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Channel: ~ My little old world ~ gardening, home, poetry and everything romantic that makes us dream.
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When You Wish Upon a Star .... Tenuta Geremia has become a Short Lets !

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When you wish upon a star ....



Makes no difference who you are
Anything your heart desires
Will come to you
If your heart is in your dream
No request is too extreme
When you wish upon a star
As dreamers do
Fate is kind
She brings to those who love
The sweet fulfillment of
Their secret longing
Like a bolt out of the blue
Fate steps in and sees you through
When you wish upon a star
Your dreams come true


Songwriters
NED WASHINGTON, LEIGH HARLINE






( Quando esprimi un desiderio sotto di una stella / Non importa chi tu sia / Qualsiasi cosa il tuo cuore desideri / Verrà a te / Se tu metti il cuore nel tuo sogno / Nessuna richiesta è troppo esagerata / Quando esprimi un desiderio sotto di una stella / Come fanno i sognatori / Il destino è gentile / E porta a coloro che amano / Il dolce compimento di / Un loro desiderio segreto / Come un fulmine che squarcia il blu del ciel / Il destino passa e ti vede attraverso / Quando esprimi un desiderio sotto di una stella / I tuoi sogni diventano realtà )

Songwriters
NED WASHINGTON, LEIGH Harline




Mai avrei solamente immaginato che un giorno, non molto lontano, il destino, complici l'amore e la collaborazione dei miei familiari, mi avrebbe consentito di trovare realizzazione a questo sogno ... Tenuta Geremia mettendo a disposizione dei propri ospiti un mini appartamento ed una stanza dove soggiornare a contatto diretto con la natura, è divenuta uno SHORT LETS !





Se è vero che la cartografia nacque agli albori dell'epoca moderna per rendere più agevoli le rotte dei primi navigatori olandesi, la carta geografica, seppur rudimentale, datata 1594 che reca indicata Tenuta Geremia è davvero una delle prime che possiamo contare; allora aveva un'altra dimensione, ben più contenuta, e si chiamava 'Casa del Vescovo', chissà che fosse parte delle proprietà del Vescovo di Acqui, nominato poi Santo, San Guido, oggi patrono della cittadina, che dimorava presso il castello di Melazzo, posto su di un'altura situata sulla sponda opposta del torrente Erro.
Ancora poco conosciuta in Italia l'attività imprenditoriale dello SHORT LETS sta andando sostituendosi a quella del B&B e sono orgogliosa di farmene promotrice per prima nella zona in cui dimoro, avendo così la possibilità di coniugare la vecchiezza degli ambienti e della struttura con l'innovazione della forma di accoglienza degli ospiti.

Sempre nel rispetto della storia che connota Tenuta Geremia abbiamo potato avanti i nostri restauri ed eccovi quello che abbiamo ottenuto ... si tratta di ambienti molto modesti, ma che spero possano mostrarvi immediatamente il senso dell'ospitalità con cui li abbiamo pensati e realizzati, cercando di trasmettere gioia e serenità a chi vorrà ed avrà piacere di soggiornarvi.




DOVE SI TROVA TENUTA GEREMIA

Situata a pochi chilometri da Acqui Terme Tenuta Geremia gode di una posizione favorevole a cavaliere tra l'Appennino Ligure ed il Basso Monferrato, con possibilità d numerose escursioni in luoghi ricchi di storia ed antichi castelli e fortezze. 
Con circa 100 km. potete inoltre da qui raggiungere Milano, Torino, Genova.







COSA POTETE TROVARE QUI DA NOI

Tenuta Geremia si compone di più di due ettari di terreno suddivisi tra parchi e giardini, tra cui un giardino segreto ed un roseto popolato da rose antiche ed inglesi provenienti dal vivaio di David Austin.




















ROMANTICHE ED INTIME ATMOSFERE 
- LA DEPENDANCE -




Realizzata in parte in stile provenzale ed in parte in quello alsaziano, La Dependance è un mini appartamento di circa 50 m.quadri che consta di tre stanze ( camera matrimoniale, ingresso-soggiorno, tinello con angolo cottura ) + servizi, con ingresso indipendente con balconcino, vista sul giardino d'ingresso ed approdo diretto dal giardino situato sul retro in prossimità del viale dei cedri che occupa la parte retrostante l'ala del corpo principale della costruzione, in cui possono trovare alloggio 3 persone.













ECHI DI UN TEMPO TRASCORSO E RITROVATO
 - THE OLD COTTAGE ROOM -




Grazie al restauro ed al recupero di antichi mobili di grande valore emotivo siamo riusciti a ricreare qui l'atmosfera di un vecchio cottage di campagna in cui i ricordi sono i veri protagonisti: la Old Cottage Room si compone di una grande stanza di oltre quindici metri quadri, la cui dimensione rettangolare ci ha concesso di creare un zona relax – con divano letto matrimoniale -, disimpegno e servizi, può accogliere fino a 4 persone ed anch'essa gode della vista sul giardino d'ingresso, quello sottostante e su parte del frutteto e si avvale dell'accesso indipendente direttamente dal giardino sul retro.











Che altro aggiungere ancora ... vi aspetto ! ( per informazioni e prenotazioni contattatemi via email all'indirizzo che trovate nel mio profilo )

Ah, dimenticavo, non smettete mai di credere ai vostri sogni !
Vi abbraccio con tutto il mio affetto.


A presto 















When you wish upon a star ....



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When you wish upon a star
Makes no difference who you are
Anything your heart desires
Will come to you
If your heart is in your dream
No request is too extreme
When you wish upon a star
As dreamers do
Fate is kind
She brings to those who love
The sweet fulfillment of
Their secret longing
Like a bolt out of the blue
Fate steps in and sees you through
When you wish upon a star
Your dreams come true


Songwriters
NED WASHINGTON, LEIGH HARLINE







I would have never imagined that one day, not far away, the fate, accomplices my family's great love and cooperation, I would allow this dream to be realized ... Tenuta Geremia providing its guests a mini apartment and a room to stay in direct contact with nature, has become a SHORT LETS!




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While the cartography was born at the dawn of the modern era in order to facilitate the routes of the first Dutch sailors, the map, albeit rudimentary, dated 1594 bearing indicated Tenuta Geremia is really one of the first that we can count; it had another dimension and another shape, then, was far more limited, and it was called 'House of the Bishop', probably it was part of the property of the Bishop of Acqui Terme, then named Santo, San Guido, now patron of the town, who lived in the Castle of Melazzo, located on a hill just on the opposite bank of the river Erro.
Still little known in Italy the entrepreneurial activity of SHORT LETS is going replacing that of the B&B and and I'm so proud to be the first first in the area where I dwell to promote it, thus having the possibility to combine the old age of the environments and the structure with the innovation of the form of receptioning guests.

Always respecting the history that characterizes Tenuta Geremia we went on with our restoration and here's what we've got ... they're very modest rooms, but which I hope they will immediately show you the hospitality with which we have designed and realized them, trying to convey joy and serenity to those who want and will have the pleasure to stay there.




WHERE IS LOCATED TENUTA GREMIA

Located a few kilometers from Acqui Terme Tenuta Geremia enjoys a favorable straddle between the Ligurian Apennines and the Monferrato, with the possibility of numerous excursions to places rich in history and ancient castles and fortresses. With about 100 km. you may reach Milan, Turin and Genoa too.




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WHAT YOU CAN FIND HERE

Tenuta Geremia consists of more than two hectares of land divided between parks and gardens, including a rose garden populated with lots of ancient and English roses coming from the David Austin nursery.



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ROMANTIC AND INTIMATE ATMOSPHERE 
- LA DEPENDANCE -




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Made partly in the Provencal style and partly in the Alsace one, 'La Dependance' is a flat of about 50 m.quadri which consists of three rooms (bedroom, entrance hall, living room, dining room with kitchenette) + services, with separate entrance balcony, overlooking the garden and harbor entrance directly from the garden on the back near the cedar avenue that occupies the rear wing of the main body of the building, where they can find accommodation 3 persons.




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ECHOES OF A TIME SPENT AND FOUND BACK
 - THE OLD COTTAGE ROOM -




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Thanks to the restoration and the recovery of ancient furniture of great emotional value we were able to recreate here the atmosphere of an old country cottage in which memories are the real stars: the Old Cottage Room consists of a large room of more than fifteen square meters, the  rectangular size of which has allowed us to create a relaxing area - with double sofa bed -, hallway and services, and where we can host up to  4 people who can also enjoy views of the entrance garden, on the one below and on the orchard and use its independent access directly from the back garden.




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What else yet ... I'm awaiting for you ! 
(For information and reservations please contact me via email to the address you may find in my profile)

Oh, I was forgetting to say to you: do never stop believing in your dreams !
I hug you with all my love.

See you soon 













WORK-A-DAY-LONDON: la Londra di Gustave Doré.

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Era il 1869 quando Blanchard Jerrold, giornalista, scrittore ed autore di canovacci per il teatro, volle al suo fianco Gustave Doré, al tempo il più famoso e ricercato illustratore, perché compisse con lui una sorta di 'pellegrinaggio' per le strade di Londra al fine di illustrare come vivevano le persone appartenenti ai ceti più umili e disagiati, capaci d'inventarsi qualsiasi mestiere pur di sbarcare il lunario, coloro che rendevano così animata e brulicante di vita già di primo mattino la capitale inglese, sulle orme del già pubblicato volume The Microcosm of London, illustrato da Thomas Rowalndson e che stava riscuotendo un discreto successo; ebbene, immaginiamo oggi di essere insieme a loro e percorriamo,con queste due guide d'eccezione, le vie di Londra durante il periodo d'oro dell'epoca vittoriana ... seguitemi, vi faccio strada !



Venite, se acceleriamo il passo riusciamo a prendere una carrozza che sosta vicino il marciapiede e sembra attendere proprio noi mentre il cocchiere si sta intrattenendo in una conversazione con un passante ...


Durante il periodo vittoriano le vie della città erano animate da persone molto umili che cercavano in ogni modo di mettere a disposizione degli altri le loro abilità per guadagnarsi ciò che era loro necessario per sostentarsi, giorno per giorno, si accontentavano di vivere alla giornata senza pensare al domani ...

... ecco, guardate, il primo che incontriamo è un signore seduto vicino le finestre della cucina di questa dimora che sembra sapere riparare qualsiasi cosa, dagli ombrelli, alle sedie della cucina, sicuramente per pochi scellini ... si tratta di una persona ben nota a tutti, Caney il Clown, il quale da che i suoi notevoli sforzi per soddisfare Stepney Fair gli procurò lo scoppio di una vena varicosa in una gamba, mutò mestiere e si specializzò soprattutto nel rammendo del setto in paglia delle sedie porta-a-porta.
Ed osservate, quell'uomo che alla guida del suo fedele cavallo guida lasso il suo carro girando per le vie: 




si tratta del WATER CART , colui che distribuisce l'acqua alle case che ancora non la hanno corrente con un notevole guadagno, sappiamo quanto sia preziosa l'acqua e quanto fosse necessaria la presenza di una persona che ne consentisse l'approvvigionamento nelle città ( Gustave Dorè ritrasse anche la venditrice ambulante di latte, THE MILKWOMAN, ma immaginate con quale fatica doveva muoversi da una via all'altra per portare la sua preziosa merce proveniente dalle campagne del circondario !)




e poi quanto sono romantici quei fanciulli italiani che suonano ai bordi della strada !


Ci stiamo approssimando ad un'altra figura romantica che attende turisti negli angoli più pittoreschi di parchi e giardini, THE ITINERANT PHOTOGRAPHER che immortala attimi indimenticabili in cartoline da conservare quale souvenir;



... ma ci pensate, farsi curare da una persona sconosciuta, e chissà se e quanto qualificata, THE STREET DOCTOR, che viaggia di città in città, di paese in paese proponendo farmaci miracolosi pressoché sconosciuti in grado di curare qualsiasi malattia ... eppure nel periodo vittoriano anche questa figura appartiene alla consuetudini della vita di ogni giorno;  



Sembra lavorare molto anche il fabbro o arrotino di strada, THE STREET BLACKSMITH, cui ciascuno porta forbici e coltelli da affilare e possiede qualsiasi oggetto in ferro, soprattutto chiavi e catene che costituivano le serrature Vittoriane.



Ma seguitemi con lo sguardo, dall'altro capo della strada ecco svoltare l'angolo una figura così tanto pittoresca e forse colui che possedeva il mestiere che più di tutti fruttava denaro, un 'nerissimo' spazzacamino, THE CHIMNEY SWEEPER, impegnatissimo nel suo vagare da una casa all'altra per nettare le canne fumarie di poveri e ricchi perché funzionassero adeguatamente i sistemi di riscaldamento e le stufe per cucinare ...



E che ne dite di quelle signore che sul marciapiede di St Giles vendono abiti usati esponendoli appesi a muro, sono THE OLD CLOTHES SELLERS ... quanti mestieri che sono scomparsi, ai nostri giorni ....



ed accanto a loro ha trovato posto quel delizioso fanciullo, che guadagna qualche moneta lustrando le scarpe dei signori,THE INDEPENDENT BOOTBLACK, impegnatissimo ed osservato da molti passanti incuriositi, chissà se dalla professionalità che palesa facendo il suo lavoro o piuttosto dall'eleganza dal Gentleman che ne ha richiesto l'abilità ... 



Ed ancora osservate nel mezzo della piazza il giovanissimo venditore di pesci, THE CHEAP FISH SELLER, con il suo banchetto ... non lo trovate delizioso e tenerissimo ?!




Ma sì, nel mezzo della piazza hanno trovato posto tutti coloro che vendono generi alimentari,




i venditori di fragole appena raccolte nelle campagne circostanti Londra, THE STRAWBERRY SELLERS



il venditore di patate cotte - THE BAKED POTATOES SELLER, ( qui lo vediamo immortalato da Gustave Dorè )




e quello di molluschi che, analogamente alle ostriche - di cui ho già avuto occasione di parlarvi - erano talmente a buon mercato da essere considerate il cibo per i poveri perchè univano alla convenienza la ricchezza proteica ... eccolo, THE SHELLFISH SELLER ...



ma, se vedo bene ci sono tavoli e seggiole, per cui si possono gustare direttamente seduti al banco, come uno spuntino da tavola calda !

E poteva secondo voi , tra gli altri, mancare la romantica venditrice di Violette





Oh, no, che peccato, il vetturino mi sta facendo cenno con il capo che il nostro viaggio si conclude qui .... ma non temete, potete comunque compierne uno del tutto analogo ogni qualvolta lo desideriate sfogliando le pagine diLONDON: A PILGRIMAGE 




di Blanchard Jerrold e Gustave Doré, il testo - saggio che insieme hanno redatto nel 1869 ma che venne pubblicato nel 1872 per documentare anche gli aspetti più disperati della povertà londinese ...




Fanciulli che giocano scalzi mentre le loro madri , vicino la porta di casa, mettono in vendita stivali e scarpe dell'intera famiglia





Le umili abitazioni di coloro che facevano parte della classe operaia londinese




Ormai divenuto praticamente un classico, ve ne consiglio vivamente la lettura, da non dimenticare a casa quando si sta facendo la valigia per le vacanze, mi rivolgo soprattutto agli amanti della storia della 'Vecchia Leonessa' vittoriana che troveranno in esso pagine in cui tuffarsi desiderosi di proseguire in una piacevole e riccamente illustrata lettura.

Blanchard Jerrold and Gustave Doré, LONDON: A PILGRIMAGE, Anthem Press, UK, 2005





Scriveva alcuni anni prima Samuel Johnson:



Non troverai nessuno, soprattutto un intellettuale, che voglia 

lasciare Londra. No, Sir, quando un uomo è stanco di Londra è 

stanco della vita; a Londra c'è tutto ciò che questa vita possa 

offrire.

Samuel Johnson, poeta, critico e scrittore inglese (1709 - 1784)





Grazie a tutti voi carissimi ed affezionati amici e lettori per avermi tenuto compagnia anche in questo viaggio, molto particolare, pittoresco e forse persino troppo realistico al tempo stesso, e vi do appuntamento alla nostra prossima avventura che ancora una volta ci condurrà sicuramente nei tempi trascorsi, 
vi abbraccio con il cuore

a presto 



















It was 1869 when Blanchard Jerrold, English journalist, writer and author of canvas for the theater, wanted at his side Gustave Doré, just during those years the most famous and sought after French illustrator, to carry with him a in a sort of   'pilgrimage' through the streets of London made with the intention of illustrating how were at the time people belonging to the lower classes, able to invent any job just to make ends meet, who made the British capital so animated and full of life from early in the morning, in the footsteps of the already published volume The Microcosm of London, illustrated by Thomas Rowalndson that was having a discrete success.
Well, let's imagine today to be with them and walk with these two exceptional guides, amongst the streets of London during the heyday of the Victorian era ... follow me, I lead the way !




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Come on, if we speed up we can take a carriage which is stopping near the sidewalk and it seems just waiting for us while the coachman is entertaining himself in a conversation with a passerby ...




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During the Victorian period the streets were alive with very humble people who were trying in every way to make available to others their ability to earn what was needed to sustain them and their large family day-to-day, they were content to live for the day without thinking about tomorrow ...




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... Here, look, the first we meet is a man sitting near the kitchen windows of this house who seems to know how to fix everything from umbrellas, to the kitchen chairs, certainly for a few shillings ... it is a person well known to everybody, his name's Caney the Clown, who by the considerable efforts for Stepney Fair brought him the outbreak of a varicose vein in the leg, and so changed profession specializing himself mainly in the mending chairs septal straw door-to -door.
And have a look at the man driving his faithful horse and his carriage wandering the streets:




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it is the WATER CART and distributes water to every home, cause they do not have still it currently, with a significant gain, we know how precious water is and how much necessary it was to have a person that would allow this kind of  supply in the cities (Gustave Dore also portrayed THE MILKWOMAN, but imagine, how hard it was for her to move from one street to another to bring her precious good from the countryside of the district!)




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and then how romantic those Italian children playing on the roadside are !




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We are approaching another romantic figure that waits for tourists in the most picturesque parks and gardens of London, THE ITINERANT PHOTOGRAPHER that captures unforgettable moments in postcards to keep home as souvenirs;




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 It is so strange to us thinking of accept farmacological treatments from an unknown person, and I wonder if and how qualified, THE STREET DOCTOR, who travels from town to town, from village to village offering virtually miracle drugs able to heal any disease ... well, in Victorian times this carachter belongs to habits of everyday life;




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He seems to work quite a lot THE STREET BACKSMITH too, to whom each one carries scissors and knives which have to be sharpened and has any kind of object in iron, especially keys and chains that were the Victorian locks.




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But follow me with your eyes, and look just on the other side of the road where is just turning the corner a figure so picturesque and perhaps the one who had the job that most of all made money, a 'very dark'THE CHIMNEY SWEEPER, busy in his wanderings from house to house to clean the flues of the heating systems and of the stoves for cooking for they could work properly belonging both to rich and to poor people ...




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And how about those ladies on the sidewalk of St Giles, THE OLD CLOTHES SELLERS, selling used clothes all exposed hanging on the walls ... how many jobs that have disappeared nowadays ....




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and next to them has found a place that delightful child, earning a few coins glazing shoes of lords, THE INDEPENDENT BOTBLACK, busy and viewed by many curious passers, I wonder if caught by the professionalism revealed by his work or rather by the elegant Gentleman who has requested his ability ...




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And still let's observ in the middle of the square THE CHEAP FISH SELLER, so very young,  with its banquet ... don't you think him to be delightful and tender ?!




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But yes, in the middle of the square have found their place all those selling food,




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THE STRAWBERRY SELLERS, selling fresh strawberries just picked up in the countryside surrounding London, 




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THE BACKED POTATOES SELLER (here we see him immortalized by Gustave Dore)




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and THE SHELLFISH SELLER for shellfishes, like oysters - which I have already had occasion to talk to you about - were as much cheap, as to be considered food for the poor, as much rich in proteins ...




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but, if I'm not misteken there are tables and chairs around his stall, so you can enjoy them just sitting there as a snack at a  hot table !

And you think that could, among all the others, be absent the romantic woman selling violets ?




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Oh, no, it truly makes me sad, the coachman is doing me nod with his head to comunicate that our journey is ending here .... but don't worry, you can have another entirely analogous whenever you wish through the pages of LONDON: A PILGRIMAGE




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by Blanchard Jerrold and Gustave Doré, a text - sage who together they have wrote and illustrate in 1869 but which was published in 1872 to document even the most desperate poverty of London ...




- picture 20 - Barefoot children playing while their mothers, near the entrance door, are selling boots and shoes of the whole family





- picture 21 - The humble homes of those who were part of the working class in London




- picture 22 - cover - I highly recommend this reading, it has become a classic and has not to be forgotten at home when you are preparing your suitcases for your holidays, I especially appeal to the lovers of the history of the Victorian 'Old Lioness' who will find themself, in its pages, eager to continue in a peaceful and richly illustrated reading.

Blanchard Jerrold and Gustave Doré, LONDON: A PILGRIMAGE, Anthem Press, UK, 2005



Samuel Johnson wrote some years before:



You will not find anyone, especially an intellectual, who wants 

to leave London. No, Sir, when a man is tired of London is 

tired of life; London has it all that this life can offer.


Samuel Johnson, poet, critic and writer (1709 - 1784)



Thanks to all of you, my dear and loyal friends and readers, for made me company in this journey, very unique, colorful and perhaps even too realistic at the same time, and I invite you to follow me in my ... our next adventure which will surely lead us again in the past times,
I embrace you with all my heart


see you soon 












Did Anna Magdalena Bach write her husband's most famous masterpieces?

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Il suo nome da nubile era Anna Magdalena Wilcke e divenne nota 
nella sua terra, la Germania, nell'arco del XVIII secolo, come una 
delle più capaci e giovani soprano e musiciste del tempo, ma il suo 
ricordo è legato a qualcosa di molto più importante ...




Nata in una famiglia di musicisti a Zeitz in Sassonia il 22 settembre del 1701 aveva vent'anni ed era già affermata nel campo della musica quando si unì in matrimonio con Johann Sebastian Bach a Köthen il 3 dicembre 1721, diciassette mesi dopo che la sua prima moglie Maria Barbara Bach morì. Tra il 1723 e il 1742 ebbero tredici figli, di cui sette perirono in giovane età, cosa, ahimè, piuttosto consueta al tempo.


E' facile per noi immaginare che la loro fosse un'unione felice visto che li legava l'interesse per la musica: il celebre compositore, al tempo già Konzert-meister e Hoforganist (maestro di musica e organista di corte) presso il principe Leopoldo di Anhalt-Köthen ( al servizio del quale compose dal 1717 al 1723 ) raccolse in un quaderno dal titolo Notenbüchlein für Anna Magdalena Bach le composizioni che ad ella dedicò ed ella, dal canto suo, lo aiutava regolarmente a trascrivere le sue musiche.

Durante il soggiorno della famiglia Bach a Lipsia (1723 - 1750) che vide Johann Sebastian divenire finalmente Cantor et Director Musices , ovvero insegnante di canto degli studenti della Thomasschule, e compositore per le due chiese principali di Lipsia di cui divenne Maestro di Capppella, Anna Magdalena organizzava regolarmente delle serate in cui invitava amici di famiglia ad ascoltare tutta la famiglia che suonava e cantava, poiché analogamente a come accadrà qualche anno più tardi per un'altro celeberrimo compositore in Austria, Wolfgang Amadeus Mozart, la casa della famiglia Bach divenne un luogo d'interesse musicale a Lipsia.



Morning Hymn at Sebastian Bachs' (Toby Edward Rosenthal, 1870)



Ma ciò che sto di seguito per rivelarvi ha del sensazionale: recenti ricerche condotte in Australia avrebbero dimostrato che le arie più celebri di Johann Sebastian Bach sarebbero state non già trascritte ( all'epoca il compositore era malato e contava molto sull'aiuto di Anna Magdalena di 19 anni più giovane di lui ) bensì direttamente composte dalla sua amata consorte !

Questo è quanto rivelò il Daily Mail lo scorso 26 ottobre, in cui si leggeva che Martin Jarvis, professore di musica presso la Charles Darwin University in Australia, ha trascorso anni per mettere insieme prove, con uno studio completo di scrittura e manoscritti, che attesterebbero che alla luce di un'attenta analisi dell' inchiostro e dello stile della scrittura, che Frau Bach avrebbe fatto molto più lavoro sui pezzi musicali di quanto si sia fin'ora pensato; 



Immagine tratta dal film documento Written by Mrs Bach (2014)




egli sostiene, nello specifico, che Anna scrisse anche l'Aria delle Goldberg Variations: Aria ed il primoPräludium aus dem Wohltemperierten Klavier Buch I ( J.S.Bach - Praeludium 1 BWV 846 (Das Wohltemperierte Klavier 1) oltre alle Suiten für Violoncello - J.S. Bach Cello Suites No.1-6 BWV 1007-1012



Frontespizio delle Suiten für Violoncello vergato da Anna Magdalena Bach



Nell'autunno scorso venne sull'argomento persino prodotto un film documentario dal titolo "Written by Mrs Bach" presentato dal compositore britannico Sally Beamish, che conteneva evidenze fatte emergere da uno scienziato americano che analizzò la firma di Bach e le sue partiture; anche Heidi Harralson, ispettore forense, sostiene la tesi secondo cui 'con un ragionevole grado di certezza scientifica', il compositore sarebbe davvero Anna Magdalena, poichè le partiture rivelano che ella scriveva come componeva, quando invece chi si limita a trascrivere lo fa adottando uno stile di scrittura lento e con l'utilizzo di caratteri 'pesanti'.



Una delle prime pagine della partitura delle Suiten für Violoncello





Anna Magdalena Wilcke Bach, dettaglio da un ritratto dell'epoca di autore sconosciuto.


Credo che si tratterebbe sicuramente di una scoperta sensazionale che renderebbe il dovuto merito ad una donna geniale vissuta in un secolo che poco, se non sensualità, attribuiva al gentil sesso e, senza nulla togliere al suo consorte che molto ammiro, soprattutto per i Brandenburgische Konzerte, vorrei davvero che corrispondesse a realtà; a questi pezzi sono emotivamente molto legata, essi hanno per me un forte potere evocativo perché mi riportano ai tempi in cui, ragazzina, cantavo nella cantoria della Parrocchia di San Lorenzo nel paese dell'entroterra ligure in cui andavo a trascorrere le vacanze estive e l'organista, mio carissimo amico al quale sono tutt'ora vincolata da tenero e sincero affetto, spesso esordiva la domenica mattina con queste arie ... ne ho allegato i links con i titoli originali, perché possiate ascoltarli direttamente anche voi e, se li ascoltate con attenzione, scoprirete che realmente palesano una sensibilità decisamente femminile ... alimentando questa tesi che sempre più sento di condividere.

E dopo questo salto a ritroso nel settecento per raccontarvi di questa curiosità prendo congedo da voi augurandovi quanto meglio possiate desiderare e ringraziandovi, sempre più, per essermi accanto con il vostro affetto ed il vostro entusiasmo.

A presto 



















Her maiden name was Anna Magdalena Wilcke and became known
in Germany, her homeland, during the XVIIIth century, as one of 
the most capable and young soprano and musician of the time, 
but her memory is linked to something far more important ...




- picture 1




Born into a musical family in Zeitz, Saxony, on September 22nd, 1701 she was twenty years old and was already quite famous when she got married with Johann Sebastian Bach in Köthen on December 3rd, 1721, seventeen months after he became widower of his first wife, Maria Barbara Bach. Between 1723 and 1742 they had thirteen children, seven of whom died at a young age, what, alas, was quite usual at the time.


It 's easy for us to imagine that theirs was an happy marriage because they were linked by the interest in music: the famous composer, who at that time was already Konzert-meister and Hoforganist (music teacher and organist of the court) for the Prince Leopold of Anhalt-Köthen (at whose service he composed from 1717 to 1723) collected in a book entitled Notenbüchlein für Anna Magdalena Bach all the compositions he dedicated to her and she, in turn, regularly helped him transcribing his music.

During the family's stay in Leipzig (1723 - 1750) that saw Johann Sebastian finally become Cantor et Director Musices, or singing teacher for the student of the Thomasschule, and composer for the two main churches of Leipzig where he became Master of Capppella, Anna Magdalena organized regular evenings in which they receivedfamily to listen to the whole family playing and singing, because, just similarly to how it will happen a few years later for another famous Austrian composer, Wolfgang Amadeus Mozart, the Bachs home  became a place of musical interest in Leipzig.




- picture 2 - Morning Hymn at Sebastian Bachs' (Toby Edward Rosenthal, 1870)




But what I'm about to reveal you has something sensational: recent researches conducted in Australia have shown that the most famous arias of Johann Sebastian Bach were not transcribed (at the time the composer was quite ill and Anna Magdalena, who was 19 years younger than him, helped him a  lot in everything) but directly composed from his beloved wife!

This is what the Daily Mail revealed last October 26th, where I read that Martin Jarvis, professor of music at the Charles Darwin University in Australia, has spent years putting together evidences, with a comprehensive study of writing and manuscripts, which attest that after a careful analysis of 'ink and style of writing, Frau Bach would have done much more work on the pieces of music than we have thought so far';




- picture 3 -  Image drawn from the film Written by Mrs Bach (2014)




he specifically declares that Anna also wrote the: Goldberg Variations: Aria, the first Präludium aus dem Wohltemperierten Klavier Buch I ( J.S.Bach - Praeludium 1 BWV 846 (Das Wohltemperierte Klavier 1)  and the  Suiten für Violoncello - J.S. Bach Cello Suites No.1-6 BWV 1007-1012 




- picture 4 - Frontispiece of theSuiten für Cellopenned by Anna Magdalena Bach




Last Autumn on this subject was produced a documentary film entitled "Written by Mrs Bach" presented by the British composer Sally Beamish, which contained evidences made out by an American scientist who analyzed the signature of Bach and his scores; Heidi Harralson, forensic examiner, supports the argument that 'with a reasonable degree of scientific certainty', the composer would really Anna Magdalena, as the scores reveal that she wrote just in the same way that she composed, whereas those who simply transcribe, does it using a slow writing style with 'heavy' characters.




- picture 5 - One of the first pages of the score of the Suiten für Violoncello



- picture 6 - Anna Magdalena Wilcke Bach, detail from a portrait by an unknown artist of the time




I think it would definitely be a sensational discovery that would make due credit to a brilliant woman lived in a century that very little, if not sensuality, attributed to the fairer sex and, without taking anything away from his husband that I admire a lot, especially for the far too famous Brandenburgische Konzerte, I really wish that it correspond to reality; to I'm emotionally very connected to these pieces, they have a strong evocative power to me because bring me back to the days when, as a young girl, I sang in the choir of the Parish of San Lorenzo in the Ligurian village where I used to spend my summer holidays, and the organist,  a dear friend of mine whom I'm still bound by tender and sincere affection to, often made his debut on Sunday morning with these tunes ... I have attached the links with the original titles, so that you can listen to them directly and you too, if you can listen to them carefully, will discover that actually they reveal a decidedly feminine sensibility ... and I feel more and more to agree with this argument.

And after this trip back in the XVIIIth century to tell you about this curiosity, I take leave of you, wishing you the best you can desire and thanking you, more and more, to be always so close to me with your affection and your enthusiasm.


See you soon 














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Patrick Branwell, the 'lost' Brontë.

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"Non piango perchè colta dal lutto ... ma per il relitto del talento, la rovina della promessa, l'estinzione triste e prematura di quella che avrebbe potuto essere una luce splendente ed ardente. Mio fratello era di  un anno più giovane di me. Tempo fa nutrii  ambizioni ed aspirazioni per lui, che sono tristemente perite ... C'è una tale amarezza ed un senso di pietà in me sia per la sua vita che per la sua dipartita, come uno sgomento per il vuoto che ha connotato tutta la sua esistenza che non sono capace di descrivere. "


(Lettera di Charlotte Brontë all'amico William S. Williams, il giorno dopo il funerale del fratello Branwell avvenuto il 2 ottobre 1848).




Anne, Emily e Charlotte Brontë, ritratte dal loro fratello Branwell (1 gennaio 1834).
Egli si dipinse fra le sorelle, ma successivamente rimosse la sua immagine in modo da non ingombrare il dipinto.



Il cognome Brontë ci suggerisce volti femminili della tanto fertile, artisticamente parlando, epoca vittoriana, e romanzi divenuti famosi in quanto dettati da un insolito talento, ma della famiglia facevano parte anche Maria, Elizabeth e Branwell, non meno talentuoso delle tre più note sorelle Charlotte, Emily Jane ed Anne che gli sopravvissero. 

Patrick Branwell nacque il 26 giugno 1817 ed in qualità di unico figlio maschio il padre, il pastore anglicano di Hawthorn, Patrick Brontë, volle educarlo a casa per farne un erudito e mentre le sue cinque sorelle furono inviate in collegio perché fossero seguite in modo più adeguato al loro sesso, egli rimase a casa per studiare greco e latino; la morte prematura di Maria ed Elizabeth rispettivamente a 9 e a 10 anni di tubercolosi date le malsane condizioni del pensionato femminile colpirono emotivamente Branwell nel profondo rendendolo ancor più vulnerabile di quanto già non fosse di sua natura.
Dotato di spirito artistico palesò presto inclinazione per le arti figurative e già da fanciullo cominciò con lo scrivere con le tre sorelle che divennero famose poemetti e storie, ma sicuramente era la pittura che più rispondeva alla sua espressività.
Eppure proprio Branwell, snello, di bassa statura, con un volto dai bei lineamenti e dall'espressione che palesava un temperamento bizzarro ma un ingegno vivissimo, dai capelli fulvi e la carnagione rosea, colori tipici degli irlandesi  il cui sangue nelle vene gli proveniva dal padre, cordiale ed espansivo, com’è tipico di quel popolo, dai modi galanti - questo il suo ritratto tracciato dalla scrittrice Elizabeth Gaskell che scrisse la biografia della sfortunata amica Charlotte Brontë - dotato di ottima memoria e di fervida immaginazione era indubbiamente il più geniale di tutta la famiglia e le sue tre sorelle lo amavano, lo ammiravano e lo viziavano. ( sotto un ritratto attribuito a Sir Edwin Landseer datato 1838 delle tre sorelle Brontë )


Nel 1835 scrisse una lettera alla Royal Academy of Arts nella speranza di esservi ammesso. I primi biografi annotarono un trasferimento a Londra per studiare pittura, che si concluse rapidamente in seguito seguito all'aver speso in modo dissoluto nel bere il denaro che gli era stato dato; altri biografi hanno ipotizzato che fosse troppo timido per presentarsi presso l'Accademia, più recentemente vi è chi addirittura suggerisce che Brontë non inviò neppure la lettera o tanto meno compì il viaggio a Londra. Secondo Francis Leyland, amico di Branwell e futuro biografo di famiglia, il suo primo lavoro fu quello di usciere in una scuola di Halifax ed è certo che egli lavorò come ritrattista a Bradford nel 1838 e 1839 - celebre quello della sua padrona di casa la signora Kirby e un ritratto di Emily che dimostrano un vero talento sia per lo stile satirico che per la ritrattistica.
Sta di fatto che purtroppo nel 1839 egli tornò ad Haworth sommerso dai debiti: stava facendosi strada in lui la malìa per il vizio che lo condurrà velocemente alla dipendenza dall'alcool e dall'oppio al punto di manifestare vere e proprie manie ( viene da pensare che le sorelle Brontë, per la drammaticità dei loro personaggi maschili quali Heathcliff in Wuntering Heights di Emily, e Mr.Rochester in Jane Eyre di Charlotte, si siano ispirate proprio agli eccessi del fratello, eroe romantico che spesso si trasfigurava al punto da incutere in loro timore ).

Branwell compose inoltre poesie, che inviò ai maggiori poeti del tempo, come Wordsworth  e Coleridge, ricevendone giudizi lusinghieri; reca la data del 19 gennaio 1837 la lettera che egli scrisse al poeta Wordsworth, nella quale lo invitava ad esprimere un giudizio sulla sua poesia, accludendo  anche sei strofe di un suo componimento:




'Signore,
ardentemente vi supplico di leggere e sottoporre al vostro giudizio quanto vi ho inviato, perché dal giorno della mia nascita, fino a questo diciannovesimo anno della mia vita, ho vissuto tra colline isolate, dove non potevo né so quello che è stato, o che cosa avrei potuto fare. Ho letto per la stessa ragione per cui ho mangiato o bevuto, perché è stato un vero e proprio desiderio di natura. Ho scritto sullo stesso principio per cui ho esternato  ciò che prova la mente; né ho potuto farne a meno, poiché è venuto, è venuto fuori da sé, e si è concluso. Infatti, così come la presunzione, che non può alimentarsi che con lusinghe, fino ad oggi non una mezza dozzina di persone in tutto il mondo sanno che io abbia mai scritto una riga.

'Ma un cambiamento è avvenuto, signore; e sto raggiungendo un'età in cui devo fare qualcosa per me stesso: le possibilità che possiedo devono essere mettere a frutto per un fine preciso, e siccome io ancora non le conosco devo chiedere ad altri se sono valenti. Ma non c'è uno qui una persona capace di dirmelo; e ancora, se sono senza valore, il tempo sarà d'ora in poi troppo prezioso per essere sprecato su di loro.

'Perdonatemi, signore, se ho osato consultarvi per primo, voi le cui opere sono quelle che ho più amato nella nostra letteratura, e che siete per me una divinità della mente, perché posiate per primo il vostro sguardo su di uno dei miei scritti, e possa chiedervi sentenza del suo contenuto. Devo consultare per primo colui la cui sentenza sia inoppugnabile e tale è colui che ha sviluppato la teoria della poesia e del suo esercizio in modo da richiedere un posto nella memoria di mille anni a venire.

'Il mio obiettivo, signore, è quello di sbucare nel mondo, e per questo mi fido solo della poesia, che potrebbe lanciare la nave, ma non può sostenerne la scia; sforzi sensibili e prosa scientifica, audaci e vigorosi nel mio cammino nella vita, darebbero un ulteriore titolo a conoscenza del mondo; e poi, ancora, la poesia deve fare luce ed incoronare quel nome con la gloria; ma niente di tutto questo può essere mai iniziato senza mezzi, e siccome io non possiedo che questi, devo in ogni forma sforzarmi per guadagnarli. Sicuramente, in questo giorno, quando non c'è un poeta la cui scrittura merita una moneta da sei pence, il campo deve essere aperto, se un uomo migliore può fare un passo in avanti.


'Quello che vi mando è la Prefatory Scene di un soggetto molto più lungo, in cui ho cercato di sviluppare forti passioni e principi deboli alle prese con una immaginazione elevata e sentimenti acuti, finché, come i giovani induriscono verso la vecchiaia, le azioni malvagie ed i  brevi godimenti finiscono in miseria mentale e corporea rovina. Ora, inviarvi tutto questo sarebbe come farmi beffa della vostra pazienza; ciò che vedete, non pretende di essere nulla più che la descrizione di un bambino fantasioso. Ma leggetelo, signore; e, come se fosse una luce in una totale oscurità, quanto tenete alla vostra bontà di cuore, fornitemi una risposta, anche una sola parola, dicendomi se devo scrivere, o scrivere non di più. Perdonate l'indebita ardore, perché i miei sentimenti in questa materia non possono essere freddi; e credetemi, signore, con profondo rispetto,

'Il vostro davvero umile servitore,



Là dov’Egli  in gloria splendente regna,
oltre i  notturni cieli stellati,
nel  Suo paradiso di luce,
ah! Perché io non posso esservi?

Spesso sveglio all’alba del Natale,
nell’insonne crepuscolo disteso e solo,
pensieri strani m’affollano la mente
di com’Egli per me sia morto.

E spesso giacendo nella mia camera
mi sono destato piangendo
risvegliato dai sogni in cui lo contemplavo morente
sul palo maledetto.

E spesso mia madre ha detto,
mentre il capo le abbandonavo sul grembo,
che temeva ch’io non per il tempo fossi fatto
ma per l’Eternità. 

Perciò posso ben chiaro leggere il mio diritto
a dimorare nei cieli,
e  lasciate ch’io dalle paure mi congeda
ed i miei occhi piangenti asciughi!

Su questa lastra di marmo giacerò,
ed ignorerò  il mondo
per contemplare, sul suo trono di ebano,
la luna che avanza nella gloria. 1



Scoraggiato dalla lunga attesa senza risposta alcuna dall'amico, in seguito, portato analogamente agli altri Brontë per l’arte grafica, si dedicò alla pittura, 



Ritratto di Emily, 1834




raggiungendo risultati eccellenti che suscitarono le lodi di tutti, ma Branwell, pur con innate attitudini per ogni attività in cui si cimentasse era incostante e non portava mai a termine le sue opere, per cui di questo talentuoso ed eclettico talento, quasi nulla ci è pervenuto, ed anche il suo nome è scivolato nell’oblio, soverchiato dalla fama di quello delle, seppur meno dotate, ben valenti sorelle.

