewar, Roger Powell, Royal Bastards: Illegitimate Children of the British Royal Family,  The History Press, 2008, CHAPTER XV - VICTORIAN LOOSE ENDS - Edward, Prince of Wales, later King Edward VII (1901) (1841 - 1910).




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The oddest taxes in history dating back to Georgian England.

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Tutto il lusso sfrenato, tutta l'opulenza e lo sfarzo di cui diedero sfoggio i regnanti inglesi durante l'intero XVIII secolo, coniugato con le spese sostenute per le guerre, combattute soprattutto nelle colonie e nelle campagne napoleoniche, finirono, in quello che gli storici indicano come periodo Georgiano, con il collassare definitivamente le finanze dello stato, e quale mezzo più semplice da sempre esiste, per rimpinguare l'erario, se non imponendo tasse al popolo ? 



BEGGING no ROBBERY; i.e. Voluntary Contribution; or John Bull escaping a Forced Loan (1796) by James Gillray (1756-1815)



Ebbene, ai politici dell'epoca Georgiana va ascritto il merito di essere riusciti ad inventare una tassa per ogni oggetto di uso quotidiano ... tutto ciò che poteva essere soggetto ad imposta non sfuggì alla seppur minima tassazione !

Fu infatti istituita una tassa sul mattone - THE BRICK TAX - che prescriveva che venissero versati 4 scellini sull'acquisto di 1000 mattoni, al che, al fine di favorire i consumatori, talune fabbriche aumentarono le dimensioni dei mattoni che producevano - e la risposta del governo fu quella di fissare delle misure standard - e conseguentemente venne incrementato l'uso del legname come materiale edilizio ( va da sè che gran parte delle fabbriche furono così costrette al fallimento ); solamente nel 1850 tale tassazione venne abolita.


L'imposta sul vetro o GLASS EXCISE fu promulgata nel 1745 e rimase effettiva per un secolo esatto: ogni tipo di vetro era soggetto a tale dazio, da quello di una finestra a quello di una bottiglia e, mentre se dapprincipio l'onere gravava sulla quantità di materia prima utilizzata, dal 1811, dopo una decisa campagna promossa dalle industrie che producevano il vetro, la tassa venne applicata al prodotto finito, il che non era di notevole sgravio per i consumatori, essendo tutti gli oggetti in vetro dell'epoca Regency estremamente sottili, ma è anche vero che fu proprio durante questo periodo che acquistarono fama i pesanti vetri di cui erano fatte le ampie vetrate fatte di vetri molati colorati che decoravano le case tipiche dell'architettura del tempo e che divennero famose e ricercate in tutta l'Europa e che, ben comprendiamo, quindi, non tutti potevano permettersi; una casa luminosa, una serra in cui conservare verdure coltivate fuori stagione, etc., divennero esclusivo appannaggio dei più abbienti.

THE DUTY ON HAIR POWDER ACT o tassa sulla polvere per capelli del 1795 imponeva che chiunque utilizzasse della polvere per capelli ( che serviva per tenere in ordine le parrucche ) dovesse, a partire dal 5 maggio 1795, entrare in un ufficio del bollo, far registrare il proprio nome e pagare un certificato annuale del costo di una ghinea; ovviamente da tale onere erano esenti i regnanti, i loro servi, i facenti parte la milizia, il clero, insomma, tutti coloro che da sempre vantavano privilegi. Con l'inizio del XIX secolo il venir meno dell'utilizzo della polvere per capelli segnò il definitivo declino di tale tassa che venne del tutto abrogata, perché riconosciuta ormai infruttuosa, nel 1869.


La tassa sulle candele o sulla cera d'api - CANDLE OR BEESWAX TAX -, forse tra le più bizzarre imposte in questo periodo, impediva dal 1709 la fabbricazione in casa di candele a meno che non si possedesse una licenza, per cui venne utilizzata una forma alternativa d'illuminazione che da tassazione era esente, ma che era anche molto poco efficace: dei giunchi ( rushes ) venivano immersi in grasso animale reso fluido dal calore e poi lasciati in esso indurire. Essi potevano essere accesi ad ambo le estremità, ma erano di brevissima durata.

Lo stesso anno vide l'approvazione anche di una tassa sul sale, sulle spezie, sul carbone trasportato via mare, sulla birra, sul malto e sul luppolo, sul pepe, sull'uvetta e sul tabacco da fiuto ( Stephen Dowell, A History of Taxation and Taxes in England, Vol. 4: From the Earliest Times to the Year 1885; Taxes on Articles of Consumption, Classic Reprint, Forgotten Books, 2016 )

E' datata 1797 la CLOCK AND WATCH TAX, ovvero l'imposta sugli orologi da parete e da polso, che fortunatamente ebbe una breve storia ( venne abrogata dopo solo nove mesi ), che prevedeva venissero versati al governo cinque scellini per ogni orologio presente in ogni immobile, anche all'interno di una casa privata, due scellini e sei pence per ogni orologio da tasca d'argento o di altro metallo, e dieci scellini per quelli d'oro.


L'imposta sul sapone - SOAP TAX - fu talmente gravosa, sia per i produttori che per gli acquirenti di tale bene, che esso venne 'promosso' a bene di lusso fino a metà del XIX secolo: buona parte dei produttori chiusero la propria fabbrica per continuare a produrre sapone all'estero e la povera gente cercava di lavarsi il meno possibile anche perché dal governo provenivano voci che vietavano di lavarsi, come se si trattasse di qualcosa di blasfemo !

Visto come un modo facile per fare denaro, che crea dipendenza ed evade ogni tassazione, il gioco delle carte associato al gioco d'azzardo venne individuato come uno dei bersagli di tale programma di gravame fiscale e fu così che venne introdotta anche la PLAYING CARD TAX, ossia l'imposta sulle carte da gioco: al fine di evitare l'evasione fiscale l'asso di picche veniva trattenuto dalle autorità doganali e rilasciato solo quando la casa produttrice di carte da gioco aveva pagato la suddetta tassa che, pensate, di tutte fu la più longeva, poiché non venne abrogata prima del 1960.


Introdotta in Gran Bretagna nel 1712 la tassa sulla carta da parati - WALLPAPER TAX - prometteva ingenti guadagni, visto che l'utilizzo della carta da parati come alternativa a basso costo all'arazzo o alla boiserie stava dilagando; tale imposta fu originariamente fissata ad un pence per iarda quadrata, importo che raggiunse uno scellino a partire dal 1809. Il modo di evadere legalmente questo onere era abbastanza semplice, era sufficiente ricorrere a delle decorazioni con stampini fatti su carta comune ed è perciò inutile dire che questa tassa ebbe una vita piuttosto breve, poiché fu abolita nel 1836.

Nel 1783 il governo britannico fissò un'imposta da pagarsi sui farmaci - MEDICINE TAX - qualora fossero stati venduti da chi non era chirurgo, speziale o farmacista. Nel 1812 ad essa venne sostituita la Medicine Stamp Act secondo cui l'imposta di bollo da pagare doveva essere necessariamente allegata alla confezione, qualora il preparato fosse realizzato senza seguire una ricetta ben nota ed era proporzionale al costo del farmaco, ovvero ammontava ad un pence e mezzo per ogni scellino.


Fu un tentativo fallito quello di imporre una tassa sulle parrucche, poiché esse divennero automaticamente tralasciate e considerate fuori moda, ma il governo aveva il suo asso nella manica, aveva già pensato ad una tassa sui cappelli - HAT TAX -: i cappelli dovevano essere venduti solamente da rivenditori autorizzati e recavano al loro interno una sorta di bollo che, su richiesta, doveva essere esibito, per cui mai doveva essere rimosso; il sovrapprezzo che veniva applicato su quello del cappello era ad esso proporzionale ed ovviamente, chi aveva più denaro e poteva permettersi un cappello per ogni occasione, era colui che maggior denaro versava all'erario. La Bonnet-Rouge; -or- John Bull evading the Hat Tax Gillray, James, 1849 ca (1756-1815)

Dato il successo economico rappresentato dalla tassa sui cappelli, varata nel 1784, nel bilancio dell'esercizio successivo William Pitt il Giovane decise di aggiungere una tassa anche sui guanti - TAX ON GLOVES -: egli propose che una marca da bollo fosse applicata ai guanti e che l'imposta dovesse essere pagata dal commerciante al dettaglio. A suo parere la vendita di guanti era al tempo decisamente elevata tanto che ciascuno possedeva almeno un paio di guanti e quindi 9.000.000 paia sarebbero stati acquistati ogni anno. Questo il sistema di tassazione che egli propose:
Un centesimo doveva essere aggiunto al prezzo di tutti i guanti che costavano sotto i dieci  pence, due pence a quelli che costavano da dieci a quindici pence e tre pence per tutti i guanti che costavano oltre quindici pence.
La sua stima era che l'ammontare delle entrate sarebbe stato di circa 50.000 £. Già dopo il primo anno non si realizzò il successo sperato e quando il governo realizzò che l'imposta stava generando un massimo di poco più di £ 6.000 all'anno, invece delle previste £ 50.000 nel marzo del 1794 tale imposta venne al fine abrogata.

Ma vi erano anche altre imposte, non crediate che fossero tutte qui !
Vi era la tassa sui giornali, sui profumi, sui cavalli a noleggio e per coloro che erano così facoltosi da possedere oggetti preziosi, argenterie, personale di servizio maschile e carrozze private erano previste tasse anche per questi agi.

Beh, tutto sommato l'esordio del XIX secolo fu  davvero un periodo piuttosto buio, da un punto di vista fiscale, fortuna che delle imposte che abbiamo visto, quelle che ancora non erano state abolite verranno abrogate durante il periodo vittoriano, poiché faceva parte della politica della Regina Victoria quello dell'alleggerimento fiscale, evviva !



 John Bull and the sinking fund - a Pretty scheme for reducing the Taxes & Paying-off the National Debt !, by James Gillray (1756-1815)





Spero vivamente che il vostro tempo trascorso in mia compagnia qui a ~ My little old world ~ oggi sia stato piacevole e che abbia rappresentato una gradevole evasione per ciascuno di voi, amici che vi trovate a passare di qui per la prima volta ed affezionati lettori e 'compagni di viaggio' ...

... a voi tutti giunga benaccetto il mio più caloroso abbraccio,

a presto 💕














All the unbridled luxury, all the opulence and splendor which the English kings, during the entire XVIIIth century, gave display of, married to the expenses incurred for the wars, fought primarily in the colonies and in the Napoleonic campaigns, ended in what historians indicate as Georgian period, with the definitive collapse of the state finances, and which is, since ever, the most simple way to replenish the treasury, if not by imposing taxes to the people?




- picture 1 - BEGGING no ROBBERY; i.e. Voluntary Contribution; or John Bull escaping a Forced Loan (1796) by James Gillray (1756-1815)



Well, at the Georgian era's politicians should be ascribed the merit of being able to invent a fee for each item of daily use ... all that could be subject to tax didn't escape at least the minimal taxation!

It was in fact instituted THE BRICK TAXwhich called to be paid 4 shillings on the purchase of 1,000 bricks, to which, in order to encourage consumers, some factories increased the size of the bricks they produced - and the response of government was to establish standard measures - and consequently was increased the use of wood as a building material (it goes without saying that most of the factories were thus forced into bankruptcy); only in 1850 this tax was abolished.


- picture 2 on the left - THE GLASS EXCISE - also known as Window Tax - was promulgated in 1745 and remained effective for exactly a century: each type of glass was subject to that duty, that of a window and that of a bottle and, while at first it was weighed the quantity of raw material used, since 1811, after a determined campaign promoted by the industries producing glass, the tax was applied to the finished product, which was not of great relief for consumers; all the glassware durng the Regency age were extremely thin, but it is also true that it was during this period that it  acquired fame  throughout the whole Europe the heavy panes of coloured cut glass with which the large windows that decorated the houses typical of the time were made of and we do well understand, then, that not everyone could afford them; a bright house, a greenhouse where to store and to grow vegetables out of season, etc., became an exclusive chance of the wealthy ranks.

THE DUTY ON HAIR POWDER ACT of 1795 required that anyone who would use the powder for hair (useful to keep in order wigs) had,  since May 5th, 1795, to enter a stamp office to register his name and pay an annual certificate of the cost of 1 guinea; of course there was who was exempt, such as rulers, their servants, those belonging to the militia, the clergy, in short, all those who have always boasted privileges. With the beginning of the XIXth century the disappearance of using wigs and thus of the powder for hair marked the final decline of this tax, which was repealed altogether, because now recognized unsuccessful, in 1869.


- picture 3 on the right -THE CANDLE or BEESWAX TAX, perhaps the most bizarre tax amongst all of this period, prevented since 1709 the manufacture of candles in the house without possessing a license, that's why people used a lighting alternative that was exempt from taxes, but that was also very inefficient: rushes were dipped in animal fat made fluid by heat and then let harden. They could be lit on at both ends, but they were of very short duration.

The same year saw the approval also of a tax on salt, on spices, on coal transported by sea, on beer, on malt and hops, on pepper, on raisins and snuff ( Stephen Dowell, A History of Taxation and Taxes in England, Vol. 4: From the Earliest Times to the Year 1885; Taxes on Articles of Consumption, Classic Reprint, Forgotten Books, 2016 )

it is dated 1797 THE CLOCK AND WATCH TAX, which fortunately had a short history (it was repealed after only nine months), which stipulated that 5 shillings were paid to the government for every clock in every building, even in a private house,  2 shillings and 6 pence for each pocket watch made of silver or any other metal, and 10 shillings for those of gold.


- picture 4 on the left - THE SOAP TAX was so burdensome, both for producers and for purchasers of that good, that it was 'promoted' to luxury item until the middle of the XIXth century; most of the manufacturers closed their factory to continue producing soap abroad and poor people tryied to wash themselves as little as possible also because from the government came rumors prohibiting to wash, as if it were something blasphemous!

Seen as an easy way to make money, which is addictive and avoiding any taxation, the playing-card game associated with gambling was identified as one of the targets of this program of taxation burden and so it was that it was introduced THE PLAYING CARD TAX: to avoid tax evasion the ace of spades was detained by customs authorities and released only when the manufacturer of playing cards had paid that fee that, think, of all those belonging to this age, was the longest-lived, because it wasn't repealed before than 1960.


- picture 5 on the right - Introduced in Britain in 1712 THE WALLPAPER TAX promised huge profits given the widespreading use of wallpapers chosen as a cheaper alternative to tapestry or to the 'boiserie'; this tax was originally set at 1 pence per square yard, amount that reached 1 shilling since 1809. The way to legally evade this charge was quite simple, it was enough to use stencils for making decorations on common paper and therefore it is needless to say that this tax had a rather short life, since it was abolished in 1836.

In 1783 the British government enacted THE MEDICINE TAX to be paid if the medicine was sold by who was not a surgeon, a chemist or a pharmacist. In 1812 it was replaced by the Medicine Stamp Act according to which the stamp duty had to be attached to the wrapping, if the medicine was prepared without following a known recipe and it was proportional to the cost of the drug, which amounted to 1,5 pence for each shilling.


- picture 6 on the left - It was a failed attempt that to impose a tax on wigs, because they became automatically disregarded and considered out of fashion, but the government had its ace in the hole, it had already thought of a HAT TAX: hats were to be sold only by authorized dealers and had to bore a kind of stamp duty within them which, on request, had to be shown, so it never had to be removed; the surcharge that was applied on hats was proportional to their price and of course, those who had more money and could afford a hat for every occasion, were those who poured more money to the Treasury. 

Given the economic success represented by the tax on hats, launched in 1784, in the following budget William Pitt the Younger decided to add also a TAX ON GLOVES: he proposed that a stamp had to be applied on the gloves and that the tax should be paid by the retailer. In his view the sale of gloves was at the time decisively high so that each had at least one pair of gloves and then 9,000,000 pairs were purchased each year. This is the taxation system which he proposed:
1 penny had to be added to the price of all the gloves that costed under 10 pence, 2 pence to those costing from 10 to 15 pence and 3 pence for all gloves that costed over 15 pence.
His estimate was that the amount of this duty would have been about £ 50,000. Already after the first year it wasn't realized the expected success and when the government admitted that the tax was generating a maximum of just over £ 6,000 a year instead of the planned £ 50,000 in March of 1794 this tax was repealed.

But there were also other taxes, don't think that they were all here!
There was the tax on newspapers, on perfumes, on horses for hire and for those who were so wealthy by owning precious objects, silver plates, male service personnel and private carriages taxes were provided also for these luxuries.

Well, all things considered,  the debut of the XIXth century was actually a rather dark period from a fiscal point of view, but of all the taxes that we have seen, those which had not yet been abolished, will be repealed during the Victorian period, since it was part of Queen Victoria's policy that of tax lightening, hooray !


- picture 7 - John Bull and the sinking fund - a Pretty scheme for reducing the Taxes & Paying-off the National Debt !, by James Gillray (1756-1815)




I sincerely hope that your time spent in my company here at ~ My little old world ~ today has been pleasant and that has been an amusing escape for each of you, friends that are passing by here for the first time and loyal readers and 'travel friends'... 

... may it be welcome to you all my warmest hug,



see you soon 💕








Autumn is eventually knocking at our door...

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“Her pleasure in the walk must arise from the exercise and the day, from the view of the last smiles of the year upon the tawny leaves and withered hedges, and from repeating to herself some few of the thousand poetical descriptions extant of autumn — that season of peculiar and inexhaustible influence on the mind of taste and tenderness — that season which has drawn from every poet worthy of being read some attempt at description, or some lines of feeling.”


