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The origins of 'Hallowe'en', 'All Saints Day' and 'All Souls Day' traditions.

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Tutte le tradizioni che appartengono ad Halloween 
si perdono letteralmente nella notte dei tempi in quanto traggono la loro lontana origine dal 'magico' mondo celtico.



Halloween by James Elder Christie, tardo XIX secolo . 




Per l'antico popolo celtico, che conobbe il proprio massimo splendore sulle isole britanniche ( e nelle aree circostanti il Danubio ) tra il IV ed il III secolo a.C., l'anno cominciava il primo giorno del mese di novembre con la festa del raccolto conosciuta comeSamain o 'Sow it'- SEMINA quando tutto il raccolto era stato racimolato e pronto per essere conservato nei mesi dell'inverno, connotati dal freddo, dal buio e dal timore che esso da sempre, ancestralmente, reca con sé. 
Perciò la notte della sua vigilia, ovvero il 31 di ottobre, il sipario che divideva il mondo dei vivi da quello dei morti si credeva si sarebbe come assottigliato per divenire talmente lieve da lasciare penetrare le anime dei defunti tra di noi: falò e sfilate in maschera potevano guidare e tracciare la strada al morto risorto; se invece i morti erano temuti si cercava di tenerli lontani ponendo fuori dalla porta, sulla parte sinistra della soglia, del cibo che li potesse placare.


Tradizionalmente perciò quello che noi oggi chiamiamo Halloween si credeva essere il momento in cui il mondo soprannaturale raggiungeva il culmine della sua forza al punto da esercitare la propria influenza sulla vita della gente comune, convinzione che rimase viva sulle isole britanniche per tutto il periodo vittoriano, anche se con caratteristiche diverse a livello folklorico, da zona a zona; i residenti dei Fens Cambridgeshire, per esempio, erano forse i più timorosi di quello che la notte del 31 di ottobre poteva recare con sé e prendevano davvero un gran numero di precauzioni contro quelle che credevano essere le forze del male: oltre a lasciare del cibo al di fuori dell'uscio per soddisfare l'appetito di eventuali streghe che potevano giungere, essi bloccavano tutte le serrature con il sale, si assicuravano che tutti gli animali domestici e quelli della fattoria non potessero muoversi, spargevano rami di salice all'esterno di tutte le soglie, ed uccidevano un gallo le cui penne della coda erano appese sopra la porta della stalla.

Altri costumi celtici sono stati descritti nel poema "Hallowe'en"di Rabbie Burnsscritto in dialetto scozzese nel 1786, in cui si narra che in quella notte le fate danzano al chiarore della luna, mentre i giovani vagano per le campagne, cantando canzoni, raccontando storie spettrali e facendo scherzi, o partecipando a giochi 'magici' come mangiare una mela recitando una formula magica guardando, nel mentre, la propria immagine riflessa in uno specchio il quale avrebbe loro svelato il volto del futuro amore; in molte zone della Gran Bretagna per i bambini era una gioiosa tradizione popolare sfilare attraverso i loro villaggi, la sera di Halloween, mostrando le lanterne che avevano fatto, ricavandole scavando le verdure originarie dei luoghi, quali rape e barbabietole, e scolpendo sulla loro superficie espressioni raccapriccianti.



‘Halloween Frolics’ painted in the 1890s by James Elder Christie




Più tardi la Chiesa cercò di Cristianizzare tali tradizioni mutando il 1 novembre in'All Saints Day' - Ognissanti e il 2 novembre in 'All Souls Day' ovvero il giorno dedicato a tutti i fedeli defunti; invece di lasciare cibo fuori come offerte per tenere a bada anime in pena o spiriti irrequieti, le persone sono state incoraggiate a dare del cibo ai poveri, nacque l'usanza di donare piccole torte agli indigenti, chiamate "Soul Cakes - Dolci per l'Anima", e, anzi, si ritiene che sia questa l'origine dell'ancor usuale 'Trick-or-Treat', poiché come spesso accade quando due culture si fondono vengono conservati elementi e di una e dell'altra e non solo: in questo caso le tradizioni pagane si sono incontrate con quelle cristiane nel nuovo continente di conseguenza ai flussi migratori che lo popolarono e gli emigrati irlandesi che giunsero in America portarono con sé alcune superstizioni che nonostante tutto permangono per la gioia dei bambini: essi sostituirono la scultura di teste di rapa e di barbabietola con la zucca nominata "Jack-o-Lantern's" 



( Jack era il ladro che avendo offeso sia il Demonio che Dio, da allora in poi venne escluso dal Paradiso e dall'Inferno condannato a girovagare per la terra fino al giorno del Giudizio Universale) e dando vita a feste in maschera.



In America le celebrazioni di Halloween recate dagli emigranti dell'Inghilterra settentrionale e custodite dalle classi più altolocate del New England, cominciarono a diffondersi intorno al 1870, grazie alla pubblicazione di articoli apparsi su periodici per bambini e signore: leggiamo un estratto dal The Godey's Lady's Book dell'ottobre del 1872 che fu sicuramente uno dei primi a trattarne: 

HALLOWE'EN-- Il trascorrere del tempo ci ha ancora una volta condotti al mese in cui questa festività ricorre. Circa il giorno in sé non vi è nulla di notevole da segnalare, se non che da tempo quasi immemorabile All Hallow Eve, o Hallow-een, ha dato origine al tema della chiacchierata attorno al focolare e della storia pubblicata.

L'autore di questo articolo fornisce a malincuore un sunto della celebrazione descritta nel Robert Bums'"Hallowe'en" [ N.d.A. già citato sopra ] ( 1786, un poema scritto in dialetto scozzese che descrive con dovizia di particolari i riti divinatori e le immagini di Halloween in Scozia ) concludendo che la celebrazione ha semplicemente un carattere etnico appartenente ai "residenti inglesi, irlandesi, scozzesi e gallesi vecchio stile", 1


anche se i cattolici irlandesi preferiscono ricordare le radici delle celebrazioni come appartenenti all'accezione cristiana della festività.



 John Masey Wright (1777-1866, artist) and Edward Scriven (1775-1841, engraver) illustration to Robert Burns'Halloween




Frattanto in Inghilterra la regina Vittoria era entrata perfettamente nello spirito delle tradizioni facendo divenire usuale la processione annuale con le fiaccole accese che aveva luogo a Balmoral Castle



anche se va detto che il rafforzarsi del potere della Chiesa Protestante fece sì che a poco a poco i rituali di Halloween fossero, con il finire dell'epoca vittoriana, allontanati.

Un'ultima curiosità prima di lasciarvi:

‘Mash o’Nine Sorts’ era uno dei piatti tradizionali per Halloween ancora popolare in alcune parti della Gran Bretagna fino alla fine del periodo vittoriano. Si faceva mescolando insieme 9 ingredienti diversi, tra cui purè di patate, carote, rape, pastinaca, porri bolliti, piselli, sale, pepe e burro. Alle riunioni di Halloween veniva tradizionalmente servito agli ospiti non sposati. La padrona di casa metteva la sua fede nuziale all'interno della zuppiera prima di portarla in tavola e la persona che la trovava nella propria porzione sarebbe stata la prossima a sposarsi.


... e se mi permettete ancora una !



The Dumb-Cake Baking engraved by William Finden in 1843. 




Cuocere un 'Dumb Cake', conosciuto anche come 'Silent Cake' - dolce del silenzio - era un rito divinatorio tradizionale di Halloween popolare in tutta la Gran Bretagna per l'intero periodo vittoriano.
Vi era una grande varietà di rituali connessi con il 'Dumb Cake' ma gli elementi principali erano gli stessi. Diverse donne dovevano essere coinvolte nella preparazione della torta (una versione popolare sosteneva che solo 4 donne vi dovessero prendere parte). Ogni parte del procedimento doveva essere eseguita in completo silenzio. La torta doveva essere fatta con ingredienti molto semplici (farina, zucchero, sale, acqua che non doveva provenire da una sorgente) e poi impastata solo con il pollice sinistro; doveva essere cotta alla mezzanotte di Halloween e prendendo in considerazione la versione del rituale che coinvolge solo 4 donne, ovvero la più accreditata, essa prevedeva che una volta che la torta fosse cotta le donne avrebbero dovuto metterla su di un tavolo al centro della stanza, dividerla in 4 parti uguali, e porre ogni parte in un piatto distinto. Esse dovevano quindi mettersi nei 4 angoli della stanza, dopo aver fatto in modo che tutte le porte della casa fossero spalancate. La credenza voleva che lo spettro del futuro marito sarebbe apparso ad una o più delle donne per assaggiare la torta sul loro piatto.
Altre varianti vedevano coinvolto un gruppo più ampio di donne ognuna delle quali prendeva un pezzo di pasta della torta ancora da cuocere e vi incidesse le proprie iniziali insieme con quelle dell'amato. Quelle coppie le cui iniziali erano ancora visibili dopo la cottura si sarebbero sposate entro la fine dell'anno, mentre quelle le cui iniziali scomparivano avrebbero avuto un futuro infelice.2


Augurando a tutti voi di trascorrere dei sereni giorni di festa in famiglia, vi ringrazio sentitamente per tutto l'affetto che mai mancate di mostrarmi,

a presto 












Fonti bibliografiche:

A.M., Ruth Edna Kelley, The Book of Hallowe'en: The Origin and History of Halloween, Create Space Independent Publishing Platform, 2014; 






Citazioni:














All traditions belonging to Halloween
literally get lost in the mists of time since they fimd they roots in  the 'magic' Celtic world.





- picture 1 - ‘Halloween’ painted by James Elder Christie in the late 19th century





To the ancient Celtic people, who knew their heyday on the British Isles (and the areas surrounding the Danube) between the IVth and the IIIrd century BC, the year began on the first day of the month of November with the harvest holiday known as Samhain or 'Sow it', as all the harvest had been gathered and was ready to be stored and used during winter, connotated from the cold, the darkness and the fear that it has always has been, ancestrally, bringing with it.
Therefore the night of its eve, or October 31st, the thin veil which divided the world of the living from that of the deads was believed was believ to become thinned even thinner, so slender as to leave penetrate the souls of the deads among us: bonfires and mask parades could guide and lead the way to the resurrected dead, but if the dead wwas feared, peopletryed to keep him out of the door, putting on the left side of the threshold, the food that could appease him.



- picture 2 on the left - Traditionally, therefore, what we now call Halloween is believed to be the moment when the supernatural world reached the height of his strength enough to exert its influence on the lives of ordinary people,  belief that was living in the British Isles throughout the whole Victorian period, although with different characteristics at the level of folklore, from area to area; the residents of the Cambridgeshire Fens, for example, were perhaps the most fearful of what the night of October 31 could take with it and really took a lot of precautions against what they believed to be the forces of evil: in addition to leaving food the out of the door to satisfy the appetite of any witches who could come, they blocked all the locks with salt, made sure that all pets and the animals of the farm couldn't move, scattered willow branches outside of all the thresholds, and killed a rooster whose tail feathers were hung over the door of the stable.

Other Celtic costums are described in Rabbie Burns's poem "Hallowe'en", written in Scottish dialect in 1786, where it is said that on that night the fairies are dancing in the moonlight, while young people, roaming through the countryside, sing songs, tel spooky stories and make jokes, or participate in 'magic' games such as eating an apple while reciting an incantation watching, in the meanwhile, their reflection in a mirror, which would have revealed the face of their future love; in many parts of Britain for the children was usual to do a joyous folk parade through their villages, the evening of Halloween, showing the lanterns they had made, carving the vegetables originating from thier places such as turnips and beets, and sculpting on their surface gruesome expressions.




- picture 3 - ‘Halloween Frolics’ painted in the 1890s by James Elder Christie




Later the Church tried to Christianize these traditions changing  November 1st in 'All Saints Day'Day and November 2nd in 'All Souls Day'the day dedicated to all the faithful departed; instead of leaving food out of the door for restless spirits or souls in pain, people were encouraged to give food to the poors, it was born the custom of giving to the needy small pies, called "Soul Cakes", and, indeed, it is believed to be the origin of the still common 'Trick-or-Treat' because as often happens when two cultures mix together, are retained elements of both of them and not only: in this case the pagan traditions met with the Christian ones in the New Continent accordingly the migration flows which populated it and Irish immigrants who came to America brought with them some superstitions which nevertheless remain to the delight of children: they replaced the 'head' sculptured in turnips and in beets with a pumpkin named"Jack-o-Lantern's"



- picture 4



(Jack was the thief who offended both the Devil and God, and from then he's excluded from Paradise and Hell, condemned to wander throughot the earth until the Day of Judgement) and giving birth to costume parties.



- picture 5




American Halloween celebrations brought by the emigrated from the north of England and kept by the upper classes of the New England, began to spread in the 1870s, with the publication of articles that appeared in magazines for children and women: let's read an excerpt from The Godey's Lady's Book of October 1872 that was definitely one of the first to deal with it:

HALLOWE'EN--Time in its ever-onward course, has once more brought us to the month in which this festival occurs. About the day itself there is nothing in any wise peculiar or worthy of notice, but since time almost immemorial All Hallow Eve, or Hallow-een, has formed the subject theme of fireside chat and published story.

The author of this article reluctantly provides his readers with a synopsis of the holiday as described in Robert Bums'"Hallowe'en" [ N.d.A.: as written above ] (1786, a poem in the Scottish dialect that describes in great detail the divination rites and images of Halloween in Scotland ), concluding that the celebration is simply an ethnic one "amongst the old-style English, Irish, Scotch and Welsh residents"1

even though Irish Catholics prefer to remember the roots of the celebrations as belonging to the Christian meaning of the holidays.



- picture 6 -  John Masey Wright (1777-1866, artist) and Edward Scriven (1775-1841, engraver) illustration to Robert Burns' Halloween



Meanwhile in England, Queen Victoria had entered fully into the spirit of this tradition recognizing and making her own the annual procession with lighted torches which took place at Balmoral Castle



- picture 7



although it must be said that the strengthening of the power of the Protestant Church meant that gradually the rituals of Halloween were, with the end of the Victorian era, moved away.

One last thing before leaving you:

'Mash o'Nine Sorts' was one of the traditional dishes for Halloween still popular in some parts of Britain until the end of the Victorian period. He was made stirring together nine different ingredients, including mashed potatoes, carrots, turnips, parsnips, boiled leeks, peas, salt, pepper and butter. At the Halloween meeting it was traditionally served to unmarried guests. The hostess put her wedding ring inside the bowl before serving the soup and the person who found it in his portion would be the next to marry.


... and if you allow me, still one more !





- picture 8 - The Dumb-Cake Baking engraved by William Finden in 1843. 




Baking a‘Dumb Cake’, also known as a ‘Silent Cake’, was a traditional Halloween divination ritual which was popular across Britain throughout the Victorian period.
There were a huge variety of rituals associated with the Dumb Cake but the main elements remained the same. Several women must be involved in each aspect of making the cake (a popular version held that just four women should take part). Every part of the process should be performed in complete silence. The cake should be made using very simple ingredients (flour, sugar, salt, and water which must not come from a spring) and then kneaded with only the left thumb. It must be baked at midnight on Halloween.
The version of the ritual involving only four women held that once the cake was baked the women should place it on a table in the very centre of the room, divide it into 4 equal portions, and each set a portion on a separate plate. The women should then stand in the 4 corners of the room, having first made sure all the doors in the house were wide open. The belief was that the spectre of their future husband would then appear to one or more of the women and try the cake on their dish.
Other variations involved a larger group of women who each took a lump of the dough, shaped it into their own small cake and marked it with their initials and those of their sweetheart. Those couples whose initials were still visible after baking would be married before the end of the year whereas those whose initials disappeared would be unfaithful and drift apart. 2


Wishing all of you to spend some peaceful holidays in family, I thank you very much for all the love that you never fail to show me and make me feel,


see you soon 















Bibliographic sources:

A.M., Ruth Edna Kelley, The Book of Hallowe'en: The Origin and History of Halloween, Create Space Independent Publishing Platform, 2014;






Quotations:










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http://strangersandpilgrimsonearth.blogspot.it/2015/11/the-art-of-home-making-mondays-please.html

CIVIL WAR FASHION: Clothes (Plaid Dresses and Pagoda Sleeves).

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Fashion is a social agreement, 
the result of a consensus of a large group of people.

 Stella Blum (1916 - 1985)




Da un punto di vista economico già prima della Guerra di Secessione, in America le differenze tra nord e sud erano notevoli: il nord, più popolato, prospero, urbanizzato ed industrializzato, il sud che ancora si reggeva su di una economia agricola governata dal 'Re cotone', perciò oltre quella della schiavitù vi era una motivazione anche di tipo economico che condusse a tale disastroso conflitto che vide il sud divenire sempre più povero ( gli stati confederati, investendo quanto più potevano nell'industria bellica, bloccarono le loro esportazioni di cotone sperando nell'aiuto degli stati europei quali Francia e Gran Bretagna delle cui industrie tessili erano i principali fornitori, ma ciò non accadendo si trovarono a perdere i loro mercati oltreoceano, che preferirono l'India ed il Brasile, e a vivere in una sorta di autarchia: Il prezzo non solo di un articolo di lusso, ma anche di uno di manifattura era proibitivo. Nel 1864, quando la paga mensile di un soldato era di 18 $ uno spazzolino da denti costava 8 $ e per acquistare un coltellino tascabile o una libbra di caffè ci voleva un intero stipendio, 18 $. ( Inutile dire che l'economia alla fine del conflitto era compromessa ed era tornato in voga una sorta di baratto.) il nord cresceva demograficamente a vista d'occhio perché i movimenti migratori provenienti dall'Europa si dirigevano verso gli stati settentrionali, e la sua economia, di conseguenza, ne trovò giovamento, anche se, ovviamente, era quello bellico il settore economico privilegiato.

Facendo un discorso generale, le donne che erano rimaste a casa con i loro vecchi, i loro figlioli e gli uomini di salute cagionevole che l'esercito aveva rifiutato, dovettero ingegnarsi per procurasi ogni cosa, dalla più banale ed indispensabile a quella meno necessaria, tanto a sud quanto a nord.
E certo i capi di abbigliamento, pur facendo parte dei beni di prima necessità, venivano dopo l'approvvigionamento delle cibarie, che al sud continuavano a venir date in gran parte dalla terra, al nord dovevano essere obbligatoriamente acquistate.



Avete in mente quei dolcissimi abiti con fantasie a piccoli fiori, quadri, pois che fanno innamorare ?
Ebbene, durante la Guerra di Secessione le stoffe erano quasi introvabili e le poche che vi erano in commercio avevano prezzi del tutto inaccessibili, per cui le donne si ingegnarono utilizzando ciò che avevano in casa: tovaglie, lenzuola, scampoli di tessuto da mettere insieme con l'aiuto della fantasia e della creatività, giocando con l'ausilio di inserti e di dettagli, talvolta molto elaborati ...





Ed ecco che fanno la loro comparsa e diventano 'di moda' abiti dai colori sgargianti, vivaci, a righe e a quadri - i così detti PLAID DRESSES - di una dolcezza irripetibile che rendono unico questo periodo della storia della moda in ogni donna sembra trasformarsi in una bambola per come si abbiglia





anche se tutto ciò trova giustificazione nell'economia del triste periodo storico di cui stiamo parlando.

Ricorderete sicuramente tutti la scena del film Via col Vento in cui Rossella O'Hara, quasi di smania, tira giù dal bastone le tende di velluto verde brillante che ornavano l'ampia finestra del salone della meravigliosa dimora della tenuta di Tara, chiedendo a Mamy di fargliene un vestito per andare a trovare il suo Rhett: 



le tende, sì, proprio gli imponenti tendoni che erano il dettaglio che più rendeva affascinanti i saloni delle dimore delle famiglie più benestanti, dei proprietari terrieri al sud o degli abitanti dei primi nuclei urbani al nord non servivano più, le imposte erano spesso tenute chiuse in modo da dare l'impressione che la dimora fosse stata abbandonata ( senza uomini in casa che potessero gestire armi e difendere la famiglia le donne cercavano di difendersi come potevano ) ed anche questi metri e metri di stoffa pregiata, insieme con le passamanerie che li impreziosivano, servirono per confezionare gli abiti più sofisticati, quelli da passeggio o da cerimonia.




L'ampiezza dei tagli delle stoffe era quella che era e così pure la loro pesantezza perciò talvolta per ovviare a tali limiti vediamo abiti con sovrapposizioni, a più livelli, e maniche senza polsi che non coprono la totalità della lunghezza del braccio: divengono infatti di moda in questo periodo anche le PAGODA SLEEVES, le maniche a pagoda, ovvero maniche che finiscono al culmine della loro ampiezza sotto cui venivano riportate, per non lasciare passare il freddo, sotto-maniche di tessuto bianco, magari abbondanti al polso, spesso ricamate, cucite fino alla spalla o agganciate al corsetto per poter essere utilizzate con abiti differenti.



"Undersleeves" in cotone bianco da vestire sotto le ampie "Pagoda Sleeves" utilizzate in alcuni corpetti al tempo della Guerra di Secessione. Queste "undersleeves" venivano attaccate sopra il gomito e sono rifinite con pizzo ad occhiello ai polsi.




Fu questo un dettaglio che piacque molto ai disegnatori di moda parigini e ben presto divenne a far parte degli abiti delle gran dame d'Europa e forse fu proprio questa la prima ed unica volta in cui l'America dettò legge, per caso fortuito, tra parentesi, in fatto di moda.






Princess Louise of Great Britain indossa un abito con Pagoda Sleevs e undersleeves che sono chiuse al polso e terminano con il polsino.





Arciduchessa Sofia Charlotte in Bayern indossa una crinolina a semicupola con Pagoda Sleeves e undersleeves.





 Maria Pia di Savoia, Regina del Portogallo, la quale indossa un abito con Pagoda Sleeves.





 La giovane principessa d'Italia Maria Clotilde di Savoia indossa corte Pagoda Sleeves che terminano con undersleeves.





La giovane principessa Helena of Great Britain indossa una crinolina con Pagoda Sleeves.






Sisi indossa un abito bianco con Pagoda Sleeves.
 Foto di Ludwig Angerer, 1860.



Anche oggi il nostro tempo sta per scadere, ma non prendo congedo da voi senza avervi prima doverosamente ringraziati per tutto quanto mi date, vi auguro ogni bene e vi abbraccio con affetto.

A presto 














FONTI BIBLIOGRAFICHE: 

Stella Blum, Fashions and Costumes from Godey's Lady's Book: Including 8 Plates in Full Color ( Dover Fashion and Costumes ), Dover Publications, 1985; 

Mark Campbell, Civil War Ladies: Fashion and Needle-Arts of the Early 1860's, L.R.Shep Publications, 2007;

Juanita Leisch, Who Wore That?: Women's Wear, 1861-1865, Thomas Publications ( PA), 1995.










Fashion is a social agreement, 
the result of a consensus of a large group of people.

 Stella Blum (1916 - 1985)





- picture 1




From an economic point of view even before the Civil War, in America, the differences between North and South were considerable: the North, more populous, prosperous, urbanized and industrialized, the South which still held itself to an agricultural economy ruled by ' King Cotton ', so we may say that over that of slavery there was also an economic motivation which led to this disastrous conflict that saw the South become increasingly poor (the Confederate States, investing as much as they could to the war effort, blocked their exports of cotton hoping in the help of the European countries such as France and Great Britain whose textile industries they were the main suppliers, but this hope was disappointed and they found themselves losing their markets overseas, since France and Great Britain chose India and Brazil as new markets, and to live in a sort of autarky: the price not only of a luxury item, but also of a manufacturing was prohibitive.
In 1864, when the monthly pay of a soldier was 18 $ a toothbrush costed $ 8 and to buy a pocket boxcutter or a pound of coffee it was necessary a full salary, $ 18. ( Needless to say that the economy at the end of the conflict was compromised and was back in vogue a kind of barter.) The States of North demographically grew visibly because the migration from Europe made their way to the them, and their economy, as a result, found a great beneficial, although, of course, it was the military one the privileged economic sector.

Making a general 'speech', the women who had remained at home with their elderlies, their children and men in poor health that the army had refused, had to do their best to procure everything, from the most mundane to the most necessary and indispensable thing, as much in the South as in the North.
And of course the clothing, although part of the basic necessities, came after the supply of foodstuffs, which in the South continued to be given largely from the ground, in the North had to be compulsorily purchased.




- picture 2




Do you have in mind those sweet dresses with patterns with small flowers, small squares, pois, that make you fall in love?
Well, during the Civil War it was almost impossible to find fabric and the few that were on the market had prices  completely inaccessible, so women rushed out using what they had at home: towels, sheets, scraps of fabric to be put together with the help of imagination and creativity, playing with the aid of inserts and details, sometimes very elaborate ...




- picture 3


- picture 4


- picture 5




And then make their appearance and become 'fashionable' clothing with bright colors, vivid stripes and squared motifs, the so-called PLAID DRESSES by a unique sweetness that make of this a unique period in the history of fashion since every woman seemed to become a doll with such gowns,



- picture 6


- picture 7


- picture 8




even if this is justified by the economy of the sad historical period we are talking about.

Surely you all remember the scene in the movie Gone with the Wind in which Scarlett O'Hara, quite restless, snatches from their stick, the bright green velvet curtains adorning the large living room window of the magnificent mansion of the estate of Tara, asking Mamy for sewing her a suit to 'pay a visit' her Rhett:




- picture 9




curtains, yes, the massive marquees which were the detail that made it more attractive the salons  of wealthy families' residences, of landowners in the South or of the inhabitants of the first urban centers in the North were no longer needed, the shutters were often kept closed so as to give the impression that the house had been abandoned (if you think there was no man in the house that could handle any weapons to defend the family and women were trying to defend themselves as they could ) and even these meters of fine cloth, together with the trimmings which adorned them, were used for making clothes, obviously those more sophisticated, for walking or ceremonies.




- picture 10


- picture 11


- picture 12




The wideness of the cuts of this kind of fabrics was what it was and sometimes they were not long or heavy enough, therefore, to overcome these limitations we see dresses with overlapping, layered, with large sleeves, without cuffs, which don't cover the entirety of the length of the arm: they become in fact fashionable in this period also the so said PAGODA SLEEVES, large sleeves that end at the height of their wideness, under which they were worn, for not to leave penetrate the cold, under-sleeved made of white fabric, maybe quite abundant to the wrist, often embroidered, sewn up to the shoulder or attached to the corset to be used with different clothes.



- picture 13 - White cotton "undersleeves" for wear under the wide "Pagoda" style sleeves used in some civil war bodices. These undersleeves tie above the elbow and are trimmed with eyelet lace at the cuffs.



This was a detail that really pleased the fashion designers in Paris and soon became part of the clothing of the great ladies of Europe and perhaps it was this the first and only time in which America called the shots, for unforeseeable circumstances, including Incidentally, about fashion.




- picture 14 -A page of the 'Petit Courier des Dames'dated 1860



- picture 15 - Princess Louise of Great Britain wears a dress with Pagoda Sleeves and under-sleeves that are closed at the wrist and probably end with cuffs in this photo.



- picture 16 - Archduchess Sophie Charlotte in Bavaria wears a half-dome crinoline with Pagoda Sleeves and under-sleeves in this photo.



- picture 17 -  Maria Pia di Savoia, Queen of Portugal, wearing Pagoda Sleeves.



- picture 18 - The young Princess of Italy Maria Clotilde di Savoia wearing short sleeves that flare out, Pagoda Style, ending in under-sleeves.



- picture 19 -Young Princess Helena of Great Britain wearing a crinoline with Pagoda Sleeves



- picture 20 - Sisi wearing a white gown with Pagoda Sleeves. Photo by Ludwig Angerer, 1860.



Even today, our time is running out, but I do not take leave of you without first having duly thanked all of you for what you give me, I wish you all the best and I embrace you affectionately.


See you soon 














FONTI BIBLIOGRAFICHE: 


Stella Blum, Fashions and Costumes from Godey's Lady's Book: Including 8 Plates in Full Color ( Dover Fashion and Costumes ), Dover Publications, 1985; 

Mark Campbell, Civil War Ladies: Fashion and Needle-Arts of the Early 1860's, L.R.Shep Publications, 2007;

Juanita Leisch, Who Wore That?: Women's Wear, 1861-1865, Thomas Publications ( PA), 1995.



Frances Hodgson Burnett & Great Maytham Hall, her SECRET GARDEN.

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"Fu seguendo il dolce volo di un pettirosso, che abbandonò il ramo del susino su cui sostava, desideroso di indicarle la via per la serenità, che ella scoprì una vecchia porta in legno nascosta tra l'edera per mezzo della quale accedette ad un logoro e trascurato walled garden - da tempo nessuno se ne prendeva cura -  di cui iniziò, entusiasta, il restauro, arricchendolo con con centinaia e centinaia di rose dai più dolci profumi. 



Mise un tavolo ed una sedia nel vecchio gazebo, ed abbigliata sempre di un abito bianco ed un grande cappello, 



a grandi falde,vi entrava per scrivere nella pace e nella tranquillità del suo profumato 

Giardino Segreto."


Daniela Lasagnini



Più di un centenario è trascorso dalla pubblicazione della prima edizione del romanzo per l'infanzia The Secret Garden( 1911 ) ed ancora continua ad incantare grandi e piccini, ad ispirare registi, produttori cinematografici e di canovacci teatrali ...
Non era più giovanissima quando, intorno alla metà del 1890, Frances Hodgson Burnett scopri la magnificenza di Great Maytham Hall e dei 1,700 acri di terreno in cui era immersa, aveva al tempo già scritto la maggior parte dei suoi lavori di successo, ma fu qui che ella trovò il suo SECRET GARDEN.





∼ CENNI BIOGRAFICI ∽



 Drawing of Frances Hodgson Burnett with signature, from the New York Public Library [http://digitalgallery.nypl.org/nypldigital/id?1164534]




Nata il 24 novembre del 1849 nel circondario di Manchester, conosciuta come commediografa e scrittrice inglese, Frances Eliza Hodgson legò il suo nome ( ed il suo successo ) principalmente a romanzi per l'infanzia; terza dei cinque figli, con due fratelli maggiori e due sorelle minori, della prole di Edwin Hodgson e di Eliza Boon, la sua famiglia apparteneva alle classi medio-alte della città ed, essendo il padre un negoziante di ferramenta che lavorava in un centro industriale ( anche se la maggior parte delle industrie di Manchester erano tessili ) potevano permettersi un certo benessere che consentiva loro di mantenere anche una domestica ed una nurse.
La Guerra di Secessione in America che ebbe inizio nell'aprile del 1861 bloccò del tutto le esportazioni di cotone per cui gli abitanti di Manchester, poco a poco, caddero in miseria, motivo per cui gli Eliza Hodgson, divenuta capofamiglia dopo la morte del marito, decise di vendere tutti gli averi degli Hodgsons in Inghilterra per seguire il fratello il quale era emigrato nel Tennessee dove ora stava mandando avanti un fiorente negozio di merci secche. Nel 1865, quando Frances aveva sedici anni, la famiglia emigrò gli Stati Uniti e si stabilì nei pressi di Knoxville, dove dovettero adattarsi ad una vita ben più modesta rispetto a quella cui erano avvezzi: dopo la fine della guerra che portò commercio nella zona,lo zio di Frances perse gran parte della propria fortuna e non fu in grado di provvedere alla famiglia della sorella appena giunta in terra d'oltreoceano.

I poveri Hodgsons furono così costretti a trascorrere il primo freddo inverno nel Tennessee in una capanna di legno, tipo quelle che siamo usi vedere utilizzate dai pionieri, per poi trovare poco dopo una sistemazione leggermente migliore, una casa che Frances chiamò "Arca di Noè, il Monte Ararat". 
Viveva a quel tempo di fronte a loro la famiglia Burnett, e Frances trascorreva il proprio tempo libero con il giovane Swan Burnett, menomato di conseguenza ad un incidente occorsogli durante l'infanzia che lo rese claudicante e perciò incapace di dedicarsi a qualsiasi attività fisica, iniziandolo alla lettura di autori quali Charles Dickens, Sir Walter Scott e William Makepeace Thackeray che ella già aveva conosciuto nella sua Inghilterra.

Giunta in America Frances iniziò a scrivere per aiutare la famiglia: la sua prima storia venne pubblicata  su The Godey's Lady's Booknel 1868 e dopo di essa, i suoi racconti apparvero regolarmente sullo Scribner's Monthly, Peterson's Ladies' Magazine e Harper's Bazaarfrattanto nel 1870 la situazione si fece ancora più critica quando si spense anche Eliza ...



Maritatasi con Swan M.Burnett, che nel frattempo aveva condotto e concluso i propri studi per divenire medico, nel 1873, Frances pubblicò il suo primo romanzo That Lass o' Lowrie's, una storia sulla vita nel Lancashire nel 1877 cui fecero seguito Haworth's(1879),Louisiana (1880), A Fair Barbarian (1881), e Through One Administration(1883), ed anche lo spettacolo teatraleEsmeralda (1881) scritto insieme con William Gillette.
Nel 1886 pubblicòLittle Lord Fauntleroyche noi conosciamo comeIl Piccolo Lord ispirato al suo secondo figliolo ( dal matrimonio con Burnett ella ebbe due figli, Lionel and Vivian ) che vendette più di mezzo milione di copie.

Dalla metà degli anni novanta dell'Ottocento Frances scelse di tornare a vivere in Inghilterra e nel 1898 Frances divorziò dal Dr.Burnett sposandosi dopo solo due anni con Stephen Townsend, il suo business-manager. Il secondo matrimonio durò meno di due anni, terminando nel 1902, ma ella aveva comunque trovato la serenità, si era stabilita 
presso Great Maytham Hall 



nel cui ampio giardino ella coltivava le proprie passioni, quella della cura dei fiori e quella della scrittura; ella elesse questo imponente edificio che sembrava un antico maniero feudale - in realtà risaliva la 1721 - quale propria dimora per il decennio seguente, accogliendo ospiti dai nomi di spicco del mondo delle arti tra cui Ellen Terry, Henry James e Rudyard Kiplinge vivendovi con Stephen Townsend prima ancora di sposarlo, destando così grande sdegno nel Vicario del villaggio.
I suoi ultimi lavori includonoSara Crewe(1888) - successivamente riscritto comeThe Little Princess - La Piccola Principessa (1905); A Lady of Quality (1896) - considerato uno dei migliori spettacoli teatrali da lei scritti - eThe Secret Garden, ovveroIl Giardino Segreto ( pubblicato nel 1911 ) - forse la sua opera più conosciuta.







∼ THE SECRET GARDEN ∽

“Non possedevo il pettirosso — lui possedeva me — o forse ci appartenevamo l'un l'altro.

Era un pettirosso inglese ed era una persona — non semplicemente un uccello . . . Incontrai questo 'tipo' così particolare nel mio roseto in Kent. Ero certa che fosse nato lì e per almeno un anno egli credette che quello fosse il mondo. Si trattava di un luogo solitario, mistico, chiuso parzialmente da una barriera di vecchi mattoni rossi con dietro un bosco.”



Copertina della prima edizione di The Secret Garden, pubblicata nel 1911




Dopo la perdita del suo primo figlio Lionel nel 1890 cominciò con il prender corpo nella mente della scrittrice l'idea di fare ritorno alla sua nativa Inghilterra, cosa che trovò realizzazione nel 1895 e, quando scoprì nel Kent la residenza di Great Maytham Hall se ne innamorò immediatamente; l'imponente costruzione, immersa nel verde, era allora di proprietà di John Tennant e da lui la prese in affitto nel 1898, dedicando tutto l'anno successivo al ripristino dei giardini in triste stato di decadimento, soprattutto quello scoperto grazie al suggerimento di quel 'curioso' pettirosso: 





le poche righe che fanno da cappello introduttivo a questo post, da me scritte, che riportano alla mente la scoperta da parte della piccola Mary Lennox della porta di quello che diverrà il 'Secret Garden' non sono romanzate, ma corrispondono a realtà ...

Probabilmente in evidente stato depressivo, Frances Hodgson Burnett ritrovò la gioia di vivere nel lavoro in giardino e nell'entusiasmo dato dal creare uno spazio tutto per sé in cui rifugiarsi per scrivere: The Making of a Marchioness (1901) fu il primo romanzo che quel piccolo angolo di paradiso le ispirò e ad esso fecero seguito i già citati The Little Princess (1905) e The Secret Garden (1910).


Great Maytham Hall vista dal Secret Garden




Nel 1909, quando la scrittrice si trovava temporaneamente in America, fu commissionato a Sir Edwin Lutyens il ripristino dell'edifico principale che rimane tutt'oggi uno dei migliori esempi di costruzioni dell'epoca edoardiana in Kent, se non in tutta la Gran Bretagna: il proprietario desiderava fare di Great Maytham Hall una grande residenza di campagna per sostituire la sala in stile georgiano esistente con una vasto salone al piano terra per ricevere ed intrattenere gli ospiti, camere da letto al primo rialzato ed un secondo piano dedicato ai bambini.

Lutyens era responsabile di tutte le rifiniture di pregio di pertinenza architettonica, mentre i lavori di ripristino paesaggistico furono di competenza dell'inseparabile Gertrude Jekyll - il tutto per un costo di £ 24.000 - ... pensate a quanti nomi di prestigio è legato questo luogo !

Purtroppo però la vita di Great Maytham quale residenza famigliare doveva essere di breve durata. Tennant spirò dopo essere improvvisamente sprofondato sul suo tavolo da biliardo nel 1936, e la casa fu venduta dalla moglie due anni più tardi; nel 1840 lo scoppio del secondo conflitto mondiale fece sì che venisse requisita dal governo e cadesse successivamente in declino per recuperare lustro e splendore grazie ad un recente restauro in grado di ricondurre alla luce tutta la sua magnificenza tanto che che quasi fa concorrenza, con i suoi 17 acri di giardini formali, alla residenza di Sissinghurst, di lì poco distante.

Vi lascio con un raro sorriso di Frances Hodgson Burnett, un'altra lady che ci ha dimostrato quanto possa essere prodigioso il prendersi cura di un giardino e soprattutto il contatto diretto con la Natura che ne è sinonimo


e con la citazione di un proverbio cinese che mi sembra del tutto appropriato a questo mio scritto di oggi che spero, con tutto il cuore, abbiate trovato interessante.

Lo dedico ad una dolcissima amica, MINU', che ha espresso il desiderio di leggere un post sul suo romanzo preferito, The Secret Garden ... spero con ciò di avere appagato questa sua aspirazione e di non aver deluso le sue aspettative.



Chiunque ama e capisce un giardino,
 vi troverà dentro la gioia. 


A presto 














Fonti bibliografiche: 


Frances Hodgson Burnett, The Secret Garden, DIAMOND BOOKS EDITION, 1993;

Frances Hodgson Burnett, The One I Knew the Best of All: A Memory of the Mind of a Child (1893), Kessinger Publishing, 2010.










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"It was following the gentle flight of a robin, that leaving the branch of the plum tree on which he stood, eager to show her the way to the serenity, that she found an old wooden door, hidden in the ivy, through which came into a threadbare and neglected walled garden - for a so long time no one took care of it - of which began, enthusiastic, the restoration enriching it with hundreds and hundreds of roses from the sweetest scents.






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She put a table and a chair in the old gazebo, and always dressed with a white gown and a wide-brimmed large hat,




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she entered it to write in the peace 
and the tranquility of her perfumed


Secret Garden."


Daniela Lasagnini




Over a century has past since the publication of the first edition of the novel for children The Secret Garden (1911) and it still goes on enchanting young and old, to inspire directors, film makers and theatrical producers ...
She wasn't very young anymore when, around the middle of 1890, Frances Hodgson Burnett discovered the magnificence of Great Maytham Hall and of the 1,700 acres of land by which it was surrounded, she had at the time already written most of her works of success, but it was here that she found her SECRET GARDEN.





∼ BIOGRAPHY ∽



- picture 4 - Drawing of Frances Hodgson Burnett with signature, from the New York Public Library - [http://digitalgallery.nypl.org/nypldigital/id?1164534]




Born on November 24th,1849 in the district of Manchester, known as a playwright and writer, Frances Eliza Hodgson linked her name (and her success), mainly to novels for children; the third of five children, with two older brothers and two younger sisters, of Edwin and Eliza Hodgson Boon, her family belonged to the middle-upper classes of the town and, being her father an ironmonger who worked in an industrial center 
( Manchester was enriching itself day by day because of its industries, mostly textiles ) could afford a degree of prosperity that allowed him to maintain even a maid and a nurse.
The Civil War in America that began on April 1861 stopped all exports of cotton, that's the reason why all the inhabitants of Manchester, gradually, fell into misery, and thus Eliza Hodgson, become head of the family after the death of her husband, soon decided to sell all the assets of the Hodgsons in England to follow her brother who had emigrated to Tennessee where now he had a thriving store of dry goods. In 1865, when Frances was sixteen years old, the family emigrated to the United States and settled near Knoxville, where they had to adapt to a life far more modest than the one they were accustomed: after the end of the war which led a big trade in the area, Frances's uncle lost most of his fortune and wasn't anymore able to provide for the family of her sister just arrived on the overseas land.