Nel 1839 vi fu un altro allontanamento di Branwell da casa, poichè andò a studiare pittura a Bradford, ma dopo poco ritornò deludendo ancora una volta tutta la sua famiglia; nel 1842, dopo aver tentato la carriera di pittore ritrattista, aver smesso di dipingere ed essersi impiegato come precettore nel Cumberland, trovò un lavoro nella ferrovia Manchester- Leeds, ma ben presto perse anche quest’impiego perché licenziato per incuria.
Nel gennaio del 1845 approdò, infine, a Thorp Green, in qualità di precettore del figlio maschio dei Robinson, la stessa famiglia in cui insegnava Anne; gradevole d’aspetto, galante, abile conversatore, scrittore, pittore, con tutte queste attitudini non mancò di affascinare Mrs. Lydia Robinson, maggiore di lui quasi vent’anni; i due s’innamorarono ed intrecciarono  una relazione, ma quando il marito venne a conoscenza di questa relazione cacciò Branwell per 'indegnità' e fu questa la più grande, ultima amarezza riservatagli dalla sua breve esistenza.


Negli ultimi anni della sua vita egli cominciò ad usare l’oppio per alienarsi gradatamente, stordendosi, da una vita che lo aveva solamente deluso, finché, distrutto dall’alcool, dalla droga, dai fallimenti della sua esistenza e dal male di famiglia, la tisi, si spense tra le braccia della povera Emily che per il dolore gli sopravvisse non più di tre mesi: era il 24 settembre del 1848.



Scriverà Thomas Merton (1915 - 1968) circa un secolo più tardi:



L’arte ci consente di trovare noi stessi e di perdere noi stessi nel medesimo momento.






Con sempre più grande affetto e devozione vi giunge il mio caloroso abbraccio, miei carissimi amici e lettori,

a presto 













Bibliografia:

Juliet Barker, The Brontës, Weidenfeld and Nicolson, London, 1994;

Daphne du Maurier, The Infernal World of Branwell Brontë, (Victor Gollancz 1960 ), Penguin Books, 1972;

THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886.




Citazioni:

1 - THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886, CHAPTER XIII, Branwell's Letter to Wordsworth, with Stanzas‌, pag.193.














“I do not weep from a sense of bereavement…but for the wreck of talent, the ruin of promise, the untimely dreary extinction of what might have been a burning and shining light. My brother was a year my junior. I had aspirations and ambitions for him one-long ago-they have perished mournfully…There is such a bitterness of pity for his life and death-such a yearning for the emptiness of his whole existence as I cannot describe.” 


(Letter from Charlotte Brontë to her friend William S. Williams, the day after Branwell’s funeral on October 2, 1848) 






- picture 1 - Anne, Emily and Charlotte Brontë, portrayed by their brother Branwell (1 January 1834).
He painted himself among his sisters, but later removed his image so as not to clutter up the painting.





The name Brontë suggests female faces belonging to the so fertile, artistically speaking, Victorian era, and novels became famous as dictated by an unusual talent, but there were also other family members such as Maria, Elizabeth an Branwell, no less talented than the three most famous sisters Charlotte, Emily Jane and Anne who survived him.




- picture 2 on the left -Patrick Branwell was born on June 26th, 1817 and as the an only son his father, the Anglican pastor of Hawthorn, Patrick Brontë, wanted to educate him at home to make him a scholar and so, while his five sisters were sent to a boarding school because they were followed in a way more appropriate to their sex, he staied at home learning greek and latin ; the premature death of Maria and Elizabeth at 9 and 10 years of tuberculosis given the unhealthy conditions of the boarding school struck emotionally Branwell in his deep making him even more vulnerable than he was in his nature ( Maria and Elizabeth were his older sisters ).
Endowed by artistic spirit he showed early inclination for the arts, and already as a child began by writing together with his three sisters who became famous, poems and stories, but surely it was the painting that most responded to his expressiveness.
And yet Branwell, slender, short of stature, with a face with fine features and an expression that revealed itself a bizarre temperament but a lively wit, red-haired and with a rosy complexion, typical colors of the Irish whose blood came from his father, friendly and outgoing, as it is typical of those  people, by the gallant ways - this is the portrait drawn by the writer Elizabeth Gaskell, who wrote the biography of her unfortunate friend Charlotte Brontë - with an excellent memory and imagination was undoubtedly the most brilliant of the whole family and his three sisters loved him, admired him and spoil him. (Beneath a portrait attributed to Sir Edwin Landseer dated 1838 of the three Bronte sisters)




- picture 3 on the right -In 1835 he wrote a letter to the Royal Academy of Arts in the hope of being admitted. The early biographers wrote down that he moved  to London to study painting, but he spent the money he was given in profligate way, that is in drinking; other biographers have speculated that he was too shy to go to the Academy, more recently there are those who even suggests that Brontë neither sent a letter, or did the journey to London. According to Francis Leyland, Branwell's friend and future biographer of the family, his first job was to usher in a school in Halifax and it's certain that he worked as a portrait painter in Bradford in 1838 and 1839 - the most famous ones are those of his landlady Mrs. Kirby and a portrait of Emily showing a real talent for both satirical style and for portraiture.
The fact is, unfortunately, that in 1839 he returned to Haworth heavily in debt: he was making his way in the spell for the vice that will lead him quickly to dependence on alcohol and opium to the point of manifesting real delusions (we could think that the Brontë sisters, for the drama of their male characters such as Heathcliff in Emily's Wuntering Heights, or Mr.Rochester in Charlotte's Jane Eyre, are inspired by the excesses of their brother, romantic hero often transfigured enough to instill in their even fear).

Branwell also composed poems, which he sent to the major poets of the time, such as Wordsworth and Coleridge, receiving flattering judgments; it is dated January 19th, 1837 a letter he wrote to the poet Wordsworth, in requesting him to make a judgment on his poetry, also enclosing six stanzas of a poem of his:





- picture 4





                                                                                                                   'Haworth, near Bradford,

                                                                                                          'Yorkshire, January 19th, 1837.
'Sir,
'I most earnestly entreat you to read and pass your judgment upon what I have sent you, because from the day of my birth, to this the nineteenth year of my life, I have lived among secluded hills, where I could neither know what I was, or what I could do. I read for the same reason that I ate or drank—because it was a real craving of nature. I wrote on the same principle as I spoke—out of the impulse and feelings of the mind; nor could I help it, for what came, came out, and there was the end of it. For as to self-conceit, that could not receive food from flattery, since to this hour not half-a-dozen people in the world know that I have ever penned a line.

'But a change has taken place now, sir; and I am arrived at an age wherein I must do something for myself: the powers I possess must be exercised to a definite end, and as I don't know them myself I must ask of others what they are worth. Yet there is not one here to tell me; and still, if they are worthless, time will henceforth be too precious to be wasted on them.

'Do pardon me, sir, that I have ventured to come before one whose works I have most loved in our literature, and who most has been with me a divinity of the mind, laying before him one of my writings, and asking of him a judgment of its contents. I must come before some one from whose sentence there is no appeal; and such a one is he who has developed the theory of poetry as well as its practice, and both in such a way as to claim a place in the memory of a thousand years to come.

'My aim, sir, is to push out into the open world, and for this I trust not poetry alone—that might launch the vessel, but could not bear her on; sensible and scientific prose, bold and vigorous efforts in my walk in life, would give a further title to the notice of the world; and then, again, poetry ought to brighten and crown that name with glory; but nothing of all this can be ever begun without means, and as I don't possess these, I must in every shape strive to gain them. Surely, in this day, when there is not a writing poet worth a sixpence, the field must be open, if a better man can step forward.

'What I send you is the Prefatory Scene of a much longer subject, in which I have striven to develop strong passions and weak principles struggling with a high imagination and acute feelings, till, as youth hardens towards old age, evil deeds and short enjoyments end in mental misery and bodily ruin. Now, to send you the whole of this would be a mock upon your patience; what you see, does not even pretend to be more than the description of an imaginative child. But read it, sir; and, as you would hold a light to one in utter darkness—as you value your own kind-heartedness—return me an answer, if but one word, telling me whether I should write on, or write no more. Forgive undue warmth, because my feelings in this matter cannot be cool; and believe me, sir, with deep respect,

'Your really humble servant,

'P. B. Brontë.'


Mrs. Gaskell gives the following six stanzas, which are about a third of the whole, and declares them not to be the worst part of the composition:—


'So where He reigns in glory bright,
Above those starry skies of night,
Amid His Paradise of light,
Oh, why may I not be?
'Oft when awake on Christmas morn,
In sleepless twilight laid forlorn,
Strange thoughts have o'er my mind been borne
How He has died for me.
'And oft, within my chamber lying,
Have I awaked myself with crying,
From dreams, where I beheld Him dying
Upon the accursed tree.
'And often has my mother said,
While on her lap I laid my head,
She feared for time I was not made,
But for Eternity.
'So "I can read my title clear
To mansions in the skies,
And let me bid farewell to fear,
And wipe my weeping eyes."
'I'll lay me down on this marble stone,
And set the world aside,
To see upon her ebon throne
The Moon in glory ride.'1




Downhearted for having not received any answer from his friend, he, later, like all the others Brontë brought to graphic art, decided to devote himself to painting,




- picture 5 - Emily's portrait, 1834




achieving excellent results that aroused the praise of everyone, but Branwell, even with innate aptitudes for each activity in which he confronted himself was uneven and never enden his works, so of this talented and  eclectic genius, almost nothing has survived , and also his name has slipped into oblivion, overwhelmed by the fame of that of, though less equipped, his well-talented sisters.

In 1839 there was another departure of Branwell from home, as he went to study painting in Bradford, but soon returned disappointing once again all his family; in 1842, after attempting a career as a portrait painter, he stopped painting and was assumed as a tutor in Cumberland, than found a job in the railroad Manchester- Leeds, but soon lost even this because fired for negligence.
In January of 1845 he arrived, finally, at Thorp Green, as tutor to the son of Robinsons, the same family where taught Anne; nice-looking, gallant, clever conversationalist, writer, painter, with all these attitudes Branwell didn't fail to fascinate Mrs. Lydia Robinson, almost twenty years older than he; the two fell in love and intertwined a relationship, but when her husband came and know this, dismissed Branwell for 'unworthiness'.

During the last years of his life he began to use opium to gradually alienate himself from a life that had only disappointed him, until getting destroyed by alcohol, drugs, from the failures of his life and from the evil of the family, tuberculosis, till he died in the arms of the poor Emily that for the pain survived him no more than three months: it was September 24th, 1848.




Thomas Merton (1915 - 1968) will write about a century later:


Art enables us to find ourselves and lose ourselves at the same time.





With more and more great affection and devotion it comes to you my warm embrace, my dear friends and readers,

see you soon 
















Bibliography:

Juliet Barker, The Brontës, Weidenfeld and Nicolson, London, 1994;

Daphne du Maurier, The Infernal World of Branwell Brontë, (Victor Gollancz 1960 ), Penguin Books, 1972;

THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886.




Quotations:

1 - THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886, CHAPTER XIII, Branwell's Letter to Wordsworth, with Stanzas‌, page 193. 

'Hortense', he used to name her ...

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Hortense è un nome che suona particolarmente romantico, antico, altolocato, forse udito in qualche film che non ricordo o letto tempo fa tra le pagine di un libro che racconta una storia d'amore ... - mi viene in mente per esempio Hortense Hulot ne “La cousine Bette” di Honoré de Balzac - e tale fu proprio il sentimento che legò per tutta la vita Philibert Commerson, esploratore e naturalista francese il cui nome è legato a quello di Bougainville, ad Hortense, pardon, Nicole-Reine Lepaute, famosa astronoma, moglie di Jean-André Lepaute, noto orologiaio di corte che con lei costruì un orologio fornito di funzioni astronomiche che potessero aiutarla nel suo lavoro, che aveva in Commerson un grande e sincero amico.


Come sovente accade Nicole-Reine non solo era la moglie del migliore amico di Commerson ma la donna di cui egli sarà follemente e segretamente innamorato per tutta la vita, per cui anche questo fiore incantevole, come molti altri, deve il proprio nome ad una vera storia d'amore.

Vi chiederete a questo punto quale sia l'attinenza di quanto vi sto raccontando con il nome Hortense, ma andiamo con ordine senza dimenticare alcun dettaglio.

Nel corso di una breve ma intensa vita, Commerson accompagnò Louis Antoine de Bougainville, in qualità di naturalista, nel viaggio intorno al mondo che gli venne ufficialmente commissionato da Re Luigi XV con l'ordine di restituire le Isole Malvine agli spagnoli passando, però, dallo Stretto di Magellano in modo da 'circumnavigare' la terra, raccogliendo così migliaia di specie di piante nuove, insetti, pesci e uccelli ancora sconosciuti che furono offerti al Giardino del Re; il viaggio fu avventuroso, durò due anni e toccò tra le altre terre l'America del Sud ( in Brasile trovarono la pianta che da Bouganville mutua il proprio nome ), la Terra del Fuoco e la Patagonia per poi raggiungere Tahiti, l'Australia, La Nuova Guinea, il Madagascar e l'Oriente dove trovarono quella che viene comunemente detta Ortensia, originaria dell'Asia meridionale ed orientale (Cina, Giappone, Corea, Himalaya, ed Indonesia furono le regioni dove ne rinvennero la maggior quantità di specie) e delle Americhe. 
Per lo più in natura quelli di Ortensia sono arbusti alti 1-3 metri, alcuni sono piccoli alberi, e altri liane che raggiungono i 30 m. arrampicandosi sugli alberi, possono essere sempreverdi o decidui nelle terre di origine, anche se le specie che si sono adattate alle zone temperate e che sono ampiamente coltivate da noi sono tutte decidue.
In primo luogo egli assegnò a questa nuova pianta il nome di Peautia coelestina in omaggio a Madame Lepaute con evidente riferimento al suo cognome e alla sua professione, l'astronomia, ma cambiò poi idea, forse nel timore di destare troppi sospetti, e le mutò il nome in Hortense, come Madame Lepaute era da lui chiamata nell'intimità.

Dite che sia in nome di questo nobile sentimento che i vittoriani, così devoti al romanticismo, riservassero un posto speciale ad almeno un cespuglio di Ortensia, classificata in seguito da Lamarck, nel 1789, con il nome scientifico di Hydrangea, nei propri giardini ?





In effetti, in nome di questa storia che ne cela l'introduzione in Europa, essa è da allora annoverata tra le piante che simboleggiano amore e romanticismo ed anche gratitudine, quella che Commerson tributava alla sua Nicole Reine per avergli fatto conoscere un sì nobile sentimento.

Sappiamo che per vittoriani il giardino non era semplicemente uno spazio verde, un angolo di paesaggio, ma era vissuto come un prolungamento delle loro case e da qui comprendiamo l'esigenza di creare bow-windows in cui collocare piante più delicate, ancora in casa, ma già in giardino; durante il secolo scorso il giardino era il posto più fresco in cui trovare sollievo dal caldo dell'estate, e ciò lo rendeva il luogo ideale per intrattenere conoscenti, prendere il tè e per rilassarsi. 
Ma torniamo all'Ortensia che, come già detto, era una pianta caratteristica e comune nei giardini vittoriani e non solo, pensate che molti londinesi le ponevano persino sui loro davanzali per dare vita ad un piccolo spazio verde che contrastasse il dilagare del fumo che promanavano le prime industrie tessili della periferia alimentate a carbone.

Qui ormai le nostre Ortensie sono tutte nel colmo della loro festosa fioritura segnando il pieno dell'estate e facendo presagire il periodo più caldo dell'anno, aspergendo il mattino presto e la sera all'imbrunire le note delicatamente cipriate emanate dai loro più piccoli capolini.

Vi auguro che il prosieguo di questa calda estate sia lieto per ciascuno di voi, miei affezionati lettori ed amici, e mi congedo come sempre salutandovi con un tutto il mio affetto, e dandovi appuntamento 

a presto 



















Hortense is a name that sounds very romantic, ancient, highly placed, perhaps heard in a movie that I don't remember or read long ago among the pages of a book telling a love story ... - I remind, for example, of Hortense Hulot in  "La cousine Bette" by Honore de Balzac - and that was precisely the feeling that bounded for life Philibert Commerson, a French explorer and naturalist whose name is linked to that of Bougainville, to Hortense, pardon, Nicole-Reine Lepaute, famous astronomer, wife of Jean-André Lepaute known watchmaker of the Court who built with his wife a watch equipped with astronomical functions that could help her in her work, who had in Commerson a great and sincere friend.




- picture 1 - Nicole Reine Lepaute, Hydrangea YOU & ME, Hydrangea AYESHA




As often happens Nicole-Reine wasn't only Commerson's best friend's wife but the woman he was secretly madly in love with throughout his life, so also this beautiful flower, like many others, owes its name to a real love story.

Probably you're wondering, at this point, what is the relevance of what I'm telling you with the name Hortense, but let's go on with order without forgetting any detail.

During his short but intense life, Commerson accompanied Louis Antoine de Bougainville, as naturalist, in his travel around the world that was officially commissioned by King Louis XV with the order to return the Falkland Islands to the Spanish passing, from the Strait of Magellan to 'circumnavigate' the hearth, to collecting thousands of new species of plants, insects, fish, birds still unknown that were offered to the King's Garden; the trip was adventurous, lasted two years and touched, among other lands, South America (in Brazil they found the plant which takes its name from Bouganville), Tierra del Fuego and Patagonia and reached Tahiti, Australia, New Guinea, Madagascar and the Asia where they found what is commonly known as Hydrangea, native to South and East of this continent (China, Japan, Korea, the Himalayas, and Indonesia were the regions where they found the greatest amount of species) and to the Americas.
Most of the Hydrangea  are in nature shrubs tall 1-3 meters, some are small trees, and others are lianas reaching 30 m. climbing trees, they can be evergreen or deciduous in their lands of origin, although the species that have adapted to temperate zones and which are widely cultivated by us are all deciduous.
First he gave to this new plant the name Peautia coelestina in homage to Madame Lepaute with obvious reference to her last name and her profession, astronomy, but then changed his mind, perhaps for fear of arousing too much suspicion, and changed its name in Hortense, as Madame Lepaute was called by him in the intimacy.

Do you think that it's in the name of this noble sentiment that the Victorians, so devoted to romance, reserved a special place, at least to one bush of Hortense, classified later by Lamarck, in 1789, with the scientific name of Hydrangea, in their gardens?




- picture 2 - Hydrangea Paniculata Quercifolia 'Snow White' ed Hydrangea Annabelle 'Invincibelle' 


- picture 3 - Hydrangea Macrophylla 'Hanabi'


- picture 4 - Hydrangea Macrophilla Freedom ed Hydrangea Mariesii Variegated Lacecaps




In fact, in the name of this story that conceals the introduction in Europe, since then it is considered one of the plants that symbolizes love and romance and even gratitude, what Commerson granted his Nicole Reine for having made him know such a noble sentiment .

We know that the Victorian garden was not just a green space, a corner of the landscape, but it was seen as an extension of their homes and from here we understand the need to create bow windows in which to place more delicate plants, 'still in the house, but already in the garden'; during the last century the garden was the coolest place where to find relief from the heat of summer, and that made of it the ideal place to entertain acquaintances, take tea and relax.

But let's come back to Hortense that, as already mentioned, was a plant characteristic and common in Victorian gardens and not only, just think that lots of Londoners placed them even on their windowsills to give birth to a small green space to  oppose to the spread of smoke which wafted from the first textile factories in the suburbs fueled by coal.

Here our Hydrangeas are all in full bloom in their festive party marking the height of summer and foreshadowing the hottest time of the year, sprinkling in the early morning and in the evening dusk gently powdery notes issued by their smaller heads .

In the hope that  the rest of this hot summer is happy for each of you, my faithful readers and friends, i'm going to leave you as usual greeting you with all my affection, and giving you appointment


very soon 











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Fresh milk from happy cows, sheep and goats: Empress Elisabeth of Austria's contentious relationship with food.

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E' ormai noto che quando una persona, soprattutto di sesso femminile, vive una vita ricolma di delusioni fino all'infelicità, 




 sia indotta a rapportarsi in maniera conflittuale con il cibo quasi a volersi punire, castigare, sentendosi responsabile, ovviamente in modo inconscio, di un destino che avrebbe voluto, e fors'anche meritato, molto meno amaro.


Ebbene, tale era l'atteggiamento della nostra amata Imperatrice che spesso evitava cene ufficiali e di rappresentanza ed al fianco dell'Imperatore spesso presenziava in sua vece l'amata figlia Marie Valerie, che faceva il proprio ingresso nella sala dove si sarebbe dovuto tenere il banchetto tenendo il padre sotto braccio.


Sovente ella si sottoponeva a drastici digiuni o si concedeva un solo pasto al giorno secondo regole che si auto-imponeva seguendo diete diverse in base al suo umore, destando da una parte lo stupore dell'opinione pubblica che sempre più vedeva in lei una persona stravagante, dall'altra la preoccupazione dei suoi familiari che assistevano impotenti a questi 'rituali'.




Si legge sulla biografia di Gabriele Praschl-Bichler, edita da Longanesi nel 1997, che ella 

Un'attenzione addirittura religiosa dedicò al corpo, che controllava in continuazione. Misure e peso erano annotati fino a tre volte al giorno, su un apposito quaderno [...] Si informava su ogni metodo di dimagramento e sperimentò centinaia di diete [...] beveva misture fatte da uova crude e succhi spremuti da carne cruda, oltre a litri di latte fresco ( allora era diffusa la convinzione che il latte conservasse il corpo snello e affusolato ). Sempre per amor della linea l'Imperatrice si dedicava a vari esercizi sportivi ( soprattutto equitazione  e scherma), praticandoli, tuttavia, come quasi tutte le sue passioni, con un'intensità quasi ossessiva."1  e da ciò si desume, come del resto accade per la maggior parte degli atleti, l'ovvietà del calo fisico che subì dopo i quarant'anni quando si dovette limitare a compiere lunghe passeggiate e ad abbandonare l'equitazione per il mal di schiena ed una forma di artrosi.
Se teniamo conto del fatto che l'Imperatrice era alta 1,72 cm. e pesava sempre intorno ai 46 kg., la sua era una silhouette che si faceva sicuramente notare.


Abito appartenuto all'imperatrice da cui si evince chiaramente la sua marcata esilità.



Ma torniamo al latte, che per Elisabeth era davvero irrinunciabile e che non era facilmente reperibile ...

"Trovare del latte buono era difficile persino a Vienna. Per questo motivo l'imperatrice mandava spesso, quando era in viaggio, delle mucche per l'imperatore nella capitale. Così, per esempio, arrivarono nell'aprile del 1896 due mucche a Vienna, una dalla Bretagna e l'altra da Corfù e questa è anche una testimonianza dei viaggi dell'imperatrice. L'imperatrice possedeva una fattoria a Schönbrunn e un'altra nel Tiergarten di Leinz, entrambe popolate dalle sue mucche preferite, e di solito portava con sé in viaggio, perlomeno quando s'imbarcava su qualche nave, due mucche da latte ed una capra, per poter disporre sempre di latte fresco e sano. Prendersi cura di questi animali - certo non abituati a trascorrere la vita in navigazione - era un compito piuttosto faticoso per il seguito dell'imperatrice. Dalla salute di queste bestie, infatti, dipendeva anche quella dell'imperatrice, che ormai si nutriva quasi esclusivamente di latte e uova."2


La fedelissima dama di compagnia Ida Ferenczy immortalata mentre l'Imperatrice si stava preparando per un viaggio.




Ebbene sì, per fare in modo che l'imperatrice disponesse di latte fresco ogni giorno, mucche speciali di varie razze, tutte da latte, erano allevate per le sue esigenze: Inntal, Pinzgau, capi italiani francesi e Montafon, così come pure bestiame proveniente dall'Ungheria e dalla Grecia, come abbiamo appena letto sopra; al fine di accogliere il crescente numero di ruminanti, nel 1895 il venne istituito il Kammermeierei



( in italiano potremmo dire latteria o caseificio ) presso l'ex Giardino Tirolese nel parco del Castello di Schönbrunn 



Der Tirolergarten in Schönbrunn 



e la Casa del cacciatore fu ampliata per ospitare una stalla, sale di mungitura ed un magazzino di mangimi. Elisabeth possedeva un piccolo appartamento situato nel caseificio con ingresso, spogliatoio e sala da pranzo, che conteneva mobili rossi verniciati e decorati con motivi floreali nello stile proprio di una casa colonica ungherese 



ed utilizzava un servizio di piatti in tono con tali decorazioni.




Il complesso, che includeva anche un alloggio per un custode, doveva contenere circa 10 - 12 mucche più un torello, ma con il giugno dell'anno 1896, la stalla di Schönbrunn giunse ad ospitare persino 26 capi di bestiame, di cui tre erano buoi, oltre a numerosi polli. Prodotti freschi come latte, burro, panna e uova venivano fatti giungere da qui alla corte di modo che tutti i membri della famiglia imperiale potessero cibarsene. 

Di conseguenza, l'operazione di prodotti lattiero-caseari proseguì anche dopo la morte dell'imperatrice nel 1898. Al Kammermeierei attingevano anche l'Imperiale e la Reale Pasticceria (Zuckerbäckerei) ed al fine di fornire dolciumi di qualità particolarmente buona, quando annotava i propri ordini, il pasticcere specificava quale doveva essere la mucca da cui desiderava avere latte o panna, dal momento che la qualità ed il tenore di materia grassa del latte varia considerevolmente da razza a razza.

E chissà che non sia stata proprio la genuinità dei pochi alimenti da cui l'imperatrice traeva sostentamento a garantirle quel po' di salute che difficilmente le persone con atteggiamenti che palesano disturbi di natura anoressica possono vantare.

Ebbene, è giunto ormai tempo che l'Eterea Imperatrice ci saluti 




e rientri tra le mura dei suoi palazzi, 



per tornare a svelarci altri aneddoti o curiosità sulla sua vita ogni qualvolta lo desidereremmo, e noi umilmente chiniamo il capo innanzi a Cotanta Maestà e speriamo presto di poter ancora parlare di Lei.

Un affettuoso saluto ... a voi tutti, ed un arrivederci ...

a presto 










Bibliografia:

Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982

Brigitte Hamann, (a cura di), ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997



Citazioni: 

1 - Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997, pag. 225

2 - Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982, pag.397












It's well known, nowadays, that when a person, especially women, living a life full of disappointments until unhappiness,





- picture 1





begins to relate in a conflictual way with the food almost as if to punish herself, for feeling responsible, of course unconsciously, of a destiny that she wanted, and perhaps deserved, much less bitter.



Well, that was the attitude of our beloved Empress who often avoided official and representation dinners and at the Emperor's side often was attending in her place her beloved daughter Marie Valerie, who entered the room where it would have to keep the banquet taking his father's arm.




- picture 2




Often she underwent a drastic fasting or she allowed only one meal per day according to rules that were self-imposed following different diets according to her mood, raising, on one hand, the amazement of the public opinion who increasingly saw in her an oddball lady and on the other the concern of her family who saw, powerless, these 'rituals'.




- picture 3




We may readin  the biography of Gabriele Praschl-Bichler, published by Longanesi in 1997, that she

"An attention even religious payd to her body, which she  controlled again and again during the day. Measurements and weight were recorded up to three times a day, on a special notebook [...] She is informed on every method of slimming and has experienced hundreds of diets [. ..] she drank mixtures made from raw eggs and squeezed juices from raw meat, over a liter of fresh milk (then it was widely believed that milk preserves the body slender and tapered). Also for the love of her figure she the Empress devoted herself to various sport activities (especially riding and fencing), practicing them, however, as almost every passion of hers, with an almost obsessive way. "1  and from that we desume, as it is the case for most of the athletes, the obviousness of her physical decline that she suffered after the forty years when she had to satisfy her wish with having long walks and had to give up riding for back pain and a for a form of arthritis. .
If we take into account the fact that the Empress was 1.72 cm. tall and always weighed around 46 kg., hers was a silhouette that was definitely impossible not to notice.




- picture 4 -Dress owned by the Empress, which shows clearly her marked thinness.





But let's come back to the milk, that foe Elisabeth was really essential and that it wasn't so easy to find ...

"Finding good milk was difficult even in Vienna. For this reason, the Empress often sent, when she was abtroad, some cows for the emperor in the capital. So, for example, they arrived in April 1896 in Vienna two cows, one from Britain and one from Corfu, and this is also a testimony of empress' travels. The Empress had a farm in Schönbrunn and another in the Tiergarten of Leinz, both populated by her favorite cows, and usually took with her on travel, at least when she embarked on a ship, two cows and a goat, to have always fresh and healthy milk. Taking care of these animals - certainly not accustomed to spend their lives on the sea - it was a pretty hard task for the follow of the Empress. From the health of these animals, in fact, depended also the Empress' one, who now fed almost exclusively of milk and eggs."2




- picture 5 -The faithful lady-in-waiting Ida Ferenczy immortalized when the Empress was preparing for a trip.





Yes, to ensure that the Empress possessed fresh milk every day, special cows of various breeds, all for milk, were bred for her needs: Inntal, Pinzgau, French and Italian and Montafon, as well as cattle coming from Hungary and Greece, as we just read above; in order to accommodate the growing number of ruminants, in 1895, it was established the Kammermeierei




- picture 6




(In English we may say dairy) in the former Tyrolean Garden in the Schönbrunn Palace Park




- picture 7 - Der Tirolergarten in Schönbrunn




and the 'House of the Hunter' was enlarged to accommodate a barn, a milking parlor and a stock of feed. Elisabeth owned a small apartment located in the dairy entrance, a dressing room and a dining room, which contained red furniture painted and decorated with floral motifs in the style typical of a Hungarian farmhouse




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and used a set of dishes which harmonized with those decorations.




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The complex, which included accommodation for a caretaker, was able to contain about 10 to 12 cows and a bull, but since June 1896, the stable of Schönbrunn came to accommodate even 26 head of cattle, three of which were oxen , in addition to numerous chickens. Fresh products such as milk, butter, cream and eggs, were made to reach from here to the Court so that all the members of the Imperial Family could eat them.

As a result, the operation of dairy products continued even after the death of the Empress in 1898. At the Kammermeierei also drew the Imperial and Royal Pastry (Zuckerbäckerei) and to provide sweets of especially good quality, when he noted his orders, the pastry chef had to specify which one was the cow from which wanted to have the milk or cream, as the quality and content of fat of the milk range considerably from breed to breed.

And I wonder if it was just the genuineness of the few foods from which the Empress drew her sustenance to assure her  that little health that hardly people with attitudes that reveal disturbances of anorexic nature cannot boast.

Well, it has arrived the time that the ethereal Empress greets us




- picture 10




to come back within the walls of her buildings,




- picture 11




to reveal again other anecdotes or curiosities about her life whenever we would wish, and we humbly bow our heads in fron of such Great Majesty and hope we can still talk about her very soon.

An affectionate greeting ... to you all, and see you soon ...

very soon 












Bibliography:

Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982

Brigitte Hamann, (a cura di), ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997



Quotations: 

1 - Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997, page 225

2 - Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982, page 397.

The Ackermann's Repository of Arts, Literature, Commerce, Manufactures, Fashions, and Politics.

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The Repository of Arts, Literature, Commerce, Manufactures, Fashions, and Politics 





era un mensile pubblicato dal 1809 al 1829 da Rudolph Ackermann e che spesso veniva definito Ackermann’s Repository of Arts od ancor più semplicemente Ackermann’s Repository.

Come suggerisce il nome completo, l'Ackermann's Repository non era solo un periodico di moda ma trattava di una vasta gamma di argomenti all'interno delle proprie pagine: la rivista infatti includeva racconti di viaggio e poesie, commenti sulle arti e dettagli sulle nuove pubblicazioni, suggerimenti per gli arredi più in voga, rapporti sulla società, prossime conferenze e rassegne musicali ed era inclusa anche una sezione più 'gravosa' che trattava di politica, di diritto, medicina e agricoltura, previsioni meteorologiche giorno per giorno e particolari dei mercati di Londra.

Si qualificava perciò come una rivista che interessava tutta la famiglia ma si rivolgeva ad un pubblico piuttosto altolocato in quanto aveva un costo decisamente elevato per l'epoca, basti pensare che nel 1817 il suo prezzo di copertina era 4s che equivarrebbe a circa 11-12 sterline oggi !

Dovete sapere però, che prima ancora che ad una pubblicazione mensile il nome di Mr. Rudolph Ackermann era legato ad un negozio molto alla moda situato nello Strand a Londra, una sorta di emporio di stampa e l'unica biblioteca pubblica per le arti di Londra, fondata nel 1796.




Nato in Sassonia e cresciuto come apprendista del padre, abile costruttore di carrozze, egli progettò carrozze e carri, lavorando per il famoso disegnatore di Parigi Antoine Carassi prima di trasferirsi a Londra nel 1784 circa dove continuò a fare disegni per i carrozzieri inglesi e probabilmente, come parte del suo lavoro, scoprì e si interessò al processo di stampa per i disegni delle carrozze più complesse ed elaborate.





Sposatosi nel 1795 istituì una tipografia prima al n°96 dello Strand e un anno si spostò al n°101 dando così avvio ad un attività di stampa che durò più di 200 anni ( va ricordato che questi furono gli anni in cui la Francia era coinvolta nella Rivoluzione per cui molti dei lavoranti della scuola di disegno di Ackermann non a caso erano emigrati francesi ).

Pensate che furono 1492 le stampe colorate a mano che vennero incluse tra le pagine dell'Ackermann's Repository, soprattutto di moda, durante i vent'anni che videro la diffusione di questo celeberrimo periodico, le più rinomate senza dubbio alcuno sono quelle di moda,











ma accanto ad esse vi erano quelle che immortalavano le vie più frequentate e più signorili e distinte di Londra od i palazzi più eleganti



Leicester Square, 1812





The London Commercial Sale Rooms, Mark Lane, 1816





Regent Street seen from Piccadilly, 1822



ed ancora dimore di nobili dei quali si conosceva solamente il nome e che nessuno, mai, aveva incontrato per le strade della città; 



Endsleigh, The Seat of Grace the Duke of Bedford





Perridge House, the seat of Henry Limbrey





Windsor Great Park




stampe che suggerivano come realizzare un giardino o come renderlo più grazioso o piuttosto come decorare gli interni di un vano finestrato in casa











ed altre che rendevano edotti i lettori sui negozi più 'fashion' della capitale.





‘Temple of the Muses’, Finsbury Square



Qui potete trovare l'archivio della totalità delle pubblicazioni del Repository, da sfogliare e leggere come e quando desiderate ... confesso che un po' mi ci sono persa, adoro leggere pagine ingiallite dal tempo con termini ormai caduti in disuso perché 'antichi' ... sono momenti in cui il tempo è come se si fermasse, attimi che me ne mutano la percezione .... ma il tempo non si ferma mai, almeno per me !


Lasciate che vi abbracci con affetto augurandovi ogni bene e dandovi appuntamento al nostro prossimo 'viaggio', 

a presto 













Fonti bibliografiche:

Jody Gayle, Fashions in the Era of Jane Austen: Ackermann's Repository of ArtsPublications of the Past, 2012

https://smithandgosling.wordpress.com/ackermanns-repository-of-arts/













The Repository of Arts, Literature, Commerce, Manufactures, Fashions, and Politics 




- picture 1




was a monthly magazine published from 1809 to 1829 by Rudolph Ackermann and often was called Ackermann's Repository of Arts or, even more simply, Ackermann's Repository.

As its full name suggests, Ackermann's Repository was not just a fashion magazine but there was a wide range of topics within its pages: in fact the magazine included travel stories and poems, comments on the arts and details about new publications , suggestions for the furniture in vogue, reports about the society, upcoming conferences and music festivals and was also included a section more 'onerous' which dealt with politics, law, medicine and agriculture, weather day-to-day and about special markets in London.

It could be classified, therefore, as a magazine which interested the whole family, but it was addressed to an audience rather highly placed because it had a very high cost for the time, just think that in 1817 its cover price was 4s, which would amount to about 11-12 pounds today!

You should know, however, that before a monthly publication the name of Mr. Rudolph Ackermann was linked to a very trendy shop located in the Strand in London, a sort of general store of prints and the only public library for the Arts in London , founded in 1796.



- picture 2



Born and grown in Saxony as an apprentice of his father who was a manufacturer of carriages, he designed carriages and wagons for him and  worked for the famous designer Antoine Carassi in Paris before than moving to London in 1784 where he continued to make drawings for the English coachbuilders and probably, as part of his work, he discovered and became interested in the printing process of  the designs of the most complex and elaborate cars.



- picture 3


- picture 4



He got married in 1795 and  established a typography first at the No. 96 in the Strand and a year later he moved to No. 101 initiating thereby a printing business that lasted more than 200 years (it should be remembered that these were the years in which France was involved in the Revolution so many of the workers of the Ackermann's  school of design not surprisingly were French emigrants).

You have to know that they're 1492 the hand-colored prints that were included in the pages of the Ackermann's Repository, during the twenty years that saw the spread of this famous magazine, most of which are without any doubt those about fashion ( which are also the most famous )



- picture 5


- picture 6


- picture 7


- picture 8


- picture 9



but beside them there were those who immortalized the city's main thoroughfares, and the most elegant and distinguished streets in London or its finest palaces,




- picture 10 - Leicester Square, 1812


- picture 11 - The London Commercial Sale Rooms, Mark Lane, 1816


- picture 12 - Regent Street seen from Piccadilly, 1822




and even houses of nobles of whom people only knew the name and no one, ever, had met on the streets of the city;



- picture 13 - Endsleigh, The Seat of Grace the Duke of Bedford


- picture 14 - Perridge House, the seat of Henry Limbrey


- picture 15 - Windsor Great Park



prints suggesting how to make a garden or how to make it prettier or rather how to decorate the interior of a room with windows inside the house



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- picture 18


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and other that made the readers knowledgeable about the most elegant shops of the capital.



- picture 20


- picture 21 - ‘Temple of the Muses’, Finsbury Square



Here you can find the whole archive of all the publications of the Repository, to browse and read whenever you want ... I confess that I got a little lost amongst its pages when I found it, I love to read pages yellowed by the time, with terms now fallen into disuse because 'too old'... these are moments when the time is as if would stop, moments during that I feel changed its perception .... but time never stops, at least for me!

Let me embrace you affectionately and wish you all the best giving you appointment to our next 'trip',

see you soon 













Bibliographic sources:

Jody Gayle, Fashions in the Era of Jane Austen: Ackermann's Repository of ArtsPublications of the Past, 2012

https://smithandgosling.wordpress.com/ackermanns-repository-of-arts/





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MARMEE & LOUISA: the untold story of Louisa May Alcott and her mother.

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"DEAR LOUIE ... In my imagination I thought you might be such an industrious good daughter and that I might be a sick but loving mother, looking for my daughter's labors for my daily bread, take care of it for my sake and your own, because you and I have always liked to be grouped together."

March 12, 18431 




TO MOTHER

I hope that soon, dear mother
You and I may be
In the quiet room my fancy
Has so often made for thee ---

The pleasant, sunny chamber,
The cushioned easy-chair,
The book laid for your reading,
the vase of flower fair,

The desk beside the window
Where the sun shines warm and right:
And there in peace and quiet
The promised book you write:

While I seat close beside you,
Content at last to see
That you can rest, dear mother,
And I can cherish thee. 



Louisa May era nata in una famiglia che oggi potremmo definire all'avanguardia, essendo, alla vigilia della Guerra di Secessione, il padre Bronson propugnatore di un metodo innovativo, per non dire quasi rivoluzionario, d'insegnamento, ovvero quello socratico, che sperimentava in famiglia prima ancora che nelle proprie scuole, ed esponente del movimento filosofico del Trascendentalismo e la madre, Abigail, anch'essa insegnante, ma divenuta madre a tempo pieno da che nel .... nacque la sua prima figliola, Anna, di un anno e mezzo circa più grande di Louisa, entrambi attivi abolizionisti e partecipi insieme con il fratello di Abigail, il Rev.Samuel Joseph, spesso presenti a comizi contro la schiavitù: l'America era in fermento, e tanti, davvero tanti, non tolleravano più il maltrattamento degli schiavi ed anzi, ne chiedevano la liberazione riunendosi talora anche in privato ed in segreto, impugnando la Dichiarazione d'Indipendenza emanata il 4 luglio 1776 da George Washington che, soprattutto nella prima parte, relativa ai diritti dell'uomo, facendo propri riferimenti ai principi illuministici e giusnaturalistici che circolavano allora in  Francia ed in Inghilterra, giunge a legittimare la rivoluzione.



Un filosofo è "un uomo sospeso dentro un pallone" ebbe a dire un giorno Louisa, "la cui famiglia e gli amici tengono le corde, e cercano di tirarlo giù." 3




In questo periodo ed in questo clima nacque e crebbe Louisa May Alcott, la cui straordinaria e precoce vivacità intellettuale era motivo di ansia per entrambi i genitori; ella non aveva ancora compiuto tre anni quando, scivolando in uno stagno, incapace di nuotare, rischiò di perdere la vita, se non fosse stato per un bimbo di colore che la vide e la trasse in salvo: Abigail, infatti, sosteneva che sua figlia Louisa, così tanto simile a lei per temperamento ed attitudini, fosse divenuta abolizionista da allora !