Jane Austen (1775 - 1817)


"Il suo piacere nel passeggiare deve derivarle dall'esercizio e dalla giornata, dal vedere gli ultimi sorrisi dell'anno su foglie fulve e su siepi appassite, e dal  ripetere a se stessa alcune delle mille descrizioni poetiche esistenti sull'autunno - quella stagione di influenza peculiare e inesauribile sulla mente in quanto a gusto e a tenerezza -. quella stagione che ha ispirato in ogni poeta degno di essere letto qualche tentativo di descriverla, o alcune righe che esprimono sentimento "




Now Autumn's fire burns slowly along the woods,

And day by day the dead leaves fall and melt,

And night by night the monitory blast

Wails in the key-hold, telling how it pass'd

O'er empty fields, or upland solitudes,

Or grim wide wave; and now the power is felt

Of melancholy, tenderer in its moods

Than any joy indulgent summer dealt.



William Allingham (1824 - 1889), from Autumnal Sonnet










Ora il fuoco d'autunno brucia lentamente lungo i boschi,

E giorno dopo giorno le foglie morte cadono

 e si mischiano tra loro,

E notte dopo notte il vento minaccioso

Geme nelle serrature, raccontando come passò

Su campi vuoti, su solitudini montane,

Su ondate ampie e cupe; ed ora la potenza si avverte

Della malinconia, più tenera nei suoi moti

Di qualsiasi gioia che possa elargire l'indulgente estate.



William Allingham (1824 - 1889), from Autumnal Sonnet







An altered look about the hills—

A Tyrian light the village fills—

A wider sunrise in the morn—

A deeper twilight on the lawn—

A print of a vermillion foot—

A purple finger on the slope—

A flippant fly upon the pane—

A spider at his trade again—

An added strut in Chanticleer—

A flower expected everywhere—

An axe shrill singing in the woods—

Fern odors on untravelled roads—

All this and more I cannot tell—

A furtive look you know as well—

And Nicodemus' Mystery

Receives its annual reply!

                                            

 Emily Dickinson - F 90 (1859);140









Un aspetto diverso hanno le colline-

Una luce purpurea riempie il villaggio-

Un'alba più ampia ha il mattino-

Un crepuscolo più profondo sul prato-

Un'impronta vermiglia di un piede-

Un dito viola sul pendìo-

Una mosca impertinente sul vetro-

Un ragno di nuovo al suo lavoro- 

Il gallo di nuovo impettito-

Un fiore atteso ovunque- 

Un'ascia che stridula canta nei boschi-

odori di felci su strade non battute-

Tutto questo e di più non posso dire-

Uno sguardo furtivo da che ben sappiamo-

Come del Mistero di Nicodemo-

Ogni anno ha la sua replica!



             Emily Dickinson - F 90 (1859);140



E lasciate che concluda questa carrellata di immagini e di citazioni sull'autunno che tanto mi colma il cuore di gioia con un ultimo pensiero di Rainer Maria Rilke, poeta vissuto a cavallo tra l'epoca vittoriana e quella edoardiana, nato nell'allora Impero Austroungarico e deceduto in quella che divenne la Repubblica Ceca:


“At no other time (than autumn) does the earth let itself be inhaled in one smell, the ripe earth; in a smell that is in no way inferior to the smell of the sea, bitter where it borders on taste, and more honeysweet where you feel it touching the first sounds. Containing depth within itself, darkness, something of the grave almost.”


*•.¸♥♥¸.•**•.¸♥♥¸.•**•.¸♥♥¸.•*


"In nessun altro momento (eccetto che in autunno) la terra si lascia assaporare in un'unico odore, quello della terra matura; in un profumo che non è in alcun modo inferiore al profumo del mare, amaro laddove sconfina nel gusto, e molto più dolce del miele quando si sente che tocca i primi suoni. Ha in sé una profondità, l'oscurità, un qualcosa di quasi tombale."


Rainer Maria Rilke (1875 - 1926 )




E che il vostro mese di Novembre abbia in serbo per voi tante piccole cose per cui gioire, 
grazie ancora e sempre di cuore a tutti voi

a presto 💕




And may your month of November bring you many small things which 

to rejoice for, thanks so much again and always to all of you,


see you soon 💕







HISTORY OF FASHION ~ The Victorian corset.

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Avete mai provato a riflettere sulla forma impeccabile, per non dire perfetta, di cui facevano sfoggio le modelle delle stampe vittoriane ?
Sì, è vero che si trattava di meri disegni, ma riproducevano con fedeltà le silhouettes che era ordinario vedere, non solo in occasioni particolari, ma anche scendendo semplicemente in strada ... 
Ah, che magie operava sul corpo femminile il corsetto, 



così tanto detestato, ma così tanto amato !


Cercando di tracciarne una seppur breve storia, va detto che fu il Rinascimento italiano a conoscere i primi bustier indossati da Caterina de' Medici, figlia di Lorenzo Duca di Urbino e divenuta Regina Consorte di Francia e Reggente quale moglie del Re Enrico II di Valois: tra le altre cose che recò in Francia vi fu anche l'introduzione dell'utilizzo di questa sorta di corpetto che allora vestivano le dame italiane, il corsetto, che aveva allora una forma allungata e che veniva indossato sotto i vestiti insieme con una sottoveste di tessuto dalla forma circolare che fasciava i fianchi e che aveva lo scopo di allargare e dare forma alle gonne.  
Inutile dire che tale indumento fu accolto in Francia con estremo entusiasmo e visto come indispensabile per la bellezza della figura femminile: esso, comprimendo il costato ed il petto, innalzava e sosteneva il seno lasciandolo 'libero'ed era generalmente fatto di tessuto stratificato, irrigidito con colla, ed allacciato molto strettamente - proprio perché erano di tessuto i corsetti rinascimentali non sono giunti ai nostri giorni, anche se va ricordato che esistono alcuni corsetti superstiti con struttura in acciaio o in ferro comunemente considerati come busti ortopedici vestiti a scopo correttivo.

Con la metà del XVI secolo, i corsetti vennero ad essere considerati un indumento comune tra le donne europee e britanniche. Tali capi gradualmente cominciarono a includere l'uso di un "busk", una lunga stecca di balena o in legno cucita all'interno di un involucro sul corsetto per mantenerne la forma rigida. La parte anteriore del corsetto era tipicamente coperta da una "pettorina", una struttura rigida a forma di V che venne successivamente portata sull'addome a scopo decorativo.


Ma fu proprio la Francia, durante il secolo dei lumi, il XVIII, a condurre il corsetto al suo massimo splendore: sete pregiate, broccati, satin erano i tessuti privilegiati per confezionare questo piccolo segreto che rendeva la parte superiore del corpo di ogni dama semplicemente divino !


Corsetto femminile c. 1730–1740. Tessuto di seta semplice con intreccio davanti dalla trama fluttuante, irrigidito con stecche di balena, Los Angeles County Museum of Art.




Corsetto francese, 1750 - 1775 



Il tipo più comune di corsetto nel 1700 era di forma conica rovesciata, spesso indossato per creare un contrasto tra un torso quasi-cilindrico e rigido sopra la vita e gonne ampie e pesanti sotto di essa. Lo scopo principale dei corsetti settecenteschi era quello di sollevare e modellare il seno, stringere il diaframma, sostenere la schiena, migliorare la postura per aiutare una donna a stare dritta quanto più possibile, con le spalle verso il basso e indietro, ed erano solo leggermente stretti in vita, per creare di una parte superiore del tronco a forma di V su cui sarebbero stati indossati gli abiti.

Amatissimi dalla Regina Maria Antonietta che, quasi come fossero un inno alla sua ambizione, ne possedeva una collezione,





conobbero una sorta di declino con gli inizi del XIX secolo, i cui abiti a tunica, leggeri e scesi senza accarezzare le forme femminili, richiedevano corsetti molto bassi, quasi reggiseni, o addirittura non ne richiedevano affatto.



Short corset - 1803 ca.



Per certo i corsetti più affascinanti appartengono al periodo vittoriano, quando la moda degli abiti recupera il punto vita ed, anzi, tiene a sottolinearlo ...







Riding corset da Harper's Bazaar, 1888




Non che fosse cosa granché semplice il muoversi ed il solo sedersi con una siffatta imbrigliatura che più era stretta più dava soddisfazione a chi lo vestiva



ma ogni sacrificio era degno e ben speso !

Vi era chi talvolta lamentava vertigini, soffriva di cattiva digestione e di bruciori allo stomaco, chi ancora soffriva di stitichezza o dissenteria, perché ovviamente la motilità gastroenterica era del tutto interdetta dal corsetto che strozzava il busto femminile, ma l'estrema conseguenza cui un uso esasperato del corsetto conduceva era la così detta patologia di Glénard, una vera e propria malattia indotta dal rilassamento dei mezzi di fissità di vari visceri addominali quali stomaco, intestino, fegato e reni che si spostavano verso il basso presentando disturbi alle varie specifiche funzioni.





Ma le Ladies vittoriane davvero non ci pensavano ... e tenevano il fiato a più-non-posso perché il loro girovita fosse il più sottile che mai si fosse visto !


Un abbraccio a voi, carissimi amici, lettori, 'viandanti' che vagate per il web e che vi trovate a passare di qui per la prima volta ...a voi tutti giunga il mio più profondo e sincero ringraziamento, ed un arrivederci

a presto 💕













FONTI BIBLIOGRAFICHE:

Eleri Lynn, Underwear: Fashion in Detail, Victoria & Albert Museum, 2014;

Valerie Steele, The Corset: A Cultural History, Yale University Press, 2003; 

Norah Waugh, Corsets and Crinolines, Routledge, 1954.








Have you ever tried to think about the impeccable, if not perfect shape, which showed the models of the Victorian prints ?
Yes, it is true that they were mere drawings, but they reproduced faithfully he silhouettes that was ordinary to see, not only on special occasions, but also just down the street ...
Oh, what kind of magic was operating on the female body the corset,




- picture 1




so much hated, but so much loved !



Trying to outline a short history of it, it must be said that it was the Italian Renaissance to know the first bustier worn by Catherine de' Medici, daughter of Lorenzo Duke of Urbino and become Queen Consort of France and Regent Queen as wife of King Henry II of Valois: among the other things that she brought to France there was also the introduction of the use of this sort of bodice that at that time were dressing Italian ladies, the corset, who had an elongated shape and was worn under the clothing along with a material petticoat which had a circular shape that wrapped the sides of the body and which was intended to broaden and to give shape to the skirts.

Needless to say, this garment was greeted in France with a great enthusiasm and seen as essential to the beauty of the female figure: compressing the ribs and the chest, it lift up and claimed the breast leaving it 'free', and was generally made of stratified fabric, stiffened with glue, and was tied very tightly - just because they were made of material, renaissance corsets have not come to this day, although it must be remembered that there are some survivors corsets made of steel or iron commonly regarded as orthopedic busts worn with a corrective purpose.

By the mid XVIth century, corsets were to be considered a common garment among European and British women; they gradually began to include the use of a "busk", a long strip of wood or whale sewn inside a casing on the sides of the corset, to maintain its rigid form. The front of the corset was typically covered by a "bib", a rigid structure in the form of V that was subsequently sewn on the abdomen for decorative purposes.
But it was France, during the Age of Enlightenment, the XVIIIth century, to lead the corset at its peak: fine silks, brocades, satins were the privileged materials to package this little secret that made the upper body of each lady simply divine!



- picture 2 - Woman's corset c. 1730–1740. Silk plain weave with supplementary weft-float patterning, stiffened with baleen. Los Angeles County Museum of Art


- picture 3 - French Corset, 1750 - 1775 



The most common type of corset in 1700 was of inverted conical shape, often worn to create a contrast between a quasi-cylindrical rigid torso above the waist, and large and heavy skirts under it. The main purpose of the eighteenth century corsets was to lift and to shape the breast, to tighten the diaphragm, to support one's back, to improve one's posture and to help a woman to stand straight as much as possible, with her shoulders down and back, and they were only slightly narrow at the waist, to create a top of the V-shaped trunk on which the clothes had to be worn.

Beloved by Queen Marie Antoinette who, almost as if they were a hymn to her ambition, had a real collection of them,



- picture 4


- picture 5



they knew some sort of a decline with the beginning of the XIXth century, whose tunic dresses, light and floating down the body without touching the female forms, required very short corsets, which were almost bras, or even didn't require them at all.



- picture 6 - Short corset - 1803 ca.



For sure the most fascinating corsets belong to the Victorian times, when fashion clothes recover the waist and, indeed, want to emphasize it ...



- picture 7


- picture 8


- picture 9


- picture 10 - A riding corset from Harper's Bazaar, 1888



It was not something much easy to move around and just to sit down could be a little trouble with such a 'harness' which the more was tight the more it gave satisfaction to those who wore it



- picture 11



but every sacrifice was worthy and well spent!

There were those ladies who sometimes complained dizziness, suffered from indigestion and heartburn, who was suffering from constipation or diarrhea, because obviously the gastrointestinal motility was totally dumbfounded by the corset that squeezed the female bust, but the extreme consequence which an exasperated use of the corset led was the so called Glenard's pathology, a real disease induced by the relaxation of the means of fixity of various abdominal viscera such as the stomach, the intestine, the liver and the kidneys that moved downwards presenting disorders to the various specific functions.



- picture 12


- picture 13



But the Victorian Ladies didn't really think about it  ...  and were holding their breath to 'more-I-cannot' because they wanted their waist to become the thinner than ever a man had seen !


Hugs to you, dear friends, readers, 'travelers' wandering through the web and who are passing by here for the first time ... to all of you I extend my deepest and most sincere thanks, and 

see you soon 💕










BIBLIOGRAPHIC SOURCES:

Eleri Lynn, Underwear: Fashion in Detail, Victoria & Albert Museum, 2014;

Valerie Steele, The Corset: A Cultural History, Yale University Press, 2003; 

Norah Waugh, Corsets and Crinolines, Routledge, 1954.







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VINTAGE CHARM PARTY

PINK SATURDAY

AUSTIN & MABEL: The Amherst Affair which gave us the Emily Dickinson we love.

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"WE SHOULD HAVE BEEN BORN LATER, THAT IS ALL. ONE OR TWO HUNDRED YEARS FROM NOW THE WORLD WOULD REJOICE WITH US."1




EMILY is called in Amherts "the myth". She has not been out of her house for fifteen years ... She writes the strangest poems & very remarkable ones. She is in many respects a genius. She wears always white & has her hair arranged as was the fashion fifteen years ago when she went into retirement. She wanted me to come & to sing her, but she would not see me. She has frequently sent me flowers & poems, & we had a very pleasant friendship in that way. So last Sunday I went over there with Mr.[Austin] Dickinson. Miss Vinnie, the other sister, who does occasionally go out, told me that if I had been otherwise than a very agreeable person she would have been dreadfully tired of my name even, for she says all the members of her brother's family have so raved about me that ordinarly she would hate the sound of Mrs. Todd. 


Mabel Loomis Todd's Journal, 
September 15, 1882 2




♥•*´¨`*•♥•♥•*´¨`*•♥•♥•*´¨`*•♥•
EMILY viene chiamata ad Amherts "Il mito". Sono quindici anni che non esce di casa ... Scrive le poesie più strane e più straordinarie. Ella è per molti aspetti un genio. Veste sempre di bianco e ha i capelli raccolti come era di moda quindici anni fa, quando cominciò il suo ritiro. Voleva che andassi da lei a cantare, ma non mi vide mai. Mi ha spesso inviato dei fiori e delle poesie, e abbiamo goduto di una piacevole amicizia basata su queste cose. Così domenica scorsa mi recai da lei con Mr.[Austin] Dickinson. La signorina Vinnie, l'altra sorella, che occasionalmente esce di casa, mi ha detto che se non fossi stata una persona gradevole sarebbe stata terribilmente infastidita persino dall'udire il mio solo nome, ma, ella sostiene, tutti i membri della famiglia di suo fratello sono così entusiasti di me che sapeva non avrebbe potuto odiare la musica della signora Todd.


Mabel Loomis Todd Journal,
15 settembre 1882, 2




Non era davvero quel che si dice una gran bellezza, Mabel Loomis, anzi - gli occhi troppo grandi e prominenti, la bocca carnosa e leggermente storta e la bassa statura, poco rispettose delle dovute proporzioni le sue fattezze, sottraevano alla sua immagine grazia ed armonia - ma aveva tutto, davvero tutto per risultare carismatica e di buona compagnia; nata in una famiglia di modestissime origini il 10 novembre del 1856 ( anno in cui Austin, fratello maggiore di Emily Dickinson, & Susan Huntington Gilbert convolarono a nozze )Cambridge nel Massachusetts, ella trascorse buona parte della propria infanzia presso svariate boardinghouses, ossia case-alloggio per indigenti od orfanotrofi per i più poveri, ma alla estrema miseria alla quale era costretta a vivere la Natura sembrò trovare compensazione nel dotarla di numerose inclinazioni artistiche: ella imparò ancora ragazzina a suonare mirabilmente il pianoforte, si diceva cantasse con una voce da soprano in modo divino, dipingeva abilmente ( quando si trovò presso la boardinghouse di Boston prese lezioni da Abigail May Alcott, soprattutto per affinare la sua capacità nel disegno botanico ), sapeva scrivere racconti e poesie perché si era fatta una propria cultura che le consentirà, da adulta, di frequentare ambienti anche medio ed alto borghesi di una certa levatura e soprattutto, raggiunta la maggiore età, Mabel si considerava alfine pienamente soddisfatta di sé, della donna che era divenuta e del successo che otteneva in società, laddove era molto ricercata nei salotti e corteggiata ...
anzi, la sua era vera compiacenza ...