The poor Hodgsons were thus forced to spend their first cold winter in Tennessee in a log cabin, like the ones that we are used to see owned by the pioneers, to find shortly after a slightly better accommodation, a house that Frances called "Noah's Ark, Mount Ararat. "
At that time in front of them was living the Burnett family and Frances spent her spare time with the young Swan Burnett, maimed as a result of an accident which occurred during his childhood that left him lame and therefore unable to take part to any physical activity, initiating him to read authors such as Charles Dickens, Sir Walter Scott and William Makepeace Thackeray who she already had known in her native England.

Just arrived in America Frances began writing to support her family: her first story was published in The Godey's Lady's Bookin 1868 and after it, her stories were regularly present on theScribner's Monthly, thePeterson's Ladies' Magazine and Harper's Bazaar; meanwhile in 1870 the situation became even more critical when also Eliza died ...




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Married with Swan M. Burnett, who in the meantime had conducted and completed his studies to become a doctor, in 1873, Frances published her first novel That Lass o 'Lowrie's - a story about life in Lancashire - in 1877 which was followed by Haworth's (1879 ), Louisiana (1880), A Fair Barbarian (1881), and Through One Administration (1883), and also the theatrical play Esmeralda (1881) co-written with William Gillette.
In 1886 she published Little Lord Fauntleroy inspired by her second son (from her marriage to Burnett she had two sons, Vivian and Lionel) which sold more than half a million copies.

Since the mid-nineties of the XIXth century Frances chose to return to live in England and in 1898 she divorced from Dr.Burnett marrying after only two years Stephen Townsend, her business-manager. The second marriage lasted less than two years, ending in 1902, but she had found her longed serenity, she had settled at Great Maytham Hall





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in the large garden of which she cultivated her passions, both that of the care of the flowers and that of writing; she chose this imposing building that looked like an ancient feudal manor - actually it dates back to 1721 - as her home for the next decade, welcoming guests from the leading names belonging to the world of the arts including Ellen Terry, Henry James and Rudyard Kipling and for living there with Stephen Townsend before marrying him, rousing thus great indignation in the Vicar of the village.
Her latest works include Sara Crewe (1888), later rewritten as The Little Princess (1905); A Lady of Quality (1896) - considered one of the best plays written by her - and The Secret Garden(published in 1911) - perhaps her best known work.







∼ THE SECRET GARDEN ∽

“I did not own the robin — he owned me — or perhaps we owned each other.

He was an English robin and he was a person — not a mere bird. . . This particular one I knew in my rose-garden in Kent. I feel sure he was born there and for a summer at least believed it to be the world. It was a lonesome, mystic place, shut in partly by old red brick hedge with a wood behind it.”




- picture 7 - Cover of the first edition ofThe Secret Garden, published in 1911




After the loss of her first child, Lionel, in 1890, it began to take shape in the mind of the writer the idea of coming back to her native England, idea which found realization in 1895 and, when she discovered in Kent the residence of Great Maytham Hall she immediately fell in love with it; the imposing building, surrounded by greenery, was then owned by John Tennant and after renting it in 1898, she devoted the very next year to restore the gardens in sad state of decay, especially the one discovered by suggesting of that 'curious' robin:




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the few lines that form the introductory chapeau to this post, written by me, which bring to mind the discovery by the little Mary Lennox of the door of what will become the 'Secret Garden' are not fictional, but correspond to reality ...

Probably in a state of depression, Frances Hodgson Burnett found back the joy of life, working in her garden and in the enthusiasm given by creating a space for herself where to retreat to write:The Making of a Marchioness(1901) was the first novel which that little piece of heaven inspired her and it was followed by the already mentioned The Little Princess(1905) and The Secret Garden(1910).




- picture 12 - Great Maytham Hall seen from the Secret Garden




In 1909, when the writer was temporarily in America, it was commissioned to Sir Edwin Lutyens the restoration of the main building that remains one of the finest examples of Edwardian buildings in Kent, if not in the whole Britain: the owner wanted to do of Great Maytham Hall a large country house, replacing the existing Georgian-style lounge, with a large hall on the ground floor to receive and entertain guests, bedrooms on the first floor and a second floor dedicated to children.

Lutyens was responsible for all the high quality finishings of architectural relevance, while the works of landscape restoration were commissioned to the inseparable Gertrude Jekyll - all at a cost of £ 24,000 - ... think of how many names of prestige are tied to this place !

Unfortunately, the fate of the life of Great Maytham as a family residence was to be short-lived. Tennant died after suddenly collapsing on his billiards table in 1936, and the house was sold by his wife two years later; in 1840 the outbreak of the Second World War meant that it was requisitioned by the government and subsequently fell into decline, to recover prestige and glory thanks to a recent restoration able to bring to light all its glory so that it now almost competes, with its 17 acres of formal gardens, with the residence of Sissinghurst, not far from there.



I'm leaving you with a rare smile by Frances Hodgson Burnett, another lady who showed us how prodigious the care of a garden and the direct contact with nature that is its synonymous can be



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and by quoting a Chinese proverb which I think is definitely appropriate to this writing of mine of today that I hope, with all my heart, you've found pleasant and interesting to read.


I dedicate it to a very sweet friend, MINU', who has expressed the desire to read a post on her favorite novel, The Secret Garden ... I hope with this to have given realization to this aspiration of hers and not to have disappointed her expectations.



Anyone who loves and understands a garden,

  will find the joy in it.





See you soon my beloved friends 












Bibliographic sources: 


Frances Hodgson Burnett, The Secret Garden, DIAMOND BOOKS EDITION, 1993;

Frances Hodgson Burnett, The One I Knew the Best of All: A Memory of the Mind of a Child (1893), Kessinger Publishing, 2010.


VICTORIAN ETIQUETTE: 'Calling Cards' and Paying Calls.

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All'inizio del XIX° secolo, l'etichetta del 'Calling' era un rituale fermamente stabilito nella società, poiché divenir parte dell'elite vittoriana e dell'aristocrazia era l'obiettivo sociale della borghesia intraprendente, ed il biglietto da visita, ovvero la 'Calling Card', era parte integrante delle presentazioni, degli inviti e delle visite, era un modo per entrare a far parte di un circolo sociale, per far conoscere la propria figlia, magari prossima all'età da marito e non ancora 'sistemata', ma anche per tenere lontane in modo elegante le persone indesiderate. 







'CALLING CARDS'

La 'Calling Cards' ( oggi la chiameremmo biglietto da visita, ma al tempo non era semplicemente solo questo ) di una Lady aveva dimensioni maggiori di quella di un Gentleman al quale doveva stare nel taschino del panciotto, poteva essere smaltata, mentre quelle maschili dovevano essere più sobrie, l'incisione era piuttosto semplice, piccola e senza grandi elaborazioni, anche se divenne sempre più elaborata con più ci si addentrava nel periodo vittoriano: un semplice 'Mr.' o 'Mrs.' prima del nome era sufficiente, tranne in caso di riconoscimento di rango (Earl, Viscount, ecc). 








Le prime 'Cards' vittoriane recavano solo il titolo e il nome di una persona, con il nome della casa o del quartiere che talvolta veniva aggiunto insieme con il giorno in cui la Lady era a disposizione per ricevere.

Le'Calling Card Cases'erano fatte di svariati materiali, tra cui argento, madreperla, avorio, tartaruga e legno ( questi tre ultimi materiali erano i preferiti dai Victorians, mentre durante il periodo Regency andavano per la maggiore la filigrana e la pelle ), i loro coperchi spesso raffiguravano vedute paesistiche o di castelli, quali Warwick o Winsdor, e solo dopo l'acquisto da parte della regina Vittoria e del Principe Consorte Albert del castello di Balmoral nelle Highlands, gli scorci paesistici scozzesi erano divenuti di gran moda.


 Call Card Case in Argento Sterling, Webster






Call Card Case di epoca vittoriana in tartaruga





 Call Card Case vittoriana in Argento, Birmingham, 1865





UTILIZZO DELLE 'CALLING CARDS'.

Quando una Lady si trasferiva in una nuova città doveva armarsi di un gran numero di 'Calling Cards' per trasmettere ai membri del vicinato l'arrivo della sua famiglia; compiva poi un giro in carrozza per consegnarle, porgendole al proprio sposo il quale a sua volta le dava al valletto che era incaricato di porgerle al maggiordomo: se questi rispondeva che 'Mylady non era in casa' i nuovi arrivati erano palesemente rifiutati; in caso contrario ella attendeva a sua volta di ricevere 'Calling Cards' dai vicini, che le buona maniere le avrebbero quindi suggerito di invitare a casa propria. 

Le 'Calling Cards' venivano poste dal maggiordomo su di un vassoio d'argento dai bordi rialzati, 


situato nel vano d'ingresso - i nomi più importanti e notevoli dovevano apparire per primi – mentre le famiglie meno abbienti disponevano di un piatto in ceramica su cui posarle.

Con la metà del secolo venne concesso alla moglie di lasciare la propria 'Calling Card' e quella del marito, anzi, quelle del marito dovevano essere due, una per la Lady ed una per il Master e della propria poteva lasciarne una oppure tre; il nome delle figlie più grandi poteva comparire sulla 'Calling Card' se accompagnavano la madre durante le sue visite: se il biglietto recava l'angolo in alto a destra piegato verso il basso significava che era stato consegnata di persona dall'interessato, sennò voleva dire che della consegna si era occupato un membro della servitù.





'PAYING CALLS'.

Le 'Calls', ovvero le visite di cortesia, dovevano essere effettuate solo nei giorni e negli orari indicati sulla 'Calling Card', almeno si aveva la sicurezza che la Lady fosse in casa e che non le si fosse di disturbo e non dovevano durare più di 15 minuti ... non dimentichiamo che stiamo parlando di un'epoca in cui il telefono ancora non esisteva ed era la scrittura il solo mezzo di comunicazione.

'Formal Calls', ovvero visite formali erano quelle che facevano seguito a cerimonie quali un battesimo od un matrimonio, e anche quelle che venivano fatte come riconoscimento di ospitalità; quelle riguardanti le condoglianze e le congratulazioni dovevano seguire di una settimana circa la data dell'evento, mentre le 'Ceremonial Calls', ossia quelle che avevano la funzione di ringraziamento, dovevano essere fatte il giorno dopo un ballo, entro un giorno o due dopo una cena, ed entro una settimana da un party.


 After the Visit by Victor Gabriel Gilbert (1847 - 1933)




Ogni tipo di visita aveva la sua fascia oraria: le'Morning Calls' dovevano tenersi dalle 15.00 alle 16.00, le 'Ceremonial calls' e quelle a carattere semi-cerimoniale tra le 16.00 e le 17.00, e le visite intime tra le 17.00 e le 18.00,  ma mai la domenica, giorno riservato ad amici e parenti; se un visitatore interrompeva una visita già in atto, immediatamente l'ospite si alzava ed interrompeva la propria per il nuovo venuto nell'arco di un minuto o due.
Se una famiglia stava lasciando temporaneamente la zona, doveva scrivere PPC (Pour Prendage Conge) sulla propria 'Calling Card' quando si recava in visita.

Inutile dire che se le visite interessavano la padrona di casa, costei riceveva nel salotto, situato al piano terra nelle case vittoriane inglesi ed al piano rialzato in quelle americane e mentre le signore dovevano lasciare il proprio parasole nell'ingresso, i signori dovevano recare il proprio frustino ed il cappello con sé.
Ad ogni visita doveva essere restituita una visita, ad una 'Calling Card' una 'Calling Card', entro una settimana, o al massimo, dieci giorni.



Spero di non aver dimenticato nulla ... così come spero di non avervi annoiati !

Come avete potuto constatare vi era un certo rigore formale nel codice comportamentale del tempo,molte e ben precise erano le norme da seguire per fare propria una condotta corretta che non urtasse gli altri, ma tutto era semplificato dall'imprescindibileMrs. Beeton's Book of Household Management by Isabella Beeton che non tralasciava alcun ambito della vita sociale e familiare, anzi, per concludere cito da esso un passo che mi sembra interessante: se il costume delle 'Callings' era andato definendosi in epoca Regency, ovvero durante i primissimi anni del secolo XIX°, in epoca Vittoriana si avvertono già delle lievi sfumature nel rigore formale, se volete una maggiore permissività ... leggiamo insieme:

Precedentemente l'usanza era quella di accompagnare tutti i visitatori intenzionati a lasciare la casa verso la porta d'ingresso e lì prendere da loro congedo; ma la società moderna, che ha superato in gran parte questo tipo di cerimonia, ora si limita a prescrivere che la padrona di casa debba alzarsi da dove è seduta, stringa la mano, o s'inchini, a seconda di quanto detta l'intimità che ha con i suoi ospiti, e suoni il campanello per chiamare il servo al fine di invitare lui ad aprire l'uscio ai visitatori. 1

Oggi tutto ciò è andato quasi totalmente sfumando, anche perché le nostre vite e le nostre giornate sono decisamente mutate, poche sono le signore che possono concedersi di trascorrere interamente le loro giornate tra le pareti domestiche, e quasi tutti noi agli svaghi non possiamo che dedicare il tempo libero che ci concede il lavoro, tempo che varia spesso da persona a persona... e poi nel frattempo sono giunte la comunicazione telefonica, prima, la telefonia mobile e la comunicazione virtuale, dopo, ad aiutarci nel mantenere vive le amicizie.

Con sincero affetto e gratitudine vi giunge il mio più caloroso e abbraccio,

a presto 













Fonti bibliografiche:


Edwin Banfield, Visiting Cards and Cases, Baros Books, Wiltshire, 1989; 

Isabella Beeton, Book of Household Management, EDITED by Mrs.Isabella Beeton, Volume 1, Published by the Ex-classics Project, 2009

Pamela Horn, Life as a Victorian Lady, Sutton Publishing Limited, 2007;

Kristine Hughes, The Writer's Guide to Everyday Life in Regency and Victorian England From 1811-1901, Writer's Digest Books, Cincinnati, 1998;

Daniel Pool, What Jane Austen Ate and Charles Dickens Knew, Simon & Schuster, New York, 1993;

Rona Randall, The Model Wife Nineteenth-Century Style, The Herbert Press, London, 1989. 








In the early XIXth century, that of  'Callings' was a ritual firmly established in the society, since to become  part of the the Victorian elite and of the aristocracy was the social objective of the enterprising bourgeoisie, and the 'Calling Card', was an integral part of introductions, invites and visits, it was a way to become part of a social circle, to make know a daughter, maybe next to the marriageable age and not yet 'settled', but also to ward off elegantly unwanted people.




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'CALLING CARDS'

The 'Calling Cards' of a Lady was larger than that of a Gentleman, to whom it had to stay in his vest pocket, could be glazed, while the men's ones had be more sober, the incision was quite simple and smal, even if it became more elaborate with the Victorian period: a simple 'Mr.' or 'Mrs.' before the name was enough, except in the case of recognition of rank (Earl, Viscount, etc.).




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The first Victorian cards bore only the title and the name of a person, with the name of the home or of the neighbourhood that was sometimes added together with the day when the Lady was available to receive.

The 'Calling Card Cases' were made of various materials, including silver, mother of pearl, ivory, tortoiseshell and wood (these last three materials were the much more favored by the Victorians, while during the Regency period people did prefer watermark and skin), their covers often depicted landscapes or views of castles such as Warwick or Winsdor, and only after the purchase by the Queen Victoria and the Prince Consort Albert of Balmoral Castle in the Highlands, the Scottish views became all the rage.




- picture 9 -  Victorian Sterling Silver Call Card Case, Webster


- picture 10 - Victorian tortoiseshell Call Card Case 


- picture 11 -  Victorian Silver Call Card Case, Birmingham, 1865







USE OF 'CALLING CARDS'.

When a Lady was moving to a new town had to obtain herself with a large number of 'Calling Cards' to give to the members of the new neighborhood for announce the arrival of her family; then, on a carriage together with her husband, she went to deliver them: one by one, she gave them to her spouse who in turn gave them to the servant who was in charge of handing them to the butler, who, if said that 'Mylady was not at home' it meant that the newcomers were clearly rejected; otherwise the new arrived Lady waited in turn to receive 'Calling Cards' from her new neighbours, and then the good manners would have suggested her to invite them at her home.

The 'Calling Cards' were placed by the butler on a silver tray by the raised edges,




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located in the entrance room - the most important and considerable names were to appear for the first - while poorer households possessed a ceramic plate on which to place them.

By the mid of the century was granted to a wife to leave her 'Calling Card' and that of her husband, indeed, those of the husband had to be two, one for the Lady and one for the Master while she could leave one or three of that belonging to her; the name of the older daughters could appear on the  'Calling Card' if them would have accompany their mother during her visits: if the card had the corner at the top right folded down meant that it had been delivered in person, rather than by a servant.




'PAYING CALLS'.

The 'Calls', or courtesy visits, had to take place only on the days and in the times indicated on the 'Calling Card', to be sure that the Lady was at home and the call won't have disturb her and it had to last no more than 15 minutes ... do not forget that we are talking about a time when the phone didn't exist yet and it was writing the only means of communication.

'Formal Calls'were those following ceremonies such as a childbirth or a wedding, and also those that were made in recognition of hospitality; those concerning condolences and congratulations had to follow of one week the date of the event, while the 'Ceremonial Calls', that were those who had the function of gratitude, had to be made the day after a ball, within a day or two after a dinner, and within one week from a party.




- picture 13 -  After the Visit by Victor Gabriel Gilbert (1847 - 1933)




Each type of 'Card' had its time slot: the 'Morning Calls' must be held from 15:00 to 16:00, the 'Ceremonial Calls' and those of a semi-ceremonial acception between 16:00 and 17:00, and the intimate visits between 17:00 and 18:00, but never on Sundays, the day reserved to friends and relatives; if a visitor interrupted a visit already in place, the guest immediately stood up and interrupted his own for the newcomer within a minute or two.
If a family was temporarily leaving the area, had to write PPC (Pour Prendage Conge) on its own 'Calling Card' when paid its visit.

Needless to say, if the visits interested the hostess, she received in the drawing room which was placed on the ground floor in the Victorian British House and at the first floor in the American ones, and while the Ladies had to leave their parasols in the hall, the Gentlemen had to bear the just whip and hat with them.
To each call it had to be returned a call, to a 'Calling Card' a 'Calling Card', within a week, or at most, ten days.


I hope I haven't forget anything ... so as I hope not to have bored you!

As you could see, there was a certain formal rigor in the code of conduct of the Victorian age and many were the very specific rules to follow to make of one's own a conduct that didn't hurt the others, but everything was simplified by the essential Mrs. Beeton's Book of Household Management by Isabella Beeton, which did not miss any field of social and family life, indeed, to finish this writing I'd love to quote a step from it that I find interesting: if the costume of 'Callings' had gone defining during the Regency period, that is during the first few years of the XIXth century, during the Victorian times are already introduced some subtle nuances in the formal rigor, if you want, more permissiveness ... let's read together:

Formerly the custom was to accompany all visitors quitting the house to the door, and there take leave of them; but modern society, which has thrown off a great deal of this kind of ceremony, now merely requires that the lady of the house should rise from her seat, shake hands, or courtesy, in accordance with the intimacy she has with her guests, and ring the bell to summon the servant to attend them and open the door. 1

Today all this is almost faded or lost at all, partly because our lives and our days are definitely changed, there are few women who can allow themselves to spend their entire days between the walls of their  homes, and almost all of us can spend the free time that the work leave us for entertainment, time that often varies from person to person ... and in the meantime has come the telephonic communication, the mobile phones and the virtual communication to help us in keeping alive friendships.


With sincere affection and gratitude, it reaches you my warmest hug,

see you soon 











Bibliographic sources:


Edwin Banfield, Visiting Cards and Cases, Baros Books, Wiltshire, 1989; 

Isabella Beeton, Book of Household ManagementEDITED by Mrs.Isabella Beeton, Volume 1, Published by the Ex-classics Project, 2009

Pamela Horn, Life as a Victorian Lady, Sutton Publishing Limited, 2007;

Kristine Hughes, The Writer's Guide to Everyday Life in Regency and Victorian England From 1811-1901, Writer's Digest Books, Cincinnati, 1998;

Daniel Pool, What Jane Austen Ate and Charles Dickens Knew, Simon & Schuster, New York, 1993;

Rona Randall, The Model Wife Nineteenth-Century Style, The Herbert Press, London, 1989. 





Petrus van Schendel's paintings and the atmosphere 'By Candlelight'.

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Forse perché della fatal quïete
    Tu sei l’immago a me sì cara, vieni,
    O Sera! E quando ti corteggian liete
   Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquiete
    Tenebre, e lunghe, all’universo meni,
    Sempre scendi invocata, e le secrete
    Vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
    Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
    Questo reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure, onde meco egli si strugge;
    E mentre io guardo la tua pace, dorme
    Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.


Alla sera, Ugo Foscolo, sonetto del 1803





Nato il 21 aprile del 1806 in una famiglia di agricoltori-mercanti nel villaggio di Terheyden, nei pressi di Breda - provincia del Brabante Settentrionale - Petrus van Schendel palesò le sue abilità nel disegno quando era ancora bambino; nel 1822 si trasferì con la famiglia per Anversa, dove coltivò questa sua attitudine presso l'Accademia di Belle Arti e dove fu educato come pittore di storia, e fu allora scoprì, piuttosto all'improvviso, cercando in uno specchio convesso, il potenziale di scene avvolte dal lume di una candela: da quel momento in poi, egli decise di dipingere quasi esclusivamente scene notturne in cui protagonista era la luce prodotta da un cero, spesso in combinazione con altre fonti di luce artificiale come il fuoco, la luce di una lampada o quella delle torce.

Al medesimo anno, quando aveva da poco concluso i propri studi, risale un autoritratto ispirato alle tecniche chiaroscurali degli antichi maestri, in cui egli riuscì a far emergere appieno questo suo eccezionale talento che lo farà definire dai critici del suo stesso tempo 'il maestro della luce e dell'atmosfera' ( in seguito egli arricchirà il suo repertorio con altre fonti di luce artificiale e naturale, come caminetti, fornelli a gas, fuochi d'artificio, elettricità ed il chiarore della luna ).
Intorno al 1830 van Schendel, che nel frattempo si era stabilito ad Amsterdam, realizzò il suo primo dipinto che ritraeva una scena di mercato immerso nella luce emanata da una candela, una immagine decisamente romantica che non aveva equivalenti nella realtà, ma che gli consentì di guadagnare un enorme reputazione sia Olanda che all'estero. 
Come la maggior parte degli artisti egli faticava a guadagnarsi da vivere, perciò decise di lasciare Amsterdam nel 1832 per stabilirsi a Rotterdam, dove gli era stato offerto un posto come insegnante di disegno: frattanto nel 1830 egli si era sposato con Elisabeth Grasveld la quale gli diede ben tredici figli dieci dei quali erano ancora vivi quando ella spirò il 21 marzo 1851. Nei primi anni della sua carriera, Van Schendel provò a sperimentare una grande quantità e varietà di soggetti quali ritratti, temi religiosi, interni, 



Saying Grace






Before the Ball




scene storiche, temi tratti dalla letteratura, dalla musica, ispirati a fiere, dedicandosi persino ad una natura morta. A Rotterdam ottenne un lavoro come insegnante in una locale Accademia e vi rimase fino al 1838, quando si trasferì a L'Aia, dove si aspettava di trovare più clienti per i suoi dipinti e di concentrarsi sulle sue scene di mercato che stavano acquistando sempre maggior successo, non solo nei paesi limitrifi, ma anche, progressivamente, oltre i confini dei Paesi Bassi e fu infatti allora che egli conquistò con successo i mercati esteri d'arte vendendo numerosi dipinti appartenenti a varie collezioni reali europee e ricevendo medaglie a mostre e saloni di esposizione stranieri, quali quelli di Parigi, Bruxelles e Manchester. 
Nel 1845 lasciò l'Aia e si stabilì a Bruxelles dove il suo studio a Schaerbeek ricevette molti visitatori tra i quali collezionisti, membri della famiglia reale e importanti mercanti d'arte. Il suo capolavoro su larga scala, La nascita di Cristo del 1858, vi attirò numerosi appassionati e venne successivamente esposto con successo in Inghilterra.
Fu in quegli anni che egli diede vita alla famosa serie di dipinti che recano il titolo generale diMercato di sera ad Anversa



"Penso spesso che la notte sia più viva e più riccamente colorata del giorno."

~ Vincent Van Gogh




dove tutto il fascino dell'atmosfera che una candela riesce a creare viene da lui riprodotto con impareggiabile maestria in scenari che recano sullo sfondo i contorni dei palazzi signorili e dei campanili che circondano la piazza dove la vendita si svolge, volutamente dipinta anche come momento d'incontro, 'disegnati' dal candore argenteo della luce della luna che 'occhieggia' tra le nubi.

























Dopo la morte di van Schendel, avvenuta nel 1870, le sue opere caddero in oblio di conseguenza all'emergere di nuove tendenze artistiche, ma recentemente, esposti nei musei di Amsterdam, L'Aia, Amburgo, Berlino, Lipsia, Monaco di Baviera, e Stoccarda, i suoi dipinti stanno vivendo una decisa rivalutazione poiché visti dai critici moderni quale mirabile ed unico esempio di arte romantica per le luci e le atmosfere di cui si fanno portatori.

Prima di lasciarvi ringraziandovi come sempre, anzi, sempre più colmo di affetto e di gratitudine è il mio congedo, mi piace citare Goethe, poeta romantico che proprio in quegli anni nella vicina Germania scriveva:


A Summer Evening by Candle and Moonlight




Così cara la notte, è metà della vita,
E certamente la metà più bella.

~ Johann Wolfgang von Goethe (1749 - 1832)



A presto 













Fonti bibliografiche:


William Rau, Nineteenth-Century European Painting: From Barbizon to Belle Epoque, Antique Collectors' Club, Slp edition, 2013; 

Vincent van Gogh, Sjraar van Heugten, Joachim Pissarro, Chris Stolwijk, Van Gogh and the Colors of the Night, The Museum of Modern Art, New York, 2008.








Perhaps because of the fatal quiet you're the imagine 
you come to me so dear,
Oh Evening! And when the happy summer clouds 
and the calm breezes woo you,

And when from the snowy air restless
Darkness, and long, to the universe you move,
always you descend invoked, 
and the secret paths of my heart gently hold.




- picture 1





You make me wander with my thoughts on the footsteps
Leading to the eternal nothingness; and meanwhile it flees 
This guilty time, and with it go away the torments

Of the cares, about which it, by me, pines ;
And while I look at your peace, it sleeps
That warrior spirit roaring in my deep.


In the evening ( Orig. title Alla sera ), Ugo Foscolo, sonnet of 1803




Born on April 21st, 1806 into a family of farmers-merchants in the village of Terheyden, near Breda - North Brabant - Petrus van Schendel showed his drawing skills already when he was a child; in 1822 he moved with his family to Antwerp, where he cultivated this attitude of his at the Academy of Fine Arts  and where was educated as a painter of history, and it was then that he discovered, quite suddenly, looking at a convex mirror, the potential of scenes shrouded in candlelight: from then on, he decided to paint almost exclusively nocturnal scenes in which the protagonist was the light produced by a candle, often in combination with other artificial light sources such as fires, the light of a lamp or that of the torches.



- picture 2 on the left - At the same year, when he had just completed his studies, dates back a self-portrait inspired to the chiaroscuro techniques of the Old Masters, in which he was able to make fully emerge this exceptional talent that will made him define by the critics of his own time 'the master of light and atmosphere '(later he'll enriched his repertoire with other sources of natural and artificial light, such as fireplaces, gas stoves, fireworks, electricity and the moonlight).
Around 1830 van Schendel, who meanwhile had moved to Amsterdam, made his first painting depicting a market scene bathed in the light emitted by a candle, a very romantic image which had no equivalent in reality, but that allowed him to gain a huge reputation both in Holland and abroad.
Like most of the artists he was struggling to make a living, so he decided to leave Amsterdam in 1832 to settle in Rotterdam, where he was offered a position as a teacher of drawing: in the meantime in 1830 he had married Elisabeth Grasveld who will give him thirteen children, ten of whom were still alive when she'll expire on March 21st, 1851. In the early years of his career, Van Schendel tried to experience a great number and variety of subjects such as portraits, religious subjects, interiors,




- picture 3 - Saying Grace


- picture 4 - Before the Ball




historical scenes, themes drawn from literature, music, inspired by the fairs, dedicating himself even to a still life. In Rotterdam he got a job as a teacher at a local Academy and remained there until 1838, when he moved to The Hague, where he expected to find more customers for his paintings and to concentrate himself on market scenes which were obtaining more and more success, not only in the lands nearby, but also, increasingly, beyond the borders of the Netherlands and it was then that he successfully conquered foreign markets by selling several paintings of art belonging to various European royal collections and getting medals from exhibitions and foreign showrooms, such as those in Paris, Brussels and Manchester.
In 1845 he left The Hague and settled in Brussels, where his studio in Schaerbeek received many visitors including collectors, members of the royal family and important art dealers. His large-scale masterpiece, The Birth of Christ, 1858, attracted there many admirers and was later successfully exhibited in England.
It was during those years that he created the famous series of paintings that bear the general title of the Evening market in Antwerp,




- picture 5 - I often think that the night is more alive and more richly colored than the day.
 ~Vincent Van Gogh



where all the charm that the atmosphere which a candle is able to create is painted by him with unparalleled mastery in scenarios bearing  in the background the outline of the stately mansions and of the bell towers surrounding the square where the sale takes place, deliberately painted also as a time of meeting, ' designed ' by the silvery whiteness of the light of the moon ' peeping ' through the clouds.



- picture 6


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After the death of van Schendel, which took place in 1870, his works fell into oblivion as a result of the emergence of new artistic trends, but recently, exhibited in the museums of Amsterdam, The Hague, Hamburg, Berlin, Leipzig, Monaco of Bavaria, and Stuttgart, his paintings are experiencing a sharp revaluation as seen by modern critics as a wonderful and unique example of romantic art for the lights and the atmosphere of which they are holders.
Before leaving you wih my thanks, indeed, my leave is increasingly full of affection and gratitude, I would like to quote Goethe, the romantic poet who just in those years, in neighbouring Germany, wrote:




-
 picture 18 A Summer Evenng by Candle and Moonlight






So dear night the half of life is,
And the fairest half indeed.

~Johann Wolfgang von Goethe (1749 - 1832)




See you soon 













Bibliographic sources:


William Rau, Nineteenth-Century European Painting: From Barbizon to Belle Epoque, Antique Collectors' Club, Slp edition, 2013; 

Vincent van Gogh, Sjraar van Heugten, Joachim Pissarro, Chris Stolwijk, Van Gogh and the Colors of the Night, The Museum of Modern Art, New York, 2008.



THE SECRET OF AN EMPRESS: Karoline Franziska Maria Kaiser, Lily, the 'Girl of Sassetôt'.

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"WEIBERL, 
NOW YOU'RE GOING TO STAY WITH MOTHER
 FOR A TIME.
YOU WILL LOVE ME VERY MUCH, 
WON'T YOU DARLING ?"




"Weiberl,
 Nun wirst du eine Weile 
bei deiner Mutter bleiben. 
Wirst du mich sehr lieben,
 nicht wahr Liebling? "




"WEIBERL*, 
ORA STARAI PER UN CERTO PERIODO CON LA TUA MAMMA.
MI AMERAI MOLTO, 
NON E' VERO TESORO ?"




Per me tutto ebbe inizio la scorsa estate quando mi fu inviato il testo scritto ed autografato da Angela Micaella Battani - a seguito di una mia richiesta inviatale su suggerimento dell'adorabile amica Annaclara che ne aveva trovata la lettura molto gradevole ed interessante - la cui stesura è iniziata nel 2002 quando ella, recatasi al castello di Rivalta Piacenza, venne a conoscenza del fatto che la Contessa Zanardi-Landi era realmente risultata figlia di Elisabetta d’Austria ... 


[...] ospite del conte Orazio Zanardi-Landi, al castello di Rivalta Piacenza, egli mi rivelò che veramente CAROLINE FRANCISKA MARIE KAISER contessa Zanardi-Landi, moglie del suo prozio, conte Carlo Zanardi-Landi, da una ricerca effettuata negli archivi segreti della Casa Reale inglese negli anni novanta, era risultata figlia di Elisabetta D'Austria. L'interessamento sul fatto che aveva fatto parlare i giornali, prima e dopo la prima guerra mondiale, era stato svolto da un congiunto della Casa Reale Britannica, intimo di sua madre, che ogni anno trascorreva un periodo di vacanza ospite nel Castello di Rivalta. Il conte Orazio mi parlò anche della figlia di lei, Elisabeth, divenuta in seguito un'attrice di Hollywood, la cui fotografia splendeva in uno dei saloni del castello.






Così cominciai a fare la conoscenza di Karoline Franziska Maria Kaiser, che, nei documenti puntualmente reperiti dall'autrice presso gli Archivi della capitale austriaca, risulta nata il 31 marzo 1879 a Vienna quale figlia legittima dei coniugi Kaiser nativi di Amsterdam ... personaggio curioso, nel senso che m'incuriosiva sempre più la sua storia con più mi addentravo nella lettura del testo dal titolo L'IMPERATRICE SISSI - "LA FIGLIA SEGRETA", Anatomia di una vita, che a tratti riportava stralci dell'autobiografia di Lily, come veniva familiarmente chiamata Karoline.

Cercai quindi di approfondire l'argomento procurandomi i testi in cui ne veniva fatta menzione e fu così che lessi il libro scritto da Marie Larisch Contessa Wallersee 


nel 1934 ( titolo originale Aunt Sissy - and I ) dove di proprio pugno ella scrive quanto ricorda di ciò che accadde molti, molti anni prima ...

"Vedi, Marie, la zia Sisi .... oh, beh lei ha avuto una sorta di incidente a cavallo." Mio Padre si fermò di colpo, palpabilmente imbarazzato. Guardò mia Madre come se invocasse il suo sostegno.
"Mia cara," disse mia Madre semplicemente, mettendo il suo braccio intorno a me "tua zia Sisi è la felice madre di una piccola bambina."
"Una bambina," le feci eco con stupore. "Ma come, Madre ?"
Improvvisamente mi fu chiara la verità circa la 'sciatica' della zia Sisi e mi sentii molto preoccupata per lei. Dopo tutto, era una donna di quarantaquattro anni,


e molti anni erano passati, dall'ultima volta in cui godette delle benedizioni della maternità. Compresi allora perché la zia Sisi era così tanto impegnata nel mettere insieme e catalogare i suoi scritti prima d'incamminarsi alla volta di Sassetot. E pensare che non avevo mai nemmeno sospettato la vera ragione che vi era dietro il suo viaggio ! La mia deplorevole mancanza di tatto mi dipinse un mesto sorriso sulle labbra. «Ma ditemi, Madre ..."
"Lascia perdere i dettagli ora," irruppe mio Padre. Il punto è che la zia Sisi vuole che tua Madre si affretti a raggiungere Sassetot per prendere il bambino con discrezione - si capisce, molto discretamente" - il cipiglio sulla fronte di mio Padre si fece più profondo - "per condurlo a Vienna. Là il bambino sarà affidato a genitori adottivi che sono stati già selezionati. Naturalmente Marie," Mio Padre aggiunse puntualizzando "tutto l'accaduto che a che fare con la bambina è un affare privato di Sua Maestà - una questione strettamente personale riguardante solo l'imperatrice !"
Ci fu una pausa imbarazzata. Mio Padre, che stava passeggiando su e giù per la stanza, sembrò improvvisamente ricordare il vero motivo per cui volle farmi addentrare in tale segreto. Si fermò di fronte a me ed assumendo una certa disinvoltura, mi disse: "Ora, tua Madre non parla francese, il che non fa che complicare le cose notevolmente. Ho quindi cablato a zia Sisi, chiedendole se non puoi andare tu al suo posto."
Non era ancora tardo pomeriggio quando giunse un telegramma in cui era scritto: Envoyez Marie avec Jenny- Invia Marie con Jenny. Intanto mio Padre non aveva perso tempo. Aveva ottenuto un passaporto per me sotto il nome della contessa Irma de Nagy-Tamasa, un incognito che potei assumere facilmente, dal momento che Nagy-Tamasa era una delle proprietà ungheresi di mio marito. Insieme a Jenny parti per Fécamp alla volta di Parigi e di Rouen, vendo cura di non parlare, sul treno, in nessun'altra lingua che non fosse l'ungherese.

Giunte a Fécamp fummo chiamate e subito condotte in una villa nei pressi di Château de Sassetot. Lì fui ricevuta da una signora che appartiene alla più antica aristocrazia inglese, che sapevo essere un'amica molto intima dell'Imperatrice. [...] Sembrò perciò abbastanza plausibile che l'imperatrice fosse stata vittima di un' incidente a cavallo 'come riportarono i giornali  di nel marzo del 1882.
Vidi la zia Sisi per pochi minuti, anche la piccola bimba. Presente e molto abile, anche se un po' misteriosa, era una donna a cui tutti si riferivano con il nome di Frau Sari, anche il medico imperiale privato, Dr.Wiederhofer, insieme con il professor Brown, noto specialista viennese. Tutto sembrava abbastanza tranquillo, e piani precisi erano già stati fatti affinché io conducessi il bambino, insieme con la nutrice, a Monaco di Baviera. Lì mia Madre mi avrebbe incontrata per procedere con la nutrice e la bambina fino a Vienna.
Improvvisamente tutti e tutto precipitarono nella più totale confusione.

Sembrava che il Dr.Wiederhofer, allarmato perché l'imperatrice aveva un po' di febbre dopo la nascita della bambina, avesse informato l'imperatore che Sua Maestà era caduta da cavallo, ma che non correva alcun pericolo. Lo zio Francesco Giuseppe, che non vedeva la zia Sisi da alcuni mesi, fu notevolmente sconvolto circa l'incidente in cui era occorsa la sua consorte. Aveva perciò deciso di correre a Sassetot senza indugio, in incognito. In realtà, egli era già sulla strada. Questo sviluppo inaspettato necessariamente cambiò i nostri piani. Mentre il professor Brown, con la nutrice e la bambina, partirono in fretta per Vienna, Jenny ed io fummo ricondotte a Fécamp, in modo che l'imperatore non dovesse trovarci a Sassetot e sospettare qualcosa.
Oggi, guardando a ritroso, mi sembra incredibile che l'imperatore non abbia notato nulla di strano. In effetti, fu proprio questo fatto che diede un tocco piccante a tutta la vicenda. [...]
Non appena arrivai a Monaco di Baviera mia Madre partì per l'Austria. Aveva intanto ricevuto una lettera dalla zia Sisi in cui le chiedeva di procedere per Vienna. Là ella doveva assincerarsi che la bambina ricevesse le migliori cure presso la casa dei suoi genitori adottivi a Mödling, un sobborgo di Vienna. Dopo la morte di mia Madre ho trovato questa lettera tra le sue carte. Recava dettagli sulla nascita della bambina e concludeva così: "Grazie a Dio tutto è andato in modo soddisfacente."
Anche se la bimba non nacque propriamente nel castello di Sassetot ma nelle vicinanze, i miei genitori ed io, nel corso degli anni, continuammo a riferirci a lei come alla 'Ragazza di Sassetot.' 3


Il Castello di Sassetot in una foto dell'epoca





Il Castello di Sassetot in un disegno a carboncino tratto dal libro: My years at the Austrian Court di Nellie Ryan ( 1915 )  





Casa rurale situata nelle adiacenze del castello facente parte della proprietà ... chissà che Lily non sia venuta alla luce proprio qui. ( disegno a carboncino tratto dal libro: My Years at the Austrian Court di Nellie Ryan, 1915 )  



Sembrano sincere e verosimili le parole scritte da Marie Larisch, però sappiamo che ella aveva i suoi motivi di rancore nei confronti di Aunt Sissy che dopo Mayerling, in quanto ritenuta complice della disgrazia, ovvero degli incontri dei due amanti, precedenti, e di quello che della morte del Principe Ereditario Rudolph è stato la causa 'palese', fu da lei bandita non solo da Corte, ma dall'Austria ... ed allora i nostri dubbi possono ancora permanere ...