Moltissimo vi sarebbe da scrivere sulla famiglia Alcott di cui ho già trattato in un post che considero meramente introduttivo, e conto di farlo in più tempi, sperando con ciò di farvi cosa gradita, ma in particolare voglio oggi qui parlarvi di 'Marmee e Louisa', di loro e del legame speciale che le univa, sicuramente favorito dalle lunghe assenze del padre che, perseguendo i suoi sogni idealistici e la propria sete di sapere, spesso intraprendeva viaggi di studio lasciando Abigail in difficoltà economiche ad occuparsi delle proprie piccole creature, a pensare in quale modo e con quale denaro sfamarle, scaldarle, vestirle.


Louisa compì tre anni il 29 di novembre. Alle dieci di quella mattina Abigail condusse la bimba da festeggiare a scuola da suo padre. I suoi studenti incoronarono lui e Louisa di alloro, in occasione del loro compleanno in comune. [...] Quando giunse il momento dei dolcetti, Abigail chiese a Louisa di distribuire i pasticcini glassati alla frutta che ella aveva preparato. Louisa diede un dolce ad ogni bimbo fino a quando ne rimase solo uno sul piatto. Vi era ancora un bambino da servire. "Capii che se davo via anche questo non me ne rimaneva più alcuno." Louisa ricordava. "Quale regina della festa sentivo che dovevo averlo, e lo tenevo stretto a me, finché mia madre disse: 'E' sempre meglio dare via piuttosto che tenere per sé le cose belle.' La bimba di tre anni esitò. "So che la mia piccola Louie non lascerà che il piccolo amico se ne vada senza" Abigail disse con sollecitudine, mentre si inchinava per baciarla". Il piccolo amico ricevette il suo morbido dolcetto "Louisa disse," e io un bacio e la mia prima lezione sulla dolcezza che dà la rinuncia di sé, una lezione che la mia cara madre splendidamente continuò a mostrare per tutta la sua lunga e nobile vita."4 

Ben presto Anna e Louisa, non appena superarono i 10 anni di età, vennero educate ad aiutare la madre nelle faccende di casa e a tenere un diario in cui annotare le difficoltà in cui incorrevano ... era questo un metodo educativo di sicuro effetto per rendere i disagi della loro vita meno gravosi, per comprendere appieno la priorità dei buoni sentimenti sulla futilità delle cose materiali ( perciò Marmee istituì il Post Office: mise sullo scalino della porta di casa un cesto in cui ciascuna delle sue piccole avrebbe dovuto scrivere alle altre in una lettera se c'era qualcosa che non andava; il cesto veniva posto sul tavolo dopo cena ed aperte le lettere in modo che tutto venisse chiarito senza alcuna discussione ) ed impararono inoltre a cucire;

"I lavori con l'ago", Louisa ricordava, "cominciarono presto", spesso accompagnati dalla letteratura. "Ogni giorno cucivamo mentre nostra madre leggeva per noi, [Walter] Scott, [Maria] Edgeworth, Harriet [Martineau], [Frederika] Bremer, o qualsiasi buona storia trovava, anche libri sulla salute, sulla storia e biografie.""Questa formazione" ci ha reso indipendenti, non mi vergogno del lavoro e neppure di quello che ha a che fare con le arti domestiche, senza il quale tutte le donne sono molto incapaci. Ed i libri così letti vengono ricordati con particolare interesse. 5 

Abigail era costretta a contare spesso sugli aiuti economici di amici e parenti, principalmente di casa May, i quali spesso ospitavano per qualche periodo Anna e Louisa, perchè l'idealismo non pagava e non saziava dalla fame neppure allora e solo in età matura Bronson, si legge nelle pagine del suo diario, si sarebbe consapevolizzato dei sacrifici che aveva chiesto alla sua famiglia e ne avrebbe provato profonda umiliazione ... sta di fatto che ogni volta che faceva ritorno a casa per qualche giorno, per Abigail si preparava una nuova gravidanza.

La sensibilità e la ricettività dell'animo delicato di Louisa la portarono a vivere con ansia ogni più piccola preoccupazione ed angoscia di Marmee, a fare il possibile per alleviarle e a seguire ogni suo consiglio capace di fare di lei una figlia ideale che la rendesse orgogliosa e fosse in grado almeno di darle parte di quella gioia di cui il suo matrimonio sempre più difettava; 

Abigail, consapevole della velocità di apprendimento e dei pensieri profondi di cui era dotata Louisa, insieme con la brevità della sua istruzione formale, incoraggiò la figlia a scrivere. [...] "Scrivi un po' ogni giorno, cara, anche solo una riga, per mostrarmi quanto coraggiosamente cominci la battaglia, quanto pazientemente attendi i frutti, sicura di giungere ad una vittoria vinta con nobiltà." 6 

"FIGLIA CARA ... come promesso eccoti l'astuccio, perché ho notato che sei appassionata nello scrivere, e voglio incoraggiarne l'abitudine. Continua a provare cara, e ogni giorno sarà più semplice da farsi e lo sarà farlo bene. " ( N.d.A. 29 Novembre 1842 ) 

E sarà proprio la scrittura l'arma preziosa grazie alla quale Louisa fornirà del pane quotidiano la sua famiglia, composta con lei ormai di cinque persone, Marmeee, la sorella maggiore Anna, Nan e le minori Elizabeth ed Abby May ... ah, dimenticavo la fedelissima domestica Anna.

Dopo un esperimento di tipo 'naturalistico' che lo vide creare una comunità 'chiusa' sullo stampo rousseauiano i cui membri dovevano in tutto essere autosufficienti, esperimento che ovviamente fu motivo di ulteriori rammarichi, delusioni ed infelicità per la famiglia Alcott poiché ovviamente fallì ( si trattava di un progetto utopistico che non poteva adeguarsi ai modi di vita già socialmente evoluti del XIX secolo ) sempre maggiore fu il distacco delle fanciulle dal padre che lo vivevano quale motivo di disagi e di turbamenti per la povera Marmee che sempre si adeguava ai voleri del marito senza opporre resistenza alcuna.



Costoro si trasferirono quindi un alcune stanze in affitto concesse per 5$ il mese con uso cucina da una famiglia vicina, Abba ( così era chiamata dalla sua famiglia di origine ) cuciva per i vicini e le fanciulle più grandi si occupavano della casa, ma esaurito il denaro ancora una volta donato loro dallo zio Samuel-Joseph dovettero pensare a nuovi trasferimenti e fu così che, ereditata una parte del denaro destinato ad Abigail dal padre, acquistarono una costruzione indipendente con del terreno vicino Concord, Hillside



sul retro della quale Louie diede vita ad una 'boarding school', una scuola a convitto: aveva allora poco più di tredici anni e cominciò qui a scrivere The Inheritance, il suo primo romanzo che concluse all'età di diciotto anni, quando il suo legame con la madre era divenuto sempre più simbiotico e di reciproca dipendenza.


Come Marmee Louisa amava gettarsi nei libri piuttosto che cercare la compagnia di altre ragazze da cui si avvertiva così diversa .. ella cresceva con la sua folta, lunga chioma scura che lasciava libera, aveva come idolo Charlotte Brontee ed il suo anticonformismo, amava la vita all'aria aperta, correre, saltare staccionate ... i suoi parenti la definivano un HALF-EDUCATED TOM-BOY( ragazzaccio educato per metà !)



Una giovanissima Louisa



Ma anche questa sistemazione fu temporanea, dopo tre anni dovettero vendere l'edificio, piuttosto cadente, che necessitava di opere di recupero conservativo ( l'acquistò Nathaniel Hawthorne !) e Luisa cominciò con il vendere i propri 'lavori' per ricavare quel poco denaro che poteva servire per 'sbarcare il lunario' ( Keep the wolf from the door): il primo fu una poesia dal titolo Sunlight, publicata sul Peterson's Magazine nell'autunno del 1851 sotto lo pseudonimo di Flora Fairfield, poi fu la volta di un racconto, The Rival Painters. A tale of Rome, la cui vendita le fruttò 5 $, pubblicato l'8 maggio del 1852, questa volta da Louisa May Alcott, la quale, sempre durante il medesimo anno, si adoperò per scrivere e pubblicare le proprie storie, cominciando con il guadagnare molto danaro, talvolta 50 dollari per racconto, poiché vendeva ad editori più famosi e perciò più facoltosi; l'editore Gorge Briggs pagò più di 30 $ (circa 700 odierni) per un volume di fiabe e poesie per bambini che avrebbe dovuto apparire sul mercato per quel Natale, dal titoloFlowers Fable.


La vigilia di Natale nel 1854, prima di far scivolare il suo primo libro pubblicato nella calza della madre, Louisa scrisse sul frontespizio, "Nella tua calza di Natale ho posto il mio 'primogenito'.".


A ventidue anni, l'età giusta per il matrimonio e per avere figli, Luisa chiese ad Abigail di accettare la sua raccolta di fiabe, Flower Fables, "con tutti i suoi difetti",  perché "le nonne sono sempre gentili".
Per "il mio primo 'mecenate', critico delicato, [e] più caro lettore," Louisa continuò "Qualunque sia la bellezza o la poesia che si trova nel mio piccolo libro è dovuta al vostro interesse e all'incoraggiamento per tutto il mio impegno dall'inizio alla fine, e se mai farò qualcosa di cui essere orgogliosa, la mia più grande felicità sarà che io possa ringraziarvi per questo, come faccio per tutto il bene che c'è in me, e sarò lieta di scrivere, se ciò vi dà piacere.8 

Louisa insegnava, faceva la domestica e scriveva senza tregua, ma si stavano preparando anni duri per lei, avrebbe perso per sempre la sua Lizzie il cui debole cuore, provato da una febbre reumatica lasciata come strascico dalla scarlattina contratta due anni prima, smise di battere il 14 marzo del 1858 ed Anna, 'Nan', quello stesso anno avrebbe conosciuto John Pratt, l'uomo che sarebbe divenuto due anni dopo suo marito e che l'avrebbe definitivamente portata via dalla famiglia Alcott ( Louisa detestava il matrimonio e lo vedeva come ulteriore motivo di disgregazione della sua famiglia originaria, ancor più se non si trattava di un matrimonio d'amore ), ma a rendere tutto meno amaro l'acquisto sempre nel 1858 di Orchard House, la definitiva residenza degli Alcott, ( pensate che in 40 anni di matrimonio avevano cambiato dimora per più di trenta volte! ) le avrebbe concesso quel po' di serenità di cui tanto, da tempo, abbisognava.



Amy May seduta di fronte ad Orchard House



Poi, per quattro lunghi anni, con il 12 aprile del 1861, i tersi cieli del continente americano si oscurarono, le verdi praterie e gli sconfinati pascoli che avevano accolto gli emigranti dal vecchio mondo promettendo loro una nuova vita divennero campi di battaglia e s'insanguinarono della Guerra di Secessione durante la quale Luisa si adoperò per prestare il proprio servizio quale infermiera volontaria per la UNION ARMY e le lettere che ella inviava a casa delle famiglie dei feriti furono pubblicate nel 1863 in Hospital Sketches, ma fu il 1864, finalmente, l'anno fatidico del suo primo romanzo, dal titolo Moods.

Louisa, emotivamente consapevole della contrastata ambizione della madre ( N.d.A.: quella di scrivere e pubblicare ella stessa un libro ), dedicò Moods ad Abigail. Per quel Natale, giusto un decennio dopo averle donato Flower Fables, diede ad Abigail una copia in anticipo del suo romanzo 'adulto' con una annotazione:


Louisa nel 1862



"Sono felice, molto felice questa sera, poiché i miei cinque anni di lavoro sono giunti a compimento, e se avrò successo o no sarò comunque più ricca e migliore per questo, perché il lavoro, l'amore, la delusione, la speranza e lo scopo che ha per me rappresentato sono un'esperienza utile che non dimenticherò. Ora se ci concede di fare qualche soldo e di aprirci così qualche strada in più sarò soddisfatta, e in qualche misura ripagata per la simpatia, l'aiuto e l'amore che hanno fatto tanto per me in questi anni così duri. Spero che il Successo mi addolcisca e faccia di me ciò che cui ambisco essere più che una grande scrittrice, - una buona figlia." 9

Erano trascorsi 35 anni da che scrisse e dedicò la poesia TO MOTHER con cui cominciai questo mio scritto ( Spero che presto, cara mamma / Tu ed io potremo essere / Nella stanza tranquilla della mia fantasia / che spesso ho preparato per te --- / La piacevole, camera assolata, / La poltroncina imbottita, / Il libro pronto per la vostra lettura, / il vaso colmo di bei fiori, / La scrivania accanto alla finestra / Dove il sole splende caldo e giusto: / E lì in pace e tranquillità / Il libro promesso scrivi: / Mentre mi siedo accanto a te, / Soddisfatta finalmente di vedere / Che puoi riposare, cara mamma, / E posso custodirti.) ... ed ora ella pensava: 

"Il sogno si è avverato, e durante gli ultimi dieci anni della sua vita Marmee sedette tranquilla, vedendo ogni suo desiderio gratificato, persino quello dello stare 'avvinte', visto che si è spenta tra le mie braccia.".10

Perdonatemi se mi sono dilungata molto, ma credetemi, non è stato semplice esporvi le cose più rilevanti e degne di nota occorse in più di vent'anni in un racconto; spero almeno di avere catturato la vostra attenzione ed il vostro interesse con un argomento quanto meno gradevole in una narrazione scorrevole ed accattivante.

E giunto, ahimè, il momento dei saluti, vi abbraccio, come sempre, ringraziandovi affettuosamente per le gratificazioni che, da questo mio Blog, grazie a voi, stanno arricchendo gioiosamente le mie giornate. 

A presto 













Bibliografia: 

Eve Laplante, Marmee & Louisa: The Untold Story of Louisa May Alcott and Her Mother,  Simon & Schuster, NY, 2013

E' questo un testo che quasi mi ha rattristato concludere, leggere le ultime righe e chiuderne la copertina è stato come chiudere un mondo che mi si era aperto, talmente coinvolgente ne è stata la lettura, coinvolgente al punto da sentirmi parte del narrato !
Ve lo consiglio con tutto il cuore, scritto da una bisnipote di Louisa May Alcott attingendo ad autentiche fonti storiche private è un testo che vi porta a vivere in casa Alcott, credetemi !



Citazioni: 

1 - Eve Laplante, Marmee & Louisa: The Untold Story of Louisa May Alcott and Her Mother,  Simon & Schuster, NY, 2013, pag. 110;

2 - Ibidem., pag. 111;

3 - Ibid., pag. 263;

4 - Ibid., pag. 79;

5 - Ibid., pag. 85;

6 - Ibid., pag. 97;

7 - Ibid., pag. 107;

8 - Ibid., pag. 174;

9 - Ibid., pag. 215;

10 - Ibid., pag. 259.











"DEAR LOUIE ... In my imagination I thought you might be such an industrious good daughter and that I might be a sick but loving mother, looking for my daughter's labors for my daily bread, take care of it for my sake and your own, because you and I have always liked to be grouped together."

March 12, 1843 -






- picture 1




TO MOTHER

I hope that soon, dear mother
You and I may be
In the quiet room my fancy
Has so often made for thee ---

The pleasant, sunny chamber,
The cushioned easy-chair,
The book laid for your reading,
the vase of flower fair,

The desk beside the window
Where the sun shines warm and right:
And there in peace and quiet
The promised book you write:

While I seat close beside you,
Content at last to see
That you can rest, dear mother,
And I can cherish thee. 2 





Louisa May was born in a family that today we might call 'open minded', being, at the eve of the Civil War, his father Bronson proponent of an innovative, if not almost revolutionary way of teaching, the Socratic one, who experimented in family even before that in their schools, and exponent of the philosophical movement of Transcendentalism and her mother, Abigail, also a teacher, but mother full-time since in  .... was born her first daughter, Anna, a year and a half approximately older than Louisa, both active abolitionists and partakers, together with the brother of Abigail, the Rev.Samuel Joseph, often present at meetings against slavery: America was in turmoil, and many, truly many people, felt no longer to tolerate the mistreatment of slaves and indeed, they sometimes also held meeting in private and in secret at their home, holding the Declaration of Independence adopted on July 4th, 1776 by George Washington which, especially in the first part, relating to human rights, making its references to illuministic and giusnaturalistic principles that circulated in France and in England, come to legitimize the revolution.




- picture 2 - A philosopher is "a man up in a balloon" Louisa once said, "with his family and friends holding the ropes, trying to haul him down." 3




In this time and in this climate was born and raised Louisa May Alcott, whose extraordinary and precocious intellectual vitality was cause for anxiety for both her parents; she had not yet turned three when, slipping into a pond, unable to swim, almost lost her life, when a child of color who saw what happened rescued her: Abigail, in fact, claimed that her daughter Louisa, so much like her for temperament and attitudes, had become an abolitionist since then !

Very much I would have to write the Alcott family which I have already dealt with in a post that I consider merely introductory, and I think to do it in several stages, in the hope you would please, but in particular I want here today to talk about 'Marmee and Louisa', about them and the special bond that linked them, certainly encouraged by the long absence of Bronson who, pursuing his idealistic dreams and his thirst for knowledge, often undertook study tours leaving Abigail in economic difficulties taking care of their little creatures and thinking about how and with what money to feed them, to warm them, to dress them up.




- picture 3 on the left - Louisa turned three on November 29. At ten that morning Abigail brought the birthday girl to her father's school. His students crowned him and Louisa with laurels, in celebration of their shared birthday. [...] When it was time for treats, Abigail asked louisa to hand out little frosted fruitcakes she had made. Louisa gave each child a cake until only one remained on the plate.There was still one pupil to serve beside herself. "I saw that if I gave away the last one, I should have none." Louisa recalled. "As I was queen of the revel, I felt that I ought to have it, and held on to it tightly, till my mother said, 'It is always better to give away than to keep the nice things.' The three-year-old hesitated. "I know my Louie will not the little friend go without,"Abigail prompted, reaching down to kiss her. "The little friend received the plummy cake," Louisa said, "and I a kiss and my first lesson in the sweetness of self-denial, a lesson that my dear mother beautifully illustrated all her long and noble life."


Soon Anna and Louisa, just at the age of 10, were educated to help her mother with the houseworks and to keep a journal in which to write down the problems they incurred ... actually this is a highly effective method of education to make the hardships of their lives less painful and to fully understand the priority of good feelings over the futility of material things ( Marmee established the Post Office: she put on the doorstep of the house a basket in which each of her little girls would have to write each others a letter if there was something wrong; the basket was placed on the table after dinner and then the letters were opened so that everything was cleared without any discussion ) and also learned to sew;

"Needlework," Louisa remembered, "began early," often accompanied by literature. "every day we sewed while mother read to us, [ Sir Walter ] Scott, [ Maria ] Edgeworth, Harriet [ Martineau ], [ Frederika ] Bremer, or any good story she found, also books on health, history & biography.""This training" made us independent, not ashamed of work & accomplished in the domestic arts without which every women are very helpless. The books so read are remembered with peculiar interest. 5 

Abigail was often forced to rely on financial support from friends and relatives, mainly from the Mays, which often housed for some time Anna and Louisa, because idealism didn't pay and didn't stop hunger even then and only in mature age Bronson, we read in the pages of his diary, would realized the sacrifices he had asked his family for and he would feel profound humiliation of it ... the thing is that every time he was back home for a few days, for Abigail was preparing a new pregnancy.

The sensitivity and receptivity of Louisa's delicate soul Louisa took her to live with anxiety every little concern and anguish of Marmee, to do everything possible to alleviate them and to follow every advise that could make her a perfect daughter that made her mother proud and to be able, at least, to give her some of that joy that her marriage increasingly lacked of;


- picture 4 on the right - Abigail, conscious of Louisa's quick mind and deep thoughts and the brevity of her formal education, encouraged her daughter to write. [...] "Do write a little each day, dear, if but a line, to show me how bravely you begin the battle, how patiently you wait for the rewards, sure to come when the victory is nobly won." 6 

"DEAR DAUGHTER ... I give you the pencil-case I promised, for I have observed that you are fond of writing, and wish to encourage the habit. Go on trying, dear, and each day it will be easier to be and do good." ( Author's note: November 29th, 1842 ) 

And it will be just 'the writing art' the precious weapon with which Louisa will provide daily bread to her family, with her now composed of five people, Marmeee, her  older sister Anna, 'Nan' and the little sisters Elizabeth and Abby May ... ah, I forgot the faithful Anna.

After an experiment of a 'naturalistic kind' that saw him create a community 'closed' in the model of Rousseau whose members had to be self-sufficient in everything, which of course was reason for feeling further regrets, disappointments and unhappiness for the Alcott family because obviously it failed (it was an utopian project that couldn't beadapted to the have evolved socially nineteenth century's ways of life) and as a result the girls saw  increasing their detachment from their father because it caused hardships and troubles for the poor Marmee that always conformed to the wishes of her husband without putting up any resistance.




- picture 5




They then moved in a few rooms rented for $ 5 a month with the use of the kitchen by a neighboring family, Abba (as Abigail was known by her family of origin) was sewing for the neighbors and the girls took care of the larger home, but when the money that once more uncle Sam- Joseph gave them finished,  they were obliged to think of new transfers and that was how, inherited some of the money intended for Abigail by her father, they bought an independent building with some land near Concord, Hillside,




- picture 6




on the back of which Louie gave birth to a 'boarding school': she had at the time little more than thirteen years and in the meanwhile began to write The Inheritance, her first novel, which will be concluded at the age of eighteen, when her bond with her mother will havead become increasingly symbiotic and of mutual dependence.




- picture 7 - Marmee reading in the study




As Marmee Louisa loved to throw herself in the books rather than seek the company of other girls that she felt so different from her . .. she grew up with her thick, long dark hair that left free, had an idol in Charlotte Brontee and her unconventionality, loved outdoors life, running, jumping fences ... her relatives called her an HALF-EDUCATED TOM-BOY !




- picture 8 - Luisa as a young girl




But even this arrangement was temporary, after three years they had to sell the building, rather dilapidated, which required to be restored (Nathaniel Hawthorne bought it!) and Luisa began by selling their 'works' to get what little money that could be used to 'Keep the wolf from the door': the first was a poem titled Sunlight, published on Peterson's Magazine in the fall of 1851 under the pseudonym of Flora Fairfield, then it was the turn of a story, The Rival Painters. A tale of Rome, whose sale earned her $ 5, published on May 8th, 1852, written this time by Louisa May Alcott, who, always during the same year, took steps to write and publish her own stories, beginning with the earn much money, sometimes $ 50 per story, since sold to publishers more popular and therefore more wealthy; the publisher George Briggs paid more than $ 30 (around 700 today) for a volume of fairy tales and poems for children which should have appeared on the market for that Christmas, titled Flowers Fable.


On Christmas Eve in 1854, before slipping her first published book into her mother's stocking, Louisa wrote on the title page, "Into your Christmas stocking I have put my 'firstborn'.". 




- picture 9




At age twenty-two, old enough for marriage and babies, Luisa asked Abigail to accept her compilation of fairy tales, Flower Fables, "with all its faults" because "grandmothers are always kind".
To "my earliest patron, gentlest critic, [ and ] dearest reader," Louisa continued " Whatever beauty or poetry is to be found in my little book is owing to your interest and encouragement of all my effort from the first to the last, and if ever I do anything to be proud of, my greatest happiness will be that I can thank you for that, as I may do for all the good there is in me, and I shall be content to write it if gives you pleasure. 8 

Louisa taught, did houseworks and wrote incessantly, but they were preparing hard years for her, she would have lost her beloved Lizzie whose weak heart, tested by rheumatic fever  left from scarlet fever contracted two years earlier, stopped beating on March 14th, 1858, and Anna, 'Nan', the same year met John Pratt, the man who would become her husband, and two years later would have taken her away from the Alcott family (Louisa hated marriage and saw it as a further and useless reason for the disintegration of the family of origin, even more if it wasn' driven by love), but to make things less bitter it came the purchase in 1858 of Orchard House, the final Alcotts' residence, (you have to know that in 40 years of marriage they had changed their residence for more than 30 times!) which would have given her that little bit of serenity that so much, for so long, she needed.




- picture 10 - Amy May sat in front of Orchard House




Then, for four long years, with April 12th,1861, the cloudless skies of the Americas became dark, the green meadows and the endless pastures that had welcomed the immigrants from the old world promising them a new life became bloodied battlefields bloodied because of the Civil War during which Luisa worked to render her services as a volunteer nurse for the UNION ARMY and the letters that she sent home to the families of the wounded were published in 1863 in Hospital Sketches, but it was 1864, finally, the fateful year of her first novel, titled Moods.


Louisa, poignantly aware of her mother thwarted ambition (Author's note: that of writing and publishing a book she herself ), dedicated Moods to Abigail. For Christmas that year, a full decade after making a gift of  Flower Fables, she gave Abigail an early copy of her adult novel inscribed with a note:




- picture 11 - Louisa in 1862




"I'm happy, very happy tonight, for my five years work is done, and whether it succeed or not I shall be the richer and better for it because the labour, love, disappointment, hope and purpose that have gone into it are a useful experience that I shall not forget. Now it it makes a little money and opens the way for more I shall be satisfied, and you in some measure repaid for the sympathy, help and love that have done so much for me in these hard years. I hope Success will sweeten me and make me what I long to become more than a great writer - a good daughter. 9

Thirty-five years before she wrote and dedicated to Abigail the poem TO MOTHER with which I began my writing ... and now she thought:

"The dream came true, and for the last ten years of her life Marmee sat in peace, with every wish granted, even to the 'grouping togeteher' , for she died in my arms.".10

Forgive me if I have talk at lenght quite a lot, but believe me, it was not easy to expose things more relevant and worthy of note occurred in more than two decades; I hope at least to have caught your attention and your interest with an enjoyable topic written in a smooth and appealing narrative.

And it has come, alas, the time to say goodbye, I embrace you, as usual, and I thank you warmly for the gratification that, by this blog of mine, thanks to you, is getting richly joyful my days.

See you soon 














Bibliography: 


Eve Laplante, Marmee & Louisa: The Untold Story of Louisa May Alcott and Her Mother,  Simon & Schuster, NY, 2013

This is a text that almost saddened me to finish reading, reading its last lines and close its cover was as close a world that like a window was opened to me, such engaging it was reading it, engaging to the point of feeling part of the narration!
I recommend it wholeheartedly, written by a great-grandson of Louisa May Alcott, by drawing on authentic historical private sources, it's a text that takes you to live in the Alcott's family, believe me !


Quotations: 

1 - Eve Laplante, Marmee & Louisa: The Untold Story of Louisa May Alcott and Her Mother,  Simon & Schuster, NY, 2013, page 110;

2 - Ibidem., page 111;

3 - Ibid., page 263;

4 - Ibid., page 79;

5 - Ibid., page 85;

6 - Ibid., page 97;

7 - Ibid., page 107;

8 - Ibid., page 174;

9 - Ibid., page 215;

10 - Ibid., page 259.







This post is joying the link-up party at 







Victorian's oddish inventions.

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Correva l'anno 1892 ...





quando, un anonimo inventore americano del New Jersey, traendo ispirazione dal successo della strada ferrata che stava attraversando per intero il continente americano rendendo raggiungibili in tempi ben più brevi e con maggior sicurezza rispetto alle diligenze luoghi anche molto lontani tra loro, inventò una ferrovia a pedali, The Bicycle Ralway: egli montò il suo singolo binario sulla sua staccionata in legno e vi pose sopra una bicicletta rovesciata - con le ruote sopra al manubrio - .... ma ci pensate, che idea rivoluzionaria per chi aveva un ampio ranch da percorrere a piedi per spostarsi da un lato all'altro della proprietà !
Non c'era alcun pericolo di caduta e non era necessario l'utilizzo di alcuno sterzo, il che significava che i pendolari potevano spostarsi godendosi il paesaggio, tenendo in conto anche una buona dose di esercizio fisico, ... sì, perché il successo fu tale che le strade vennero fiancheggiate da staccionate con rotaia, proprio come questa disegnata qui sopra.
Anche se era in corso il progetto di raddoppiare la pista per il tragitto di andata a ritorno dalla campagna verso le grandi città - e anche di fornire ad intervalli punti di ristoro che offrivano rifornimenti dei veicoli - la stazione di biciclette chiuse solo cinque anni dopo la sua apertura.
Studi simili sono stati condotti in Inghilterra presso Blackpool, Norfolk, Great Yarmouth, ma dalla fine del secolo scorso questa insolita modalità di trasporto non è stata più utilizzata e non ne rimane più alcuna traccia.




Spesso mi sento domandare perché ami così tanto questa epoca, più di ogni altra appartenente al passato ... beh, ne sono sempre più affascinata, lo sono dalla vivacità e dall'intraprendenza delle persone che la vissero, dagli abiti e dagli arredi che erano usi al tempo, sento mi appartenga molto anche da un punto di vista etico, sicuramente più di quella odierna, ma andiamo avanti, voglio presentarvi altre rivoluzionarie invenzioni che, anche se bizzarre, spalancarono le porte al progresso.



~⚜~



Per esempio, l'avreste mai detto che proprio al''epoca vittoriana risale il primo robot della storia ?
Fu chiamato The steam-powered man, l'uomo a vapore, e fu inventato intorno al 1893 da un professore canadese di nome George Moore il quale sognava che un giorno tutte le attività avrebbero potuto essere svolte da robot: era fatto di acciaio e stagno ed alimentato completamente a vapore, era alto più di sei piedi ed era così forte tanto da poter tirare un carro pieno di pendolari attraverso le strade della città fino a raggiungere una velocità di cinque miglia orarie; il tronco dall'aspetto quasi umano di questa sorta di locomotiva a vapore, che sembrava un cavaliere in armatura, conteneva il forno, la caldaia ed il motore, mentre gli arti inferiori erano dotati dei meccanismi per camminare. Non si sa che cosa di lui ne sia più stato ...



~~



Sembrerebbe un paio di paraocchi quelli legati alla museruola del cavallo fotografato qui sopra, e invece no, si tratta di una serie di occhiali con lenti bifocali per cavalli, che avrebbero dovuto favorire il cavallo nella visione degli oggetti da lontano rendendoglieli più prossimi; Mr.Dolland, della ditta The Opticians Dolland & Aitchison, che con orgoglio li sta mostrando al fotografo, ne fu l'inventore.


~~



Ed ecco un'invenzione utilissima che molte navi vittoriane avrebbero dovuto recare a bordo, The Witby Lifebuoy, il salvagente munito di bandierine e di fiaccole che prese il nome dal suo inventore che lo ideò nel 1885, utilissima, sì, ma credo non dovutamente presa in considerazione almeno quanto avrebbe  meritato ...



~~




Sul finire degli anni '80 fecero la loro comparsa gli estintori a mano da tenere in casa per spegnere piccoli incendi: si trattava di graziose ampolle poco più grandi di un uovo costruite in vetro sottilissimo colmate con tetracloruro di carbonio e vendute in serie; leggerissime potevano essere usate anche da un fanciullo all'occorrenza, ma col tempo si scoprì che il liquido usato era sì efficace per estinguere il principio d'incendio ma era dannoso per la salute, gli stessi vapori che potevano esalare dai bordi del tappo, se inalati, potevano procurare problemi respiratori danneggiando polmoni, fegato e reni, e fu perciò preferito l'utilizzo in sua vece di acqua e sale.





~~




Ed ecco un altro veicolo a pedali, chiamato The Road and River Cycle: si trattava di ciclo fornito di due larghe ruote posteriori introdotto in America, dove frequentemente ci si imbatte in corsi d'acqua da dover attraversare, per viaggiare sia su strade sia su fiumi utilizzando un solo veicolo ed eliminando così il disagio di dover viaggiare per miglia attorno specchi d'acqua.



~~




Oggi ci stupirebbe non poco incontrare per strada persone fornite di un siffatto parasole, ma pensate all'utilità che poteva avere quando fu inventato nel 1885 per rendere più agevole i combattimenti dei soldati britannici nel deserto sudanese e quanto questi ne abbiano sicuramente tratto giovamento per migliorare la propria visuale sotto il sole accecante proprio di quei luoghi ... esso fu concepito dalle donne della National Aid Association, che hanno cercato di rendere un po' più agevole la vita ai propri soldati;
il disegno dell'invenzione mostra un uomo con una specie di ombrellone in carta e bambù, portato come fosse uno zaino praticamente senza alcun peso e che consente di conservare libere le mani per trasportare un blocco note ed una penna.




~~





E concludo questa breve carrellata di curiose invenzioni presentandovi infine The Aerodrome, l'aerodromo, inventato anch'esso nell'anno 1893 dal professor Samuel Pierpont Langley; purtroppo si schiantò poco dopo il decollo durante il suo primo volo, ma aprì la strada agli studi condotti successivamente dai fratelli Wright per creare le loro 'macchine volanti'.


Queste e tante, tantissime altre invenzioni del tempo, schemi di centinaia di invenzioni a lungo dimenticati sono pubblicati nell'affascinante libro di Mrs Caroline Rochford, 'Great Victorian Inventions: Novel Contrivances & Industrial Revolutions', nato praticamente per caso, quando ella, nell'intento di aiutare il marito Michael in una serie di ricerche per l'azienda di genealogia che egli conduce s'imbattè in una collezione di riviste rare datate dal 1880 alla fine del secolo; 

'Il plico raccoglieva una vasta serie di articoli sulla vita quotidiana dell'epoca vittoriana, e non appena vidi le illustrazioni delle 'ultime invenzioni del giorno', ne fui conquistata ... Mi piacque molto il loro fascino e l'arguzia con cui furono create, così come la diversità della tecnologia che le caratterizzava.'1

Ovviamente non tutte le invenzioni che sono presenti nel suo libro furono concepite da inventori e collaudate, molte erano frutto di intuizioni di dilettanti del tempo.
Ed al fine concludo davvero menzionando l'innovazione da cui ella fu maggiormente colpita, la prima che vide quando aprì il plico: la Office Chair Railway, una sedia da ufficio che si muoveva su dei piccoli binari, viaggiando dalla scrivania ai vari scaffali che potevano essere raggiunti senza alcuna fatica: oggi abbiamo risolto il problema aggiungendo quattro rotelle sotto le gambe delle sedie da ufficio, ma volete mettere il fascino e l'agevolezza di una siffatta poltrona !


Ringraziandovi con il cuore per avermi seguita fin qui, in questo viaggio un po' bizzarro, ma spero altrettanto divertente, mi congedo augurandovi ogni bene e dandovi appuntamento al prossimo viaggio nel tempo trascorso.


A presto 











Fonti bibliografiche:



Caroline Rochford, Great Victorian Inventions: Novel Contrivances and Industrial Revolutions, Amberley Publishing, 2014






Citazioni:












It was the year 1892 ...




- picture 1




when an anonymous inventor from New Jersey, drawing inspiration from the success of the railways that were crossing  the entire  American continent, invented The Bicycle Ralway: he mounted his single track on his wooden fence and placed on it a bicycle upside down -placing the wheels on the handlebar - .... but can you think about it, what a revolutionary idea for those who had a large ranch to go through to get from one side to the other of his property!
There was no danger of falling, and it wasn't necessary to use any steering, which meant that commuters could move enjoying the landscape, taking into account also a good dose of exercise, ... yes, because its success was so much that the streets were lined with rail fences, just like in the drawing above.
Although the project to double the track for the way to go and to return to the big city was underway - and also to provide at intervals to supplies of vehicles - the bike station closed just five years after it opened.
Similar studies were conducted in England at Blackpool, Norfolk, Great Yarmouth, but by the end of the last century this unusual way of transport was no longer used and of it there's no trace anymore.


I am often asked why I love so much this period of the past, more than any others ... well, I'm increasingly fascinated by it, by the liveliness and the initiative of the people who lived it, from the clothes and the furnishings that were use at the time, I feel I belong to it even by an ethical point of view much more than to our contemporaneity, but let's go forward, I want to introduce you to other revolutionary inventions that even if bizarre, opened the doors to the progress.



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- picture 2





For example, did you know that it  belongs just to the Victorian age the first robot in history?
It was called The Steam-Powered Man and was invented in 1893 by a Canadian professor named George Moore who dreamed that one day all the activities could be performed by robots: it was made of steel and tin and powered entirely by steam, it was more than six feet tall and was strong enough to pull a wagon full of commuters through the streets of a big city until  reaching the speed of five miles an hour; its trunk, with an almost human look, of this kind of steam locomotive, which seemed a knight in armor, contained the furnace, the boiler and the engine, while the legs were equipped with mechanisms for walking. We don't know what happened to it ...




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- picture 3




It would seem a pair of blinders those related to the muzzle of the horse photographed above, but it isn't, it is a pair of glasses for horses with bifocal lenses, which had to let the horse see objects even far, as if they would be closer; Mr.Dolland from  The Opticians Dolland & Aitchison Company, who is proudly showing them to the photographer, was the inventor.




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- picture 4




And here's an invention useful that many Victorian ships would have to bear on board, The Witby Lifebuoy, a life jacket equipped with flags and torches that took its name from its inventor who created it in 1885; it was far too useful, yes, but in my opinion it wasn't taken into the duly account, at least as much as it deserved ...




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- picture 5




In the late 80's made their appearance the Hand Fire Extinguishers to keep at home to put out small fires: they were pretty ampoules a little bigger than an egg made of thin glass filled with carbon tetrachloride and sold in series; very light they could also be used by a child, if necessary, but over time it was discovered that the liquid used was effective to extinguish the small fire but it was harmful to health, the vapors that could exhale from the edges of the cap, if inhaled, could provide breathing problems and damage the lungs, liver and kidneys, and was therefore preferred to filled them with water and salt.




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- picture 6




And here's another pedal vehicle, called The Road and River Cycle: it was equipped with two large rear wheels and was introduced in America, where often you come across streams to go through, to travel both on roads and on rivers using only one vehicle eliminating the inconvenience of having to travel for miles around ponds.




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- picture 7




Today we could get surprised meeting people on the street provided by such a sunshade, but think about what utility it could have when it was invented in 1885 in order to facilitate the fighting of the British soldiers in the Sudanese desert and how them will surely have benefited to improve their view under the blinding sun shining in those places ... it was conceived by the women of the National Aid Association, who tried to make a little 'easier' their soldiers' life.
the design of the invention shows a man with a kind of umbrella made of paper and bamboo, brought like a backpack with almost no weight and that allows him to keep his hands free to carry a notepad and a pen.




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- picture 8




I'm concluding this brief overview of curious inventions presenting finally The Aerodrome, also invented in the year 1893, by Professor Samuel Pierpont Langley; unfortunately he crashed shortly after taking off during its first flight, but opened the way to the studies conducted subsequently by the Wright brothers who will create their 'flying machines'.


These and many, many other inventions of the time, patterns of hundreds of long-forgotten inventions are published in the fascinating book by Mrs Caroline Rochford, 'Great Victorian Inventions: Novel Contrivances & Industrial Revolutions', born almost by accident, when she, in  the intent to help her husband Michael in a series of research for the the genealogy company he manages, came across a collection of rare magazines dating from 1880 to the end of the century: 

'The volume was packed with articles about everyday life in Victorian times, and as soon as I saw the illustrations of the latest inventions of the day, I was hooked.
'I loved their charm and quaintness, as well as the diversity of technology'1

Obviously not all the inventions that are present in her book were designed and tested by the inventors, many were the result of insights of amateurs of the time.
And to really conclude I'm going to mentioning the innovation from which she was most affected, the first she saw when she opened the volume: The Office Chair Railway, an office chair that could moved on small tracks, travelling from the desk to the various shelves that could be achieved without any effort: today we have solved the problem by adding four wheels under the legs of our office chairs, but do you imagine the charm and the ease of such a chair !


Thanking you with my all my heart for having followed me till here in this journey a bit weird, but I hope just as much fun, I take my leave of you wishing you all the best and giving you appointment to the next trip to the elapsed time.


See you soon 

















Bibliographic sources:



Caroline Rochford, Great Victorian Inventions: Novel Contrivances and Industrial Revolutions, Amberley Publishing, 2014





Quotations:



The eventful life of Princess Louise, Queen Victoria's rebellious daughter.

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Fotografia colorata di Princess Louise risalente ai primi anni '80 by The Society Photographer Alexander Bassano




~INCANTEVOLE, MA INCOMPRESA ~

Soprannominata "la nouvelle" dai suoi fratelli, Princess Louise, sestogenita e quarta femmina nata dalla real coppia britannica, ovvero dalla felice unione della Regina Victoria con il Principe Albert, Louise Caroline Alberta venne alla luce il 18 marzo del 1848, un anno particolarmente incandescente in cui ribellioni e moti rivoluzionari infervoravano l'intera Europa; considerata alla sua nascita la bellezza della famiglia, 



Franz Xaver Winterhalter,1849 - A painting showing four of Queen Victoria's children. From left, Princess Alice, Princess Victoria, Princess Louise and Princess Helena





 Miniatura by William Charles Ross (1794 – 1860), 1850




dotata di intelligenza vivace e di talento artistico, fu messa in ombra dalla nascita dei fratelli minori, soprattutto dall'ultima nata, Beatrice, 'Little Bee'per la quale la regina mostrava una vera e propria predilezione. 