[...] Dipingeva ad olio e con gli acquerelli su tela, carta, legno e porcellana; suonava il pianoforte con giudizio e molto bene, e cantava con una bella voce da soprano ben esercitata. Era una buona lettrice, aveva ambizioni come autore, e pubblicò numerosi saggi prima ancora di divenire adulta. Lungi dal nascondere le sue abilità, aveva un modo di porsi affascinante e spavaldo che le permetteva di attirare l'attenzione delle persone radunate in ogni stanza in cui faceva ingresso. In realtà ella traeva gran diletto dal sentirsi gli occhi di tutti puntati addosso, e non risparmiava davvero il suo talento per suscitare ammirazione e guadagnare lodi. 3 


1883, ritratto di Mabel del Lovell Studio, Amherst,
  The Todd-Bingham Picture Collection Manuscripts & Archives, Yale University.
Copyright sconosciuto




Mabel a quanto pare era pronta per il matrimonio. Quasi diciannove la sua vincente graziosità e la sua intelligenza vivace ne facevano il punto d'interesse di ogni incontro ed era proprio lì che ella maggiormente gradiva trovarsi.

La madre aveva cercato di crescerla una buona donna di casa, capace nelle faccende di tutti i giorni e nel confezionarsi gli abiti da sé, cosa alquanto diffusa al tempo presso i ceti meno abbienti, trasmettendole tutta la propria maestria, ma Mable era ferma nei propri propositi già all'età di sedici anni ...

"[...] La moda cambia, gli abiti si logorano, ma le acquisizioni della mente sono imperiture come l'eternità."5 

Destino volle che un giorno incontrasse David Todd, insigne matematico e studioso di astronomia che s'invaghì di lei


Ritratto ufficiale del fidanzamento di David e Mabel Gallery by Bowdoin's Gallery, Washington DC, 1878. Fotografia di dominio pubblico da The Todd-Bingham Picture Collection Manuscripts & Archives, Yale University. 



e la condusse all'altare anche se il carattere di Mabel non mutò nel modo più assoluto dopo il matrimonio, ma Dave si sentiva lusingato dall'avere una moglie corteggiata praticamente da chiunque la conoscesse !

"Non riesco a spiegarlo, ma sento in me una forte e seducente potenza, e magnetismo abbastanza per affascinare una stanza piena di gente - cosa che ho già fatto, in realtà ... Ho flirtato scandalosamente con tutti gli uomini che ho visto - ma nel modo in cui David ama che lo faccia. Ho semplicemente sentito come se potessi attirare ogni uomo di qualsiasi portata. Se tale potenza rimane completamente imbottigliata mi sento inquieta e febbricitante come un'aquila in gabbia, ma se la uso nel modo innocente in cui sono solita fare sono soddisfatta - anche se ambirei a qualche parola in più per conquistare ". 6 

David era nato il 19 di marzo del 1855 in una fattoria a Lake Ridge, vicino New York da una famiglia di tradizioni contadine, ma di idee progressiste, tanto che il padre lo volle a frequentare nel 1873 la scuola superiore di Amherts per comprendere quale delle due passioni che lo animavano coltivare principalmente, se quella per l'astronomia o quella per l'organo, ed il fatto di poter utilizzare il telescopio nel laboratorio della scuola fece nascere in lui l'interesse e la curiosità per lo studio dei satelliti di Giove, studio che lo tenne impegnato per i seguenti dodici anni durante i quali il pianeta continuò ad orbitare intorno al sole.
Il 2 di marzo del 1879, tre giorni prima del suo matrimonio, leggiamo nel diario di Mabel:

"La mia adolescenza è stata brillante al massimo, e dopo due inverni  trascorsi in allegria e 'fuori dai gangheri', è il momento giusto per sposarsi. E ho anche visto gran parte del mondo ... e tutti mi conoscono, e sono la preferita, e il mio matrimonio è di interesse personale per un centinaio di cari amici ... non ho mai saputo che cosa in me, induca la gente ad amarmi così tanto -. ma è così. "7

Costoro si trasferirono ad Amherst proprio in occasione della celebrazione del 25° anniversario di matrimonio di Austin& Susan Dickinson e nel giugno del 1881 a David Todd, già docente di Astronomia, venne offerto il posto di direttore dell'osservatorio astronomico della citta del Massachusset.
Frattanto era già nata una bimba dalla loro unione, Millicent, il 5 febbraio del 1880, che, data la scarsa propensione per la maternità da parte di Mabel - che ben comprendiamo - la quale faceva ogni conto possibile per aver rapporti con il marito nei periodi di maggior sterilità secondo quanto insegnavano la pratica e le conoscenze mediche del tempo, venne affidata alle cure della nonna materna, Molly Loomis, che la crebbe come fosse sua.


Molly Loomis, la piccola Millicent, Nonna Loomis e Mabel.



Ad Amherst i Todd trovarono dimora nella zona 'bene' della città proprio di fronte agli Evergreens ( residenza costruita nel 1857 sulla proprietà dei Dickinson per alloggiare Austin & Susan ), dalla parte opposta di Main Street, in quello che nominarono Queen Anne Cottage o the Dell



Fotografia tratta dal testo di Polly Longsworth, Austin and Mabel: The Amherst Affair and Love Letters of Austin Dickinson and Mabel Loomis Todd, University of Massachusetts Press, 1999, in cui si vedono, a partire dalla sinistra, il Queen Anne Cottage, di fronte l'edificio degli Evergreens e sullo sfondo la Homestead dei Dickinsons 



e Mabel non mancò, già da subito, di rubare il cuore del diciassettenne Ned Dickinson, il figlio maggiore di Austin e di Susan: si conobbero alla festa di compleanno della sorella Mattie e fu così che Mabel cominciò con il frequentare questa famiglia tra le più stimate della città; la sua ambizione non poteva guidarla altrove, ma nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe nata una relazione così tanto intensa con il fratello della poetessa, al tempo ancora non famosa, una relazione che durò ininterrottamente per tredici anni - iniziò l'11 settembre del 1882 e si concluse solamente con la morte di Austin ...

Decine di pensieri scritti e piccoli doni scambiati durante i successivi tre anni e mezzo attestano che Emily e Mabel provassero affetto reciproco, ma del legame che li univa più intimamente - il loro amore per Austin - non è mai stato fatto cenno. L'Homestead divenne il posto più sicuro per Mabel ed Austin, dato che dal 1882 Sue raramente vi ci si recò. Emily, pienamente consapevole di ciò che accadeva nella sua casa, gioiva della rinnovata felicità di Austin e della sua presenza più frequente, e si rallegrava indirettamente dell'allegria e della spontaneità che Mabel recava alla Homstead. 8


L'Homestead, probabilmente la prima casa di mattoni costruita Amherst, Massachusetts, in una fotografia di fine ottocento. Essa venne edificata intorno al 1813 per Samuel Fowler Dickinson e Lucretia Gunn Dickinson, nonni di Emily, la quale vi nacque nel 1830.
Courtesy of Emily Dickinson Museum: The Homestead and the Evergreens




Per costruire l'edificio degli Evergreens, la prima dimora cui fu dato un nome ad Amherst, posta a fianco della Homestead dei Dickinsons e sul medesimo prato, furono necessari due anni, dall'ottobre del 1885, quando Austin si dichiarò per iscritto a Susan, fino al 1887, ed una volta portato a termine fu, proprio per quest'ultima, un sogno che si era realizzato:




 Entrance Hall degli Evergreens




Susan era un'abilissima ed orgogliosa padrona di casa 



e del suo matrimonio ci è dato di sapere ben poco - nulla di scritto è giunto a noi - se non che, dopo che Austin si dichiarò per lettera, ella rimase titubante sul da farsi circa il proprio destino per più di venti mesi; sappiamo inoltre che ella più volte abortì e tentò, inutilmente, di abortire anche quando era in attesa del loro figlio primogenito Ned, cosa che lo rese un invalido per tutta la sua vita, che la sua unione con Austin durò 26 anni, ovvero finché non s'insinuò tra le loro vite la figura della brillante Mabel Loomis Todd, e anche se Susan era ben consapevole della relazione che ella aveva con il marito, mai la famiglia Austin Dickinsons si separò, un po' per riguardo alle apparenze, un po' per amore dei figli, così almeno sosteneva Mabel che giunse a ritenersi e a definirsi la vera moglie del suo amante, le mancava solamente di portarne il cognome !

Nel 1893 Sue scrisse un lungo saggio (un "piccolo diario" ella lo chiamava) dal titolo "Annals of the Evergreens" che riepilogava i momenti più brillanti del suo matrimonio: la sua memoria per il colore, per i gesti, il sapore, l'odore, il suono, e le temperature ci rivela una Sue vivacemente sensuale, capace di creare agli Evergreens un ambiente accattivante per amici rari ed ospiti affascinanti da intrattenere al tavolo della cena o da illuminare fino a tarda sera davanti il fuoco della biblioteca. Ella intratteneva orgogliosamente personaggi del calibro di Ralph Waldo Emerson, Wendell Philliphs, Frederick Law Olmsted, Henry Ward Beecher, governatore dello stato, il più conviviale degli amministratori del college, e intimi eccellenti come Samuel Bowles, che fu per lei il "creatore di prospettive infinite.". 9


Salotto degli Evergreens.



E mentre Susan viveva giorni sereni identificandosi nella propria splendida lussuosa dimora, decorandola quotidianamente con composizioni floreali che ella stessa creava con i fiori del proprio giardino, Mabel, con l'anno 1887, sposterà la propria fede dall'anulare della mano sinistra a quello della mano destra e si considererà sempre più la vera, autentica, sola moglie di Austin.

Con l'anno 1887 Mabel spostò la sua fede alla mano destra, e durante il 1888 lei ed Austin tentarono di concepire un figlio, un impegno che definirono 'l'esperimento.' La spedizione di Austin nel Kansas e a New Orleans nel 1887 potrebbe essere stato, almeno in parte, un viaggio di prova per vedere come la vita insieme ad ovest avrebbe potuto funzionare, poiché il diario di Mabel indica che lei e Austin seriamente abbracciavano il progetto di lasciare Amherst (con o senza David Todd non è chiaro ). 10 
Eppure Austin aveva amato Susan, questa donna dal carattere così complesso, così introverso ed aperto solo verso coloro che reputava degni della sua stima ... 

... Austin e Sue sembrano essere stati per Emily i più grandi aspetti della propria personalità, le proiezioni della piccola, limitata Emily, che si sentiva più coraggiosa e potente a stare in casa per esplorare il mondo. In retrospettiva, i tre insieme - Austin Sue ed Emily - erano una sorta di triumvirato uniti in quel periodo da legami inspiegabili forgiati da Emily e apparentemente sintonizzati su una certa frequenza interiore speciale, tale che anche la bella, socievole Vinnie e la timida, ritrosa Mattie, che circolava spesso nel prato, non l'avvertivano. Austin e Sue erano gli Eletti di Emily. 11

... Forse era proprio Emily a tenerli uniti e fu la sua dipartita, occorsa il 15 maggio dell'anno 1886, ad allontanarli definitivamente l'uno dall'altra, chissà ...
L'anno 1890 fu cruciale per Mabel poichè la vide spesso attiva sul piano sociale come protagonista di numerose conferenze, tenute nei più disparati luoghi, allo scopo di propagandare i testi scritti dal marito, le sue ultime, nuove scoperte in campo astronomico e le straordinarie doti poetiche della Emily Dickinson che aveva amato e che andava scoprendo grazie alle poesie che per caso Vinnie aveva rinvenuto nel cassettone della stanza della poetessa e che le aveva consegnato.
Nei tre anni successivi infatti la vediamo impegnata nel comporre e nel dare alle stampe i primi volumi contenenti la produzione poetica del mito di Amherst e nell'organizzare la sua corrispondenza in un epistolario, e per questo le fu necessaria la collaborazione, attiva e presente, di Vinnie la quale cercò di procurarle quante più lettere possibili chiedendole ad amici, parenti, conoscenti ( ella aveva ricevuto disposizioni dalla sorella di distruggere ogni sua lettera presente in casa e da lei conservata ).


Frattanto il primo volume delle poesie di Emily Dickinson era stato pubblicato alla fine del 1890 e, ahimè, recava molte alterazioni apportate dalla stessa Mabel. Thomas Wentworth Higginsonautore, politico e patriota statunitense, una sorta di 'amico di penna' di Emily, il quale l'aveva sostenuta durante tutta la sua produzione poetica e le fu accanto come corrispondente amichevole e gioviale, collaborò con Mabel per pubblicare tali manoscritti ma non condivideva le modifiche che ella aveva di suo pugno apportate ai testi originali; il secondo volume venne pubblicato l'anno successivo, però, sempre meno convinto da come Mabel gestiva il lavoro, Higginson si ritirò da un'ulteriore collaborazione editoriale. 
Le lettere vennero messe in ordine da Mabel solo dopo il 9 Novembre del 1891 quando anche il secondo volume delle poesie venne pubblicato ...

Fino ad allora ella aveva intascato la cifra di $ 150, duramente guadagnati, ma Mabel era consapevole di preferire di gran lunga guadagnare dalle conferenze, poiché lo stesso importo corrispondeva a nove simposi che ella tenne durante il 1892 e altri sei nel 1893, la metà dei quali su Emily Dickinson, l'altra metà sul Giappone. La maggior parte dei suoi comizi si tenevano in clubs femminili e in gruppi riuniti nelle chiese, ma fu memorabile quello che si tenne all'Amherst College il 2 giugno del 1892 su Emily Dickinson, di fronte a 110 docenti e altri cittadini, con il presidente Gates che introdusse il discorso. Più del denaro ella caramente amava l'apprezzamento schiacciante da cui veniva inondata dopo ogni performance.12

Il 16 agosto del 1895 Mabel perse il suo compagno che si spense all'età di 66 anni, e a questo dolore profondo, da che ella si considerava autenticamente vedova e vestirà il lutto per moltissimo tempo, si accompagnò una diatriba con Lavinia, Vinnie, la sorella minore di Emily Dickinson, che non mancò di condurle persino in tribunale: quale 'vedova' di Austin, Mabel pretendeva tutto quanto egli aveva ricevuto in eredità dal padre e tutto quanto gli era appartenuto, meno la residenza degli Evergreens che sarebbe rimasta a Susan ed ai ragazzi - questo, ella sosteneva, le era stato promesso dallo stesso Austin e ricordava persino di aver firmato un foglio che mai fu ritrovato, in cui Austin stesso le prometteva inoltre quale ricompensa per quello che stava facendo per Emily, una striscia di un loro prato a confine con il Dell in cui egli aveva piantato gli alberi ed i cespugli da fiore che più la sua amata gradiva; 

Mabel agli inizi del XX° secolo ancora in lutto per Austin



dal canto suo Vinnie non solo non concordava con tutto ciò, ma pretendeva, oltre i $200 che Mabel le aveva anticipato quali diritti, almeno qualche riga di riconoscimento per aver recuperato tutti i manoscritti lirici e la corrispondenza che Mabel aveva organizzato in volumi e pubblicato con l'aiuto parziale ) di Thomas Wentworth Higginson, al quale la stessa Vinnie in quell'occasione si appoggiò.


Lavinia Norcross Dickinson, 'Vinnie', la sorella minore di Emily



E se la relazione amorosa intercorsa per 13 anni passò del tutto inosservata agli occhi della seppur contenuta popolazione del piccolo centro di Amherst, questo contenzioso TODD-DICKINSON fu al centro delle 'cronache' del villaggio per un lungo periodo, ossia finché tutto non si risolse come per legge.


Il terzo volume delle poesie di Emily Dickinson venne pubblicato nel 1896 e secondo Brenda Wineapple, studiosa della produzione poetica della nostra, fu questo il volume con i testi "più purgati", data l'assenza di Higginson che si raccomandava sul mantenere il tutto inalterato e semplicemente di trascriverlo: ormai in molti erano entrati in contatto con la sua personalità, complessa ed al contempo affascinante, riflessa dalla sua poetica senza eguali grazie alle conferenze tenute con infervorata passione da Mabel: se tutto questo fu in gran parte dovuto all'amor proprio di questa autrice ed editrice rampante, amor proprio che fu ulteriormente accresciuto dagli eventi di quegli anni, a noi sta il doverla comunque ringraziare per quanto ha donato alla storia della letteratura del mondo intero ... ed ai nostri cuori. 




Grazie come sempre per la vostra attenzione, carissimi, e che la gioia e la serenità d'animo siano sempre con voi,

a presto 💕









BIBLIOGRAFIA:

Polly Longsworth, Austin and Mabel: The Amherst Affair and Love Letters of Austin Dickinson and Mabel Loomis Todd, University of Massachusetts Press, 1999.



CITAZIONI:

1 - Polly Longsworth, Austin and Mabel: The Amherst Affair and Love Letters of Austin Dickinson and Mabel Loomis Todd, University of Massachusetts Press, 1999, 
INTRODUCTION, pag. 8;

2 - op. cit., INTRODUCTION, pag. 3;

3 - ivi, pag. 9;

4 - ivi, pag. 34;

5 - ivi, pag. 24; 

6 - ivi, pag. 58;

7 - ivi, pag. 50;

8 - ivi, pag. 64, nota a piè pagina;

9 - ivi, pag. 112;

10 - ivi, pag. 120; 

11 - ivi, pag. 93;

12 - ivi, pag. 374.