La situazione si fa nebulosa se ci si appella allo storico tedesco Egon Conte Corti, il quale, nella corposa biografia " Elisabeth: Die seltsame Frau" tradotta in italiano con il titolo “L’imperatrice Elisabetta”, la prima ed ufficiale biografia dell'Imperatrice, edita nel 1935 da Mondadori e più volte ristampata, scrive in una nota a piede pagina la notizia circolata a lungo e insistentemente nelle corti europee, che di seguito riporto: 

“Una contessa Zanardi-Landi, in un suo libro che formicola di inesattezze, ‘The secret of an Empress’, Londra 1914, pagg 365, asserisce di essere figlia di un’imperatrice. Ella ha scelto il soggiorno di Elisabetta a Sassetot per far credere che questa vi abbia dato alla luce una sua creatura, cosa che doveva essere mascherata da un incidente di equitazione. Il libro che dovrebbe dimostrare l’asserzione, insostenibile affatto, della nascita illustre dell’autrice, fu pubblicato nel periodo di acuta psicosi bellica del 1914. Ciònondimeno giova qui respingere recisamente, come fantastica, l’asserzione che l’imperatrice Elisabetta abbia avuto un figlio “segreto”. L’accidente occorsole cavalcando ebbe testimoni in gran numero; nel libro non si trova un solo argomento in pro dell’asserzione dell’autrice”

Leggendo l'autobiografia della Contessa Zanardi-Landi, The Secret of an Empress, vi assicuro che ogni dubbio si dissolve, perché obiettivamente ci si sente obbligati ad ammettere che ella conosceva talmente tanti dettagli, tante nozioni, tanti particolari intimi sul carattere e sulla vita dell'imperatrice, anche sui suoi numerosi spostamenti, che l'avrebbero vista protagonista, già ad attenderla in quelle che erano le varie mete dei viaggi della Contessa di Hohenembs


che solo un cuore che le ha vissute direttamente e con intenso amore, trepidazione, trasporto può saperle e ricordarle ... e poi non dimentichiamo quanto i Conti Zanardi-Landi ancor oggi sanno e custodiscono.
Procedendo con la lettura ci si addentra in un legame fatto di reciproca passione, di un desiderio profondo d'incontrarsi e di trascorrere attimi insieme, come accade tra due amanti che tengono celata la loro relazione al mondo.


Certo, è un fatto che permangano le perplessità alimentate dalle discrepanze circa la data relativa alla nascita: anno 1979 è scritto nell'atto del primo matrimonio a Vienna, al 1875 risalirebbe la caduta da cavallo dell'Imperatrice in Normandia avvenuta durante quello che viene ricordato ufficialmente come il suo soggiorno al Castello di Sassetot, il 1882, secondo sia Marie Larisch, Karoline, Nellie Ryan (My Years at the Austrian Court,1915 ) e L.Marguerite C.Owen - Marguerite Cunliffe-Owen più comunemente conosciuta come La Marquise de Fontenoy o The Countess du Planty - ( THE MARTYRDOM OF AN EMPRESS, 1899 ) sarebbe l'anno in cui la piccola sarebbe venuta alla luce ( mi piace sottolineare che sul diario di Marie Valerie il racconto della caduta da cavallo della madre mentre lei era in spiaggia con il Dr.Wiederhofer, che sarebbe occorso l'11 settembre del 1875, viene tralasciato e ripreso da una nota a piè pagina dal traduttore - vedi cit. 4 - e che le pagine del diario risalenti al maggio del 1882 sono state strappate; questa è l'ultima annotazione del mese:


16 MAGGIO - Finalmente mamma e papà sono tornati ( N.d.A.: da dove ? )
Numerose pagine tagliate via.5  

ed il racconto riprende il 4 giugno ( data della sua Cresima ).


L'arciduchessa Marie Valerie nel 1882 all'età di 14 anni



Generalmente un figlio segreto palesa una relazione extraconiugale, ma in questo caso, date le esperienze che in qualità di madre l'imperatrice fece, anche con la prediletta Marie Valerie la cui vita a Corte non fu mai del tutto scevra dall'etichetta e dai rituali che essa imponeva, che, pensate, erano stati introdotti dagli Asburgo di Spagna durante il XVI secolo e permanevano immutati, ella voleva che almeno uno dei suoi figli potesse godere della libertà che alla vita è coniugata, la libertà di scegliere, di essere, di amare... perciò la piccola Weiberl sarebbe stata tenuta 'segreta', era questo l'unico modo per sottrarla alla Corte ovvero alle sue opprimenti e mutilanti norme.

I genitori furono scelti con arguzia: la famiglia Kaiser, appena emigrata da Amsterdam, che nessuno a Vienna ancora conosceva, con già due figli, una, Laura, di età vicina  a quella di Lily, la quale fu praticamente fatta nascere due volte .... il problema era come introdurla nella famiglia senza che nessuno sospettasse nulla, meno persone sapevano e meglio era e perciò Mrs.Kaiser - che umilmente accettò l'incarico - d'accordo con l'imperatrice, si finse malata quando il marito era a Berlino per affari ( lavorava presso la Deutsche Bank ) ed i bambini lontano da Vienna con la nutrice: quando tutti furono rientrati, dopo alcuni giorni, trovarono la piccola Lily, nuova nata nella famiglia Kaiser frutto di una gravidanza che Mrs.Kaiser a tutti era riuscita a tener celata. 
Costei riceveva spesso visite da una bellissima signora che imparò a chiamare Tante Elly ( zia Elly ) che le portava sempre doni affascinati sia che fossero giochi od indumenti di pregio - l'imperatrice non a caso aveva scelto quella dimora per i Kaiser, poiché la sua sarta abitava al piano immediatamente sottostante ... ed era una regola facente parte del codice di Corte quella che voleva che un abito non fosse indossato dall'imperatrice più che una sola volta !


 La Hermesvilla situata al centro del parco di Lainz, con Vienna illuminata dal sole del tramonto
 sullo sfondo.



Aveva sei anni Lily quando Sisi decise di tenerla per alcuni giorni con sé presso la Hermesvilla, situata all'interno del parco di Lainz, da poco ultimata, datale in dono dall'imperatore che ben sapeva quanto la sua amata consorte detestasse gli ambienti sterili della Hofburg, affinché potesse stare a Vienna senza soffrire e senza avvertire il bisogno di allontanarsi di continuo, e fu allora che le rivelò la sua vera identità: nei gesti di amore della madre ella conobbe la prima vera felicità.
All'età di sette anni le fu data una governante, Frau von Friese, di natali danesi, cui ella si affezionò come una zia, un maggiordomo, una cameriera ed una nuova dimora privata presso Lainz, non nel castello in cui soggiornò l'anno prima con la madre, ma in una casa a due piani ad esso vicino, dentro il parco, e con i Kaiser trascorreva solamente tre giorni la settimana; fu all'età di dieci anni che ella seppe tutta le verità sulla donna che le diede i natali e sulla sua identità, poiché solo allora le fu rivelato di essere figlia dell'Imperatrice e di essere, perciò una principessa, ovvero una granduchessa, come voleva la discendenza della dinastia asburgica.
Educata a casa da tutori fino all'età di dodici anni, fu inserita allora in una scuola pubblica, la medesima che frequentava Laura Kaiser, affinché poco per volta potesse fare il suo ingresso nella società viennese, nel modo a lei più appropriato, e con più cresceva, Lily, con più assomigliava alla sua vera madre; all'età di quindici anni provò le prime emozioni d'amore ed aveva sedici anni quando partecipò al suo primo ballo, durante il quale un anziano graduato le si rivolse in cotal guisa:

« Non ti ha mai detto nessuno che assomigli a Sua Maestà l'Imperatrice?" E replicò. "Una notevole somiglianza!"
Nonostante la mia allegria mi sentii imbarazzata e rimasi in silenzio. Notò il mio imbarazzo e continuò: "Beh, non ti aggrada quello che dico ? Ella fu una delle più famose bellezze, Non è tanto per le vostre fattezze - e voi siete più che carina - ma c'è qualcosa circa la bocca, la forma della testa, la fronte. E non è neanche tutto. E' l'equilibrio della testa, la parte posteriore del collo, i movimenti, che mi ricordano di lei. "
Ma nel frattempo avevo ripreso abbastanza possesso di me e chiesi "La conosceva bene?"
"Oh, negli anni addietro, quando l'imperatrice era giovane, ho avuto molte occasioni di vederla. Ed ebbi anche l'onore di esserle presentato. Tu mi ricorda tanto di lei nella sua giovinezza".
Non sapevo come rispondergli, così mi limitai a sorridere. In tal modo ho scoperto inavvertitamente il modo giusto per stupire il vecchio generale ancora di più.
" Santo cielo !" Egli esclamò. "Anche il sorriso! Credo di essere in procinto di diventare matto." E senza attendere di aggiungere nulla, se ne andò scuotendo il capo come una persona che ha assistito ad una meravigliosa apparizione. 6 


Elisabeth Wittelsbach Duchessa in Baviera all'età di sedici anni, già fidanzata, poco prima di sposarsi per divenire così Imperatrice d'Austria.



Karoline fu messa dall'imperatrice sua madre a conoscenza dei dettagli strettamente privati legati alla morte del re di Baviera Ludwig ( e del suo tentativo di portarlo in salvo in terra austriaca onde proteggerlo dai suoi cospiratori, fallito per poco ) e di quella del Principe Ereditario Rudolph, entrambi avvenuti per motivi politici - che al tempo nessuno ancora sospettava - ed afferma di aver trascorso l'anno più bello della sua vita nel 1897, quando con Frau von Friese si recò sulla costa francese, sulla riviera ligure ed in Svizzera a seguito della madre, alloggiando proprio al Grand Hotel Beau Rivage che l'anno seguente avrebbe salutato le spoglie dell'imperatrice.

Inutile dire che quando fu colta dalla notizia dell'assassinio della madre ( che le aveva inoltre promesso di presentarla proprio entro quello stesso anno all'imperatore e alle sue sorelle - esattamente il 2 dicembre, il giorno del giubileo, era la data che l'imperatore stesso aveva scelto, essendo stato egli messo a conoscenza, dalla sua stessa amata sposa, del segreto che ella da anni custodiva - cosa che Lily agognava ), il mondo sembrò finire per lei quello stesso giorno .... ella non si trovava a Vienna, ma con i Kaiser in attesa di essere raggiunta da Frau von Friese che l'avrebbe condotta dalla madre in Svizzera ... immaginate lo sgomento ... 
Trascorse giornate atroci nella solitudine più disperata della propria stanza, lacerata dai ricordi 

"Una volta, quando eri molto giovane, ricordi cara, che mi chiedesti di guidarti? La strada è piena di spine e rinunce. Ma ora sei su questa strada, e non si può tornare indietro. Mi hai anche chiesto di spronarti se a volte ti fossi rifiutata di proseguire lungo il difficile cammino ". Improvvisamente la sua voce fu rotta dall'emozione, e lei respirava, piuttosto che parlare per dire le sue ultime parole: "E questa notte è ciò che mi tocca." 7

e dal dolore che solamente la perdita di un grande, unico amore può comportare, già preoccupata per la salute di Frau von Friese, che l'avrebbe lasciata alla fine di quello stesso anno, colpita da un male inguaribile; Karoline era inoltre consapevole del fatto che con la perdita della propria madre ella perdeva agli occhi del mondo anche parte di sé stessa, della propria identità che aveva conquistata faticosamente e per gradi, nel corso degli anni, come se ella avesse dovuto 'costruirsi' un'immagine di sé in modo graduale, e la protezione che la madre le garantiva, ma Sisi aveva già pensato anche a questa possibilità:

" In caso di una mia improvvisa dipartita prima che io sia in grado di portarti fuori da questo tuo 'isolamento', ho tutti i documenti a Lainz, che spiegano tutto ciò che ti riguarda. Tra questi documenti ci sono le indicazioni scritte di mio pugno relative al tuo futuro. Questi inoltre dichiarano apertamente il motivo per cui non volevo crescerti nell'atmosfera velenosa della Corte - tu, la mia ultima nata !" 8 

Infatti dal settembre del 1898 ella fu seguita a distanza da una guardia del corpo - che poi scoprì essere il Commissario di Polizia Windt -, ma dopo la morte dell'anziano Mr.Kaiser, avvenuta nel 1901, Lily si sentì del tutto indifesa, poiché nella sua famiglia adottiva avvertiva di non essere più bene accetta, anzi, l'atteggiamento di Laura e della stessa Mrs.Kaiser mutò al punto che le fu chiesto chiaramente di trovarsi una sistemazione perché loro non potevano più fare nulla per lei.
L'unica persona che ancora conosceva a Vienna e che era dalla sua parte era un avvocato, al tempo luogotenente nella cavalleria, Richard Kühnelt, che sarebbe divenuto il suo primo marito, dal quale avrà due figli,


Antonio Francis ed Elisabeth Marie Christine; costui, incapace di gestire il denaro ed il proprio lavoro, si lasciò travolgere dal vizio del bere e sperperò tutti gli averi della famiglia ( la loro rovina, negli anni successivi, venne riconosciuta come procurata da coloro che erano a conoscenza dell'esistenza di Karoline e della sua identità di Principessa, desiderosi, perciò, di procurare questo dissesto economico, suo e della sua famiglia, nella speranza di indurla ad allontanarsi da Vienna per cercare fortuna altrove ).
E così fu; nel giro di poco tempo non rimase loro altro che un po' di denaro per acquistare una piccola casa poco fuori Vienna, ma dopo un breve periodo, vissuto allo stremo della povertà ( pensate che Karoline portava in dote ben 4.000.000 di corone allora equivalenti a £.160,000, che le aveva lasciato sua madre in eredità e che le erano stati consegnati dall'avvocato dei Kaiser poco dopo il suo matrimonio, con cui avrebbe al tempo potuto permettersi una vita più che agiata, all'altezza del suo rango ), nel 1906, ella prese i suoi due figlioli e cercò fortuna in Canada ... il marito la seguì e solamente una serva ed una vecchia balia per i piccoli erano rimasti a loro servizio.

Esattamente due anni dopo, a seguito di una serie di maltrattamenti, di comune accordo i coniugi Kühnelt divorziarono e Karoline raggiunse la Columbia Britannica; a Vancouver cominciò con il guadagnarsi da vivere lavorando come cuoca, poi acquistò un locale dove vendeva dolci viennesi che la sollevò dalla profonda disperazione in cui era precipitata; qui conobbe colui il quale sarebbe divenuto il suo secondo marito, il Conte Carlo Zanardi-Landi, appartenente alla nobiltà italiana, che immediatamente le diede la sensazione di protezione e di conforto, per sé e per i suoi piccoli, di cui abbisognava.
Nel 1911, lasciati  alla vecchia baglia i figlioli, i Conti Zanardi-Landi viaggiarono in Europa per vedere riconosciuti i diritti natali di Karoline: le loro ricerche cominciarono a Londra ( cosa c'entrerà mai Londra, vi chiederete ... e ne avete ben donde ... ve lo svelerò in un altro post !) per proseguire a Parigi e quindi a Monaco di Baviera, dove per casualità Karoline incontrò sua zia, Marie Sophie


sorella dell'imperatrice ed ex Regina di Napoli, la quale, dapprincipio riluttante nel riconoscerla, si lasciò finalmente andare nell'ammettere di aver individuato in lei la quinta figlia dell'amata sorella, compagna di tanti viaggi, a lei così simile, nella fisiognomia e nell'indole; 


Una fotografia che ritrae la giovane imperatrice nel 1860 ca.





L'imperatrice di ritorno da un giro in Hyde Park compiuto per raggiungere l'ambasciata austriaca.
Ella era in visita presso la sorella Marie (ex-regina di Napoli che qui vediamo alla sua destra a dorso del cavallo bianco ) in Inghilterra. Dipinto di Max Claude, 1874



ella le promise che avrebbe fatto quanto più le sarebbe stato possibile presso la corte imperiale affinché le venisse 'restituita' la sua identità.
Fu la volta di raggiungere Vienna, dove Karoline incontrò vecchi amici e cercando di entrare nell'ambiente della Corte, dove anche alcuni membri del gabinetto che erano a conoscenza del segreto dell'imperatrice tacquero; ella inviò numerose lettere, ma solamente ad una le fu laconicamente data risposta: le fu detto che l'imperatore era malato e che perciò non poteva subire un tale stress e le fu offerto, in cambio, del danaro ( un milione e mezzo di corone ) affinché la storia avesse così fine, ma ella non accettò e tornò a Londra dove le fu concesso di dare pubblicazione alle sue memorie nel 1914.
Questa storia rimase sopita per alcuni anni fino a che la giovane Elisabeth intraprese la carriera cinematografica con il nome di Elissa Landi e denunciando la propria parentela con la casa imperiale austriaca, suffragata anche da una notevole simiglianza con l'Imperatrice Elisabetta, che sarebbe stata sua nonna.


Elissa Landi agli inizi della sua carriera hollywoodiana





Elissa Landi con il padre adottivo, Conte Zanardi-Landi, fotografati ad Hollywood nel 1936.




Che ci crediate oppure no, Karoline Kaiser è comunque realmente vissuta, ed ha vissuto una vita decisamente avventurosa e difficile; sicuramente le va riconosciuto il merito di essere stata caratterizzata da una spiccata volitività e da una forza di carattere non comune... caratteristica peculiare della personalità di Sua Maestà L'imperatrice d'Austria e Regina d'Ungheria, Sisi...

Ringraziandovi immensamente se con la lettura siete giunti fin qui - comprendo che questo mio scritto risulta particolarmente corposo e se l'interesse o la curiosità od entrambi vi sono stati accanto fino ad ora significa che vi hanno trovati realmente motivati - lasciate che vi saluti con il mio più caloroso abbraccio, colmo di affetto, per voi che mi siete sempre accanto, e di benevolenza, per chi si trova a passare di qui per la prima volta.

A presto 














Bibliografia:


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München
1995;

Angela Micaella Battani, L'IMPERATRICE SISSI - "LA FIGLIA SEGRETA", Anatomia di una vita, Edizioni Medicea, Firenze, 2012;


Marie Louise, Countess Larisch von Wallersee-Wittelsbach with Paul Maerker Branden and Elsa Brander, HER MAJESTY Elisabeth of Austria-Hungary, The Beautiful, Tragic Empress of Europe's Most Brilliant Court, DOUBLEDAY, DORAN & COMPANY Inc. GARDEN CITY, NEW YORK, 1934;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937;

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Brigitte Hamann, (a cura di)ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998;

Maria Matray - Answald Kruger, L'attentato, MGS PRESS, Trieste, 1998;

Marguerite Cornell Owen, THE MARTYRDOM OF AN EMPRESS WITH PORTRAITS FROM PHOTOGRAPHS [ 1898]HARPERS & BROTHERS PUBLISHERS, NEW YORK AND LONDON, collected by Benno Loewy, bequeathed to Cornell University - The Cornell University Library Digital Collection;

Xavier Paoli, THEIR MAJESTIES AS I KNEW THEM - Personal Reminescences of the Kings and Queens of Europe, EDITORA GRIFFO (edizione originale Parigi, 1934);

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997;

Nellie Ryan, My Years at the Austrian Court, John Lane, 1915, ristampa del settembre 2015, edizione Forgotten Books;

Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, MGS PRESS, Trieste, 2010;

Countess Zanardi Landi, THE SECRET OF AN EMPRESS, Fredonia Books, Amsterdam, The Netherlands, 2004, reprinted from the 1915 edition.



Citazioni e note:


* WEIBERL è un appellativo tedesco che significa 'mia piccola donna' con cui l'Imperatrice usualmente si rivolgeva a Karoline, motivo per cui ella stessa, pur nella stesura in inglese del testo, non lo traduce e lo scrive nella sua lingua originale.

1 - Countess Zanardi Landi, THE SECRET OF AN EMPRESS, Fredonia Books, Amsterdam, The Netherlands, 2004, reprinted from the 1915 edition, pag. 6;

2 - Angela Micaella Battani, L'IMPERATRICE SISSI - "LA FIGLIA SEGRETA", Anatomia di una vitaEdizioni Medicea, Firenze, 2012, pag. 7, PREFAZIONE;

3 - Marie Louise, Countess Larisch von Wallersee-Wittelsbach with Paul Maerker Branden and Elsa Brander, HER MAJESTY Elisabeth of Austria-Hungary, The Beautiful, Tragic Empress of Europe's Most Brilliant Court, DOUBLEDAY, DORAN & COMPANY Inc. GARDEN CITY, NEW YORK, 1934, pag.174;

4 - Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001, pag. 23;

5 - Ibidem, pag. 31;

6 - Countess Zanardi Landi, THE SECRET OF AN EMPRESS, op. cit., pag. 167;

7 - Ibidem, pag. 205;

8 - Ibidem, pag. 176.










"WEIBERL, 
NOW YOU'RE GOING TO STAY WITH MOTHER
 FOR A TIME.
YOU WILL LOVE ME VERY MUCH, 
WON'T YOU DARLING ?"1






- picture 1 -  Little Lily Kaiser


- picture 2 -The Empress at the age of her supposed pregnancy.




For me started it all last summer when I was sent the text written and signed by Angela Micaella Battani - following my request made on the suggestion of my adorable friend Annaclara who had found its reading very nice and interesting - the drafting of which began in 2002 when she, visiting the Castle of Rivalta Piacenza, became aware of the fact that Countess Zanardi-Landi was really found as the daughter of Elizabeth of Austria ...

[...] Guest of Count Orazio Zanardi-Landi, at the Castle of Rivalta Piacenza, he revealed to me that really CAROLINE FRANCISKA MARIE KAISER Countess Zanardi-Landi, the wife of his uncle Count Carlo Zanardi-Landi, from researches done in the Secrets Archives of the English Royal Family in the nineties, was found to be daughter of Elizabeth of Austria. The interest about the fact which had made the headlines of the newspapers, before and after the World War I, had been done by a relative of the British Royal Family, intimate of his mother, who each year spend a holiday as a guest in the Castle of Rivalta. Count Orazio also talked about her daughter, Elisabeth, which later became a Hollywood actress, whose photograph was shining in one of the rooms of the castle. 2



- picture 3 -  Elisabeth ( Elissa Landi ) as a girl

- picture 4 -                        "




So I began to make the acquaintance of Caroline Franziska Marie Kaiser, who, in the documents found by the author in the archives of the Austrian capital, was born on March 31st, 1879 in Vienna as a legitimate child of the spouses Kaiser, native of Amsterdam ... curious character in the sense that she intrigued me more and more with her story more I wandered into the reading of the book, mentioned above, entitled  THE EMPRESS SISSI - "THE SECRET DAUGHTER," Anatomy of a life, ( orig. title: L'IMPERATRICE SISSI - "LA FIGLIA SEGRETA", Anatomia di una vita ) which sometimes relates parts of the autobiography of Lily, as Caroline was familiarly named.
So I tryed to deepen this matter sorting out texts in which it was mentioned and that was how I read the book written by Countess Marie Larisch Wallersee




- picture 5




in 1934 (original title Aunt Sissy - and I) where she writes, by her own hand, her reminiscents of what happened many, many years before ...

"You see, Marie, Aunt Sissy .... oh, well she's had some sort of riding accident." My father stopped abruptly, palpably embarassed. He gazed at Mother as if invting her support.
"My dear," Mother said simply, putting her arm around me " your Aunt Sissy is the happy mother of a little baby girl."
"A baby girl," I echoed in astonishment."Why, Mother ?"
Suddenly I realized the truth behind Aunt Sissy's 'sciatica'and I felt extremely concerned for her. After all, she was a woman of forty-four, 




- picture 6 - Sisi aged 44





and many years had lapsed, since last she enjoyed the blessings of motherhood. Now I understood why Aunt Sissy had been so bent upon assembling and editing her writings before journeying to Sassetot. To think that I had never so much as suspected the real reason behind her journey ! My deplorable lack of sophistication brought a rueful smile to my lips." But tell me, Mother ----"
"Never mind the details now," broke in Fater. The point is that Aunt Sissy wishes your mother to hurry to Sassetot and take the baby discreetly - you understand, very discreetly" - the frown on Father's forheead deepened - "to Vienna. There the child will be entrusted to foster parents who have been selected already. Of course Marie," my Father added significantly "this whole baby incident is Her Majesty's private affair - a strictly personal matter concerning the Empress alone !"
There was an awkward pause. Father, who was pacing up and down the room, suddenly seemed to remember the real reason for drawing me into the secret. He stopped directly in front of me and assuming and offhand manner, he said: "Now, Mother doesn't speak French, which would complicate matters considerably. I have therefore wired to Aunt Sissy, asking whether you may go in your mother's place." 
It was late that afternoon before a telegram arrived saying: Envoyez Marie avec Jenny- Send Marie with Jenny. Meanwhile Father had lost no time. He had obtained a passport for me under the name of Countess Irma de Nagy-Tamasa, an incognito I could assume easily, since Nagy-Tamasa was one of my husband's Hungarian estates. Together with Jenny I left for Fécamp by way of Paris and Rouen, caring of speaking nothing but Hungarian on the train. 




- picture 7 on the right - Railway station of Fécamp - 




At Fécamp we were called for and immediately driven to a villa in the neighbourhood of Château de Sassetot. There I was received by a lady belonging to the oldest English aristocracy, whom I knew to be a very intimate friend of the Empress. [...] It therefore seemed plausible enough that the Empress should suffer a 'riding accident' as Vienna newspapers of March, 1882, reported.
I saw Aunt Sissi for just a few minutes, also the wee baby girl. In attendance it was most capable , if somewhat mysterious, woman, always referred to as Frau Sari; also the imperial private physician, Dr.Wiederhofer, together with Professor Brown, a well-known Vienna specialist. Everything seemed serene enough, and definite plans were made for me to conduct the baby, together with the wet nurse, back to Munich. There Mother was to meet me and proceed with nurse and baby to Vienna.
Suddenly everybody and everything was thrown into utter confusion.





- picture 8 on the left - Dr. Wiederhofer





It seemed that Dr.Wiederhofer, alarmed because the Empress ran a slight temperature after the birth of the child, had informed the Emperor that Her Majesty had fallen off her horse, but that there was no danger. Uncle Francis Joseph, for had not seen Aunt Sissy for a few months, had been greatly upset over his consort's 'riding accident'. He had decided to rush to Sassetot without delay, incognito. As a matter of fact, he was already on the way. This unexpected development necessarily changed our plans. While Professor Brown, with nurse and baby, left hurriedly for Vienna, Jenny and I were taken back to Fécamp, so that the Emperor should not find us at Sassetot and suspect something.
Today, in retrospect, it seems incredible to me that the Emperor noticed nothing amiss. Indeed, it was precisely this fact which lent a piquant touch to the whole affair. [...] 
No sooner did I arrive in Munich that Mother departed for Austria. She had meanwhile received a letter from Aunt Sissy, requesting her to proceed to Vienna. There she was to assure herself that the baby girl was receiving the very best of care in the house of her foster parents in Mödling, a suburb of Vienna. After Mother's death I found this letter among her papers. It furnished details of the child's birth and concluded: "Thank God that everything went off so satisfactorily."
Althought the child was not born in Château de Sassetot proper but near by, my parents and I, in the course of the years, came to refer to her as the Girl of Sassetot. 3




- picture 9 - The Castle of Sassetot in a photograph of that age



- picture 10 - The Castle of Sassetot in in a charcoal drawing from the book: My years at the Austrian Court by Nellie Ryan ( 1915 )  



- picture 11 - Rural house located nearby the Castle inside its estate ... I wonder if Lily were born just there (  charcoal drawing from the bookMy Years at the Austrian Court di Nellie Ryan, 1915 )  




They seem sincere and belivable the words written by Marie Larisch, but we know that she had her grudge against Aunt Sissy after Mayerling, because, since she was considered an accomplice of the accident, that is of the meetings of the two lovers, of the previous ones and of that which of the death of the Crown Prince Rudolph was considered the 'clear' cause, she was banned not only by the Court, but from Austria ... and then our doubts may still remain ...

The situation  becomes even more nebulous if we appeal to the German historian Count Egon Corti, who, in his substantial biography "Elisabeth: Die seltsame Frau " translated in Italian with the title "Empress Elisabeth",  the first official biography of the Empress , published by Mondadori in 1935 and reprinted several times, he wrote in a note at foot page the news circulated long and insistently in the European courts, which I report:

"A Countess Zanardi-Landi, in a book that swarms with inaccuracies, 'The Secret of an Empress', London 1914, pp 365, claims to be the daughter of an empress. She chose the residence of Elizabeth in Sassetot to make believe that she had there given birth to one of her creatures, which had to be disguised as a riding accident. The book that should prove the claim, unsustainable at all, the birth of the illustrious author, was published in the period of acute psychosis of war in 1914. Nonetheless it's worth flatly reject, here, as fantastic, the assertion that the Empress Elizabeth have had a "secret" son. The accident which happened while she was riding had witnesses in large number; inside the book you cannot find even a topic in boon of the assertion of the author "

Reading the autobiography of the Countess Zanardi-Landi, The Secret of an Empress, I assure you that all the doubts dissolve, because objectively you feel obliged to admit that she knew so many details, so many ideas, so many intimate things about the character and the life of the Empress, also on her several journeys, which would view her as a protagonist, already waiting for Her in what were the various points of the travels of the Countess of Hohenembs,




- picture 12 - The Countess of Hohenembs, nickname used by the Empress when she travelled incognito




that only a heart that has experienced directly and with intense love, trepidation, transport can know and remember them ... and then let's don't forget what the Counts Zanardi-Landi still know and guard.
Proceeding with the reading you enter in touch with a relationship made of mutual passion, a deep desire to meet and spend moments together, as happens between two lovers who keep hidden their relationship to the world.


Sure, it's a fact that we remain concerned about the discrepancies given by the dates of her birth: 1979 is written in the act of first marriage in Vienna, it dates back to 1875 the Empress riding accident in Normandy occurred during what is remembered officially as her stay at the Castle of Sassetot, 1882, according to both Marie Larisch, Caroline, Nellie Ryan (My Years at the Austrian Court, 1915) and L.Marguerite C.Owen - Marguerite Cunliffe-Owen more commonly known as La Marquise de Fontenoy or The Countess du Planty - (THE Martyrdom of AN EMPRESS, 1899,) would be the year in which the little girl would have come to light ( I like to underline that in the diary of Marie Valerie the story of the riding accident of her mother while she was at the beach with Dr.Wiederhofer, which would have take on September 11th, 1875, is left out and taken from a footnote by the translator - see quotation 4 - and that the pages of the diary dated May 1882 have been torn; this is the last record of the month:


MAY 16th - Finally Mum and Dad are back (author's note: From where?)
Several pages cut off. 5 

and the story resumes on June 4th (the date of her Confirmation).




- picture 13 - Marie Valerie aged 14 ( 1882 )




Generally a secret child reveals ( or hiddens ) an extramarital affair, but in this case, given the experiences that as a mother the Empress did, even with the darling Marie Valerie whose life at Court was never completely devoid of label and rituals that it imposed - which, think, were introduced by the Habsburgs of Spain during the XVIth century and still remained unchanged - she wanted that at least one of her children might enjoy the freedom that to life is related, the freedom of choosing choose, of loving, of being ... so the little Weiberl would be kept 'secret', this was the only way to remove her from the Court and to keep her 'safe' from its oppressive and mutilating rules.

The parents were chosen with wit: the Kaiser family, just emigrated from Amsterdam, that no one still knew in Vienna, with two children, one, Laura, whose age was close to Lily's, who was, practically, given birth twice ... the problem was how to introduce her into this family without anyone would suspect anything, fewer people knew, the better it was, and so Mrs.Kaiser, who humbly accepted her task, pretended ill when her husband was in Berlin for business ( he worked at Deutsche Bank ) and the children were away from Vienna with their nurse; when they were all returned after a few days, they found the little Lily, new born in the family, as a result of a pregnancy that Mrs.Kaiser managed to keep hidden.
She often received visits from a beautiful lady who learned to call Tante Elly(Aunt Elly) who brought her gifts always fascinating either they were games or clothes - the Empress not randomly chose the house for the Kaisers, her seamstress lived on the floor immediately below theirs ... and it was a rule part of the code of the Court, that which wanted that a dress wasn't worn by the Empress more than once !




- picture 14 - The Hermesvilla and the Park of Lainz with Vienna on the background.




Lili was six when the Empress decided to hold her for a few days with her at the Hermes Villa, situated inside the park of Lainz, recently completed, given to her as a gift from the Emperor, who well knew how his beloved wife hated the sterile environments of the Hofburg in Vienna, so that she could remain in the capital without suffering and without feeling the need to move away constantly, and it was then that she revealed to the young girl her true identity: in the gestures of love of her true mother she experienced her first real happiness.
At the age of seven she was given a housekeeper, Frau von Friese, born in Denmark, whom she became attached to as an aunt, a butler, a maid and a new private residence at Lainz, not in the castle where she stayed the previous year with her mother, but in a two-storey house close to it, inside the park, and with the Kaisers she began to spend only three days a week; it was at the age of ten that she knew the whole truth about the woman who gave her birth and her identity, because only then was revealed her to be the daughter of the Empress and to be, therefore a princess, or an Archduchess, as it wanted the tradition of the Habsburgs.

Educated at home by tutors until the age of twelve, she was then placed in a public school, the same who attended Laura Kaiser, so that, little by little, she could make her entry in the Viennese society, in the way most appropriate to her, and the more she grew, the more Lily looked like her real mother; at the age of fifteen years she felt the first emotions of love and was sixteen when she competed in her first dance, during which an elderly graduated addressed her in this wise:



" Did no one ever tell you that you resemble Her Majesty the Empress ?" He replied. " Such a striking resemblance !"
In spite of my gaiety I was embarassed, and remained silent. He noticed my embarassment and went on: " Well, does not what I say please you ? You know, she has been one of the most famous beauties. It is not so much your features - and you are fairer. But there is something about the mouth, the shape of your head, your forehead. And it is not altogether that, either. It is the poise of your head, the back of your neck, your movements, which remind me of her."
But now I had quite recovered myself- possession, and I asked, " Did you know her well?"
" Oh, in earlier years, when the Empress was young, I had many opportunities of seeing her. And I had also the great honour of being presented to her. You remind me so much of her in her youth."
I did not know how to answer this, so I only smiled. Thereby I inadvertently discovered the right way to amaze the old general still more.
" Good heavens !" He exclaimed. " The smile, too! I think I just be going mad ." And without waiting to say anything more, he went away, shaking his head like one who has seen so marvellous apparition. 6




- picture 15 - Elisabeth Wittelsbach, Duchess in Bavaria, at the age of sixteen, already engaged, shortly before marrying herself, in order to become Empress of Austria.




Caroline was placed by the Empress, her mother, to knowledge of private details strictly related to the death of King Ludwig of Bavaria (and of her attempt to bring him to safety in Austria to protect him from his conspirators, failed for a little) and to that of the Crown Prince Rudolph, both occurred for political reasons - thing that at the time no one even suspected - and says she spent the best year of her life in 1897, when Frau von Friese went on the French coast, on the Ligurian coast and in Switzerland following her Mother, just staying at theGrand Hotel Beau Rivage that the following year would greet the remains of the Empress.

Needless to say, that when she was reached by the news of the assassination of her mother (who had also promised to introduce her within that year to the Emperor and to her sisters - exactly on December 2nd in occasion of the Jubilee, as had decided the Emperor who in the meantime was aware of this secret, thanks to his loved spouse - which she longed so much), the world seemed to end for her that same day  .... she was not in Vienna, but with the Kaisers waiting to Frau von Friese who will have brought her to her mother in Switzerland ... imagine her dismay ...
She spent days in atrocious solitude, desperate, inside her room, torn by memories


" Once, when you were quite young, do you remember dear, you asked me to lead you ? The way is full of thorns and renunciations. But now you are on this path, and there is no turning back. You asked me, too, to give you the spurs if sometimes you refused to continue along the hard road." Suddenly her voice choked with emotion, and she breathed, rather than spoke, her last words: "And to-night I have to give them."7


and pain that only the loss of a great, only love can lead, she who was already worried about the health of Frau von Friese - who would die at the end of that same year - hit by an incurable disease; Caroline was also aware that with the loss of her mother she would lose in the eyes of the world also part of herself, of her own identity that she had conquered laboriously and gradually, over the years, as if she had to 'build' a 'self-image' in a gradual manner, and the protection that her mother guaranteed to her, but Sisi had already thought of this possibility:


"In case of my sudden death before I am able to take you out of your retirement, I have all the documents at Lainz, explaining everything concerning you. Amongst these papers are directions written by my own hand concerning your future. These also state openly why I did not wish to rear you in the poisonous atmosphere of the Court -- you, my last-born child !" 8


In fact, since September 1898, she was followed at a distance by a bodyguard - who turned out to be the Police-commissioner Windt -, but after the death of the elderly Mr.Kaiser, which occurred in 1901, Lily felt totally helpless, because in her foster family she felt no longer welcome, indeed, the attitudes of Laura and of the same Mrs.Kaiser changed to the point that she was asked clearly to find an accommodation because they could no longer do anything for her.
The only person who still knew in Vienna and that was on her side was a young lawyer, at that time lieutenant in the cavalry, Richard Kühnelt, who would become her first husband and from their marriage they will born two children,




- picture 16 - Caroline and her two children




Anthony Francis and Elisabeth Marie Christine; he, unable to manage money and his job, will let himself overwhelm by the habit of drinking and squandered all the possessions of the family ( their destruction, in the following years, was recognized as procured by those who were aware of the existence of Caroline and of her identity as a Princess, eager, therefore, to provide her economic disruption, hers and of her family, hoping to persuade her to move away from Vienna to seek her fortune elsewhere ).
And so it was; in a short time they had nothing but a bit of money to buy a small house just outside Vienna, but after a short time, lived in the most extreme poverty ( think that Caroline brought a dowry of 4.000.000 crowns, amounting then to £.160,000, which her mother left her as inheritance, and that had been delivered her by the Kaiser's lawyer shortly after her marriage, which would have allowed her, at the time, to live a wealthy life, at the height of her rank ), in 1906, Lily took her two children and look for fortune in Canada ... her husband followed her and only a servant and an old nurse for the children were left to their service.

Exactly two years later, following a series of ill-treatment, by mutual agreement, the spouses Kühnelt divorced and Karoline decided to reach the British Columbia; at Vancouver she began with earning a living by working as a cook, then bought a little shop where she made and sold Viennese pastries, thing that rose her from the depths of the despair in which she had fallen.
Here he met the man who would become her second husband, Count Carlo Zanardi-Landi, belonging to the Italian nobility, who immediately gave her the feeling of security and comfort, for herself and for her children, which she needed so much.
In 1911, after leaving the children to the old nurse, the Counts Zanardi-Landi traveled through Europe to see recognition of Caroline's native rights: their research began in London to go on in Paris and then in Monaco of Bavaria, where by chance Caroline met her aunt, Marie Sophie,




- picture 17 - 




former Queen of Naples and sister of her loved mother, who, at first reluctant to recognize her, finally will let go herself in admitting that she had identified her as the fifth child of her beloved sister, companion of many journeys, so similar to her, both in her physiognomy and in her personality;




- picture 18 - Sisi in 1865


- picture 19 -The Empress coming back from a tour in Hyde Park undertaken to visit the Austrian embassy in London. She was visiting her sister Marie (ex-Queen of Naples here to her right on the back of the white horse) in England. Painting by Max Claude, 1874




She promised she would have done as much as possible at the Imperial Court because it were 'returned' her, her true identity.
It was the time to reach Vienna, where Karoline met old friends and tryed to enter the environment of the Court, but even some cabinet members who knew the secret of the Empress were silent; she sent numerous letters, but only to one she was laconically answered: it was said that the Emperor was ill and therefore couldn't suffer such a stress and was offered her in exchange of money (one and a half million crowns ) so that the story had an end, but she didn't accept, and came back to London where she was allowed to give publication to her memoirs in 1914.

This story remained dormant for several years until the young Elisabeth began his film career with the name of Elissa Landi and denounced her kinship with the Imperial House of Austria, also supported by a remarkable similarity with the Empress Elizabeth, who would have been her grandmother.




- picture 20 - Elissa Landi


- picture 21 - Elissa Landi with her step-father Count Carlo Zanardi-Landi at Hollywood in 1936




Believe it or not, Caroline Kaiser really lived, and lived a very adventurous and difficult life; certainly we have to attribute her the merit of having been characterized by a strong willpower and an uncommon strength of character ... peculiar characteristic of the personality of Her Majesty The Empress of Austria and Queen of Hungary, Sisi...


Thanking you immeasurably if with your reading you've arrived till here - I understand that my writing is particularly dense and if your interest or your curiosity or both of them have been by your side until now, it means that they've found you really motivated - let me greet you with my warmest embrace, full of affection, for you who are always beside me, and of benevolence, for you who find yourself here for the first time.


See you soon 












Bibliography:


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München
1995;

Angela Micaella Battani, L'IMPERATRICE SISSI - "LA FIGLIA SEGRETA", Anatomia di una vitaEdizioni Medicea, Firenze, 2012;

Marie Louise, Countess Larisch von Wallersee-Wittelsbach with Paul Maerker Branden and Elsa Brander, HER MAJESTY Elisabeth of Austria-Hungary, The Beautiful, Tragic Empress of Europe's Most Brilliant Court, DOUBLEDAY, DORAN & COMPANY Inc. GARDEN CITY, NEW YORK, 1934;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937;

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Brigitte Hamann, (a cura di)ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998;

Maria Matray - Answald Kruger, L'attentato, MGS PRESS, Trieste, 1998;

Marguerite Cornell Owen, THE MARTYRDOM OF AN EMPRESS WITH PORTRAITS FROM PHOTOGRAPHS [ 1898]HARPERS & BROTHERS PUBLISHERS, NEW YORK AND LONDON, collected by Benno Loewy, bequeathed to Cornell University - The Cornell University Library Digital Collection;

Xavier Paoli, THEIR MAJESTIES AS I KNEW THEM - Personal Reminescences of the Kings and Queens of Europe, EDITORA GRIFFO (edizione originale Parigi, 1934);

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997;

Nellie Ryan, My Years at the Austrian Court, John Lane, 1915, ristampa del settembre 2015, edizione Forgotten Books;

Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, MGS PRESS, Trieste, 201;

Countess Zanardi Landi, THE SECRET OF AN EMPRESS, Fredonia Books, Amsterdam, The Netherlands, 2004, reprinted from the 1915 edition.