The Royal Family




Forse perché entrambi artisti, sia Victoria che Albert non vedevano l'inclinazione per le arti figurative che Louise, già durante le primissime lezioni, ricevute a partire dall'età di tre anni, palesava e che il royal tutor, Edmund Corbald non mancava di far notare; la sua crescente, marcata emotività la rendeva talvolta impacciata e Victoria cominciò a convincersi che la piccola fosse affetta da un qualche ritardo mentale e di questo rimase persuasa fino a che non la vide adulta, abile e talentuosa artista.
Sta di fatto che durate la sua infanzia Louise soffrì di questo disamore da parte della madre che spesso la lasciava in disparte rispetto agli altri royal children apostrofandola come'Poor Louise'e crebbe consapevole di non essere del tutto normale come gli altri suoi fratelli.



Miniatura by William Charles Ross, (1794 – 1860), 1851





Helena Augusta Victoria and Louise Caroline Alberta, autore sconosciuto





Helena Augusta Victoria e Louise Caroline Alberta in 1858 (autore sconosciuto)




La morte improvvisa e prematura dell'amato padre, il Principe Albert, occorsa il 14 dicembre del 1861, rappresentò per tutti - ma soprattutto per la nostra piccola che, avendo solamente tredici anni, si trovava in periodo molto delicato della sua vita, non più bambina,



Princess Louise immortalata nell'autunno del 1861 dal pittore John Jabez Edwin Mayall




non ancora adolescente - un vero trauma: tutti i royal children erano molto affezionati al padre forse anche perché, più lontano dalle tensioni e dalle responsabilità che turbavano la regina rendendola spesso scontrosa e fredda, egli era colui che era emotivamente più vicino ai figli e che concedeva loro più tempo, attenzioni ed affetto.



Princess Louise and Princess Helena vestite a lutto per il Natale del 1861



Victoria, ignara che i suoi piccoli potessero essere turbati e soffrire non meno di lei, anzi, assolutizzava il suo dolore, lo mostrava e lo viveva come esclusivo, il lutto era solo suo, palesava scarsa pazienza e disponibilità nei confronti dei figli, dai quali, invece, avrebbe potuto trarre il dovuto conforto data la perdita che li accomunava ( solo la sua Little Bee la risollevava dal suo dolore, ella la avvolgeva nella vestaglia del defunto marito e la poneva a dormire accanto a sé la sera ).


Princess Louise, Ghémar Frères photography, October 1862,
 Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2014.




Il quattordicesimo compleanno rappresentò per Louise un lieto evento, la sua amabile cognata, la Principessa del Galles Alexandra, moglie del fratello maggiore Bertie, sposatosi poco dopo la scomparsa del padre, arrecando in tal guisa l'ennesimo dolore per la regina, era divenuta la sua migliore amica, confidente ed affezionata sostenitrice ed aveva così trovato, all'interno dell'entourage familiare, visto che nulla al di fuori le era concesso, una figura benevola e favorevole che la incoraggiava a perseguire la sua arte,  



Princess Louise, painting by Albert Gräfle (1809 - 1899), 1864,
 Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2014



la scultura, ed aveva sedici anni quando presentò quale dono per il compleanno della piccola Bee un busto che la ritraeva e che lasciò la regina letteralmente senza parole, appunto perché ignara del suo talento che stava continuando a coltivare:

Louise's bust of Baby is charming and so like. 1





~1866 - '67, GLI ANNI DEL MISTERO: la famiglia Locock ~

Colpita da una grave malattia che risultava quasi sempre fatale per chi aveva la disgrazia di contrarla, la meningite tubercolare, ma da cui riuscirà a rimettersi, senza riportare danno alcuno, all'età di diciotto anni venne accusata dalla madre di aver avuto una relazione amorosa da cui sarebbe nato un figlio da Walter Stirling, tutore del fratello Leopold, 



Siblings - Prince Leopold and Princess Louise, 1866



affetto da emofilia e perciò bisognoso di continue attenzioni, e di accattivarsi, in seguito, le simpatie del reverendo Duckworth che aveva assunto l'incarico al suo posto dopo che Stirling era stato allontanato dalla corte, per farsi maritare e nascondere così il misfatto. ( Dovete sapere che nell'Inghilterra vittoriana l'abbandono di un figlio oppure il darne alla luce uno illegittimo era per una donna non solo disdicevole, ma perseguibile legalmente e punibile con l'impiccagione )



Erano quelli gli anni 1866-67 e la moda, a quel tempo, consentiva con una certa facilità, tanto di enfatizzare quanto di occultare le forme del corpo femminile, bastava una mantella, uno scialle, una gonna dalla vita un po' più larga e tenuta nascosta per celare una gravidanza .. e comunque di ciò è impossibile trovare conferma nei memoirs della regina, trascritti e rielaborati da Beatrice secondo le indicazioni che dette la regina prima di lasciare questa sua vita.
Louise era abile nel cucire, si confezionava da sé gli abiti, in quel periodo non voleva che nessuno del personale di servizio l'aiutasse nel vestirsi e sul finire dell'anno 1866 presenziava scarsamente in pubblico ( prenderà parte solamente ad un ballo nell'autunno del 1866 in costume scozzese coperta generosamente da uno scialle in tartan ) e quando era obbligata a mostrarsi al suo popolo rimaneva seduta in carrozza; era inoltre molto malinconica come testimoniano due lettere che ella scrisse quell'estate ed nel dicembre seguente ad un'amica:

Era nel luglio 1866 ( quando avrebbe dovuto essere stata incinta di Henry ....) che Louise scrisse la lettera a Louisa Bowater in cui confessava di essere "a terra e triste". La lettera continuava:
'[Io] siedo nella mia stanza e piango. Non posso scrivere e dire perché, ci sono tante cose non dovrebbero essere come sono ... si aspettano che sia d'accordo con loro, ma non riesco a quando so che una cosa è sbagliata'.
Nel mese di dicembre scrisse nuovamente alla sua amica, 'Sono spesso triste, ma non voglio mai che gli altri lo vedano.'
Nell'autunno del 1867, Prince Arthur scrisse una lettera alla sorella. Doveva essere nei guai per aver citato un argomento tabù e ora scrive per spiegare: 'Per quanto riguarda il grande segreto, non sapevo che non potevo farne menzione a te, naturalmente non ne parlerei con chiunque altro.' 2

e dalle poche righe che ricevette un anno più tardi dalla sua amabile cognata Alix, Principessa del Galles ...

Il 1 dicembre 1867 Alix inviò a Louise un'affetuosa lettera da Sandringham, in cui scrisse:
'Mio povero piccolo cucciolo, temo non te la stia passando molto bene ultimamente'.
Se, come Henry avrebbe attestato più tardi, rimase con la madre principessa Louise all'inizio della sua vita, Alix avrebbe inviato la sua lettera proprio mentre Louise stava facendo i preparativi per separarsene. 3



Ed erano quelli gli anni in cui divenne importante per la vita di Louise il nome della famiglia Locock ...

Con il finire dell'anno 1867 Frederick, uno dei figli di Sir Charles Locock, 



Sir Charles Locock, 1862



ginecologo della regina, decide di maritarsi improvvisamente ed adotta un bimbo, che chiamerà Henry, il giorno dopo aver ricevuto la visita di Lady Stirling, madre del luogotenente Walter Stirling ( che del supposto bimbo illegittimo sarebbe stata la nonna ) e riscuote misteriosamente un sostanzioso vitalizio da parte della principessa Louise, somma che aumenterà cospicuamente nel 1911 di conseguenza alla sua morte, tanto da raggiungere la cifra di una vera fortuna, ovvero le £100,000
Tuttora, Nick Locock, nipote di Henry, custodisce un busto che ritrae un bimbo che poteva avere circa un anno nel 1867 fatto e donato in quei giorni dalla principessa Louise sul cui scrittoio, ancor oggi, possiamo trovare esposta la fotografia di un bimbo di cui non si conosce l'identità.

Secondo i Lococks, Louise continuò con il seguire e visitare Henry per tutta la sua infanzia: la principessa era nota infatti per adorare trascorrere l'estate nella sua casa di campagna di Dornden nel Kent ...e  secondo voi era davvero un caso che la casa accanto fosse di proprietà di Sir Charles Locock e che il piccolo Henry con i suoi genitori adottivi fossero ospiti abituali ?

Apro una breve parentesi per tornare ai giorni nostri, ed esattamente all'anno scorso, il 2014, quando Nick Locock ha portato in tribunale un caso giudiziario a tal proposito, poichè non essendo l'unico discendente di Henry cui fu detto che la sua madre naturale era la principessa Louise, ma era risaputo anche presso i suoi undici cugini, chiese l'esumazione del corpo dell'antenato per effettuare il prelievo di un campione di osso dallo scheletro in modo da poter fare effettuare l'esame del DNA e quindi confrontarlo con quello di uno dei facenti parte la casa reale, ma il permesso gli è stato negato, poiché essendo questi stato sepolto in suolo consacrato l'esumazione avrebbe rappresentato una violazione della sacralità di tale sepoltura.





SPOSA DELL'ARTE, MARCHESA DI LORNE E FINALMENTE LIBERA ~

Louise torna alla vita in discreta salute, riprendendo anche le sue abitudini protocollari, quando la regina finalmente, su sprone della scultrice di corte, Mary Thornycroft, acconsente che l'artista di famiglia frequenti una scuola pubblica per affinare le sue abilità, trattandosi della scuola d'arte fondata dal Principe Albert che avendo progettato e promosso la Great Exibition - la Grande Esposizione del 1851 ed essendo completamente responsabile dei proventi che da essa erano stati ricavati, decise di investirli per intero in opere che promuovessero la cultura ed il progresso sociale; si trattava della National Art Training Schooldove insegnava il famoso scultore Sir Joseph Edgard Boehm, di natali viennesi ma di origine ungherese, 


Biglietto da visita di Sir Joseph Edgard Boehm, 1860



ed era proprio questo che voleva la regina, che Louise diventasse sua alunna.
Dopo un periodo di studio in Inghilterra, egli ebbe un tale come espositore alla Great Exibition del 1862 che decise di dedicare più tempo a busti e alle piccole statue, soprattutto di tema equestre, si trasferì in Inghilterra nel 1862, e divenne suddito britannico tre anni dopo. Una colossale statua della regina Vittoria, scolpita su marmo per Windsor Castle (1869) ed il monumento del Duca di Kent in St.George Chapel furono le sue prime grandi opere, così completamente rispondenti al gusto dei suoi protettori reali che aumentò notevolmente e rapidamente la stima ed il favore che la Corte aveva per lui tanto che recano la sua firma anche una serie di monete fate appositamente coniare per celebrare il Royal Jubilee nel 1887.

E così fu, Louise non solo divenne alunna di Boehm, ma i due divennero partner, nel lavoro, ed, ahimè, anche nella vita ed essendo egli maritato, non appena Victoria fu assalita dal sospetto di tale relazione venne indotta a cercare quanto prima un marito per 'Loosy'la figlia che sempre più le creava problemi, non meno dell'erede al trono al quale, non a caso era così tanto simile per indole.


Sir Joseph Edgard Boehm e Princess Louise ritratti nel 1885 ca.



Ella non voleva essere allontanata dalla sua terra e perciò acconsentì a sposare una persona che non appartenesse a case regnanti europee, cosa che l'avrebbe indotta ad andare a risiedere nella patria della suocera; la regina non era del tutto contraria, in quel momento storico stabilire della alleanze ed indovinarle era un atto di estrema delicatezza giacché il conflitto Franco-prussiano che era in pieno svolgimento aveva del tutto alterato gli equilibri politici del vecchio continente.

Si fecero avanti l' VIII Duke of Argyll e sua moglie, appartenenti al clan dei Campbell, nelle Higlands, proponendo come sposo per la principessa il figlio John George, Marchese di Lorne; 



Victoria non fu del tutto contrariata e si preparò per celebrare, dopo 1515 anni, l'unione tra di una principessa di sangue reale ed un suddito, anche se nobile ( tanti infatti ne erano trascorsi da che Mary Tudor sposò il I Duke di Suffolk )


Foto ufficiale del fidanzamento della Principessa Louise con il Marchese di Lorne





A portrait of Princess Louise before her marriage.
Copyright 2012 - 2014 by the Cascapedia River Museum.






Il matrimonio tra Princess Louise Caroline Alberta e John George Edward Henry Douglas Sutherland Campbell ebbe luogo il 21 marzo 1871 nella St.George Chapel a Windsor Castle 



The Wedding of Princess Louise and the Marquess of Lorne, Prior Hall, c1878. 
Royal Collection Trust / © Her Majesty Queen Elizabeth II 2014




Princess Luise in abito da sposa





Princess Louise’s wedding veil, which she designed herself. 
Royal Collection Trust / © Her Majesty Queen Elizabeth II 2014




e la coppia cominciò la propria luna di miele a Claremont House, nel Surrey, un grazioso edificio in stile palladiano costruito nel 1774 il cui parco fu progettato da tra gli altri dal ben noto e prestigioso Capability Brown.


 Michel Charles Fichot (1817-1903), Visite à Claremont House



Questo matrimonio, più di convenienza che d'altro, con una uomo colto e simpatico ma che gradiva più la compagnia del sesso maschile che di quello femminile, diede la possibilità a Louise di conservare la propria libertà, di continuare a frequentare Boehm ( il quale morirà per un aneurisma proprio facendo l'amore con lei nel suo studio di Fulham, a Londra, il 12 dicembre del 1890, cosa che spaventò la principessa al punto che, da allora, si dice, non ebbe più amanti ) e di praticare i membri della confraternita artistica dei Pre-Raphaelites e dell'Art and Craft Movement, facenti parte dell'estetismo vittoriano londinese. 



Nel 1878 il Primo Ministro Britannico Disraeli scelse il Marchese di Lorne quale Nuovo Governatore Generale del Canada e Louise divenne Consorte di un Vicerè non appena questi fu immediatamente insignito dell'incarico dalla regina; il 25 novembre approdarono ad Halifax e Louise fu la prima a risiedere a Rideau Hall, la residenza reale ufficiale ad Ottawa.
I Canadesi serbano ancora oggi cari ricordi della bella principessa dal cuore gentile, sempre disponibile ed animata da estrema umiltà, che amava pattinare sui loro ghiacci e pescare salmoni nei loro fiumi ( [...] nell'autunno del 1879, una nave di ritorno a Liverpool dal Canada fu fornita con una partita di 'nove bellissimi salmoni' catturati dalla principessa Louise e inviati come regalo per la madre, i fratelli ed ogni membro della famiglia reale. ) 4

Si può dire che il matrimonio resse grazie alle frequenti separazioni poichè spesso Louise tornava in patria; nel 1892 entrambi fecero ritorno a Kensington Palace poichè egli ricevette la nomina di Constable di Windsor Castle nel 1892; dal 1895 sedette alla Camera dei Comuni quale deputato per il South Manchester ed 24 aprile 1900, alla morte del padre, divenne il IX°Duke of Argyll

Louise, divenuta Duchess of Argyll





Qui la vediamo magnificamente abbigliata il giorno dell'incoronazione di suo fratello quale re Edoardo VII il 9 agosto 1902


male sopportò la perdita del marito, avvenuta nel 1914, nonostante il loro fosse un matrimonio molto anticonvenzionale, e continuò a soggiornare nelle sue stanze a Kensington Palace dedicandosi ad opere di beneficenza e di promozione dei diritti femminili fino a che il 3 dicembre del 1939 si spense per complicazioni polmonari.



Una fotografia di Princess Louise mentre attraversa il Cascapedia River sul traghetto.
 Copyright 2012 - 2014 by the Cascapedia River Museum





Un'immagine di Princess Louise mentre pesca sulle rive del Cascapedia River. 
Copyright 2012 - 2014 by the Cascapedia River Museum





Il Canada volle rendere onore alla principessa Louise istituendo e dedicandole, nel 1905, la Provincia dell'Alberta( il suo nome era per intero Louise Caroline Alberta ), sita nel territorio sud occidentale tra la Columbia Britannica ed il Saskatchewan, il suo lago, Lake Louise, la cittadina di Caroline ed una delle vette più alte delle sue Montagne Rocciose il Mount Alberta.



Ringrazio sentitamente Lucinda Hawksley autrice della bellissima e coinvolgente biografia della principessa Louise intitolata The Mystery of Princess Louise: Queen Victoria's Rebellious Daughter da cui ho attinto queste preziose e recenti nuove e come sempre tutti voi, per l'affetto con cui sempre seguite ~ My little old world ~.


A presto 















Bibliografia:                 
     


Lucinda Hawksley,
The Mystery of Princess Louise: Queen Victoria's Rebellious Daughter
Chatto & Windus, Vintage Books, LONDON, UK, 2014





Citazioni: 

1 - Lucinda Hawksley, The Mystery of Princess Louise: Queen Victoria's Rebellious Daughter, op. cit., pag. 65;

2 - Ibidem, pag. 91;

3 - Ibidem, pag. 89;

4 - Ibidem, page 179.












- picture 1 -  Colored photograph of Princess Louise from the early '80s by The Society of the  Photographer Alexander Bassano





~ LOVELY BUT NEGLECTED ~


Nicknamed "la nouvelle" by her siblings, Princess Louise, the sixth children and fourth daughter born of the Royal British couple, ie from the happy marriage of Queen Victoria to Prince Albert, Louise Caroline Alberta was born on March 18th, 1848, a particularly incandescent year when rebellions and uprisings lighted the whole Europe; considered at its birth the beauty of the family,




- picture 2 - Franz Xaver Winterhalter,1849 - A painting showing four of Queen Victoria's children. From left, Princess Alice, Princess Victoria, Princess Louise and Princess Helena


- picture 3 - Miniatura by William Charles Ross (1794 – 1860), 1850




with lively intelligence and artistic talent, she was overshadowed by her younger siblings, especially the last born, Beatrice, 'Little Bee'for whom the queen showed a real fondness.




- picture 4 - The Royal Family




Perhaps because both artists, Victoria that Albert didn't see the inclination for the arts that Louise, already during the first few lessons, receipts from the age of three, revealed, and that the royal tutor, Edmund Corbald, never failed to make note; her growing, strong emotional character made her sometimes awkward and Victoria began to be convinced that the little girl was suffering from some mental retardation and of this remained convinced until she saw her as a adult, able and talented artist.
The thing is that during her childhood Louise suffered from this lack of love by the mother who often left her aloof than the other royal children calling her 'Poor Louise'and grew conscious of not being completely normal like the other siblings of hers.




- picture 5 - Miniatura by William Charles Ross, (1794 – 1860), 1851


- picture 6 - Helena Augusta Victoria and Louise Caroline Alberta ( unknown author )


- picture 7 - Helena Augusta Victoria and Louise Caroline Alberta in 1858 (unknown author)




The sudden and untimely death of the beloved father, Prince Albert, which occurred on December 14th,1861, was for everyone - but especially for our little Louise who, being only thirteen, was in a very delicate moment of her life, not more baby girl,




- picture 8 - Princess Louise portrayed in the Autumn of the year 1861 by John Jabez Edwin Mayall




not yet a teenager - a real trauma: all royal children were very fond of their father perhaps because, far away from the tensions and the responsibilities that troubled the Queen making her often surly and cold, he was the one who was emotionally closer to the children granting them more time, attention and affection.




- picture 9 - Princess Louise and Princess Helena in mourning dress for Christmas of 1861




Victoria, unaware that her children could suffer not less than her, indeed, thought her pain to be utter, she showed it and lived it as  exclusive, the mourning was only hers, revealing just a little of patience and disposability to their children, from which instead, she could have taken the due comfort because of the loss they were sharing (just her Little Bee was able to relieve her grief, she enveloped her baby in the robe of her late husband and put her to sleep next to her at night).




- picture 10 - Princess Louise, Ghémar Frères photography, October 1862, Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2014.




The fourteenth birthday was for Louise a happy event, hes lovely sister-in-law, the Princess Alexandra of Wales, wife of her elder brother Bertie, who married soon after the death of his father causing in this way yet another pain for the Queen, had become her best friend, a confidant and a loyal supporter within the family entourage, since nothing outside she was allowed, a benevolent and favorable figure who encouraged her to pursue her art,




- picture 11 - Princess Louise, painting by Albert Gräfle (1809 - 1899), 1864, Royal Collection Trust /© Her Majesty Queen Elizabeth II 2014




sculpture, and she was sixteen when she presented as a gift for the birthday of the Little Bee a bust portraying the baby leving the Queen literally speechless, just because she was unaware of her talent that was continuing to grow:

Louise's bust of Baby is charming and so like 1







~ 1866 - '67, THE YEARS OF MYSTERY: the Locock family ~


Struck by a serious illness that was almost always fatal for those who had the misfortune of contracting it, the  tuberculous meningitis, but which she was able recover, without suffering any harm, at the age of eighteen Louise was accused by her mother of having an affair with Walter Stirling, his brother Leopold's tutor, relationship from which was going to born a child,




- picture 12 - Siblings - Prince Leopold and Princess Louise1866




ill of haemophilia and therefore in need of constant attention, and to try to conquer, then, the Reverend Duckworth which had been appointed in his place after that Stirling had been dismissed by the Court, to get marry and hide thus her wrongdoing. (You should know that during the Victorian age the abandonment of a child or to give birth to the illegitimate one was for a woman not only unbecoming, but actionable by law and punishable by hanging)




- picture 13




Those were the years 1866-67 and fashion, at that time, allowed, with a certain ease, both to emphasize and to hide the shape of the female body: it was enough a cape, a shawl, a skirt from the waist a little wider to keep hidden a pregnancy ... and anyway it's impossible to find a confirmation of it in Queen's memoirs, transcribed and processed by Beatrice according to the indications that her mother gave her before leaving this life.
Louise was good at sewing, she sewewd by herself her clothes, at that time she didn't want anyone of the servitude to help her in dressing up and at the end of the year 1866 she was seen quite seldom in public (she took part in a dance during the fall of 1866 in Scottish costume generously covered by a tartan shawl) and when she was obliged to show herself to her people she remained seated in her carriage; she was also very sad as evidenced from two letters she sent that summer and that winter to a friend of hers:

It was in July 1866 ( when she would have been pregnant with Henry .... ) that Louise wrote the letter to Louisa Bowater in which she confessed to be "low and sad". The letter went on: 
'[ I ] sit in my room and cry. I cannot write and tell you why, there are so many things ought not to beas they are ... I'm expected to agree with them, and yet I cannot when I know a thing to be wrong.'
In December she wrote to her friend again,'I am often sad, but I never let them others see that I am.'
In the autumn of 1867, Prince Arthur wrote a letter to his sister. He had to be in trouble for mentioning a taboo subject and he now wrote to explain: 'As to the great secret, I did not know that I could not mentioning it to you, of cours I would not speak of it to anybody else.'2

and from a few lines she received one year later from her amiable sister-in-law Alix, princess of Wales ...  

On 1 December 1867 Alix sent a sympathetic letter to Louise from Sandringham, in which she wrote: 
'My poor little pet I'm afraid you have not been enjoying yourself  so very well lately'.
If, as Henry would later attest, he remained with his mother princess Louise at the start of his life, Alix's letter would have been sent as Louise was preparing to give him up. 3



And those were the years when it became important for the life of Louise the name of the Locock  family ...

By the end of 1867 Frederick, a son of Sir Charles Locock,




- picture 14 - Sir Charles Locock, 1862




gynecologist of the Queen, suddenly decides to marry and to adopt a baby who will call Henry, the day after receiving the visit of Lady Stirling, mother of the Lieutenant Walter Stirling (who's supposed to be the illegitimate child's grandmother) and mysteriously he receives a substantial annuity by Princess Louise, a sum that will increase conspicuously in 1911 as a result of his dye, much to reach the amount of a real fortune, that is to say £ 100,000.
Still today, Nick Locock, Henry's grandson, holds a portrait bust of a child who could be one year or so in 1867 and which was made and donated by the Princess Louise in those days and, when we vsit her room, we can find on her desk a photograph of a child about whose identity we do ignore.

According the Lococks, Louise continued with following and visiting Henry throughout his whole childhood: the Princess was in fact known to worship spending the summer in her home country of Dornden in Kent ... and do you think it was really a case that the house next door was owned by Sir Charles Locock and that the little Henry with his adoptive parents were regular guests?


I open a brief parenthesis to return to the present days, and exactly to last year, 2014, when Nick Locock brought to court a legal case in this regard, because he's not the only descendant of Henry whom it was told that his natural mother was Princess Louise, but it was well known even by his eleven cousins; he asked the exhumation of the body of the ancestor to carry out the removal of a sample of a bone from his skeleton for analyzing its DNA and then to compare it with that of a member of the royal house, but this permission was denied, since he was buried in consecrated ground and his exhumation would represent a violation of the sanctity of this kind of burial.







~ BRIDE OF ART, MARCHIONESS OF LORNE AND FINALLY FREE ~

Louise comes back to life in reasonably good health, also taking back her habits of protocol, when the Queen finally, on a spur of the sculptor of the Court, Mary Thornycroft, agrees that the family's artist attends a public school to hone her skills, since the school of art was founded by Prince Albert who, having designed and promoted The Great Exhibition of 1851 and being fully responsible for the proceeds that it had been obtained, he decided to invest them entirely in works  promoting culture and social progress; it was The National Art Training Schoolwhere the famous sculptor Sir Joseph Edgar Boehm taught, native Viennese but of Hungarian origin,




- picture 15 - Carte de Visiteof Sir Joseph Edgard Boehm, 1860




and it was just him that the Queen wanted, so as Louise would have become his pupil.
After a period of study in England, he had such a seccess when he exhibit at the Great Exhibition of 1862 that he decided to devote more time to busts and small statues, especially themed equestrian, moved to England that same year, and became a British subject three years after. 
A colossal statue of Queen Victoria, carved on marble for Windsor Castle (1869) and the monument of the Duke of Kent in St.George Chapel were his first major works, thus fully satisfying, with them both, the real taste of his patrons which increased significantly and quickly the esteem and the favor that the Court had for him so that bear his signature also a series of coins specially minted to celebrate the Royal Jubilee in 1887.
And so it was, Louise became not only a Boehm's pupils, but the two became partners in the work, and, alas, also in their life and being he married, when Victoria was attacked by the suspected of this relationship was induced to find, as soon as possible, a husband for 'Loosy', the daughter who more and more created problems to her, not least of the heir to which, not coincidentally, she was so similar in her character.




- picture 16 - Sir Joseph Edgard Boehm e Princess Louise ritratti nel 1885 ca.




Louise didn't want to leave her Land and therefore agreed to marry someone who didn't belong to royal families of Europe, which would have caused her to go to reside in the home of the new mother-in-law; the Queen was not quite to the contrary, at that historic moment establishing alliances and to guess them was an act of extreme delicacy since the Franco-Prussian war, which still was in full swing, had completely altered the political balance of the old continent.

They came forward the VIII Duke of Argyll and his wife, belonging to the clan of Campbell, in the Highlands, proposing as husband for the Princess their son John George, Marquis of Lorne;




- picture 17




Victoria was not entirely displeased and got ready to celebrate, after 1515 years, a marriage between a Princess of royal blood and a subject, although noble (so many years had indeed passed since that Mary Tudor married the Duke of Suffolk)




- picture 18 - Official photo of the engagement of Princess Louise and of the Marquis of Lorne


- picture 19 - A portrait of Princess Louise before her marriage. Copyright 2012 - 2014 by the Cascapedia River Museum. 

The marriage of Princess Louise Caroline Alberta, and John George Edward Henry Douglas Sutherland Campbell took place on March 21st, 1871 in the St.George Chapel in Windsor Castle





- picture 20 - The Wedding of Princess Louise and the Marquess of Lorne, Prior Hall, c1878. Royal Collection Trust / © Her Majesty Queen Elizabeth II 2014



- picture 21 - Princess Luise in her wedding dress



- picture 22 - Princess Louise’s wedding veil, which she designed herself. Royal Collection Trust /
 © Her Majesty Queen Elizabeth II 2014




and the couple began their honeymoon in Claremont House, Surrey, a lovely Palladian style building built in 1774 whose park was planned and landscaped, among the others, by the well-known and prestigious Capability Brown.




- picture 23 - Michel Charles Fichot (1817-1903), Visite à Claremont House





This marriage of convenience, more than anything else, with a cultured and very nice man who enjoyed the company of males more than females, gave Louise the opportunity to preserve her freedom, to continue to attend Boehm (who died from an aneurysm just making love with her in his studio in Fulham, London, 12 December 1890, fact that frightened the Princess to the point that, since then, it is said, she won't have lovers anymore) and to spend most of her time with the members of the brotherhood of the Pre-Raphaelites and The Art and Craft Movement, part of Aestheticism of the Victorian London.




- picture 24




In 1878, the British Prime Minister Disraeli chose the Marquis of Lorne as New Governor-General of Canada and Louise became a Viceroy's Consort as soon as they were appointed by the Queen; on November 25th they landed to Halifax and Louise was the first to reside at Rideau Hall, the official royal residence in Ottawa.
Canadians still preserve cherished memories of the beautiful princess kind-hearted, always helpful and animated by extreme humility, who loved to skate on their ice and to catch salmon in their rivers. ( [...] in autumn 1879, a ship returning to Liverpool from Canada was entrusted with a consignment of 'nine fine salmon' caught by Princess Louise and sent as a gift to her mother, siblings and member of the royal household.)4

It can be said that this marriage lasted thanks to the frequent separations of the partners as often Louise was coming back to London; both in 1892 they returned to Kensington Palace as he received the appointment of Constable of Windsor Castle in 1892; since 1895 he sat in the Commons as MP for South Manchester and April 24th, 1900, when his father died, he became the IX Duke of Argyll.

Louise, became Duchess of Argyll




- picture 25 - Here we can see her, beautifully dressed, the day of the coronation of her brother as King Edward VII on August 9th, 1902




sadly accepted the loss of her husband, in 1914, although their marriage was very unconventional, and continued to dwell in her rooms in Kensington Palace devoting herself to works of charity and of promotion of women's rights until December 3rd,1939 when she died from pulmonary complications.




- picture 26 - A photograph of Princess Louise crossing the Cascapedia River by ferry.
Copyright 2012 - 2014 by the Cascapedia River Museum


- picture 27 - A picture of Princess Louise fishing along the banks of the Cascapedia River. Copyright 2012 - 2014 by the Cascapedia River Museum





Canada wanted to honor Princess Louise establishing and dedicating, in 1905, the Province of Alberta (her name was entirely Louise Caroline Alberta), located in the area between the south western territories, that is to say British Columbia and Saskatchewan, its lake, Lake Louise, the town of Caroline and one of the highest peaks of their Rocky Mountains, Mount Alberta.


I fondly thank Lucinda Hawksley author of this so beautiful biography titled The Mystery of Princess Louise: Queen Victoria's Rebellious Daughter from which I draw all these valuable and recent news and as usual all of you for the affection with which always follow ~ My little old world ~.


See you soon 














Bibliography:                      
        


Lucinda Hawksley,
The Mystery of Princess Louise: Queen Victoria's Rebellious Daughter
Chatto & Windus, Vintage Books, LONDON, UK, 2014





Quotations: 

1 - Lucinda Hawksley, The Mystery of Princess Louise: Queen Victoria's Rebellious Daughter, op. cit., page 65;

2 - Ibidem, page 91;

3 - Ibidem, page 89;

4 - Ibidem, page 179.

William Henry Margetson and his deligtsome ladies.

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Fresh Lavender, 1909



William Henry Margetson (1860-1940) fu un pittore inglese attivo nell'epoca tardo vittoriana - edoardiana conosciuto soprattutto per i suoi ritratti a figura intera di graziose ragazze, sempre ridenti, dall'aspetto pulito, semplice, sereno, gaio, uniche protagoniste della tela con la loro umiltà


At the Cottage Door




Her Dower, study of A Girl Arranging Linen




The Morning Walk




che traspare dai loro sguardi, accesi della gioia che solo la modestia riesce a far raggiungere e rende possibile il donarla.

Quando i suoi soggetti non guardano chi li ritrae sembrano essere colti in momenti del loro sereno agire quotidiano, e comunicano comunque allo spettatore letizia e tranquillità interiore ...


Barbara Allen




Lady of the House,




Harbingers of Spring, 1911




Daffodils, detail




Title unknown




The Laundry Maid, 1920




A Moment's Reflection




Egli visse a Wallingford on Thames e condusse gli studi di arte presso la South Kensington Schools, quindi si perfezionò alla Royal Academy ove espose a partire dal 1885.
Accanto ai ritratti di giovani ragazze a lui contemporanee e ai ritratti, Margetson diede vita anche ad immagini di carattere religioso


St Mary at the Loom





Ecce Homo



di natura allegorica 



The Sea Haths Its Pearls, 1897




The Stranger, 1902



e classico/antica. 





 Cleopatra




Con gli inizi del secolo egli si dedicò con discreto successo anche alla creazione di illustrazioni acquerellate recuperando la radiosità nei volti propria degli originari ritratti che gli diedero il successo.





Non permettere mai
che qualcuno venga a te e vada via
senza essere migliore e più contento.
Sii l’espressione della bontà di Dio.
Bontà sul tuo volto
e nei tuoi occhi,
bontà nel tuo sorriso
e nel tuo saluto.
Ai bambini, ai poveri
e a tutti coloro che soffrono
nella carne e nello spirito
offri sempre un sorriso gioioso.
Dà loro non solo le tue cure
ma anche il tuo cuore.

Madre Teresa di Calcutta, da “La Gioia di amare”





Vi giunga gioioso il mio più affettuoso saluto, colmo di gratitudine e di sincera devozione, 

a presto  




















- picture 1 - Fresh Lavender1909





William Henry Margetson (1860-1940) was an English painter active during the late Victorian era  and the  Edwardian one known for its full-length portraits of pretty girls, always smiling, with a clean, simple, seren and cheerful face, only protagonists of his canvas with their humility




- picture 2 - At the Cottage Door


- picture 3 - Her Dower, study of A Girl Arranging Linen


- picture 4 - The Morning Walk




that shines through their eyes, bright with the joy that only modesty allows to reach and makes it possible to give it.

When his subjects don't watch the painter they seem to be caught in the serene moments of their daily activities, and communicate to the viewer, anyway, joy and peace of mind ...




- picture 5 - Barbara Allen


- picture 6 - Lady of the House


- picture 7 - Harbingers of Spring, 1911


- picture 8 - Daffodils, detail


- picture 9 - Title unknown


- picture 10 - The Laundry Maid, 1920


- picture 11 - A Moment's Reflection




He lived in Wallingford on Thames and led studies of art at the South Kensington Schools, and perfected them at the Royal Academy where he began to exhibit in 1885.
Alongside portraits of contemporary young girls, Margetson also started to give life to images of religious scenes




- picture 12 - St. Mary at the Loom


- picture 11 - Ecce Homo




of allegorical nature




- picture 13 - The Sea Haths Its Pearls, 1897


- picture 14 - The Stranger, 1902




and classic / ancient ones.




- picture 15 -  Cleopatra




With the beginning of the century, he devoted himself, with some success, to the creation of watercolor illustrations regaining the radiance on the faces he first portrayed, which probably gave him success.




- picture 16 -





Never allow
someone who comes to you and go away from you
not to be better and happier.
Be the expression of God's kindness.
Kindness in your face
and in your eyes,
kindness in your smile
and in your greeting.
To children, to the poor
and to all those suffering
in their body and spirit
always offer a joyous smile.
It gives them not only your care
but also your heart.

Mother Teresa of Calcutta, from "The Joy of Loving"





Hope it may reach you, deeply joyous, my most affectionate greeting, full of gratitude and sincere devotion,

see you soon 









10.September 1898, als Sie wiederkam - Commemorando l'assassinio dell'Imperatrice Elisabetta d'Austria, Regina d'Ungheria.

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"Desidererei lasciare questo mondo come l'uccello che prende il volo e sparisce nel cielo, oppure come il fumo che si innalza in volute blu davanti ai nostri occhi e un istante dopo non c'è più": un giorno mi aveva detto queste parole che ora mi tornavano in mente come un sospiro di un animo poetico che implorava una fine poetica, un'uscita di scena in punta di piedi. Lo stesso concetto lo aveva espresso parlando con la baronessa Rothschild il giorno prima del suo assassinio come una profezia:

"Mi piacerebbe che la mia anima se ne volasse in cielo attraverso un pertugio del cuore".
Il cielo aveva esaudito questo desiderio.1





Il 10 settembre del 1898, alle ore 13,40 lasciava tragicamente questa nostra vita Elisabetta Imperatrice d'Austria e Regina d'Ungheria, a seguito di un attentato occorso a Ginevra, dove Ella stava trascorrendo in incognito una delle sue ambite vacanze lontano dalle angustie della Corte e dalla politica, profondamente i crisi poichè lacerata da profonde divisioni ideologiche tra le nazioni e dai gravi conflitti coloniali della fine del secolo, sulle rive del lago Lemano, in prossimità del molo in procinto d'imbarcarsi sul battello “Géneve”; Luigi Lucheni - lo chiameremo Luccheni come volevano le cronache del tempo -, di origini italiane, ma nativo di Parigi, ne fu l'orgoglioso autore.
Così, con voi, qui, oggi, mi piace celebrarla e ricordarla attraverso le memorie di chi le fu accanto negli ultimi momenti della sua breve, languida, mesta esistenza, che probabilmente si concluse nel modo che Ella, da sempre, aveva desiderato: senza sofferenza, per gli altri e per sé, senza malattie ed agonie che avrebbero intristito i famigliari, senza dolore, senza pene... per nessuno...

[...] La contessa Szaray mi  disse che, la mattina di quel giorno (10 settembre del 1898, N. d. A.), entrò nella stanza dell'imperatrice, come al solito, per chiedere come aveva dormito, e trovò la sua imperiale padrona pallida e triste.

"Ho avuto una strana esperienza", disse Elisabeth. "Sono stata svegliata nel bel mezzo della notte dai luminosi raggi della luna che riempivano la mia stanza, poiché la servitù aveva dimenticato di tirare giù le avvolgibili e potevo vedere la luna dal mio letto,


e sembrava avere il volto di una donna piangente. Non so se si tratta di un presagio, ma penso che incorrerò in qualche disgrazia. "2





QUANDO IL FATO DISPIEGA LE SUE ALI OSCURE ...



Dopo essere uscite per fare compere intorno a metà mattino, sua Maestà ed Irma Sztáray che, sua affezionata Dama d'onore, era al suo fianco anche quel tragico e fatidico giorno, rientrarono all'Hotel Beau Rivage, dove alloggiavano a Ginevra, nel primissimo pomeriggio per risalire in camera, bere un po' di latte fresco e preparasi per prendere il battello per Caux, ma si stava facendo tardi, la gentildonna ungherese era in apprensione per timore che il battello se ne andasse senza di loro, l'imperatrice sembrava temporeggiare ...
Cito dalle memorie di Irma Sztáray:

Mi ricordo di due figure che si inchinavano profondamente davanti all'hotel. Dovevano essere l'albergatore ed il portiere. Erano esattamente le 13.35 quando varcammo la soglia.
Dio Onnipotente ! Se quei cinque minuti successivi potessero essere stati eliminati dallo scorrere del Tuo tempo !
Costeggiammo il lago. Il suolo bruciava sotto le mie scarpe. Passammo davanti al monumento di Braunschweiger quando l'imperatrice, contenta come una bambina spensierata incapace di tenere per sé quello che le passa per la testa, disse indicando due alberi:
" Guardate Irma, i castagni sono in fiore ! A Schönbrunn ce ne sono certi che fioriscono due volte l'anno e l'imperatore mi ha scritto che sono in piena fioritura".
" Maestà il segnale della nave " ! gridai e contai d'istinti uno... due... la successione dei cupi colpi dello scampanio.
In quel momento notai a una certa distanza un uomo che, come inseguito da qualcuno, spuntò da dietro un albero sul ciglio della strada e corse verso un altro accanto, da là passò con un balzo al parapetto in ferro sul lago, poi di nuovo verso un albero e così si avvicinò a noi procedendo a zig zag sul marciapiede. " Ecco un altro che ci fa ritardare !", pensai istintivamente seguendolo con lo sguardo mentre raggiungeva un'altra volta il parapetto e balzando da lì cominciò a correre obliquamente verso di noi.
D'istinto feci un passo in avanti per proteggere Sua Maestà dall'uomo, ma egli ora sembra come incespicare, avanza e nello stesso istante sbatte con la mano contro l'imperatrice.