"WE SHOULD HAVE BEEN BORN LATER, THAT IS ALL. ONE OR TWO HUNDRED YEARS FROM NOW THE WORLD WOULD REJOICE WITH US." 1,





- picture 1 -  Austin Dickinson & Mabel Loomis Todd





EMILY is called in Amherts "the myth". She has not been out of her house for fifteen years ... She writes the strangest poems & very remarkable ones. She is in many respects a genius. She wears always white & has her hair arranged as was the fashion fifteen years ago when she went into retirement. She wanted me to come & to sing her, but she would not see me. She has frequently sent me flowers & poems, & we had a very pleasant friendship in that way. So last Sunday I went over there with Mr.[Austin] Dickinson. Miss Vinnie, the other sister, who does occasionally go out, told me that if I had been otherwise than a very agreeable person she would have been dreadfully tired of my name even, for she says all the members of her brother's family have so raved about me that ordinarly she would hate the sound of Mrs. Todd. 


Mabel Loomis Todd's Journal, 
September 15, 1882 2




- picture 2 on the left - It was not really what is named a great beauty, Mabel Loomis, indeed - her too large and prominent eyes, her full and slightly crooked mouth and her short stature, little respectful of the due proportions her features, took away grace and harmony by her image - but she had everything, really everything to be charismatic and of good company; born in a modest family on November 10th, 1856 the year when Austin, Emily Dickinson's older brother &Susan Huntington Gilbert got married ) in Cambridge, Massachusetts, she spent much of her childhood in various boardinghouses, but the to extreme poverty which she was forced to live in, the Nature seemed to wanted to compensate her gifting her with numerous artistic inclinations: she learned to play the piano admirably yet as a young girl, it was said that she sang with a soprano voice in a divine way, she painted so cleverly ( when she found herself at the boardinghouse in Boston, she took lessons from Abigail May Alcott, especially to hone her skills in botanical watercolor), she knew how to write stories and poems because she made a own culture by herself which will allow her, as an adult, to attend also environments of the middle and upper classes of a certain prosperity and above all, come of age, Mabel considered at last herself fully satisfied for the woman who she had become, and for the success that she obtained in the society, since she was much sought after and romanced in the gatherings she joined ...
indeed, hers was true complaisance ...

[...] She painted in oil and watercolors on canvas, paper, wood and china; she played the piano seriously and well, and sang in a lovely, trained soprano. She was well-read, had ambitions as an author, and had had several essays published while growing up. Far from being retiring about her abilities, she put herself forward with a vivaciuos charm which enabled her to attract the attention of the gathering in any room she entered. In fact she took intense pleasure in feeling all eyes turned toward her, and quite indulged her flair for arousing admiration and winning lavish praise. 3 


- picture 3 - 1883, portrait of Mabel taken by the Lovell Studio, Amherst, Todd-Bingham Picture Collection Manuscripts & Archives, Yale University. Copyright unknown




Mabel apparently was eligible for marriage. Almost nineteen her winning prettiness and spirited intelligence made her the natural center of any gathering and that was exactly where she most enjoyed being. 4 

Her mother tried to raise her a good housewife, able in the every-day homeworks and in sewing clothes for herself, something quite common at the time among the lower classes, and to teach her all her mastery, but Mabel was firm in her intentions already at the age of sixteen ...

"[...] Fashion change, robes wear out, but the acquisitions of the mind are imperishable as eternity." 5 

Fate had it, one day she met David Todd, a distinguished mathematician and scholar of astronomy who fell in love with her



- picture 4 - David and Mabel's engagement portrait by Bowdoin's Gallery, Washington DC, 1878. Public domain photo from the Todd-Bingham Picture Collection Manuscripts & Archives, Yale University.




and led her to the altar even if the character of Mabel didn't change in any way after the wedding, but Dave felt flattered by having a wife wooed by virtually everyone who knew her!

"I cannot explain it, but I feel strenght & attractive power, & magnetism enough to fascinate a room full of people - which I have done, actually ... I have flirted outrageously with every man I have seen - but in a way which David likes to have me, too. I have simply felt as if I could attract any man of any amount. If the power is fully bottled up I get restless & feverish like a caged eagle, but if I exercise in the innocent way I do I am satisfied - only if I sight for more words to conquer." 6 

David was born on March 19th, 1855 in a farm in Lake Ridge, near New York in a family of peasant traditions, but with progressive ideas, to the point that his father wanted him to attend the Amherst High School in 1873 to understand which of the two passions that animated him was bettere to cultivate mainly, if astronomy or to play the organ, but being able to use the telescope in the school laboratory gave birth to his interest and curiosity for the study of Jupiter's satellites, study that kept him busy for the following twelve years during which the planet will continue to orbit around the sun.

On March 2nd, 1879, three days before her wedding, Mabel diary reads:

"My young-girl life has been brilliant in the extreme, & after two winters' gaiety, & being 'out', [it] is about the right time to be married. And I have seen much of the world ... & everybody knows about me, & I'm a favorite, & my marriage is of personal interest for hundred dear friends ... I never did know what it is about me which causes people to love me so much - but there it is." 7

They moved to Amherst just when the celebration of Austin& Susan Dickinson' s 25th wedding anniversary was taking place and in June 1881 David Todd, former Professor of Astronomy, was offered to become director of the astronomical observatory of the little city of Massachusetts.
Meanwhile from their marriage it was already born a child, Millicent, on February 5th, 1880, whom, given Mabel's low propensity for motherhood - thing we do well understand - who did every possible account for having relations with her husband during the less fertile periods of the month, as the medical knowledge of the time teached, was entrusted to the care of her maternal grandmother, Molly Loomis, who raised her as if she were her daughter.



- picture 5 - Molly Loomis, the little Millicent, Grandma Loomis and Mabel.



In Amherst the Todds found a house in the 'well-to-do area' of the city right in front of the Evergreens (the residence built in 1857 on the Dickinson's property to house Austin Dickinson & Susan), just on the opposite side of Main Street, in what they named Queen Anne Cottage or the Dell 



- picture 6 - Photograph from the book by Polly Longsworth, Austin and Mabel: The Amherst Affair and Love Letters of Austin Dickinson and Mabel Loomis Todd, University of Massachusetts Press, 1999, in which we can see, from left to right, the Queen Anne Cottage, the building of the Evergreens facing it and the Homestead of the Dickinsons on the background.



and Mabel did not fail, already now, to steal the heart of the seventeen Ned Dickinson, Austin &Susan's eldest son: they met at Mattie's birthday party  - Mattie was Ned's sister - and that was how Mabel began by attending this family which was among the most esteemed of the town; her ambition could not drive her anywhere else, but no one would have ever imagined that it would be born a relationship so intense with the brother of the poet, at the time not famous yet, a relationship that lasted continuously for thirteen years - it began on September 11th, 1882, and ended with Austin's departure ...

Dozens of notes and attentions exchanged during the next three and a half years attest to Emily and Mabel's mutual affection but the tie that bound them most intimately - their love for Austin - was never alluded to. The Homestead became the safest place for Mabel and Austin to meet, for by 1882 Sue rarely went there. Emily, fully aware of what was occuring in her home rejoiced in Austin's renewed happiness and his more frequent presence, and enjoyed indirectly the gaiety and spontaneity that Mabel brought to the quite mansion. 8 



- picture 7 - The Homestead, probably the first brick house in Amherst, Massachusetts, in a photograph dating back to the end of the XIXth c. It was built around 1813 for Samuel Fowler Dickinson and Lucretia Gunn Dickinson, grandparents of Emily, who was born there in 1830. Courtesy of Emily Dickinson Museum: The Homestead and the Evergreens


- picture 8 - The Homestead: the back garden



To build the Evergreens - next to the Homestead of Edward Dickinsons and lying on the same lawn - the first dwelling which was given a name in Amherst to, were necessary two years, since October 1885, when Austin declared his love in writing to Susan, until 1887, and once it was completed, it was, for the latter, a dream that had come true:



- picture 9 - The Evergreens, view from outside


- picture 10 -The Evergreens, view from outside, detail


- picture 11 - The Evergreens, Entrance Hall 


- picture 12 - The Evergreens, Entrance Hall, detail



Susan was a skilled and proud hostess



- picture 13 - Portrait of Susan Huntington Gilbert Dickinson



and about her marriage is given us to know very little, nothing written has come to us, we just know that after Austin declared himself by letter she was hesitant about what to do with her own life for more than twenty months, we also know that she miscarried several times and tried, unsuccessfully, to have an abortion even when she was expecting their first born son Ned, thing that made him become a cripple for all his life, that her union with Austin lasted 26 years, or until they it crept between their lives the figure of the brilliant Mabel Loomis Todd, and although Susan was well aware of the relationship that she had with her husband, the Austin Dickinsons family never separated, maybe for respect of appearances, maybe for the sake of the children, the fact is that Mabel came to  consider and define herself the real wife of her lover, she only missed to bear his surname !

In 1893 Sue wrote a long essay ( a "little journal" she called it) entitled "Annals of the Evergreens" which ricapitulated the brightest moments of her marriage: her memory for color, gesture, flavor, smell, sound, and temperature reveals Sue to have been a lively sensualist, providing at the Evergreens an appealing setting for rare friends and magnetic guests to gather at the dining table or shine far into the night before the library fire. She proudly entertained such notables as Ralph waldo Emerson, Wendell Philliphs, Frederick Law Olmsted, Henry Ward Beecher, the governor of the state, the most convivial of the college trustees, and royal intimates like Samuel Bowles, who was for her the "creator of endless perspectives." 9 



- picture 14 - Parlor of the Evergreens


- picture 15 - Parlor of the Evergreens



And while Susan lived peaceful days identifying herself in her beautiful, luxurious home, decorating it every day with the flowers that she herself picked up in her garden, Mabel, with the year 1887, will shift her 'fede ring' from her left hand to her right hand and will always consider herself as the true, authentic, only wife of Austin.

By 1887 Mabel wore her wedding ring on her right hand, and during 1888 they attempted to conceive a child, an effort referred to between them as 'the experiment.' Austin's expedition to Kansas and New Orleans in 1887 may have been, at least in part, a scouting trip to see how life together in the west would work, for Mabel's diary indicates that she and Austin seriously contemplating leaving Amherst ( with or without David Todd is not clear ). 10 



- picture 16 on the left - And yet Austin had loved Susan, this woman with such a complex personality, so introverted and open only to those deemed worthy of her esteem ...

... Austin and Sue seem to have been for Emily larger aspects of her own personality, projections of the small, restricted Emily, who felt bravest and most powerful staying at home to explore the world. In retrospection, the three together - Austin Sue and Emily - were a triumvirate united at this period by inexplicable bonds of Emily's forging and seemingly tuned to some special inner frequency, that even the pretty, social Vinnie and the shy, retiring Mattie, who circulated through their field, were not sensitive to. Austin and Sue were Emily's Elect. 11 

... Maybe it was just Emily to keep them together and it was her departure, on May 15th, 1886, which definitively separated them, heaven knows ...

The year 1890 was crucial for Mabel for it saw her often active as a protagonist of many conferences held in various locations in order to propagate the texts written by her husband, his latest, new discoveries in astronomy and the extraordinary poetry of the Emily Dickinson she had loved and whom was discovering thanks to the poems which Vinnie had found in the drawer of the poet's room.

During the following three years, in fact we see her engaged in composing and giving to the press the first volumes containing the poetic production of the myth of Amherst and organizing her correspondence in a collection of letters, and that's why it was necessary the collaboration, active and lively, of Vinnie who tried to procure her as many letters as possible asking to friends, relatives, acquaintances (she had received provisions from her sister to destroy every letter of hers in their house).



- picture 17 on the right - Photographic portrait of American writer Mabel Loomis Todd from American Women-Fifteen Hundred Biographies with Over 1,400 Portraits, Frances E. Willard and Mary A. Livermore, editors. Mast, Crowell & Kirkpatrick, 1897 



Meanwhile, the first volume of Emily Dickinson's poems was published at the end of 1890 and, alas, it bore many alterations made by the same Mabel. Thomas Wentworth Higginsonauthor, politician and American patriot, who had argued Emily throughout her poetical production and was friendly by her side with a jovial correspondence, something like a Emily's friend pen, collaborated with Mabel during the publishing of these manuscripts but didn't agree with the changes to the original texts she had made by her own hand; the second volume was published the following year, however, less and less convinced by how Mabel ran the job, Higginson retired from further publishing collaborations.
The letters were put in order by Mabel after November 9th, 1891 when the second volume of poems was published ...

By the time she pocketed a hard-earned $150, Mabel knew she much preferred to earn her income by lecturing, for the same amount was hers by way of nine talks she gave during 1892 and six more in 1893, half of them about Emily Dickinson and half about Japan. Most of her lectures were in women's clubs and church groups, but one memorable on Emily Dickinson was given in Amherst College on June 2, 1892, before 110 faculty and other townspeople, with President Gates introducing her. More than money, she dearly loved the overwhelming appreciation that was showered upon her after each performance.12

On August 16th, 1895 Mabel lost her companion who died at the age of 66 years, and this deep pain, since she considered herself the authentical widow of Austin and will wear mourning for a long time, was accompanied by a dispute with Lavinia, Vinnie, the younger sister of Emily Dickinson, who did not fail to lead them even in court for as Austin's widow Mabel demanded all what he had inherited from his father and everything that belonged to him, except for the Evergreens, which would have remained  to Susan and the boys - this, she claimed, were Austin's promises and she even remembered that had signed a paper, that never was found, in which the same Austin also promised her as a reward for what she was doing for Emily's poems, a strip of a lawn of theirs to the border with the Dell where he had planted trees and flowering bushes which her beloved liked so much;



- picture 18 - Mabel in the eraly XXth c. still mourning Austin



for her part, Vinnie not only did not agree with everything, but demanded, besides the $ 200 that Mabel had anticipated her such rights, at least a few lines of recognition for retrieving all the manuscripts and the correspondence that Mabel had organized into volumes and published with the help partial ) of Thomas Wentworth Higginson, to whom the same Vinnie leaned in this case.



- picture 19 - Lavinia Norcross Dickinson, 'Vinnie', Emily's younger sister



And if the loving relationship lasting 13 years passed entirely unnoticed by the albeit limited population of the small village of Amherst, this litigation TODD-DICKINSON was at the center of the 'news' of the town for a long time, that is until everything ended by law.



- picture 20 - The whole collection of Emily Dickinson's poems



The third volume of Emily Dickinson's poems was published in 1896 and according to Brenda Wineapple, a scholar of the poetic production of 'ours', this was the volume with the "most purged" texts, given the absence of Higginson who it was advisable to keep everything unchanged and to simply transcribe it: now in many had come in contact with her personality, complex and fascinating at the same time, reflected by her poetry without equal thanks to the lectures smitten with passion by Mabel: if all this was largely due to the self-respect  of this author and rampant publisher, self-respect which was further increased by the events of those years, we owe to thank her for all she has given to the history of the entire world literature ... and to our hearts.



- picture 21


- picture 22



Thanks as always for your attention, dear ones, and that the joy and the peace of mind may always be with you,

see you soon 💕










BIBLIOGRAPHY:

Polly Longsworth, Austin and Mabel: The Amherst Affair and Love Letters of Austin Dickinson and Mabel Loomis Todd, University of Massachusetts Press, 1999.



QUOTATIONS:

1 - Polly Longsworth, Austin and Mabel: The Amherst Affair and Love Letters of Austin Dickinson and Mabel Loomis Todd, University of Massachusetts Press, 1999, 
INTRODUCTION, pg. 8;

2 - op. cit., INTRODUCTION, pg. 3;

3 - ivi, pg. 9;

4 - ivi, pg. 34;

5 - ivi, pg. 24; 

6 - ivi, pg. 58;

7 - ivi, pg. 50;

8 - ivi, pg. 64, note at the foot of the page;

9 - ivi, pg. 112;

10 - ivi, pg. 120; 

11 - ivi, pg. 93;

12 - ivi, pg. 374.




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Salt and silver photography, the dawn of a new era.

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Disegno a matita - Gravedona, Lago di Como



"How charming it would be if it were possible to cause these natural images to imprint themselves durable and remain fixed upon the paper.
 And why should it not be possible? 
I asked myself."

William Henry Fox Talbot ( 1800 - 1877 )



Immaginate un giovanissimo gentleman inglese, agli inizi dell'ottobre del 1833, sulle rive del Lago di Como, che tenta di imprimere le suggestive immagini che circondano lo specchio d'acqua su di un foglio da disegno con l'aiuto di un prisma che proietta le immagini sulla carta ... con la matita era semplice e sembrava risultasse di grande effetto tracciare le linee indicate dal prisma, ma una volta rimossolo dal foglio ciò che rimaneva impresso sulla carta, ovvero il disegno che ne risultava, fu per lui un'autentica delusione 
“for when the eye was removed from the prism—in which all looked beautiful—I found that the faithless pencil had only left traces on the paper melancholy to behold.” 

Il gentleman in questione è William Henry Fox Talbot 


Fotografia che lo ritrae nel 1844 ca. secondo il processo da lui stesso inventato - Getty Images ©



e si trovava in Italia, esattamente in Lombardia, in occasione del proprio viaggio di nozze: da tempo stava conducendo studi riproducendo immagini con l'ausilio della camera lucida facendo disegni nel tentativo di ricreare la realtà su carta, ma tale tecnica disattese le sue aspettative, il che lo indusse a tentare con la camera oscura, ma anche in questo caso non conseguì i risultati che si attendeva ( la camera oscura di Talbot constava di una piccola scatola di legno con una lente a un'estremità che proiettava la scena prima che su di un foglio su di un pezzo di vetro smerigliato posto sul retro, e sul foglio l'artista poteva tracciare i contorni su carta sottile )


La camera lucida o ottica con cui lavorava al tempo Talbot.