Quotations and notes:

* WEIBERL is a German name that means 'my little woman' which the Empress was usual to use when she talked to Caroline, that's why she herself, even in the drafting of the text in English, didn't translate it, and writes it in its original language.

1 - Countess Zanardi Landi, THE SECRET OF AN EMPRESS, Fredonia Books, Amsterdam, The Netherlands, 2004, reprinted from the 1915 edition, page 6;

2 - Angela Micaella Battani, L'IMPERATRICE SISSI - "LA FIGLIA SEGRETA", Anatomia di una vitaEdizioni Medicea, Firenze, 2012, page 7, PREFAZIONE;

3 - Marie Louise, Countess Larisch von Wallersee-Wittelsbach with Paul Maerker Branden and Elsa Brander, HER MAJESTY Elisabeth of Austria-Hungary, The Beautiful, Tragic Empress of Europe's Most Brilliant Court, DOUBLEDAY, DORAN & COMPANY Inc. GARDEN CITY, NEW YORK, 1934, page 174;

4 - Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001, page 23;

5 - Ibidem, page 31;

6 - Countess Zanardi Landi, THE SECRET OF AN EMPRESS, op. cit., page 167;

7 - Ibidem, page 205;

8 - Ibidem, page 176.







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Jack Frost, a story for the Season.

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 Jack Frost è un personaggio elfico risalente alla mitologia norrena, ovvero norreno-vichinga, conosciuto anche come "Jokul Frosti", che in Inghilterra e negli Stati Uniti d'America è visto come la rappresentazione allegorica dell'inverno; noto anche con il nome di Padre Inverno egli è ritenuto responsabile del tempo gelido e di tutte le sue caratteristiche, a partire dalla caduta delle foglie dagli alberi in autunno che ne preannuncia la venuta.



Ladies' Home Journal,"Jack Frost" (1926) by Oliver Herford




Egli prepara le condizioni atmosferiche favorevoli per l'arrivo di Santa Claus, di cui è amico ed alleato poiché a lui si deve il fatto che non lo si riesca mai a vedere, è portatore del vento gelido, della brina, autore dei ricami, spesso a forma di foglia di felce, che, con il suo argenteo pennello, dipinge sull'esterno dei vetri delle nostre finestre nelle notti più fredde dell'anno; ci fa raggelare il naso, le mani e le estremità durante le nostre passeggiate all'aperto in questo periodo che gli appartiene, poiché dai primi giorni di dicembre all'inizio della primavera - quando, prima di lasciarci, ci saluta creando piccoli specchi d'acqua nelle pozzanghere grazie ai quali possiamo vedere riflessa la nostra immagine - si 'diverte' spargendo fiocchi di neve e gelo saltellando tra boschi, prati e case ai cui tetti spesso appende artistiche stalattiti di ghiaccio. 

Parente del Dio Gelo, Jack Frost è spesso allegro e ama donare al mondo le sue arti invernali, è un personaggio amichevole, ma se provocato può giungere anche a congelare o ricoprire di neve le sue 'vittime'; un'altra attività attribuitagli dalla letteratura è quella di congelare le ombre separandole dai corpi che le proiettano e dando loro una propria autonomia.
Noto anche in Russia, dove il freddo regna sovrano per la maggior parte dell'anno, con il nome di Padre Gelo, rappresentato come un vecchio completamente bianco, lo si vede protagonista di remote favole e leggende.
Qui di seguito mi piace segnalarvi alcune filastrocche, tra le più note e le più antiche, di origine anglosassone, corredate da immagini risalenti agli inizi del secolo scorso.




Jacky Gelo, Jacky Gelo,
È arrivato nella notte;
Ha lasciato i prati che ha attraversato,
Tutti coperti di un bianco luccicante.
Dipinto con il suo pennello d'argento
Ha ogni vetro delle finestre.
Baciato ha le foglie e le ha fatte arrossire,
Arrossire ed arrossire ancora.

Jacky Gelo, Jacky Gelo,
Si è infiltrato intorno alla casa,
Scaltro come una volpe d'argento,
O piuttosto come un topo.
La nostra piccola Jenny è arrivata,
Tutta rossa come una rosa;
E Jacky Gelo è saltato su,
Per pizzicare anche il suo piccolo naso.



Jack Frost by Arthur Rackham (1867 - 1939)




Jacky Frost, Jacky Frost,
Came in the night;
Left the meadows that he crossed,
All gleaming white.
Painted with his silver brush
Every window-pane.
Kissed the leaves and made them blush,
Blush and blush again.

Jacky Frost, Jacky Frost,
Crept around the house,
Sly as a silver fox,
Still as a mouse.
Out our little Jenny came,
Blushing like a rose;
Up jumped Jacky Frost,
And pinched her little nose.


Jack Frost
by Laura E.Richards (1850 - 1943)



❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆



Attenzione! Attenzione!
Jack Frost è arrivato!
E dopo aver lavorato le nostre mani e i nostri piedi;
E tutta la notte,
Il piccolo spiritello giocoso
Sta lavorando dove nessuno lo sa.

Salirà su ogni albero,
Lui è talmente agile,
E da lì la sua polvere argentea spargerà.
Su per i vetri delle finestre striscerà
E mentre stiamo dormendo
Che immagini meravigliose farà.

Passando tra l'erba
Che allegramente attraverserà,
Per mutare tutto il suo verde in bianco.
A casa se ne andrà
E riderà oh, oh oh!
Quanto mi sono divertito questa notte.



Rara rappresentazione di Padre Gelo che non riesce a fare a meno di guardare, incantato, una principessa russa




Look out! Look out!
Jack Frost is about!
He's after our fingers and toes;
And all through the night,
The gay little sprite
Is working where nobody knows.

He'll climb each tree,
So nimble is he,
His silvery powder he'll shake.
To windows he'll creep
And while we're asleep
Such wonderful pictures he'll make.

Across the grass
He'll merrily pass,
And change all its greenness to white.
Then home he will go
And laugh ho, ho ho!
What fun I have had in the night.


Jack Frost
by C.E. Pike ( ? )



❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆



Una delizioso ruscello correva giocando
Con il piccolo Jack Frost in un freddo giorno d'inverno.
Si fermò a riposare ai piedi di una collina
Facendo un laghetto tutto tranquillo e cheto.
"Aha!" disse Jack Frost: "Non è bello ora?"
E subito tramutò l'acqua in ghiaccio.



Riproduzione di una cartolina dei primi del novecento




A pretty brook was running at play
With little Jack Frost on a cold winter's day.
It stopped to rest at the foot of a hill
Making a pond all quiet and still.
"Aha!" said Jack Frost, "Now isn't that nice?"
And quickly he turned the water to ice.


Jack Frost
by Author Unknown



❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆ ❅ ❆



Il gelo sembrava ancora fermo e lontano, nella notte chiara,
Quando sussurrò: "Ora non mi mostrerò;
Quindi, attraverso la valle, e sulle alture,
In silenzio prendo la mia strada.

Non voglio andare avanti veloce come un treno impetuoso,
Il vento e la neve, la grandine e la pioggia,
Che fanno un tale trambusto e il gran rumore invano,
Ma sarò occupato come loro! "

Così volò per la montagna, e impolverò la sua vetta;
Accese gli alberi, ed i loro rami egli abbigliò
Con diamanti e perle; e sul seno
Fremente del lago diffuse

Una cotta di maglia, agganciandone il margine, 
 Qua e là, nei suoi punti più bassi,
Poiché non debba temere di essere scalfita, 
Qualora una roccia sollevasse il suo capo.

Andò alla finestra di coloro che dormivano,
E sopra ogni vetro, come una creatura fatata, avanzò furtivamente;
Ovunque respirò, ovunque si fermò,
Con la luce della mattina apparvero

Le cose più belle; c'erano fiori e alberi;
C'erano stormi di uccelli e sciami di api;
C'erano città con templi e torri; e questo
Tutto disegnato in riflessi argentei!

Ma fece anche una cosa che non fu così leale -
Curiosò nella credenza, e trovò
Che nulla era stato preparato per lui-
"Ora, giusto per farglielo notare,

Mordo questo cesto di frutta ", disse,
"Questa costosa brocca, la spezzo in tre;
E il bicchiere d'acqua che hanno lasciato per me
Farò 'schioccare' per dire loro che sto bevendo! "



Rappresentazione del secolo scorso di Padre Gelo




The Frost looked forth one still, clear night,
And whispered, "Now I shall be out of sight;
So, through the valley, and over the height,
In silence I'll take my way.

I will not go on like that blustering train,
The wind and the snow, the hail and the rain,
That make such a bustle and noise in vain,
But I'll be as busy as they!"

So he flew to the mountain, and powdered its crest;
He lit on the trees, and their boughs he drest
With diamonds and pearls; and over the breast
Of the quivering lake he spread

A coat of mail, that it need not fear
The downward point of many a spear
That he hung on its margin, far and near,
Where a rock could rear its head.

He went to the windows of those who slept,
And over each pane, like a fairy, crept;
Wherever he breathed, wherever he stepped,
By the light of the morn were seen

Most beautiful things; there were flowers and trees;
There were bevies of birds and swarms of bees;
There were cities with temples and towers; and these
All pictured in silvery sheen!

But he did one thing that was hardly fair-
He peeped in the cupboard, and finding there
That all had forgotten for him to prepare-
"Now, just to set them a-thinking,

I'll bite this basket of fruit," said he,
"This costly pitcher I'll burst in three;
And the glass of water they've left for me
Shall ‘tchick' to tell them I'm drinking!"


Jack Frost
by Hannah F. Gould (1788 - 1865)






Qui da noi Jack Frost è già arrivato ed ha cominciato a sollazzarsi spargendo un po' di brina, soprattutto le notti scorse ... mi chiedo se anche voi avete visto tracce della sua venuta ... 

Vi abbraccio tutti con tanto affetto nella speranza che giunga presto, se ancora non è arrivato, e che giunga in tempo per la discesa di Santa Claus ...

A presto, miei cari 













Fonti bibliografiche:

Mark Vincent Brine, THE CAROL and the True Folk Legend of Jack Frost, Brinemark & Bienemann Publishing, 2011;


Laura E. Richards, Tirra Lirra: Rhymes Old and New,  Nabu press, 2011.










Jack Frost is an elfish character dating back to the Norse, or Norse-Viking mythology, also known as "Jokul Frosti", whom in England and in the United States is seen as the allegorical representation of Winter: also known as Father Winter he is held responsible for the freezing weather and all its features, since the falling of the leaves from the trees in Autumn ( Fall ) that heralds his coming.






- picture 1 - Ladies' Home Journal, "Jack Frost" (1926) by Oliver Herford




He prepares the favorable weather conditions for the arrival of Santa Claus, of whom is a friend and an ally, since he is responsible for the fact that we never can see him, is carrier of the cold wind, frost, author of the embroidery, often shaped fern leaf, which, with its silvery brush, he paints outside of the glass of our windows during the coldest nights of the year; he makes us freeze our nose, our hands and our feet during our outdoor walk during this time that belong to him, since the first days of December to the beginning of Spring - when, before leaving us, he greets us creating tiny mirrors inside water puddles through which we can see our reflection - he has fun scattering snowflakes and frost hopping through woods, meadows and houses at the roofs of which he often hangs artistic icicles.

Relative of God Frost, Jack Frost is often cheerful and loves to give the world his wintry arts,  has a friendly character, but when provoked can also come to freeze or cover with snow his 'victims'; another activity  ascribed to him by the literature is to freeze the shadows separating them from the bodies that project them and giving them their own autonomy.
Also known in Russia, where the cold reigns as a sovereign for most of the year, with the name of Father Frost, represented as an old white man, he's protagonist in several remote fables and legends.
Here I like to tell you some nursery rhymes, the most famous and the oldest ones, of Anglo-Saxon origin, along with images belonging to the beginning of the last century.



( As for the nursery rhymes, I thought it to be nicer to you to read them in your own language under Jack Frost's pictures I've chosen, so you should scroll up the page until the images I've posted.)



Here, Jack Frost has already arrived and has began to amuse himself spreading a bit of hoar, especially during last nights ... I wonder if you've already seen traces of his coming ...

I embrace you all with much love in the hope that he'll come soon, if he hasn't arrived yet, and that he comes in time for the descent of Santa Claus ...

See you soon, my dears 











Bibliographic sources:

Mark Vincent Brine, THE CAROL and the True Folk Legend of Jack Frost, Brinemark & Bienemann Publishing, 2011;

Laura E. Richards, Tirra Lirra: Rhymes Old and New,  Nabu press, 2011.






I'm sharing with JES' link-up party



and with Stephanie's one


The ABC of a Victorian Christmas.

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Rinvenuto per caso su di uno degli scaffali della Oxford University Library a Londra, nella sezione 'Libri rari', 




un abecedario natalizio, nella sua prima edizione del 1894, ci riporta tutta l'atmosfera di cui gli inglesi si circondavano vivendo la loro Christmas Season, 120 anni or sono, che, tra le nostre mani e sotto i nostri occhi, nella nostra epoca, si concretizza come una sorta di guida, di manuale circa tutto ciò che durante il periodo vittoriano era tradizionale; pubblicato da Frederick Warne & Co, casa editrice britannica celebre per pubblicazioni di libri per l'infanzia vittoriani, tra cui quelli di Beatrix Potter, esso, per tramite delle sue affascinanti pagine, ci fa letteralmente, e quasi per incanto, compiere un salto indietro nel tempo ... siete pronti a sfogliarlo con me ?


























Peccato che a questo preziosissimo testo, che, essendosi conservato nella sua prima edizione risalente a così tanti anni fa, faccia difetto l'ultima pagina, il cui contenuto ci è comunque noto facendo scorrere lo sguardo sulle due ultime pagine dell'indice: 
una lunga fila di giovani ( YOUNGLERS ) felici rappresentano la lettera Y mostrandoci come il Natale, per i vittoriani, fosse una vera e propria festiva di famiglia, mentre la Z mostra ZANY, il celebre clown alle pantomime popolari, rappresentato come un Jolly.
E chiudendo questo incantevole libro



la cui copertina sul retro reca un girotondo di fanciulli che gioiosi tengono per mano le lettere dell'alfabeto, prendo congedo da voi, amici e lettori miei carissimi ed affezionati, nella speranza di avervi rallegrati facendovi tornare un po' ... bambini, come la stessa atmosfera natalizia vuole e, senza che in realtà ce ne rendiamo conto, ogni anno ci accade, grazie al Cielo !
Vi ringrazio tutti di vero cuore, dandovi appuntamento

a presto 












Fonte bibliografica:

DAILY MAIL ONLINE  










Discovered by chance on one of the shelves of the Oxford University Library in London, in the section 'rare books',




- picture 1 - Front cover




an ABC Christmas, in its first edition in 1894, takes us back to the whole atmosphere by which the British surrounded themselves living their Christmas Season, 120 years ago, which, among aour hands and read with our eyes, in our time, we cannot help but looking at it as a kind of handbook of everything which during the Victorian period was traditional; published by Frederick Warne & Co., British publisher known for publications of Victorian children's books, including those of Beatrix Potter, it, through its fascinating pages, makes us literally, and as if by magic, take a step back in time ... are you ready to leaf it through with me ?




- picture 2 - Index


- picture 3 - page 1


- picture 4 - page 2


- picture 5 - page 3


- picture 6 - page 4


- picture 7 - page 5


- picture 8 - page 6


- picture 9 - page 7


- picture 10 - page 8


- picture 11 - page 9


- picture 12 - page 10


- picture 13 - page 11




Too bad that this invaluable text, which, having been preserved in its first edition dating back to so many years ago, is lacking the last page, the content of which we may know by sliding our gaze on the last two pages of the index:
a long line of young happy peopleYOUNGLERS ) represents the letter Y showing us as Christmas, for the Victorians, was a real family festivity, while the Z shows ZANY, the clown famous to popular pantomimes, represented as a Jolly.
And closing this charming book,




- picture 14 - Back cover




the back cover of which bears a circle of joyful children holding one another hand in hand together with the letters of the alphabet, I'm taking leave my of you, my dear friends and loyal readers, in the hope to have rejoice you bringing you back a little bit ... children, as the same Christmas spirit wants, and as, without really realizing it, every year it happens to us, thank God !

I thank you all from the deep of my heart, 

see you soon 











Bibliographic source:

DAILY MAIL ONLINE  


Victorian age Christmas Traditions and Curiosities.

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Nel periodo vittoriano era considerato di cattivo auspicio 

mettere le decorazioni natalizie prima della sera della

 Vigilia di Natale. 





Diversamente dalla tradizione moderna, che impone che le decorazioni debbano essere rimosse prima della dodicesima notte (5 gennaio), coloro che vissero il XIX° secolo erano usi lasciare le proprie decorazioni fino alla Candelora (2 febbraio); gli addobbi natalizi dei nostri Victorians erano costituiti di piante sempreverdi quali l'agrifoglio, l'edera, il vischio, il lauroceraso, il bosso, l'alloro ed il rosmarino. Numerose erano le superstizioni circa l'uso di queste piante, in particolare agrifoglio ed edera: se l'agrifoglio che veniva introdotto in casa era spinoso significava che il Lord avrebbe avuto il comando della gestione della casa per il prossimo anno, mentre se aveva la corteccia liscia significava che tale potere sarebbe rimasto in mano alla Lady; analogamente, utilizzare edera da sola o farle dominare nelle decorazioni era reputato di cattivo augurio era il dibattito circa il bruciare o meno le decorazioni, una volta che erano state rimosse.





In Gran Bretagna, l'ultima Domenica prima dell'Avvento era denominata 'Stir-up Sunday'ed era il giorno in cui, per tradizione, le famiglie mettevano insieme tutti gli ingredienti per fare il proprio Christmas Pudding, che costituiva il momento clou del pranzo natalizio. Ogni membro della famiglia doveva a turno, mescolare il composto del pudding, tradizionalmente da est a ovest, in onore del viaggio dei Re Magi a Betlemme, esprimendo, nel contempo, un desiderio.

Nel periodo vittoriano il pudding era conosciuto come Plum Pudding, anche se le prugne ( PLUMS ) erano state sostituite da altri ingredienti come uvetta e ribes ben prima dell'inizio del XIX° secolo. Molte furono le varianti di tale ricetta ad esprimere i diversi gusti del tempo: tra queste, un budino non alcoolico con l'utilizzo del latte al posto della birra, il budino di Mrs Beeton'Fruitarian' che era fatto senza grasso di rognone e un budino di verdure che comprendeva purè di patate e carote.Tradizionalmente la miscela del budino veniva posta in un panno di mussola e bollita per più di 6 ore. Il budino risultante era rotondo e scura e d assunse volgarmente il soprannome di 'palla di cannone maculata' dopo la descrizione che di esso fece Dickens in 'A Christmas Carol'. Il Pudding veniva portato sul tavolo alla fine del pranzo natalizio dopo essere stato irrorato di spirito (solitamente grappa) e dato alle fiamme. 
Questa usanza rimane una parte essenziale delle celebrazioni natalizie inglesi.

Lo chef della regina Vittoria usava una ricetta che vedeva una quantità tale di ingredienti sufficiente per 150 piccoli budini da distribuire tra il personale domestico. Gli ingredienti erano 60 libbre di farina, 30 libbre di zucchero, 40 libbre di ribes, 40 libbre di uva passa, 30 libbre di canditi, 50 libbre di sugna di manzo tritata, 4 galloni di ale piuttosto robusta, 150 uova, 1 libbra di spezie miste, 1 bottiglia di rum e 1 bottiglia di brandy.





Così come i 'Carol Singers', musicisti di tutti i generi colmavano le strade nel periodo natalizio. Nel 1892 The Strand Magazine elencava alcuni dei più famosi artisti che animavano le strade vestite a festa della Londra Vittoriana: tra di essi vi era il violinista solitario, i fischiatori ciechi da quattro soldi, MacTosh il suonatore di cornamuse delle Highlands ed il suo ballerino, gli zampognari italiani, i suonatori di fisarmonica e di organetto, il suonatore indiano di tam-tam, l'uomo della ghironda, il fagottista, ‘old blowhard’( vecchio sbruffone ) il trombettiere, il campanaro con la sua serie di dieci campane, un uomo che suona i bicchieri musicali, la 'one-man band' con armonium portatile, la German Band e la troupe di menestrelli neri.





A partire dalla morte del Principe Consorte Albert, la regina Victoria  preferì trascorrere un Natale tranquillo ad Osborne House, la reale residenza sull'isola di Wight. Una delle tradizioni che ella volle mantenere durante queste feste fu quella della distribuire del 'Royal bounty'ai figli dei residenti della tenuta. Ogni Vigilia di Natale i bambini venivano condotti nella sala della servitù addobbata a festa, veniva loro distribuito il tè e poi dato un regalo, differente ogni anno, costituito da un capo di abbigliamento, come un vestito, uno scialle o un mantello per le ragazze e una sciarpa, un paio di guanti guanti o un panno per cucire un abito ai ragazzi.
I doni venivano consegnati dalla regina in persona anche se negli anni successivi tale compito fu svolto da sua figlia la principessa Beatrice. Oltre a questi capi di abbigliamento i bambini ricevevano un libro di storia, una fetta del Plum Pudding e un giocattolo preso dal grande albero di Natale. 

Anche i residenti più anziani della tenuta ricevevano in dono un capo di abbigliamento, mentre ai lavoratori, che non erano invitati all'evento, veniva data una coscia di manzo per il loro pranzo di Natale. 
( Nella fotografia in alto a destra: Natale ad Osborne House nel 1896 )





I Mince pies furono tra i piatti preferiti per il pranzo di Natale in Gran Bretagna per centinaia di anni. Ispirati alle ricette del Medio Oriente riportate in Inghilterra durante le Crociate, erano tradizionalmente realizzati con un impasto di carni macinate come manzo, montone o vitello, frutta quale mela, ribes e uva passa e spezie tra cui cannella, chiodi di garofano e noce moscata. Nel periodo vittoriano le Mince pies hanno cominciato con il perdere il loro contenuto in carne e a somigliare sempre più ai moderni dolci che tradizionalmente si gustano oggi, anche se molti cuochi continuano ad usare la carne nelle loro ricette. La superstizione del XIX° secolo voleva che l'assaggiare dodici Mince pies di dodici amici o famiglie diverse durante i dodici giorni di Natale avrebbe portato fortuna per i seguenti dodici mesi dell'anno ed era inoltre considerato di cattivo augurio rifiutare la prima Mince pie che veniva offerta.






I proprietari dei negozi vittoriani erano in competizione nel cercare costantemente nuovi modi per attirare i clienti durante il periodo natalizio, che di anno in anno si diveniva sempre più redditizio. La prima 'Grotta di Babbo Natale', costruita a scopo commerciale, fu inaugurata nel 1888 da JP Robert nel suo negozio a Stratford nel West Ham appena fuori Londra. L'idea presto prese campo e dalla fine del secolo fu una parte essenziale dell'esperienza di Natale di ogni bambino benestante quella di essere condotto in un negozio e di sedersi sulle ginocchia di Babbo Natale.





Essendoci per lo più la storia della calza di Natale sconosciuta, dobbiamo affidarci alla leggenda, la quale 
narra che St.Nicholas, sentendo che un povero uomo con tre belle figlie non aveva soldi per farle maritare, decise di aiutarle segretamente. Attese fino a notte per calarsi dal loro camino con tre sacchetti di monete d'oro: notò che le calze delle ragazze erano state lì appese ad asciugare e così mise un sacchetto in ogni calza; quando l'anziano padre e le ragazze l'indomani mattina scoprirono i sacchi d'oro, erano felicissimi e, naturalmente, vissero felici e contenti realizzando i loro sogni.
☞ Durante il periodo vittoriano generalmente le calze venivano riempite con un'arancia, poi con il tempo vi si aggiunsero giocattoli e dolciumi.






L'usanza di scambiarsi un bacio sotto il vischio a Natale è stata annotata per la prima volta nel XIX° secolo e divenne rapidamente un aspetto popolare di tale festività. Nel periodo vittoriano il vischio veniva raccolto e raggruppato a formare una sorta di palla che veniva appesa in un luogo strategico nella stanza. La convinzione era che chi stava sotto il vischio non poteva rifiutare un bacio. Un'altra credenza era che dopo ogni bacio una bacca dovesse essere staccata dalla composizione di vischio e una volta che tutte le bacche erano esaurite, la pratica del bacio avesse fine. Questo rituale fa riferimento ad una rima contemporanea:

Estraete una bacca dal vischio
Per ogni bacio che viene dato.
Quando le bacche sono esaurite
Si finisce di baciarsi.


( A sinistra Gathering the Mistletoe, di Sir John Everett Millais )





I confetti erano un tipo di produzione dolciaria molto popolare nel corso del XIX° secolo e divennero collegati con il Natale grazie al loro essere nominati nella poesia 'A Visit from St. Nicholas', nota anche come 'The Night Before Christmas', ed il personaggio della Fata del Confetto nel balletto 'Lo schiaccianoci'di Tchaikovsky; essi potevano contenere una grande varietà di ingredienti, tra cui noci, semi e spezie, anche se l'ingrediente favorito per fare i confetti erano le mandorle, i germogli di chiodi di garofano, i semi di cumino, i semi di coriandolo o le strisce di cannella. Tali ingredienti venivano ricoperti ad uno ad uno da più strati di sciroppo di zucchero bollente che raffreddandosi avrebbe dato ai confetti una consistenza molto dura all'esterno, gli ultimi dei quali venivano aromatizzati con ingredienti come acqua di rose o di fiori d'arancio e colorati con l'introduzione di pigmenti commestibili (gli spinaci per dare il colore verde, lo zafferano per il giallo e la barbabietola per il rosso). 





Nella foto qui accanto potete vedere la copertina di un catalogo di fine ottocento della famosa società di Tom Smith, che ebbe grande successo in epoca vittoriana poiché vendeva una vasta gamma di articoli per le feste, ma il prodotto di gran lunga più popolare era il Christmas Cracker, ovvero il cracker di Natale, inventato proprio da Tom Smith nei primi anni del 1840.

Egli era un pasticcere che, ispirato dai bonbons francesi avvolti in carta velina ( come le moderne caramelle ) per creare una novità natalizia prese un tubo di carta ricoperto di decorazioni vivaci che quando veniva aperto rivelava un piccolo regalo e alcuni versi che vi erano scritti all'interno. Più tardi Smith vi incorporò due strisce di carta sempre di forma cilindrica, attaccate alle estremità del cilindro, entrambe rivestite con una sostanza chimica leggermente esplosiva, che, quando il cracker veniva scartato, creava un piccolo botto, da cui il nome 'cracker' ( petardo )

La novità creata da Smith catturò immediatamente l'immaginazione del pubblico ed il cracker natalizio divenne rapidamente un prodotto estremamente popolare. Tom Smith cominciò a venderne centinaia e centinaia di diverse varietà a prezzi che andavano da 4 scellini e 6 pence a 48 scellini. Solamente quelli elencati nel catalogo 1891-2 includevano i  Lilliputian crackers, Gems and Jewels, Cupid’s Playthings, Somebody’s Luggage, Fairytale crackers, Gypsy Queen, Mother Hubbard’s, Lovers’ Secrets, Darwinian Crackers, Mysterious crackers, Butterfly Ball and Bal Masque.

Gli elementi di novità contenute nei Crackers dipendevano dal loro tema. Per esempio i 'Crackers delle zitelle' racchiudevano al loro interno anelli di nozze, fiori appassiti, cuffie da notte, bussola o ditali, specchi, cipria e tinture per capelli, mentre nei 'Crackers degli scapoli' vi erano pipe, bottiglie di champagne, i biglietti di pegno, sigari, mazzi di carte e cambiali di commercianti. I Crackers moderni contengono oggetti di piccole dimensioni, articoli nuovi o piccoli giochi, una corona di carta o uno scherzo e di fatto rimangono una parte essenziale delle tradizioni di Natale in Gran Bretagna.




Ed infine, prima di prendere congedo da voi, voglio proporvi una serie mirabilmente realizzata dallaBBCche ci fa rivivere il clima in cui fervono i preparativi per il Natale Vittoriano, magnificamente ricreato nei minimi dettagli, così come era vissuto presso la fattoria di un anziano possidente terriero.
Ovviamente i dialoghi sono in inglese perciò suggerisco a chi lo volesse seguire ( e ve lo consiglio vivamente, è un video splendido !) di far scorrere la pagina fin sotto la traduzione in inglese.

Vi abbraccio con rinnovato affetto e sincera, profonda gratitudine,

a presto 











Source:

http://victorianfanguide.tumblr.com/











In the Victorian period it was considered extremely unlucky 

to put up any Christmas decorations 

before Christmas Eve.





- picture 1




Unlike modern superstition, which dictates that decorations must be taken down before Twelfth Night (January 5th), people in the 19th century commonly left their decorations up until Candlemas (February 2nd).
Victorian Christmas decorations took the form of evergreen plants such as holly, ivy, mistletoe, laurel, box, bay and rosemary. Several superstitions surrounded the use of these plants, particularly holly and ivy. If prickly holly was brought into the house it meant that the husband would be master for the coming year whereas if the holly was smooth it meant the power would stay with the wife. To use ivy on its own or let it be predominant was bad luck and there was sharp disagreement over whether decorations should or should not be burnt once they’d been taken down.




- picture 2 on th right -In Britain, the last Sunday before Advent is known as ‘Stir-up Sunday’ and is the day on which it is traditional for families to mix together the ingredients to make their Christmas Pudding which forms the highlight of the Christmas Day meal. Each member of the family must take turns to stir the pudding mixture, traditionally from East to West in honour of the journey of the Three Kings to Bethlehem. While they do this it is also customary to make a wish.

In the Victorian period the pudding was known as Plum Pudding, though plums had been entirely replaced by other ingredients such as raisins and currants well before the beginning of the 19th century. There were many different recipes for the pudding reflecting the different tastes of the time. These included a teetotal pudding which used milk instead of beer, Mrs Beeton’s ‘Fruitarian’ pudding which was made without suet and a vegetable pudding which included mashed potatoes and carrots.

Queen Victoria’s chef used a recipe which made enough mixture for 150 small puddings to be distributed amongst the household staff. The ingredients were 60lbs flour, 30lbs sugar, 40lbs currants, 40lbs raisins, 30lbs candied peel, 50lbs chopped beef suet, 4 gallons strong ale, 150 eggs, 1lb mixed spice, 1 bottle of rum and 1 bottle of brandy.




- picture 3 on the left - In the Victorian period, as well as carol singers, musicians of all kinds filled the streets at Christmas time. In 1892 The Strand Magazine listed some of London’s most famous festive street performers. These included the lone fiddler, the blind penny-whistler, MacTosh the Highland piper and his dancing boy, Italian bagpipers, accordion-players and organ-grinders, the Indian tom-tom player, the hurdy-gurdy man, the bassoon player, ‘old blowhard’ the trumpeter, the bellringer with his string of ten bells, a man playing musical glasses, the one-man band with portable harmonium, the German Band and the troupe of black minstrels.



- picture 4 on the right:Christmas at Osborne House in 1896After the death of Prince Albert, Queen Victoria preferred to spend a quiet Christmas at Osborne House, her residence on the Isle of Wight. One of the traditions she maintained during these holidays was to distribute a ‘Royal bounty’ to the children of residents of the estate. Every Christmas Eve the children were brought to the festively decorated servants’ hall at Osborne, given tea and then presented with a gift. This gift was different each year and took the form of an item of clothing such as a dress, shawl or cloak for the girls and a scarf, gloves or cloth for a suit for the boys. The gifts were presented to each child by the Queen herself, though in later years this task was given to her daughter Princess Beatrice. As well as these items of clothing the children also received a story book, a slice of Christmas Pudding and a toy from the large Christmas tree. 

☞ Elderly residents would also receive a gift of clothing while labourers, who were not invited to the event itself, would be given a joint of beef for their Christmas Day meal.




- picture 5 on the left -Mince pies have been a favourite Christmas food in Britain for hundreds of years. Inspired by Middle Eastern recipes brought back to England during the Crusades, they were traditionally made with a mixture of minced meat such as beef, mutton or veal, fruits like apple, currants and raisins and spices including cinnamon, cloves and nutmeg. In the Victorian period mince pies started to lose their meat content and began to resemble the modern sweet treats which are enjoyed today, though many cooks continued to use meat in their recipes. 19th century superstition held that if you ate twelve mince pies from twelve different friends or households during the twelve days of Christmas you would have good luck for the next twelve months. It was also considered unlucky to refuse the first mince pie you were offered.




- picture 6 on the right - Victorian shop owners were constantly developing new ways to attract customers during the increasingly profitable Christmas season. The world’s first commercial Santa’s Grotto was unveiled in 1888 by JP Robert at his store in Stratford in West Ham just outside of London. The idea soon caught on and by the turn of the century it was an essential part of any well-off child’s Christmas experience to be taken to a shop and sit on Father Christmas’ knee.




- picture 7 on the left - Mostly the history of the Christmas Stocking is unknown.
Legend has it that St. Nicholas, hearing that a poor man with 3 beautiful daughters had no money to get them married, decided to secretly help out. He waited until night time then he went down the chimney with 3 bags of gold coins. He noticed that the girls’ stockings were hung up on the mantelpiece to dry so he put one bag in each stocking.
When the old man and the girls discovered the bags of gold the next morning, they were overjoyed and, of course, lived happily ever after.
☞ During the Victorian age the Christmas Stockings were filled with an orange.




- picture 8 on the right: Gathering the Mistletoe, by Sir John Everett Millais - The practice of kissing under the mistletoe at Christmas was first recorded in the early 19th century and quickly became a popular aspect of the festival. In the Victorian period mistletoe was gathered together to form a ball which was then hung in a strategic place in the room. The belief was that whoever stood under the mistletoe could not refuse a kiss. Another belief was that after each kiss a berry should be picked from the mistletoe ball and once all the berries had gone the kissing had to stop. This concept is referenced in a contemporary rhyme:

Pick a berry off the mistletoe
For ev’ry kiss that’s given.
When the berries have all gone
There’s an end to kissing.




- picture 9 on the left - Sugar-plums were a popular form of confectionery during the 19th century and became linked with Christmas through their inclusion in the poem ‘A Visit from St Nicholas’, also known as ‘The Night Before Christmas’, and the character of the Sugar Plum Fairy in the ballet ‘The Nutcracker’ by Tchaikovsky. Sugar-plums were not actually made from plums; the name refers to a range of traditional sweets known as comfits.
Comfits could contain a wide variety of ingredients including nuts, seeds and spices. The favoured ingredients for making sugar-plums were almonds, clove buds, caraway seeds, coriander seeds or cinnamon strips. These ingredients were individually coated in layers of boiling sugar syrup until they formed small balls with a thick, hard shell. They could be flavoured with ingredients such as rose or orange water and coloured by the introduction of edible pigments (spinach for green, saffron for yellow and beetroot for red) in the final layers of syrup. They were known as sugar-plums purely because of their finished size and resembled modern gobstoppers, aniseed balls or sugared almonds.




- picture 10 on the right - The front cover of an early 20th century Tom Smith’s catalogue. Tom Smith’s was a highly successful Victorian company which sold a wide variety of festive items but by far its most popular product was the Christmas Cracker. The company’s founder Tom Smith is credited with the invention of the Christmas Cracker in the early 1840s.

Smith was a confectioner who was inspired by French bonbons wrapped in tissue paper to create Christmas novelties consisting of a paper tube covered in vibrant decorations which when ripped open would reveal a small gift and written verse inside. Later Smith incorporated a ‘snap’ made of two attached strips of tough paper, one coated with a mildly explosive chemical, which when pulled apart created a small bang which gave ‘Crackers’ their name.

The novelty of Smith’s invention caught the public’s imagination and crackers quickly became an extremely popular Christmas product. Tom Smith’s began to sell hundreds of different themed varieties at prices ranging from 4 shillings and 6 pence to 48 shillings. Those listed in the 1891-2 catalogue alone include Lilliputian crackers, Gems and Jewels, Cupid’s Playthings, Somebody’s Luggage, Fairytale crackers, Gypsy Queen, Mother Hubbard’s, Lovers’ Secrets, Darwinian Crackers, Mysterious crackers, Butterfly Ball and Bal Masque.

The novelty items contained in the Crackers depended on their theme. For example ‘Spinster’s Crackers’ included wedding rings, faded flowers, night caps, thimbles, mirrors, powder puffs and hair dye and ‘Bachelor’s Crackers’ included pipes, bottles of champagne, pawn tickets, cigars, packs of cards and tradesmen’s bills. Modern crackers contain small novelty items or games, a paper crown and a joke or fact and remain an essential part of Christmas celebrations in Britain.




- picture 11 




And finally, before than taking my leave of you, I want to suggest you a series admirably realized by the BBC in which we relive the climate in which, people living in the farm of an elderly landowner during the XIX° century, got ready for the Victorian Christmas, beautifully reconstructed in the smallest detail.





I embrace you all with renewed affection and sincere, deep gratitude,

see you soon 










Source:

http://victorianfanguide.tumblr.com/


CHRISTMAS PLUM PUDDING, a recipe the origins of which are lost in the mists of time ...

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Quando penso al Christmas Pudding, 
è immediato il mio rievocare quel passo del
Christmas Carol di Charles Dickens
che ci presenta l'umile famiglia Cratchit la quale, 
pur in un clima di estrema modestia,
festeggia il suo più bel Natale:





In half a minute Mrs. Cratchit entered — flushed, but 

smiling proudly — with the pudding, like a speckled 

cannon-ball, so hard and firm, blazing in half of half

a quartern of ignited brandy, and bedight with 

Christmas holly stuck into the top.


A Christmas Carol ~ Charles Dickens, 1843




( In mezzo minuto la signora Cratchit entrò  - arrossita in volto, ma sorridendo con orgoglio - con il Pudding, che sembrava una palla di cannone macchiettata, così dura e ferma, sfolgorante nella metà della metà di un quarto di brandy acceso, e adornato con l'agrifoglio di Natale infisso in cima. )


  A Christmas Carol ~ Charles Dickens, 1843





Ed in effetti penso che per la maggior parte noi sia reputata una ricetta appartenente alle tradizioni natalizie risalente al XIX° secolo o poco prima ... pensate che in realtà l'origine di questo piatto si perde letteralmente nella notte dei tempi ... risale nientemeno che al periodo medievale !


"L'associazione del plum pudding con il Natale ci riporta all'Inghilterra medievale e al decreto della Chiesa Cattolica Romana che prescriveva che il 'pudding dovrebbe essere fatto la venticinquesima Domenica dopo la Trinità, preparato con tredici ingredienti per rappresentare Cristo ed i suoi dodici apostoli, ed ogni membro della famiglia deve, a turno, mescolare il composto da est a ovest per onorare i Magi e il loro viaggio che si suppone abbia seguito questa direzione."2 - 

Il Christmas Pudding nasce da un porridge che risale al XIV° secolo chiamato 'frumenty' che era fatto con carne di montone e manzo con l'aggiunta di ribes, prugne, spezie e vino e che, per gli ingredienti che lo componevano, tra cui primeggiava la carne, era portato in tavola all'inizio del pranzo di Natale. 
Entro la fine del 1500 si è lentamente trasformato in un budino di prugne non appena i cuochi cominciarono con l'aggiungervi del pangrattato, sugna e uova per legare e addensare meglio gli ingredienti; per acuirne il sapore, aggiungevano inoltre birra o liquori.
Il Plum Pudding è diventato il dolce di Natale per eccellenza intorno al 1650, ma già nel 1664 i puritani ne bandirono la produzione e ne vietarono il consumo, additandolo come un''usanza oscena' in quanto i suoi ricchi ingredienti 'non sarebbero stati consoni alle persone timorate di Dio', probabilmente mangiarlo significava commettere peccato di gola ! 
Nel 1714, re Giorgio I di Hannover, usanza oscena o no, al suo arrivo in Inghilterra volle rintrodurne la tradizione e reintegrarlo come parte qualificante il pasto di Natale e, dall' epoca vittoriana, il Pudding di Natale mutò ancora nei suoi ingredienti per divenire qualcosa di simile a quelli che si mangiano oggi.