Come colpita da un fulmine, l'imperatrice cadde all'indietro silenziosamente e io, fuori di me, mi chinai su di lei con un unico grido disperato.
Dio del Cielo ! Il giorno in cui mi presenterò davanti a Te per renderti conto delle mie azioni, ti ricorderai di questo momento orribile...
Passai attraverso tutte le angosce della morte e invece delle mie labbra paralizzate, fu la mia anima prostrata che domandò misericordia al Nostro Salvatore. E poi, fu come se il cielo si chiudesse davanti a me.
L'imperatrice aprì gli occhi e si guardò attorno. Il suo sguardo rivelava che era pienamente cosciente. Poi con il mio aiuto si rialzò lentamente da terra.
Un cocchiere mi aiutò, il Cielo lo benedica !
Mi sembrò un miracolo che ora stesse ben dritta davanti a me. Ii suoi occhi luccicavano, il suo viso era arrossato, le sue trecce magnifiche, scioltesi nella caduta, scendevano come una corona che stesse per scivolarle dalla testa. Era indicibilmente bella e regale. La gioia ebbe il sopravvento sul terrore. Le chiesi con voce soffocata:
" Come vi sentite Maestà ? Non vi è successo niente ? ".
" No - rispose con un sorriso - non mi è successo niente ".
Che in quella mano maledetta ci fosse un pugnale, in quel momento non l'immaginavamo né lei né io.
Nel frattempo era arrivata gente da tutte le parti che, indignata per quell'assalto brutale, chiedeva all'imperatrice se non avesse subito dei danni.
Ed ella, con grande cordialità, ringraziò ognuno per la gentilezza nella sua lingua - tedesco, francese, inglese -, confermò che non le era stato rubato nulla e permise al cocchiere di spolverarle il vestito impolverato.
Intanto era giunto sul posto anche il portiere del Beau Rivage, che aveva assistito a questa scena terribile e insisteva perché rientrassimo in albergo.
" Perché ? - domandò l'imperatrice, mentre cercava di sistemarsi i capelli, - non è successo niente. Sbrighiamoci piuttosto a raggiungere il battello ".
Dato che non era riuscita a rimettersi in ordine l'acconciatura, si mise il cappello, afferrò il ventaglio e l'ombrello, si congedò con gentilezza dalle persone accorse e ripartimmo. Durante il cammino, mi domandò: 
" Ditemi, cosa voleva quell'uomo da me ".
" Quale uomo, Maestà, il portiere dell'albergo ? ".
" No, l'altro, quell'uomo spaventoso ! ".
" Lo ignoro, Maestà, ma, senza alcun dubbio, è stato un infame scellerato ! ".
" Forse voleva rubarmi l'orologio ", aggiunse dopo un po'.
Sua Maestà avanzava al mio fianco con passo energico ed elastico, il suo portamento appariva fiero e rifiutò di appoggiarsi al mio braccio.
Dopo un poco si girò verso di me: 
" Sono pallida, vero ? ".
" Un po' - risposi, - forse per la paura ".
Frattanto ci raggiunse il portiere per comunicarci la notizia che il malfattore era stato catturato.
" Cosa ha detto ? " domandò l'imperatrice.
Quando le ripetei la notizia e la guardai, mi accorsi che i suoi lineamenti erano alterati dal dolore. 
Spaventata, la pregai di dirmi la verità, cosa sentiva, e se non avesse dolori, e mentre proseguiva il cammino apparentemente senza difficoltà, stavo incollata a ogni suo passo, terribilmente preoccupata.
" Mi pare che il petto mi faccia un po' male " disse.
Arrivammo al porto. Oltrepassò la passerella precedendomi ancora con passo rapido, ma appena si trovò sul battello fu presa da vertigini. 3

La contessa, aiutata da alcune persone dell'equipaggio, cercò di rianimare l'imperatrice che diede segni di ripresa, ma erano quelle le ultime stille di vita che il suo cuore ferito riusciva a concederle;

Un'anima che si trovasse su quel confine dove il regno della beatitudine è contiguo a quello della dannazione, e che attendesse di vedere quale porta si fosse aperta davanti a lei, doveva provare gli stessi sentimenti che mi assalirono in quegli istanti. Scese su di me un raggio di luce che mi diede forza, ma la mia anima percepiva il soffio gelido di ali nere e la vicinanza della notte eterna.


L'imperatrice aveva gli occhi schiusi, ma il suo sguardo confuso e già velato scrutava con fare indagatorio chi le stava attorno ...

I suoi occhi cercarono il cielo, poi si fissarono sul Dents-du-Midi e da lì scivolarono lentamente su di me per imprimersi per sempre nella mia anima. 

"Cosa mi è successo allora ? ".
Queste furono le sue ultime parole, poi cadde all'indietro senza conoscenza.


L'imperatrice portava un piccolo corsetto di seta nera che volevo aprirle per darle sollievo. Quando le allentai i lacci notai sulla camicia di batista che portava sotto, una macchia scura vicino al cuore, grande come un fiorino d'argento. Che cos'era ? Ma subito l'agghiacciante verità mi apparve chiaramente. Aprendo la camicia vidi nella zona del cuore una piccola ferita triangolare dalla quale scendeva una goccia di sangue coagulato. 
Luccheni aveva pugnalato l'imperatrice. 6


Corpetto indossato dall'imperatrice il giorno dell'assassinio in cui risulta evidente il seppur piccolo foro che lasciò la lima a sezione triangolare con cui Luccheni le perforò il costato raggiungendo il cuore provocando una lenta emorragia interna che la fece spirare solo quando lo spazio tra miocardio e pericardio si fu saturato di sangue, in una lenta, ma graduale, perdita di coscienza.




Priva di conoscenza l'imperatrice lascia con la contessa Sztáray il battello per fare ritorno alla sua stanza nell'Hotel ...





... dove pochi minuti dopo il medico ne dichiarerà l'avvenuto decesso.
Erano le 13.40.
Pochi minuti, ed il cielo perse una delle sue stelle più luminose !


La stampa di tutto il vecchio continente diffuse velocemente la tragica notizia ed immediato sorse il cordoglio in ogni dove...







Da Vienna giunse sollecita l'autorizzazione a compiere l'autopsia, senza che però venisse eseguita l'imbalsamazione dell'Augusta salma, di rito presso tutti gli Asburgo, ma che solamente i medici di Corte dovevano compiere.
Quindi, ricomposta la salma, venne introdotta nella bara ed esposta nella Hall dell'Hotel che divenne un'improvvisata camera ardente.




 Le spoglie dell'imperatrice lasciano l'Hotel l'11 di settembre per dirigersi in carrozza alla stazione e raggiungere Vienna





La stazione di Ginevra dove stanno per essere trasportate su di un treno diretto verso Vienna le spoglie mortali dell'imperatrice




La notizia dell’assassinio scosse l’Europa intera: alle voci di costernazione, lutto e commozione sincera di sovrani e capi di stato si unirono anche quelle di artisti e letterati e noi che siamo, o meglio eravamo, un popolo di poeti, accogliemmo l'eco di un vasto cordoglio comune in un sentimento sinceramente commosso che si fece lirica: 
all’indomani dei funerali, avvenuti il 17 settembre ( la sovrana è sepolta nella
Kaisergruft presso la P.P. Kapuzinern )


Le spoglie dell'imperatrice lasciano definitivamente la Hofburg per la cerimonia si Stato




in Italia Carducci compose, quasi di getto, tra il 22 e il 25 settembre, Alle Valchirie (pubblicata dapprima sulla «Rivista d’Italia», Roma, I, 15 ottobre 1898, quindi raccolta in Rime e ritmi,1899) Per i funerali di Elisabetta Imperatrice Regina, in cui il poeta invoca le protagoniste femminili della mitologia nordica che affiancavano Odino, già celebrate da Wagner (Der Ring des Nibelungen, citate nella prima giornata Die Walküre, 1854-1856), il cui scopo era quello di scegliere i più eroici tra i caduti e condurli nel Valhalla:



Peter Nicolai Arbo, Valkyrien, 1896




Bionde Valchirie, a voi diletta sferzar de’ cavalli,
sovra i nembi natando, l’erte criniere al cielo.

Via dal lutto uniforme, dal piangere lento de i cherci
rapite or voi, volanti, di Wittelsbach la donna. 


vv.1-4 Alle Valchirie - Per i funerali di Elisabetta Imperatrice Regina, Giosuè Carducci




Gabriele d’Annunzio, non meno scosso dalla notizia dell’uccisione dell’imperatrice, pubblicava sul «Mattino» di Napoli del 29 -30 settembre 1898 un articolo che titolò La virtù del ferro, in cui celebrava l’eroina del sogno, questa creatura senza sonno, trasfigurata, in nome dell'estetismo della sua penna, e che trionfa della luce che abbaglia il momento del trapasso, la cui bellezza e la cui forza d’animo paiono dispiegarsi ora come non mai, grazie ad un rozzo pugnale sì funesto e fatale, ma dall’incomparabile virtù di aver una volta per tutte impresso nella Storia il mito assoluto di quest'anima, magnifico esempio di solitudine, di potenza e libertà, [...] che non conosceva per la sua forza che un solo impero e un sol regno: la vita interiore, ed averla sospinta in una sfera governata da una esistenza superiore, articolo che verrà tradotto in tedesco da Hofmannsthal e pubblicato della rivista «Die Zukunft» il 15 ottobre del medesimo anno.


 "Una morte armoniosa nell'ora opportuna...". Il suo dolore e il suo sogno non eran maturi come quei frutti di settembre ch'ella mangiava seduta sulle rocce lacustri guardando impallidire le belle acque? Il Destino, che aveva rischiarato con fulmini sì grandi la sommità di quell'anima solitaria, la trattò con una mano egualmente ardente e forte nell'ora in cui vide la necessità di staccarla in piena luce e di fissarla nella memoria degli uomini per mezzo dello schianto dell'avvenimento impreveduto.
  Parve si compiesse un voto mistico.

da La virtù del ferro, Gabriele D'Annunzio




Ed infine va ricordata la rievocazione che ne fece Giovanni Pascoli, il quale ricorda la figura di Elisabetta nell’ode Nel Carcere di Ginevra, pubblicata per la prima volta sulla «Minerva» del 25 dicembre 1898, con toni caustici ed impietosi per colui che ha


voluto tiranno essere e reo!
perché l’hai tolto a qualche regia scure

il ferro per il tuo pugnal plebeo. 


vv.48-50, Nel carcere di Ginevra, Giovanni Pascoli





LUIGI LUCCHENI: RITRATTO DI UN MISERO EMARGINATO.



Tuo focolare era il dolor del mondo,
o senza tetto! Uscisti: il tuo pugnale
cercò, cercò, con odio vagabondo.


vv.51-53, Nel carcere di Ginevra, Giovanni Pascoli




Chiunque si questioni sulla natura di un individuo capace di commettere un atto talmente efferato e su di una persona completamente indifesa ed incapace di nuocere, in alcun modo, anche politicamente, non può che giungere alla conclusione che altro non possa essere che profondamente e radicalmente malvagia e ria.
Eppure, con estrema incredulità mi sono trovata a leggere quanto, invece, fosse degna di ogni tipo di ammirazione la persona di Luigi Luccheni - assassino, appunto, dell'Imperatrice Elisabetta d'Austria - fino a due mesi, un mese e mezzo prima di commettere il delitto che lo fece conoscere al mondo e passare, perciò, alla storia.

Nato a Parigi, partorito da una madre che lo aveva misconosciuto dal primo momento in cui lo vide e che quindi lui mai conobbe, non seppe mai chi fu suo padre; cresciuto in brefotrofio venne quindi adottato da una famiglia di tutto rispetto presso Parma che provvedette a dargli un'educazione e persino un'istruzione al di sopra della media ( non va dimenticato che l'analfabetismo allora raggiungeva ancora cifre da capogiro ) e quindi, raggiunta l'età del servizio militare, fu arruolato e fregiato per aver preso parte con successo alla campagna d'Africa, con una medaglia al valore.
Terminato con onore il militare fu assunto in qualità di cameriere dal Principe Ramero de Vera d'Aragona a Palermo, suo ex comandante di cavalleria che voleva rimanesse al suo fianco perché ne aveva apprezzato le non comuni doti umane.
Dopo alcuni mesi, probabilmente spinto dal bisogno di crearsi una vita propria, Luccheni abbandonò quella che era ormai divenuta la sua famiglia e si cercò un lavoro autonomo, trovandosi così spesso a doversi accontentare di paghe esigue e quasi sempre non sufficienti a garantirgli la vita decorosa cui era avvezzo, anzi, dovette abituarsi a vivere sovente di stenti: si specializzò quale manovale nella costruzione di strade carrabili, ponti e strade ferrate, lavoro che lo condusse in Liguria, prima, e poi in Svizzera, dove era elevata la richiesta di tale tipo di manovalanza, ma dove, anche, veniva fornito senza difficoltà alcuna, asilo politico ... a chiunque, anche agli anarchici, nuovi rivoluzionari divulgatori di volantini e giornali che inneggiavano all'assenza di potere promulgando astio ed odio verso chiunque governasse; durante questi mesi egli mantenne viva la corrispondenza con i principi cui sentiva di aver usato un gesto non meritato abbandonandoli senza dare loro di ciò alcuna giustificazione.

E fu probabilmente fatale per Luccheni l'aver valicato le Alpi per tramite del S.Bernardo ed essersi trasferito nel suolo d'oltralpe, dove venne a contatto con personaggi di dubbia reputazione e che lo iniziarono alla lettura della propaganda anarchica; spinto probabilmente anche da quella che era divenuta la sua condizione sociale, dall'esser sottopagato, dal dover soggiornare in stanze di sott'ordine prive di ogni forma di igiene in quartieri malfamati, crebbe in lui lo sdegno ed il rifiuto per ogni forma di autorità, l'avversione verso chi detiene il potere, chi governa, chi comanda, insomma, divenne un riottoso ed un anarchico a tutti gli effetti.
"Volevo colpire il Principe d'Orleans"disse egli non appena venne catturato pochi minuti dopo l'accaduto su indicazione di alcuni passanti che avevano assistito alla scena, ma anche lui sapeva che il principe aveva albergato presso l'Hotel de la Paix una sola notte, quella del 18 agosto, per lasciare l'indomani mattina la città alla volta di Parigi per cui il 10 di settembre aveva ormai del tutto abbandonato il suolo svizzero.
Egli aveva invece la ben ferma intenzione di colpire a morte l'imperatrice, lo dimostrò il fatto che già la sera prima, in compagnia di un altro personaggio di cui mai si riuscì a conoscere il nome, ne aveva seguito i movimenti 



e che lo stesso giorno aveva inviato una cartolina alla Principessa d'Aragona a Palermo dicendole che non avrebbe potuto recarsi a Parigi, come sostenuto nella lettera precedente, il giorno 10, ma che avrebbe dovuto rimanere a Ginevra. La cosa che più colpisce è che la cartolina recava l'immagine di quello che sarebbe divenuto il luogo dell'assassinio il giorno seguente !



Egli non conosceva i nomi delle persone che aveva vicino in Svizzera, ma loro conoscevano bene lui, lo avevano adocchiato già da subito come un soggetto ingenuo, facile da persuadere - lo soprannominavano 'lo stupido' - e veloce nell'agire e per compiere un tale atto un'estrema velocità era fondamentale.
Sorge spontanea una domanda: se l'imperatrice viaggiava in incognito, sotto il nome di Contessa Hohenembs e perciò si muoveva in estrema tranquillità, come faceva Luccheni a sapere che si trovava a Ginevra e che albergava al Grand Hotel Beau Rivage ?

Solo il 10 agosto arrivò al notizia ufficiale di tener pronti gli appartamenti riservati all'Imperatrice, il cui arrivo era previsto per il 30 del mese. Questi dati furono comunicati al proprietario dell'albergo tramite un dispaccio proveniente da Bad Nauheim, scritto dal maresciallo di corte generale von Berzewiczy. 7

Che Monsieur Faucherre ( direttore dell'Hotel ) ne abbia dato comunicazione alla stampa a conferma del buon nome del suo esercizio o che in buona fede ne abbia parlato con qualcuno che poi può aver fatto il resto ?
O che lo abbia fatto qualcuno facente parte del personale dell'albergo leggendo o 'raccogliendo' qualche parola detta a metà o sussurrata, magari dietro compenso ?
Il tempo per farlo c'era e sta di fatto che erano in possesso della notizia dell'arrivo dell'imperatrice proprio coloro i quali non avrebbero dovuto saperlo.



Or ella ha pace, e tu non l’hai: ti sento
gemere, o figlio. E sorge una lunga eco
nel cavo sonno al tacito lamento.

[...]

O nell’immoto sonno ombre che vanno!
Io piango, o figlio, sopra il tuo destino;
piango per ciò, che non t’uccideranno,

ti lasceranno vivere Caino! 


vv.61-70, Nel carcere di Ginevra, Giovanni Pascoli



Luigi Luccheni fu processato a Ginevra, per direttissima, il 16 ottobre 1898 e condannato all’ergastolo; morrà suicida in carcere il 16 dicembre 1900. 
Il suo cadavere non fu mai reclamato.



Un reliquiario fatto a ciondolo realizzato in ricordo dell'assassinio dell'imperatrice Elisabetta d'Austria che contiene da un lato un pezzo di stoffa dell'abito che Ella indossava quando fu uccisa, dall'altro reca incisa la data della sua morte, la Corona Imperiale con una croce a lutto sotto di essa. Proviene dai discendenti della sorella di Elisabetta Sofia Carlotta, duchessa di Alençon, per i quali fu probabilmente confezionato a suo tempo il medaglione.





E lasciate che infine concluda questo lungo, mesto excursus con le parole della costernata Sztáray, rimasta incredula 'orfana' di un'anima che era luce e che amava come una sorella; appena ricomposte le spoglie, dopo l'avvenuta autopsia nella stanza del Beau Rivage, ella si soffermò ad osservare colei alla quale aveva legato la sua vita, come in un voto ...

Nel riguardarla, ebbi l'impressione di vedere davanti a me la nobile dea dell'afflizione. La sua magnifica figura sottile sembrava ancora più alta, la sua fronte d'alabastro era ornata con le pesanti trecce che parevano una corona scura e luccicante, tra le mani giunte stavano un piccolo crocefisso in madreperla e un rosario e, sul suo petto, un bouquet di orchidee bianche copriva il cuore trafitto della dama bianca come la neve. E così i fiori bianchi erano arrivati a lei! Compresi ora quello che le avevano detto le orchidee! 8

( Il giorno precedente si erano recate a Pregny in visita presso la villa della Baronessa Rothschild i cui giardini incantarono l'imperatrice, la quale, soprattutto, più e più volte tornò nelle serre ad osservare un gruppo di orchidee bianche dalle quali si sentiva particolarmente attirata, come se queste volessero svelarle un messaggio che ella non riusciva ad interpretare .... )


Un grazie, dal cuore, a tutti voi, 

a presto  












Bibliografia:

Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München
1995;

Giosuè Carducci, Alle Valchirie, da Rime e ritmi, 1899;

Marguerite Cornell Owen, THE MARTYRDOM OF AN EMPRESS WITH PORTRAITS FROM PHOTOGRAPHS [ 1898]HARPERS & BROTHERS PUBLISHERS, NEW YORK AND LONDON, collected by Benno Loewy, bequeathed to Cornell University - The Cornell University Library Digital Collection;

Marie Louise, Countess Larisch von Wallersee-Wittelsbach with Paul Maerker Branden and Elsa Brander, HER MAJESTY Elisabeth of Austria-Hungary, The Beautiful, Tragic Empress of Europe's Most Brilliant Court, DOUBLEDAY, DORAN & COMPANY Inc. GARDEN CITY, NEW YORK, 1934;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937;

Gabriele D'Annunzio, LA VIRTU' DEL FERRO, in «Il Mattino», 29-30 settembre 1898, riportato in Gabriele D’Annunzio, Scritti giornalisticiMeridiani, Mondadori, vol.II, ora anche sul web nella sezione ANTOLOGIA del sito UNA RAPIDA EBBREZZA, curato da Massimo Sannelli e Vincenzo Laura
http://unarapidaebbrezza.blogspot.it/2011/12/dannunzio.html );

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Brigitte Hamann, (a cura di)ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998;

Maria Matray - Answald Kruger, L'attentato, MGS PRESS, Trieste, 1998;

Xavier Paoli, THEIR MAJESTIES AS I KNEW THEM - Personal Reminescences of the Kings and Queens of Europe, EDITORA GRIFFO (edizione originale Parigi, 1934);

Giovanni Pascoli, Nel Carcere di Ginevra, Odi e inni, 1906

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997;

Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore,MGS PRESS, Trieste, 2010.



Citazioni:

1 - Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, MGS PRESS, Trieste, 2010, pag. 170;

2 - Xavier Paoli, THEIR MAJESTIES AS I KNEW THEM - Personal Reminescences of the Kings and Queens of Europe, EDITORA GRIFFO (edizione originale Parigi, 1934), pag. 24;

3 - Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, op. cit., pag. 157;

4 - Ibidem., pag. 161; 

5 - Ibidem., pag. 162; 

6 - Ibidem., pag. 162;

7 - Maria Matray - Answald Kruger, L'attentato, MGS PRESS, Trieste, 1998, pag. 187;

8 - Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, op. cit., pag. 171.













"I would like to leave this world as the bird taking his flight and disappearing into the sky, or as the smoke that rises in blue spirals in front of our eyes and the next moment there is no more": one day she said these words to me, words which now came back to my mind as a sigh of a poetic soul beseeching a poetic end, a departure from the scene on tiptoe. She had expressed the same concept talking to Baroness Rothschild on the day before her assassination as a prophecy:

"I would like that my soul could fly into the sky through a hole in my heart."
The sky had fulfilled this desire.1






- picture 1




On September 10th, 1898, at 13.40,  tragically Elizabeth Empress of Austria and Queen of Hungary left this life of ours, consequently an attack occurred in Geneva, where she was spending incognito one of her coveted holidays far away from the narrowness of the Court and the political crisis which was deeply riven by deep ideological divisions between the nations and the major colonial conflicts of the end of the century, on the banks of Lake Geneva, near the pier, in the process of embarking on the boat "Géneve"; Luigi Lucheni - we'll call him Luccheni as they wanted the chronicles of the time -, of Italian origin, but born in Paris, was the proud author of it.
So, with you, here, today, I like to celebrate and remember Her through the memories of those who was beside her in those last moments of her short, languid, sad existence, which probably ended in the way that she has always wanted: without suffering, for the others and for herself, without diseases and agonies that would have saddened her family, without pain, without suffering ... for anyone ...


[...] Countess Szaray told me that, on the morning of that day ( Septemper 10th, 1898, N.of the A. ), she went into the Empress's room, as usual, to ask how she had slept, and found her imperial mistress looking pale and sad.

" I have had a strange experience," said Eisabeth. " I was awakened in the middle of the night by the bright moonbeams which filled my room, for the servants had forgotten to draw the blinds. I could see the moon from my bed;




- picture 2




and it seemed to have the face of a woman weeping. I don't know if it is a presentiment, but I have an idea that I shall meet with misfortune."





WHEN THE FATE OPENS ITS DARKS WINGS ...





- picture 3




After going out for having some shopping around mid morning, Her Majesty and Irma Sztáray, who, as Her loyal Lady of honor, was at her side even that tragic and fateful day, returned to the Hotel Beau Rivage, where they were staying in Geneva, in the very first afternoon to go back in their rooms, drinking a bit of fresh milk and get ready to take the boat to Caux, but it was getting late, the Hungarian noblewoman was apprehensive for the fear that the ferry would have left without them, while the Empress seemed to temporize ...
I quote from the memoirs of Irma Sztáray:

I remember two figures bowed deeply in front of the hotel. They had to be the hotel keeper and the porte. It was exactly 13:35 when we crossed the threshold.
God Almighty! If those five minutes later could have been eliminated by the flowing of your time!
We skirted the lake. The ground was burning under my shoes. We walked in front  of the monument of Braunschweiger when the Empress, as happy as a carefree child unable to keep for herself what's on her mind, said, pointing at two trees:
"Look, Irma, the chestnut trees are in bloom! At Schönbrunn there are some blooming twice a year and the Emperor wrote me that they are in full bloom now."
"Majesty the signal of the ship"! I cried and I counted by instinct one ... two ... the succession of the gloomy shots ringing.
In that moment I noticed, at some distance, a man who, as chased by someone, appeared from behind a tree on the roadside and ran to another nearby, from thence with a jump he reached the iron railing on the lake, then back a tree and so approached us in this zig zag walking on the sidewalk. "Here's another that makes us being in delay!", I thought instinctively looking at him again as he reached the railing and jumped from there while he began to run obliquely towards us.
Instinctively I stepped forward to protect Her Majesty from the man, but now he seems to stumble, go forward and at the same time he slam his hand against the Empress.




- picture 4




As struck by a lightning, the Empress fell quietly back and I, beside myself, I leaned over her with a single cry of despair.
God of Heaven! The day when I will present myself before You to realize my actions, you'll remember this horrible moment ...
I went through all the anguish of death and instead of my lips paralyzed, it was my prostrate soul who asked mercy Our Savior. And then, it was as if the sky did close in front of me.
The Empress opened her eyes and looked around. His eyes revealed that she was fully conscious. Then with my help she rose slowly from the ground.
A coachman helped me, Heaven bless him!
It seemed a miracle that she now was squarely in front of me. Her eyes sparkled, her face was flushed, her magnificent braids, loosened in the fall, were descending like a crown that was going to slipping from her head. She was indescribably beautiful and regal. The joy prevailed on the terror. I asked in a choked voice:
"How do you feel Majesty? Has nothing happened?".
"No - she replied with a smile - nothing has happened."
That in that cursed hand there was a dagger, at that time neither her nor me could imagine it.
In the meanwhile people who had come from all parts, outraged by the brutal assault, asked the Empress if she had not been damaged.
And she, with great cordiality, thanked everyone for the kindness in his own language - German, French, English - confirmed that she had not stolen anything and allowed the driver to clean up her dusty dress.
In the meantime, he had arrived on the scene also the porter of the Beau Rivage, which had witnessed that terrible scene and insisted we went back into the hotel.
"Why? - Asked the Empress, as she tried to fix back her hair, - nothing has happened. Let's hurry, rather, to reach the steamer."
Since she couldn't get back in order her hair, she put on her hat, she grabbed her fan and her parasol, took her leave with kindness of the people who came and we left again. During the walk, she asked:
"Tell me, what did that man want from me."
"What man, Majesty, the doorman?".
"No, the other, that scary man."
"I ignore it, Majesty, but, there's no doubt, he was an infamous villain!".
"Maybe he wanted to steal my watch," she added after a while '.
Her Majesty was advancing by my side with energetic and elastic step, her demeanor looked proud and she refused to lean on my arm.
After a while he turned to me:
"I'm pale, isn't it?".
"A little - I answered, - maybe because of fear."
In the meanwhile the porter reached us to bring the news that the thief had been caught.
"What did he say?" Asked the Empress.
When I repeated her the news and I looked at her, I saw that her features were altered by grief.
Frightened, I begged her to tell me the truth, what she felt, and ifs he had pain, and while she went on the road with no apparent difficulty, I was glued to every step of hers, terribly worried.
"It seems to me that my chest makes me a little pain" she said.
We arrived at the port. She crossed the runway ahead of me still walking quite quickly, but as soon as she found herself on the boat, she was seized by dizziness. 3 

The countess, aided by some people of the crew, tried to revive the Empress who showed signs of recovery, but those were the last drops of life that her wounded heart could grant;

A soul that would find herself on that border where the realm of bliss is adjacent to that of damnation, and be waiting to see which door would open before her, must have felt the same feelings that seized me in those moments. It came over me a ray of light which gave me strength, but my soul felt the icy breath of black wings and the proximity of the eternal night.




- picture 5




The Empress's eyes were open, but her confused glance and already veiled, looked inquisitive at whoever was around her ...



Her eyes searched the sky, then stared at the Dents-du-Midi and from there slid slowly on me to imprint themselves forever in my soul.


"What happened to me then?".
These were her last words, then she fell back unconscious. 5




- picture 6




The Empress wore a small black silk corset I wanted to open to give her relief. When I loosened the laces I noted on the cambric shirt she wore under a dark spot near her heart, the size of a silver florin. What was it? But now the dreadful truth clearly appeared to me. Opening the shirt I saw in the area around her heart a small triangular wound from which descended a drop of coagulated blood.
Luccheni had stabbed the Empress. 6





- picture 7 - Corsage worn by the Empress on the day of her murder where it's clear the albeit small hole that left the file at triangular section with which Luccheni pierced her chest reaching her heart causing a slow internal bleeding which made her expire only when the space between the myocardium and the pericardium was saturated with blood, in a slow but gradual loss of consciousness.




Unconscious the Empress leaves with the Countess Sztáray the boat to return to her bedroom at the Hotel ...




- picture 8


- picture 9




... Where a few minutes after the doctor will declare her death.
It was 13:40.
Just in a few minutes, and the sky lost one of its brightest stars!




- picture 10




The press around the  whole old continent quickly spread the tragic news and immediately a deep grief arose everywhere ...




- picture 11


- picture 12


- picture 13


- picture 14


- picture 15 




From Vienna it came promptly the authorization to perform the autopsy, but without executing the embalming of the august body, ritual by all the Habsburgs, but which only the Court physicians had to do.
So, her reassembled body, was introduced in the coffin and exhibited in the Hall of the Hotel, which became a makeshift mortuary.




- picture 16


- picture 17 - The remains of the Empress leave the Hotel on September 11th to reach in a carriage the station and get to Vienna


- picture 18 - The station of Geneva where they are to be transported on a train to Vienna the mortal remains of the Empress




The news of the Empress's assassination shook the whole Europe: the voices of dismay, grief and sincere emotion of sovereigns and heads of state also joined those of artists and writers, and we who are, or rather, were, a people of poets, welcomed the echo of a vast common sorrow in a feeling genuinely moved that became lyric:
the day after the funeral, which took place on September 17th (the Sovereign is buried in the Kaisergruft inside the P.P. Kapuzinern)




- picture 19 - The remains of Empress permanently leave permanently the Hofburg for the ceremony of State




In Italy Carducci wrote, almost spontaneously, between September 22nd and 25th, Alle Valchirie (published first on the «Rivista d’Italia», Rome, I, October 15th, 1898, and then collected in Rime e ritmi, 1899 )- Per i funerali di Elisabetta Imperatrice Regina, in which the poet invokes the female protagonists of the Nordic mythology flanking the God Odin, already celebrated by Wagner (Der Ring des Nibelungen, cited in the first day Die Walküre, 1854-1856), whose purpose was to choose the most heroic among the deads and bring them to the Valhalla:





- picture 20 - Peter Nicolai Arbo, Valkyrien, 1896




Blondes Valkyries, you enjoy to lash your horses
Fluttering above the clouds, the steep straight to heaven.

Away from the uniform mourning, from the slow weeping of the clerks
abduct, now, flying, of the Wittelsbach the woman.


vv.1-4 Alle Valchirie - Per i funerali di Elisabetta Imperatrice Regina, Giosuè Carducci




Gabriele d'Annunzio, not less shaken by the news of the Empress, published on «Il Mattino» of Naples of September 29th - 30th, 1898 an article he entitled La virtù del ferro, in which he celebratedthe heroine of the dream, this creature without slumber, transfigured, in the name of the aestheticism of his pen, which triumphs of the light that dazzles the time of the passing away, whose beauty and whose fortitude seem unfolding now as never before, thanks to a crude dagger so deadly and fatal, but by the incomparable virtue of having once and for all imprinted in history the absolute myth this soul,magnificent example of loneliness, power and freedom, [...] who didn't know for her own strength nothing but one empire and one kingdom: her inner life, and have pushed Her in a sphere governed by a higher existence, article which will be translated into German by Hofmannsthal and published in «Die Zukunft» on October 15th of that same year.


 "An harmonious death in the appropriate hour ...". Weren't her pain and her dream as mature as the fruits of September she ate sitting on the rocks looking the beautiful water of the lake becoming pale? The destiny, who had lit with lightning so great lightnings the top of that lonely soul, treated her with an equally ardent and strong hand in the hour when it saw the need to remove her in full light and fix her in the memory of men by the crash of the unforeseen event.
  It seemed it might be fulfilled a mystical vow.

from  La virtù del ferro, Gabriele D'Annunzio




- picture 21




And finally we should mention the commemoration made by Giovanni Pascoli, who recalls the figure of Elizabeth in the ode Nel Carcere di Ginevra, published for the first time on the «Minerva» of December 25th, 1898, with caustic and merciless tones for who has


wanted to be tyrant and evil!
because you took it away from some royal ax

the iron for your plebeian dagger.


vv.48-50, Nel carcere di Ginevra, Giovanni Pascoli






LUIGI LUCCHENI: PORTRAIT OF A POOR MARGINALISED.




- picture 22



Your hearth was the sorrow of the world,
oh homeless! You went forward, your dagger
tried, tried, with vagabond hate.


vv.51-53, Nel carcere di Ginevra, Giovanni Pascoli




Anyone who wonders himself about the nature of a man able to commit an act so heinous and on a person completely helpless and unable to harm, in any way, even politically, can only reach the conclusion that nothing can it be but deeply and radically evil and ria.
Yet, with extreme disbelief, I found myself reading, how, instead, it was worthy of every kind of admiration the person of Luigi Luccheni - murderer, in fact, of the Empress Elisabeth of Austria - up to two months - one month and a half before committing the crime that made him known in the world and pass, therefore, to history.

Born in Paris, of a mother who misunderstood him the first moment she saw him, and so whom he never knew, he never knew also who his father was; he grew up in an orphanage until was adopted by a very respectable family in Parma which gave him an education and an instruction even above the average (we shouldn't forget that illiteracy then was still reaching astonishing figures) and then, reached the age of the military service, he was drafted and adorned, for participating successfully in the African campaign, with a medal of valor.
Ended with honour the military he was employed as a waiter by Prince Ramero de Vera of Aragon in Palermo, his former cavalry commander who wanted him to remain by his side because he had appreciated his uncommon human qualities.
After a few months, probably driven by the need of creating a life of his own, Luccheni abandoned what had become his family and tried to look for a self-employment, having so often to settle for meager wages and almost always not enough to guarantee him a decent life which he was accustomed to, indeed, he had to get used to living often in poverty: he specialized as a laborer in the construction of driveways, bridges and railways, work that took him to Liguria, first, and then to Switzerland, where there was the higher demand for such type of manpower, but where, also, was delivered, without any difficulty, political asylum ... to anyone, even to the anarchists, revolutionary new disseminators of flyers and newspapers praising the absence of power promulgating grudge and hate towards anyone governing; during these months he kept alive the correspondence with the principles to which he felt he had used a gesture they didn't deserve abandoning them without giving them any justification.

It was probably fatal to Luccheni having crossed the Alps by the St. Bernard and moving through the soil beyond the Alps, where he began to be in contact with people of dubious reputation and with the reading of anarchist propaganda; probably prompted by what had become his social status, from being underpaid, from having to stay in dirty rooms without any form of sanitation in slums, it grew in him the anger and rejection to all forms of authority, the aversion towards those who hold power, those who govern, those who are in command, in short, he became a quarrelsome and an anarchist to all the effects.
"I wanted to hit the Prince of Orleans,"he said as soon as he was captured a few minutes after the accident on the advice of some passers-by who had witnessed the scene, but he also knew that the prince had entertained at the Hotel de la Paix only one night, exactly on August 18th, to leave the city the next morning for Paris and that on September 10th he had completely abandoned the Swiss soil.
He had instead the firm intention of hitting the Empress to death, it's proved by the fact that the evening before, together with another man whose name nobody will ever know, had followed her movements 




- picture 23 - The sadly famous last photo of Empress Elisabeth taken the day before her assassination.




and that the same day he sent to the Princess of Aragon in Palermo a postcard, telling her that he couldn't travel to Paris on the 10th, as he decided in the previous letter, because he would have to stay in Geneva. The most striking thing is that the postcard portrays the image of what would have become the place of the murder the very next day !




- picture 24




He did not know the names of people who lived close to him in Switzerland, but they were familiar with him, they had already spotted him as soon as saw him the first time as someone naive, easy to persuade - nicknamed the 'stupid' - and quick to act and for making a such an act extreme speed was essential.
The question arises: if the Empress was traveling incognito, under the name of Countess Hohenembs and therefore moved safe and peacefully, how could Luccheni know that she was in Geneva and that housed at the Grand Hotel Beau Rivage?

Only on August 10th came the official notice of taking ready the apartments reserved to the Empress, whose arrival was scheduled for the 30th of the month. These data were communicated to the owner of the hotel via a dispatch from Bad Nauheim, written by marshal General von Berzewiczy. 7

Is it possible that Monsieur Faucherre ( Hotel Manager ) has comunicated this news to the press confirming the good name of his Hotel or that, in good faith, he has talked to someone who may have done the rest ?
Or it did someone making part of the staff reading or 'picking' a word 'said in half' or whispered, maybe for getting a reward ?
There was all the time for doing it and the fact is that they were in possession of the news of the arrival of the Empress those very people who wouldn't have known it.




Now she has peace, and you have not it: I hear you
moaning, oh son. And it arises a long echo
in the profound sleep to the tacit lament.

[...]

Oh in the motionless sleep shadows going!
I weep, my son, over your destiny;
I cry for it, because they won't kill you,

they'll let you live Cain!


vv.61-70, Nel carcere di Ginevra, Giovanni Pascoli




Luigi Luccheni was prosecuted in Geneva, for summary, October 16th, 1898 and sentenced to life imprisonment; he will die as suicide in jail on December 16th, 1900.
His body was never claimed.




- picture 25 - A reliquary made as a pendant made in memory of Empress Elisabeth of Austria's assassination, which contains by one side a piece of the cloth she was wearing when she was killed, on the other is engraved the date of hers death, the Imperial Crown with a mourning cross under it. It comes from the descendants of the sister of Elisabeth Sophie Charlotte, Duchess of Alençon, for whom the medallion was, at the time, made for.





And let me finally conclude this long, sad digression with the words of the dismayed Sztáray, remained incredulous 'orphan' for a soul that was light and she loved like a sister; just reassembled the imperial remains, after the autopsy which took place in the Empress's bedroom at the Beau Rivage, she paused to look at Her to whom she had linked her life, as in a vow ...

Looking again at her, I had the impression of seeing in front of me the noble goddess of affliction. her magnificent thin figure seemed even taller, her alabaster forehead was adorned with the heavy braids that seemed a dark and shiny crown, amongst her clasped hands there were a small mother-pearl crucifix and a rosary and, on her chest, a bouquet of white orchids covered the pierced heart of the lady as white as the snow. And so the white flowers had arrived at her!
I understood then what the orchids had told her! 8

The previous day they went to Pregny to visit the villa of Baroness Rothschild whose gardens enchanted the Empress, which, above all, returned in the greenhouses more than a time to observe a group of white orchids from which she felt particularly drawn as if they wanted to reveal her a message that she couldn't interpret ....)


A big thank to you, from my heart, to all of you,

see you soon 












Bibliography:


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München
1995;

Giosuè Carducci, Alle Valchirie, da Rime e ritmi, 1899;

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Marie Louise, Countess Larisch von Wallersee-Wittelsbach with Paul Maerker Branden and Elsa Brander, HER MAJESTY Elisabeth of Austria-Hungary, The Beautiful, Tragic Empress of Europe's Most Brilliant Court, DOUBLEDAY, DORAN & COMPANY Inc. GARDEN CITY, NEW YORK, 1934;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989;

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Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937;

Gabriele D'Annunzio, LA VIRTU' DEL FERRO, in «Il Mattino», 29-30 settembre 1898, riportato in Gabriele D’Annunzio, Scritti giornalisticiMeridiani, Mondadori, vol.II, ora anche sul web nella sezione ANTOLOGIA del sito UNA RAPIDA EBBREZZA, curato da Massimo Sannelli e Vincenzo Laura
http://unarapidaebbrezza.blogspot.it/2011/12/dannunzio.html );

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

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Maria Matray - Answald Kruger, L'attentato, MGS PRESS, Trieste, 1998;

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Giovanni Pascoli, Nel Carcere di Ginevra, Odi e inni, 1906

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997;

Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, MGS PRESS, Trieste, 2010.



Quotations:

1 - Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, MGS PRESS, Trieste, 2010, page 170;

2 - Xavier Paoli, THEIR MAJESTIES AS I KNEW THEM - Personal Reminescences of the Kings and Queens of Europe, EDITORA GRIFFO (edizione originale Parigi, 1934), page 24;

3 - Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, op. cit., page 157;

4 - Ibidem., page 161; 

5 - Ibidem., page 162; 

6 - Ibidem., pag. 162;

7 - Maria Matray - Answald Kruger, L'attentato, MGS PRESS, Trieste, 1998, page 187;

8 - Irma Sztáray, Elisabeth gli ultimi anni, L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore, op. cit., page 171.


♚ NOBLE MANSIONS AND CROWNS ♚ Queen Mary II and Hampton Court Palace & Gardens.

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Era come se il cielo, tranquillo avesse baciato la Terra, così che essa, in uno sfolgorìo di fiori di lui ora dovesse sognare.


La brezza correva nei campi, le spighe ondeggiavano appena, sommesse, le foreste mormoravano per quant'era chiara di stelle la notte.


E larghe le sue ali l'anima mia distese, scivolò sopra la quieta campagna, mentre a casa tornava, in volo.



Es war, als hätt' der Himmel Die Erde still geküßt, Daß sie im Blütenschimmer Von ihm nun träumen müßt'.


Die Luft ging durch die Felder, Die Ähren wogten sacht, Es rauschten leis die Wälder, So sternklar war die Nacht.


Und meine Seele spannte Weit ihre Flügel aus, Flog durch die stillen Lande, Als flöge sie nach Haus.