Una decina di anni più tardi ricorderà comunque con piacere le sue delusioni:

"la bellezza inimitabile dei dipinti della natura che la lente di vetro della Camera getta sulla carta; immagini magiche, creazioni di un attimo, e destinate così rapidamente a svanire.
Fu mentre pensavo che mi colse l'idea di quanto affascinante sarebbe se fosse possibile imprimere queste immagini naturali in modo durevole, ossia fissarle, sulla carta! "

Avrete sicuramente già compreso che stiamo parlando di una persona non del tutto comune, poiché Talbot si era laureato al Trinity College di Cambridge ed era membro, da poco eletto, della fazione liberale alla Camera dei Comuni: possiamo definirlo un autentico erudito, poiché la sua curiosità intellettuale abbracciava i campi della matematica, della chimica, dell'astronomia e della botanica, della filosofia e della filologia; appassionato di egittologia, dei classici, e della storia dell'arte aveva già pubblicato quattro libri e ventisette articoli scientifici su di una svariata serie di argomenti, ma il campo delle immagini gli aveva, a quel tempo, riservato solamente dissapori.

Una volta tornato in Inghilterra, a Lacock Abbey, nel gennaio del 1834, Talbot decise di sperimentare l'idea che aveva concepita sul Lago di Como: egli scoprì che prendendo un foglio di carta da lettere fine, rivestito di sale e spazzolato con una soluzione di nitrato d'argento, diveniva scura al sole, e che un secondo strato di sale era di ostacolo ad un ulteriore oscuramento o per la dissolvenza dell'immagine. Talbot cominciò quindi con l'usare questa scoperta per riprodurre tracciati precisi di specie botaniche: utilizzando una foglia pressata, posta su di un pezzo di carta sensibilizzata, coperta con un foglio di vetro, e portata in pieno sole, ovunque la luce la raggiungeva, la carta si oscurava, ma ovunque la pianta bloccava il passaggio della luce sulla carta, l'immagine rimaneva bianca. Egli nominò la sua nuova scoperta "l'arte del disegno fotogenico".


Quello che ne risultava era un negativo definito calotype, CALOTIPO lo possiamo tradurre in italiano, e questa primissima tecnica fotografica, che promosse Talbot quale pioniere nel campo della fotografia, l'invenzione che segnò l'avvento di una nuova era e che cambiò la vita dal XX°secolo in poi, prenderà il nome di CALOTIPIA (1841):

In dettaglio:

era sufficiente prendere un semplice foglio di carta per scrivere e spennellarlo da un lato con una soluzione di nitrato di argento; dopo alcuni minuti il foglio risultava asciugato ed andava immerso in una soluzione di ioduro di potassio, asciugata la quale il foglio era pronto per il CALOTIPO; esso veniva conservato al buio, perché molto sensibile alla luce, ove poteva rimanere anche per lungo tempo.

Al momento di fotografare un' immagine, il foglio così trattato e sensibilizzato, poiché su di esso si era nel frattempo formato ioduro d'argento - tale carta veniva anche perciò definita iodurata - veniva ulteriormente immerso in una soluzione acquosa contenete princi­palmente nitrato d'argento e acido gallico, detta perciò soluzione di gallo-nitrato d'argento: ovviamente occorreva operare a lume di candela perché la luce era ancora da evitare; sempre rimanendo al buio il foglio andava lasciato asciugare e veniva quindi inserito all'in­terno dell'apparecchio fotografico, una semplice fotocamere costituita da piccole tavole di legno ( pensate che la moglie di Talbot amava definire tali strumenti “trappole per topi” ! ).
  

Apparecchi utilizzati da William Henry Fox Talbot per quella che verrà chiamata Calotipia.




Dopo qualche minuto di esposizione il CALOTIPO era pronto e si procedeva quindi alla fase dello svi­luppo me­diante l'immersione nella stessa soluzione di Gal­lo-Nitrato d'Argento, meglio se tiepida, questa volta, fin­ché la car­ta raggiungeva nelle zone più esposte l'an­nerimento desiderato; infine, per fissare le immagini, era necessario lavare il foglio, prima in una soluzione di iposolfito di sodio e quindi più volte sotto acqua corrente. 

Nella CALOTIPIA l'immagine ottenuta era quello che oggi chiamiamo nega­tivo e per ottenere un positivo era necessario porre questa immagine in un apposito torchietto a contatto con un foglio di carta sensibilizzato tramite la procedura sopra descritta ed esporlo alla luce del sole per il tempo necessario; il secondo foglio, una volta esposto, andava svi­luppato, fissato e lavato utilizzando le tecniche già descritte.

Ovviamente, ripetendo più vol­te tutto il procedimento, era possibile ottenere quante più copie dell'immagine si desideravano; facilmente si comprende che tale tecnica consentiva di ottenere immagini molto fragili e deteriorabili ( basti pensare alla qualità della carta ! ) motivo per cui davvero poche ne sono sopravvissute, ma quelle che si sono conservate sono veri e propri tesori, risalenti agli anni 40-45 del 1800, periodo in cui William Henry Fox Talbot diede il meglio di sé in questo settore.



Two Men in the North Courtyard of Lacock Abbey, 1841-1844,
negativo calotipo




Two Men in the North Courtyard of Lacock Abbey, 1841-1844, 
sviluppo dell'immagine tramite CALOTIPIA



Per noi, che viviamo nel XXI°secolo, queste fotografie rappresentano inoltre uno spaccato di notevole interesse perché ci riportano ad un'epoca in cui vennero compiuti i primi scavi archeologici, vennero costruiti i primi grandi edifici nelle maggiori città europee, in un tempo in cui ancora esistevano mestieri ormai scomparsi ed erano comuni scene familiari che sono ormai andate perdute.
Se pensiamo inoltre che sono le primissime fotografie che la storia ci consegna, le guardiamo con occhi realmente affascinati !


Carpenters, test su di un negativo ricavato con la tecnica della CALOTIPIA 




The Game Keeper, 1843.




The Woodcutters, 1845.




Fruit Sellers, 1845.




The Tomb of Sir Walter Scott in Dryburgh Abbey, 1844.




The Ladder, 1844.




Titolo e data sconosciuti.




Cloisters, Lacock Abbey, 1843.




 Carriages and Parisian Townhouses, 1843.




Courtyard Scene, 1844.




Paris, 1843.




A Scene in York, July 28, 1845.




The Open Door, 1843.




Man and woman sitting on garden wall in Lacock Abbey, 1835. 




Bridge of Sighs, St. John's College, Cambridge, circa 1846.




Dato che molti dei miei lettori - lettrici, amano la fotografia, se non tutti - e, ho pensato che questo argomento potesse catturare il loro interesse e spero vivamente di essere riuscita nel mio intento ...
Frattanto vi abbraccio tutti con il cuore,

a presto 💕














"How charming it would be if it were possible to cause these natural images to imprint themselves durable and remain fixed upon the paper.
 And why should it not be possible? 
I asked myself."

William Henry Fox Talbot ( 1800 - 1877 )




- picture 1 - Pencil Drawing - Gravedona, Lake of Como




Imagine a young English gentleman, in early October 1833, on the shores of Lake of Como, Italy, who attempts to impress the evocative images surrounding the body of water on a sheet of drawing paper with a pencil, helping himself with a prism that projects the images on the paper ... it was simple and seemed very impressive to draw the lines indicated by the prism, but once that it was removed from the sheet, what was left imprinted on the paper, I mean the drawing that resulted was for him a real disappointment ...

“for when the eye was removed from the prism—in which all looked beautiful—I found that the faithless pencil had only left traces on the paper melancholy to behold.” 

The gentleman in question is William Henry Fox Talbot




- picture 2 - Photograph that shows him in 1844 ca. according to the process which he himself invented - © Getty Images



and he was in Italy, exactly in Lombardy, on the occasion of his honeymoon: for long he was conducting studies reproducing images with the aid of a 'camera lucida' drawing pictures in an attempt to recreate the reality on a sheet of paper, but this technique disregarded his expectations, which led him to groped with the 'camera obscura', but also in this case the results that he obtained were not those he expected (the Talbot's camera oscura consisted of a small wooden box with a lens at one end which projected the scene before than on a sheet on a piece of frosted glass which was placed on the back, so the artist could trace on the paper the outlines of what the camera 'saw').




- picture 3 -  The camera with which Talbot was working at the time.



Despite it, about ten years later he will remember with pleasure his disappointments:

"The inimitable beauty of the pictures of nature's painting Which the glass lens of the Chamber throws upon the paper in its focus; fairy pictures, creations of a moment, and destined as rapidly to fade away.
It was During These thoughts That the idea occurred to me how charming it would be if it were possible to causes These natural images to imprint Themselves durably, and remain fixed upon the paper! "

You've probably realized that we're talking about a person who was not quite common, as Talbot was a graduate at the Trinity College, Cambridge and was a member, recently elected, of the liberal faction of the House of Commons: we can define him a genuine scholar, for his intellectual curiosity embraced the fields of mathematics, chemistry, astronomy and botany, philosophy and philology; he was passionate about Egyptology, the classics, and history of art and at that time had already published four books and twenty scientific articles on a wide range of topics, but as for the field of the images, it had, at that time, brought him only disappointments.

Once back in England, to be more precise at Lacock Abbey, in January 1834, Talbot decided to experiment the idea he had conceived when he was on the shores of the Lake of Como: he discovered that by taking a sheet of paper and, coated it with salt and brushimg it  with a solution of silver nitrate, it became dark in the sun, and that a second layer of salt was an obstacle to a further darkening or fading of the image. Talbot began then with the use this discovery to reproduce precise drawings of botanical species: using a pressed leaf, placed on a piece of sensitized paper, covered with a sheet of glass, and carried in full sun, wherever the light reached it, the paper became dark, but wherever the plant blocked the passage of the light, the image remained white. He named his new discovery, "the art of photogenic drawing".




- picture 4 - Calotype negative of two specimens of plants.




The one that resulted was defined calotype negative,  and this early photographic technique, which promoted Talbot as a pioneer in the field of photography, the invention that marked the advent of a new era and that changed everybody's life from the XXth century onwards, will be named the CALOTIPE(1841):

In detail:

it was necessary to take a simple sheet of writing paper and to brush it by one side with a silver nitrate solution; after a few minutes the dried sheet had to be immersed in a potassium iodide solution, and when it was dried  it sheet was ready for the calotype negative; it was kept in the dark because very sensitive to the light, and in the dark it could also remain for a long time.

At the time of photographing an image, the sheet so treated and sensitized, since on it itwas formed, in the meantime, a silver iodide - that's why this paper was also defined Iodized - was further immersed in an aqueous solution containing mainly silver nitrate and gallic acid, the gallo-silver nitrate solution: of course it was necessary to operate by candlelight because the light was still to be avoided; always remaining in the dark the sheet was allowed to dry and was then placed inside the camera, a simple camera made up of small wooden tables (you have to know that Talbot's wife liked to call these instruments "mousetraps"!).



- picture 5 - Equipment used by William Henry Fox Talbot for what will be called CALOTYPE.



After a few minutes of exposure to the light the negative calotype was ready and then Talbot proceeded to the stage of the development by immersing it the in the same solution of gallo-nitrate of silver, preferably warm, this time, until the paper reached in the most exposed areas the desired blackening; finally, to fix the image, it was necessary to wash the sheet, first in a  solution of sodium hyposulphite and then several times simply under running water.

In the CALOTYPE process the images which were obtained are what we now call the negative and to obtain a positive it was necessary to place this image in a little press to contact with a sheet of paper sensitized with the same procedure described above and expose it to the sunlight for the necessary time; the second sheet, after having been exposed, was developed, fixed and washed using the techniques already described.
Obviously, repeating the whole procedure, it was possible to get the number of  copies of the image you wished.
It is easy to understand that with this technique the images very fragile and perishable (just think of the quality of the paper!) that's why there are so few of them which are survived, but those that have been preserved are real treasures, dating back to the years 40-45 of the 1800, a period when William Henry Fox Talbot gave the best of himself in this field.



- picture 6 - Two Men in the North Courtyard of Lacock Abbey, 1841-1844, calotype negative.


- picture 7 - Two Men in the North Courtyard of Lacock Abbey, 1841-1844, salt print from a calotype negative



For us, living in the XXIst century, these photographs also represent a cross-section of great interest because they bring us back to a time when they were made the first archaeological excavations, were built the first large buildings in the major European cities, to a time when they still existed trades now disappeared and were common familiar scenes that have now been lost.

Also, if we think that they are the very first pictures that History gives us, we watch them with truly fascinated eyes!



- picture 8 - Carpenters, negative test on salted paper calotype.


- picture 9 - The Game Keeper, 1843.


- picture 10 - The Woodcutters, 1845.


- picture 11 - Fruit Sellers, 1845.


- picture 12 - The Tomb of Sir Walter Scott in Dryburgh Abbey, 1844.


- picture 13 - The Ladder, 1844.


- picture 14 - Title and date unknown.


- picture 15 - Cloisters, Lacock Abbey, 1843.


- picture 16 - Carriages and Parisian Townhouses, 1843.


- picture 17 - Courtyard Scene, 1844.


- picture 18 - Paris, 1843.


- picture 19 - A Scene in York, July 28, 1845.


- picture 20 - The Open Door, 1843.


- picture 21 - Man and woman sitting on garden wall in Lacock Abbey, 1835. 


- picture 22 - Bridge of Sighs, St. John's College, Cambridge, circa 1846.




Since many readers of mine like photography, if not every, I thought this topic would have captured their interest and I sincerely hope to be successful in my purpose ...

Meanwhile I embrace you all with my heart,


see you soon 💕







SOURCES:

Web




LINKING WITH:

Gimmel Rings and the secret messages they hid - History of engagement and wedding rings.

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A curious artist wrought 'em,
With joynts so close as not to be perceiv'd;
Yet are they both each other's counterpart.

John Dryden (1631- 1700), from Don Sebastian (1690)





La storia degli anelli come simbolo di amore ci porta lontano, anzi, lontanissimo nel tempo ...
Pensate che i primi a scambiarsi i così detti "anelli d'amore" furono gli antichi Egizi per i quali il cerchio, una linea senza fine, aveva un significato particolare in quanto rappresentava la vita eterna e l'amore ed alla sua apertura circolare veniva attribuito il valore di una sorta di porta aperta verso mondi sconosciuti;


Stampa dal dipinto originale ad acquerello dal titolo "In a Hole in the Ground", Lord of the Rings



ad essi veniva quindi attribuita una notevole rilevanza anche se erano spesso fatti con materiali semplici quali canne di bambù - ed in tal caso non potevano che essere a 'schiavetta' - o legno.


 Anello tardo egizio in legno intagliato.



Presso la cultura classica gli anelli furono utilizzati come sigilli e si narra che fu proprio un sigillo ad ispirare i primi anelli di fidanzamento conosciuti nell'antica Roma. Perciò, se alla cultura egizia si deve l'aver legato l'anello all'amore, a quella romana dobbiamo l'averlo trasformato in simbolo del matrimonio. Più comunemente, l'anello nuziale acquistò la definizione di "Fede" e raffigurava due mani che si stringono in segno di Amore o di accordo / dextrarum iunctio, fatto in oro o scolpito nelle pietre dure, quali il granato o l'onice.

Nell'esempio illustrato nella fotografia sottostante potete ammirare una fede fatta in oro massiccio proprio nel modello che vi ho testé descritto:


Fede del XVI° secolo



Gli anelli così detti a Fede, anche se forgiati in differenti stili, rimasero in voga in Europa per più di mille anni, per poi decadere e tornare prepotentemente attuali nel periodo basso medioevale, per l'esattezza con l'anno 1100 ca, per divenire sempre più elaborati nel tempo e raggiungere l'apice del loro splendore, dal punto di vista manifatturiero, nel XVI secolo in Germania, in Gran Bretagna ed in Irlanda ... sì, fu l'epoca rinascimentale a vedere i più preziosi anelli d'amore che mai furono creati prima di allora ! 

In Germania gli abili maestri orafi del 1500 crearono il GIMMEL o GIMMAL RING, dal latino 'GEMELLUS' che significa gemello e che già ci rende edotti sulla sua struttura: in questo caso due erano gli anelli che, uniti, formavano un unicum, due anelli complementari tra loro erano il dono che gli innamorati si scambiavano in occasione del fidanzamento promettendosi amore eterno ed il giorno del matrimonio, quando la promessa veniva benedetta ed il vincolo che li legava diveniva Sacro ed Indissolubile, gli anelli si univano ed il nuovo anello, composto delle due metà, veniva di solito portato dalla sposa.



Gimmel Ring, British Museum




Ma vi è qualcosa che ancora non vi ho detto che rende questi anelli particolarmente preziosi: osservate con attenzione l'immagine che segue che rappresenta un GIMMEL RING tedesco datato 1631 e conservato al Metropolitan Museum di New York:


una delle due parti in cui l'anello è suddiviso è ornata da un rubino, l'altra da un diamante. Quando l'anello combinato è diviso nelle sue due metà, si ottiene un anello con diamante con inciso "QUOD DEUS CONIUNXIT"e un anello con rubino con incise le parole "HOMO NON SEPARET.", ossia :"Ciò che Dio ha unito nessun uomo mai separi".

In epoca elisabettiana gli anelli gemelli in Inghilterra vennero nominati JOINT RING e di essi è fatta menzione in numerose opere letterarie di Shakespeare, incluso l'Othello, ed anche il poema di Robert Herrick - lirico inglese del XVII secolo appartenente alla scuola dei Poeti Cavalieri - dal titolo The Jimmall Ring or True-Love Knot (1648) basa la propria trama su di un Gimmal / Gimmel Ring.

Della stessa epoca è la creazione irlandese detta CLADDAGH RING, in cui le parti di cui si compone l'anello sono tre, due esterne che recano come fregio una mano, quella centrale un cuore 



spesso con una corona sopra: unito l'anello le due mani sembrano custodire il cuore dal male in nome dell'Amore.