Eccovi la ricetta del Christmas Pudding di Natale di re Giorgio I del 1714 chiamato allora anche il PUDDING DEL RE:( ho operato io la conversione da libbre in grammi per chi di voi volesse provarlo )


1 lb = 455 gr di uova
1 ½ lb = 680 gr di sugna triturata
1 lb = 455 gr di uva passa
1 lb = 455 gr di prugne secche
1 lb = 455 gr di bucce di agrumi miste
1 lb = 455 gr di ribes 
1 lb = 455 gr di uvetta sultanina
1 lb = 455 gr di farina
1 lb = 455 gr di zucchero
1 lb = 455 gr di briciole di pane secco
1 cucchiaino di spezie miste
½ noce moscata grattugiata
½ pinta di latte
½ cucchiaino di sale
il succo di un limone
un grande bicchiere colmo di acquavite.


Lasciare riposare per 12 ore, quindi bollire per 8 ore e bollire ancora il giorno di Natale per altre 2 ore.


Ma sfogliamo insieme un libro di ricette che al suo tempo riscosse molto successo, quello scritto da Hannah Glasse dal titolo The Art of Cookery made plain and easy, datato 1747, che fu un 'bestseller', diremmo oggi, per più di cento anni e che ci mostra come, con il tempo, questo piatto tradizionale si sia trasformato arricchendosi sempre di nuove varianti: 



Un Pudding Plum bollito (1747)

Prendete un chilo di sugna tagliata a pezzetti non troppo piccoli, un chilo di ribes e un chilo di uva passa, otto uova - utilizzerete solo la metà dei bianchi - mezza noce moscata grattugiata e un cucchiaio da tè di zenzero battuto, un chilo di farina, mezzo litro di latte. Sbattere le uova e poi aggiungere lentamente la metà del latte, quindi, quando saranno ben amalgamati, unire gradatamente la farina, poi il sale, la sugna e la frutta e tanto latte quanto basta per ottenere un composto omogeneo e molto denso.
Far bollire cinque ore. 3



Modern Cookery for Private Families è un libro inglese di Eliza Acton (1799-1859), pubblicato da Longmans nel 1845, e ristampato per ben 13 edizioni dal 1845 al 1853, anche se le sue vendite furono in seguito eclissate da quelle del celeberrimo libro di Mrs Beeton; esso fu uno dei primi libri di cucina a fornire elenchi di ingredienti, quantità esatte, e tempi di cottura dettagliati, ma ciò che a noi più interessa è notare che nella sua prima edizione è il primo libro in assoluto in cui troviamo la ricetta per il Christmas Pudding.

Ingredienti per 6-8 persone - il peso è indicato in once ( 1 oncia equivale a poco meno di 30 grammi, per l’esattezza sono 28,35 gr) ho pensato di riportare perciò anche il peso in grammi:


3 once = 90 gr farina
3 once = 90 gr briciole di pane grattugiato
6 once = 180 gr burro 
6 once = 180 gr uvetta
6 once = 180 gr ribes
2 once = 180 gr canditi
4 once = 120 gr mela grattugiata
5 once = 150 gr zucchero grezzo
½ cucchiaino di noce moscata grattugiata
½ cucchiaino di cannella grattugiata
un piccolo bicchiere di brandy 
3 uova medie
un pizzico di sale

Mrs Acton, dopo aver suggerito di mescolare gli ingredienti ben triturati, indica due tecniche di cottura, anche se sarà la prima ad andare, negli anni a venire, per la maggiore:

PRIMA TECNICA di COTTURA -  Il fagotto con il panno. 
Il budino diventa molto più leggero quando bollito in un panno: deve essere ben impastato e messo in acqua immediatamente dopo averlo legato bene. Il panno deve essere umido (cioè scottato in acqua) e ben infarinato.
Mescolare e impastare tutti gli ingredienti insieme, metterli nel panno trattato come indicato sopra, spingere con un cucchiaio di legno attraverso le anse del panno e sospendere il fagotto su una pentola piena di acqua bollente. Appena l’acqua torna a bollire, abbassate il fuoco un po’, e chiudere con un coperchio. Far bollire il Pudding per 3 ore e mezza. Il fagotto si lascia sospeso ad un gancio per qualche settimana per migliorare il sapore. Prima di servirlo bisogna riscaldarlo per un paio d’ore sempre rimettendolo a bollire nell’acqua. Scartare il budino su un piatto caldo e infornare a temperatura media per 10 minuti in modo da formare una pellicina scura.

SECONDA TECNICA di COTTURA lo stampo. Imburrare bene lo stampo. Versare l’impasto a riempire quasi fino in cima. Chiudere con un cerchio di carta da cucina imburrata. Legare un panno pulito sopra, con una piega in modo che il budino possa espandersi. Cuocere a bagnomaria per 3 ore e mezza in una pentola con l’acqua che arriva a tre quarti del bordo dello stampo. Ogni tanto aggiungere altra acqua calda in modo che il livello resti costante. Dopo 3 ore e mezza, quando è pronto, lasciate riposare il Pudding nel suo stampo per cinque minuti prima di sformarlo (il riposo serve per evitare che si rompa). Il Pudding si può conservare per molti giorni sotto un panno pulito. Prima di servirlo in tavola riscaldarlo per altre 2 ore. 

Per il flambè, scaldare il brandy prima di versarlo sopra il budino e dargli fuoco.





Nel dicembre del 1860,  tra le pagine del The Godey's Lady's Book, a noi già ben noto, apparve questa ricetta che voglio proporvi:


Ricetta per un Plum Pudding Ricco, ( dicembre 1860 )

Snocciolare accuratamente un chilo della migliore uvetta, lavare una libbra di ribes, tagliare molto finemente un chilo di grasso di rognone di carni bovine fresche, sbollentare e tagliare finemente una libbra due once di mandorle dolci e un'oncia di quelle amare; mescolare tutto bene insieme, con una libbra di farina setacciata, e lo stesso peso di briciole di pane bagnate nel latte, poi strizzate e mescolate con un cucchiaio fino a ridurre il tutto in una poltiglia, prima di mescerlo con la farina.

Tagliare a pezzetti due once di cedro essiccato, di arancia, di limone con la buccia, e aggiungere un quarto d'oncia di spezie miste; un quarto di libbra di zucchero grezzo dovrebbe essere messo in un bacino, con otto uova, e ben battuto con una forchetta a tre punte; mescolare questo con il pudding, e renderlo della giusta consistenza con il latte. Ricordate che non deve essere troppo liquida, altrimenti la frutta si deposita sul fondo, ma deve avere la consistenza di una pastella ben densa.

Due bicchieri di vino colmi di brandy dovrebbero essere versati quindi sulla frutta e le spezie, mescolati insieme in una bacinella, e lasciate riposare il composto così ottenuto tre o quattro ore, mescolando di tanto in tanto. Il tutto dovrà quindi essere legato in un panno, e avrà cinque ore di ebollizione costante.

Una volta fatto, trasferirlo su di un piatto, setacciarvi sopra dello di zucchero, e servire con salsa di vino in una salsiera, dopo averne versata un po' intorno al pudding. Esso sarà di dimensioni considerevoli, ma potete utilizzare la metà degli ingredienti descritti, nella medesima proporzione, per ottenere un pudding altrettanto buono.




Durante il periodo Regency e Vittoriano, inoltre, il Plum Pudding era noto per le monete d'argento e piccoli oggetti nascosti all'interno del budino che dovevano essere trovati da uno dei commensali. Oggetti comuni erano la moneta d'argento per la ricchezza, un piccolo quadrilatero per la buona fortuna, un ditale d'argento per la parsimonia, un anello per matrimonio oppure l'ancora come augurio di approdo ad un porto sicuro. Questi elementi non si sa per quale motivo, sono col tempo 'emigrati' dal Christmas pudding alle torte di addio al celibato.

Scriveva nel 1882 Charles Dickens in uno dei suoi articoli giornalistici: 

Il segreto per fare un plum pudding leggero e digeribile consiste nel preparare adeguatamente la sugna, nel tritare l'uvetta, e nel bollire il composto per un tempo sufficiente. I Puddings fatti con briciole di pane sono più leggeri di quelli fatti interamente di farina; e una miscela dei due rende il Pudding ancor migliore. I Plum Puddings possono essere fatti qualche tempo prima di Natale, e, dopo essere stato bolliti, il tessuto deve essere aperto - ma il Pudding non è ancora ultimato - e asciugato. Avvolti in carta, e conservati in un luogo asciutto, i Puddings si conserveranno bene per diversi mesi, richiedendo solamente di essere bolliti per un'ora al momento di servire. 4



Mrs Beeton, nell'edizione del 1890 del suo famoso Mrs Beeton's Family Cookery indica ben cinque tipi diversi di Christmas Puddings, ma qui, per non cadere nella leziosità, preferisco indicarvi quello che ella stessa indica come tradizionale, ovvero il primo la cui dose scrive:




Mrs Beeton's Traditional Christmas Plum Pudding 

Per 2 Christmas puddings

( anche qui ho operato la conversione in grammi )
 



Controllare gli ingredienti per la ricetta nella dispensa prima di pensare ad acquistarli ed ungere 2 bacinelle.

8 oz = Kg 3,6 zucchero umido (utilizzare quello morbido grezzo)
8 oz = Kg 3,6 sugna tritata o equivalente moderno
8 oz = Kg 3,6 uvetta sultanina pulita
8 oz = Kg 3,6 uva passa denocciolata e dimezzata (vedi nota *)
4 oz = Kg 1,8 ribes lavati e asciugati
4 oz = Kg 1,8 canditi misti triturati 
4 oz = Kg 1,8 farina bianca
4 oz = Kg 1,8 pangrattato
2 oz = gr 900 mandorle pelate e triturate
la scorza grattugiata di un limone 1
3 uova
un cucchiaino di noce moscata grattugiata
mezzo cucchiaino di sale
1/4 di litro di latte
1 piccolo bicchierino colmo di acquavite (facoltativo)
Mescolare tutti gli ingredienti secchi insieme, aggiungete le uova ben battute, il latte e l'acquavite (se utilizzata).

Suddividere il composto in 2 bacinelle ben unte, e cuocere a vapore da 5 a 6 ore.

Tempo: 5 - 6 ore.

Sufficiente per 8 o 9 persone.


N.B. Si prega di notare che nessun agente lievitante è menzionato in questa ricetta, ed anche la farina deve essere semplice farina di grano, poiché, qualora serva la farina auto-lievitante, ne è fatta specifica menzione se deve essere utilizzata. 5



E se con le parole vergate da Charles Dickens ho cominciato questo post, sempre con lui mi piace salutarvi, citando dal medesimo romanzo natalizio che tanto successo ebbe al suo tempo e tanto ancor'oggi ne vanta: 


Evviva ! Una grande quantità di vapore !

Il budino era fuori del pentolone. 

Un odore come nei giorni di bucato ! 

Era il panno. 

Un odore come di una trattoria ed una pasticceria 

situate a due porte l'una accanto all'altra, 

con la porta di una lavandaia prossima ad entrambe ! 

Era il Pudding !


A Christmas Carol ~ Charles Dickens, 1843 6






Riproduzione di una cartolina natalizia vittoriana





Vediamo infine insieme come procedono i preparativi natalizi nella nostra Victorian Farm ... ( per vedere il secondo episodio del video della BBC far scorrere la pagina fino al fondo della parte tradotta in inglese )

E perciò, giunti al momento del congedo, vi saluto tutti tanto, tanto caramente e vi do appuntamento alla sera della Vigilia di Natale con una sorpresa ... e l'ultimo episodio di questi incantevoli filmati.

A presto 













Bibliografia: 

Mrs Beeton,  Mrs Beeton's Family Cookery, edizione del 1923;

Andrea  L.Broomfield, Food and Cooking in Victorian England: A History (Victorian Life and Times), riedizione dal 1707, Praeger - Westport CT, 2007;

Charles Dickens, A Christmas Carol, riedizione dal 1843, CRW Publishing Limited, London, 2012;

Charles Dickens, Household Words, rivista settimanale del 1882, vol. 2;

Hannah Glasse, The Art of Cookery made plain and easy, edizione del 1805.




Citazioni:

1 - Charles Dickens, A Christmas Carol, riedizione dal 1843, CRW Publishing Limited, London, 2012, pag. 80; 

2 - Andrea  L.Broomfield, Food and Cooking in Victorian England: A History (Victorian Life and Times), riedizione dal 1707, Praeger - Westport CT, 2007, pag. 150;

3 - Hannah Glasse, The Art of Cookery made plain and easy, edizione del 1805, pag. 106;

4 - Charles Dickens, Household Words, rivista settimanale del 1882, vol. 2; 

5 - Mrs Beeton,  Mrs Beeton's Family Cookery, edizione del 1923, pag. 494;

6 -  Charles Dickens, A Christmas Carol, op. cit., pag. 80.











When I think of the Christmas Pudding,
it's immediate for me to recall that step of the 
Christmas Carol by Charles Dickens
which presents us the humble Cratchit family which,
even in a climate of extreme modesty,
celebrates its best Christmas:




- picture 1 





In half a minute Mrs. Cratchit entered — flushed, but 

smiling proudly — with the pudding, like a speckled 

cannon-ball, so hard and firm, blazing in half of half

a quartern of ignited brandy, and bedight with 

Christmas holly stuck into the top.


A Christmas Carol ~ Charles Dickens, 1843 





And in fact I think for most of us it is deemed a recipe belonging to the Christmas traditions dating back to the XIXth century or shortly before ... you have to know that, actually, the origin of this dish is literally lost in time ...  it dates back nothing less than to the Middle Age time !


"The plum pudding's association with Christmas takes us back to medieval England and the Roman Catholic Church's decree that the 'pudding should be made on the twenty-fifth Sunday after Trinity, that it be prepared with thirteen ingredients to represent Christ and the twelve apostles, and that that every family member stir it in turn from east to west to honor the Magi and their supposed journey in that direction.'2


The Christmas Pudding stems from a porridge dating back to the XIVth century called 'frumenty' which was made with mutton and beef with the addition of currants, plums, spices and wine and that, due to the ingredients that made it up, amongst which flesh excelled, was brought to the table at the beginning of the Christmas Lunch.
By the end of 1500 has slowly turned into a Plum Pudding as soon as cooks began to add breadcrumbs, suet and eggs to bind and thicken ingredients best; to make it more tasty they also added some beer or spirits.
The Plum Pudding has become the Christmas dessert par excellence around 1650, but already in 1664 the Puritans banned its production and its consumption, identifying it as an 'obscene custom' because its richness in ingredients' would not be in keeping by the God-fearing people', probably to eat it meant committing the sin of gluttony !
In 1714, King George I of Hanover, custom obscene or not, on his arrival in England, wanted to introduce it back amongst traditions and reinstate it as the qualifying dish of the Christmas meal; from the Victorian era, the Christmas Pudding changed again in its ingredients to become something similar to what you eat today.




- picture 2 on the right - This is the 1714 recipe for King George I’s 9lb (!) Christmas pudding also called THE KING'S PUDDING

1 lb of eggs
1 ½ lb of shredded suet
1 lb raisins
1 lb dried plums
1lb mixed peel
1 lb of currants
1 lb sultanas
1 lb flour
1 lb sugar
1 lb breadcrumbs
1 teaspoon mixed spice
½ grated nutmeg
½ pint of milk
½ teaspoon of salt
the juice of a lemon
a large glass of brandy.



Let stand for 12 hours, then boil for 8 hours and boil again on Christmas Day for 2 hours.



But let's leaf through a recipe-book which in its time had a great success: it was written by Hannah Glasse and was  entitled The Art of Cookery Made Plain and Easy, dated 1747, and was a 'bestseller', we would say today, for over a hundred years and which shows how, with time, this traditional dish has become increasingly enriched by new variants:



A boiled Plum Pudding ( 1747 )

Take a pound of suet cut in little pieces not too fine a pound of currants and a pound of raifins storied eight eggs half the whites half a nutmeg grated and a tea spoonful of beaten ginger a pound of flour a pint of milk beat the eggs first then half the milk beat them together and by degrees stir in the flour then the suet spice and fruit and as much milk as will mix it well together very thick.
Boil it five hours. 3


Modern Cookery for Private Families is a recipe book of Eliza Acton (1799-1859) written in English, published by Longmans in 1845, and reprinted in 13 editions from 1845 to 1853, and only Mrs Beaton's ones could withdraw its sales, later; it was one of the first cookbooks to provide lists of ingredients, exact amounts of them and detailed cooking times, but what we are most interested in is to note that in its first edition it was the first book ever where we can find the recipe for the Christmas Pudding.

Ingredients for 6-8 people - the weight is indicated in ounces doing a conversion (1 ounces amounts to little less than 30 grams, to be exact are 28,35 gr) have also reported the weight in grams



- picture 3 on the right - 



3 oz = 90 gr flour
3 oz = 90 gr breadcrumbs grated 
6 oz = 180 gr grated suet  or butter
6 oz = 180 gr raisins
6 oz = 180 gr currant 
2 oz = 180 gr candied 
4 oz = 120 gr grated apple 
5 oz = 150 gr sugar cane
½ teaspoon grated nutmeg
½ teaspoon of cinnamon grated
a small glass of brandy
3 medium eggs
a pinch of salt

Mrs. Acton, after suggesting to mix all the ingredients together after having shredded them very well, indicates two techniques of cooking, although it will be the first to go, during the years to come, for the major:

FIRST COOKING TECHNIQUE - the bundle with the cloth. The pudding becomes much lighter when boiled in a cloth: the ingredients should be well mixed and put into the water immediately after having tied it well. The cloth should be moist (ie cooked in water) and well floured.
Mix and knead all the ingredients together, put them in the cloth treated as written above, push with a wooden spoon through the bends of the bundle of cloth and suspend it in a pot of boiling water. When the water returns to a boil, lower the heat a bit, and close with a lid. Boil the pudding for 3 hours and a half. The bundle has to be left suspended from a hook for a few weeks to improve the taste. Before serving you have to warm it up for another couple of hours putting it back in the water to boil. Discard the pudding on a hot plate and bake at medium heat for 10 minutes to form a dark skin.

SECOND COOKING TECHNIQUE - the mold. Grease the mold well. Pour the batter to fill almost to the top. Cover with a circle of paper buttered - (N.d.A. Today we have the Kitchen paper ! ). Tie a clean cloth above, with a fold so that the pudding can expand. Bake in a water bath for 3 hours and a half in a pot with the water coming till three quarters of the edge of the mold. Every now and then add more hot water so that its level remains constant. When it will be ready, let stand the Pudding in its mold for five minutes before throw it down (the rest is used to avoid its breakage). The pudding can be stored for several days under a clean cloth. Before serving heat for 2 more hours.

For the flambé, warm the brandy before pouring it over the pudding and set it on fire.




- picture 4




In December 1860, among the pages of The Godey's Lady's Book, already well known to us, it appeared this recipe that I want to let you read:



Rich Plum Pudding Recipe, ( December 1860 )

Stone carefully one pound of the best raisins, wash and pick one pound of currants, chop very small one pound of fresh beef suet, blanch and chop small or pound two ounces of sweet almonds and one ounce of bitter ones; mix the whole well together, with one pound of sifted flour, and the same weight of crumb of bread soaked in milk, then squeezed dry and stirred with a spoon until reduced to a mash, before it is mixed with the flour.

Cut in small pieces two ounces each of preserved citron, orange, and lemon-peel, and add a quarter of an ounce of mixed spice; quarter of a pound of moist sugar should be put into a basin, with eight eggs, and well beaten together with a three-pronged fork; stir this with the pudding, and make it of a proper consistence with milk. Remember that it must not be made too thin, or the fruit will sink to the bottom, but be made to the consistence of good thick batter.

Two wineglassfuls of brandy should be poured over the fruit and spice, mixed together in a basin, and allowed to stand three or four hours before the pudding is made, stirring them occasionally. It must be tied in a cloth, and will take five hours of constant boiling.

When done, turn it out on a dish, sift loaf-sugar over the top, and serve it with wine-sauce in a boat, and some poured round the pudding. The pudding will be of considerable size, but half the quantity of materials, used in the same proportion, will be equally good.





- picture 5




During the Regency and Victorian age, also, the Plum Pudding was known for the silver coins and small items hidden inside it that had to be found from one of the diners. Common items were the silver coin for wealth, a small quadrangle for good luck, a silver thimble for thrift, a ring for marriage, or even an anchor as a wish for landing to a safe 'harbor'. These elements, I do not know why, over the time have 'migrated' from the Christmas Pudding to the cakes for stag.



Charles Dickens wrote in 1882 in one of his newspaper articles:


The secret of making plum pudding light and digestible lies in properly preparing the suet, mincing the currants, and boiling a sufficient time. Puddings made with breadcrumbs are lighter than those made wholly of flour; and a mixture of the two makes the best pudding. Plum puddings may be made some time before Christmas, and, having been boiled, the cloth must be opened out, but not taken off the pudding, and dried. Wrapped in paper, and stored in a dry place, puddings will keep good for several months, and only require to be boiled for an hour at the time of serving. 4


Mrs Beeton, inside the 1890 edition of her famous book Mrs. Beeton's Family Cookery, indicates five different types of Christmas Puddings, but here, for not falling into affectation, I prefer to write only one of them, what she herself shows as traditional, which is the first she writes :




Mrs Beeton's Traditional Christmas Plum Pudding 

Makes 2 Christmas puddings





- picture 6



Check recipe for shopping/store cupboard purposes and grease 2 basins.

8 oz moist sugar (use soft brown )
8 oz chopped suet or modern day equivalent
8 oz sultanas cleaned
8 oz raisins halved and stoned (see footnote*)
4 oz currants washed and dried
4 oz shredded mixed candied peel - Cut your own or use ready cut
4 oz of plain flour
4 oz breadcrumbs
2 oz almonds blanched and shredded
the grated rind of a 1 lemon
3 eggs
a salt spoonful of  nutmeg grated
half a teaspoon of salt
quarter pint of milk
1 small wineglassful of brandy (optional)
Mix all the dry ingredients together, stir in the well beaten eggs, milk and brandy (if used).

Turn the mixture into 2 well greased basins, and steam from 5 to 6 hours.

Time 5 to 6 hours.

Sufficient for 8 or 9 persons.

N.B. Please note that no raising agent is mentioned in this recipe, but the flour must be plain flour, as elsewhere self raising flour is mentioned by type when used. 5





And if with the words penned by Charles Dickens I started this post, always with him I like to greet you, quoting from the same Christmas novel that had so much success in his time and even today it boasts:


Hallo! A great deal of steam!

 The pudding was out of the copper. 

A smell like a washing-day! 

That was the cloth. 

A smell like an eating-house and a pastry-cook’s 

next door to each other, 

with a laundress’s next door to that!

 That was the pudding!


A Christmas Carol ~ Charles Dickens, 1843, 6





- picture 7 - Reproduction of a Victorian Christmas card




Finally let's watch together how Christmas preparations goes on in our Victorian Farm ...







And therefore, arrived to the moment of departure, I greet you all very, very dearly and I invite you to the evening of Christmas Eve with a little surprise ... and the last episode of this charming series, of course.

See you soon 











Bibliography: 

Mrs Beeton,  Mrs Beeton's Family Cookeryedizione del 1923;

Andrea  L.Broomfield, Food and Cooking in Victorian England: A History (Victorian Life and Times), riedizione dal 1707, Praeger - Westport CT, 2007;

Charles Dickens, A Christmas Carolriedizione dal 1843, CRW Publishing Limited, London, 2012;

Charles Dickens, Household Wordsrivista settimanale del 1882, vol. 2;

Hannah Glasse, The Art of Cookery made plain and easyedizione del 1805.




Quotations:

1 - Charles Dickens, A Christmas Carolriedizione dal 1843, CRW Publishing Limited, London, 2012, pag. 80; 

2 - Andrea  L.Broomfield, Food and Cooking in Victorian England: A History (Victorian Life and Times), riedizione dal 1707, Praeger - Westport CT, 2007, pag. 150;

3 - Hannah Glasse, The Art of Cookery made plain and easyedizione del 1805, pag. 106;

4 - Charles Dickens, Household Wordsrivista settimanale del 1882, vol. 2; 

5 - Mrs Beeton,  Mrs Beeton's Family Cookeryedizione del 1923, pag. 494;

6 -  Charles Dickens, A Christmas Carolop. cit., pag. 80.






Linking-up with JES'


A Visit from St.Nicholas.

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"A Visit from St.Nicholas", più comunemente noto come "The Night Before Christmas" o "'Twas the Night Before Christmas", dal suo primo verso, è un poema pubblicato anonimo nel 1823, ed in seguito attribuito a Clément Clarke Moore, che ne ha riconosciuto la paternità nel 1837; tali versi, dei quali fu detto che furono "senza dubbio i versi più famosi mai scritti da un americano", si deve il consolidarsi di alcune delle concezioni su Babbo Natale originate dalla metà del XIX° secolo ad oggi, ed hanno avuto un impatto enorme sulla storia dei doni natalizi.
Prima che la poesia fosse pubblicata e conosciuta, le idee americane su St.Nicholas e quelle circa Father Christmas in Gran Bretagna variavano considerevolmente, per divenire, poi, grazie a Clément Clarke Moore, a coincidere. 

Ve la propongo, da gustare in questi ultimi attimi che costituiscono l'attesa della sua discesa dal cielo:





A Visit from St. Nicholas

'Era la notte prima di Natale, quando in tutta la casa
Non una creatura si muoveva, nemmeno un topo;
Le calze erano appese al camino con cura,
Nella speranza che St.Nicholas presto sarebbe giunto lì;

I bambini erano tutti accoccolati, immerso nei loro letti,
Mentre visioni di Sugar-Plum danzavano nei loro sogni,
E la mamma nel suo fazzoletto, ed io nel mio berretto,
Avevamo appena sistemati le nostre menti per un pisolino da lungo inverno -

Quando fuori sul prato si levò un tale rumore,
Che balzai dal letto per vedere cosa stesse succedendo.
Alla finestra volai come un lampo,
Corsi velocemente ad aprire le imposte, e lasciai scorrere la cinghia.

La luna sul petto della nuova neve caduta,
Donava la luce del mezzodì a tutti gli oggetti sotto di lei;
Quando ai miei occhi meravigliati cosa mai doveva apparire,
Se non una slitta in miniatura, e otto piccole renne,

Guidate da un piccolo vecchio, così vivace e veloce,
In un attimo compresi che si trattava di St.Nick.
Più veloci delle aquile giunsero i suoi corsieri,
E fischiò, e gridò, e li chiamò per nome:

«Adesso! Dasher, ora! Dancer, ora! Prancer e Vixen,
"Andiamo Comet, andiamo Cupid, su Donder e Blitzen!!!;
"Andiamo sopra il portico, su per la parete!
"Avanti, andiamo, precipitiamoci, buttiamoci tutti!"




Come foglie secche che prima dell'uragano selvaggio volano,
E quando incontrano con un ostacolo, s'impennano verso il cielo;
Così  verso la cima della casa i corsieri volavano,
Con la slitta piena di giocattoli - e con St.Nicholas:

E poi in un batter d'occhio, sentii sul tetto
Il rampare e lo scalpitare di ogni singolo piccolo zoccolo.
Il tempo di voltarmi,
E St.Nicholas venne giù dal camino con un balzo:




Era vestito di pelliccia, dalla testa ai piedi,
E i suoi abiti erano tutti anneriti di cenere e fuliggine;
Un fascio di giocattoli gli fu gettato sulla schiena,
E mi apparve come un venditore ambulante mentre sta aprendo la sua confezione:

I suoi occhi - il modo in cui brillavano! Le sue fossette: quanta allegra,
Le sue guance erano come le rose, il naso come una ciliegia;
La sua piccola, buffa bocca aveva le fattezze di un arco,
E la barba del mento era bianca come la neve;

Il moncone di una pipa teneva stretto tra i denti,
E il fumo circondava la sua testa come una corona.
Aveva una faccia larga, e la pancia un po' rotonda
Che scosse quando rise, come fosse una ciotola piena di gelatina:

Era paffuto e grassoccio, proprio un allegro, vecchio folletto,
E io risi quando lo vidi, mio malgrado;
Una strizzatina d'occhio ed una torsione col capo
Presto mi fece per dirmi che non avevo nulla da temere.

Non disse una parola, ma andò dritto al suo lavoro,
E colmò tutte le calze; poi si girò con uno scatto,
E poggiando il dito a lato del suo naso
E facendo un cenno col capo, su per il camino balzò.

Saltò sulla sua slitta, diede un fischio alla sua squadra,
E via tutti volarono, come la lanugine del cardo:
Ma lo sentii esclamare, quando già era lontano dal mio sguardo -
Buon Natale a tutti, e a tutti una buona notte.

- Clément Clarke Moore





E dopo avervi segnalato l'ultimo episodio del filmato della BBC dal titolo Victorian 
Farm Christmas ( che some sempre trovate a fondo pagina, dopo la traduzione in inglese ) lasciate che vi porga, amici miei e lettori, i più sentiti Auguri per un Natale che venga a noi tutti, quest'anno, nel suo significato più profondo, 



che ci unisca forte come non mai e che ci illumini di Speranza, ci riscaldi di Amore, ci riconforti di Gioia il cuore.

A presto 


















"A Visit from St. Nicholas"more commonly known as "The Night Before Christmas"or "'Twas the Night Before Christmas", from his first verse, is a poem published anonymously in 1823, and later attributed to Clément Clarke Moore, of which he recognized the authorship in 1837; these verses, of which it was said that they were "without any doubt the most famous verses ever written by an American," were responsible for the consolidation of a number of conceptions of Santa Claus originated from the mid-nineteenth century to the present, and have had a huge impact on the history of Christmas gifts.
Before the poem was published and known, the American ideas of St. Nicholas and those about Father Christmas in Britain varied considerably, to become, then, thanks to Clément Clarke Moore, to coincide.

I propose it to you, to be enjoyed during these last moment of expectation of the coming of St.Nicholas:



A Visit from St. Nicholas

'Twas the night before Christmas, when all thro' the house
Not a creature was stirring, not even a mouse;
The stockings were hung by the chimney with care,
In hopes that St. Nicholas soon would be there;

The children were nestled all snug in their beds,
While visions of sugar plums danc'd in their heads,
And Mama in her 'kerchief, and I in my cap,
Had just settled our brains for a long winter's nap —

When out on the lawn there arose such a clatter,
I sprang from the bed to see what was the matter.
Away to the window I flew like a flash,
Tore open the shutters, and threw up the sash.

The moon on the breast of the new fallen snow,
Gave the luster of mid-day to objects below;
When, what to my wondering eyes should appear,
But a miniature sleigh, and eight tiny reindeer,

With a little old driver, so lively and quick,
I knew in a moment it must be St. Nick.
More rapid than eagles his coursers they came,
And he whistled, and shouted, and call'd them by name:

"Now! Dasher, now! Dancer, now! Prancer and Vixen,
"On! Comet, on! Cupid, on! Donder and Blitzen;
"To the top of the porch! To the top of the wall!
"Now dash away! Dash away! Dash away all!"

As dry leaves that before the wild hurricane fly,
When they meet with an obstacle, mount to the sky;
So up to the house-top the coursers they flew,
With the sleigh full of toys — and St. Nicholas too:

And then in a twinkling, I heard on the roof
The prancing and pawing of each little hoof.
As I drew in my head, and was turning around,
Down the chimney St. Nicholas came with a bound:

He was dress'd all in fur, from his head to his foot,
And his clothes were all tarnish'd with ashes and soot;
A bundle of toys was flung on his back,
And he look'd like a peddler just opening his pack:

His eyes — how they twinkled! His dimples: how merry,
His cheeks were like roses, his nose like a cherry;
His droll little mouth was drawn up like a bow,
And the beard of his chin was as white as the snow;

The stump of a pipe he held tight in his teeth,
And the smoke it encircled his head like a wreath.
He had a broad face, and a little round belly
That shook when he laugh'd, like a bowl full of jelly:

He was chubby and plump, a right jolly old elf,
And I laugh'd when I saw him in spite of myself;
A wink of his eye and a twist of his head
Soon gave me to know I had nothing to dread.

He spoke not a word, but went straight to his work,
And fill'd all the stockings; then turn'd with a jerk,
And laying his finger aside of his nose
And giving a nod, up the chimney he rose.

He sprung to his sleigh, to his team gave a whistle,
And away they all flew, like the down of a thistle:
But I heard him exclaim, ere he drove out of sight —
Happy Christmas to all, and to all a good night.

- Clément Clarke Moore ( 1779 - 1863 )






And after reporting the IIrd and last episode of the BBC series entitled Victorian Farm Christmas







let me wish you all, my dearest friends and readers, my warmest wishes for a Christmas which comes to us, this year, in Its deepest Meaning, 



that Join us as strong as ever and that Brighten us of Hope, Warms us with Love, Encourage our heart with Joy.


See you soon 










'SILVESTER' - The New Year's Eve in Bavaria, where and when Princess Sisi lived.

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SILVESTER, ovvero la vigilia di Capodanno, 
nelle più antiche regioni della Germania,




custodisce tutt'ora ataviche tradizioni, veri e propri riti di passaggio verso il nuovo anno che hanno antichissime origini; quest'oggi mi piace passarle in rassegna con voi, perché sono davvero molto curiose ed interessanti, alcune molto lontane dalle nostre proprio perché dettate dalle così diverse radici culturali e linguistiche e risalenti ad epoche precedenti l'avvento del Cristianesimo ...

  



- RAUNÄCHTE 

La prima citazione ufficiale della Raunacht risale al 1725, a Waldkirchen (Baviera orientale).
Secondo le più antiche credenze popolari, cominciava con il 25 dicembre il periodo mistico delle Raunächte, le notti dell'incenso (Räuchern) che perdurava fino al 6 di gennaio. Il termine "Raunächte" ("Rau" o "Rauch" significa "fumo") ricorda che un tempo si pensava di fermare l'azione malvagia degli spiriti maligni che potevano agire durante la notte riempiendo la casa e la stalla di fumo d'incenso ( da sempre, inoltre, queste notti sono considerate anche importanti notti oracolari in cui si predice il clima dei dodici mesi successivi ): per tenerli sotto controllo si usava far bruciare dell'incenso la notte della Vigilia, a Capodanno e il giorno dell'Epifania. L’assenza di un membro della famiglia durante la celebrazione di questo rito era un segno funesto che faceva presagire sfortuna o disgrazia. In una grande padella piena di brace ardente venivano gettate erbe e resine che producevano incenso con cui la famiglia contadina "purifica" tutti i locali recitando preghiere.


L'usanza delle Raunächte è tipica soprattutto della Baviera e dell'Austria, mentre il rito di incensare le stalle è una tradizione ancora più diffusa: anche in Svizzera, in Boemia e in Alto Adige (Tirolo) si ritrovano tutt'oggi elementi di questo antico uso.
L'incenso era, ed è tutt'ora generato, in quelle regioni che ne serbano il rito, facendo ardere in mezzo ai tizzoni angelica, semi di frassino, resina di pino, fiori di sambuco, lavanda, imperatoria, vischio, salvia e barba di bosco.
Queste piante o resine venivano utilizzate singolarmente o insieme a seconda del gusto; l'incenso, così prodotto, veniva condotto e sparso per tre volte in senso antiorario all'interno dell'abitazione e della stalla.
Altre piante adatte per produrre il "Rauch" sono: radice di mandragola, artemisia, giusquiamo, alloro, ed achillea.




- PERCHTEN & HOLZMANDL

Soprattutto nell'Alta, nella Bassa Baviera ed in Austria fino alla festa dell'Epifania (6 gennaio)è possibile imbattersi specialmente nelle aree alpine poco frequentate in mostruose figure che indossano bizzarre maschere fatte con radici: i Perchten.


La leggenda vuole che queste figure appartengano alla Signora Percht (che significa "la luminosa") la quale simboleggia il sole, che a partire dal solstizio d'inverno ricomincia a crescere in forza e altezza. Secondo l'etimologia del suo nome, questa figura dovrebbe portare gioia, ma nei racconti più antichi è predominante un significato negativo e malvagio. Dell'usanza dei Perchten fanno parte anche gli Holzmandl, piccole creature simili ad elfi, facili da riconoscere in quanto rivestiti di pigne, corteccia, licheni, muschi che ricoprono in inverno gli alberi e null'altro che non sia materiale proveniente dalla foresta, capaci di assumere fattezze umane: se però un essere umano li incontra, si trasformano all'istante in radici !




- BLEIGIEßEN

Silvester era anche il momento propizio per predire il futuro e a questo serviva il Bleigießen: in un cucchiaino si faceva fondere un pochino di piombo e poi lo si versava in acqua fredda e, a seconda della forma che esso assumeva, la persona o i suoi amici potevano predire cosa avrebbe riservato oro l'anno venturo: se il piombo assumeva la forma di un cuore o di anello il significato era palese, matrimonio in arrivo, se assomigliava ad una barca si trattava di un viaggio, ad un maiale o ad un grasso animale prosperità, se ad una balena allora sarebbero stati necessari espedienti per dimagrire; l’unica forma non auspicabile era una perfetta sfera che significava che la fortuna sarebbe 'rotolata' via.


Altre tradizioni legate al Capodanno tedesco riguardano i portafortuna che vengono tutt'ora scambiati o regalati la notte di San Silvestro, in genere a forma di cioccolatino, che rappresentano piccoli maiali, sempre simbolo di prosperità, trifogli, ferri di cavallo e spazzacamini, simbolo di pulizia in attesa del nuovo anno ( in Austria è di buon auspicio scambiarsi anche figurine a forma di fungo e quadrifoglio ).




- SILVESTER ABENDESSEN

La tradizione legata alla cena di capodanno più diffusa impone di lasciare un po’ della cena preparata e consumata nelle ore precedenti i festeggiamenti fin dopo la mezzanotte: è un omaggio al nuovo anno in modo che appena arrivato inizi nel segno dell’abbondanza. Il piatto più tradizionale servito nel corso del cenone di Capodanno è da sempre a base di aringa accompagnata con un contorno di verze, carote e patate. Anche condividere forme di formaggio è considerato di buon auspicio, e così, come in molti altri Paesi Europei, mangiare insieme le lenticchie. I piatti sono preparati non solo per gli invitati, ma anche per i vicini, con scambi che servono a cementare la reciproca conoscenza. La cena di Capodanno non è completa senza la Fondue o il Raclette, preparati direttamente a tavola con piastre calde. E poi naturalmente i dolci di mandorle, le Neujahrsbretzeln,


le ciambelle di Capodanno. Dopo la cena, mentre si mangiano noci, nocciole e uvetta, tutti simboli portafortuna, si beve birra o vino e allo scoccare della mezzanotte si brinda bevendo Feuerzangenbowle, la bevanda della fraternità. 





- FEUERZANGENBOWLE

Per la preparazione del Feuerzangenbowle serve un'attrezzatura del tutto simile a quella che serve per preparare la fonduta. La scodella è riempita però con vino rosso speziato con cannella, chiodi di garofano e bucce d'arancia (processo del tutto simile alla preparazione del vin brulé). A questo punto viene posta sulla sommità della scodella una Feuerzange (pinza da fuoco, dalla forma simile a quella di un graticcio), su cui verrà appoggiato il Zuckerhut (blocco di zucchero a forma di cono). Al blocco di zucchero, già impregnato di rum (preferibilmente ad altissima gradazione, almeno 54%), si dà fuoco, in modo tale che lo zucchero - caramellandosi - vada a cadere dentro il vino rosso sottostante che intanto si scalda con il sistema della fonduta. Naturalmente, più rum si andrà a versare sullo zucchero, maggiore gradazione avrà la bevanda finale che andrà bevuta in tazze e gustata ben calda.





Era inoltre frequente, un tempo, imbattersi, di giorno e di notte, in fanciulli che facevano suonare i loro campanacci per le vie dei borghi, quasi a voler scacciare l'anno vecchio, che venivano accolti a fondo valle e fatti entrare nelle abitazioni donando loro dolci, soprattutto i 
Lebkucken, che mai mancavano in casa durante tutto il periodo natalizio (conosciuti anche come Pfefferkuchen, Gewürzkuchen e più anticamente come Honigkuchen sono biscotti speziati originari di Norimberga i cui ingredienti sono frutta secca - nocciole, noci o mandorle - agrumi canditi, uova, miele, farina, zucchero, marzapane e varie spezie come cannella, anice, zenzero, pimento, chiodi di garofano, noce moscata. Spesso i Lebkuchen vengono ricoperti di cioccolata o di glassa) e, sempre nelle regioni alpine, già durante i secoli scorsi, allo scoccare della mezzanotte le campane delle chiesette che costellano le vette suonavano a festa salutando così il nuovo anno, venivano sparati petardi e le famiglie più facoltose brindavano con Champagne ed incendiavano i costosi fuochi artificiali che avevano posto in mezzo ai pascoli innevati.