("Es War", Joseph C. von Eichendorff, 1796-1835)


Cinquecento anni or sono cominciava la costruzione dello splendido palazzo di HAMPTON COURT, e successivamente dei suoi giardini, promosso da Thomas Wolsey, arcivescovo di York, Primo Ministro e favorito di re Enrico VIII, che acquistò la proprietà nel 1514, in un'opera che tenne impegnati per i seguenti sette anni i più capaci ed abili architetti del tempo e che costò non meno di 200.000 corone d'oro che Wolsey investì per quello che doveva divenire il più bel palazzo in Inghilterra, e se ci fosse oggi a poter vedere egli stesso sarebbe strabiliato o forse decisamente soddisfatto: la tenuta, il paesaggio ed i giardini sono una risorsa unica, sia da un punto di vista storico che da un punto di vista orticolo di valore internazionale: il parco si estende per 750 acri (304 ettari), i giardini formali occupano 60 acri (26 ettari) e gli edifici del palazzo 6 acri (2,5 ettari), il tutto all'interno di un'ansa che scende al fiume Tamigi con fontane scintillanti, ed una magnifica esposizioni di oltre 200.000 bulbi fioriti in ogni stagione.
Hampton Court si trova nel sobborgo amministrativo londinese di Richmond upon Thames, nella storica contea del Surrey e divenne, dal 1528, una delle due dimore di re Enrico VIIIWolsey si godette il suo palazzo per ben pochi anni: nel 1528, sapendo che i suoi nemici e lo stesso re stavano tramando per la sua rovina, passò il palazzo al Re come dono dono e morì due anni dopo nel 1530 ).
Ovviamente essendo stato costruito così tanto lontano nel tempo gli edifici che lo compongono hanno subito ampliamenti e mutamenti stilistici: la foto qui sotto, per esempio, vi mostra il primissimo progetto di costruzione di Enrico VIII che venne immediatamente condotto a termine, ovvero quello di creare enormi cucine in grado di alimentare la sua corte composta di circa 1.000 persone !



Probabilmente il periodo più fiorente, anzi, senza alcun dubbio, sia dal punto di vista architettonico che da quello estetico, Hampton Court lo visse sotto il re William of Orange e sua moglie, la figlia di James II, Queen Mary II: era il 1689, poco dopo che la corte di Luigi XIV si era trasferita definitivamente a Versailles, quando a William of Orange fu proposto il trono di Inghilterra, Scozia ed Irlanda ed egli, divenuto re con il nome di WIlliam III, con la sua reale consorte, prese possesso di Hampton Court, eletta come loro residenza ufficiale, e decisero di intraprendere un grandioso progetto di trasformazione in stile barocco, spogliando poco per volta i vecchi edifici di quello Tudor e conservando solamente il Great Hall fatto costruire da Enrico VIII.
Non solo, fu proprio in questo periodo che i giardini acquisirono il loro maggior splendore grazie proprio alla regina, poichè possiamo annoverare Queen Mary II come appartenente a quella vasta cerchia di donne, nobili o di umili origini che fossero, che definiremo con il termine GARDENING WOMEN, ovvero coloro che per diletto o per necessità fecero la storia del giardinaggio: fu ella, infatti, ad essere attivamente coinvolta nella progettazione e nei vari impianti all'interno dei giardini della proprietà e colei che volle che tra i dipendenti del Mastro Giardiniere di Hampton Court vi fossero, per la prima volta, soggetti di sesso femminile, anche se, ovviamente, retribuite in modo differente rispetto agli uomini:

Nei conti conservati ad Hampton Court risalenti all'anno 1696, durante il regno di William III, si legge che mentre i due royal gardeners che si occupavano della manutenzione dei giardini, erano pagati £70, coloro che costituivano la vera forza lavoro principale guadagnavano in media £10 all'anno. Tra di loro vi erano eccezionalmente dodici donne che di solito venivano retribuite quotidianamente, ricevevano d8 al giorno, che può essere considerata una tariffa giornaliera.1


Guglielmo d'Orange, divenuto re con il nome di Guglielmo III - William III, sposò la propria cugina prima Mary nel 1677 che qui vediamo in un dipinto di Peter Lely datato 1677- 1680 ca.



[...] ella portò con sé dall'Olanda carri ricolmi di piante, di cui quattrocento si diceva fossero del tutto nuove in Gran Bretagna. Durante il breve regno di Mary II - morì di vaiolo quando aveva solo trentadue anni - il suo più grande trionfo fu lo sviluppo dei giardini [...] Oltre alle elaborate serre riscaldate che Mary costruì per la preziosa collezione di piante rare, insieme con una serie di piccoli giardini fioriti, lei e William lavorarono con il loro progettista, Daniel Marot, sul Privy Garden, molto influenzato dallo stile olandese che ella avrebbe conosciuto durante il tempo in cui stette in Olanda. 2


Veduta del Privy Garden dal palazzo verso il Tamigi





Leonard Knyff, A View of Hampton Court, 1702 - 1714 ca. ( qui il Privy Garden, già dall'epoca di Enrico VIII giardino riservato ai reali, è ben visibile sul lato sinistro del dipinto )




E poteva una residenza così sontuosa con una siffatta cucina mancare di un WALLED KITCHEN GARDEN ?



Esso fu voluto dai due regnanti laddove Enrico VIII teneva la propria 'arena' e per 160 anni, i re e le regine del palazzo sarebbero stati serviti con frutta e verdura coltivate in loco su sei degli acri facenti parte la proprietà.
Ma diamo un'occhiata d'insieme a questo incantevole tesoro che la regina Victoria decise di aprire al pubblico e che tutt'oggi è una delle mete più ambite ed amate dell'intera Inghilterra.




In lontananza, sulla destra, potete scorgere un piccolo padiglione con vista sul Tamigi, la Banqueting House, costruita intorno al 1700, per i pasti informali e per gli intrattenimenti nei giardini piuttosto che per le cene di stato maggiore che avrebbero dovuto aver luogo all'interno del palazzo.






I monogrammi di William III e Mary II incisi nel marmo visibili su di una facciata di Hampton Court Palace





Peccato che la vita di Queen Mary II fu troppo breve per portare a termine ciò che aveva progettato ... Infatti come la Banqueting House, anche il labirinto di Hampton Court, il Puzzle Maze ideato dalla regina, fu commissionato intorno al 1700 da suo marito William III e progettato da George London ed Henry Wise; originariamente piantato con carpine e successivamente reimpiantato con siepi di tasso, esso copre un terzo di un acro, è di forma trapezoidale ed è il più antico labirinto di siepi del Regno Unito.
Già nel 1926 Ernest Law scriveva "E' il più famoso labirinto della storia del mondo, e incommensurabilmente il più visitato.".
Ed ancora prima, nel secolo precedente, K.Jerome in "Three man in a boat" (1889) sosteneva che i turisti  che conduceva nel labirinto vi si perdessero per ore.
Questo labirinto è per la prima volta un labirinto a più corsie ed è conosciuto dai visitatori per creare in loro confusione con le numerose curve, giri su sè stessi ed i suoi molti colpi di scena che disorientano completamente ( I labirinti precedenti erano fatti ad una sola corsia e procedevano a spirale conducendo ad un punto centrale ).


Pensate se Queen Mary II avesse incontrato il grande Capability Brown al quale Hampton Court venne assegnata come dimora quando fu nominato nel 1764 George III come capo giardiniere a Hampton Court Palace e si trasferì a Wilderness House - risalente al c. 1700 e di interesse storico - che si trova all'interno delle mura del Palazzo di Hampton Court, sede ufficiale dei capi giardinieri del Palazzo fino al 1881... chissà cosa avrebbero creato insieme !
Si dice che Brown si rifiutò di spazzar via l'impronta formale di Mary II "per rispetto a se stesso e della sua professione", e che si fermò all'esercizio dell'arte topiaria e fu perciò accusato di trascurare i giardini. Forse il risultato più notevole e tutt'ora più duraturo risalente al periodo che trascorse ad Hampton Court Palace fu quello dato dalla vite Black Amburgo che interrò in una conservatory vicino alla Banqueting House nel 1768, che ancor oggi continua a fiorire ed è considerata la più grande e famosa vite nel mondo: misurata l'ultima volta nel 1968 aveva un tronco grande 81 pollici ed una lunghezza di 100 piedi. Si produce ancora un raccolto annuale di uva.

Vi lascio con una curiosità: a fianco alle cucine padronali, vi erano le così dette Chocolate Kitchens


le cucine del cioccolato: quelle ad Hampton Court sono oggi le uniche sopravvissute in Gran Bretagna, fanno parte dell'edificio barocco costruito per William e Mary intorno 1689 e vi sono tutt'ora conservati gli attrezzi che erano necessari per produrre, servire ai re e conservare il cioccolato fatto in loco da autentici maestri pasticceri ...

Vi rimando ad un post, magari di sapore più invernale, in cui vi svelerò la ricetta per fare in casa il cioccolato come era prodotto per i re in epoca Tudor, sia da bere caldo in tazza che da conservare ... sono certa che anche voi ne siate ghiotti !

Ancora una volta il nostro tempo si è concluso, vi lascio con un abbraccio augurandovi ogni bene ... in dolcezza !

A presto 












Bibliografia:

Catherine Horwood, GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010.



Citazioni:

1 - Catherine Horwood, GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010, pag. 263;

2 - op. cit., pag. 86.








It was as if the sky, calm, had kissed the Earth, so that it, in a twinkling of flowers, was to dream of him now.

The breeze was running in the fields, the ears of corn swayed slightly, hushed, the forests were murmuring for how clear of stars the night was.

And wide its wings my soul stretched, slipped over the quiet countryside, while returning home, in flight.

("Es War", Joseph C. von Eichendorff, 1796-1835)






- picture 1




Five hundred years ago began the construction of the magnificent palace of HAMPTON COURT, and then of its gardens, promoted by Thomas Wolsey, Archbishop of York, prime minister and favorite of King Henry VIII, who bought the property in 1514, in a work that kept busy for the next seven years the most capable and talented architects of the time and costed no less than 200,000 gold crowns that Wolsey invested for what was to become the most beautiful building in England, and if there was now, still alive,  able to see it, he himself would be amazed or maybe very satisfied of it: the estate, the landscape and the gardens are an unique resource, both from an historical and from an international horticultural point of view; the park covers 750 acres (304 hectares), the formal gardens occupy 60 acres (26 hectares) and the buildings of the palace 6 acres (2.5 hectares), all within a loop that goes down to the river Thames with sparkling fountains and a magnificent exhibition of over 200,000 bulbs flowering in every season.

Hampton Court is located in the administrative suburb of London Richmond upon Thames, in the historic county of Surrey and became, since 1528, one of the two houses of King Henry VIII (Wolsey enjoyed his palace for a very few years: in 1528, knowing that his enemies and the king himself were plotting to destroy him, he presented the building to the King as a gift and died two years later in 1530).

Obviously, having been built so far in time, the buildings that comprise it have been enlarged and underwent stylistic changes: the picture below, for example, shows the very first construction of the project of Henry VIII, who was immediately brought to an end, which was to create huge kitchens able to feed his Court composed of about 1,000 people!




- picture 2




Probably the most prosperous period, indeed, with no doubt, both architecturally and aesthetically, Hampton Court lived under King William of Orange and his wife, the daughter of James II, Queen Mary II: it was 1689, shortly after the Court of Louis XIV had moved permanently to Versailles, when William of Orange was offered the throne of England, Scotland and Ireland, and he became king with the name of William III, when with his wife, he took possession of Hampton Court, which they elected as their official residence, and decided to undertake a grandiose project of transformation of the buildings in the baroque style, gradually stripping the old buildings of the Tudor style and retaining only the Great Hall which was built by Henry VIII.

Not only that, it was in this period that the gardens gained their greatest splendor thanks to the queen, as we can number Queen Mary II as belonging to the wide circle of women, noble or humble, which we will define the term GARDENING WOMEN, namely composed by those who for pleasure or for necessity made the history of the gardening: she was, in fact, to be actively involved in the design and in the various facilities within the property's gardens and the very first who wanted that among the employees of the Master Gardener of Hampton Court there were, for the first time, female subjects, although, of course, still paid differently than men:


In the accounts of Hampton Court in 1696, during the reign of William III, it is shown that while two royal gardeners who oversaw the upkeep of the gardens, were paid £70 the main workforce earned on average for £10 per annum. Among them were twelve women who usually received 8d a day, which may be comparable as a daily rate. 1





- picture 3 - William of Orange, who became king under the name of William III, married his first cousin Mary in 1677 - Here we can see her in a painting by Peter Lely dated 1677- 1680 ca.





[...] she brought wagonloads of plants with her from Holland, of which four houndred were said to be new in Britain. During Mary's short reign - she died of smallpox when she was only thirty-two - her greatest triumph was the development of the gardens [...] In addition to the elaborate stove or hothouses Mary built for the valuable collection of rare plants, together with a series of small flower gardens, she and William worked with their designer, Daniel Marot, on the Privy Garden, much influenced by the Dutch style she would have come to know during her time in Holland. 2




- picture 4 - View of the Privy Garden from the palace to the Thames.


- picture 5 - Leonard Knyff, A View of Hampton Court, 1702 - 1714 ca. ( here the Privy Garden, already at the age of Henry VIII the garden reserved to the sovereigns, is well visible on the left side of the painting )






And could such a sumptuous residence with such a great kitchen not to have a WALLED KITCHEN GARDEN ?




- picture 6


- picture 7




It was commissioned by the two sovereigns where Henry VIII kept his 'arena' and for 160 years the kings and queens of the building would be served with fruit and vegetables grown locally on six acres that were part of the property.
But let's have a look at this charming treasure that Queen Victoria decided to open to the public and which today is one of the most coveted and loved of the whole England.




- picture 8


- picture 9


- picture 10 - In the distance, on the right, you can see a small pavilion overlooking the River Thames, the Banqueting House, built around 1700, for informal meals and entertainment in the gardens when the official dinners should have taken inside the buildings of the palace


- picture 11


- picture 12 - The monograms of William III and Mary II engraved in marble as you can see on a facade of Hampton Court Palace




Unfortunately Queen Mary II's life was too short to accomplish all what she had planned ...
In fact as the Banqueting House, also the Hampton Court Maze, the Puzzle Maze
conceived by the queen, was commissioned around 1700 by her husband William III and designed by George London and Henry Wise; originally planted with carpine and then replanted with yew hedges, it covers a third of an acre, it is trapezoidal in shape and is the oldest hedge maze in the UK.
Already in 1926Ernest Law wrote "It 's the most famous labyrinth of world history, and immeasurably the most visited.".
And even before, in the previous century, K.Jerome in "Three man in a boat" (1889) argued that the tourists that he led into the maze were lost for hours.

For the first time in history this labyrinth is a maze with more than one lane and it's known by visitors to create them confusion with the many curves and twists that completely disorient them ( Previously mazes were made  at one lane and proceeded at spiral leading to a central point ).





- picture 13




I wonder if Queen Mary II had met the great Capability Brown at Hampton Court which was given him as a residence when he was appointed in 1764 by George III as Head Gardener at Hampton Court Palace and moved to Wilderness House - dating back to c. 1700 and of historical interest, located within the walls of Hampton Court Palace, which became the official seat of the heads of gardeners Palace until 1881... I wonder what they would able to create together !

It is said that Brown refused to wipe out the formal imprint gave by Mary II "out of respect for himself and of his profession", and that he stopped at the exercise of topiary and was therefore accused of neglecting the gardens. Perhaps the most remarkable and still most enduring thing he did dating back to the period he spent at Hampton Court Palace was planting the Black Hamburg grapevine in a conservatory next to the Banqueting House in 1768, which still continues to flourish and is considered the most great and famous still living in the world: measured the last time in 1968 it had a trunk large trunk 81 inches and a length of 100 feet and still produces an annual harvest of grapes.

I'm leaving you with a curiosity: next to the main kitchen, there were the so called Chocolate Kitchens:




- picture 14




those at Hampton Court today are the only one surviving in Britain, are part of the baroque building built around 1689 for William and Mary and there are still preserving all the tools that were needed to produce, serve the kings and keep the chocolate made on site by authentic pastry chefs ...

I refer you to a post, maybe with a more wintry flavor, in which I will reveal the recipe to make homemade chocolate as it was produced for kings during the Tudor times, both to drink hot and to keep ... I'm sure that you also are gluttonous of chocolate!

Once again, our time is over ,with a hug I take my leave of you and wish you al the best ... in sweetness!

See you soon 









Bibliography:

Catherine Horwood, GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010.



Quotations:

1 - Catherine Horwood, GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010, page 263;

2 - op. cit., page 86.



The first cat show in history: London, Chrystal Palace, July 13th, 1871.

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La spedizione scientifica promossa da Napoleone in Egitto negli anni 1798-1901 nonché la pubblicazione del trattato in 23 volumi dal titolo Le Description de l'Égypte (1809 - 1828) promosse un crescente interesse da parte dell'occidente verso il mondo magico e mistico rappresentato da questa antica civiltà e dalle sue divinità, interesse che crebbe notevolmente durante l'epoca vittoriana tanto che i gatti non furono più visti come animali utili, anzi necessari da tenere fuori casa per questioni igieniche al fine di preservare l'abitazione dai topi, ma vennero promossi ad autentici animali da compagnia: se è vero che una casa vittoriana non era tale se non riccamente corredata di tendaggi e mobili adeguati ed arricchita da piante, soprattutto felci, palme ed orchidee - spesso anche da pesci - e da almeno una WARDIAN CASE( se ancora non avete letto il post di ~ My little old world ~ che ne tratta cliccateQUI ), è altresì vero che tale non era senza almeno un gatto come animale da compagnia comodamente accovacciato su di una poltrona od un divano ... sì, un bel micio, meglio se persiano ...


Frances Simpson, amante ed ibridatrice di gatti a pelo lungo, & Cambyses


... perché di razza persiana erano i due gatti che aveva la Regina Victoria a Buckingham Palace, per l'esattezza due persiani blu.



L'importanza ed il costante e crescente amore per i gatti furono significativamente promossi da due importanti sviluppi appartenenti all'epoca vittoriana: il miglioramento del trattamento di tutti gli animali domestici e l'entusiasmo per l'esposizione e le varietà di allevamento di gatti che condusse anche a dar vita a nuove razze. 
Furono questi i motivi che indussero Harrison Weir a promuovere la prima mostra felina che si tenne in Inghilterra, al Crystal Palace di Londra, il 13 luglio 1871, un evento che si rivelò talmente importante da poter definire il 1871 come l'ANNO DEL GATTO; se l'idea di creare un'esposizione di gatti di razze differenti ai quali attribuire dei premi in base a criteri di giudizio va riconosciuta ad Harrison Weir, l'organizzatore dello show, M.F.Wilson, direttore del Chrystal Palace Natural History Department, decise che i gatti da esibire fossero circa 170, appartenenti alla classe medio alta ( ne deduciamo che con ogni probabilità l'ingresso non era gratuito






e tra gli altri vi presero parte il primo gatto proveniente dal Siam, alcuni Manx ( i gatti provenienti dall'Isola di Man) gatti africani, francesi e persiani, ovvero d'angora a pelo lungo, gatti inglesi a pelo corto e persino un gatto selvatico scozzese appartenente al Duca di Sutherland.
Scriverà più tardi Weir che il suo intento principale nel dare vita a questo primo Show era quello di far sì che d'ora innanzi, dopo lunghi secoli di abbandono, maltrattamento e crudeltà assoluta, i gatti venissero attentamente seguiti e che il gatto domestico seduto davanti al fuoco avrebbe potuto possedere una bellezza ed un fascino unici e dare al suo proprietario soddisfazioni emotive sconosciute prima.

Nessuno, comunque, sarebbe stato in grado d'immaginare la cifra raggiunta dagli spettatori che vi presero parte, neppure lo stesso Weir: più di 20.000 londinesi visitarono lo Show, creando anche qualche scompiglio il giorno dell'apertura.


Immagine tratta dall'Illustrated London News.




Furono allora assegnati 54 premi, il maggior numero in assoluto, con l'intento di incentivare gli spettacoli futuri - furono inserite classi di concorso del tutto nuove di certo non ammesse oggi, tra cui il premio per il gatto più grasso vinto da un enorme micio di 20 lb - poco più di 9 kg ( e pensare che il peso forma di Geremia era di 13 Kg !) appartenente ad un certo signor Nash -: 32 furono dati a signori, 15 a donne maritate e solamente 4 a 'zitelle', a quanto pare sfatando il mito che voleva che i gatti fossero animali domestici per zitelle. IlDaily Telegraph invitava i suoi lettori ad affrettarsi non appena avessero ultimato di leggere queste righe poiché il numero dei visitatori era così alto che non sempre era possibile vedere tutti i gatti esposti.

Secondo il The Morning Post del giorno successivo: " La più grande novità della giornata nel modo degli spettacoli è lo show dei gatti al Crystal Palace. Abbiamo avuto spettacoli di bovini, spettacoli equestri, mostre canine e spettacoli di vari altri animali più o meno addomesticati. Ma questo è il primo spettacolo sui gatti di un'ampiezza e di un'accuratezza nell'organizzazione tali che il mondo non ha mia visto prima.".

Un siffatto successo indusse gli organizzatori a promuovere, lo stesso anno, una seconda edizione dello show che, scriveva The Illustrated London News del 22 luglio, 1871 ha riportato "Lo spettacolo è stato aperto solo un giorno." Il successo dello show è stato tale che più tardi, nel 1871, se ne tenne una seconda edizione sempre al Crystal Palace, ma questa volta della durata di tre giorni da Sabato 2 a Lunedi 4 dicembre, riportava il Times del 4 dicembre, e questa volta le porte del Crystal Palace furono aperte anche ai gatti della classe operaia.


Durante gli anni che ruotarono attorno al 1880, l'entusiasmo per la riproduzione e l'esposizione dei gatti cominciò a diffondersi e l'evento di Londra contagiò immediatamente altri paesi europei, primi fra tutti Francia, Belgio e Olanda, mentre il primo show d'oltreoceano ebbe luogo presso il Madison Gardens a New York City ed è datato 1895.

I gatti erano compagni costanti, amati e stimati, di scrittori vittoriani sia inglesi che americani, tra cui William Wordsworth, John Keats, Alfred Tennyson, Thomas Hardy, Mark Twain, Henry James e Rudyard Kipling ... e non dimentichiamo il gatto di Alice 'voluto' da Lewis Carroll il quale anche ne era appassionato.

Concludo con un aneddoto curioso che ci riporta alla simpaticissima Beatrix Potter che sappiamo trascorse la sua infanzia con molti gatti. Nel suo diario scrive:"Un giorno Micio non ha preso il suo posto con puntualità, ma velocemente apparve con due topi: ne mise uno sul piatto del suo padrone, l'altro nel suo." 

Amo tantissimo i gatti come credo poche persone al mondo, ma vi assicuro che se fossi stata io la padrona di Micio, mah ... non riesco ad immaginare quale sarebbe stata la mia reazione ( non amo altrettanto i topi ) !

Vi lascio ad ammirare alcune fotografie di epoca vittoriana che ritraggono ladies e fanciulle insieme con i loro gatti, ormai 'promossi' - e lo si vede - a veri animali da compagnia, evviva! 













♥  A presto miei cari amici e lettori, vi abbraccio con il cuore 























- picture 1




The scientific expedition organized by Napoleon in Egypt during  the years 1798-1901 as well as the publication of the treaty in 23 volumes entitled The Description de l'Égypte 
(1809-1828) began with spreading an interest for the mystical and magic world represented by this ancient world and its gods and this interest grew considerably during the Victorian era when cats, little by little,  were no longer seen as useful animals, indeed, necessary to keep out of the house, for reasons of hygiene, in order to preserve it from mice, but were promoted to real pet: if it's true that a Victorian house was not such if not richly equipped with appropriate furniture and curtains and enriched with plants, especially ferns, palms and orchids - often with fish too - and at least one WARDIAN CASE( if you haven't still read the post of ~ My little old world ~ talkink about it just clickHERE ), it is also true that it wasn't such if it hadn't at least a cat as a pet, comfortably squatting on a chair or a couch ... yes, a beautiful puss, preferably Persian ...







- picture 2 - Frances Simpson, lover and breeder of long-haired cats, & Cambyses






... because of this race were the two pet cats that Queen Victoria had at Buckingham Palace, to be more precise two Blue Persian.





- picture 3





The importance and the growing love for cats were significantly driven by two major developments pertaining to the Victorian era: the improvement of the treatment of all pets and the enthusiasm for showing them and for the variety of breeding cats which led also to create new breeds.

These were the reasons that led Harrison Weir to promote the first Cat Show, which was held in England, at the Crystal Palace in London, on July 13th, 1871, an event that revealed itself to be so important till define the year 1871 as the YEAR OF THE CAT; if the idea of creating an exhibition of cats of different breeds to which give award prizes based on criteria of judgment must be recognized in Harrison Weir, the organizer of the show, it was M.F.Wilson, director of the Chrystal Palace Natural History Department, who decided that the cats to be shown had to be about 170, belonging to the upper- middle class (it means that probably the entrance wasn't free)





- picture 4


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and, among the others, it was shown the first cat from the Siam, some Manx (cats from the Isle of Man) African Cats, French and Persian - that means Angora or longhaired cats -, British shorthair and even a Scottish wildcat belonging to the Duke of Sutherland.
Weir will write later that his main intention in giving birth to this first Show was to ensure that from that moment, after centuries of neglect, maltreatment and absolute cruelty, cats were carefully followed and that the domestic cat sitting in front the fire might  have had a unique beauty and charm and give his owner emotional satisfactions unknown before.
Nobody, however, would have been able to imagine the figures  reached by the viewers who took part to it, even the same Weir: more than 20,000 Londoners visited the Show, also creating some havoc during the opening hours.





- picture 7 - From theIllustrated London News.





They were then assigned 54 awards, the highest number ever, with the intent to promote future Shows - they were inserted new classes of competition certainly not admitted today, including the prize for the fattest cat won by a huge cat of 20 lb - just over 9 kg (and think that the weight of Jeremiah was 13 kg!) belonging to a man named Mr.Nash - 32 were given to lords, 15 to married women and only 4 to spinsters, apparently dispelling the myth that  wanted 'cats were pets for spinsters'. The Daily Telegraph invited its readers to hurry as soon as they finished reading its lines because the number of visitors was so high that it wasn't always possible to see all the cats exposed.

According to the Following day's Morning Post: "'The greatest novelty of the day in the way of shows is the show of cats at Crystal Palace. We have had cattle shows, horse shows, dog shows and shows of various other animals blackberries or less domesticated. But this is the first cat show of an extensive and thoroughly Organised character the world has ever seen. "

Such success prompted the organizers to promote the same year a second edition of the  




Show, wrote 
The Illustrated London News of 22nd July 1871 reported "The show was only open one day." So successful was the show That later in 1871, a second show was held at the Crystal Palace, this time at three day show running from Saturday 2nd to Monday 4th December 


and this time the doors of the Crystal Palace were also open to cats of the working class.








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During the years that swiveled around 1880, the enthusiasm for breeding and exhibiting cats began to spread and the London event immediately contaminated other European countries, first of all France, Belgium and the Netherlands, while the first Show overseas took place at Madison Gardens, New York City in 1895.

Cats were constant companions, loved and respected, by both English and American Victorian writers, including William Wordsworth, John Keats, Alfred Tennyson, Thomas Hardy, Mark Twain, Henry James and Rudyard Kipling ... and let's don't forget Alice's cat which Lewis Carroll, also passionate with them, wanted in his novel.

I conclude with an anecdote that brings us back to the lovely Beatrix Potter, who spent her childhood with many cats. In her journal she writes, "One day Puss did not take hiss place punctually, but presently sppeared with two mice, one of which he placed on his master's plate, the other on its own."
I love cats like few people in the world, I think, but if I had been the mistress of Puss, well ... I cannot imagine what would have been my reaction ( I have for mice another kind of feeling ) !

I leave you to admire some photographs depicting Victorian ladies and girls together with their cats, now fully 'promoted' - and we may clearly see it - as real pets, hurray !




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♥  See you soon my dear friends and readers, I embrace you with all my heart ♥







CIVIL WAR FASHION: Spoon Bonnets and Caps.

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Vi è un periodo della storia della moda americana che 

prende il nome dal triste conflitto che divise gli Stati dal 1861

al 1865 e che viene perciò definito CIVIL WAR FASHION, 




poiché Civil War, ovvero Guerra Civile, gli americani chiamarono e chiamano tutt'oggi quella che noi europei definiamo Guerra di Secessione; non sto qui a farvi ripassare le tristi fasi del conflitto che per ragioni economiche e politiche, non ultima quella dell'abolizionismo, coprì di sangue le vaste praterie americane, dal 12 aprile del 1861 al 9 aprile del 1865, praticamente quattro anni esatti di cruenti combattimenti che costarono cifre impensabili quanto a vittime umane, e durante i quali, per me in modo non del tutto spiegabile, tanto gli abiti quanto i cappellini da signora raggiunsero, secondo il mio gusto, l'apice della loro bellezza, per la grazia e la femminilità che li connotavano e furono senza dubbio alcuni gli anni che vanno dal 1860 al 1865 quelli più belli della moda vittoriana americana.

Ho pensato di dividere questo argomento che trovo incantevole in due parti, una da dedicare ai copricapo ed una agli abiti, il post sarebbe risultato troppo lungo e non esaustivo... allora, siete pronte, signore, per godere della bellezza di questi cappellini fatti di velluto, trini e quant'altro ?
Lasciatevi prendere per mano e condurvi da una modista del tempo ... siete pronte a sognare ad occhi aperti ?









La fronte si alza per divenire il punto di forza, esteticamente parlando, dell'intero copricapo, il volto si scopre e si orna dall'interno di un'imbottitura fatta di pizzi, di fiori artificiali, di fiocchi in seta che donano dolcezza di espressione a chiunque ... questa a mio giudizio può definirsi moda, poiché in grado di aggraziare anche chi in natura non è dotato ...

Vi mostro in una pagina del Godey's Lady's Book del luglio 1864 


ed in una del Peterson's Magazine del giugno 1862 che cosa, in modo più stilizzato, intendo dire: 



venivano questi chiamati SPOON BONNET, ovvero cappellini a cucchiaio per questa loro particolare forma; la stoffa ovviamente variava con il variare delle stagioni, dal velluto, alla seta, alla paglia e al trine per coprire il capo durante il periodo più caldo dell'anno...








Le signore di una certa età preferivano ornarsi il capo 'semplicemente' coprendolo con preziosi pizzi e ricercati merletti, magari di provenienza parigina o fiamminga,




mentre le giovani continuavano a vestire i POKE BONNET, tanto utili anche per chi abitava in campagna - dove ancora erano in auge le PIONEER STYLE CAPS - o lavorava al sole per proteggersi il volto e lo sguardo.





Se qualcuno mi chiedesse di scegliere sarei davvero nel più completo imbarazzo ... 

Spero che abbiate gradito anche questo nostro 'viaggio' e, fino al prossimo, che l'amore e la gioia siano con voi,

a presto 












Bibliografia:

Mark Campbell, R. L. Shep, Civil War Ladies: Fashions and Needle-Arts of the Early 1860's, R. L. Shep, 2001; 

Mandy Foster, Dannielle Perry, American Civil War Era Fashion Plates: Godey's Lady's Book: 1860-1865, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2008;

Mandy Foster, Dannielle Perry, American Civil War Era Fashion Plates: Peterson's Magazine: 1860-1865, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2008;

Kate Havelin, Hoopskirts, Union Blues, and Confederate Grays: Civil War Fashions from 1861 to 1865, Twenty First Century Books, 2011;

Danielle M. Perry, Mandy L. Foster, Fashionable Bonnets from the Introduction of the Ambrotype in 1854 Through the End of the American Civil War in 1865: A Study For Extant Bonnets, Photographs, and Fashion Plates, Create Space Independent Publishing Platform, 2011;

Anita Stamper, Jill Condra, Clothing Through American History: The Civil War Through the Gilded Age, 1861-1899,  Greenwood Pub Group, 2010. 











There is a period in the history of American fashion that is 

named after the sad conflict dividing the States from 1861 to 

1865 and which is therefore defined CIVIL WAR FASHION,





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for Civil War, Americans called and still call what we Europeans call the War of Secession; I'm not here to make you review the sad stages of the conflict that for economic and political reasons, not least that of abolitionism, covered with blood the vast and peaceful American prairies, from April 12th,1861 to April 9th,1865, almost exactly four years of bloody fighting which costed unthinkable figures as to human victims, and during which, for me not so entirely explicable, the gowns and the hats for lady reached, according to my taste, the height of their beauty, grace and femininity which connoted them and they were undoubtedly the years ranging from 1860 to 1865 the most beautiful of the American Victorian Fashion.

I decided to divide this topic, which I find so very charming, in two parts, one dedicated to the headdress and one to the clothes, the post would have result too long and not exhaustive ... then, are you ready, my ladies, to enjoy the beauty of these bonnets made of velvet, trini and so on ?
Let's take you by hand and lead to a milliner's time ... are you're ready to daydreaming?




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The forehead rises to become the point of strenght, aesthetically speaking, of the whole headdress, the face is discovered and is adorned inside of a padding made of lace, artificial flowers, ribbons of silk giving sweetness of expression to anyone ... in my opinion this can be defined fashion, as able to make more graceful and pretty also those who in nature, alas, aren't so equipped ...

I'm showing you in a page of the Godey's Lady's Book of July 1864




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and in one of the Peterson's Magazine, dating back to June 1862 what, in a more stylized way, I mean:




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these were called SPOON BONNET, for their particular size recalling a spoon; the fabrics of course varied with the changing of the seasons, from velvet and silk in winter, to straw and laces to cover the head during the hottest time of the year ...




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The ladies of a 'certain age' preferred to adorn their head 'just' covering it with precious and sophisticated laces, maybe coming from Paris or from Flanders,




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while young girls still went on wearing the POKE BONNET, so useful for those who lived in the countryside - where they were still were in vogue the PIONEER STYLE CAPS - or working in the sun, to protect their face and eyes.




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If someone would ask me to choose I would be really in complete embarrassment ...

I hope you enjoyed even this 'journey' of ours and, until the next time, hope that love and joy be with you,


see you soon 













Bibliographic sources:

Mark Campbell, R. L. Shep, Civil War Ladies: Fashions and Needle-Arts of the Early 1860's, R. L. Shep, 2001; 

Mandy Foster, Dannielle Perry, American Civil War Era Fashion Plates: Godey's Lady's Book: 1860-1865, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2008;

Mandy Foster, Dannielle Perry, American Civil War Era Fashion Plates: Peterson's Magazine: 1860-1865, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2008;

Kate Havelin, Hoopskirts, Union Blues, and Confederate Grays: Civil War Fashions from 1861 to 1865, Twenty First Century Books, 2011;

Danielle M. Perry, Mandy L. Foster, Fashionable Bonnets from the Introduction of the Ambrotype in 1854 Through the End of the American Civil War in 1865: A Study For Extant Bonnets, Photographs, and Fashion Plates, Create Space Independent Publishing Platform, 2011;

Anita Stamper, Jill Condra, Clothing Through American History: The Civil War Through the Gilded Age, 1861-1899,  Greenwood Pub Group, 2010. 



BOCCA BACIATA (1859) by Dante Gabriel Rossetti.

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Bocca baciata non perde ventura, 

anzi rinnova come fa la luna. 





‘The mouth that has been kissed does not lose its savour,
indeed it renews itself just as the moon does.’



Questa la scritta che questo incantevole dipinto, in cui il Rossetti è riuscito a ritrarre negli occhi della modella una sorta di stupore, di meraviglia estatica, reca sul retro ... non vi ricorda nulla ?
Per noi italiani è divenuto quasi un proverbio, un modo di dire, che appartiene alla cultura popolare grazie al Boccaccio ed al suo Decameron, la raccolta di cento novelle che si narrarono nell'arco di dieci giorni i dieci giovani allontanatisi dalla città di Firenze dilaniata dalla peste nell'anno 1348, composto dall'autore intorno al 1350.

Qui Rossetti, ben edotto in opere tratte dalla letteratura italiana che spesso si trovava con diletto a tradurre, si è voluto ispirare alla Novella 7 della Giornata II, la cui protagonista è l'avvenente figlia del sultano di Babilonia, Alatiel, la quale viene data in isposa al re del Garbo quale gesto di riconoscimento per averlo avuto come alleato in una dura battaglia che si rivelò vittoriosa.
Giunti praticamente alla fine del viaggio, la giovane con le sue ancelle e gli uomini dell'equipaggio incorrono in una burrasca che induce gli uomini, più coraggiosi, a lanciarsi su di un'imbarcazione di salvataggio, gesto che si rivelerà fatale per tutti loro. L'indomani mattina l'imbarcazione, su cui giacciono Alatiel e le sue ancelle, si ritrova incagliata sulla spiaggia dell'isola di Maiorca e, pensate, passeranno ben quattro anni prima che la giovane possa finalmente ricongiungersi al padre, quattro lunghi anni durante i quali conterà ben otto amanti, e dirà di essere stata tutto quel tempo presso un convento. 

Di ciò fece il re del Garbo gran festa e, mandato onorevolmente per lei, lietamente la ricevette. E essa, che con otto uomini forse diecemilia volte giaciuta era allato a lui si coricò per pulcella e feceglie credere che così fosse, e reina con lui lietamente poi più tempo visse. E perciò si disse :" Bocca basciata non perde ventura, anzi rinnuova come fa la luna".1

La modella che posa per questo dipinto del grande artista facente parte della confraternita dei Pre-Raphaelite è Fanny Cornforth(1835 - 1906), 




 Photography by W. & D. Downey, Newcastle (1863)




sua domestica, modella ed infine amante, così come lo divennero le altre Elizabeth Siddal e Jane Morris e fu proprio durante un'assenza della prima che egli chiese a Fanny di posare per lui; ella era un modello inconsueto dal quale trarre ispirazione, contrariamente alla Siddal e alla Morris apparteneva alla working-class ed era ben più formosa di loro, ma forse proprio per questa sua caratteristica era più adatta a rappresentare immagini tardo medioevali: non gli serviva creare un'immagine di donna eterea, quanto piuttosto di 'donna vera' ... ma di tutte queste ladies vi parlerò in un'altra occasione, per ora vi lascio come sempre salutandovi con tutto il mio affetto e la mia più sincera gratitudine, dandovi appuntamento 

a presto 










Bibliografia:

Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di Vittore Branca, Einaudi, Torino, 1987;

Luigi P. Finizio, Moderno antimoderno. L'arte dei preraffaelliti nella cultura vittoriana, Editore Liguori,  2004;

Michael Robinson, The Pre-Raphaelites: Their Lives and Works in 500 Images: An Illustrated Exploration of the Artists, Their Lives and Contexts, with a Gallery of 290 of Their Greatest Paintings, Lorenz Books 2012;

Schriftsteller Verschiedene, Dante Gabriel Rossetti tra Eroine e Dark Ladies[Formato Kindle];

Kirsty Stonell Walker, Stunner: The Fall and Rise of Fanny Cornforth, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2012.




Citazioni:

1 -  Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di Vittore Branca, Einaudi, Torino, 1987, pag. 257








‘The mouth that has been kissed does not lose its savour,

indeed it renews itself just as the moon does.’





- picture 1 - Bocca Baciata, Dante Gabriel Rossetti, 1859





This is the written that this charming painting in which Rossetti managed with so much skillness to portray the model's eyes a kind of amazement, of ecstatic wonder, takes on its back there ... does it remember anything to you?

For us Italians it has become almost a proverb, a byword belonging to the popular culture thanks to Boccaccio and his Decameron, a collection of one hundred short stories narrated in the space of ten days by ten young people moving apart from the city of Florence 'torn' by the plague in the year 1348, composed by the author in 1350.

Here Rossetti, well informed in works from of the Italian literature which he  often was with delight to translate, he wanted to inspire to the Novella 7 Day II, whose protagonist is the attractive daughter of the Sultan of Babylon, Alatiel, which is given in marriage to the King of Algarve as a gesture of recognition to have helped him him as an ally in a tough battle that it proved to be victorious.
Arrived almost at the end of the trip, the young woman with her maids and the crew run into a storm that pushed men, less brave, on a rescue boat, decision that will become fatal for all of them. The next morning the boat with Alatiel and her maids was found stranded on the beach on the island of Mallorca, and, just think, they will spend four years before the young woman could finally be reunited with her father, four long years that during which she will count eight lovers, and she'll tell instead, to be hosted all that time in a convent.

What did the King of Algarve a big party and, honorably sent to call for her, gladly received her. And her, who with eight men perhaps ten thousand times had lain next to him layd down for a virgin and was able to let him believe it did, and as a queen with him gladly and for long lived. And so they used to say: ‘The mouth that has been kissed does not lose its savour, indeed it renews itself just as the moon does.’1

The model who posed for this painting by the great artist who belonged to the brotherhood of the Pre-Raphaelite is Fanny Cornforth (1835 - 1906),




- picture 2 - Photography by W. & D. Downey, Newcastle (1863)




his maid, and finally his model and lover, as well became the other, that is to say Elizabeth Siddal and Jane Morris and it was during the absence of the mormer that he asked Fanny to pose for him; she was an unusual model from which to draw inspiration, in contrast to Siddal and Morris she belonged to the working-class and was much more buxom of them, but perhaps because of this characteristic  she was more suitable to represent the late medieval images: he didn't need to create a picture of ethereal woman, but rather of ' real woman '... but of all these ladies I'm going to tell you another time, for now I leave you as always greeting you with all my affection and my sincerest gratitude, giving you appointment

very soon 











Bibliography:

Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di Vittore Branca, Einaudi, Torino, 1987;

Luigi P. Finizio, Moderno antimoderno. L'arte dei preraffaelliti nella cultura vittoriana, Editore Liguori,  2004;

Michael Robinson, The Pre-Raphaelites: Their Lives and Works in 500 Images: An Illustrated Exploration of the Artists, Their Lives and Contexts, with a Gallery of 290 of Their Greatest Paintings, Lorenz Books 2012;

Schriftsteller VerschiedeneDante Gabriel Rossetti tra Eroine e Dark Ladies [Formato Kindle];

Kirsty Stonell Walker, Stunner: The Fall and Rise of Fanny Cornforth, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2012.