Sempre al XVII secolo appartengono i POSY RINGS - posy o posie costituisce il verso di una poesia - che furono di gran moda già un paio di secoli prima soprattutto nelle isole britanniche: si tratta di anelli a Fede che recavano una scritta dapprincipio all'esterno, poi, divenendo le citazioni sempre più personali e private, fu richiesta ai maestri orafi l'abilità di incidere la scritta all'interno dell'anello e fu così che con la fusione di due monete d'oro si ottenevano due anelli d'amore in cui i meno abbienti si accontentavano di far scrivere semplicemente frasi quali "Amami e non lasciarmi mai più" o "Due corpi, un solo cuore." - "Love me and leave me not" o "Two bodies, one heart."

   
  POSY RING “PROVIDENCE DIVINE HATH MADE THEE MINE”, XVII° secolo, inglese,             Met Museum of Art



Tornando ai GIMMEL RINGS, prima che venisse introdotta la Marriage Act del 1753 in Inghilterra ed in Galles, il matrimonio non richiedeva una cerimonia formale per essere valido, era sufficiente il mutuo consenso ed erano necessari taluni segni e simboli che tale consenso dovevano dimostrare. Ebbene, con i suoi doppi componenti, ognuno appartenente ad un membro della coppia, il GIMMEL RING era il modo perfetto per comunicare ed esprimere che entrambe le parti condividevano legalmente una vita insieme.

In epoche più recenti tali anelli si sono evoluti per divenire o un anello unico recante come decoro la medesima simbologia di cui si faceva portatore quello composto, come ci mostra l'esempio di questa fotografia in cui possiamo vedere un anello di fidanzamento di epoca Regency, 


o, rimanendo composti ed uniti da un perno, anelli più stilizzati, a semplice 'schiavetta', come erano anticamente i più semplici anelli egizi risalenti a ben 5000 anni or sono !


  GIMMEL RING di epoca vittoriana (1897)




GIMMEL RING di epoca edoardiana (1917)





E, rimanendo sempre nell'epoca edoardiana, mi piace citare una delle più belle frasi di Hugo von Hofmannsthal (1874 - 1929), scrittore, drammaturgo e librettista austriaco, per chiudere romanticamente questo mio scritto dedicato, in ultima istanza, al nobile sentimento dell'Amore che non conosce limiti alla propria forza:


Una piuma può tornire una pietra se la muove la mano dell’amore.


ed ancor prima, in piena epoca vittoriana, scriveva Victor Hugo (1802 - 1885), considerato fondatore del Romanticismo francese:


Ho incontrato per strada un uomo molto povero ed innamorato,
 portava un vecchio cappello ed un cappotto strappato. L’acqua gli entrava nelle scarpe e le stelle nell’animo.


Augurando a ciascuno di voi di aver sempre a propria guida questo sentimento, maestro e padre di tutti gli altri che al bene afferiscono, vi giunga gradito il mio più sentito ringraziamento,

a presto  💕












A curious artist wrought 'em,
With joynts so close as not to be perceiv'd;
Yet are they both each other's counterpart.

John Dryden (1631- 1700), from Don Sebastian (1690)






- picture 1 - Gold engagement ring, or fede ring, made in southern Germany in the last quarter of the XVIth century


- picture 2


The story of rings as a symbol of love takes us back in time quite a lot ...
Think that the first to exchange the so-called "love rings" were the ancient Egyptians for whom the circle, as an endless line, had a special significance as it represented eternal life and love and at its circular opening was attributed the value of something as an open door to unknown worlds;



- picture 3 - Print from the original watercolor "In A Hole in the Ground," Lord of the Rings



It was then attributed to them a considerable importance even though they were often made with simple materials such as bamboo canes - and in this case they were but 'slave rings' - or wood.



- picture 4 - Late Egyptian ring made by carved wood.



In the classical culture rings were used as seals and it is said that it was just a seal that inspired the first engagement ring known in the ancient Rome. Therefore, if the Egyptian culture had the merit of having tied love to a ring, Romans had that of having turned it into the symbol of marriage. Most commonly, the wedding ring earned the definition of "Fede"(Faith) and depicted two clasped hands as a sign of love or agreement / dextrarum iunctio, made of in gold or carved in semiprecious stones such as garnet or onyx.

In the example shown in the photo below you can see a Fede made of solid gold in the model that I have just described to you:



- picture 5 - Fede ring of the XVIth century



The so-called Fede rings, even if forged in different styles were in vogue in Europe for over a thousand years and then fell into disuse to come back strongly prevailing during the low-medieval period, to be exact with the year 1100, to become more and more elaborate over time and reach the pinnacle of their glory, from a manufacturing point of view, in the XVIth century in Germany, Great Britain and Ireland ... yes, it was the Renaissance period which saw the most precious love rings that were never created before !

In Germany, skilled goldsmiths created, in 1500, the GIMMEL or GIMMAL RING, from the Latin 'Gemellus' which means twin, word which makes us aware about its structure: in this case, the rings were two, joined, to form a unique ring, two complementary rings, one for each member of the couple was the gift that lovers exchanged on the occasion of their engagement promising each other eternal love and on the wedding day, when the promise was blessed and the bond linking them became Sacred and Indissoluble, the rings were united and the new ring, compound of the two halves, was usually put on the bride's finger



- picture 6 - Gimmel Ring, British Museum



But there is something that I still haven't told you that makes these rings so very precious: look carefully the following picture which represents a German GIMMEL RING dated 1631 kept at the Metropolitan Museum in New York:



- picture 7



one of the two parts into which the ring is divided is adorned with a ruby, the other with a diamond. When the ring is divided into its halves, you get a diamond ring engraved with the words "QUOD DEUS CONIUNXIT"and a ruby ring engraved with the words "NO HOMO SEPARET.", Namely: "What God has joined no man never separate."

During the Elizabethan times the twin rings in England were named JOINT RING and they're mentioned in many literary works of Shakespeare, including Othello, and even the poem by Robert Herrick - English lyric poet belonging to the school of the Knights Poets - entitled the Ring Jimmall or True-Love Knot(1648) bases its plot on a Gimmal / Gimmel Ring.

From the same period is the Irish creation known as CLADDAGH RING, in which the parts that make up the ring are three, three interlocking hoops, the two external bearing a hand as a frieze, that in the middle a heart



- picture 8



often with a crown above: when worn, the two clasped hands seem to guard the heart from the evil in the name of Love.



- picture 9



Also to the XVIIth century belong the POSY RINGS - posy or posie is the line from a poem - which were all the rage already a few centuries before, especially in the British Isles: they were Fede rings that bore an inscription on the outside at first, then, becoming the quotations increasingly personal and private, it was required to master goldsmiths the ability to engrave the inscription inside the ring, and so it was that merging two gold coins they were obtained two love rings where the poor were content to simply write sentences such as "Love me and leave me not" or "Two bodies, one heart."



- picture 10 - POSY RING "DIVINE PROVIDENCE HATH MADE THEE MINE", XVIIth c., English, Met Museum of Art



Returning to GIMMEL RINGS, before it was introduced the Marriage Act of 1753 in England and Wales, marriage didn't require a formal ceremony to be valid, it was enough a mutual consent and were required certain signs and symbols that such consent had to demonstrate. Well, with its twin components, each belonging to a member of the couple, the GIMMEL RING was the perfect way to communicate and express that both parties legally shared a life together.

In recenter times these rings have evolved to become or a single ring bearing the same decoration and therefore the same symbolic meaning of the older ones which were composed, as we may see from the example of this photograph where there is a Regency era engagement ring,



- picture 11



or, remained composed and united by a pin: they were more stylized rings, simple 'slave rings' as the simplest Egyptians rings dating back to almost 5000 years ago!



- picture 12 - GIMMEL RING belonging to the Victorian age (1897)

- picture 13 - GIMMEL RING dating back to the Edwardian era (1917)



And, always remaining in the Edwardian era, I like to quote one of the most beautiful phrases of Hugo von Hofmannsthal (1874 - 1929), Austrian writer, playwrighter and librettist, to close romantically this writing of mine, ultimately dedicated to the noble sentiment of Love that knows no limits to its Power:



A feather can throw a stone if to move it it is the hand of love.


and even before, in full Victorian era, Victor Hugo (1802 - 1885), considered the founder of the French Romanticism, wrote:



I met on the street a man, very poor and in love. 
He wore an old hat and a torn coat. 
The water entered into his shoes and the stars into his soul.


Wishing each of you to have always this feeling as your own guide, for it is teacher and father of all others sentiments belonging to good, may you receive welcome my most heartfelt thanks,


see you soon 💕











Gifts for a Victorian Christmas.

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Durante il periodo vittoriano, la realizzazione dei doni per il S.Natale era visto come un modo per animare le lunghe serate invernali che anticipavano la grande festa mentre i giorni si fanno via via sempre più brevi ed il buio giunge repentino a troncare il pomeriggio. 

La progettazione e la messa a punto dei doni cominciava molti mesi prima, con le figlie che spesso aiutavano le madri a cucire e ricamare, cosa che era motivo di lunghe ore felici trascorse insieme. Spesso i modelli si trovavano con facilità in libri e periodici, tra i quali spiccava il Cassell's Household Guide.

Il concetto di un dono fatto in casa, oggi a noi quasi misconosciuto, era spesso più sentimentalmente accattivante di quanto fosse quello di un regalo acquistato in un negozio, anche se quella di un dono già fatto è divenuta, con il trascorrere del tempo, l'opzione più agevole per ciascuno di noi.... peccato !

A seconda delle singole abitudini della famiglia, i Victorians scartavano i loro doni la mattina del 25 dicembre, prima o dopo colazione, dopo la funzione in chiesa o dopo il pranzo, ma di certo andava per la maggiore fare una frugale colazione in tutta fretta, poi si attendeva che papà accendesse le candele che illuminavano l'albero, generalmente collocato in salotto, dove i bambini correvano nell'immediato.

Articoli da regalo andavano da ciò che era utile a ciò che era decorativo, ed anche il cibo faceva spesso parte dei doni, soprattutto quando si trattava dei più piccoli.

Immaginate di vivere i giorni che precedono il Natale Vittoriano e di dover scegliere che doni fare ... ecco, io vi potrei essere di aiuto consigliandovi in questo modo:




PER LA NONNA 

- un portaritratti per incorniciare un momento da ricordare con affetto;
- una pianta per la sua casa;
- dei segnalibri se la nonna trascorre del tempo libero dedicandosi alla lettura;
- un panno con cui detergere il pennino dall'inchiostro, i così detti PEN WIPER, che avevano le forme più fantasiose; 



- sacchetti profuma biancheria contenenti piccole rose in boccio; 
- una borsa fatta all'uncinetto con filo di seta blu ed ornata di una frangia, sempre nei toni del blu, 
- centrini;
- una POMANDER BALL ( dal francese 'pomme d'ambre', i.e. mela d'ambra, è una palla fatta di profumi come ad esempio l'ambra grigia, da cui il nome ), all'epoca era una mela od un'arancia decorata con chiodi di garofano che si metteva negli armadi per tenere lontane le tarme dagli abiti, parassiti tanto amici del legno nelle case di un tempo, oppure più POMANDRE BALLS a comporre un centrotavola con cui decorare la tavola dei dì di festa.




PER LA MAMMA

- un abbonamento ad una rivista periodica per la famiglia; 
- fazzoletti cifrati o una sciarpa; 
- un cesto porta lavoro con gli interni cuciti ed il necessario coordinato;
- un grembiule;
- un paio di pantofole ricamate, magari con motivi floreali che riflettano l'amore per la natura che connotò tutto il XIX secolo;



- un colino per il tè a forma sferica,
- una bottiglia di colonia; 
- una scatola porta passamanerie;
- un ventaglio;
- un paio di forbici ed un ditale in argento;
- un puntaspilli con una forma adatta ad essere utilizzato al momento come decorazione per l'albero.




PER IL PAPA' 

- un paio di bretelle ricamate; 
- pantofole scendiletto; 
- un piccolo panno in camoscio ricamato per pulire il monocolo; 
- un sacchetto porta tabacco con monogramma ricamato; 


- un portasigari; 
- un ombrello;
- una scatola di portasigari;
- biscotti fatti in casa riposti in una scatola o altro contenitore fatto a mano.





PER LA SORELLA

- un paio di muffole o di guanti; 
- un set per il cucito; 
- un libro musicale;
- un armadio decorato con pizzi per la casa delle bambole; 


- un canarino; 
- una bambola di sapone in miniatura dentro ad una culla fatta con un guscio di noce;
- matite da disegno;
- nastri per capelli.





PER IL FRATELLO

- un album per raccogliere i francobolli; 
- delle biglie; 
- un salvadanaio;
- un paio di pattini;



- una pistola giocattolo; 
- una slitta;
- dei soldatini;
- un trenino.





E SE IL DONO E' PER UN GENTLEMAN ?



I Gentlemen non si preoccupano di tutte quelle deliziose 'cianfrusaglie' che si dilettano a confezionare le Ladies, costoro optano per ciò che è utile in nome della pragmaticità propria della loro natura; una Lady non può donare ad un Gentleman qualcosa di grande valore, perché egli si sentirebbe in dovere di contraccambiare con un dono ancor più prezioso e perciò tutto il prestigio e la grazia di un dono femminile verrebbero sminuiti da un gesto di mero valore commerciale ...

Ecco il vantaggio della donna ... ella possiede le mani e la capacità di fare, mentre l'uomo può solamente contare sul denaro: un'idea molto carina sarebbe quella di decorare le iniziali del Gentleman su di un fazzoletto utilizzando come filato i propri capelli ... ben conoscendo il valore della capigliatura femminile nell'immaginario collettivo dei Victorians( ve ne parlai QUI ), un tale dono sarebbe stato interpretato come prodigo di amore, talento e passione; se poi si pensa a qualcosa di raro e ricercato, esso è in grado di svalutare anche l'oggetto commercialmente più costoso ed allora perché non optare per una moneta antica, per esempio ... la cosa principale e moralmente più corretta era il non donare ad una persona modesta qualcosa di esoso, perché l'avrebbe messa in difficoltà e fatta sentire meschina.

Ma i Victorians, la cui educazione e formazione morale, propugnata dalla Regina del Popolo che era divenuta simbolo ed ideale da seguire, non pensavano solamente allo scambio di doni in famiglia con la famiglia e con gli amici, essi amavano condividere ciò che possedevano con chi era meno fortunato: il pietismo, il senso della carità, era essenziale affinché essi vivessero in pace con sé stessi ed è la stessa letteratura del tempo ad insegnarcelo, basti pensare al romanzo diLouisa May Alcott, Little Women,che comincia con'Un Natale senza doni', che'non è un Natale', ma che si configura come il più vero dei Natali quando tutte le sorelle March, temporaneamente orfane del padre che è al fronte per laGuerra di Secessione,seguono la madre nel recare ciascuna la propria colazione ai piccoli della famiglia Hummel, una famiglia appena emigrata dalla Germania e che viveva in condizioni miserrime, o all'educatore per eccellenza dell'epoca vittoriana,Charles Dickens, il quale, fa pronunciare al fantasma del socio in affari del burbero protagonista del romanzoA Christmas Carol, Mr. Scrooge, che lo va a trovare nel tentativo di fare di lui un uomo migliore, le seguenti parole:



"In questi giorni di festa, Mr. Scrooge", disse il signore, prendendo una penna, "di solito non solo è doveroso, ma ancor più è appagante il dover pensare a qualche provvista per i poveri ed gli indigenti che soffrono maggiormente in questo momento. Molte migliaia di persone sono privi dei beni di primaria necessità, centinaia di migliaia patiscono l'assenza dei minimi agi. [...] Consapevoli del fatto che a malapena forniscono allegria cristiana dello spirito e non possono far parte della moltitudine che festeggia, molti di noi mettono da parte dei fondi per comprare loro della carne, da bere e qualcosa perché possano riscaldarsi."

- Charles Dickens, "A Christmas Carol"


Non a caso venne infatti istituito il così detto BOXING DAY: il giorno dopo il S.Natale, il 26 di dicembre, era il giorno dedicato alla carità ..., ma questa è un'altra storia di cui mi piace parlarvi in un'altra occasione dedicando ad essa tutto il tempo che merita ... 

Per ora prendo congedo da voi con un forte abbraccio, colmo della più sincera gratitudine,

a presto 💕














- picture 1



During the Victorian period, the realization of the gifts for Chirstmas was seen as a way to animate the long Winter evenings which anticipated the big party, meanwhile the days grew shorter and shorter and the darkness suddenly came to put its end to the afternoon.

The planning and the accomplishment of those gifts began many months before, with the daughters who often helped their mothers to sew and embroider, works which were a source of long happy hours spent together. Often the patterns were found easily in books and periodicals fot the family , among them stood out the Cassell's Household Guide.

The concept of a gift home-made, to us today almost unknown, was often more emotionally appealing than it was a gift bought in a store, even if that of a gift 'ready' has become, with the passage of time, the easier option for all of us, alas !

Depending on the individual habits of the family, the Victorians discarded their gifts on the morning of December 25th, before or after breakfast, after the service at curch or after lunch, but it certainly was most popular to have a frugal breakfast in a hurry, then Dad went to light up all the candles that lit the Christmas Tree, usually placed in the living room, where the children ran immediately.

Gifts ranged from what was useful to what was decorative, and even the food was often part of them, especially if we think about children.