Ed infine, nei centri cittadini più importanti, nel XIX°secolo era usanza già consolidata quella del Christmarktkindl, il Mercatino di Natale che vanta origini antichissime - contrariamente a quanto oggi siamo portati a pensare - poiché il primo di cui si abbiano notizie certe è quello di Dresda che risale, pensate, al 1400: il primo documento che ci parla di un Mercatino di Natale è infatti datato 1434 e cita uno Striezelmarkt che si tenne a Dresda, il lunedì precedente il Natale e che mutuava il proprio nome dal dolce tipico del luogo, la 'treccia' denominata 'Striezel', appunto; più tardi, la Riforma protestante, volle che il nome fosse mutato in Christkindlmarkt, per opposizione al culto dei Santi. 
Altri antichi mercati natalizi che vantano tradizioni storiche sono quello di Strasburgo, che risale al 1570, e quello di Norimberga che si tenne per la prima volta nel 1628, che già si protraevano fino al giorno dell'Epifania.


E salutiamo quindi quest'anno che sta per lasciarci ...



Come spirito glorificato
L'angelo dell'anno dice addio, depone le vesti, 
Verdi in primavera 
O rilucenti dell'azzurro estivo.

E avendo compiuto la sua missione in terra,
Riempite di biondo grano mille valli,
Frutteti di rosei frutti,
E sparsi i suoi fiori intorno ...

Indugia per un attimo a ponente,
Mentre il sole calante volge al tutto
Un dolce sorriso di saluto
e poi ritorna a Dio.1 





Possa il Nuovo Anno portare a ciascuno di voi, miei carissimi ed affezionati amici e lettori, salute, gioia, prosperità in gran copia !

A presto 












Bibliografia:

Johann Beerens, Von Neujahr bis Silvester: Brauchtum und Tradition im Jahreslauf, Books on Demand, 2011;

Eva Biegert, Das Große Weihnachts-und Silvester-Buch: Brauchtum & Tradition, Weihnachtsgeschichten & Gedichte, Weihnachtslieder, Backrezepte & Festmenüs, Burda Verlag, 2012;

Wikipedia.




Citazioni:

1 - Edith Holden, IL DIARIO DI CAMPAGNA DI UNA SIGNORA INGLESE DEL PRIMO NOVECENTO, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1979, pag. 135.














SILVESTER, or New Year's Eve,
in the oldest regions of Germany,




- picture 1




still keeps ancestral traditions, real rites of passage to the New Year which have far ancient origins; today I like to review them with you because they are very curious and interesting, some very far from ours because dictated by very different cultural and linguistic roots dating back to the times before the advent of Christianity ...






- RAUNÄCHTE

The first official mention of Raunacht dates back to 1725, in Waldkirchen (Eastern Bavaria).
According to the most ancient folk beliefs, it begun with December 25th the mystical period of Raunächte, the nights of the incense (Räuchern) which lasted until January 6th January. The term "Raunächte" ("Rau" or "Rauch" means "smoke") recalls that it was once thought to stop the negative influences of evil spirits that could act at night, filling the house and the stable of incense smoke (since ever, also, these nights are also considered important oracular nights where could be predict the climate of the following twelve months): to control them they used to burn incense on Christmas Eve, on the New Year's Eve and on the day of Epiphany. The absence of a family member during the celebration of this rite was an ominous sign that presaged bad luck or misfortune. In a large skillet full of hot coals were thrown herbs and resins producing incense with which the peasant family "purifiedy" all the rooms saying prayers.




- picture 2




The custom of Raunächte is typical especially in Bavaria and Austria, while the rite of incense the stables is a tradition even more widespread: in Switzerland, in Bohemia and in South Tyrol (Tirol) we may still today find elements of this ancient use.
The incense was generated, and still it is in those regions preserving this ritual, burning, amid the embers, angelica seeds, ash, pine resin, elderflower, lavender, imperious, mistletoe, sage and beard forest.
These plants or resins were used individually or together depending on taste; the incense, thus produced, was conducted and shed for three times counterclockwise inside the home and the stable.
Other plants suitable for producing "Rauch" are: mandrake root, mugwort, henbane, laurel, and yarrow.





- PERCHTEN & HOLZMANDL

Especially in the Upper, Lower Bavaria and Austria until the day of the Epiphany (January 6th) it was quite common to find, especially in Alpine areas unlived-in monstrous figures wearing strange masks made with roots: the Perchten.




- picture 3




Legend has it that these figures belong to Mrs. Percht (which means "light") who symbolizes the sun, that, from the winter solstice, begins to grow in strength and height. According to the etymology of her name, this figure should bring joy, but in the oldest stories it is predominan a negative and evil meaning. The custom of Perchten also includes the Holzmandl, small creatures like elves, easy to recognize as coated with pine cones, bark, lichens, mosses that cover the trees in Winter and nothing else which is not material coming from the forest, capable of assuming human features: but if a human being met them, they immediatly transform themselves into roots !





- BLEIGIEßEN

Silvester was also the most suitable moment in which to predict the future and for this was used the Bleigießen: in a teaspoon it was melt a little of lead and then it was poured into cold water and, depending on the form it took, to the person or his friends, was predicted what would the coming year bring: if the lead took the shape of a heart or of a ring the meaning was clear, wedding coming up, if resembled a boat it meant a trip, if a pig or a fat animal it meant prosperity, if a whale then it would be necessary to do something to loose weight; the only undesirable shape was a perfect sphere which meant that luck would be 'rolled' away.




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Other traditions associated with the German New Year concern lucky charms that are still today exchanged or given  as gift during the New Year's Eve, usually in the form of chocolate, representing little pigs, always a symbol of prosperity, clovers, horse shoes and chimney sweeps, symbolizing cleaning in anticipation of the new year (in Austria bodes to exchange also little figures shaped like mushrooms and four-leaf clover).





- SILVESTER ABENDESSEN

The widespread tradition of the New Year's Eve dinner imposes to leave some dinner prepared and eaten in the evening till after midnight as a tribute to the new year just arrived in the early sign of abundance. The most traditional dish served during the New Year's Eve is always based on herring accompanied with a side dish of cabbages, carrots and potatoes. Also to share cheese wheels is considered auspicious, and so, as in many other European countries, eating together lentils. The dishes are prepared not only for the guests, but also for the neighbors, with exchanges useful to cement mutual understanding and benevolence. New Year's dinner is not complete without the Fondue or the Raclette, prepared right at the table with hot plates. And then, of course the cakes made of almonds, the Neujahrsbretzeln,




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a New Year's cake braid-shaped. After dinner, while you eat walnuts, hazelnuts and raisins, all symbols of luck, you drink beer or wine, and at midnight you toast drinking Feuerzangenbowle, the drink of brotherhood.





- FEUERZANGENBOWLE

For the preparation of the Feuerzangenbowle it's necessary a piece of equipment similar to that which is used to prepare the fondue, but the bowl is filled with red wine spiced with cinnamon, cloves and orange peel (process very similar to the preparation of mulled wine). At this point it is placed on the top of the bowl a Feuerzange (caliper for the fire, with a shape similar to a trellis-work), on which will be laying the Zuckerhut (a block of sugar cone-shaped). The block of sugar, already impregnated with rum (preferably with a very high alcohol content, at least 54%), is set on fire, so that the sugar, candying, goes to fall into the red wine below that in the meanwhile is heated with the system of the fondue. Of course, more rum you will pour on the sugar, more alcohol will have the final beverage that will be drunk in cups very hot.




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It was also frequently once, day and night, to run into children who were playing their cowbells in the streets of the smallest villages, as if to chase away the old year, which were welcomed in the valley and ushered in the homes by donating their desserts, especially the Lebkucken, who never lacked at home during the Christmas period (also known as Pfefferkuchen, Gewürzkuchen and more anciently as Honigkuchen, these are spiced cookies originating in Nuremberg whose ingredients are nuts, hazelnuts, walnuts or almonds, candied citrus fruits, eggs, honey, flour, sugar, marzipan and various spices such as cinnamon, anise, ginger, allspice, cloves, nutmeg. Often Lebkuchen are covered with chocolate or icing) and, always in the Alpine regions, already during the past centuries, as soon as the midnight arrived, the bells of the little churches that dot the peaks sounded so festive greeting the new year just arrived, they were fired firecrackers and wealthy families, toasting with Champagne, lit their expensive fireworks that had set in the snow-covered pastures.




- picture 7





And finally, in the centers of the most important cities, in the XIXth century it was a custom already established that of the Christmarktkindl, the Christmas Market which has so ancient origins - contrary to what we tend to think today - for the first of which we have some certain news is that of Dresden dating back, think, to 1400: the first document that speaks of a Christmas Market is in fact dated 1434 and cites a Striezelmarkt which was held in Dresden, the Monday before Christmas and was named after the typical sweet, called 'Striezel', precisely; later, the Reformation, changed the name to Christkindlmarkt, for opposition to the cult of Saints.
Other ancient Christmas Markets that boast historical traditions are those of Strasbourg, which dates back to 1570, and  of Nuremberg, which was held for the first time in 1628, both already went on until the day of the Epiphany.



And so let's say goodbye to this year which is about to leave us ...




As glorified spirit
The angel of the year says goodbye, put his outer garments,
Green in spring
O glittering of the summer blue.

And, having fulfilled his mission on earth,
Filled with blond wheat thousand of valleys,
Orchards of rosy fruits,
And scattered of his flowers all around ...

Lingers for a moment to the west,
While the setting sun gives to the whole
A sweet smile of greeting
and then return to God.1 page 153




May the New Year bring to each of you, my dearest and beloved friends and readers, health, happiness and prosperity in abundance !


See you soon 











Bibliography:

Johann Beerens, Von Neujahr bis Silvester: Brauchtum und Tradition im Jahreslauf, Books on Demand, 2011;

Eva Biegert, Das Große Weihnachts-und Silvester-Buch: Brauchtum & Tradition, Weihnachtsgeschichten & Gedichte, Weihnachtslieder, Backrezepte & Festmenüs, Burda Verlag, 2012;

Wikipedia.




Quotations:

1 -Edith Holden, IL DIARIO DI CAMPAGNA DI UNA SIGNORA INGLESE DEL PRIMO NOVECENTO, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1979, page 135.



Secret tales from a misty garden.

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Charles Dickens la definiva:
ACQUA INCORPOREA CHE PASSA NELL'ATTIMO DI UN COLPO D'OCCHIO ( 'BLEAK HOUSE', capitolo introduttivo )

sottolineandone l'inconsistenza e l'intangibilità, la fugacità con cui appare e si dissolve, si sposta ... furtiva e fugace ...

Il poeta statunitense Carl Sandburg (1878 - 1967) ne coglieva piuttosto la componente cromatica, se di cromatismo possiamo parlare, vedendolaPERLACEA ...

Sto parlando della nebbia, quella mattutina, ovvero quel fascinoso 'zendado' che ora offusca, ora avvolge di luce gli oggetti, le forme, i colori, tanto che ogni cosa ci appare come un simulacro di sé stessa, per poi, improvvisamente, riapparire nella sua reale consistenza, in un gioco di forma e sostanza che cattura i sensi ... e se poi accade, come per incanto, che i raggi del sole cerchino di frangerne la trama, il bagliore che essa assume quasi induce ad abbassare lo sguardo, come se ad una tale magnifica manifestazione della Natura dovesse corrispondere un segno di deferenza e quasi di soggezione da parte di ogni creatura umana ...


PEARL FOG.

Open the door now.
Go roll up the collar of your coat
To walk in the changing scarf of mist.

Tell your sins here to the pearl fog
And know for once a deepening night
Strange as the half-meanings
Alurk in a wise woman's mousey eyes.

Yes, tell your sins
And know how careless a pearl fog is
Of the laws you have broken. 

Carl Sandburg



( NEBBIA DI PERLA - Apri ora la porta / tira su il colletto del tuo cappotto / per camminare nella sciarpa mutevole della nebbia . - Confessa ora i tuoi peccati alla nebbia perlacea / e sperimenta per una volta la più profonda delle notti / strana come i mezzi significati  / celati negli occhi grigi di una donna saggia. - Sì, dì i tuoi peccati / e guarda quanto noncurante la nebbia perlacea sia / delle leggi che hai infranto. )




Il silenzio le è complice più ancora di quanto lo sia della neve, 






l'umido delle piccole invisibili gocce di rugiada che la compongono vengono incontro ed avvolgono, toccano il volto come fanno le lievi dita di una creatura dagli occhi velati che lo sfiora per immaginarne i lineamenti, mentre volge il capo verso il Cielo, quasi ad invocarne l'aiuto ...






il canto degli uccelli si fa carezzevole e musicale come il suono di un remoto carillon dimenticato dal tempo mentre il loro volo sembra farsi di filigrana ... le creature del bosco tutte ne giovano, essendo i rami delle conifere ed i tronchi nudi delle maestose querce desiderosi di trattenerla a creare una sorta di labirinto di vapore, che altro non è che il respiro della Terra dormiente ... 







Quasi un miracolo sembra compiersi in quei momenti, come un prodigio lungamente invocato ed agognato, fatto di fumo d'immortalità ...








"Poiché ciò che per voi è sconfinato abita la dimora del cielo, la cui porta è la nebbia del mattino, 
e le cui finestre sono le canzoni ed i silenzi della notte."



Kahlil Gibran (1883 - 1931)




Nella speranza che il nuovo anno sia principiato per tutti voi nel migliore dei modi vi ringrazio per questa passeggiata insieme e vi abbraccio con affetto e sentita riconoscenza, 

a presto 











 COMUNICATO IMPORTANTE PER I FOLLOWERS  ☜ 


Pubblicato: 21 dicembre 2015

Nel 2011, abbiamo annunciato il ritiro di Google Friend Connect per tutti i siti non appartenenti a Blogger. Abbiamo fatto un'eccezione per Blogger per dare ai lettori che utilizzano una varietà di accounts un modo semplice per seguire i blogs. Eppure nel corso del tempo, abbiamo visto che la maggior parte delle persone firmano in Friend Connect con un account Google. Così, nel tentativo di razionalizzare, nelle prossime settimane faremo alcuni cambiamenti che alla fine richiederanno ai lettori di avere un account Google per accedere a Friend Connect e seguire i blogs che amano.
Come parte di questo piano, iniziando con la settimana del 11 gennaio, toglieremo la possibilità per accedere a Google Friend Connect e seguire i blogs tramite profili Twitter, Yahoo, Orkut o altri provider OpenID. Allo stesso tempo, verrà rimosso il profilo-account non appartenente a Google, perciò noterete una diminuzione del numero dei followers del vostro blog.
Ti invitiamo perciò a dire ai lettori interessati (forse tramite un post sul blog), che se usano un non-Google Account per seguire il tuo blog, hanno bisogno di crearsi un account Google, e ri-seguire, ovvero ri-iscriversi al tuo blog.
Sappiamo quanto siano importanti i seguaci per tutti i bloggers, ma crediamo che questo cambiamento migliorerà l'esperienza per voi e per i vostri lettori.

Inviato da Michael Goddard, Software Engineer











- picture 1 - Tenuta Geremia - The Fountain of Life -



Charles Dickens named it:
INCORPOREAL WATER PASSING IN THE MOMENT OF A SIGHT( 'BLEAK HOUSE',
introductory chapter )

highlighting its inconsistency and its intangibility, the transience which it appears and disappears, it moves with ... furtive and fleeting ...

The American poet Carl Sandburg (1878 - 1967) caught rather  the chromatic component, if we about chromaticism may speak, seeing it as PEARLY...

I'm talking about the fog, or if you prefer of the mist, that is the fascinating 'sendal' which now dims, now wraps with light objects, shapes, colors, so that everything appears to be a simulacrum of itself, and then suddenly reappears in its real consistence, in a play of form and substance that captures one's senses ... and if you happen then, almost as by magic, that the rays of the sun try to enter its plot, the glow that it takes almost leads to low your gaze, as if to such a magnificent manifestation of Nature you should pay a deference and almost awe by all human beings ...




PEARL FOG.

Open the door now.
Go roll up the collar of your coat
To walk in the changing scarf of mist.

Tell your sins here to the pearl fog
And know for once a deepening night
Strange as the half-meanings
Alurk in a wise woman's mousey eyes.

Yes, tell your sins
And know how careless a pearl fog is
Of the laws you have broken. 

Carl Sandburg







- picture 2 - Tenuta Geremia - The Orangerie -



The silence is an accomplice of its, even more than of the snow,




- picture 3 - 
Tenuta Geremia - The water play in the Secret Garden -


- picture 4 - Tenuta Geremia - The water play in the Secret Garden -


- picture 5 - Tenuta Geremia - The water play in the Secret Garden -



the wet, small, invisible dew drops which you are meeting and which wrap you, touch you as the slight fingers of a creature with her eyes veiled do, when she grazes your face to imagine your features, and turns her head to the Sky, as to invoke Its help ...




- picture 6 - Tenuta Geremia - The Avenue of the hazenuts woods -


- picture 7 - Tenuta Geremia - Daisy among the Lavender bush -


- picture 8 - Tenuta Geremia - The ancient Gazebo in the Secret Garden - 




The birdsong becomes caressing and musical like the sound of a distant chime forgotten by the time, and their flight appears as to be filigree ... every woodland creatures enjoy it, being the branches of conifers and the bare trunks of the majestic oaks eager to hold it to create a labyrinth of steam, which is the breath of the dormant Earth ...




- picture 9 - Tenuta Geremia - The Roman Ruins -


- picture 10 - Tenuta Geremia - King's Puccio living room -


- picture 11 - Tenuta Geremia - The Goblins' path -




Almost a miracle seems to happen in those moments, like a prodigy long invoked and coveted, made of smoke of Immortality ...




- picture 12 - The Flower Girl in the Secret Garden -


- picture 13 - The Flower Girl in the Secret Garden -


- picture 14 - Tenuta Geremia - The Calicanthus & Bergenia flowerbed -







 "For that which is boundless in you abides in the mansion of the sky, 
whose door is the morning mist, 
and whose windows are the songs and the silences of night."


 Kahlil Gibran (1883 - 1931)






In the hope that the new year has begun, for all of you, in the best of the ways I thank you for this stroll together and embrace you with deep affection and heartfelt gratitude,

see you soon 










AN IMPORTANT COMUNICATION FOR MY FOLLOWERS   ☜ 
Thank you CONNIE  ( I've copied and pasted from your blog )



Posted: December 21, 2015

In 2011, we announced the retirement of Google Friend Connect for all non-Blogger sites. We made an exception for Blogger to give readers an easy way to follow blogs using a variety of accounts. Yet over time, we’ve seen that most people sign into Friend Connect with a Google Account. So, in an effort to streamline, in the next few weeks we’ll be making some changes that will eventually require readers to have a Google Account to sign into Friend Connect and follow blogs. 
As part of this plan, starting the week of January 11, we’ll remove the ability for people with Twitter, Yahoo, Orkut or other OpenId providers to sign in to Google Friend Connect and follow blogs. At the same time, we’ll remove non-Google Account profiles so you may see a decrease in your blog follower count.
We encourage you to tell affected readers (perhaps via a blog post), that if they use a non-Google Account to follow your blog, they need to sign up for a Google Account, and re-follow your blog. With a Google Account, they’ll get blogs added to their Reading List, making it easier for them to see the latest posts and activity of the blogs they follow.
We know how important followers are to all bloggers, but we believe this change will improve the experience for both you and your readers.

Posted by Michael Goddard, Software Engineer






LINKING WITHJES'




Lizzie Siddal, the Pre-Raphaelite red-haired Muse and eternal Icon of Beauty.

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Dante Gabriel Rossetti, L'amata ( o La Sposa ), 1865 -1866, © Tate Galllery, London 2014




Nella londra di metà ottocento se si voleva comprare un cappello si doveva frequentare la zona intorno a Leicester Square. Le vie strette che erano Cranbourne Street, Cranbourne Alley e Cranbourne Passage erano i luoghi da visitare, pieni di modiste, sarte che confezionavano mantelli ed abiti. Le strade erano così strette, i negozi così numerosi e le vie così affollate che era difficile percorrerle senza ostacoli. Qualsiasi signora abbastanza ingenua da trovarsi in questo quartiere indossando un cappellino fuori moda o un mantello sarebbe stata inondata da una quantità esagerata di offerte di assistenza e numerose suppliche per acquistarne di nuovi, spesso accompagnate da risse animate dalle assistenti di negozi rivali. Ci sono stati casi di donne che hanno visto i loro abiti strappati o addirittura temporaneamente "rapiti" da ragazze così desiderose di vendere che cercavano di cogliere velocemente l'ingenuo viandante per condurlo nel loro negozio prima che qualche rivale potesse sopraggiungere. Alla fine degli anni 1840, il numero 3 di Cranbourne Street era una modisteria di proprietà di una certa signora Mary Tozer. Per aiutarla nel suo lavoro, la signora Tozer impiegava diverse ragazze e donne attraenti, che non solo confezionavano cappelli e lavoravano come commesse, ma potevano anche vestire il copricapo per mostrarlo al suo meglio delle sue potenzialità estetiche. Una di queste era una giovane donna di nome Elizabeth, o 'Lizzie' Siddall (più tardi il suo cognome fu mutato in Siddal) 1



Cranbourne Streeet nel 1845



Comincia così la storia di Elizabeth Siddall, come una meravigliosa favola nella Londra del 1849: ella ha vent'anni, è di umili origini - seconda di otto fratelli - e lavora per 24 sterline l'anno nel retrobottega di una modisteria di Cranbourne Street, per l'esattezza proprio quella orgogliosamente gestita da Mrs.Tozer; individuata per caso dietro la vetrina della suddetta bottega dal pittore Walter Howell Deverell, astro nascente nel campo della pittura, vicino ai soci fondatori della confraternita artistica dei Pre-Raffaelliti, appena costituitasi e perciò non ancora conosciuta, che occasionalmente si trovava a passare per quei luoghi, fu da lui immediatamente notata poiché egli vide in lei la modella perfetta per il suo ritratto the Twelfth Night ispirato alla omonima commedia Shakespeariana




... beh, è vero che ella aveva i capelli rossi, che al tempo non solo non aderivano ai canoni femminili della bellezza, ma ancora si facevano portatori di sinistre superstizioni ( e pensate che proprio grazie a lei e al prestigio che in tale caratteristica lessero gli artisti della confraternita Pre-Raffaellita che il loro significato verrà 'ribaltato' al punto da divenire essi sinonimo di sensualità ), ma era di corporatura slanciata e snella e perciò aveva tutte le caratteristiche necessarie per rappresentare Viola nei panni maschili di Cesario, il paggio del Duca Orsino.
Ma leggiamo ciò che più tardi Holman Hunt scrisse circa la prima volta che sentì parlare di Elizabeth Siddall:

A quel tempo Rossetti aveva l'abitudine di venire da me con un foglio di disegno, di sedersi con esso progettando qualcosa mentre io stavo dipingendo in un'altra parte della stanza ... Deverell interruppe le nostre pacifiche fatiche. Non era stato seduto molti minuti, a parlare in maniera un po' assente, quando salì, in marcia, o meglio ballando su e giù per la stanza, e, fermandosi enfaticamente, sussurrò: " Voi compagni non riesco a dirvi quale creatura stupendamente bella ho trovato. Per Giove ! E 'come una regina, magnificamente alto, con una bella figura, un collo maestoso, ed un viso dalle fattezze più delicate e rifinite, la cui superficie dalle tempie alle guance è esattamente come quello di una scultura di una dea Fidiana ... mi sono rivolto a mia madre perchè convincesse quella creatura miracolosa a posare per me per la mia Viola in 'La dodicesima notte', e oggi ho cercato di dipingerla, ma ho cominciato facendo un pasticcio. Domani tornerà e voi due dovreste venire giù per vederla, è davvero una meraviglia, perché mentre i suoi amici, naturalmente, sono molto umili, lei si comporta come una vera signora, dal palese buon senso e senza affettazione, sapendo perfettamente, anche, come mantenere le persone a rispettosa distanza."2


Al vederla posare, immediatamente, prima Rossetti, poi lo stessoHolman Hunt, la vollero anche loro come modella, leggevano negli occhi semplici che accendevano di luce quel volto scarno la devozione e la scintilla della passione che stava nascendo in lei per Deverell, passione peraltro reciproca, da che spesso il pittore s'innamora della propria modella; Rossetti, traduttore, scrittore, pittore passionale e dal carattere volubile, volle subito quella donna tutta per sé ... e la ottenne !
Per lui ella divenne l'incarnazione della Beatrice dantesca, della Ginevra arturiana, del simbolo stesso dell'amore ... Dante ( egli amava mettere in risalto le proprie origini italiane e perciò preferiva anteporre il primo nome, peraltro altisonante, al secondo, Gabriel, inglese ) ed Elizabeth si conobbero nel 1849-50, proprio nell'occasione appena descritta, e nonostante ella fosse infatuata di Deverell, egli riuscì a coinvolgerla in un legame passionale senza pari che la avvinghiò a lui e la rese da lui totalmente dipendente, nonostante i tradimenti che le fece tollerare e soffrire, per il resto della sua seppur breve vita.

Divenuta la modella della confraternita ella dapprincipio divideva il proprio tempo tra le numerose pose per questi pittori dalle tecniche innovatrici, che avevano riscoperto il valore della luce, ed il proprio lavoro presso il negozio, sotto gli occhi straripanti di gelosia del suo amante; poi, con il tempo, divenendo il lavoro intenso ed estenuante, ella lasciò la modisteria per divenire una modella a tutto tondo e per dedicarsi ella stessa all'arte, quella della poesia e del disegno che ci rivelano, seppur nella semplicità delle origini e dell'educazione ricevuta, una finezza d'animo particolarmente inconsueta.

E' datato 1852 il dipinto Ophelia di Millais che segnò indelebilmente la vita di Lizzie, come amava chiamarla Rossetti, sia da un punto di vista artistico, poiché da allora la sua fama andrà a consolidarsi definitivamente, sia da un punto di vista fisico, poiché da allora la sua salute comincerà inevitabilmente a vacillare: Millais cercò di dipingere sul suo volto come meglio poteva, l'espressione della donna sofferente, e vi riuscì mirabilmente anche perché Lizzie sofferente lo era davvero, e molto:




La signorina Siddal ebbe un'esperienza del tutto sperimentale, quando posò quale modella per Ofelia. Affinché l'artista potesse ottenere l'immagine appropriata degli indumenti in acqua e la giusta atmosfera e l'effetto acquoso, ella doveva trovarsi in un grande vasca piena d'acqua, che era mantenuta ad una giusta temperatura da lampade posto sotto. Un giorno, proprio quando il dipinto era quasi finito, le luci si spensero senza che l'artista, così intensamente assorto nel suo lavoro tanto da non pensare a null'altro, se ne accorgesse, e la povera signora rimase a galleggiare nell'acqua fredda fino a che fu quasi intorpidita. Ella non si lamnetava, ma il risultato fu che contrasse una forma di bronchite e suo padre scrisse a Millais, minacciandolo con un ricorso di £ 50 per la sua disattenzione. Alla fine la questione si risolse quando Millais decise di pagare la fattura del medico; e Miss Siddal, recuperando in fretta, non riportò danni alla sua salute per il suo bagno freddo. 3 

Per quanto riguarda il dipinto, i due angoli superiori smussati ci rivelano che Lizzie fu fatta posare dentro una vasca posta in un baldacchino imperiale: sappiamo che fu realizzato in due tempi, uno per la posa della modella, immersa in acqua abbigliata con un abito da sposa rinascimentale, ed uno per la 'realizzazione' del ruscello ( John Everett Millais si trasferì per un certo tempo in campagna, lungo le rive dell'Hogsmill River dove poté studiarne con cura la vegetazione per dipingerla con rigore scientifico: nel dipinto compaiono infatti piante quali l'olmaria, le margherite, il salice, il papavero e l'ortica, assunte a simboli di morte, dolore ed innocenza già nello stesso Amleto ).

Nel novembre del 1852 Rossetti, che ancora dimorava con la propria famiglia insieme con tutti i fratelli, Christina, William e Maria, decise che fosse per lui giunto il momento di farsi una vita indipendente, avendo anche superato i vent'anni di età, e chiedendo l'appoggio del fratello minore, l'unico che poteva garantire denaro con il proprio lavoro all'intera famiglia, andò a vivere in un piccolo appartamento di soli due vani al n.14 di Clatham Place, Blackfriars, Londra, portando con sé quella che era divenuta la sua modella e la sua alunna, ma furono in pochi a non credere che ella fosse innanzitutto la sua amante, avendo inoltre l'appartamento una sola stanza da letto.

Cominciò così per Lizzie l'idillio, ovvero, ciò che ella pensava fosse un idillio, ma che presto divenne sinonimo di tormento, palese concretazione della dicotomia Eros - Thanatos, Amore - Morte, da che sovente questo ardore era amareggiato dalla mancanza di una proposta di matrimonio, da separazioni, cui facevano seguito angosce abbandoniche, da riconciliazioni, spesso costellate da relazioni che, fugacemente nascevano e altrettanto fugacemente morivano, ma che sempre più aggravavano il suo stato di salute: ella soffriva di disturbi alimentari, quella che oggi chiameremmo anoressia, e, non essendo al tempo riconosciuta e doverosamente curata, le veniva prescritto del laudano, un composto in grado, allora, si credeva, di curare ogni male, essendo dato da una soluzione alcoolica di oppio, reperibile presso qualsiasi negozio, poiché le farmacie ancora non esistevano; 



Lizzie in un ritratto di Julia Margaret Cameron del 1860



ben comprenderete come, perciò, come quello che allora veniva genericamente definito come disturbo alimentare, nato su base depressiva, verrà sempre più accentuato dalla dipendenza dall'alcool e dalla droga di cui il laudano era composto, tanto da indurla a periodi di vera inedia, soprattutto quando si trovava in casa sola ad attendere il ritorno al nido del suo amato.

Ma Lizzie non doveva soffrire di un siffatto male, pari ad un male inguaribile, un male fatto d'amore e di sogni traditi, ella era davvero molto bella - era la prima delle modelle dei Pre-Raffaelliti e rimase per sempre la più femminile e la più graziosa - la gente s'innamorava di lei e dei suoi modi al solo guardarla, le uniche che non riuscirà mai a conquistare saranno le sorelle Rossetti e la loro madre, la signora Frances Polidori Rossetti, possessive, gelose, di mentalità molto chiusa, che avrebbero preferito per il loro Gabriel una donna di origini italiane e di un rango se non superiore, almeno pari al loro, non una donna di tali umili natali, per giunta con i capelli rossi, che erano per loro sinonimo di una natura corrotta, capace di 'traviare' il loro Gabriel che già aveva loro portato via d'in casa.



 Lizzie ritratta da Rossetti negli anni del loro idillio



Quando egli nel 1855 decise di presentarla alla famiglia dell'amico Ruskin, appena conosciuto, ma subito stimato, da poco divorziato da Euphemia Gray in uno scandalo che scosse l'intera Londra ( Link ) tutti, Mrs Margaret Ruskin inclusa, videro in lei una donna di alti costumi, di un'inusitata grazia nei movimenti e nel sentire, dai modi degni di una contessa, ma nonostante anche questi cercarono di convincerlo a convolare a nozze con lei, lui, pur atossicato da questo morbo fatto passione, di dipendenza, quasi di vassallaggio amoroso senza possibilità di scampo che lo induceva a ritrarre nessun'altra altre che non fosse lei, nei più disparati atteggiamenti e pose, 



Elizabeth Siddal playing the Cythern, 1852





Elizabeth Eleanor Siddal - A drawer full of Guggum*, December 1853





Dante Gabriel Rossetti, studio per Beata Beatrix, 1854




egli non riuscì a decidersi a maritare quella che da anni definiva la sua colomba, 'his dove' - e Lizzie da quel momento siglerà le proprie opere pittoriche proprio con l'effigie della colomba - mentre per Ruskin, che immediatamente decise di divenirne il mecenate leggendo nella sua arte un notevole talento, divenne subito'Ida', dal nome dell'eroina del poema di Alfred Lord Tennyson, The Princess .

Anche se malata Lizzie continuava ad essere bellissima, con i suoi magnifici capelli di rame, con il suo corpo perfetto, slanciato, per cui gli artisti della Londra Vittoriana avevano fatto follie; viaggiò infatti molto per motivi di salute e quando finalmente il suo Dante il 23 maggio del 1860 decise di maritarla, ella aveva alle proprie spalle già molte delusioni che altro non avevano fatto che ridurla miseramente.
L'evento che fu decisivo per la sua esistenza fu il dare alla luce, l'anno successivo, un bimbo nato morto ( probabilmente anche la dipendenza dal laudano giocò in questo un ruolo determinante ), episodio che segnò indelebilmente la sua già fragile personalità, tanto che poco dopo Rossetti la trovò nel suo letto priva di vita; malgrado il referto medico parlasse di "morte accidentale", dovuta cioè ad un'errata valutazione della dose di laudano da assumere, Rossetti capì che si trattava di suicidio - il suicidio, all'epoca, oltre ad essere considerato immorale era anche illegale: lo scandalo avrebbe travolto tutta la famiglia di Rossetti e alla Siddal sarebbe stata negata la sepoltura in terra consacrata; va inoltre detto che al tempo era nuovamente incinta e potrebbe anche essere stata spinta al suicidio dal non aver sentito più muovere il feto nel suo grembo - e, dopo essersi confidato con l'amico pittore Ford Madox Brown, decise di dare alle fiamme la lettera d'addio della sua Lizzie che ella gli aveva lasciata.



Regina Cordium ( The Queen of Hearts ), Dante Gabriel Rossetti, 1860



La più affascinante di tutte le muse, la regina di cuori dei Pre-Raffaelliti, con la sua aurea chioma che la avvolgeva come una sacra 'mandorla' - così era chiamato l'alone di luce delle icone bizantine - che posò per opere che rimarranno per sempre nel tempo quali l'Ophelia di Millais, che la eternerà inequivocabilmente come mai nessuna modella prima, né dopo, aveva tristemente chiuso gli occhi su questa vita l'11 febbraio del 1862.



Schizzo di Dante Gabriel Rossetti degli anni '50 dell'ottocento



Nella tomba, insieme al corpo di Lizzie, Rossetti fece porre anche l'unica copia dei manoscritti d'amore che egli stesso le aveva dedicato, scritti nel corso degli anni: il quaderno che li conteneva venne infilato fra i suoi capelli rossi che lo custodirono fino a quando nel 1869 egli, sempre più fiaccato dall'abuso di alcool e droga e persuaso di essere prossimo alla cecità, fu ossessionato dal desiderio di pubblicare le proprie poesie accompagnate da quelle della moglie.... chissà che nelle sue interminabili notti solinghe, trascorse nella piccola, umida dimora che era stato il nido d'amore di Dante e Beatrice egli non avvertisse il rimpianto per l'amata che aveva perduto e che per anni aveva tradito e disilluso ... non esisteva nessuna che potesse prendere anche in parte, il suo posto nel suo cuore, né Jane Burdem, futura Jane Morris, né Fanny Cornforth, con le quali, entrambe, ebbe importanti relazioni amorose ... egli sosteneva di essere perseguitato dal fantasma di Lizzie non appena chiudeva i propri occhi e perciò fu indotto a cambiare abitazione, ma ancora non trovò sollievo da questo suo stato depressivo.



Dante Gabriel Rossetti all'età di 22 anni in un ritratto di Holman Hunt 



Insieme con il proprio agente Charles Augustus Howell, egli ottenne il permesso di aprire la tomba di Lizzie per recuperare il quaderno di poesie: il tutto venne svolto di notte, per evitare lo sdegno della gente, unici testimoni furono la luce della luna e quella di un falò, acceso perché la tomba si trovava in un luogo piuttosto buio del cimitero, per evitare lo sdegno della gente. 
Dante non ebbe il coraggio di presenziare ed attese a casa dell'amico Howell il quale raccontò che il corpo della Siddal aveva mantenuto intatta la propria bellezza, e che i suoi ramati capelli avevano continuato a crescerle a dismisura per giungere a colmare per intero la bara che accoglieva le sue spoglie ... ovviamente non si tratta di qualcosa di verosimile, ma forse contribuì, al tempo, ad alimentare l'immagine quasi mitizzata o divinizzata di colei che venne chiamata 'modella' prima ancora che il termine fosse coniato.

E così quella che era cominciata con i toni ed i presupposti di una bellissima favola si concluse come una tragedia shakespeariana delle più classiche ... da che il suo corpo, lasso e senza vita, similemente a quello di Ophelia, fu trascinato via dalle correnti della passione ...

Vi lascio citando una poesia che ella scrisse qualche giorno prima della sua dipartita: 




ITA

Toccare il guanto sulla tenera mano,
Per guardare il luccichio della gemma nel suo anello,
Sollevò il mio cuore in un canto improvviso
Come quando gli uccelli selvatici odo cantare.

Toccare la sua ombra sul prato assolato,
Per rompere il suo percorso attraverso il bosco buio,
Colmò tutta la mia vita con tremore e lacrime
E di silenzio dove mi trovavo.

Guardo le ombre che si radunano intorno al mio cuore,
Io vivo per sapere che ella è ita -
Ita, ita per sempre, come la tenera colomba 
Che ha lasciato da sola l'Arca. 4





E vi prego, perdonatemi se è una storia non a lieto fine, ma di storia si tratta, e soprattutto della storia di un personaggio e di un momento fondante il periodo vittoriano da cui non si può prescindere, sia artisticamente che culturalmente; 
vi abbraccio quindi teneramente augurandovi ogni bene e ringraziandovi, sempre


a presto 











Bibliografia:

Lucinda Hawksley, Lizzie Siddal: The Tragedy of a Pre-Raphaelite Supermodel, Andre Deutsch Ltd,  2008; 

Jenny Ridd, A Destiny Defined: Dante Gabriel Rossetti and Elizabeth Siddal in Hastings, Edgerton Publishing Services, 2008.




Citazioni e note: 

Guggum era un termine vezzeggiativo che avevano coniato loro e che usavano quando si rivolgevano l'uno all'altro; 

1 - Lucinda Hawksley, Lizzie Siddal: The Tragedy of a Pre-Raphaelite Supermodel, Andre Deutsch Ltd,  2008, pag. 1; 

2 - Ibidem, pag. 22; 

3 - Ibidem, pag. 42-3; 

4 - Ibidem, pag. 212.














- picture 1




In mid-nineteenth-century London, if you wanted to buy a hat, you would have made your way to the area around Leicester Square. The narrow throughfares that were Cranbourne Street, Cranbourne Alley and Cranbourne Passage were the places to go, crammed with milliners, mantle-makers and dressmakers. The streets were so narrow, the shops so numerous and the roads so crowded that it was difficult to pass along them unimpeded. Any lady naive enough to find herself in this district while wearing an unfashionable bonnet or cloak would be swamped by over-whelming offers of assistance and numerous entreaties to buy a new one, often accompanied by tussles over the potential customer by rival shops' assistants. There were incidences of women having their clothes ripped or even being temporarily "kidnapped" by over-eager salesgirls who would seize the witless wanderer and hurry her into their shop before any rival snapped her up. In the late 1840s, 3 Cranbourne Street was a hat shop, owned by a Mrs Mary Tozer. To hel her in the business, Mrs Tozer employed several attractive girls and woman, who not only made the hat and worked as shop assistants but could also model the headgear to its best advantage. One of these was a young woman named Elizabeth, or 'Lizzie' Siddall ( later changed to Siddal ). 1




- picture 2




Thus the story of Elizabeth Eleanor Siddal begins, as a wonderful fairy tale, in London of the year 1849: she is twenty years old, is of humble origins - the second of eight children - and works for 24 pounds a year in the back room of a millinery in Cranbourne Street, to be exact that very proudly managed by Mrs Tozer; seen by chance behind the window of the aforementioned workshop by the painter Walter Deverell, a rising star in the field of painting, close to the founders of the artistic Pre-Raphaelite Brotherhood, just constituted and therefore not yet known, whom occasionally happened to be passing by those places, he was immediately hit by her for he saw her as the perfect model for his portrayal of the 'Twelfth Night' inspired by the homonymous Shakespeare's comedy




- picture 3




... Well, it's true that she had red hair, which at the time not only didn't adhere to the canons of female beauty, but still were bearers of sinister superstitions (and think that just thanks to her and the prestige that in such a singular characteristic read the Pre-Raphaelite brotherhood of artists, their meaning will be 'flipped' to the point that they become synonymous of sensuality), but she was of slender build and willowy and therefore had all the necessary features to represent Viola in the male role of Cesario, Duke Orsino's page.
But let's read what later Holman Hunt will write about the first time he heard about Elizabeth Siddall:

Rossetti at that date had the habit of coming to me with a drawing folio, and sitting with it designing while I was painting at a further part of the room ... Deverell broke in upon our peaceful labours. He had not been seated many minutes, talking in a somewhat absent manner, when he bounded up, marching, or rather dancing to and fro about the room, and, stopping emphatically, he whispered, " You fellows can't tell what a stupendously beautiful creature I have found. By Jove ! She's like a queen, magnificently tall, with a lovely figure, a stately neck, and a face of the most delicate and finished modelling; the flow of surface from the temples over the cheek is exactly like the carving of a Phiydean goddess ... I got my mother to persuade the miracolous creature to sit for me for my Viola in 'Twelfth Night', and to-day I have been trying to paint her; but I have made a mess of my beginning. To-morrow she's coming again; you two should come down and see her; she's really a wonder; for while her friends, of course, are quite humble, she behaves likes a real lady, by clear commonsense and without any affectation, knowing perfectly, too, how to keep people respectful at a distance. 2


To see her sitting, immediately, Rossetti first, and then Holman Hunt, also wanted her to model for them, they read in her simple eyes that lit that gaunt face the devotion and the spark of passion that was growing into her for Deverell, passion, however, mutual, which is quite common between the painter and his model; Rossetti, translator, writer, passionate painter by fickle nature, immediately wanted that woman all to himself ... and won!
For him, she became the incarnation of Dante's Beatrice, of the Arthurian Geneva, of the symbol of love and passion themselves.