Quotations:

1 -  Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di Vittore Branca, Einaudi, Torino, 1987, page 257.




I'm sharing this post with


Thank you Stephanie for hosting me !


Victorian ladies' outdoor pastimes.

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 primi giorni dell'autunno sono i più lieti ed i più 

giovevoli per godere del tepore del sole delle ore del 

primissimo pomeriggio, quelle che ancora recano 

con sé il ricordo dell'estate appena trascorsa, le ore 

più calde e più tranquille dell'intera giornata ...



SIR JOHN LAVERY, R.A., R.S.A., R.H.A. (1856-1941)
PLAYED!!



ed è proprio da questa atmosfera pacata che si colora di oro e di amaranto e che si anima di uccelli che lasciano i boschi per avvicinarsi sempre più alle case affaccendandosi per trovare un nido che li ripari per l'inverno che mi sono lasciata ispirare per questo nuovo post.

Credete che i Victorians la pensassero in modo molto differente, che non amassero la vita all'aria aperta ?

Generalmente l'area a prato dietro la casa era riservata agli svaghi, soprattutto quelli femminili ... sì, perché se, magari dopo un ballo od una cena importante, le ladies, soprattutto le più giovani, intrattenevano gli ospiti cantando e suonando il piano, dopo un 'luncheon' in compagnia uscivano di casa e trascorrevano il resto del tempo giocando insieme.
Ebbene sì, potrebbe sembrare inappropriato, ma anche le Victorian ladies conoscevano lo svago che offrono i giochi di società e di movimento ...






  VICTORIAN LAWN - TENNIS 




Horace Henry Cauty (1846-1909), The Tennis Match




Il tennis giocato sull'erba godette di molta notorietà durante il periodo vittoriano
presso le ladies della classe medio agiata: dapprincipio il gioco consisteva semplicemente nel far passare sopra una rete tesa nel prato la palla lanciata con la racchetta, poi divenne via via sempre più competitivo tanto da coinvolgere il pubblico maschile e qualificarsi come l'unica attività sportiva mista, poiché entrambi i sessi trovavano in esso un metodo eccellente per mantenersi in esercizio, liberare la mente e stare all'aperto.
Le regole cambiarono nel tempo fino a venire fissate e formalizzate definitivamente nel 1874 ed esattamente dieci anni dopo Maud Watson affrontò Lillian Watson (la sorella) per diventare la prima donna campionessa a Wimbledon dove ancora oggi si gioca il Lawn Tennis.

Ovviamente le donne vittoriane giocavano con degli abiti che certo non agevolavano i loro movimenti, anzi, costituivano per loro un notevole handicap: l'etichetta vittoriana esigeva che le braccia dovessero essere sempre coperte e che le caviglie fossero nascoste da abiti che quasi toccavano il suolo; inoltre, le donne dovevano sopportare il peso e l'ingombro di tre sottogonne inamidate sotto il vestito ... riuscite ad immaginare il caldo che dovevano soffrire ? 

Naturalmente, non dobbiamo dimenticare il 'famigerato' corsetto vittoriano, gli stivali col tacco, un rigido collare fatto di osso di balena, ed un cappello a tesa larga arrotondato che completava l'abbigliamento sportivo.... mi chiedo come facessero a correre avanti ed indietro dalla rete alla loro posizione ...



George Goodwin Kilburne (1839-1924), A Game of Tennis




  VICTORIAN CROQUET 




Cedrillon, France, 1865



Introdotto in Inghilterra nel 1850, molto probabilmente da Lord Lonsdale, che fu uno dei primi a predisporre un 'campo' che ad esso fosse adeguato nella sua tenuta di campagna, il Victorian Croquet si diffuse molto velocemente ed intorno al 1856 era del tutto decisamente affermato: era questo un altro passatempo da praticare all'aperto e su di un prato, considerato particolarmente adatto alle Victorian ladies poiché non richiedeva forza e neppure tecnica, entrambi aspetti difficilmente caratterizzanti il sesso femminile; esso inoltre non necessitava di un abbigliamento specifico e perciò rappresentava forse, rispetto al Lawn-Tennis, un divertimento ancor più economico: il croquet non richiedeva una grande concentrazione ed era spesso complementare a conversazioni, di carattere non troppo impegnato, ovviamente, che coinvolgevano entrambi i sessi, e fu così che con il tempo anche questo svago presto conquisterà il pubblico maschile.

Le Victorian ladies amavano colpire con apparente non-chalanche le palle luminose con le loro mazze di legno che terminavano a martello per farle passare sotto gli archi di metallo conficcati nel terreno, spesso chiedendo il parere di qualche gentleman che con fare intellettuale si prestava volentieri al gioco. 


  
Léon Benett, Fortuné-Louis Méaulle, Croquet, 1889.




 VICTORIAN ARCHERY 




Archery of the Bow, autore sconosciuto



Il Victorian Archery, ovvero il tiro con l'arco era praticato dalle ladies più anticonformiste e facoltose dell'epoca vittoriana, ed era il passatempo che vantava sicuramente la più antica tradizione: pensate che risale al medioevo ! 
Mi sovviene il romanzo Emma di Jane Austen (1815) che ci dimostra come fosse già notevolmente affermato presso il pubblico femminile in epoca Regency; ebbene, durante il periodo vittoriano tale attività sportiva visse un autentico revival forse anche perché molto amato e praticato dalla stessa regina Victoria e divenne il primo sport in assoluto cui fu concesso di partecipare in modo competitivo anche alle donne.


Amazons of the Bow, autore sconosciuto




  VICTORIAN MINTONETTE




Fotografia di epoca vittoriana



Era il 1890 quando un certo Mr.William Morgan inventò un gioco chiamato Mintonette che combinava elementi di basket, tennis e pallamano, successivamente definito pallavolo.
Si raccomandava una pratica con cautela da parte del gentil sesso in quanto, dato il notevole movimento che comportava, avrebbe potuto procurare danni irreparabili agli organi riproduttivi - cosa che si diceva al tempo anche dell'equitazione -.
Nel 1895 nacque da esso ufficialmente la pallavolo, detto volleyball, creato come forma di intrattenimento competitiva e divertente, ma non fisicamente aggressivo come il basket o altri sport, per gli uomini d'affari bisognosi di svago, e proprio il nome volleyball subentrò a mintonette poichè dati i movimenti della palla sopra la rete impressi dalle mani dei giocatori facevano sembrare il termine decisamente più calzante. 

Si conclude qui, miei cari amici e lettori, il nostro excursus tra le attività ricreative che godettero di fama e divennero 'alla moda' durante il periodo vittoriano presso il pubblico femminile; nella speranza di avervi coinvolti con interesse mi congedo da voi con un abbraccio affettuoso e colmo di gratitudine.

A presto 


















The first days of fall are the happier and the most good to enjoy 

the warmth of the sun during the early afternoon, during those 

hours which still bear with them the memory of the summer 

just passed, the warmer and quieter hours of the day ...






- picture 1 - SIR JOHN LAVERY, R.A., R.S.A., R.H.A. (1856-1941), PLAYED!!





and it is from this peaceful atmosphere that is colored of gold and of amaranth and that comes alive with birds leaving the woods to come closer and closer to our houses so busy to find a nest able to give them a shelter for the winter that I've let myself be inspired by this new post of mine.

And you think that our Victorians thought very differently, that they didn't love to stay outdoor ?

Generally the area located behid the house was reserved for entertainment, especially the female ones ... yes, because if, perhaps after a dance or an important dinner, the ladies, especially the most young ones, entertained the guests by singing and playing the piano, after a 'luncheon' in the company they left the house and spent the rest of the time playing together with theit guests.
Yes, it might seem inappropriate, but also the Victorian ladies knew leisure offering the outdoor games and the games of movement ...




  VICTORIAN LAWN - TENNIS 





- picture 2 - Horace Henry Cauty (1846-1909), The Tennis Match




Tennis played on the grass enjoyed great popularity during the Victorian period by the ladies of the wealthy middle class: at first the game was simply to throw with a racket a little ball passing over a net spread in the lawn, then it became gradually more and more competitive so as to involve the male audience and qualify itself as the only sport mixed, since both sexes found in it an excellent way to rlax, to clear their minds and to stay outdoors.
The rules changed with the flowing of the time to become more and more precise and finally were formalized in 1874 and exactly ten years later Maud Watson faced Lillian Watson (her sister) to become the first female champion at Wimbledon where it's still played the Lawn Tennis.

Obviously the Victorian women played with clothes which certainly didn't ease their movements, indeed, they were what gave them a major handicap: the Victorian etiquette demanded that arms should always be covered and that the ankles were hidden by clothes almost touching the ground ; moreover, women had to bear the weight and the encumbrance of three starched petticoats under their gown dress ... can you imagine the heat that they had to suffer?

Of course, we mustn't forget the 'infamous' Victorian corset, heeled boots, a hard collar made of whalebone, and a round brimmed hat which complemented the sportswear .... I wonder how they managed to run back and back from the net to their position ...




- picture 3 - George Goodwin Kilburne (1839-1924), A Game of Tennis





  VICTORIAN CROQUET 




- picture 4 - Cedrillon, France, 1865




Introduced in England in 1850, probably by Lord Lonsdale, who was one of the first to set up an appropriate 'field' in his country estate, the Victorian Croquet spread very quickly, and around 1856 it already made a name for itself: this was another pastime to enjoy outdoors and in a field, considered suitable for ladies for it didn't require strength and technique, both aspects hardly characterizing the female sex; it also didn't require a specific dress and therefore it represented, perhaps, a pastime even more economical  than the Lawn-Tennis: croquet don't require great concentration and was often complementary to conversations, if not of too busy, of course, involving both sexes, and so it was that, that even this amusement soon will conquer the male audience.
The Victorian ladies loved to strike with apparent non-chalanche the bright balls with their wooden clubs ending with a  hammer to make them pass under the arches of metal embedded in the ground, often asking the opinion of some  gentleman who, with intellectual attitude, willingly offered himself to this 'game'.




- picture 5 - Léon Benett, Fortuné-Louis Méaulle, Croquet, 1889.





  VICTORIAN ARCHERY 





- picture 6 - Archery of the Bow, unknown author





The Victorian Archery,  was practiced by the most unconventional and wealthy ladies of the Victorian era, and was the pastime that boasted certainly the oldest tradition: think that it dates back to the Middle Ages!
I remember the novel Emma by Jane Austen (1815) which shows us that it was already well established by the female audience during the Regency period; well, in the Victorian period this sport experienced a genuine revival perhaps because it was so much loved and played by Queen Victoria and became the first sport which was ever allowed to participate competitively to women.





- picture 7 - Amazons of the Bow, unknown author





  VICTORIAN MINTONETTE





- picture 8 - Photography of the Victorian Age




It was 1890 when a certain Mr.William Morgan invented a game called Mintonette which combined elements of basketball, tennis and handball, defined later volleyball.
He recommended a practice with caution by the fairer sex because, given the high movementeit required, could result in irreparable damage to the reproductive organs - which was said at that age for equitation too -.
In 1895 it was officially born what we today know as volleyball, created as a form of competitive entertainment, but not physically aggressive like basketball or other sports, suitable to businessmen in need of amusement, and just the name  volleyball replaced that of mintonette because the movements of the ball over the net imprinted from the hands of the players  made it seem much more apt as a term.

It ends here, my dear friends and readers, our excursus between recreational activities enjoyed fame and became 'trendy' during the Victorian period by the female audience; in the hope to have involved you with interest I'm leaving  you with a warm hug full of gratitude.



See you soon 







PORTRAIT OF A LADY: Mrs.Elizabeth Goodfellow.

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"Rich cooking smells permeated the close space. The Cheesecakes Mrs. Goodfellow had prepared erarlier were cooling on one of the large wall racks. On another rested little tins of heart- and diamond-shaped Queen cakes, waiting to be prettily decorated later with fluffly sweet meringue icing, colorful nonpareils and fine sugar sand [ ...] 
On one end of the wooden work table had set out crocks of fresh butter and cream, and some small bowls of flour, herbs and spices to make the chicken. At the other end sat earthenware dishes of butter and eggs, the box of powdered white sugar Hannah had prepared, and separated demijohns of white wine, brandy and rosewater for the lemon pudding."




"Profumi di cottura ricchi permeavano il piccolo ambiente. I Cheesecakes che Mrs. Goodfellow aveva preparato in precedenza erano a raffreddare su di una delle grandi rastrelliere a muro. Su di un altra riposato piccole teglie con Queen cakes a forma di cuore o di diamante, in attesa di essere graziosamente decorate con della soffice dolce meringa, nonpareils colorate e bei 'sugar sand' in preparazione *[...]
Da un lato del piano di lavoro in legno aveva esposti cocci colmi burro fresco e panna, e alcune piccole ciotole di farina, erbe e spezie per preparare il pollo. All'altra estremità giacevano piatti di terracotta colmi di burro e uova, la scatola dello zucchero bianco a velo che Hannah aveva preparato, e piccole damigiane di vino bianco, grappa e acqua di rose per il Lemon Pudding".


Quest'oggi voglio presentarvi una donna realmente eccezionale, intraprendente, volitiva e capace di cui vi ho già fatto menzione parlandoviQUI di Miss Eliza Leslie e dei suoi cupcakes essendo stata costei di Miss Leslie la preziosa insegnante di cucina e, nello specifico, colei che istituì la prima scuola di cucina nella storia americana - con l'intenzione di educare al cucinare le fanciulle della classe medio-agiata - situata nella vivace città di Philadelphia dei primi anni del XIX°secolo. 
Ma ella non fu solamente una sagace, esperta e pretenziosa insegnante, intenzionata a forgiare cuoche perfette, era molto, molto più di questo.

Procediamo però con ordine e sono certa che conoscendola rimarrete entusiasti nell'apprendere quante meravigliose cose una donna può essere in grado di fare e soprattutto quanto spirito d'intraprendenza recava con sé ed alimentasse il XIX°secolo, ovvero quella splendida epoca che iniziò con l'era Regency per concludersi con quella Vittoriana.

Il suo nome ?


ELIZABETH GOODFELLOW.



Little Girl in a Quaker Costume, Holding a Bible, by Isaac Pocock (1782-1854)




Elizabeth Baker era nata nel 1768, figlia di William and Ann Baker, nello stato del Maryland, in una comunità di cultura Quaker, quacchera; probabilmente, anzi, senza alcun dubbio fu l'aver trovato marito all'esterno della comunità che la indusse a lasciare la famiglia di origine per crearsene una propria, ma ebbe la sfortuna di sposarsi tre volte e per ben tre volte, dopo pochi anni di matrimonio, di rimanere vedova e, quale vedova con due figlioli, dovette condurre la propria vita già da giovane donna.


HEIDE PRESSE ©



Il primo marito, di cognome Pearson, quasi certamente maestro pasticcere, la condusse a Philadelphia dove nel 1800 nacque Sarah, la prima figlia, e dove in prossimità del porto, esattamente in Dock Street, Mrs. Elizabeth Pearson gestiva un negozio di pasticceria; 
rimasta vedova con ogni probabilità intorno al 1803 si risposò quasi subito con Robert Coane ed ebbe il secondo figlio, cui diedero il medesimo nome del padre, nel 1804.
Forse uomo di mare, Robert Coane fu dato disperso nel 1807 e nel 1808, quando ormai ella si stava avviando verso i quarant'anni di età, si maritò per una terza ed ultima volta con William Goodfellow, un orologiaio nato in Scozia, giunto a Philadelphia sul finire del secolo ed anche lui già vedovo da un paio di anni della prima moglie, il quale ahimè, le rimarrà accanto non più di 10 anni.

Ma la sua vita, vera, autentica, quella che la rese famosa, per Mrs. Goodfellow, stava per cominciare proprio e solamente allora.

Non so se avete notato il mio modo non del tutto certo di darvi notizie, perchè stiamo parlando di un passato un po' tanto lontano e non documentato per iscritto, come ci fa notare BECKY DIAMOND, autrice di un testo che mi ha letteralmente entusiasmato: ci ha fatte conoscere il post che feci su Eliza Leslie, in cui ella s'imbattè nel tentativo di reperire notizie e cercare di ricostruire la vita di Mrs. Goodfellow; dopo aver letto il mio post si mise in contatto con me proponendomi questa sua lettura, qualora ne fossi interessata ed immaginate la mia risposta.... l'unico libro scritto fin'ora su Mrs. Goodfellow, fondatrice della prima scuola di cucina nella storia americana, potevo non essere entusiasta di tutto ciò, e di leggere un testo che ella mi ha direttamente inviato con tanto di dedica e di bigliettino augurale ?
Ma del testo voglio parlarvi più tardi, proseguiamo con la descrizione di questo fantastico personaggio.

Nel 1810 il censimento che venne fatto a Philadelphia documentava:

[...] la casa che ella divideva con il marito William Goodfellow totalizzava undici membri. Oltre a William, Eliza ei suoi due figli, c'erano sette altri membri, tutte femmine di età compresa da quella della fanciullezza a quella adulta.
Almeno alcune di queste donne e ragazze probabilmente affiancavano Mrs. Goodfellow non solo nel negozio, ma anche nello svolgimento di tutte le funzioni necessarie per mantenere la sua casa. La lista dei compiti considerate entrambe le attività doveva essere senza fine: cucinare, pulire, fare commissioni, stoccaggio del fuoco, andare a prendere l'acqua, cucire e rammendare, oltre a prendere gli ordini per la pasticceria, chi lavorava nel negozio come magazziniere e teneva la contabilità 2( quando rimarrà vedova per la terza volta sotto il suo tetto vivranno con lei ed i suoi figli altre sette persone tra cui tre uomini oltre il figlio Robert ).



Certo, i proventi di un negozio non sono granchè rapportati alle persone che doveva sostentare anche se la pasticceria di Mrs.Goodfellow era situata in una zona strategica, vicino al porto dove quotidianamente venivano sbarcate merci fresche dalle colonie, dallo zucchero alla frutta tropicale - ananas, noci di cocco, banane -, agli agrumi che provenivano dalla Spagna per non parlare dell'enorme quantità di spezie di origine indiana - dalla cannella all'acqua di fiori d'arancio e di rose - e, pur non essendo l'unica della città, era quella che offriva i prodotti di gran lunga migliori, non solo per questo motivo ... non dobbiamo dimenticare infatti l'estrazione sociale e culturale di questa deliziosa signora: i Quackers, provenienti dalle isole britanniche, recarono con sé nel nuovo continente le antiche ricette di famiglia, spesso di derivazione francese ( dove le scuole di cucina esistevano già dal XVIII secolo ) e rielaborate, tramandate di madre in figlia come un patrimonio da conservare.


William Page Atkinson Wells (1872-1923), Landscape




In effetti di questa cultura si sa molto poco, mi riferisco soprattutto a noi italiani, e a tale proposito mi appresto a citare un altro passo dal testo di BECKY DIAMOND:

Tra i Quackers americani, quelli di Philadelphia erano soprattutto progressisti per quanto in termini di apprendimento hanno fornito. Poco dopo la fondazione della città, William Penn emanò uno statuto per fornire la città di una scuola pubblica la cui fondazione sopravvive ancora oggi nella William Penn Charter School e nella Friends Select School: "a tutti i bambini, all'interno della provincia, dell'età di dodici anni, deve essere insegnato qualche mestiere utile o affinata una qualche abilità, alla fine nessuno può essere inattivo, poiché se i poveri possono lavorare per vivere, al ricco, se dovesse diventar povero, non rimarrebbe neppure la possibilità di scegliere. " 3 

Mrs.Goodfellow godeva inoltre di ottimi rapporti con le comunità di Quackers che vivevano nel circondario di Philadelphia, con cui ella era rimasta in stretto contatto, i quali le fornivano quotidianamente merce fresca proveniente dalle loro ampie fattorie e questo, coniugato alle sue conoscenze, a quello che le insegnò il primo marito, di certo mastro pasticcere, e a quanto detto sopra circa la forniture provenienti dall'estero fecero sì che quella di Mrs.Goodfellow divenisse la pasticceria più ricercata, ottima fornitrice per banchetti, 'tea parties', cene ufficiali eccetera.


Regency Tea Party, autore sconosciuto




A partire dal 1835 il figlio Robert si mise in affari con la madre e la pasticceria si ampliò, mutò sede per prendere collocazione al numero 91 della elegante South Sixth Street e venne rinominata E. Goodfellow & Son:

Eliza Goodfellow ha preso suo figlio nella sua attività, e dopo aver ampliato notevolmente il loro edificio sono ora pronti a fornire in qualsiasi quantità, gelato, gelatina, blanche mange, e pasticcini di ogni sorta. Inoltre, cesti di caramelle, piramidi, dolciumi e frutta4 


Annuncio del gennaio 1837 che rende pubblici la riqualificazione ed il trasferimento dell'attività avvenuti nel 1835




Ma Mrs. Goodfellow, che mai scrisse un libro sulla sua arte, voleva tramandare il suo sapere a più giovani donne possibile e fu così che decise di dare vita alla primissima scuola di cucina in America: sotto il negozio, nel seminterrato, areato da ampie finestre rasenti il soffitto, nella cucina dove ella preparava i suoi prelibati dolci, accoglieva fanciulle ancora da maritare o vedove che, magari in cerca di lavoro, avevano deciso di specializzarsi come cuoche nella speranza di trovare con facilità un'occupazione che fornisse loro il denaro necessario per mantenere i propri orfani.

Durante gli inizi del XIX secolo Philadelphia era infatti la 'capitale' americana del benessere e lo rimarrà fino alla guerra di secessione, popolata da famiglie facoltose di nobili od aristocratiche origini che di tale benessere erano la più sicura garanzia. 

Alle proprie alunne ella volle insegnare ogni cosa che avesse a che fare con l'arte del cucinare, dalle piccole malizie per preparare dolci perfetti ( ella mai separò il bianco dal tuorlo dell'uovo per la preparazione di dolci montando entrambi energicamente con attrezzi di legno in terrine in modo che la temperatura si mantenesse costante, raccomandava di usare, anche negli impasti, le mani il meno possibile per non influire con la loro temperatura nelle preparazioni, e di aiutarsi piuttosto con una forchetta, di intuire la temperatura adatta per i dolci aprendo lo sportello del forno a legna e mettendovi di fronte le mani: se contando fino a dodici vi si resisteva, la temperatura era quella adatta, mentre per il pollo bisognava contare fino a venti, etc.) come apparecchiare correttamente la tavola, ovvero come disporre i piatti e le posate, le saliere che andavano poste ogni due piatti, etc., a come mantenere l'educazione una volta seduti a tavola, suggerendo persino quali fossero gli argomenti adeguati da trattare nella conversazione per non sfigurare e dare di sé un'ottima impressione sull'uditorio; se invece il loro destino le avesse volute cameriere piuttosto che mogli e padrone di casa, altre erano le regole da imparare: in un pasto in cui vi fosse un piatto di carne esso andava posto di fronte al padrone di casa che sarebbe stato seduto dall'altro capo del tavolo rispetto alla consorte, se vi era una zuppa da servire si consegnava la zuppiera alla Lady che provvedeva da seduta a servire tutti i commensali; ogni vassoio doveva recare non più di una portata alla volta e se solo uno era il servitore a tavola si doveva mettere in piedi accanto al Gentleman, se due una accanto al Gentleman ed una accanto alla Lady, se quattro, uno per angolo del tavolo.

Tutto ciò, però, non lo sappiamo direttamente da Mrs.Goodfellow, ma lo apprendiamo leggendo le pubblicazioni di Miss Eliza Leslie 


che probabilmente fu una delle sue più attente scolare che prese nota del seppur minimo dettaglio che veniva mostrato od insegnato:

Seventy-Five Receipts for Pastry, Cakes, and Sweetmeats(1828) 1836;

Domestic French Cookery,1832;

Miss Leslie's Behavior Book,1834;

Directions for Cookery, in its Various Branches, (1837) 1844;

Miss Leslie's Lady's New Receipt-Book, (1840) 1850;

The Indian Meal Book,1847;

The Lady's Receipt-Book: A Useful Companion for Large or Small Families,1847;

Miss Leslie's Lady's New Receipt-Book,1850;

More Receipts,1852;

New Receipts for Cooking,1854;

New Cookery Book,1857. 


Ed infine, quasi come fosse una sorpresa ed effettivamente come tale ci coglie, ci viene svelato una sorta di segreto, quello che vuole che la Lemon Meringue Pie, ovvero la crostata al limone con meringaggio sopra, sia una invenzione di Mrs.Goodfellow: stando agli studi condotti dallo storico dell'alimentazione William Woys Weaver dobbiamo ringraziare questa deliziosa signora se tale dolce esiste; si sa che il Lemon Pudding era una delle specialità della sua pasticceria e che la crostata al limone veniva spalmata con esso prima di essere posta in forno ( gli inglesi usavano non il Lemon Pudding bensì il Lemon Curd ) poi a fine cottura veniva aggiunto il meringaggio e rimessa la teglia in prossimità di una fonte di calore per farlo leggermente rassodare e dorare, ma non brunire.
Ci suggerisce Eliza Leslie che Mrs.Goodfellow consigliava di mettere il meringaggio di finitura in due tempi per farlo ascuigare bene, gradatamente e senza che si crepi in superficie.


Tratta dal primo libro pubblicato da Miss Leslie nel 1828 ecco a voi la famosa ricetta del 


MRS.GOODFELLOW'S LEMON PUDDING:  


Un limone, con una crosta sottile liscia.
Tre uova.
Un etto di zucchero bianco in polvere.
Un etto di burro lavato fresco.
Una tabella-cucchiaio di vino bianco e brandy, misto.
Un tè-cucchiaio di acqua di rose.
Cinque etti di farina setacciata, e un quarto di libbra di burro fresco, per la pasta [crosta].


Grattugiare la parte gialla della scorza di un piccolo limone fresco. Poi tagliare il limone a metà e spremere il succo nella piastra che contiene la scorza grattugiata, prendendo con attenzione tutti i semi. Mescolare il succo e la scorza insieme. Mettete un quarto di libbra di zucchero bianco in polvere in un tegame di terra profonda, e tagliare in un quarto di libbra del migliore burro fresco. Se il clima è molto freddo, mettere il contenitore vicino al fuoco, per pochi. minuti, per ammorbidire il burro, ma senza lasciare che fonda o renderà il composto pesante. Mescolare il burro e lo zucchero, con un bastone o un cucchiaio di legno, fino a che non è perfettamente chiaro e della consistenza della panna.


Mettere le uova in un ampio tegame, e batterli con un frustino in legno, fino a quando non sono abbastanza lisce e spesso come una crema bollita. Poi mescolate le uova, a poco a poco, nella contenitore in cui vi sono il burro e zucchero. Aggiungere il liquore e l'acqua di rose per gradi, e poi aggiungete, poco a poco, il succo e la scorza grattugiata del limone. Mescolare energicamente dopo che gli ingredienti sono tutti uniti.


Avrete intanto preparato un leggero impasto, fatto con cinque once di farina setacciata, e un quarto di libbra di burro fresco. La pasta deve essere fatto con meno acqua possibile. Stenderla in un foglio circolare, sottile al centro, e più spesso verso i bordi, e appena sufficiente a coprire la parte inferiore, i lati, e i bordi di una scodella. Imburrare la scodella molto bene, e mettervi la pasta, togliendo gli eccessi sui bordi, tagliando la pasta superflua, e stondare gli angoli con un coltello affilato. Mettervi con un cucchiaio la miscela, e cuocere il Pudding per circa mezz'ora, a forno moderato. Dovrebbe essere cotto quando diviene di un marrone molto chiaro. Se il forno è troppo caldo, la pasta non avrà il tempo di salire bene. Se troppo freddo, rimarrà umida. Quando il budino sarà raffreddato, fate uno stato di zucchero a velo su di esso.



Prima di usare i limoni per qualsiasi scopo, sempre rotolateli per un po' con la mano su di un tavolo. Questo li farà produrre una maggiore quantità di succo. 5

Dopo cinque anni l'attività di Mrs.E. Goodfellow & Son mutò per un'ultima volta sede per spostarsi nella elegantissima Washinghton Square, in un palazzo in mattoni a tre piani ( al piano terra vi era il negozio ed un salone per gustare i dolci ed i gelati che erano divenuti un'altra specialità della ditta, al primo piano vi era un altro salone con un ampia balconata, al secondo presumibilmente erano collocate le stanze dei proprietari mentre a quello superiore, mansardato, quelle dei dipendenti )" E. Goodfellow & Son's Confectionary, Pastry and Fancy Cake Bakery "recava scritta l'insegna che sovrastava la porta d'ingresso ed il successo era ormai del tutto consolidato.

Facendo un discorso generale trent'anni durò questa attività suddivisa tra negozio ed l'insegnamento, anzi è presumibile pensare che Mrs Goodfellow, con l'avanzare dell'età, abbia lasciato in negozio il figlio con alcuni commessi e che lei si sia occupata solamente della scuola; 



Kitchen Interior by Thomas Hicks,1865




una volta scomparsa questa donna dall'intraprendenza, solerzia ed industriosità unica, all'età di 83 anni nel 1851, solamente per alcuni anni il figlio prosegui l'attività perché già così ben avviata, ma poi decise di darsi alla politica e cessò di fare il pasticcere.
Questo non significa però che il sapere di Mrs.Goodfellow sia andato perduto, anzi, oltre ad Eliza Leslie altri suoi alunni pubblicarono su riviste per la casa ( per esempio sul Godey's Lady's Book ) o su libri di cucina che videro la luce sul finire del secolo od addirittura nei primi del novecento, ricette che recavano la sua firma e molte delle cose che facciamo usualmente noi oggi nel preparare i nostri dolci o quelle che consideriamo ricette di famiglia sono con ogni probabilità di sua provenienza ... ma ci pensate !




Ed infine lasciate che vi presenti questo libro che si legge con una letizia tale che una volta cominciato si fatica a riporlo per proseguire la lettura in un altro momento, lo si vorrebbe leggere tutto di un fiato.
L'autrice, con il fare indagatore proprio dello storico, cerca di reperire più notizie possibili per ricostruire questo personaggio che ha lasciato una grande impronta di sé nella storia non essendo sicuramente riconosciuto quanto meriterebbe, ed immagina una sua giornata ideale, vissuta vivacemente tra cucina, negozio ed insegnamento, facendo puntualmente riferimento al retroterra storico-culturale dell'America di allora e ponendo in appendice alcune delle ricette originali di Mrs.Goodfellow ... non è qualificabile come un libro di cucina, assolutamente, lo è più quale libro storiografico che si lascia leggere con la leggerezza e l'entusiasmo che solo un appassionante romanzo può suscitare.




GRAZIE DI CUORE BECKY, HO LETTO UN LIBRO PIACEVOLISSIMO, INTERESSANTE, SCRITTO CON TANTO AMORE, CHE SONO ORGOGLIOSA DI POSSEDERE, HO MESSO INSIEME UN POST CON ESTREMO ENTUSIASMO ED HO ACQUISTATO UNA DOLCISSIMA, AMABILE NUOVA AMICA .... GRAZIE PER TUTTO CIO', QUESTO POST LO DEDICO A TE E AL TUO BUON CUORE.




E come sempre grazie ad ognuno di voi, per l'interesse e l'affetto con cui mi dedicate il vostro tempo,
grazie con tutto il cuore,

a presto 













Bibliografia:

Becky Libourel Diamond, Mrs.Goodfellow - THE STORY OF AMERICA'S FIRST COOKING SCHOOL, Westholme Publishing, United States of America, 2012;

Eliza Leslie, Seventy-Five Receipts for Pastry, Cakes, and Sweetmeats(1828) 1836.




Citazioni e note:

1 - Becky Libourel Diamond, Mrs.Goodfellow - THE STORY OF AMERICA'S FIRST COOKING SCHOOL, Westholme Publishing, United States of America, 2012, pag. 85;

2 - Op.cit., pag. 19; 

3 - Ivi, pag. 29;

4 - Ivi, pag. 21; 

5 - Eliza Leslie, Seventy-Five Receipts for Pastry, Cakes, and Sweetmeats(1828) 1836, pag. 14.




 * con questo termine venivano indicati i depositi zuccherini che compaiono sul fondo di un contenitore che sia stato colmato di linfa d'acero quando la concentrazione di zucchero raggiungeva il 66-67%.
Tale sostanza doveva essere filtrata per completare il processo di zuccheraggio dello sciroppo d'acero. 












"Rich cooking smells permeated the close space. The Cheesecakes Mrs. Goodfellow had prepared erarlier were cooling on one of the large wall racks. On another rested little tins of heart- and diamond-shaped Queen cakes, waiting to be prettily decorated later with fluffly sweet meringue icing, colorful nonpareils and fine sugar sand* [ ...] 
On one end of the wooden work table had set out crocks of fresh butter and cream, and some small bowls of flour, herbs and spices to make the chicken. At the other end sat earthenware dishes of butter and eggs, the box of powdered white sugar Hannah had prepared, and separated demijohns of white wine, brandy and rosewater for the lemon pudding."




Today I want to introduce you a truly exceptional woman, resourceful, strong-willed and capable whom I have already mentioned telling you HERE about Miss Eliza Leslie and her cupcakes since she was Miss Leslie's precious cooking teacher and, specifically, the one who established the first cooking school in America - with the intention of educating to cooking the girls belonging to the middle-wealthy class - located in the vibrant city of Philadelphia during the early XIXth century.
But she wasn't only a shrewd, experienced and pretentious teacher, determined to forge perfect cooks, she was much, much more than this.

But let's proceed with order and I am sure you'll be thrilled to learn of knowing how many wonderful things a woman may be able to do and especially what an enterprising spirit brought with it and nourished the XIXth century, that  is the wonderful era which began with the Regency period and was to end with the Victorian one.
Her name ?





ELIZABETH GOODFELLOW.



- picture 2 -Little Girl in a Quaker Costume, Holding a Bible, by Isaac Pocock (1782-1854)



Elizabeth Baker was born in 1768, daughter of William and Ann Baker, in the state of Maryland, in a community of Quaker culture; probably, in fact, without any doubt, it was the husband she had found outside the community that made her leave her family of origin to crearsene one of her own, but had the misfortune to marry three times and for three times, after a few years of marriage, to become widow,  and, as a widow with two children, she had to live her life even as a young woman.




- picture 3 - HEIDE PRESSE ©




Her first husband, surnamed Pearson, almost certainly pastry chef, took her to Philadelphia in 1800 where Sarah, her first child, was born, and where, close to the harbor, just in Dock Street, Mrs. Elizabeth Pearson ran a pastry shop; widowed probably around 1803 she remarried almost immediately with Robert Coane and had a second child, who was named Robert after his father, in 1804.
Perhaps a seaman, Robert Coane was given lost at sea in 1807 - 1808 when  she was heading toward the forty years of age, and got married for a third and final time with William Goodfellow, a watchmaker born in Scotland, came to Philadelphia at the end of the century and he also a widower for a couple of years of his first wife, who, alas, will remain by her side no more than 10 years.

But her own true, authentic life, the one which made her famous, Mrs. Goodfellow, was about to begin it only then.


I do not know if you noticed the way I do express myself, giving you news quite uncertain, because we're talking about such a long time ago not documented in writing, as BECKY DIAMOND, author of a text that I really excited about, point out: the post I did on Eliza Leslie made know us, because when she worked  in an attempt to find news and try to reconstruct the life of Mrs. Goodfellow she knew Eliza Leslie too, of course; after reading my post she  got in touch with me proposing me the reading of her book, if I was interested in it ... and imagine my response .... so far the only book written on Mrs. Goodfellow, founder of the first cooking school in American history, couldn't i be excited about this, and to read a text that she sent me directly with a dedication and auspicious note just for me ?
But about the text I want to talk to you later, let's go on with the description of this fantastic character.


In 1810 the census which was made in Philadelphia documented:

[...] the household she shared with husband William Goodfellow totaled eleven members. In addition to William , Eliza and her two children, there were seven other members, all females ranging in age from children to adults. 
At least some of these women and girls probably assisted Mrs. Goodfellow not only in the shop, but also in performing all the duties required to maintain her home. The list of tasks between both must have been endless: cooking, cleaning, running errands, stocking the fire, fetching water,sewing and mending, as well as taking pastry orders, working in the shop as storekeeper and bookkeping, just to name a few. 2 (When she'll become a widow for the third time under her roof she will host, with her and her children and seven others girls also three men over her son Robert).




- picture 4




Of course, the earnings coming from a store are not enough compared to the number of persons it had to sustain even if the pastry of Mrs.Goodfellow was located in a strategic area, close to the port where they were unloaded daily fresh goods from the colonies, from sugar to tropical fruits - pineapple , coconuts, bananas - citrus coming from Spain for not to mention the enormous amount of spices of Indian origin - from cinnamon to the water of orange blossom and the rose water - and, although it wasn't the only one of the city, it was the one offering the products of the much better quality and taste and not only for this reason ... in fact we mustn't forget the social and cultural background of this lovely lady: the Quackers, coming from the British Isles, brought with them to the New World their old family recipes, often of French roots (where the cooking schools existed since the XVIIIth  century) and reworked, handed down from mother to daughter as a heritage to be preserved.




- picture 5 - William Page Atkinson Wells (1872-1923), Landscape




In effect we know very little about this amazing culture, I am referring especially to us Italians, and in this regard I am going to quote another passage from the lovely BECKY DIAMOND's book:

Among the Quakers in America, those in Philadelphia were especially progressive in terms of the learning they provided. Shortly after the city's founding, William Penn granted a charter to provide a public school the foundation of which still survives in the William Penn Charter School and the Friends Select School: "all children, within the province, of the age of twelve years, shall be taughta some useful trade or skill, to the end none may be idle, but the poor may work to live, and the rich, if they become poor, may not want. " 3

Mrs.Goodfellow also enjoyed good relations with the community of Quakers who lived in the district of Philadelphia, with whom she had remained in close contact, which they provided daily fresh goods coming from the large farms and theirs, and it, together with her knowledge and whatshe was taught from her first husband, certainly master confectioner, and what has been said above about the supplies from abroad meant that Mrs.Goodfellow deserved the good reputation she earned and became the most sought after pastry, excellent supplier banquet, 'tea parties', official dinners etc.




- picture 6 -Regency Tea Party, unknown author




Since 1835 her son Robert went into business with her and the confictioner expanded, changed seat to take place at number 91 in the elegant South Sixth Street and was renamed E. Goodfellow & Son:

Eliza Goodfellow has taken her son into her business, and having considerably enlarged the establishment they are now prepared to furnish in any quantity, ice cream, jelly, blanche mange, and fancy cakes of every descriptions. Also, candy baskets, pyramids, confectioeary and fruit. 4



- picture 7 - Announcement dating back to January 1837 that makes public the retraining and the transfer which occurred in 1835




But Mrs. Goodfellow, who never wrote a book about her art, wanted to pass on her knowledge to as many younger women as possible, and so it was that she decided to give life to the very first cooking school in America: under the store, in the basement, ventilated by large windows flush with the ceiling, in that which was the kitchen where she prepared her delicious desserts, she welcomed girls still to marry or widows, perhaps in search of work, who decided to specialize as cooks hoping to quickly find a job which would provide them the money needed to keep their orphans.

During the early nineteenth century, Philadelphia was in fact the 'capital' of the American welfare and will remain so until the Civil War, inhabited by wealthy families of noble or aristocratic origins which of this prosperity were the surest guarantee.

To her pupils she wanted to teach everything that had to do with the art of cooking, from small tricks to prepare perfect cakes (she never separated the white from the yolk of the eggs  to make desserts mounting vigorously both of them with wood tools  inside bowls so that the temperature would have remain constant, she recommended to use, even in the dough, hands as little as possible not to affect the preparation with their temperature and to help themselves rather with a fork, to sense the temperature suitable for sweets opening the door of the oven and putting their hands in front: if counting up to twelve they resisted, the temperature was the right one, while for the chicken, for example,it  was necessary to count to twenty, etc.), how to set the table correctly, or how to arrange the dishes and cutlery, salt shakers that had to be placed every two plates, etc., in keeping education once seated at the table, even suggesting which were the appropriate topics to be discussed in the conversation not to deface and to give of them an excellent impression on the audience; but if their fate had wanted them to be waiter rather than wives of a rich landlord, there were other rules to learn: if a meal included a dish of meat it had to be in front of the landlord that would be sitting by the other side of the table than his wife, if there was to be served a soup the bowl had to be placed in front of the lady who would have provided to serve all the guests, just sitting, by herself; each tray should contain no more than one course at a time and if only one was the servant at the table, he had to stand up next to the Gentleman, if two one had to stay by the side of the Gentleman and  one by that of the Lady, if four, one in correspondence of each corner of the table.