Imagine to live the days preceding a Victorian Christmas and having to choose which gifts to do ... behold, I could be of help in advising you this way:





FOR GRANDMA

- A frame for moment to remember with affection;
- A plant for her home;
- Bookmarks, if the grandmother spends her free time reading quite a lot;
- A cloth with which to clean her nib, the so-called PEN WIPER, who had the most fancy patterns;



- picture 2

- picture 3



- Scented linen bags containing small roses in bud;
- A crocheted bag with blue silk thread and decorated with a fringe, always in a shade of blue,
- Doilies;
- A POMANDER BALL (from the French 'pomme d'ambre', i.e. amber apple, is a ball made of scents such as the ambergris, hence the name), at that time it was an apple or an orange decorated with cloves that you put in the wardrobes to keep moths away from clothing, parasites which are 'close friends' of the wood in the houses of the past, or more POMANDRE BALLS to compose a centerpiece for the Christmas table setting.




FOR MOM

- A subscription to a magazine for the family;
- Monogrammed handkerchiefs or scarves;
- A sewing basket with lined interior and all the necessary co-ordinated;
- An apron;
- A pair of embroidered slippers, maybe with floral motifs reflecting the love of nature that marked throughout the XIXth century;



- picture 4



- A spherical sieve for preparing tea;
- A bottle of cologne;
- A little box for her trimmings and laces;
- A fan;
- A pair of scissors and a thimble both in silver;
- A pincushion with a form suitable to be used at the time as a decoration for the Tree.





FOR PAPA

- A pair of embroidered suspenders;
- Mat slippers;
- A small embroidered cloth in chamois to clean his monocle;
- An embroidered tobacco bag with monogram;



- picture 5



- A box of cigars
- An umbrella;
- A humidor;
- Homemade cookies stored in a box or other container handmade.





FOR THE SISTER

- A pair of mittens or gloves;
- A set for sewing;
- A music book;
- A cabinet decorated with lace for the dollhouse;




- picture 6 - Playing with the dollhouse in the Victorian age



- A canary;
- A soap miniature doll in a cradle made with a nut shell;
- Drawing pencils;
- Ribbons for her hair.





FOR THE BROTHER

- An album to collect stamps;
- Marbles;
- A piggy bank;
- A pair of skates;



- picture 7



- A toy gun;
- A slide;
- Some little soldiers;
- A model train.





AND IF THE GIFT IS FOR A GENTLEMAN ?



- picture 8



Gentlemen do not care about all those delicious 'junks' that delight Ladies, they opt for what is useful in the name of the pragmatism belonging to their own nature; a Lady cannot donate to a Gentleman something of great value because he would feel compelled to reciprocate with an even more precious gift, and therefore all the prestige and the grace of the Lady's gift would be belittled by a gesture of mere commercial value .. .

Here the advantage of the woman ... she has the hands and the ability to do, while the man can only rely on money: a very nice idea would be to embroider the initials of the Gentleman on an handkerchief using her hair ... well aware of the value of women's hair in the collective imagination of the Victorians (I told you about it HERE), this is a gift that would be interpreted as generous with love, talent and passion; then if you think of something unique and rare, it is also able to depreciate even an object commercially much more expensive so why not to opt ​​for an ancient coin, for example ... the main and morally correct thing it was not to donate to a modest Gentleman something costly, because it would put him in difficulty, and made him feel miserable.

But the Victorians, whose formal and moral education, advocated by the Queen of the People who had become a symbol and an ideal to follow, didn't think only to exchanging gifts with family members and friends, they loved to share their possessions with those who were less fortunate: the pietism, the sense of charity, was essential for them to live in peace with themselves and it is the literature of the time itself to teach it, just think of the novel by Louisa May Alcott, Little Women, which starts with ' A Christmas without gifts, that'is not a Christmas', but that appears to be the truest of Christmases when all the March sisters, temporarily orphan of the father who is at the front to the Civil War, followed their mother bringing their breakfast to the little babies of the Hummels, a family newlty emigrated from Germany and living in miserable conditions, or to the educator of the Victorian period par excellence, Charles Dickens, who makes pronounce to the ghost of the business partner of the gruff protagonist of the novel A Christmas Carol, Mr. Scrooge, who visits him in an attempt to make him a better man, the following words:


'At this festive season of the year, Mr. Scrooge,' said the gentleman, taking up a pen, ' it is more than usually desirable that we should make some slight provision for the Poor and Destitute, who suffer greatly at the present time. Many thousands are in want of common necessaries; hundreds of thousands are in want of common comforts, sir.'
[...] 'Under the impression that they scarcely furnish Christian cheer of mind or body to the multitude,' returned the gentleman, `a few of us are endeavouring to raise a fund to buy the Poor some meat and drink. and means of warmth.


- Charles Dickens, "A Christmas Carol"




Not by chance it was in fact created the so-called BOXING DAY: the day after, Christmas, December 26th, was the day dedicated to charity ... but that's another story I like to tell you about another time devoting to it all the time it deserves ...

For now I take my leave of you with a big hug, filled with the most sincere gratitude,

see you soon 💕








The Lebkuchen from Nuremberg and the Pampapato from Ferrara, two traditional Christmas cakes going hand in hand.

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Da sempre per me, grazie al mio caro nonno, il Natale è legato alla tradizione del Pampapato o Pampepato



un dolce che ha nel cioccolato e nel cacao i suoi ingredienti principali ma che deve alle spezie il suo sapore unico, così aromatico, e quando chiedevo quale fosse il modo più corretto per nominarlo:"Si può dire in entrambi i modi"mi si rispondeva - il primo avrebbe una giustificazione gastronomica, essendo il pepe una delle spezie che fanno parte dell'impasto, l'altra l'avrebbe di natura storica perché, mi si narrava, usava donarlo al Papa nei tempi antichi.

Nonno Gino era nato a Ferrara, la città degli Estensi, patria di questo pane speziato, che i suoi cugini, mastri fornai di antica tradizione, i famosi panificatori Trombini, gli avevano fatto apprezzare già da fanciullo ... ed ogni anno sulla nostra tavola natalizia il Pampepato o Pampapato, generalmente dalla forma di un zuccotto, di qualsivoglia formato o dimensione, non poteva mancare; quando mi recai per la prima volta nella mia amata Austria in occasione del nostro viaggio di nozze, scoprii che a Salisburgo era tradizionale per il Natale un dolce ad esso del tutto simile, non solo alla vista, ma anche al palato, dal nome Lebkuchen



originario di Norimberga, ma la cui produzione, dal tardo medioevo, ha coinvolto l'intera area germanofona del vecchio continente, solo che in queste zone facilmente si trovano Lebkuchen dal formato più piccolo rispetto al nostro Pampapato ( generalmente non superano gli 11-12 cm. di diametro ), e spesso fatti a forma di biscotto per renderli più accattivanti per i fanciulli.

Voglio qui proporveli entrambi, anche perché in comune hanno persino la storia delle loro origini ... ve la racconto !




~ NORIMBERGA, LA PATRIA DEI LEBKUCHEN ~


Samuel Prout ( 1783 - 1852 ), A View in Nuremberg, 1823




La storia dei Nürnberger Lebkuchen - i Lebkuchen di Norimberga ci riporta a circa 600 anni fa, quando in tutta Europa erano conosciuti con il nome di Honigkuchendolce al miele o Pfefferkuchen - torta al pepe

Il miele, uno degli ingredienti essenziali per tale preparazione dolciaria, è originario della regione: non è un caso che la vasta e sfruttata Foresta del Reichswald intorno a Norimberga fosse conosciuta come 'Il Giardino delle Api dell'Impero Germanico'; i cosìdetti Zeidlers, gli apicoltori selvatici, utilizzavano la foresta per trarne miele e cera che venivano consegnati alla città e nel 1350 l'imperatore Carlo IV accordò loro i diritti esclusivi per utilizzare l'oro dolce che proveniva da tali preziosi boschi.
Quando il giardino delle api dell'Impero, con tutti i suoi beni ed i suoi diritti, fu ufficialmente acquistato dalla città nel 1427, tale privilegio venne pienamente riconosciuto dal "Consiglio Superiore Cittadino" ed il miele rimase per secoli il dolcificante principale in cucina: lo zucchero di canna indiano che proveniva dall'Oriente era troppo costoso ( pensate che rapportato al valore monetario attuale, 50 kg costerebbero € 600-700, il che ne fece un alimento proibitivo e quasi misconosciuto per secoli).
Va inoltre ricordato che secondo la mitologia germanica, romana, greca ed ancor prima quella egizia, il miele era un dono degli dei ed anche le Sacre Scritture ci descrivono la Terra Promessa come quel luogo "dove scorrono latte e miele". Questo spiega perché nei tempi antichi il miele fosse considerato un dono divino che aveva proprietà curative e vivificanti capace persino di respingere il maligno, ed ecco perché a tutti i cibi che lo contenevano venivano ascritti tali poteri 'purificanti' ( potremmo tradurre infatti il termine 'Lebkuchen' con quello de 'La torta della vita' ).


A Lebküchner from a manuscript c. 1520, in the Stadtbibliothek, Nürnberg



I primi a produrre i Lebkuchen furono i monaci della Franconia del XIII°secolo - più precisamente dei dintorni delle città di Ulm (1296) e di Nürnberg (1395) - tempo in cui il termine 'pepe' veniva esteso a tutte le spezie che favoriscono le funzioni gastriche agevolando la digestione e alleviando il gonfiore, tutte ben note alle cucine dei monasteri. E così gli operosi frati dell'attuale Baviera che di tale regione rappresentava la parte più meridionale utilizzavano ogni possibile spezia proveniente dalle spedizioni che seguivano le rotte dell'Oriente passando per Genova e Venezia per insaporire il loro "panis piperatus": cardamomo, noce moscata, cannella, zenzero, anice, coriandolo, chiodi di garofano, cacao e, naturalmente, pepe nero.



La storia di Norimberga, che con il tempo è divenuta e rimane la città patria dei Lebkuchen, ci riporta che l'imperatore Federico III vi tenne un'assemblea parlamentare nel 1487 conclusasi la quale invitò tutti i bambini della città che fossero in grado di camminare al Castello dell'imperatore per gustare tali dolci prelibati e ne furono offerti a tutti in gran copia; un dipinto che ci è testimone di questo fatto lo rappresenta circondato da quasi 4000 fanciulli !
A partire dal 1441 la suddetta città vantava persino un'autorità che controllava la qualità delle spezie che vi venivano inviate, ma purtroppo la guerra dei trent'anni provocò un grave declino del commercio dei Lebkuchen di Norimberga, poiché i due anni di assedio tagliarono la città fuori dalle rotte commerciali provenienti dall'Oriente e la lasciarono sfornita di spezie e solamente con il 1867 la libertà del commercio ha procurato un netto e decisivo impulso alla produzione di tale prodotto artigianale, anche se il passaggio alla produzione industriale avvenne molto lentamente; 


Manifesto pubblicitario di inizio XX° secolo


o
ggi sono conosciuti praticamente in ogni parte d'Europa.





~ IL PAMPAPATO DI FERRARA ~



Tutto il territorio ferrarese è stato per secoli sotto il dominio della Chiesa e non a caso questo tipico dolce natalizio porta ancora oggi il nome di Pampapato, ovvero “Pan del Papa”, chiaro riferimento al pubblico al quale era destinato e alla ricercatezza dei suoi ingredienti; pertanto, nelle origini, esso veniva preparato nei monasteri ferraresi e destinato agli alti prelati della città e della capitale, anche se va sottolineato che tale nome convive quasi da sempre con quello di Pampepato, vedremo oltre perché.

Alcune divergenze vengono fatte notare dagli storici circa l'anno ed il luogo di origine della ricetta delPampapato/Pampepato: alcuni sostengono che il dolce sia natìo di Pontelagoscuro, una località alle porte di Ferrara, ma più accreditabile sembra essere la bibliografia che vuole che le prime produttrici di questo dolce fossero le monache del Monastero del Corpus Domini di Ferrara, le quali erano solite preparare un pane speziato da inviare come omaggio agli insigni ecclesiastici durante le festività natalizie.

In realtà in passato era consuetudine in Italia, durante il “giorno del pane”, ovvero la vigilia del S.Natale, consumare dolci semplici a base di acqua e farina, arricchiti talora con frutta secca, frutta candita e con aromi o spezie, che, per il loro ridotto contenuto di grassi, erano adatti anche ai pasti dei giorni di magro e perciò tale preparazione s'inserirebbe a pieno titolo in tale contesto tradizionale-culturale. 



La presenza delle spezie come ingredienti tra i principali ci offre indicazioni precise di natura storica sull'origine del Pampapato /Pampepato e sulla sua nascita all'interno dei conventi: spezie quali i chiodi di garofano, la cannella, la noce moscata, lo zenzero ed il pepe, quando raggiunsero le terre d'Europa ( XII° sec.), erano molto rare e costose e perciò reperibili solamente presso i più abbienti e presso i religiosi che spesso li ottenevano in cambio dell'ospitalità donata ai pellegrini che cercavano di raggiungere i luoghi di culto del vecchio continente.

A quel tempo, inoltre, le spezie non avevano la funzione di insaporire e conservare il cibo, cosa che accadrà ben più tardi, ma erano ingredienti base per la preparazione dei medicamenti di allora, fossero essi unguenti, placebi, tisane, ecc.

Se quindi è verosimile che la ricetta originale fosse custodita tra le mura di un convento, essa venne distrutta al fine di evitare accuse di eresia quando furono riconosciute proprietà afrodisiache al cacao ( fu allora che al nome Pampapato venne sostituito quello di Pampepato con esplicito riferimento alle spezie presenti nell'impasto ).


Veduta del Castello Estense (XIV° secolo)




Presso la Corte degli Estensi, i Duchi di Ferrara, il dolce era noto e apprezzato fin dal XV secolo: nel Libro della Interada della Casa Estense si legge che il Duca Borso d’Este, in data 11 novembre del 1465, consegnò ad un suo maggiordomo “un ducato d’oro da mettere dentro un panpepato che sarebbe poi stato offerto agli invitati”.1

In quegli anni lavorava nelle cucine del Castello Estense Cristoforo da Messisbugo, uno dei più famosi cuochi del tempo e creatore dei piatti unici che rappresentano il patrimonio culinario che ancor oggi l'Emilia-Romagna può vantare.

Grazie al suo trattato di scalcheria del 1549 ovvero una raccolta delle preparazione gastronomiche offerte alla corte, veniamo a conoscenza dell’esistenza di Panpepati di zucchero. [...] “a forma di cupoletta, come lo zucchino degli alti prelati, reso bruno da un’abbondante glassa di cioccolato che gli donava una certa aristocrazia in quel tempo quando il cacao era alimento prerogativa dei signori ” 2

Il passaggio del dolce dal Convento del Corpus Domini di Ferrara alla Corte Estense trova conferma nello stretto legame che li univa, tanto che all'interno del monastero hanno trovato sepoltura alcuni esponenti della famiglia d'Este.

Non si sa con certezza se il dolce ricevette la forma tipica attuale in onore del cardinale Ippolito II d’Este


quando venne preparato in occasione dei sontuosi festeggiamenti che si narra abbiano avuto luogo nel 1566 quando il nipote Alfonso gli succedette nel governo del Ducato o se siano proprio state le monache del Corpus Domini di Ferrara, sempre intorno al XVI secolo ad imprimervi la forma del copricapo dei prelati per i quali lo preparavano; quel che è certo è che Nel 1800 il prodotto aveva acquisito una buona diffusione all’interno della città di Ferrara diventando consuetudine alimentare per molte delle famiglie: “in ogni casa il pranzo di Natale non poteva dirsi completo se non si chiudeva con una dolce fetta di panpepato” 3


E questo è un rito che anche presso Tenuta Geremia ogni anno si rinnova con gioia grazie all'antichissima ricetta di famiglia passata al nonno dai cugini Trombini, e che questo dolce dal profumo di aromi antichi e che proviene da una terra che custodisce tutt'oggi tante storie da raccontare faccia ancora a lungo parlare di sé con entusiasmo ed allegria !
Ah, dimenticavo di dirvi che il nostro Pampapato dallo scorso dicembre è stato nominato prodotto 'igp' ( INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA ) !


Nella speranza di avervi coinvolto con letizia in questa trattazione storico-culinaria, vi lascio con un forte abbraccio e che la gioia del Natale che si sta approssimando scaldi i vostri cuori d'Amore,

a presto 💕









BIBLIOGRAFIA:

PAMPAPATO/PAMPEPATO DI FERRARA



CITAZIONI:

1 - PAMPAPATO/PAMPEPATO DI FERRARA, pag. 3;

2 - Ibidem, pag. 3;

3 - Ibidem, pag. 4.





Since ever, thanks to my dear grandfather, my Christmas is tied to the tradition of Pampepato or Pampapato




- picture 1



a cake that has chocolate and cocoa in its main ingredients but owes to spices its unique flavor and aroma, and when I asked what was the most correct way to name it: "You can say either way" I was answered - the first would have a gastronomic justification, being pepper one of the spices that are part of the mix, the other would have a reason of historical nature because  History had it, it was used to donate it to the Pope in ancient times.

Grandpa Gino was born in Ferrara, the town of the Este family during the Renaisssance, homeland of this spicy bread, and his cousins, master bakers of ancient tradition, the famous bakers Trombini, had made already enjoy it as a child ... and every year on our Christmas table, the Pampepato / Pampapato, generally with the shape of a skullcap, cannot miss.

When I went for the first time in my beloved Austria on the occasion of our honeymoon, I found that in Salzburg it was traditional for Christmas a cake resembling it so much not only to the eye but also the palate, named Lebkuchen,



- picture 2


- picture 3



originally native of Nuremberg, but the production of which, from the late Middle Ages, involved the entire German-speaking area of the old continent, the difference is that in these areas easily Lebkuchen have a quite smaller size compared to our Pampapato (generally they don't exceed 11-12 cm. in diameter), and often are made in the shape of cookies to make them even more welcome to children.