Dante (he loved to emphasize his Italian origins and therefore preferred to precede his first name, Gabriel, by the second, so high-sounding) and Elizabeth met in 1849-50, just in the occasion described above, and although she was infatuated of Deverell, he managed to involve her in a passionate bond unparalleled that linked her to him and made her totally dependent, despite the betrayals that he'll made her endure and for which she'll suffer for the rest of her life, albeit brief.

Became the model of the brotherhood, she at first divided her time between the many poses for these painters by the innovative techniques - actually they had rediscovered the value of light - and her work at the store, under the eyes overflowing with jealousy of her lover; then, with time, becoming the work harder and exhausting, she left the millinery to become a full time model and to devote herself to art, painting, poetry and design which revealed, despite the simplicity of her origins and of her 'upbringing, a subtlety of mind particularly unusual.

It's dated 1852 the painting 'Ophelia' by Sir john Everett Millais which indelibly marked Lizzie's life, putting her, ad a divinity in the Heaven of art, both from an artistic point of view, because since then her reputation will definitively consolidate, putting her, ad a divinity in the Heaven of art , and from a physical point of view because since then her health will inevitably begin even frailer: Millais tried to paint on her face the expression of the suffering woman as best as he could, and he succeeded admirably also because Lizzie was really suffering  ... and a lot:




- picture 4



- picture 5




Miss Siddal had a trying experience whilst acting as a model for Ophelia. In order that the artist might get the proper set of the garments in water and the right atmosphere and acqueous effect, she had to lie in a large bath filled with water, which was kept at an even temperature by lamps placed beneath. One day, just as the picture was nearly finished, the lamps went out unnoticed by the artist who was so intensely absorbed in his work that he thought nothing else, and the poor lady was kept floating in the cold water till she was quite benumbed. She herself never complained of this, but the result was that she contracted a severe cold, and her father wrote to Millais, threatening him with an action for £50 for his carelessness. Eventually the matter was satisfactorily compromised. Millais paid the doctor's bill; and Miss Siddal, quicly recovering, was none the worse for her cold bath. 3


As for the painting, the two rounded top corners reveal that Lizzie was made to lay in a bathtub placed in an imperial canopy and we know it was deployed in two stages, one for the laying of the model, immersed in water clothed with a Renaissance bride dress, and one for the 'realization' of the stream (John Everett Millais moved for a time in the country, along the banks of the Hogsmill River where he could study carefully its vegetation, as to paint it with scientific precision: in fact in this painting appear plants such as meadowsweet, daisies, willow, poppy and nettles, assumed to symbols of death, pain and innocence already in the same Hamlet).

In November of 1852 Rossetti, who still lived with his family along with all his siblings, Christina, William and Mary, decided it was time for him to get an independent life, having also passed twenty years of age, and, after asking the support of the younger brother, the only one who could guarantee money with his work to the whole family, went to live in a small apartment of only two rooms at the nr.14 of Clatham Place, Blackfriars, London, bringing with him what had become his model and his pupil, but they were few those who didn't believe that she was the first of his mistress, also because the little flat had only one bedroom.    

Thus began for Lizzie the idyll, or what she thought it was an idyll, but which soon became synonymous with agony, the overt concretazione of the dichotomy Eros - Thanatos, Love - Death, for this ardor was often embittered by the lack of a proposal of marriage, by separations, followed by anguish of abandonment, by reconciliations, often studded by relationships that, fleetingly were born and fleetingly died, but which more and more aggravated her frale state of health: she suffered from an eating disorder, what we now call anorexia, and, not being at that time recognized and dutifully cared, she was prescribed laudanum, a compound capable, it was believed then, to cure every ill, being given to an alcoholic solution of opium, available at any store, for pharmacies did not exist yet;




- picture 6 - Lizzie in a portrait by Julia Margaret Cameron, 1860




as you can well understand, therefore, what was then loosely defined as an eating disorder, was born on the basis of a deep depression, which will increasingly become worse by dependence on alcohol and drugs with which laudanum was made, much to induce her to periods of actual starvation, especially when she was in the house alone to await the return of his beloved to their the nest.

But Lizzie did not have to suffer from such an evil equal to an incurable evil, an evil due to love and betrayed dreams, she was very nice - it was the first of the models of the Pre-Raphaelites and will remain for ever the most feminine and the prettiest - people fell in love with her and her ways just at looking at her, the only ones that she'll never conquer werre the Rossetti sisters and their mother, Mrs. Frances Polidori Rossetti, possessive, jealous, very closed-minded, who would have preferred for their Gabriel a woman of Italian origin and coming from a rank if not more, at least equal to theirs, not a woman of such humble roots, furthermore with red hair, who were for them synonymous with a corrupt nature, able to 'entice' their Gabriel, whom was already taken away from their home.




- picture 7 -  Lizzie portrayed by Rossetti in the years of their idyll




When in 1855 he decided to introduce her to the family of his new friend Ruskin, just met, but soon estimated, recently divorced from Euphemia Gray in a scandal that shook the whole London (Link) everyone, including Mrs Margaret Ruskin, saw in her a woman of high morals, of an unusual grace of movement and feeling, manners worthy of a countess, but despite them also tried to convince him to get married to her, he, even if 'poisoned' by this disease made of love and passion, a sort of addiction, almost vassal loving with no possibility of escape which led him to portray any other that wasn't her, in many different poses and attitudes,




- picture 8 - Elizabeth Siddal playing the Cythern, 1852



- picture 9 - Elizabeth Eleanor Siddal - A drawer full of Guggum *, December 1853



- picture 10 - Dante Gabriel Rossetti, study for Beata Beatrix, 1854




was unable to bring herself to marry the one who, for years, he called his 'Dove' - and since that moment Lizzie will sign her paintings just with the image of the dove - and for Ruskin, who immediately decided to become her patron as son as he saw her talented art, she immediately became Ida, named after the heroine of the poem by Alfred Lord Tennyson, "The Princess".

Although sick Lizzie was still very beautiful, with her magnificent copper hair, with her perfect body, slender, for which so many artists of the Victorian London had follies; in fact, she traveled a lot for health reasons and when finally her Dante on May 23th, 1860 decided to marry her, she had already behind her so many disappointments, that did nothing but reduce her miserably.

The event that was decisive for her existence was to give birth, the following year, to a stillborn baby-girl possibly laudanum addiction played a decisive role in this ), an episode that indelibly marked her already fragile personality, so much so that shortly after Rossetti found her lifeless in her bed; despite the medical report spoke of "accidental death", due to an incorrect evaluation of the dose of laudanum to be taken, Rossetti knew it was suicide - suicide, at the time, besides being considered immoral was also illegal: the scandal would have overwhelmed the family of Rossetti and the poor lizzie was denied to be buried in consecrated ground; it must be added that she was also pregnant, and maybe she was push to the suicide feeling her baby not moving anymore - and, having confided in his friend, the painter Ford Madox Brown, he decided to set fire to the farewell letter his Lizzie had left him.




- picture 11 - Regina Cordium (The Queen of Hearts), Dante Gabriel Rossetti, 1860




The most fascinating of all the muses, the queen of hearts of the Pre-Raphaelites, with her golden hair that wrapped her like a sacred 'almond' - so it was called the halo of light of the Byzantine icons - who posed for works that will remain forever in time such as 'Opheli'a by Millais, which will unequivocally eternalize her as no model before, and nor after her, had sadly left this life the 11th February, 1862.




- picture 12 - Sketch by Dante Gabriel Rossetti of the mid XIXth century




In the grave, along with the body of Lizzie, Rossetti placed also the only copy of the manuscript of the love compositiona that he himself had dedicated her, written along the years: the notebook that contained them was stuck between her red hair that guarded it until the year 1869, when he increasingly weakened by the abuse of alcohol and drugs and persuaded to be next to blindness, was obsessed by the desire to publish his poems, accompanied by those of her wife ... I wonder if in his lonely, endless nights spent in the small, damp house that was the love nest of Dante and Beatrice, he didn't feel something like a regret for the loved one who lost and who, for years had betrayed and disillusioned ... there was none that could take, even in part, her place in his heart, neither Jane Burdem, future Jane Morris, nor Fanny Cornforth, with whom, both, hwe had quite important love affairs ... he claimed to be haunted by the ghost of Lizzie as soon as he closed his eyes and so he was led to change dwelling, but still found no relief from this  depressive state of his.

Together with his agent Charles Augustus Howell, he obtained the permission to open Lizzie's grave to retrieve the book of poetry: everything was done at night, to avoid the wrath of the people, the only witnesses were the light of the moon and that of a bonfire, lit because the tomb was in a rather dark place of the cemetery.




- picture 13 - Dante Gabriel Rossetti portrayed at the age of 22 by Holman Hunt.




Dante lacked of courage, so waited at Howell's house, who told that the body of Siddal had maintained her beauty, and that her auburn hair had continued to grow out of proportion to reach to fill the entire coffin welcoming her remains ... of course this is not something realistic, but perhaps contributed, at the time, to feed the mythologized or perhaps almost deified image of her who was called 'model' even before the term was coined.
And so what began with the tones and the conditions of a most beautiful fairytale ended as a Shakespearean cltragedy, one of the most classic ... for her body, weary and lifeless, like that of Ophelia, was dragged away by the current of passions.


I'm leaving you quoting a poem that she wrote a few days before her departure:




GONE

To touch the glove upon her tender hand,
To watch the jewel sparkle in her ring,
Lifted my heart into a sudden song
As when the wild birds sing.

To touch her shadow on the sunny grass,
To break her pathway through the darkened wood,
Filled all my life with trembling and tears
And silence where I stood.

I watch the shadows gather round my heart,
I live to know that she is gone -
Gone gone for ever, like the tender dove
That left the Ark alone. 4





And please forgive me if  this is s not a story with a happy ending, but it's story, and above all the story of a character and of a founding moment of the Victorian period which cannot be ignored, both artistically and culturally;
I embrace you so dearly wishing you all the best, with gratitude


see you soon 












Bibliography :

Lucinda Hawksley, Lizzie Siddal: The Tragedy of a Pre-Raphaelite Supermodel, Andre Deutsch Ltd,  2008; 

Jenny Ridd, A Destiny Defined: Dante Gabriel Rossetti and Elizabeth Siddal in Hastings, Edgerton Publishing Services, 2008.




Quotations and notes: 

* Guggum was a term of endearment that they had coined for themseves and they used when they talked one another;

1 - Lucinda Hawksley, Lizzie Siddal: The Tragedy of a Pre-Raphaelite Supermodel, Andre Deutsch Ltd,  2008, p. 1; 

2 - Ibidem, p. 22; 

3 - Ibidem, pp. 42-3; 

4 - Ibidem, p. 212.





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A QUEEN'S GOWNS: the gowns worn by Queen Victoria.

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Spesso, anche nelle biografie ufficiali, accade di leggere che la regina Victoria, pur nella molteplicità e nella ricercatezza delle Sue virtù, difettasse in quanto a gusto nell'abbigliarsi; si dice, in breve che Ella non avesse alcuna cognizione dei dettami della moda del tempo, ma forse, chi lo scrisse, e continua a scriverlo oggi, ignora che stiamo parlando sì, di una grande, grandissima donna, ma la cui statura, in realtà, a dispetto dei traguardi che raggiunse, non superava il m.1.50, anzi, neppure lo raggiungeva ( Victoria era alta 4 feet and 11 inch. / 4 piedi ed 11 pollici = cm.149,86 ) e probabilmente i Suoi abiti erano siffatti non per noncuranza della moda, quanto, con ogni probabilità, per non enfatizzare il divario che la separava dal marito, molto più alto di Lei ( Albert era alto 5 feet and 10 inch. /5 piedi ed 10 pollici = cm.177,8 ) e spesso ritratto seduto a Lei accanto, ovvero per non accentuare la sua brevilineità ... e pensare che il Suo sangue teutonico avrebbe dovuto garantirle una statura piuttosto elevata, come, peraltro, si può osservare nei Suoi predecessori e nella Sua discendenza.

E comunque resta il fatto che taluni degli abiti che Ella vestì conservano, almeno ai miei occhi, un fascino ed una grazia senza pari !

L'abito che vedete nelle fotografie qui sotto è un abito da sera datato 1851 ed è realizzato in "seta Spitalfields innaffiata di blu" ( Spitalfields è una località ad est di Londra nota per la produzione manifatturiera della seta e del satin ); reca uno scollo ampio e tondo, un corpetto con pizzo sulla pettorina a V, manica corta, anch'essa decorata; gonna con mezza sopra-gonna bordata con nastro increspato, decorata con fasce di rose stampate e fogliame ... vi lascio alla contemplazione di questa magnificenza degna di una favola ! 




  Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2015  




Allo stesso anno appartiene quest'altro abito da ballo, ma questa volta, trattandosi di un ballo a tema, il BALLO STUART, stiamo parlando di un vero e proprio costume in stile: 
Creato da Eugène Louis Lami (1800-1890) e commissionato dalla regina Victoria per il Ballo Stuart del 1851, questo costume è il più sontuoso di tutti i Suoi abiti superstiti, ispirato alla corte di Carlo II. Il ricco broccato della sottogonna è stata tessuto a Benares, il pizzo di Berthe, che compone la 'collaretta' e con cui terminano le maniche, è una copia veneziana del XVII secolo a punto merletto ad ago sollevato, probabilmente realizzata in Irlanda e forse acquistata alla Great Exibition.




  
Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2015  




Ed eccovi quindi un abito mai esposto prima del 2014, in raso di seta color crema con intricati ricami, che fu donato alla giovane regina nel 1850 dalla moglie di John Gregory Crace,



Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2015  




e di seguito l'abito con cui, insieme con il suo amato consorte, Ella inaugurò la GREAT EXIBITION del 1851;


Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2015  





nel 1855 Victoria si recò in viaggio a Parigi vestendo questo abito in seta fiorata dai colori sgargianti


Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2015  





ed infine voglio mostrarvi quelli che secondo me sono gli abiti che più hanno segnato la vita della Regina del Popolo:

l'abito, rigorosamente in seta, con cui la diciottenne Victoria presenziò al suo primo Privy Council il 20 giugno 1837, immediatamente dopo avere ereditato la corona del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda a seguito della dipartita dello zio Re Giorgio IV, 


Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2015  





e quello con cui la Regina Victoria maritò l'amato Albert di Saxen Coburg-Gotha.
Contrariamente a quanto fece l'Imperatrice Elisabeth che lo diede in donazione, rendendo quindi oggi difficile persino ricostruirne una copia fedele, ella lo volle conservare.

Il pizzo fu progettato da William Dyce, allora capo della Government Scuola di Design ( più tardi noto come il Royal College of Art ), e montato su di un abito di raso bianco realizzato da Maria Bettans.
Il semplice abito in raso, oggi color crema, è stato fatto con tessuto proveniente da Spitalfields, é rifinito con una profonda balza e passamanerie di pizzo che ornano il 
petto, entrambi fatti a mano a Honiton e Beer, nel Devon ( il fatto che tutto ciò che lo componeva fosse stato realizzato in Inghilterra era un esplicito segno dimostrato a sostegno dell'industria inglese, in particolare quella del lavoro a domicilio per i merletti - i motivi in pizzo erano fatti rigorosamente a mano ed applicati su di una rete in cotone realizzata a macchina - ) ed i fiori d'arancio che vediamo nella fotografia sotto, simbolo di fertilità, sono stati utilizzati per decorare l'abito e comporre una corona che Victoria indossava, invece di un diadema, sopra il velo, che, visto da dietro, per la sua ampiezza, fungeva anche da balza per la gonna, mentre lo strascico, portato dalle sue damigelle, misurava 18 piedi di lunghezza, ovvero circa mt.5,5.




Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2015  





E queste erano le scarpe che Ella indossò, fatte del medesimo tessuto dell'abito.



Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2015  





E pensare che per la prima volta i nostri Victorians vedevano una sposa, che era anche quella che più amavano ed ammiravano, in abito bianco ... sì, perché fino ad allora era ordinario abbigliarsi con abiti in tessuti tinta pastello, rosso, marrone, grigio e persino nero ... ma questa è un'altra storia che vi racconterò presto !


Spero di avervi dilettati con queste immagini, amici miei carissimi ed avervi aperta la porta dei sogni ... a me è accaduto !




Vi ringrazio con tantissima riconoscenza ed affetto, vi abbraccio con il cuore e vi auguro che la vita abbia in serbo per voi sempre il meglio ...

a presto 





















- picture 1




Often, even in official biographies, I happen to read that Queen Victoria, despite the multiplicity and the  refinement of Her virtues, He lacked in terms of taste about clothing ; in short, it's said that She had no knowledge of the fashion trends of the time, but maybe, who wrote it, and goes on writing it today, ignores that we are talking about, yes, a great, great woman, but whose stature, in spite of the achievements that She reached, didn't exceed m.1.50, indeed, She didn't even reach it (Victoria was 4 feet and 11 inches tall = cm.149,86) and probably Her clothes were such not to neglect the fashion, indeed, in all likelihood, for not to emphasize the gap separating Her from Her husband, much taller than Her (Albert was 5 feet and 10 inches tall = cm.177, 8) and often depicted sitting next to Her, for not to accentuate her shortness ... and to think that Her Teutonic blood would had to assure Her a rather high stature, as, on the other hand, can be seen in Her predecessors and Her descendants.

Anyway, the fact remains that some of the clothes that She wore, retain, at least in my eyes, a charm and a grace ... unmatched!

The dress that you see in the photos below is an evening dress dated 1851 and is made of "silk Spitalfields sprayed with blue" (Spitalfields is a place at the east of London known for the manufacturing of silk and satin); it has a large, round neckline, a bodice with lace on the chest V shaped, short sleeves, also decorated; skirt with over half-skirt edged with ruffled ribbon, decorated with strips of printed roses and foliage ... I leave you to contemplate this magnificence, worthy of a fairy tale!




- picture 2


- picture 3


- picture 4




At the same year it belongs this other evening dress, but this time, since we're talking abut a themed ball, the STUART BALL, this is a gown in true custom style:
Created by Eugene Louis Lami (1800-1890) and commissioned by Queen Victoria for the 1851 STUART BALL, this costume is the most sumptuous of all Her survived clothes, inspired by the court of Charles II. The rich brocade underskirt was woven in Benares, the lace of Berthe, who composed the 'ruff' and with which the sleeves end, is a copy of a XVIIth century Venetian goatee made at needlepoint lace relieved, probably made in Ireland and maybe purchased at the Great Exhibition.




- picture 5


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And then here's a dress never exposed before 2014, made with satin cream silk with and decorated with intricate embroidery, which was donated to the young queen in 1850 by John Gregory Crace's wife.




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And following is the gown with which, together with Her beloved husband, she inaugurated the GREAT EXHIBITION in 1851;




- picture 11




Victoria in 1855 travelled to Paris wearing this gown in vibrant colors flowered silk,




- picture 12




and finally I want to show you those I think are the clothes that, more than others, have marked the life of the Queen of the People:

the dress, strictly in silk, with which the eighteen Victoria attended Her first Privy Council on June 20th, 1837, immediately after having inherited the crown of the United Kingdom of Great Britain and Ireland as a result of the death of Her uncle King George IV,




- picture 13




and that with which Queen Victoria married Her beloved Albert of Saxen-Coburg Gotha.
Contrary to what made the Empress Elisabeth who gave it as a donation, thus making it difficult even today to reconstruct a faithful copy of it, She wanted it to be kept.
The lace was designed by William Dyce, then head of the Government School of Design (later known as the Royal College of Art), and mounted on a white satin gown designed by Maria Bettans.
The simple satin dress, which today looks cream colored but which once was white, was done with satin coming from Spitalfields, is finished with a deep flounce made of trimmings and lace that adorned the chest, both hand-made in Honiton and Beer, Devon (the fact that all what it consisted had been made in England was a sign explicitly demonstrated in support of the British industry, in particular that of hand work for laces made at home  - lace motifs were made by hand and used on a cotton net machine made - ) and the orange flowers that we see in the picture below, symbol of fertility, have been used to decorate the wedding gowns and to make a crown that Victoria wore instead of Her tiara, above the veil, which, seen from behind, for its breadth, it looked like a flounce to the skirt, while her train, led by her bridesmaids, measured 18 feet long, about mt.5,5.




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And these were the shoes she wears, made of the same fabric of the dress.




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Think that for the first time our Victorians saw a bride, who was also the one they most loved and admired, in white dress ... yes, because until then it was ordinary to see wedding dresses in pastel fabrics, red, brown, gray and even black ... but that's another story that I will tell you soon!
I hope I've pleasantly entertained you with these pictures, my dear friends, and have open you the door of dreams ... actually I happened !




- picture 19




I thank you with a lot of gratitude and affection, I embrace you with my all my heart and I wish that life could bring you always the best ...

See you soon 













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The most famous poisonous plants used by Agatha Christie: how they were obtained and how they work.

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Chi pensa ad una storia di Agatha Christie solitamente immagina un'antica residenza, situata nel verde della campagna inglese, con un maggiordomo, magari di proprietà di un ricco anziano 'gentleman', che convive con nipoti animati da sentimenti di avarizia o d'invidia, ed una tazza di tè, posata su di un tavolino accanto ad un poltrona in un luminoso salone situato al piano terra, che contiene un invisibile pizzico di arsenico, divenuto per eccellenza sinonimo di veleno ...




Dame Agatha Mary Clarissa Miller, Lady Mallowan, nota come Agatha Christie (Torquay, 15 settembre 1890 – Wallingford, 12 gennaio 1976), fu una celeberrima scrittrice britannica, resa famosa innanzitutto dagli innumerevoli racconti e romanzi gialli - tanto da meritare l'appellativo di 'Signora Omicidi' -, ma che scrisse anche alcuni romanzi rosa con lo pseudonimo di Mary Westmacott.
Ella vantava una profonda conoscenza in fatto di veleni, aveva quella che potremmo definire una vera e propria cultura in quanto a piante da cui venivano estratte e degli effetti che esse inducevano, tanto da rendere i suoi romanzi così verosimilmente affascinanti, conoscenza che ella aveva maturato durante gli anni della Grande Guerra, che la videro prestare servizio presso l'ospedale di Torquay.

Gli 'avvelenatori' della Christie hanno spesso accesso agli armadietti dei medicinali in casa, oppure si recano direttamente nel giardino o nei prati intorno l'abitazione, perché molti veleni sono ottenuti da piante ornamentali facilmente reperibili, alcune persino selvatiche ... non vi parlerò perciò dell'arsenico che, anche se largamente utilizzato nel secolo scorso in insetticidi ed erbicidi non è ricavato da piante, bensì dal suolo e dal sottosuolo, ma andiamo a vedere insieme quali sono quelli più comuni, ovvero quelli più facilmente reperibili in natura, di cui gli assassini dei suoi racconti e dei suoi romanzi hanno fatto uso:





- RICINO - RICINUS COMMUNIS -



Stampa botanica di artista sconoscito, pubblicata da W.L.Anczyc, 1911




E' la fonte dell'olio di ricino e viene coltivata commercialmente, tuttavia, per il suo fogliame così attraente, lo si trova spesso quale arbusto ornamentale nei giardini. Oltre all'olio, i semi di Ricinus communis contengono ricina, una proteina che può uccidere un adulto anche se assunta in piccole quantità.
La vittima più famosa di ricina fu Georgi Markov, che, nel 1978, sul ponte Waterloo di Londra ricevette un pallottola sparata nella parte posteriore della coscia la quale rilasciava ricina nel suo flusso sanguigno. Morì quattro giorni dopo perché tale proteina bloccò la normale crescita ed il processo di riparazione nelle sue cellule.

Agatha Christie utilizzò la ricina quasi cinquanta anni prima, nel racconto The House of Lurking Death - La morte è di casa della serie Tommy e Tuppence: in due s'indaga meglio quando tre membri della stessa famiglia caddero vittime di panini che ne erano farciti. La sua descrizione di avvelenamento da ricina è un raro esempio di inesattezza nella scienza della Christie - le sue vittime muoiono troppo in fretta.
Anche se l'ingestione di ricina è considerevolmente meno rischiosa di un iniezione diretta nel corpo, mangiare i semi di Ricinus communis non è davvero raccomandato, una manciata di semi, ben masticati, può realmente essere fatale.






- DIGITALE - DIGITALIS PURPUREA -


Stampa botanica di Edward Hamilton, 1852



Gli usi medicinali della digitale sono ampiamente noti e la pianta è stato utilizzata in preparazioni medicinali per centinaia di anni. I composti a base di digitale agiscono sul funzionamento del muscolo cardiaco, rallentando e intensificando le contrazioni del cuore, per cui, assunti in dosi adeguate, tali composti costituiscono un trattamento efficace per ottenere ritmi cardiaci rapidi e coordinati; se assunti però in quantità eccessiva rallentano i battiti cardiaci fino a fermare definitivamente il cuore, determinando una rapida morte. 

La Christie ha utilizzato sia la pianta sia isolati farmaci digitalici per uccidere le 'sue vittime'.
Poiché le digitali producono fiori nel secondo anno di crescita, l'avvelenatore di Postern of Fate - Le porte di Damasco e quello di The Herb of Death - L'erba della morte ne raccolgono per caso le foglie insieme a quelle della salvia essendo state le due piante poste accanto l'una all'altra ed avendo esse entrambe foglie lanceolate e morbide e perciò, in modo del tutto fortuito, queste vennero aggiunte al pasto serale ed indussero l'effetto letale che ben conosciamo.





- CICUTA - CONIUM MACULATUM -


Stampa botanica di Wilhelm Heinrich Prestele, 1901



Quella che comunemente conosciamo come cicuta contiene numerosi alcaloidi tra cui una tossina, la coniina, che colpisce il sistema nervoso: pensate che si ritiene che la dose mortale per un essere umano sia di qualche grammo di frutti verdi. Nell'uomo l'ingestione della cicuta provoca problemi digestivi, cefalee ed in seguito parestesia, diminuzione della forza muscolare, e infine una paralisi ascendente.
Il potere tossico di questa tossina è talmente elevato da essere in grado di agire anche indirettamente, induce cioè avvelenamento anche in seguito ad ingestione di un animale che se ne era cibato in precedenza.
Alla stessa famiglia di piante appartengono anche specie commestibili come il prezzemolo selvatico, il cerfoglio e le comuni carote.

Agatha Christie utilizzò questo famigerato veleno nel suo romanzo Five little Pigs - Il ritratto di Elsa Greer in cui Amyas Crale venne assassinato per tramite di un estratto di cicuta, a base, appunto di coniina, aggiunto alla sua birra: i lenti effetti paralizzanti del composto lo fecero vacillare e crollare di fronte al suo cavalletto, ancora cosciente egli era incapace di gridare o di palesare la sua angoscia per spegnersi infine quando la coniina paralizzò i suoi muscoli respiratori.






- BELLADONNA - ATROPA BELLADONNA -


Stampa botanica di artista sconosciuto, 1901



Atropa belladonna, o semplicemente belladonna, è una delle molteplici piante contenenti il composto letale dal nome atropina; esso colpisce i nervi, aumentando la frequenza cardiaca, riducendo la sudorazione e, notoriamente, fa sì che le pupille degli occhi si dilatino, motivo per cui il loro succo veniva utilizzato nel medioevo dalle nobildonne per avere occhi più grandi e più belli ( a quel tempo le pupille 'grandi' erano sinonimo di leggiadria ).
Ancor oggi l'atropina è ampiamente utilizzata, in dosi appropriate, come componente di colliri che, proprio per questa sua funzione dilatatoria, consentano un migliore esame dell'interno dell'occhio. 

Gli avvelenatori della Christie ( The Cretan Bull - Il Toro creteseThe Caribbean Mystery - Il mistero dei CaraibiThe Thumb Mark of St. Peter - Il Marchio del pollice di San Pietro ) usavano l'atropina in quantità piuttosto elevate per indurre terribili allucinazioni nelle loro vittime, con l'intento di indurle alla follia ed infine al suicidio.






- ACONITO - ACONITUM VARIEGATUM -


Stampa botanica di William S.Clark, 1820 - 1829


La componente tossica contenuta nella pianta dell'Aconitum è l'aconitina, una potente neurotossina letale in piccole quantità nella sua forma pura, ovvero così come la troviamo in natura: i sintomi compaiono circa quindici minuti dopo l'ingestione, cominciando con una crescente sensazione di bruciore nella bocca e nella gola e la vittima muore dopo un massimo di quattro ore di agonia in preda a convulsioni.

Se è vero che l'aconitina può essere ingerita 4.50 from Padding - Istantanea di un delitto, They Do It With Mirrors - Giochi di prestigioo iniettata, è altresì vero che i suoi effetti tossici compaiono anche quando essa viene assorbita per tramite dell'epidermide, per cui bisogna prestare particolare attenzione quando si maneggia la pianta e vestire un paio di guanti, poiché di tutte quelle che abbiamo preso in esame oggi risulta essere la più pericolosa, visto che è da temere il solo contatto con essa !


Anche oggi il nostro tempo è giunto al termine, carissimi amici ed amati lettori, e nella speranza che abbiate trovato interessante anche questo argomento, del tutto insolito, ma piuttosto curioso, vi lascio non senza avervi prima augurato ogni bene per il tempo che ci separa dal nostro prossimo incontro, 

a presto 


















Who thinks of a story by Agatha Christie usually imagines an old mansion, located in the beautiful English countryside,  with a butler, perhaps owned by a wealthy old 'gentleman', living with nephews with feeling greed or envy, and a cup of tea, placed on a table next to an armchair in a bright living room on the ground floor, which contains an invisible pinch of arsenic, which has become with excellence synonymous for poison ...




- picture 1




Dame Agatha Mary Clarissa Miller, Lady Mallowan, better known as Agatha Christie Torquay, September 15th, 1890 - Wallingford, January 12th, 1976 ), was a famous British writer, first became famous by the innumerable thriller stories and novels - enough to merit the label 'Lady Murders' - but who also wrote some romance novels under the pseudonym of Mary Westmacott.
She boasted a deep knowledge of poisons, she had what we might call a real culture in terms of the plants from which they were extracted and about the effects they produced, enough to make her novels so  fascinatingly lifelike,  knowledge that she had acquired during the years of the Great War, which saw her serving at the hospital of Toruqay.

The 'poisoners' of Agatha Christie have often access to the medicine cabinets at home, or go directly into the garden or in the meadows around the house, because many poisons are obtained from ornamental plants readily available, some grown even wild ... So I won't tell you about arsenic, which, although widely used during the last century in insecticides and herbicides, is not obtained from plants, but from the soiland the subsoil, but we're going to see together the most common of them, I mean those most easy to find in nature, including those the murderers of her stories and novels have used most:







- CASTOR - RICINUM COMMUNIS -




- picture 2 - Botanical print by unknown artist, published by W.L.Anczyc, 1911




It is the source of castor oil and is grown commercially. However, its foliage so attractive means it is also often cultivated as an ornamental shrub in gardens. Besides the oil, the seeds of Ricinus communis contain ricin, a protein that can kill an adult even when taken in small amounts.

The most famous victim of ricin was Georgi Markov, who, in 1978, on the Waterloo bridge in London received a bullet shot in the back of the thigh releasing ricin in his bloodstream. He died four days later because the protein blocked the normal growth and repair process in his cells; Agatha Christie used ricin almost fifty years earlier, in the tale The House of Lurking Death from the Tommy and Tuppence series where three members of the same family were victims of sandwiches that were stuffed with it. Her description of ricin poisoning is a rare example of inaccuracy in her science, for her victims die too quickly.
Although the ingestion of ricin is considerably less of a risk than a direct injection into the body, to eat the seeds of Ricinus communis is not really recommended, a handful of seeds, chewed well, can actually be fatal !







- FOXGLOVE - DIGITALIS PURPUREA -





- picture 3 - Botanical print by Edward Hamilton, 1852




The medical uses of digital are widely known and the plant has been used in medicinal preparations for hundreds of years. The compounds based on digital act on the functioning of the heart muscle, slowing and intensifying the contractions of the heart, that's the reason why, taken in appropriate doses, the compounds based digital constitute an effective treatment for obtaining rapid and coordinated heart rhythms, but if taken in excessive amounts it slows heartbeats to permanently stop the heart, causing a rapid death.
Christie has used both the plant  and digitalis drugs to kill her victims.
Since the digital produce flowers in the second year of growth, the poisoner of Postern of Fate and that of The Herb of Death accidentally picks up its leaves together with those of the sage, having been the two plants placed next to each other and having them both lance-shaped and soft leaves; collected for mistake, they were added to the evening meal by accident and led to the lethal effect that we well know.







- HEMLOCK - CONIUM MACULATUM - 





- picture 4 - Botanical print by Wilhelm Heinrich Prestele, 1901




What is commonly know as hemlock contains many alkaloids including a toxin, the coniine, which affects the nervous system: it's believed that the lethal dose for a human being is a few grams of green fruits. In humans, the ingestion of hemlock causes digestive problems, headaches and later paresthesia, decreased of the muscle strength, and finally an ascending paralysis.
The toxic power of this toxin is so high as to be able to act also indirectly, i.e. induces poisoning even after the ingestion of an animal that has eaten it previously.
At the same family of plants belong also edible species such as wild parsley, chervil and the common carrot.
Agatha Christie used this notorious poison in her novel Five Little Pigs where Amyas Crale was assassinated by means of an extract of hemlock, with a basis of coniine, added to his beer: the slow crippling effects of the compound did him falter and collapse in front of his easel; still conscious, he was unable to cry or express his anguish to expire, finally, when the coniine paralyzed his respiratory muscles.







- DEADLY NIGHTSHADE - ATROPA BELLADONNA -





- picture 5 - Botanical print by unknown artist, 1901




Atropa belladonna, or more simply deadly nightshade, is one of the many plants containing thelethal compound named atropine: it affects the nerves, increasing the heart rate, reducing perspiration and, notoriously, causing dilation of the pupils of the eyes , which is why their juice was used in the Middle Ages by noblewomen to have eyes bigger and more beautifulat that time 'large' pupils were synonymous with grace ).
Atropine is still widely used, in appropriate doses, as part of eye drops which, because of this dilator function, allows a better examination of the interior areas of the eye.
Christie's poisoners ( The Cretan Bull, The Caribbean Mystery, The Thumb Mark of St. Peter ) used atropine in rather high quantities to cause terrible hallucinations in their victims, with the intention of inducing them to madness, and finally to the suicide.







- MONKSHOOD - ACONITUM NAPELLUS -





- picture 6 - Botanical  print by William S.Clark, 1820 - 1829




The toxic component contained in the plants of monkshood is aconitine, a powerful neurotoxin, lethal in small quantities in its pure form, that is as we find it in nature: the symptoms appear about fifteen minutes after ingestion, beginning with a growing sense of burning in mouth and throat and the victim dies after a maximum of four hours of agony in convulsions.
If it's true that the aconitine can be ingested ( 4:50 from Padding, They Do It With Mirrors ) or injected, it is also true that its toxic effects appear even when it is absorbed by means of the skin, so we have to be very careful when handling the plant and to wear a pair of gloves, because amongst all those the plants we have examined today it is the most dangerous, as it is to fear just the contact with it!


Even today, our time has come to a close, dear friends and beloved readers of mine, and in the hope that you've found this topic interesting, for it's very unusual, but quite peculiar, I take my leave of you, wishing you all the best for the time that separates us from the next time we're meeting,

see you soon 












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Thomas & Grace Tosier and the Georgian chocolate.

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Quest'oggi il viaggio che vi invito a compiere nel passato è più lungo del solito, ci spingiamo più lontano nel tempo ovvero nell'Inghilterra del periodo Georgiano (XVIII° secolo, ovvero dall'ascesa al trono di Re Giorgio I -1714 - alla morte di Re Giorgio IV -1830) per 'assaggiare' 
LA CIOCCOLATA DEI RE,




The Chocolate Girl La Belle Chocolatiere by Jean-Etienne Liotard, c1744




come tempo fa vi promisi.

Se ricordate, 'girando' per Hampton Court Palace ( ♚ NOBLE MANSIONS AND CROWNS ♚ Queen Mary II & Hampton Court Palace and Gardens. ) ci trovammo a curiosare nelle CHOCOLATE KITCHEN, stupiti nel constatare l'esistenza di un vano appositamente preposto per la preparazione della cioccolata calda, dei dolci a base di cioccolata e della conservazione dei medesimi, in una sorta di spazio asettico accuratamente scelto in base alle sue caratteristiche in quanto a temperatura ed umidità, rigorosamente costanti nelle varie stagioni dell'anno, arredato con i tipici attrezzi del cioccolatiere.

Addentrandoci nella storia di questa bevanda che ci delizia soprattutto durante le giornate più fredde dell'inverno, scopriamo che a partire dal 1600 la cioccolata calda veniva servita nei locali pubblici, come oggi lo è il caffè, ma era prestigiosa come oggi può essere considerato lo champagne, ed ogni re aveva il suo cioccolatiere di corte, il primo dei quali fu Thomas Tosier, cioccolatiere ufficiale di Re Giorgio I.


Dovete sapere che Thomas aveva una moglie molto intraprendente, Grace, una donna allegra e di buon carattere, la quale, mentre il marito lavorava per il re di Hampton Court Palace, pensò di avviare a Greenwich una Chocolate House, ossia una cioccolateria.
Durante tutto il XVIII° tale tipologia di locale pubblico conquistò sempre maggior successo per giungere a divenire un luogo eccelso per le classi superiori in quanto sinonimo di lusso, raffinatezza e buona compagnia e Grace era così accorta da riconoscere che collegare tale bevanda così ambita con il nome dei Tosier e soprattutto quello del re poteva fare la sua fortuna, e così fu, addirittura tale fu il suo successo che alla morte di Thomas ella contrasse un secondo matrimonio, ma conservò il cognome Tosier, tanto era divenuto rinomato e legato alla storia della cioccolata calda in tazza.
La cioccolateria era un locale dove si discuteva di politica ed economia, questo perché era frequentato solamente da uomini essendo tale bevanda considerata molto stimolante - in quanto il cacao provoca una scarica di endorfine e zuccheri a livello ematico - e perciò non adatta alle ladies cui una tale eccitazione avrebbe indotto un disagevole e sgradevole tremolio alle mani.

E veniamo all'originale ricetta della cioccolata calda che ogni giorno, anzi, più volte al giorno, Thomas Tosier preparava per il suo re:
il compito più arduo e più faticoso era quello che spettava al garzone che affiancava il cioccolatiere, ovvero al ragazzo di cucina, poiché era lui che, con pazienza doveva tostare i fagioli, ovvero i semi del cacao al fine di poter rimuoverne il guscio che li riveste; questi venivano quindi macinati finemente su di un METATE ( antico attrezzo da cucina messicano che corrisponde ad una sorta di grande tagliere in pietra ) con l'aiuto di un matterello in pietra; sotto il Metate erano posti dei tizzoni ardenti in modo che la pietra risultasse infervorata e sia questo, sia la frizione e la pressione operata dal matterello riducevano i semi in un composto semiliquido.
Il cioccolato così ottenuto veniva fatto cadere su carta oleata e suddiviso in cialde che venivano conservate per l'occorrenza; quando venivano prese, sciolte con acqua, latte oppure vino - il re esigeva rigorosamente il Porto - ed il composto liquoroso che ne risultava veniva quindi mischiato con zucchero e spezie esotiche quali la vaniglia, il cardamomo, l'anice, il 'Grano del Paradiso' ( conosciuto anche come melegueta o pepe della Guinea, sostituibile con il pepe nero ) e la 'Rosa di Alessandria'.

Pensate che le prime ricette risalgono al periodo Stuart (1603 -1714)


English medical notebook, 1575-1663 (Wellcome Library MS.6812, p.137)




Si legge in una pubblicazione del 1661, che pretende di svelare il segreto di 'come gli indigeni procedono', nelle Americhe, per fare quella che era soprannominata 'The India Nectar', che si tratta di una bevanda il cui colore è molto scuro, la consistenza è densa ed il sapore è dato da una complessa miscela di spezie che indugiano sulla lingua. 
Ne deduciamo perciò che allora era molto diversa da quella che conosciamo noi oggi.
Hans Sloane fu il primo ad utilizzare il latte nella cioccolata calda intorno al 1700, ma eccovi nelle ricette riportate qui sotto come possiamo preparare più comodamente a casa nostra una cioccolata calda in tazza degna di un re: 


CIOCCOLATA AL PORTO
Una lussuosa bevanda, adatta per quando fuori fa freddo.