However, we don't know all this, and much more, directly from Mrs.Goodfellow, but we learn it by reading the publications of Miss Eliza Leslie




- picture 8




who was probably one of her most attentive schoolgirls taking note of the slightest detail that was shown or taught:


Seventy-Five Receipts for Pastry, Cakes, and Sweetmeats(1828) 1836;

Domestic French Cookery,1832;

Miss Leslie's Behavior Book,1834;

Directions for Cookery, in its Various Branches, (1837) 1844;

Miss Leslie's Lady's New Receipt-Book, (1840) 1850;

The Indian Meal Book,1847;

The Lady's Receipt-Book: A Useful Companion for Large or Small Families,1847;

Miss Leslie's Lady's New Receipt-Book,1850;

More Receipts,1852;

New Receipts for Cooking,1854;

New Cookery Book,1857. 



And finally, almost like a surprise and actually like this  it catches us, almost at the end of the book, there is revealed a kind of secret, which wants the Lemon Meringue Pie, or the lemon tart with a layer of meringue above, is an invention of Mrs.Goodfellow: according to the  studies conducted by the historian William Woys Weaver thanks to this lovely lady today we do have such a sweet; we know that the Lemon Pudding was one of the specialties of her pastry and that the lemon tart was smeared with it before being placed into the oven ( the British don't used-use the Lemon Pudding but the Lemon Curd ); then after cooking and cooling the baking tin it was added the meringue and throw the pan in the vicinity of a heat source to make it firm and slightly browned, but not too brown.
Eliza Leslie suggests that Mrs.Goodfellow advised to put the finishing of meringue in two intervals as to let it dry very well, gradually, for not to have it too soft or without any cracks on its surface.

Is the first book published in 1828 by Miss Leslie there is this famous recipe



MRS.GOODFELLOW'S LEMON PUDDING:


One lemon, with a smooth thin rind.
Three eggs.
A quarter pound of powdered white sugar.
A quarter pound of fresh butter—washed.
A table-spoonful of white wine and brandy, mixed.
A tea-spoonful of rose-water.
Five ounces of sifted flour, and a quarter of a pound of fresh butter, for the paste [crust].

Grate the yellow part of the rind of a small fresh lemon. Then cut the lemon in half, and squeeze the juice into the plate that contains the grated rind, carefully taking out all the seeds. Mix the juice and rind together.  Put a quarter of a pound of powdered white sugar into a deep earthen pan, and cut up in it a quarter of a pound of the best fresh butter. If the weather is very cold, set the pan near the fire, for a few. minutes, to soften the butter, but do not allow it to melt or it will be heavy. Stir the butter and sugar together, with a stick or wooden spoon, till it is perfectly light and of the consistence of cream.

Put the eggs into a shallow broad pan, and beat them with an egg-beater or rods, till they are quite smooth, and as thick as a boiled custard. Then stir the eggs, gradually, into the pan of butter and sugar. Add the liquor and rose-water by degrees, and then stir in, gradually, the juice and grated rind of the lemon. Stir the whole very hard after all the ingredients are in.

Have ready a puff-paste made of five ounces of sifted flour, and a quarter of a pound of fresh butter. The paste must be made with as little water as possible. Roll it out in a circular sheet, thin in the centre, and thicker towards the edges, and just large enough to cover the bottom, sides, and edges of a soup-plate. Butter the soup-plate very well, and lay the paste in it, making it neat and even round the broad edge of the plate. With a sharp knife, trim off the superfluous dough, and notch the edges. Put in the mixture with a spoon, and bake the pudding about half an hour, in a moderate oven. It should be baked of a very light brown. If the oven is too hot, the paste will not have time to rise well. If too cold, it will be clammy. When the pudding is cool, grate loaf sugar over it.

Before using lemons for any purpose, always roll them awhile with your hand on a table. This will cause them to yield a larger quantity of juice. 5


After five yearsMrs.E. Goodfellow & Sonmoved one more time in the elegant Washinghton Square, in a brick building with three floors ( in the ground floor there was the shop and a saloon where enjoy sweets and ice creams that had become another specialty of the 'house', on the first floor there was another room with a large balcony, on the second presumably were placed the rooms of the owners while at the upper, in the attic, those of the employees ) E. Goodfellow & Son's Confectionary, Pastry and Fancy Cake Bakery bore written the sign that hung over the front door and the success was now fully consolidated.
Taking a general discussion, it lasted thirty years this joint activity in the shop and the teaching, indeed it is likely to think that Mrs. Goodfellow, with the age, left her son in the store with some committed and that she took care only of the school;




- picture 9 - Kitchen Interior by Thomas Hicks, 1865




once this woman, from the unique initiative, diligence and industriousness, expired at the age of 83 in 1851, only for a few years her son went on the business because already so well established, but then he decided to devote himself to politics and ceased to make the pastry chef.
This doesn't mean, however, that Mrs.Goodfellow's knowledge has been lost, in fact, in addition to Eliza Leslie other pupils of hers published in journals for the home (for example on Godey's Lady's Book) or cookbooks which will be publish at the end of century or even in the early XXth century, recipes bearing her signature, and lots of  the things that we usually do today to prepare our desserts or those we consider family recipes are probably coming from her ... but do you think about it ?!?




- cover on the left -And finally, let me present you this book which you read with a joy that once you get started it's hard to put it down for going on reading it in another moment, you would want to read it all in one breath.
The author, with just the historian's inquiring doing, tries to get as many informations as possible to rebuild this character that has left a great mark of herself in history ogf cooking, definitely not recognized as it deserves, and imagines one ideal day of hers, vividly lived between kitchen, shop and teaching, making timely reference to the historical and cultural background of the America of that time and putting in the appendix some of the original recipes of Mrs.Goodfellow ... it's not a cookbook, absolutely, it is rather an historiographical book that can be read with the lightness and the enthusiasm which an exciting novel gives rise to.




- picture 10




THANK YOU BECKY, I READ A PLEASANT, INTERESTING AND WRITTEN WITH LOTS OF LOVE BOOK I'M PROUD TO HAVE IN MY HOME, I PUT TOGETHER A POST WITH FAR ENTHUSIASM AND I 'VE GOT A FAR TOO SWEET NEW FRIEND .... THANKS FOR EVERYTHING, THIS POST IS DEDICATED TO YOU AND TO YOUR GOOD HEART.





And as usual, thanks to each of you, for the interest and the affection with which you dedicate your time to me, thank you with all my heart,

see you soon 











Bibliografia:

Becky Libourel Diamond, Mrs.Goodfellow - THE STORY OF AMERICA'S FIRST COOKING SCHOOL, Westholme Publishing, United States of America, 2012;

Eliza Leslie, Seventy-Five Receipts for Pastry, Cakes, and Sweetmeats(1828) 1836.




Citazioni e note:

1 - Becky Libourel Diamond, Mrs.Goodfellow - THE STORY OF AMERICA'S FIRST COOKING SCHOOL, Westholme Publishing, United States of America, 2012, page 85;

2 - Ibidem, page 19; 

3 - Ibid., page 29;

4 - Ibid., page 21; 

5 - Eliza Leslie, Seventy-Five Receipts for Pastry, Cakes, and Sweetmeats(1828) 1836, page 14.


* By this term they were indicated the sugary deposits that appeared on the bottom of a container which has been filled with maple sap when the sugar concentration reached the 66-67%.
This substance had to be filtered to complete the process of sugaring the maple syrup.





I'm sharing this post with




http://strangersandpilgrimsonearth.blogspot.it/2015/10/the-art-of-home-making-mondays-please_12.html

♚ NOBLE MANSIONS AND CROWNS ♚ HRH Princess Mary & Harewood House and Gardens.

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Situata a 10 km da Leeds, 
la cittadina inglese del West Yorkshire, 
la storica dimora di campagna di 
Harewood House



è tutt'oggi uno dei luoghi più visitati delle isole britanniche.





Era l'anno 1739 quando per 63 000 sterline venne acquistata la tenuta di Harewood, ovvero il terreno su cui sorgeva una precedente costruzione, da due ricchi e facoltosi signori, i Lascelles, Henry ed Edwin, rispettivamente padre e figlio, che avevano fatto fortuna, si diceva allora, nel settore commerciale coloniale, signori rispettabili che sarebbero divenuti sicuramente conti e perciò era nei loro intenti far edificare una dimora che esprimesse tutta la prosperità ed il lusso che alla loro futura vena aristocratica - erano intenzionati con il capitale conquistato a far parte della cerchia della nobiltà terriera anglosassone - avrebbero dovuto essere coniugati.

Essa fu costruita nell'arco di circa 13 anni nella seconda metà del XVIII° secolo, sontuosa esibizione di opulenza tanto da costare 37000 sterline del tempo - se doveva divenire la dimora dell' Earl of Harewood - il conte di Harewood non si badò a spese -, venne commissionata all'architetto John Carr dai nuovi proprietari che altro non erano che mercanti arricchitisi con i guadagni provenienti dal commercio della canna da zucchero nelle Barbados ed, ahimè, anche dalla tratta degli schiavi in Africa, uno di quegli episodi che vorremmo la storia non dovesse raccontarci; se pensiamo che oltre la spesa per l'acquisto della proprietà e a quella per l'edificazione della residenza occorsero altre 6000 sterline - ed altri nove anni - per portare a termine i parchi che circondano la dimora .... beh, si arriva ad una cifra decisamente considerevole ! 

Se della struttura architettonica fu incaricato John Carr, cui poi si affiancò l'architetto scozzese Robert Adam che intervenne per alcuni ambienti interni, per la sistemazione delle aree all'aperto fu convocato il già celebre Lancelot 'Capability' Brown: erano gli anni '70 del 1700 quando egli diede vita all'incantevole Harewood Lake 



La facciata sud dell'edificio che si riflette nell'Harewood Lake





Harewood Lake in giugno.
Credit Harewood House Trust




che si estende su di una superficie di trentadue acri, circondato da boschi su entrambi i lati popolati da una grande varietà di querce, castagni, faggi e carpini; le radure che si aprono tra le macchie boscose, che offrono una vista sul lago dalla passeggiata che lo avvolge, offrono il meglio di sé in primavera, quando migliaia di narcisi sono in piena fioritura, e da aprile fino alla fine del mese di giugno questi stessi boschi accolgono gli ormai celebri rododendri di Harewood, oltre un centinaio di specie diverse di cespugli ed alberi che sempre più avvolgono le zone boscose ed i margini del lago ( Alcuni esemplari sono molto antichi, essendo ancora parte della collezione originale avviata dal VI Earl nel 1930, consorte di Mary Princess Royal ). 


La coltivazione di rododendri è una sorta di tradizione ad Harewood ed ogni generazione della famiglia che vi si succede ha contribuito ad ampliarla con sempre nuovi esemplari provenienti dall'Oriente. 

E che dire dell'autunno, 



quando il mutare del colore delle foglie si riflette nelle acque del lago 



Harewood landscape in Autumn
Credit Harewood House Trust and David Oakes




in cui quasi esse sembrano riprendere vita ?
Gli alberi che affiancano i sentieri che abbracciano le acque del lago 



Veduta dal Walled Garden





stanno ora variando sfumatura di giorno in giorno, 



facendoci percepire l'idea dello scorrere del tempo e dell'alternarsi delle stagioni, in uno di quei luoghi in cui, paradossalmente, il tempo sembra essersi fermato da secoli ...



Heron.
Credit Harewood House Trust and Anthony Hicks 





Nella stampa sottostante, datata 1828-1830 che reca la firma di Thomas Allen, si può osservare quello che era l'edificio originario, ovvero la dimora prima delle modifiche ai prospetti attuate dall'architetto Barry: era infatti l'anno 1844 quando Sir Charles Barry, fu convocato dai proprietari Henry Lascelles, III Earl of Harewood, e dalla moglie Lady Louisa, per adeguare la tenuta al gusto dell'epoca, aggiungendo un'ulteriore grande terrazza che si affacciasse sul parco circostante, la Parterre, ed intervenendo anche sul décor di Adam mutando la funzione di alcuni ambienti, promuovendo l'edificazione di padiglioni aggiuntivi e di un piano superiore.







E. Adveno Brooke, 1856-7, © RHS, Lindley Library, Colour printed lithograph of The Parterre, Harewood House, published in Brooke's 'The Gardens of England'.






Qui di seguito potete ammirare la Parterre oggi.






Sicuramente il nome più celebre cui questa sontuosa dimora è legato è quello di HRH Princess Mary (1897-1965), 


unica figlia femmina di King George V e Queen Mary of Teck 




The Prince of Wales (1865 - 1936, più tardi King George V) con la famiglia ad Abergeldie Castle, Aberdeenshire, 1906. 
Da sinistra: George, Prince of Wales, Princess Mary Princess Royal (1897 - 1965), The Princess of Wales (1867 - 1953, più tardi Queen Mary) che tiene in braccio Prince John (1905 - 1919), Prince Henry (1900 - 1974, seduto). 





che il 28 di febbraio del 1922, sposò Henry George Visconte di Lascelles (1882-1947) futuro VI conte di Harewood; in effetti non si conosce l'esatto motivo per cui una giovane di sangue reale e così graziosa fu data in isposa ad un uomo più anziano di lei di 15 anni e di grado inferiore, nobiliarmente parlando. 


Appena maritati costoro andarono a vivere a Goldsborough Hall, un'altra residenza facente parte della tenuta di Harewood (venduta nel 1951) 


e solamente, come suddetto, nel 1929, ereditato ufficialmente il titolo 'comitale' di conseguenza alla scomparsa del V Earl of Harewood, si trasferirono nel palazzo principale, dove la principessa si dedicò con molta dedizione alla decorazione degli interni ed al mantenimento dei giardini principali e a creare qualcosa anche a livello paesistico ..


Fu ella infatti che insieme con il marito diede vita al Rock Garden intorno agli anni '30 eleggendo questi tre acri della proprietà coltivati con piante di origine asiatica ( tra cui molti rododendri come suddetto, appunto ) quale suo luogo prediletto dell'intera tenuta; purtroppo, con il secondo conflitto mondiale il giardino cadde in declino e ad esso venne sostituito l'Hymalayan Garden


Woodland.
Credit Harewood House Trust




dove, percorrendo un pittoresco ponte in legno, si giunge a godere di una spettacolare veduta sulla cascata che scorre dal lago nel corso d'acqua sottostante, circondata da circa 600 piante provenienti dal continente asiatico,




non a caso divenuta fulcro dell'attenzione del turismo quale propaggine della collezione di rododendri dei più vari colori che rendono questo angolo, la cui costruzione ebbe una durata decennale, uno dei più suggestivi dell'intero parco.



Con il cuore colmo di gratitudine per avermi accompagnata in questa passeggiata tra amenità di ogni tipo, in un luogo dalle atmosfere fiabesche, per avermi dedicato parte del vostro tempo, e per l'interesse con cui sempre mi siete accanto, vi giunge colmo della più profonda gioia il mio riconoscente abbraccio ... ed ancora una volta ringrazio la dolcissima amica Cristina che mi ha fatto dono delle due incantevoli fotografie di Harewood House con cui si apre questo post, 

a presto 


















Located at 10 km from Leeds,
the English town of the West Yorkshire,
the historic mansion of
Harewood House




- picture 1





is still one of the most visited places of the British Isles.





- picture 2




It was the year 1739 when it was bought for 63,000 pounds the estate of Harewood, that is the land on which stood a previous building, by two rich and wealthy people, the Lascelles, Henry and Edwin, father and son, who had made a fortune , it was said then, in the colonial commerce, two respectable gentlemen who would become surely Earls and therefore it was their intent to build a house that would express all the prosperity and luxury which of their future aristocratic  vein - with the capital conquered they wanted to become part of the circle of the Anglo-Saxon  landed gentry - they should be combined.

It was built over a period of about 13 years in the second half of the eighteenth century, sumptuous display of opulence so much to cost 37,000 pounds of the time - if it was to become the home of the 'Earl of Harewood' they didn't spared anything -, the architect John Carr was commissioned by the new owners, who were at thre time nothing more than merchants became rich with the earnings from the trade of sugar cane in the Barbados and, alas, also with the slave trade in Africa, one of those episodes that we would the story won't tell us; if we think that over the cost of purchasing the property and that that of the construction of the residence it took another 6,000 pounds - and another nine years - to complete the parks surrounding the residence .... well, you get a very significant figure!

If the architectural structure was commissioned to John Carr, which then was joined by the Scottish architect Robert Adam who intervened for some indoor works, for the accommodation of the outdoor areas it was summoned the already famous Lancelot 'Capability' Brown: they were the 70s in 1700 when he created the enchanting Harewood Lake




- picture 3


- picture 4 - The Lake in June. Credit Harewood House Trust





which covers an area of thirty acres, surrounded by forests on both sides populated by a wide variety of oak, chestnut, beech and hornbeam; the clearings opening between the woodlands, which offer wonderful views of the lake from the promenade that surrounds it, offer the best of them in Spring, when thousands of daffodils are in full bloom, and from April to the end of June these same woods welcome the now famous Harewood rhododendrons, over a hundred of different species of bushes and trees embracing  the more wooded areas and the edge of the lake (some examples are very old, they are still part of the original collection started by the VI Earl in 1930, consort of Mary Princess Royal).




- picture 5




The cultivation of rhododendrons is a kind of tradition for Harewood and each generation of the family has helped to expand it with ever new specimens coming from the East.
And what about the Autumn,




- picture 6




when the changing color of the leaves is reflected in the lake




- picture 7 - Harewood landscape in Autumn. Credit Harewood House Trust and David Oakes





where they almost seem to come back to life?
The trees that flank the paths spanning the lake waters




- picture 8 - View from the Walled Garden.



are now varying shade day by day,




- picture 9 - Heron. Credit Harewood House Trust and Anthony Hicks 




making clear to us the idea of the passage of the time and of the seasons, in one of those places where, paradoxically, the time seems to have stood such a lot of centuries ago ...




- picture 10




In the print below, dated 1828-1830, which bears the signature of Thomas Allen, you can observe the original building, that is the abode before the changes changes to the facades operated by the architect Barry: it was the year 1844 when Sir Charles Barry was summoned by the owners Henry Lascelles, III Earl of Harewood, and his wife, Lady Louisa, to adapt the estate to the taste of the time, adding a large terrace that overlooked the surrounding park, the Parterre, and revising also some Adam's décors,  changing the function of some rooms, promoting the construction of additional pavilions and of an upper floor.




- picture 11


- picture 12 - E. Adveno Brooke, 1856-7, © RHS, Lindley Library, Colour printed lithograph of The Parterre, Harewood House, published in Brooke's 'The Gardens of England'.



Below you can see the Parterre today.




- picture 13


- picture 14


- picture 15




Surely the most famous name which is linked to this magnificent residence is that of HRH Princess Mary (1897-1965),




- picture 16




only daughter of King George V and Queen Mary of Teck




- picture 17 - The Prince of Wales (1865 - 1936, later King George V) and family at Abergeldie Castle, Aberdeenshire, 1906. 
Left to right: George, Prince of Wales, Princess Mary the Princess Royal (1897 - 1965), The Princess of Wales (1867 - 1953, later Queen Mary) holding Prince John (1905 - 1919), Prince Henry (1900 - 1974, seated). 




who on February 28th, 1922, married Henry George Viscount of Lascelles (1882-1947) VI future Earl of Harewood; in fact you don't know the exact reason why a young woman of royal blood and so pretty was given in marriage to a man her senior of 15 years and lower from an aristocratically point of view.




- picture 18




Just married they went to live in Goldsborough Hall, another house belonging to the estate of Harewood (sold in 1951)




- picture 19




and only, as mentioned above, in 1929, when Henry officially inherited the 'comital' title after the V Earl of Harewood's death, he and Mary moved into the main building, where the princess devoted herself with a lot of dedication to interior decoration and to the maintenance of the main gardens and besides creating something in the landscape ..




- picture 20




In fact, together with her husband, she gave birth to the Rock Garden around the 30s and elected these three acres of property cultivated with plants of Asian origin (including many rhododendrons as aforesaid) as her favorite place of the whole estate; unfortunately, with the Second World War the garden fell into decline and it was replaced by the Hymalayan Garden,




- picture 21 - Woodland. Credit Harewood House Trust





where, walking through a picturesque wooden bridge, you come to enjoy a spectacular view of the waterfall flowing from the lake into the river below, surrounded by about 600 plants coming from the Asian continent,





- picture 22


- picture 23




not surprisingly become  one of the most interesting point of attention of the tourism as an extension of the rhododendron collection, which with their different colors and shape make this corner, the construction of which had a duration of ten years, one of the most evocative of the entire park.



With a heart full of gratitude for 'having walked with me' in this stroll in the past and amongst amenities of all kinds, in a place with such a fairy-tale atmosphere, for having dedicated part of your time, and for the interest with which you always are by my side, I'm sending to each of you my most grateful and joyful hug ... and once more I'm thanking my sweet friend Cristina who presented me as a gift the two lovely photographs of Harewood House with which this post begins,



see you soon 










Charles Dickens and the Ladies in his life.

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“Love her, love her, love her ! 
If she favours you, love her. If she wounds you, love her. 
If she tears your heart to pieces – 
and as it gets older and stronger, it will tear deeper – 
love her, love her, love her !”


 Charles Dickens, Great Expectations




Daniel Maclise, 1839, detail





"Amala, amala, amala ! / Se ti aggrada, amala. / Se ti ferisce, amala. / Se ti lacera il cuore
 - e quando invecchia a diviene più forte, gli strappi si fanno più profondi - / amala, amala, amala !"



 Portrait by Francis Alexander, 1842




Il mondo conosce Charles Dickens come il popolare scrittore di racconti e romanzi, per l'infanzia e non solo, apparsi in epoca vittoriana e subito divenuti classici poiché capaci di educare ai buoni sentimenti, alla bontà d'animo e principalmente al pietismo tanto propugnato dalla Regina del Popolo, quali A Christmas CarolOliver TwistDavid Copperfield, e altri, molti altri ancora, ma pochi, sono consapevoli del fatto che egli avesse una tormentata vita amorosa, e divenne, sul finire del 1850, protagonista di un triangolo amoroso insieme con la moglie Catherine, e con l'attrice Ellen Ternan, la donna per cui la sua numerosa famiglia si disfece. 
In realtà altre storie connotarono ancor prima la sua irrequieta vita sentimentale, forse perché ebbe la sfortuna di non trovare la compagna ideale fino al raggiungimento dell'età matura ... ossia forse perché la trovò ma lo lasciò troppo presto per un 'mondo migliore' ...


A sua detta, quando si maritò, all'età di 24 anni, Charles Dickens era ancora vergine, pur essendo costantemente soggiogato da travolgenti passioni:

la giovanile infatuazione per la provocante e leziosa Maria Beadnell che durò ben quattro anni, lo coinvolse in una travolgente passione, tanto che quando ella decise di interrompere il rapporto egli, devastato dall'accaduto, era certo che che il suo cuore non si sarebbe mai più completamente ripreso.
Da uomo passionale quale era ogni particolare del suo vissuto fungerà da ispirazione per i suoi romanzi, e fu così che ritroviamo Maria in Dora, di cui David Copperfield s'innamora, e nel personaggio di Estella di cui Pip s'invaghisce in Great Expectations; anni dopo la pubblicazione di David Copperfield, Dickens ricevette una lettera da una certa Mrs.Winter di cui riconobbe la calligrafia: Maria aveva riconosciuto se stessa e chiese con queste poche righe il permesso di incontrarlo.
Ovviamente per Dickens fu quasi uno shock rivederla all'età di quarant'anni, come ebbe a scrivere nelle sue memorie, ma poteva perdonarla, ovviamente se anche lui era invecchiato proprio nello stesso identico modo ! A quanto pare, nonostante l'età ormai matura, ella aveva conservato integre le maniere civettuole caratteristiche del suo modo di porsi in gioventù, cosa che Dickens trovò quasi assurda .... Chissà se ella riconobbe il suo ritratto da anziana in Flora nel romanzo Little Dorrit !

I suoi sentimenti per Catherine Thomson Hogarth saranno sicuramente meno romanticamente e passionalmente connotati: costei era la figlia del principale di Dickens (George Hogarth era il redattore capo della edizione serale del Morning Chronicle su cui egli scriveva) e la incontrò per la prima volta a Fulham, in casa sua, quando ella aveva 19 anni, insieme con le sorelle minori Mary, che aveva 14 anni, e Georgina, che ne aveva allora 6.

( Queste tre sorelle diverranno il fulcro della sua vita, forse anche letterariamente parlando: probabilmente la più straordinaria di queste relazioni, sarà quella con Mary che, poco dopo il suo matrimonio, diverrà l'amore della sua vita e l'ispirazione per alcuni dei suoi più famosi capolavori letterari.) Catherine era, perciò, la primogenita di George e Georgina Hogarth, nata in Scozia e giunta in Inghilterra con la famiglia nel 1834, e chi la conosceva diceva fosse connotata da un carattere dolce, mansueto ed amorevole, anche se forse un po' apatica e, come più tardi scoprirà Dickens, poco ordinata secondo il concetto di ordine che aveva egli nella propria mente. Si sposarono nell'aprile del 1836, lo stesso anno in cui il giovane Dickens stava riscuotendo successo con il suo romanzo The Pickwick Papers da poco pubblicato.
In un grazioso cottage dal nome Hope Cottage, vicino Gravesend nel Kent trascorsero la loro luna di miele, conclusa la quale la sorella di Catherine, Mary, allora sedicenne, si unì a loro con l'intento di affiancare la sorella nei lavori domestici per divenire stabilmente parte della famiglia: vivevano insieme nelle piccole stanze al Furnival Inn a Holborn - sicuramente l'ultima cosa che una giovane coppia possa desiderare.

Dickens, tuttavia, era più che felice della sua presenza e lei, a sua volta, adorava suo cognato, così intellettualmente dotato; quando esattamente nove mesi dopo il matrimonio Catherine diede alla luce il primo figlio la presenza di Mary divenne indispensabile.

Le sempre crescenti domande di lavoro che giungevano a Dickens, che scriveva sotto lo pseudonimo di Boz, vendevano talmente bene che la famiglia potè trasferirsi in una struttura più grandiosa in Doughty Street, al largo di Gray Inn Road. 
Appena un mese dopo, Dickens, Catherine e la giovane Mary andarono a teatro a vedere la farsa di Dickens She His Wife? e quando rincasarono, Dickens e Mary chiacchierarono fino a notte fonda; quando ella tornò in camera sua, però, si ammalò gravemente, le salì molto alta la temperatura ed i medici non furono in grado di salvarla: dopo averla tenuta ore ed ore tra le sue braccia, Dickens vide Mary spirare, provando il più grande dolore della sua vita, ebbe a dire, più grande persino di quello che proverà quando perderà due dei suoi figli. 
Quando il cuore di Mary cessò di battere il suo braccio scivolò da sotto le coperte ed un suo anello cadde in terra: Dickens lo raccolse e lo portò da allora per sempre al suo dito con lo stesso amore con cui conservò una ciocca dei suoi capelli che Mrs.Hogart gli aveva inviata.
'Grazie a Dio è morta tra le mie braccia,' scriverà della morte di Mary al suo vecchio amico Thomas Beard, 'e le ultime parole che ella sussurrò erano per me. . . Credo solennemente che così perfettamente una creatura non sia mai spirata '.
Egli aveva solamente 25 anni e la morte di Mary fu un tale trauma da cui egli mai si riprese: pensate che per la prima e unica volta nella sua vita egli smise di scrivere !


Dopo esser rimasto vittima per lungo tempo di una profonda frustrazione, Dickens decise di mettere in scena alcuni suoi spettacoli e compiere un tour in tutto il paese. Il suo amico Wilkie Collins scrisse per l'occasione The Frozen Deep, un melodramma in in cui egli interpretava il ruolo dell'eroe tormentato.
La Regina Vittoria andò a vederlo e fu sopraffatta da cotanta bravura, in effetti questo divenne un enorme successo, ma la cosa che più importa a noi, qui, sottolineare, è che fu in occasione di una di queste rappresentazioni che egli conobbe l'attrice Ellen Lawless Ternan e se ne innamorò: ella aveva allora 18 anni, tanti quanti sua figlia Kate, 
lui ne aveva 45.... era il 1857.
Frattanto la vita famigliare di Dickens stava divenendo sempre più insostenibile, il numero dei suoi figlioli era giunto a dieci e Catherine difficilmente riusciva a gestire il baccano che era di notevole ostacolo al lavoro dello scrittore; probabilmente il loro matrimonio fu poco felice già dal principio, troppo diversi erano i loro temperamenti e gli eventi che subentrarono nel corso degli anni contribuirono a dilatare poco per volta lo spazio che li separava.
Pur subentrando la cognata Georgina ad aiutare la sorella nella conduzione della numerosa famiglia, mentre egli stava scrivendo David Copperfield la sua infelicità coniugale prese corpo del tutto tanto da giungere a voler dare voce alla sua penna e scrivere tra i suoi brogli che si sentiva animato da una irrequietezza interiore dovuta ad una qualche mancanza che neppure lui bene riusciva a comprendere appieno... dopo trentadue anni di matrimonio questi coniugi non avevano davvero più nulla in comune.
Nel 1858 la loro separazione, largamente pubblicizzata, ebbe infine luogo: era il mese di maggio quando Catherine accidentalmente ricevette un braccialetto indirizzato ad Ellen, pensate, un dono indirizzato dal marito alla sua amante !
La povera donna si sentì perciò costretta ad abbandonare il tetto coniugale lasciandosi i suoi figli alle proprie spalle, portando con sé solamente il maggiore, Charley; persino Georgina, si schierò dalla parte del cognato.
Da quel momento fino alla morte di Catherine essi non s'incontrarono mai più, divennero due estranei, pur rimanendo quest'ultima fedele al marito e alla sua memoria fino all'ultimo dei suoi giorni; sul letto di morte ella consegnò alla figlia Kate una raccolta di lettere che il giovane Dickens le aveva indirizzato, affinché il mondo sapesse che un giorno egli l'aveva amata.



Catherine Thomson Hogarth da giovane





Dagherrotipo di Catherine Thomson Hogarth Dickens del 1852.




Il divorzio era impensabile, soprattutto per un uomo nella posizione di Dickens, avrebbe comportato uno scandalo pubblico ed avrebbe dovuto essere motivato unicamente dall'ammissione di adulterio, ma a lui bastava essere libero, libero di seguire Ellen-Nelly, di andare a vivere con lei, di godere della sua compagnia, poiché ella era tutto ciò che sua moglie non era, ovvero indomabile, spiritosa, affascinante ed intelligente oltre che interessata alla politica, al teatro e alla letteratura. 



Helena Landless immortalata al tempo degli ultimi anni della sua relazione con Charles Dickens





Da che nulla rimane della corrispondenza privata di Dickens, si può ipotizzare che la loro fosse meramente una relazione platonica, ovvero che fossero semplicemente compagni, che non lo fossero affatto e fossero molto di più e tale tesi sarebbe allora avvalorata dall'ipotesi del concepimento da parte di Nelly di un figlio, quando si trovavano in America, che però non sarebbe sopravvissuto.
Anch'ella, stando a molti studiosi e commentatori, sarebbe stata motivo d'ispirazione di molti dei suoi personaggi femminili, tra cuiBella Wilfer in Our Mutual Friend ed Helena Landless ne The Mystery of Edwin Drood ed altri ancora, sicuramente Lucie Manette in A Tale of Two Cities, il suo ultimo romanzo. Alla sua morte Dickens le lasciò un'eredità di £ 1.000 ed un reddito sufficiente tratto da un fondo fiduciario per assicurarsi che ella non avrebbe più dovuto lavorare.


Sta di fatto che pur trascorrendo insieme con Nelly gli ultimi tredici anni della sua vita mai egli smise di pensare a Mary Hogarth, a proposito della quale, scrisse nell'ultimo anno della sua vita:

 'è così tanto presente nei miei pensieri in ogni momento; soprattutto quando raggiungo il successo, e sono notevolmente gratificato da qualcosa, il ricordo di lei è una parte essenziale del mio essere, ed è inseparabile dalla mia esistenza come il battito del mio cuore '.



Ringraziandovi come sempre, anzi, sempre più, vi lascio sulle parole di Dickens, scrivendo una citazione che a me piace moltissimo e che trovo molto, molto dolce ...


“Never close your lips 
to those whom you have already opened your heart.” 

Charles Dickens






A presto 













Fonti bibliografiche:


G. K. Chesterton, Charles Dickens, House of Stratus Ltd, 2001;

Catherine Peters, Charles Dickens, The History Press, 2012;

Claire Tomalin, Charles Dickens: A Life,  Penguin Books, 2012;

Claire Tomalin, The Invisible Woman: The Story of Nelly Ternan and Charles Dickens, Penguin Books, 2012.










“Love her, love her, love her ! 
If she favours you, love her. If she wounds you, love her. 
If she tears your heart to pieces – 
and as it gets older and stronger, it will tear deeper – 
love her, love her, love her !”



 Charles Dickens, Great Expectations






- picture 1 - Daniel Maclise, 1839, detail



- picture 2 -  Portrait by Francis Alexander, 1842




The world knows Charles Dickens as the popular writer of short stories and novels for children and noyt only, published in the Victorian era and soon became classics as able to educate at the good feelings, to the kindness of heart and mainly to the  pietism as advocated by the Queen of the People, such as A Christmas Carol, Oliver Twist, David Copperfield, and others, many others, but few are aware that he had a turbulent love life, and became, in the late 1850s, protagonist in a love triangle together with his wife Catherine, and with the actress Ellen Ternan, the woman for whom his large family collapsed.
Actually other stories connoted before than this his restless love life, maybe because he had the misfortune of not finding the ideal companion till reaching the achievement of maturity ... or perhaps because he found her but she left him too very  early for a 'better world' ...

In his said, when he married at the age of 24 years, he  was still a virgin, despite being constantly subdued by captivating passions:



- picture 3 on the left - the youthful infatuation with flirtatious and simpering Maria Beadnell which lasted four years, involved him in an overwhelming passion, so much so that when she decided to end this relationship he, devastated from this happening, he was certain that his heart would never more fully recovered.
Since he was a passionate man every detail of his experience will serve as inspiration for his novels, and that was how we find Mary in Dora, amongst the pages of David Copperfield, for whom he falls in love, and in the character of Estella in Great Expectations the woman for whom Pip takes a fancy of; years after the publication of David Copperfield, Dickens received a letter from a certain Mrs.Winter the calligraphy of which he already knew: Maria had recognized herself and asked with a few lines the allowed to meet him.
Obviously for Dickens it was quite a shock to meet her at the age of forty, as he wrote in his memoirs, but he could forgive her, obviously, if he was aged just in the same way! Apparently, despite her age now mature, she had kept intact her coquettish manners tipical of the way she put herself in her youth, which Dickens found almost absurd .... I wonder if she recognized her elderly portrait in Flora in the novel Little Dorrit !

His feelings for Catherine Thomson Hogarth will certainly be less romantic and passionate: she was the daughter of the boss of Dickens (George Hogarth was the chief editor of the evening edition of the Morning Chronicle on which he wrote) and met her for the first time in Fulham, in her home, when she was 19 years old, along with her younger sisters Mary, who was 14, and Georgina, who was 6 then.
(These three sisters will become the focus of his life, perhaps even literarily speaking, probably the most remarkable of these relations will be that one with Mary who, shortly after his marriage, will become the true love of his life and the inspiration for some of his most famous literary masterpieces.)



- picture 4 on the right - Catherine was, therefore, the eldest daughter of George and Georgina Hogarth, born in Scotland and came to England with his family in 1834, and those who knew her said her to be characterized by a sweet, gentle and loving personality, although perhaps a little apathetic and , as later Dickens will discover, quite disorderly according to the concept of order that he had in his mind. They got married in April 1836, the same year in which the young Dickens was enjoying a great success with his novel The Pickwick Papers recently published.
In a charming cottage named Hope Cottage, near Gravesend in Kent, they spent their honeymoon, concluded which the sister of Catherine, Mary, then sixteen, joined them with the intention of backing her sister with her houseworks for to becoming, then, a stable part of the family: they lived together in the small rooms at Furnival Inn in Holborn - surely the last thing that a young couple could wish for.

Dickens, however, was more than happy for her presence and she, in turn, loved her brother-in-law, so intellectually gifted; when exactly nine months after the wedding Catherine gave birth to her first child the presence of Mary became indispensable.



- picture 5 on the left - The ever increasing demands of work which arrived to Dickens, who wrote under the pseudonym Boz, sold so well that the family was able to move to a more grandiose dwelling in Doughty Street, off Gray Inn Road.
Just a month later, Dickens, Catherine and the young Mary went to the theater to see the Dickens' farse She His Wife? and when they got home, Dickens and Mary talked till late into the night; when she returned to her bedroom, however, she suddenly became seriously ill, her temperature went up very high, and the doctors were unable to save her: after having kept her for hours in his arms, Dickens saw Mary expire, trying the biggest pain of his whole life, he had to say, even bigger than the one he will try when will loose two sons of his.
When Mary's heart stopped beating his arm slipped from under the covers and his ring fell to the ground: Dickens picked it up and wore forever on his finger with the same love with which kept a lock of her hair which Mrs.Hogart had sent him.

'Thank God she died in my arms,' he'll write about mary's death to his old friend Thomas Beard, 'and the last words she had whispered were for me . . . Solemnly I believe that a creature never passed away so perfectly '.
He was only 25 years and the death of Mary was such a trauma from which he never will recover: think that for the first and the unique time in his life he stopped writing!




- picture 6




After living for a long time as a victim of a deep frustration, Dickens decided to stage some of his shows and take a tour around the country. His friend Wilkie Collins wrote for the occasion The Frozen Deep, a melodrama in which he played the role of the tormented hero.
Queen Victoria went to see him and was overcome by such great skill, in fact his performance became a huge success, but what is more important to us here, is that it was during one of these performances that he met the actress Ellen Lawless Ternan and fell in love with her: she was 18 years then, just as his daughter Kate, he was 45 .... it was the year 1857.



- picture 7 on the right - In the meanwhile, Dickens's family life was becoming increasingly untenable, the number of his children had come to ten and Catherine could hardly manage the noise that was a significant obstacle to the work of the writer; probably their marriage was unfortunate since the beginning, their temperaments were too different and the events that happened over the years helped to expand, little by little, the space between them.
Despite being arrived Catherine's sister Georgina to help her in the conduct of her large family, while he was writing David Copperfield his marital unhappiness took shape quite enough till pushing him to want to give voice to his pen and write among his sheets of notes that he felt animated by an inner restlessness due to something that even he could understand ... After thirty-two years of marriage these spouses had really nothing in common anymore.

In 1858 their separation, widely publicized, took finally place: it was the month of May when Catherine accidentally received a bracelet addressed to Ellen, you think, a gift sent by her husband to his lover !
The poor woman felt therefore forced to leave the marital home, to leave her children behind her taking with her only the older, Charley; even Georgina stood on the side of her brother-in-law.
From then until Catherine's they never met anymore, they became strangers, but the latter remained faithful to her husband and to his memory until the end of her days; on her deathbed, she gave her daughter Kate a collection of letters that the young Dickens wrote her, so that the world knew that one day he had loved her.




- picture 8 - Catherine Thomson Hogarth as a young girl.


- picture 9 - Daguerreotype of Catherine Thomson Hogarth Dickens, 1852.




The divorce was unthinkable, especially for a man in the position of Dickens, it would have resulted in a public scandal and would have to be motivated solely by the admission of adultery, but fr him it was enough to be free, free to follow Ellen-Nelly, to go and live with her, enjoy her company, because she was all that his wife was not, she was indomitable, witty, charming and intelligent as well as interested in politics, theater and literature.




- picture 10 - Helena Landless immortalized at the time of the last years of her relationship with Charles Dickens




Since that nothing remains of the private correspondence of Dickens, it can be assumed that their relationship was purely platonic, that is they were just friends, that they were lovers and this point of  view would be supported by the hypothesis of the conception of a child by Nelly, who won't survive, born when they were in America.
She too, according to many scholars and commentators, would have been an inspiration to many of Dickens's female characters, including Bella Wilfer in Our Mutual Friend and Helena Landless it The Mystery of Edwin Drood and others, definitely Lucie Manette in A Tale of Two Cities, his last novel. At his death Dickens left her a legacy of £ 1,000 and and an income based on a trust fund to make sure she would not have to work anymore.




- picture 11




The fact is that while spending together with Nelly the last thirteen years of his life, he never stopped thinking about Mary Hogarth, about which he wrote in the last year of his life:


  'She is so much in my thoughts at all times; especially when I reach a success, and I am greatly gratified by something, her memory is an essential part of my being, and is inseparable from my life as the beat of my heart '.



Thanking you as usual, indeed, more and more, I leave you on the words of Dickens, writing a quote that I like very much and that I think to be very, very sweet ...





“Never close your lips 
to those whom you have already opened your heart.” 

Charles Dickens




See you soon 












Bibliographic sources:


G. K. Chesterton, Charles Dickens, House of Stratus Ltd, 2001;

Catherine Peters, Charles Dickens, The History Press, 2012;

Claire Tomalin, Charles Dickens: A Life,  Penguin Books, 2012;

Claire Tomalin, The Invisible Woman: The Story of Nelly Ternan and Charles Dickens, Penguin Books, 2012.

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