Here I want to present them both to you because they even share the story of their origins ... I'm going to tell them to you !






~ NUREMBERG, THE HOMELAND OF THE LEBKUCHEN ~




- picture 4 - Samuel Prout ( 1783 - 1852 ), A View in Nuremberg, 1823



The history of Nürnberger Lebkuchen - Lebkuchen from Nuremberg takes us back about 600 years ago, when they were known throughout Europe under the name Honigkuchen – cake made with honey or Pfefferkuchen - cake made with pepper.

Honey, one of the essential ingredients for the confectionery preparation, is native of the region: it's not a coincidence that the vast and exploited Reichswald Forest around Nuremberg was known as 'The Garden of the Bees of the Germanic Empire'; the so called Zeidlers, wild beekeepers, used the forest to draw honey and wax that were both delivered to the town and in 1350 the Emperor Charles IV granted them the exclusive rights to use the sweet gold that came from such precious woods.

When the 'Bee Garden of the Empire', with all its assets and rights, was officially purchased by the town in 1427, this privilege was fully recognized by the "Council of Higher Citizen" and the honey became for centuries the main sweetener in the kitchen: the Indian cane sugar coming from the East was too expensive (think, compared to the current monetary value, that 50 kg would cost € 600-700, which made of it a prohibitive food and almost unrecognized for centuries).

It should also be remembered that according to the Germanic mythology, to the Romans's one, the Greeks' and even before,  for that from ancient Egypt, honey was considered a gift from the gods, and also The Holy Scriptures describe to us the Promised Land as the place "flowing with milk and honey." This explains why in ancient times honey was considered a divine gift that had healing and invigorating properties even able to repel the evil, and that's why all foods containing it were believed to have such purifying powers (in fact, we can translate the term 'Lebkuchen' with that of 'the cake of life').



- picture 5



The first to produce Lebkuchen were the monks of the XIIIth century Franconia - more precisely from the surroundings of the city of Ulm (1296) and Nuremberg (1395) – at that time the term 'pepper' was extended to all the spices which favor gastric functions facilitating digestion and relieving swelling, all were all well known to the kitchens of the monasteries. And so the industrious monks of the Bavaria, that of that region was the southernmost part, used every possible spice coming from the expeditions that followed the route of the East via Genoa and Venice to flavor their "panis piperatus": cardamom, nutmeg, cinnamon, ginger, anise, coriander, cloves, cocoa and of course, black pepper.



- picture 6



The history of Nuremberg, which over the times has become and remains the city home of Lebkuchen, shows us that the Emperor Frederick III held a parliamentary assembly in 1487 that ended with a great party at which he invited all the children of the city who were able to walk to the Emperor's castle to enjoy these delicious cakes and they were offered to all in great abundance; there's a painting that witnesses this fact in which we may see him surrounded by nearly 4000 children !

In 1441 the city mentioned above even boasted an authority that controlled the quality of the spices that were sent, but unfortunately the Thirty Years War caused a serious decline in the trade of Lebkuchen, since the two-year siege cut Nuremberg out of the trade routes from the East and left it unprovided of spices and only with the year 1867 the free trade brought a sharp and decisive impetus to the production of this handmade product, but the transition to industrial production took place very slowly;



- picture 7




today they are virtually known in every part of Europe.





~ THE PAMPAPATO FROM FERRARA ~


- picture 8



Throughout the territory of Ferrara has been for centuries under the rule of the Church and not by chance this typical Christmas cake still bears the name of Pampapato, or "Pan of the Pope", a clear reference to the public to which it is intended and to the refinement of its ingredients. Therefore, in the beginning, it was prepared in the monasteries of Ferrara for the high priests of the town and the capital, although it has to be said that this name almost always coexists with that of Pampepato, we'll see below why.

Historyans don't agree all about the year and the place of origin of the recipe of the Pampapato / Pampepato: some argue that this cake is native of Pontelagoscuro, a little resort on the outskirts of Ferrara, but it seems to be the most creditable bibliography that wants that the first producers of this cake were the nuns of the Monastery of the Corpus Domini of Ferrara, which were used to prepare a spicy bread to be sent as a tribute to the eminent clergymen during the Holiday Season.

In fact in the past it was customary in Italy, during the "Day of bread", which was the eve of Chirstmas, to consume simple cakes made of flour and water, sometimes enriched with dried fruit, candied fruit and flavorings or spices, that, so poor in fats, were also suited to the meals of lean days and therefore this preparation would fully belong to such a traditional-cultural context.



- picture 9



The presence of spices as ingredients of the main offers us precise informations of historical nature about the origin of the Pampapato / Pampepato and of its birth within the convents: spices such as cloves, cinnamon, nutmeg, ginger, pepper, when they first reached the lands of Europe (XII c.) were very rare and expensive and therefore only available from the wealthy people and religious who often obtained them in exchange for the hospitality given to pilgrims who were trying to reach the places of worship of the Continent.

At that time, furtermore, spices didn't have the function of flavoring and preserving food, which will happen much later, but they were the basic ingredients for the preparation of medicaments such as ointments, placebos, herbal teas, etc.

The thing is, if it is likely that the original recipe was kept within the walls of a convent, it is certain that it was destroyed in order to avoid accusations of heresy when they were recognized to chocolate aphrodisiac properties (it was then that the name Pampapato was replaced with Pampepato with explicit reference to the spices present the dough).



- picture  10 - View of the Este Castle ( XIVth century )



At the Court of Este, the Dukes of Ferrara, this cake was known and appreciated since the XVth century: the Libro della Interada della Casa Estense says that the Duke Borso d'Este, on November, 11th, 1465, handed to his Butler "a golden ducat to put in a Pampepato which had to be served to the guests."1

In those years it worked in the kitchens of the Este castle Cristoforo da Messisbugo, one of the most famous chefs of the time and creator of the unique dishes that represent the culinary heritage which Emilia-Romagna still can boast.

Thanks to his 'trattato di scalcheria' dated 1549 which is a collection of gastronomic preparations offered to the Court, we are aware of the existence of sugar Panpepati [...] "In the shape of a small dome, like the the headgear of the highest priests, browned thanks to a rich chocolate frost that was giving him a certain nobility in a time when cocoa was a prerogative food of lords"2

The passage of the cake from the Convent of Corpus Domini in Ferrara to the Court of Este is confirmed by the close bond that linked them, so that within the monastery are buried some members of this noble family.
No one knows for sure if the cake was given the typical current form in honor of Cardinal Ippolito II d'Este,



- picture 11



when it was prepared on the occasion of the sumptuous festivities it is said they took place in 1566 when his nephew Alfonso succeeded him in the duchy's government or whether they were right the nuns of the Corpus Domini in Ferrara, always around the XVIth century, to impress the shape of the headgear of the prelates which they prepared it for; what is certain is that In 1800 the product had gained such a good spread in the city of Ferrara to become a food habit for many of the families:"In every home a Christmas dinner couldn't be complete if it wasn't close with a sweet slice of panpepato " 3



- picture 12



And this is a ritual that at Tenuta Geremia is renewed every year with joy thanks to the ancient family recipe passed to my grandfather from his Trombini cousins, and may this cake with the scent of ancient aromas and coming from a land that still preserves many stories to tell still make people talk about it much longer with excitement and joy !

Oh, I forgot to tell you that our Pampapato, since last December, has become a product 'igp' ( PROTECTED GEOGRAPHICAL INDICATION ) !

Hoping to have involved you pleasantly and with gladness in this historical and culinary treatise, I leave you with a strong hug, and may the joy of the Christmas approaching warm your hearts with Love,


see you soon 💕


P.S.:
If someone of you would be interested in tasting this unique baked cake, Tenuta Geremia is going to make it for you and to send it directly to your home. 
Please contact me for the shipping details at the following adress:
tenutageremia@gmail.com









SOURCE:

PAMPAPATO/PAMPEPATO DI FERRARA



QUOTATIONS:

1 - PAMPAPATO/PAMPEPATO DI FERRARA, p. 3;

2 - Ibidem, p. 3;

3 - Ibidem, p. 4.





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Christmas Eve 1923 - Pres.Coolidge lights the first national Christmas Tree at the White House.

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The Cleveland Family tree decorated with red, white and blue electric light bulbs, delighted the president's young daughters.
It was placed in the second floor Oval Room of the White House in 1894.
The White House Historical Association



Quella dell'albero di Natale appartiene alle tradizioni della Casa Bianca a partire dal 1835 quando lo chef francese di Andrew Jackson offrì al suo presidente un abete di zucchero glassato che egli stesse aveva fatto, circondato da animali giocattolo fatti di glassa aromatizzata. La tradizione vuole che Jackson, da quel momento, non poté che amare il Natale e celebrarlo con grande giubilo ogni anno.


A view of the Jackson White House in 1835.



Il XIV° PresidenteFranklin Pierce eresse un albero di Natale alla Casa Bianca nel 1856 per un gruppo di bambini della Washington Sunday School, mentre cantori, i tradizionali 'caroler', intonavano "Hark, the Herald Angels Sing.", ma lWhite House Historical Association ci ricorda che fu il Presidente Benjamin Harrison il primo ad avviare l'usanza di decorare un albero di Natale con addobbi e candele per la famiglia e per i visitatori dell'edificio presidenziale nel 1889 e che nel 1894, il Presidente Grover Cleveland per primo utilizzò luci elettriche per illuminare l'albero di Natale della propria famiglia.
( Il compito di decorare l'albero della Casa Bianca fa parte dei doveri della First Lady secondo un'usanza avviata nel 1929 dall'allora First Lady Lou Henry Hoover ).


L'albero di Natale della famiglia del Presidente Grover Cleveland decorato con lampadine elettriche nel 1894.



Prima che venisse inventata l'elettricità e quindi le luci per decorare l'albero di Natale, le famiglie utilizzavano a tale scopo le candele, una pratica molto pericolosa che spesso ha procurato incendi casalinghi. Edward H.Johnson fu probabilmente il primo a disporre in fila delle lucine elettriche per illuminare l'albero nel 1882: egli, amico di Thomas Alva Edison e suo socio nella direzione della Edison's Illumination Company, cablò a mano 80 luci multicolori - bianco, rosso e blu - con cui decorò un albero che, grazie all'elettricità, girava persino su sé stesso !

Tuttavia, il mondo non era ancora pronto per l'elettricità. C'era una grande diffidenza nei confronti dell'energia elettrica e sarebbero occorsi molti anni prima che la società accettasse l'idea di decorare i propri alberi di Natale con luci elettriche. Probabilmente il Presidente Grover Cleveland fu tra i primi americani a sperimentare le luci elettriche interne per il Natale quando chiese per l'albero della la propria famiglia centinaia di lampadine elettriche multicolori.

Quasi una rottura con la tradizione e con il Natale Vittoriano ebbe luogo durante il mandato di Theodore Roosevelt, presidente degli Stati Uniti dal 1901 al 1909
La storia ci racconta che nel 1902 il presidente, un ardente ambientalista, proibì ai suoi figlioli Archie e Quentin, di avere un albero di Natale additando alla motivazione che ciò avrebbe minato il suo programma di conservazione del paese: "Non è buona cosa tagliare gli alberi per mera decorazione. Dobbiamo dare il buon esempio al popolo d'America."Tuttavia, quando la questione venne affrontata con Gifford Pinchot, un membro del gabinetto e fondatore della Yale School of Forestry, il presidente dovette cedere; Pinchot lo assicurò che il diradamento della foresta compiuto tagliando con criterio gli alberi di Natale in realtà era di aiuto per far prosperare il patrimonio forestale e si dice che dopo tale episodio i Roosevelts decorarono un piccolo albero ogni anno.

L'inaugurazione del primo Albero di Natale nazionale all'aperto, ad opera del Presidente Calvin Coolidge, avviò una tradizione che si rinnova ad ogni amministrazione: la vigilia di Natale del 1923, egli ha dato inizio alle celebrazioni natalizie del Paese accendendo per la prima volta l'albero nazionale di Natale con 3.000 lampadine sull'Ellipse situata a sud della Casa Bianca; si trattava del primo albero di Natale della Comunità e di uno tra i primi alberi americani illuminati elettricamente.



L'abete balsamico, alto ben 48 piedi, proveniva dalla proprietà dei Coolidge sita nel Vermont e molti gruppi musicali erano presenti per festeggiare la nuova cerimonia dell'accensione delle lampadine elettriche sull'albero nazionale.

Fino al 1903, quando la General Electric ha iniziato ad offrire i kit pre-assemblati di luci natalizie, le così dette 'luci a corda', erano appannaggio esclusivo dei i più facoltosi che potevano permettersi un impianto curato direttamente da un elettricista professionista; secondo alcuni studi, illuminare elettricamente un albero di Natale di medie dimensioni prima del 1903 sarebbe costato quanto corrisponde a $2000,00 odierni !





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"Poichè un bimbo è nato per noi,

un figlio ci è stato donato.

Il Governo

poggerà sulle sue spalle.

Ed egli sarà chiamato:

Consigliere Sapiente, Dio Potente,

Padre Eterno, Principe della Pace ".


ISAIA 9:6





Le gioie più semplici, piccole soddisfazioni,
Risate e sorrisi in gran quantità.
Amici, famiglia, affiatamento, amore ...
Le elette benedizioni che provengono dall'alto.
Pace, Prosperità, Salute ed anche Serenità ...
Tutto questo e molto altro vi auguro con il cuore !



BUON NATALE !










- picture 1 - The Cleveland Family tree decorated with red, white and blue electric light bulbs, delighted the president's young daughters. It was placed in the second floor Oval Room of the White House in 1894. The White House Historical Association




That of the Christmas tree belongs to the traditions of the White House since 1835 when Andrew Jackson's french chef offered to his President a frosted sugar spruce that he made by himself, surrounded by flavored frosting toy animals. Tradition has it, that Jackson, from that moment, could not help but love Christmas and celebrate it with great jubilation every year.



- picture 2 - A view of the Jackson White House in 1835.



The XIV° President Franklin Pierce erected a Christmas tree in the White House in 1856 for a group of children from the Washington Sunday School, while the traditional 'caroler' sang "Hark, the Herald Angels Sing.", But the white House Historical Association reminds us that President Benjamin Harrison was the first to launch the custom of decorating a Christmas tree with decorations and candles for the family and for the visitors of the presidential building in 1889 and that in 1894, President Grover Cleveland the first to use electric lights to illuminate the Christmas tree of his own family.
(The task of decorating the Christmas tree inside the White House is part of the First Lady's duties according to a tradition started in 1929 by the then First Lady Lou Henry Hoover).



- picture 3 - The Christmas tree of President Grover Cleveland's family decorated with electric bulbs in 1894.



Before electricity and then the electric light bulbs to decorate the Christmas tree were invented, families used candles, a very dangerous practice which often procured household fires. Edward H.Johnson was probably the first to have lined up electric lights to light a Christmas tree in 1882: he, as a friend of Thomas Alva Edison and his associate in the direction of the Edison's Illumination Company, cabled by hand 80 multicolored lights - white, red and blue - with which he decorated a tree which also, thanks to electricity, turned on itself!


However, the world was not ready for electricity. There was a great distrust about electricity and it would take many years before people would accept the idea of ​​decorating a Christmas tree with electric lights. Probably President Grover Cleveland was among the first Americans to experience internal electric lights for Christmas when he asked for his family's tree hundreds of multi-colored electric bulbs.

Nearly a break with the tradition and with the Victorian Christmas took place during the term of Theodore Roosevelt, US President from 1901 to 1909.
History tells us that in 1902 the President, an ardent environmentalist, forbade his sons Archie and Quentin to have a Christmas tree, pointing out that this would undermine his program of conservation of the Country:"It is not good to cut trees for mere decoration. We need to set a good example to the people of America." However, when the matter was discussed with Gifford Pinchot, a cabinet member and founder of the Yale School of Forestry, the President had to surrender; Pinchot assured him that the thinning of the forest made by cutting wisely Christmas trees was actually a help for the forest heritage to prosper and it is said that after this occurence the Roosevelts, since then, decorated a small tree every Christmas.


The inauguration of the first national Christmas tree outdoors, by President Calvin Coolidge, began a tradition that is renewed every administration: on Christmas Eve of 1923, he started the Christmas celebrations of the Country lighting for the first time the national Christmas tree decorated with 3,000 electric light bulbs; located on the Ellipse, which is laying south of the White House, it was the first Christmas tree of the Community and one of the first American Christmas trees electrically lit.



- picture 4 and  picture 5 - Lighting the first Christmas tree for the American Comunity.



The balsamic fir, about 48 feet high, came from the Coolidge property located in Vermont and many bands were present to celebrate the new ceremony of the lighting of the national tree electric bulbs.

Until 1903, when General Electric began offering pre-assembled kits of Christmas lights, the so-called 'string lights', was an exclusive preserve of the wealthy people who could afford a neat system directly from a professional electrician; according to recent studies, to light up a medium-sized Christmas tree with electricity before 1903 would cost how much $ 2000.00 are today !





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"For a child is born to us,

a son is given to us.

The government will 

rest on his shoulders.

And he will be called:

Wonderful Counselor, Mighty God,

Everlasting Father, Prince of Peace."


ISAIAH 9:6 




The simplest joys, little pleasures,
Laughter and smiles in big measures.
Friends, family, togetherness, love ...
The choicest blessings from above.
Peace, prosperity, health and happiness too ...
All these and many more are my wishes for you !



MERRY CHRISTMAS !




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