Ingredienti: per 4 piccole tazze
∞ 40g di cioccolato fondente, contenente almeno l'80% di cacao 
∞ 600ml di porto rubino 
∞ 30g / 40g (2/3 cucchiai) di zucchero semolato
∞ Un grande pizzico di farina bianca

Istruzioni:
∞ Versare tutto il porto in una pentola.
∞ Rompere il cioccolato in piccoli pezzi e aggiungere nella pentola.
∞ Unire quindi lo zucchero. L'alcol diviene amaro quando si riscalda, perciò potrebbe essere necessario assaggiare più volte.
∞ Spolverarvi la farina.
∞ Cuocere a fuoco basso per 10 minuti, fino a quando si formano piccole bolle intorno alla
bordo. Non bollire.
∞ Frullare il composto con il 'moulinet'.
∞ Versare in coppette e servire mentre è ancora caldo.





CREMA AL CIOCCOLATO
Una ricetta per una cremosa salsa al cioccolato adattata da un libro di cucina reale risalente al 1716.


Ingredienti: per fare 8 tazze
∞ 1,2 l  latte intero
∞ 115g  di zucchero semolato
∞ 1 tuorlo d'uovo 
∞ 70g cioccolato fondente ( con almeno l'80% di cacao )

Istruzioni:
∞ Unire al latte lo zucchero in una casseruola e mescolare.
∞ Cuocere a fuoco lento per 15 minuti, fino a quando lo zucchero si sarà sciolto.
∞ Sbattere il tuorlo d'uovo ed unirlo alla miscela.
∞ Fate cuocere a fuoco basso fino a quando la crema si sarà addensata, ma senza far bollire.
∞ Togliere la pentola dal fuoco e lasciare raffreddare per 5 minuti.
∞ Rompere il cioccolato a pezzetti e mescolarlo alla crema.
∞ Mettere al caldo a fuoco basso per un altro minuto. Continuare a mescolare per incorporare completamente il cioccolato ed impedire al composto di addensarsi.

∞ Versare in ciotole o tazze di porcellana. Servire e gustare la crema ancora calda.



Vi era allora, inoltre, un insieme di accessori particolari che erano necessari per servirla, ovvero per portarla dalla cucina alla tavola del re:



la cioccolatiera, che generalmente era in rame o argento, del tutto simile alla caffettiera ma con sopra il coperchio un altro piccolo coperchietto dal quale fuoriusciva il manico del moulinet, ovvero il mulinello in legno con cui bisognava continuare a mescolare la bevanda finché non fosse stata servita, al fine di amalgamarla bene ed anche renderla più cremosa, la tazza che era rigorosamente in ceramica, con o senza impugnatura, che doveva appoggiare su di una base di argento che la rialzava dal piattino, al fine di impedire che l'eventuale fuoriuscita del cioccolato ne sporcasse il fondo all'esterno (probabilmente le tazze venivano colmate fino all'orlo).



The family of the Duke of Penthièvre in 1768 o The cup of chocolate by Jean-Baptiste Charpentier 




Ebbene sì, gli inglesi erano davvero molto ghiotti di cioccolata, ma questa costosa bevanda divenne da subito sinonimo di nobiltà e perciò consumata volentieri nelle regge e nei palazzi signorili dell'intero vecchio continente ... pensate che il naturalista, esploratore e botanico tedesco Alexander Von Humboldt (1769 - 1859), proveniente da una famiglia notoriamente aristocratica, sosteneva che
Il cioccolato è materia viva, ha il suo linguaggio interiore. Solo quando si sente oggetto di intima attenzione, e solo allora, esso cessa di ammaliar la gola e si mette a dialogare con i sensi.


Tutto per colpa, o per merito, di re William III d'Orange, già sposo della cugina, futura regina Maria II Stuart, il quale arrivò in Inghilterra dall'Olanda nel 1689 recando con sé un grande amore per il cioccolato e, quale principe, egli aveva la possibilità di farsi inviare direttamente il suo cioccolato preferito direttamente dai Paesi bassi che avevano un consolidato collegamento commerciale con il Sud America.



Nella viva speranza di avervi intrattenuti dilettevolmente con questo argomento che da tempo attendevo di trattare e di avervi fatto trascorrere attimi piacevoli, vi abbraccio con affetto ed immensa gratitudine,


a presto 














Fonti bibliografiche:

Sophie and Michael D. Coe, The True History of ChocolateThames & Hudson, 2013

About THE CHOCOLATE KITCHEN at HAMPTON COURT PALACE














Today the journey in the past I'm inviting you to do with me is longer than usual, we go farther in time, I mean in the Georgian period (XVIIIth century, to be more precise from the rise to the throne of King George I -1714 to the death of King George IV -1830) England to 'taste'THE KINGS' CHOCOLATE,





- picture 1 - The Chocolate Girl or La Belle Chocolatiere by Jean-Etienne Liotard, c1744





as I promised you some time ago.

If you remember, 'going around' Hampton Court Palace (♚ NOBLE MANSIONS AND CROWNS ♚ Queen Mary II & Hampton Court Palace and Gardens.) we were 'found ourselves' in the CHOCOLATE KITCHEN, surprised to note the existence of a room specifically dedicated to the preparation of hot chocolate, sweets made of chocolate and the conservation of the same, in a sort of aseptic space carefully chosen according to its characteristics in terms of temperature and humidity, rigorously constant in the various seasons of the year, furnished with typical tools necessary for the chocolate maker.

Digging into the history of this drink that delights us especially during the coldest days of the Winter, we find that since 1600 the hot chocolate was served in public places, as now it is coffee, but it was as prestigious as today can be considered the champagne, and every king had his court chocolatier, the first of which was Thomas Tosier, official chocolatier of King George I.




- picture 2 on the left - You should know that Thomas had a very enterprising wife, Grace, cheerful and good-natured, who, while her husband worked for the king at Hampton Court Palace, decided to start in Greenwich a Chocolate House.
Throughout the XVIII this type of local public conquered increasingly success to reach to become a place for the upper classes as a synonym of luxury, sophistication and of good company, and Grace was so shrewd to recognize that connecting this loved drink with the so popular name of Tosier and especially that of the king could have make her fortune, and so it was, indeed, such grew her success that at the death of Thomas she contracted a second marriage, but retained the name Tosier, which had become so popular and linked to the history of the hot chocolate in cup.
The Chocolate House was a place where you could discuss of politics and economics, that's why it was attended only by men, for this drink was considered very stimulating - the cocoa causes a rush of endorphins and sugars in the blood - and so not suited to ladies, for it induces such an excitement which would cause an uncomfortable and unpleasant flickering to the hands.
But let's go finally to the original recipe of hot chocolate which every day, in fact, several times a day, Thomas Tosier prepared for his king:





picture 3 on the right - the most arduous and difficult task was that which belonged to the boy who flanked the chocolatier, or the kithchen boy, because it was he who, with patience, had to roast the beans or cocoa seeds in order to remove the shell wrapping them; these were then finely ground on a METATE ( ancient Mexican cooking utensil which corresponds to a sort of large stone cutting board ) with the help of a rolling pin made of stone; under the Metate were placed some embers in order to make red hot it and the seeds, both for the heat, and for the clutch and the pressure operated by the rolling pin, were reduced in a semi-liquid compound.
The chocolate thus obtained was dropped on wax paper and divided into pods that were kept for the occasion; when they were taken, they were dissolved with water, milk or wine - the king demanded strictly Porto - and the fortified compound that came out was then mixed with sugar and exotic spices such as vanilla, cardamom, anise, 'Grain of Paradise' (also known as melegueta or Guinea pepper, replaceable with black pepper) and the 'Rose of Alexandria'.

Think that the first recipes date back to the Stuart period (1603 -1714).




- picture 4 -English medical notebook, 1575-1663 (Wellcome Library MS.6812, p.137)




According to a 1661 publication that meant to reveal the secret of how, 'did the American natives to make' what was dubbed 'The India Nectar', that it's a drink the colour of which is very dark, the texture is dense and the taste is given by a complex mix of spices lingering on the tongue.
We conclude therefore that it was very different from the one we know today.
Hans Sloane was the first to use milk in hot chocolate around 1700, but here you have, in the recipes listed below, as we can prepare more comfortably in our home a hot chocolate fit for a king:




CHOCOLATE PORT
A luxurious, thick drink for when it’s cold outside


Ingredients: to make 4 small cups
∞  40g (1½oz) dark chocolate, at least 80% cocoa solids (for hand worked
chocolate use 30g (1oz)).
∞ 600ml (1pt) ruby port
∞ 30/40g (2/3tbsp) caster sugar
∞  A large pinch of plain flour

Instructions:
∞ Pour all of the port into a saucepan.
∞ Break up the chocolate into small chunks and add to the saucepan.
∞ Add the sugar to the saucepan. Alcohol goes bitter when you heat it so
you may need more to taste.
∞  Whisk in the flour.
∞ Cook over a low heat for 10 minutes, until small bubbles form around the
edge. Do not boil.
∞  Whisk the chocolatey mix together.

∞  Pour into cups or a chocolate pot of choice. Best enjoyed whilst still hot.





CHOCOLATE CREAM 
A creamy, custard dish for decadence at the dinner table. This recipe is adapted from a royal cookbook from 1716. 


Ingredients: to make 8 cups 
∞ 1.2 l (2pt) whole milk 
∞ 115g (4oz) caster sugar 
∞ Yolk of 1 egg 
∞ 70g (2½oz) dark chocolate (at least 80% cocoa solids (for hand worked chocolate use 55g (2oz)).  

Instructions: 
∞ Add the milk and sugar into a saucepan and mix. 
∞ Cook over a low heat for 15 minutes, until the sugar has dissolved. 
∞ Whisk the egg yolk into the cream mixture. 
∞ Simmer over a low heat until the cream has thickened. Do not boil. 
∞ Take the pan off the heat and leave it to cool for 5 minutes. 
∞ Break the chocolate into pieces and stir into the cream. 
∞ Heat over a low heat for another minute. Continue to stir to fully incorporate the chocolate and to stop the mixture catching. 
∞ Pour into bowls or china cups. Best enjoyed whilst still warm. 



Then there was also a set of special accessories that were necessary to serve it, that is to bring it from the kitchen to the king's table:




- picture 5




the chocolate pot, which generally was in copper or silver, completely similar to the coffee pot but with a small lid placed on its the cover from which came out the handle of the moulinet, namely the reel in wood using which they continue to mix the drink until it was served, in order to mix it well and also make it more creamy; the cup that was strictly in ceramic, with or without handle, that had to be placed upon a base of silver that kept it raised by the saucerin order to prevent that the possible leakage of chocolate could get its bottom outside dirty probably the cups were filled to the brim ).




- picture 6 - The family of the Duke of Penthièvre in 1768 or The cup of chocolate by Jean-Baptiste Charpentier




Yes, the British were really very fond of chocolate, but this expensive drink quickly became synonymous with nobility and therefore willingly consumed in the mansions and palaces of the whole old continent ... Just think that the German naturalist, explorer and botanist Alexander Von Humboldt (1769 - 1859), coming from a notoriously aristocratic family, argued that
Chocolate is a living matter, it has its inner language. Only when it feels to be the subject of close attention, and only then, it ceases to enchant the throat and begins to talk to the senses.

All fault, or for merit, of King William III of Orange, already husband of her cousin, the future Queen Mary II Stuart, who came to England from Holland in 1689 bringing with him a great love for chocolate and, as Prince, he had the opportunity to have directly sent his favorite cocoa from the Netherlands that had a well-established trade link with South America.


In the sincere hope to have intrigued you with this topic that for long i was waiting to deal with, and to have made you spend pleasant moments, I embrace you with affection and immense gratitude,


see you soon 















Bibliographic sources:

Sophie and Michael D. Coe, The True History of Chocolate, Thames & Hudson, 2013

About THE CHOCOLATE KITCHEN at HAMPTON COURT PALACE








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'Dear Mother, please forgive me, I could not resist love': Marie Vetsera's farewell and love letters hidden in Austrian bank vault for 90 years.

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Liebe Mutter, verzeih mir was ich gethan.- 
Ich könnte der Liebe nicht wiederstehen.




CARA MADRE PERDONAMI PER CIO' CHE HO FATTO -
NON HO POTUTO RESISTERE ALL'AMORE



Furono le prime luci dell'alba del del 30 gennaio 1889, come sicuramente ben sapete, a svelare tragicamente i corpi senza vita di Rudolph d'Asburgo e della sua giovanissima amante, la Baronessa Marie "Mary" Vetsera presso la stanza del casino di caccia di proprietà del Principe Ereditario situato presso Mayerling, poco distante da Vienna; 




non voglio fare qui approfondimenti storici sull'evento, che già credo di aver chiarito, per quanto mi è stato possibile, lo scorso anno ( 30 gennaio 1889: Mayerling, il tragico destino degli Asburgo.), ma voglio piuttosto rendervi edotti circa un episodio occorso la scorsa estate, nella caldo della capitale Austriaca, durante il mese di agosto: si tratta di una clamorosa scoperta circa la storia d'amore forse più celebre al mondo, sicuramente quella  che più di ogni altra ha ispirato films, romanzi, balletti ed opere teatrali. 
Era il 1926 quando presso il caveau di una banca di Vienna  'Una persona sconosciuta depositò una cartella in pelle rilegata contenente numerosi documenti personali, lettere e fotografie della famiglia Vetsera, comprese le lettere d'addio di Marie Vetsera.' questo è quanto afferma la Biblioteca Nazionale Austriaca (ÖNB) che le ha prese in consegna; le sue lettere, indirizzate alla madre, la baronessa Helene, al fratello Feri e alla sorella Hanna, sono state scoperte 126 anni dopo la sua morte da alcuni impiegati della banca, incaricati dall'archivista Sylvia Linc di sgombrare questo vano che li ha segretamente custoditi per ben 90 anni.

E' senza dubbio questo un ritrovamento sensazionale, per gli storici e per gli uomini di scienza, se si pensa che fino ad ora si sapeva che l'unico documento superstite relativo al tragico evento di Mayerling era la lettera che il Principe Ereditario Rudolph scrisse alla moglie Stephanie del Belgio e che quelle scritte da Marie erano state distrutte dopo la scomparsa della madre.



Cara madre -
Perdonarmi per quello che ho fatto. -
non ho potuto resistere all'amore. si legge sui fogli vergati dalla giovane baronessa - D'accordo con lui, voglio essere sepolta a lui accanto nel cimitero di Alland. - *
Sono più felice nella morte piuttosto che in vita.

Purtroppo le ultime volontà di Marie non vennero rispettate, poiché ella riposa presso il cimitero di Heiligenkreuz, 




mentre le spoglie del Principe Rudolph sono state deposte dove riposano tutti gli Asburgo presso la Cripta dei Cappuccini ( Kapuzinergruft ) a Vienna ( oggi si trovano accanto a quelle del padre ).

Tornando ai documenti storici che costituiscono il nostro argomento di interesse primario, essi, conservati all'interno di una busta chiusa sigillata recante le insegne della corona del principe, saranno esposti al pubblico presso la Biblioteca Nazionale Austriaca durante tutto questo anno come parte delle celebrazioni relative al centenario della morte dell'Imperatore Francesco Giuseppe (1916 - 2016).

Voglio, infine, per concludere, porgere un dono a chi ama questa parte della storia del secolo XIX° e questi personaggi ... si tratta di una fotografia, l'ultima, scattata da un anonimo, al Principe Ereditario mentre stava compiendo una passeggiata sul suo cocchio nel parco del Prater, proprio due giorni prima della sua morte ... 



Die Letzen Fahrt - L'ultima passeggiata



Anche se di solito guidava il cocchio da solo, Rudolph era sempre accompagnato da un cocchiere di corte; qui sono seduti fianco a fianco entrambi con le gambe protette da una coperta ed il principe ereditario cerca distrazione compiendo un giro nel Prater; sua cognata, Louise v. Coburg, sorella di Stephanie, che per caso si trovava lì, da poco lo aveva visto, e, non sentendosi egli nella sua forma migliore - era in odore di ciò che stava per accadergli - la cosa accrebbe il suo nervosismo.



Vi lascio con la mestizia nel cuore che sempre questo episodio mi comunica perché non si può morire per fede ai propri ideali e perché non si vuole rovesciare dal trono imperiale il proprio padre, trascinando in questa tragedia anche l'innocente, innamorata Mary che si trovava dove non avrebbe dovuto essere quella notte ...


Come sempre vi ringrazio, miei cari, carissimi amici, con il cuore colmo di affetto, 

a presto 










Fonti:

Daily Mail

The Local at - Austria's news in English




Note:

*Alland è un piccolo, ridente paesino nei pressi di Mayerling.














Dear Mother, please forgive me,
 I could not resist love





- picture 1 - The young Mary Vetsera ( she died when she wasn't still eighteen !)




It was the dawn of the January the 30th, 1889, as surely you know, which tragically unveiled the lifeless bodies of Rudolph of Hapsburg and of his young lover Baroness Marie "Mary" Vetsera in the bedroom of the hunting lodge owned by the Crown Prince located at Mayerling, not far from Vienna; 





- picture 2 - Mayerling, where the tragedy happened




I don't want to do historical insights about the event here, which I think I have already made clear, as far as I was able, last year (January 30th, 1889: Mayerling, the tragic fate of the Habsburgs.), but rather I want you to be informed about an episode which occurred last summer, in the heat of the Austrian capital, during the month of August: it is a sensational discovery about the love story that is, perhaps, the most famous in the world, certainly the one that more than any other has inspired films, novels, theatrical plays and ballets. 
It was 1926 when at a bank vault in Vienna 'An unknown person deposited a leather bound folder containing several personal documents, letters and family photographs from the Vetsera family , including Marie Vetsera's farewell letter.', this is what the Austrian National Library (ÖNB), which took them over,  asserts;  her letters, addressed to her mother, Baroness Helene, her brother Feri and sister Hanna, were discovered 126 years after her death, by the clerks of the bank entrusted by the archivist Sylvia Linc with clearing this room, that has kept them secretly for almost 90 years.

This is with no doubt a sensational find, for historians and men of science, if you consider that until now it was known that the only surviving document relating to the tragedy of Mayerling was a letter that the Crown Prince Rudolph wrote to his wife, Stephanie of Belgium, and that those written by Marie had been destroyed after her mother's death.




- picture 3 - The farewell letter Mary addressed to her mother




Dear mother -
Forgive me for what I did.-
I could not resist  love, we read in the papers penned by the young Baroness -
Agree with him, I want to be buried next to him in the cemetery of Alland.- *
I am happier in death than in life.

Unfortunately the last wishes of Marie were not respected, as her rests were buried at the cemetery of Heiligenkreuz,




- picture 4 - Mary's grave at Heiligenkreutz




while the remains of Prince Rudolf were laid where in the Capuchin Crypt (Kapuzinergruft) in Vienna where lie the remains of all the Habsburgs (after his father's death they're lying next to them).
Returning to the historical documents that is the topic of our primary interest, Which were kept closed inside a sealing envelope bearing the insignia of the Crown Prince, they'll be on public display at the Austrian National Library throughout this year as part of the celebrations related the centenary of the death of the Emperor Franz Joseph (1916 - 2016).
I want, finally, present a gift to those who love this part of the history of the XIXth century and these characters ... it's a photograph, the last, which was taken from an anonymous, while the Crown Prince was doing a ride on his chariot in the Prater park, just two days before his death ...




- picture 5 -Die letzen Fahrt - The last ride

Although he usually drove the chariot alone, Rudolph was always accompanied by a coachman court; here they're sitting side by side with both legs protected by a blanket and the crown prince seeks distraction circling it in the Prater; her sister in law, Louise v.Coburg, Stephanie's sister, who happened to be there, had just seen him, and, for he didn't feel on top form - was in the odor of what was going to happen - it increased his nervousness.



I'm  leaving you with a little bit of sadness in my heart that always  this episode makes me feel, because you cannot die for faith to your ideals and  because you do not want to overthrow from the imperial throne your own father, dragging in this tragedy even the innocent, so in love with him,  Mary, who was where she hadn't to be that night ...

As usual I thank you , my dear, dearest friends, with all my love,

see you soon ♥ 












Sources:

DailyMail

The Local at - Austria's news in English




Notes:


* Alland is a small, lovely village near Mayerling.







SHARING WITH:




Charles Burton Barber, Victorian painter of children and pets.

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“Maturità nell'uomo significa avere ritrovato quella serietà che si metteva nel gioco da bambini.” 


FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE




Reife des Mannes: Das heißt, den Ernst wiedergefunden zu haben,
 den man als Kind hatte, beim Spiel.



Once Bitten, Twice Shy, by Charles Burton Barber





Il 6 di febbraio di alcuni, non molti, ma per me tanti anni fa ( vorrei solo che fossero di meno, tutto qui ! ), aprii per la prima volta i miei occhi su questo nostro meraviglioso mondo, e pensando al rapporto privilegiato e speciale che ho sempre avuto con gli animali da compagnia che mi hanno affiancato, mi sembra questo il miglior modo di festeggiare il mio compleanno ... non solo, mi piace dedicare questo post a tutti coloro che considerano gli animali da compagnia come membri della loro famiglia.



Charles Burton Barber (1845-1894) nacque a Great Yarmouth nel Norfolk e già diciottenne entrò a far parte della Royal Academy. Due anni più tardi fu fregiato con una medaglia d'argento per il disegno e perché fu il primo ad esporre presso l'Accademia nel 1866, dove le sue opere continuarono ad essere esibite fino al 1893. Altri suoi dipinti fecero parte di mostre alla Fine Art Society, Manchester City Art Gallery, Royal Institute of Oil Painters e alla Walker Art Gallery.
Contrariamente a quanto accadde per la maggior parte degli artisti, egli, purtroppo non godette dell'appoggio della famiglia e procedette per la sua strada vivendo dei propri esclusivi, esigui guadagni, conducendo una vita riservata e da uomo tranquillo, tanto che a differenza di altri artisti, quando ricevette commissioni dalla regina Vittoria, non vi fu alcun tentativo da parte dell'artista di farsi pubblicità al fine di accrescere il proprio prestigio e la propria reputazione. 

Dovete infatti sapere che la Regina Vittoria possedeva un gran numero di Collie, Bassotti e Pomeranians e sua figlia, la Principessa Beatrice condivideva con lei questa sconfinata passione. 

Nel 1870 Sua Maestà commissionò a Burton Barber la pittura di una serie di ritratti dei suoi cani preferiti per onorare e commemorare i suoi amati animali domestici, il più prezioso dei quali è tutt'ora di proprietà di Sua Maestà la Regina Elisabetta II e ritrae Beatrice, tre collie e un bassotto a Windsor. 
Qui di seguito potete vedere Marco, immortalato sul tavolo già pronto per il tè della regina 


Marco, 1893, The Royal Collection © 2012,
Her Majesty Queen Elizabeth II
RCIN 403206




Noble 


Noble, 1883, The Royal Collection © 2012,
Her Majesty Queen Elizabeth II
RCIN 403579





ed, appartenenti al Royal Collection Trust e perciò non visibili in fotografia egli dipinse anche gli altri appartenenti alla regina; Watts, Spot e Oswald per Beatrice; e per il principe, futuro re Edoardo VII, Barber dipinse i ritratti di Beattie


Beattie, 1889, The Royal Collection © 2012,
Her Majesty Queen Elizabeth II
RCIN 402321




e Fozzy. Tra i suoi dipinti più notabili  figura anche quello che egli fece alla Regina Vittoria seduta sul suo cavallo con John Brown che del cavallo tiene le redini.



Queen Victoria with John Brown, 1894




L'ultimo dipinto di Burton Barber fu proprio per la Regina e si tratta di un ritratto che la mostra seduta nella carrozza trainata dal suo pony con alcuni dei suoi nipoti, circondata dai suoi cani, con Clark, che aveva preso il posto di John Brown, il quale appare insieme ad un servitore indiano The Queen and her grandchildren )

Almeno cinque delle sue opere rimangono appartenenti al Royal Collection Trust: purtroppo, secondo il diritto inglese, le fotografie di questi dipinti, che sarebbero considerate di pubblico dominio nel resto del mondo, rimangono esclusivamente di proprietà della Royal Collection e, pertanto, non compaiono nella collezione delle opere facenti capo a Charles Burton Barber.
Mi limiterò perciò, a mostrarvi quelle più famose che ci è dato di pubblicare ...

Questi sono i suoi dipinti più conosciuti:


Off to School, 1883




In Disgrace, (?)




Suspence, 1894



Come potete notare i dipinti di Burton Barber spesso raffigurano bambini provenienti da famiglie benestanti in compagnia dei loro fedeli animali domestici, spesso compagni di gioco. 
Vi lascio ad osservare gli altri che hanno goduto e che godono tutt'ora di minor fama, ma non per questo meno deliziosi ai miei occhi !



A Mischievous Puppy





Monster - The Tiger Girl





Trust 





Coaxing is better than Teasing




A Rival Attraction





Dressup





Any Port in a Storm





Time to Wake Up





No Ride Today





A Scratch Pack





Playmates





Title Unknown





Do You like Butter?





The Order of the Bath





Compulsory Education 





A Secret Place





The New Keeper





Gellert





The Little Baker with her two Assistants




Concludo questo mio post, nella speranza che abbiate gradito il tempo trascorso insieme, con una citazione del filosofo ARTHUR SCHOPENHAUER, pensatore attivo nella Germania vittoriana ( Danzica, allora provincia prussiana, 22 febbraio 1788 - Francoforte, 21 settembre 1860 ), che amo molto


“Ogni persona geniale è un gran fanciullo, già per il suo guardare al mondo come a un che di estraneo. Chi nella vita non resta per qualche verso un fanciullo e diventa invece un uomo serio, sobrio, posato e ragionevole, sarà certo un bravo e utile cittadino di questo mondo, ma un genio non sarà mai.”



A presto, miei carissimi amici e lettori 













FONTI  BIBLIOGRAFICHE:


Charles Burton Barber, The Works of Charles Burton Barber, Cassell, 1896; 

Web.










"Maturity for a man means to have found back the seriousness that he put in his play as a children."

FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE






- picture 1 - Once Bitten, Twice Shy, by Charles Burton Barber





On February 6th of some, not many, but for me too many years ago ( I'd love them to be fewer, that's all ! ), I opened for the first time my eyes on this wonderful world of ours, and thinking of the privileged and special relationship that I have always had with the pets that I have flanked, it seems to me that is the best way to celebrate my birthday ... not only, I like to dedicate this post to all those who consider pets as members of their family.


Charles Burton Barber (1845-1894) was born in Great Yarmouth, Norfolk, and already eighteen he joined the Royal Academy. Two years later he was adorned with a silver medal for drawing and because it was the first to exhibit at the Academy in 1866, where he went on to exhibit his works until 1893. Some other paintings of his were exhibited at the End Art Society, Manchester City Art Gallery, the Royal Institute of Oil Painters and the Walker Art Gallery.
Contrary to what happened for most artists, he unfortunately didn't enjoy the support of his family and proceeded on his way living of his exclusive, meager earnings, leading a quite man's retired life, and, unlike others artists, when he received commissions from Queen Victoria, there wasn't any attempt by him to promote himself in order to enhance his prestige and reputation.
As you well know,  Queen Victoria   ìhad a particular fondness for animals and owned a large number of Collies, Dachshunds and Pomeranians ( alse her daughter Beatrice was very fond with them ).
In 1870 She commissioned Burton Barber to paint a series of portraits of her favorite dogs to honor and commemorate her beloved pets, paintings the most valuable of which are still of poperty of Her Majesty, such as the painting portraying Princess Beatrice with three collie and a dachshund in Windsor.
Below you can see Marco, immortalized on a table ready for the Queen's tea




- picture 2 - Marco, 1893, The Royal Collection © 2012, Her Majesty Queen Elizabeth II
RCIN 403206




Noble





- picture 3 - Noble, 1883, The Royal Collection © 2012, Her Majesty Queen Elizabeth II
RCIN 403579




and, belonging to the Royal Collection Trust and therefore not visible in any photograph, he also painted the other pets belonging to the Queen; Watts, Spot and Oswald for Beatrice; and for the Prince, the future King Edward VII, Barber painted the portraits of Beattie




- picture 4 - Beattie, 1889, The Royal Collection © 2012, Her Majesty Queen Elizabeth II
RCIN 402321




and Fozzy. Among his most notable paintings there is also the well known one he did to Queen Victoria sat on her horse with John Brown holding the horse's reins.




- picture 5 - Queen Victoria with John Brown, 1894




Charles Burton Barber's last painting  was just that he did made for the Queen and it is a picture that shows her sitting in her carriage drawn by her pony with some of her grandchildren, surrounded by her dogs, with Clark, who had taken the place of John Brown, which appears along with an Indian servant The Queen and her grandchildren ).

At least five of his works remain belonging to the Royal Collection Trust: unfortunately, according to the English law, the photographs of these paintings, that would be considered in the public domain in the rest of the world, remain exclusively with the Royal Collection properties and therefore they are considered not beloning to the collection of works owned by Charles Burton Barber.
Thus I'm going to publish only those I've been able to find; these are his best-known paintings:




- picture 6 - Off to School, 1883


- picture 7 - In Disgrace (?)


- picture 8 - Suspence, 1894




As you can see Burton Barber's paintings tings often depict children from wealthy families in the company of their faithful pets, often their playmates.
I leave you to observe others who have enjoyed and still enjoy less celebrity, but which are not less delightful to my eyes:




- picture 9 - A Mischievous Puppy


- picture 10 - Monster - The Tiger-Girl


- picture 11 - Trust


- picture 12 - Coaxing is Better than Teasing


- picture 13 - A Rival Attraction


- picture 14 - Dressup


- picture 15 - Any Port in a Storm


- picture 16 - Time to Wake Up


- picture 17 - No Ride Today


- picture 18 - A Scratch Pack


- picture 19 - Playmates


- picture 20 - Title Unknown


- picture 21 - Do You like Butter ?


- picture 22 - The Order of the Bath


- picture 23 - Compulsory Education


- picture 24 - A Secret Place


- picture 25 - A New Keeper


- picture 26 - Gellert


- picture 27 - The Little Baker with her two Assistants




I'm going to conclude my post, in the hope that you have enjoyed our time together, with a quote of the philosopher Arthur Schopenhauer, thinker active in the Victorian Germany ( Gdansk, then Prussian province, February 22nd, 1788 - Frankfurt, September 21st, 1860 ), that I love 



"Every genial person is a great child, already for his looking at the world as something of stranger. Those who in life don't remain in some ways a child and becomes instead a serious, sober, posed and reasonable man, will certainly be a good and useful citizen of this world, but will never be a genius. "



See you soon, my beloved readers and friends 













BIBLIOGRAPHIC  SOURCES:


Charles Burton Barber, The Works of Charles Burton Barber, Cassell, 1896; 

Web.

~ “I shall ever be your dearest love” ~ John Keats & Fanny Brawne.

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Ricordo che fu uno dei miei primissimi posts che pubblicai quello che dedicai a questo amore, un amore breve ma intenso, quello che legò il poeta John Keats alla sua 'cara ragazza' che lo ospitava, Fanny Brawne, al quale diedi il titolo 





come già allora vi dissi, vi fu tra i due amanti una fitta corrispondenza, visto che tale legame non era accettato dalla madre di Fanny, poiché il poeta non sembrava poter garantire alla figlia un degno futuro, corrispondenza di cui oggi rimangono solamente le lettere che Keats indirizzò all'amata, nessuna lettera di Fanny è sopravvissuta.

Oggi, qui con voi, in nome dell'approssimarsi del giorno che il calendario vuole si celebri l'amore, mi piace leggere quella che secondo me e secondo la maggior parte dei critici, risulta essere la più bella delle lettere che egli indirizzò al privilegiato oggetto del suo amore, ed una delle più belle lettere d'amore in assoluto che la storia della letteratura ha per noi conservato:



13 ottobre 1819

Mia cara ragazza
In questo momento mi sono messo a copiare dei bei versi. Non riesco a proseguire con una certa soddisfazione. Ti devo dunque scrivere una riga o due per vedere se questo mi assiste nell'allontanarti dalla mia mente anche per un breve momento. Sulla mia anima non riesco a pensare a nient'altro. È passato il tempo in cui avevo il potere di ammonirti contro la poco promettente mattina della mia vita. Il mio amore mi ha reso egoista. Non posso esistere senza di te. Mi scordo di tutto salvo che di vederti ancora la mia vita sembra fermarsi lì non vedo oltre. Mi hai assorbito. In questo preciso momento ho la sensazione di essermi dissolto - sarei profondamente infelice senza la speranza di vederti presto. Sarei spaventato di dovermi allontanare da te. Mia dolce Fanny, cambierà mai il tuo cuore? Amore mio, cambierà? Non ho limiti ora al mio amore... Il tuo biglietto è arrivato proprio qui. Non posso essere felice lontano da te. È più ricco di una nave di perle. Non mi trattare male neanche per scherzo. Mi sono meravigliato che gli uomini possano morire martiri per la loro Religione - Ho avuto un brivido. Ora non rabbrividisco più. Potrei essere un martire per la mia religione - la mia religione è l'amore - potrei morire per questo. Potrei morire per te. Il mio credo è l'amore e tu sei il mio unico dogma. Mi hai incantato con un potere al quale non posso resistere; eppure potevo resistere fino a quando ti vidi; e perfino dopo averti visto ho tentato spesso "di ragionare contro le ragioni del mio amore". Non posso farlo più - il dolore sarebbe troppo grande. Il mio amore è egoista Non posso respirare senza di te.

Tuo per sempre


   John Keats






Foto dei primissimi anni del secolo scorso che ci mostrano la casa bifamiliare e contigua che condividevano la famiglia Brawne e John Keats, accompagnato dall'amico Charles Brown




L'unica immagine che possediamo della giovane Fanny Brawne risalente al tempo della sua relazione amorosa con il poeta John Keats





Cambiando discorso, ma rimanendo sempre in tema di Amore, è con tanta gioia che vi comunico che sono stata nominata dalla carissima REBECCA per i seguenti Awards da lei stessa creati:


Cliccate QUI per scaricarlo




Cliccate QUI per scaricarlo


Ho promesso di farli circolare nel web quanto più mi è possibile, perché c'è tanto bisogno di amore e fa tanto bene l'amicizia, perciò a mia volta nomino per il primo, in nome dell'amore che con i loro blogs diffondono:


CONNIE at Connie's Crafty Creations


EILEEN at Viewing nature with Eileen


JES at Strangers & Pilgrims on Earth


JUNE at Inspired by...


JUNE at Laughing with Angels


KATHRYN at Heaven is Smiling Above


KELLY-ANNE at Beautiful Girlhood


LORI di Il filo del cuore ... Ricami


ROXY at Living from glory to glory


STEPHANIE at The Enchanting Rose




e per l'amicizia che fedelmente dimostrano:


ANDREA at My Everything Corner  

ALESSANDRA di My Romantic Creations

ANTONELLA di La casetta dal portoncino rosso

FRANCA di Righe da Favola


KIA & ZENO at Italian Cozy Corner


JANET at Rosemary and Thyme


LINDA at Linda's Peaceful Place


LUCIA di Il calesse


SUSY di susycottage


SYLVIA at Cosiness




Se avete deciso di non ritirare l'Award perché il vostro blog è 'Award free', non temete di urtare la mia sensibilità, comprendo perfettamente e a me piace comunque che sappiate che per il mio cuore lo meritate pienamente !
Se invece avete deciso di ritirarlo, ora tocca a voi, a questo punto nominare altri bloggers che meritano il premio che avete ricevuto.


E concludo augurando tanto amore a ciascuno di voi, che festeggiate S.Valentino oppure no, l'amore può essere inteso in tanti modi, assaporato e donato in tanti modi, grazie a Dio !

E con tanto amore vi abbraccio con il cuore colmo di gratitudine,

a presto 
 














Fonti bibliografiche:

Harry Buxton Forman, Letters of John Keats to Fanny Brawne: Written in the Year MDCCCXIX and MDCCCXX and Now Given From the Original Manuscripts; With Introduction and Notes (Classic Reprint), Forgotten Books,  2015;

Albert Elmer Hancock, John Keats: A Literary Biography,  Leopold Classic Library, February 2016; 

Elido Fazi, Bright Star. Vita breve di John Keats, Fazi Editore, 2010;

John Keats, The Complete Poems of John Keats, Kindle Edition;

John Keats, Leggiadra Stella. Lettere a Fanny Brawne, Archinto Editore, 2010.











I remember it was one of my very first posts which I published, the one which I dedicated to this love, a short but intense love, the one that bound the poet John Keats to his 'dear girl' who sheltered him, Fanny Brawne, post to which I gave the title








- picture 1




already then I said that there was a close correspondence between the two lovers, as this bond was not accepted by the mother of Fanny, for the poet didn't seem to be able to guarantee her daughter a worthy future, correspondence of which today remains only the letters written by Keats, no Fanny's letter survived.

Today, here with you, in the name of the approach of the day that the calendar wants us to celebrate love, I like to read what I think, according to most critics, is the most beautiful of the letters that he addressed to the privileged object of his love and on e of the most beautiful love letters in absolute that the history of literature has preserved for us:



October, 13th, 1819 


My dearest Girl,

This moment I have set myself to copy some verses out fair. I cannot proceed with any degree of content. I must write you a line or two and see if that will assist in dismissing you from my Mind for ever so short a time. Upon my Soul I can think of nothing else – The time is passed when I had power to advise and warn you again[s]t the unpromising morning of my Life – My love has made me selfish. I cannot exist without you – I am forgetful of every thing but seeing you again – my Life seems to stop there – I see no further. You have absorb’d me. I have a sensation at the present moment as though I was dissolving – I should be exquisitely miserable without the hope of soon seeing you. I should be afraid to separate myself far from you. My sweet Fanny, will your heart never change? My love, will it? I have no limit now to my love – You note came in just here – I cannot be happier away from you – ‘T is richer than an Argosy of Pearles. Do not threat me even in jest. I have been astonished that Men could die Martyrs for religion – I have shudder’d at it – I shudder no more – I could be martyr’d for my Religion – Love is my religion – I could die for that – I could die for you. My Creed is Love and you are its only tenet – You have ravish’d me away by a Power I cannot resist: and yet I could resist till I saw you; and even since I have seen you I have endeavoured often “to reason against the reasons of my Love.” I can do that no more – the pain would be too great – My Love is selfish – I cannot breathe without you.

Yours for ever


John Keats




- picture 2 and  picture 3 - The semi-detached house in Hampstead occupied by the Brawne family and Keats and Charles Brown



- picture 4 - The only image we have of the young Fanny Brawne dating back to the time of her love affair with the poet John Keats






Changing the subject, but always keeping in theme of love, it is with great joy that I inform you that I was nominated by the dearest Rebecca Put - link to its homepage - for the following Awards:




- picture 5 - Share the love ! Blog Award


- picture 6 - Friendship Blog Award





I promised her to to make them circulate on the web, because there is so much need of love and friendship is so good to everybody, so, in my turn, I want to nominate for the first, in the name of the great love which with their blogs spread:


CONNIE at Connie's Crafty Creations

EILEEN at Viewing nature with Eileen


JES at Strangers & Pilgrims on Earth


JUNE at Inspired by...


JUNE at Laughing with Angels


KATHRYN at Heaven is Smiling Above


KELLY-ANNE at Beautiful Girlhood


LORI di Il filo del cuore ... Ricami


ROXY at Living from glory to glory


STEPHANIE at The Enchanting Rose




and for the friendship that they faithfully shows:



ANDREA at My Everything Corner  

ALESSANDRA di My Romantic Creations

ANTONELLA di La casetta dal portoncino rosso

FRANCA di Righe da Favola


KIA & ZENO at Italian Cozy Corner


JANET at Rosemary and Thyme


LINDA at Linda's Peaceful Place


LUCIA di Il calesse


SUSY di susycottage


SYLVIA at Cosiness



If you've decided not to accept the Award because your blog is 'Award free', don't worry, I like you to know that you deserve it fully !
But if you have decided to accept it, now it's up to you, at this point, to nominate other bloggers deserving the Awards you've just received.

I conclude by wishing so much love to each of you, if you celebrate Valentine's Day or not; love can be understood in many ways, savored and given in many ways, thanks to God!

And with so much love I embrace with my heart full of gratitude,

see you soon 















Bibliographic Sources:

Harry Buxton Forman, Letters of John Keats to Fanny Brawne: Written in the Year MDCCCXIX and MDCCCXX and Now Given From the Original Manuscripts; With Introduction and Notes (Classic Reprint), Forgotten Books,  2015;

Albert Elmer Hancock, John Keats: A Literary Biography,  Leopold Classic Library, February 2016; 

Elido Fazi, Bright Star. Vita breve di John Keats, Fazi Editore, 2010;

John Keats, The Complete Poems of John Keats, Kindle Edition;

John Keats, Leggiadra Stella. Lettere a Fanny Brawne, Archinto Editore, 2010.



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