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Fresh milk from happy cows, sheep and goats: Empress Elisabeth of Austria's contentious relationship with food.

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E' ormai noto che quando una persona, soprattutto di sesso femminile, vive una vita ricolma di delusioni fino all'infelicità, 




 sia indotta a rapportarsi in maniera conflittuale con il cibo quasi a volersi punire, castigare, sentendosi responsabile, ovviamente in modo inconscio, di un destino che avrebbe voluto, e fors'anche meritato, molto meno amaro.


Ebbene, tale era l'atteggiamento della nostra amata Imperatrice che spesso evitava cene ufficiali e di rappresentanza ed al fianco dell'Imperatore spesso presenziava in sua vece l'amata figlia Marie Valerie, che faceva il proprio ingresso nella sala dove si sarebbe dovuto tenere il banchetto tenendo il padre sotto braccio.


Sovente ella si sottoponeva a drastici digiuni o si concedeva un solo pasto al giorno secondo regole che si auto-imponeva seguendo diete diverse in base al suo umore, destando da una parte lo stupore dell'opinione pubblica che sempre più vedeva in lei una persona stravagante, dall'altra la preoccupazione dei suoi familiari che assistevano impotenti a questi 'rituali'.




Si legge sulla biografia di Gabriele Praschl-Bichler, edita da Longanesi nel 1997, che ella 

Un'attenzione addirittura religiosa dedicò al corpo, che controllava in continuazione. Misure e peso erano annotati fino a tre volte al giorno, su un apposito quaderno [...] Si informava su ogni metodo di dimagramento e sperimentò centinaia di diete [...] beveva misture fatte da uova crude e succhi spremuti da carne cruda, oltre a litri di latte fresco ( allora era diffusa la convinzione che il latte conservasse il corpo snello e affusolato ). Sempre per amor della linea l'Imperatrice si dedicava a vari esercizi sportivi ( soprattutto equitazione  e scherma), praticandoli, tuttavia, come quasi tutte le sue passioni, con un'intensità quasi ossessiva."1  e da ciò si desume, come del resto accade per la maggior parte degli atleti, l'ovvietà del calo fisico che subì dopo i quarant'anni quando si dovette limitare a compiere lunghe passeggiate e ad abbandonare l'equitazione per il mal di schiena ed una forma di artrosi.
Se teniamo conto del fatto che l'Imperatrice era alta 1,72 cm. e pesava sempre intorno ai 46 kg., la sua era una silhouette che si faceva sicuramente notare.


Abito appartenuto all'imperatrice da cui si evince chiaramente la sua marcata esilità.



Ma torniamo al latte, che per Elisabeth era davvero irrinunciabile e che non era facilmente reperibile ...

"Trovare del latte buono era difficile persino a Vienna. Per questo motivo l'imperatrice mandava spesso, quando era in viaggio, delle mucche per l'imperatore nella capitale. Così, per esempio, arrivarono nell'aprile del 1896 due mucche a Vienna, una dalla Bretagna e l'altra da Corfù e questa è anche una testimonianza dei viaggi dell'imperatrice. L'imperatrice possedeva una fattoria a Schönbrunn e un'altra nel Tiergarten di Leinz, entrambe popolate dalle sue mucche preferite, e di solito portava con sé in viaggio, perlomeno quando s'imbarcava su qualche nave, due mucche da latte ed una capra, per poter disporre sempre di latte fresco e sano. Prendersi cura di questi animali - certo non abituati a trascorrere la vita in navigazione - era un compito piuttosto faticoso per il seguito dell'imperatrice. Dalla salute di queste bestie, infatti, dipendeva anche quella dell'imperatrice, che ormai si nutriva quasi esclusivamente di latte e uova."2


La fedelissima dama di compagnia Ida Ferenczy immortalata mentre l'Imperatrice si stava preparando per un viaggio.




Ebbene sì, per fare in modo che l'imperatrice disponesse di latte fresco ogni giorno, mucche speciali di varie razze, tutte da latte, erano allevate per le sue esigenze: Inntal, Pinzgau, capi italiani francesi e Montafon, così come pure bestiame proveniente dall'Ungheria e dalla Grecia, come abbiamo appena letto sopra; al fine di accogliere il crescente numero di ruminanti, nel 1895 il venne istituito il Kammermeierei



( in italiano potremmo dire latteria o caseificio ) presso l'ex Giardino Tirolese nel parco del Castello di Schönbrunn 



Der Tirolergarten in Schönbrunn 



e la Casa del cacciatore fu ampliata per ospitare una stalla, sale di mungitura ed un magazzino di mangimi. Elisabeth possedeva un piccolo appartamento situato nel caseificio con ingresso, spogliatoio e sala da pranzo, che conteneva mobili rossi verniciati e decorati con motivi floreali nello stile proprio di una casa colonica ungherese 



ed utilizzava un servizio di piatti in tono con tali decorazioni.




Il complesso, che includeva anche un alloggio per un custode, doveva contenere circa 10 - 12 mucche più un torello, ma con il giugno dell'anno 1896, la stalla di Schönbrunn giunse ad ospitare persino 26 capi di bestiame, di cui tre erano buoi, oltre a numerosi polli. Prodotti freschi come latte, burro, panna e uova venivano fatti giungere da qui alla corte di modo che tutti i membri della famiglia imperiale potessero cibarsene. 

Di conseguenza, l'operazione di prodotti lattiero-caseari proseguì anche dopo la morte dell'imperatrice nel 1898. Al Kammermeierei attingevano anche l'Imperiale e la Reale Pasticceria (Zuckerbäckerei) ed al fine di fornire dolciumi di qualità particolarmente buona, quando annotava i propri ordini, il pasticcere specificava quale doveva essere la mucca da cui desiderava avere latte o panna, dal momento che la qualità ed il tenore di materia grassa del latte varia considerevolmente da razza a razza.

E chissà che non sia stata proprio la genuinità dei pochi alimenti da cui l'imperatrice traeva sostentamento a garantirle quel po' di salute che difficilmente le persone con atteggiamenti che palesano disturbi di natura anoressica possono vantare.

Ebbene, è giunto ormai tempo che l'Eterea Imperatrice ci saluti 




e rientri tra le mura dei suoi palazzi, 



per tornare a svelarci altri aneddoti o curiosità sulla sua vita ogni qualvolta lo desidereremmo, e noi umilmente chiniamo il capo innanzi a Cotanta Maestà e speriamo presto di poter ancora parlare di Lei.

Un affettuoso saluto ... a voi tutti, ed un arrivederci ...

a presto 










Bibliografia:

Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982

Brigitte Hamann, (a cura di), ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997



Citazioni: 

1 - Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997, pag. 225

2 - Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982, pag.397












It's well known, nowadays, that when a person, especially women, living a life full of disappointments until unhappiness,





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begins to relate in a conflictual way with the food almost as if to punish herself, for feeling responsible, of course unconsciously, of a destiny that she wanted, and perhaps deserved, much less bitter.



Well, that was the attitude of our beloved Empress who often avoided official and representation dinners and at the Emperor's side often was attending in her place her beloved daughter Marie Valerie, who entered the room where it would have to keep the banquet taking his father's arm.




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Often she underwent a drastic fasting or she allowed only one meal per day according to rules that were self-imposed following different diets according to her mood, raising, on one hand, the amazement of the public opinion who increasingly saw in her an oddball lady and on the other the concern of her family who saw, powerless, these 'rituals'.




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We may readin  the biography of Gabriele Praschl-Bichler, published by Longanesi in 1997, that she

"An attention even religious payd to her body, which she  controlled again and again during the day. Measurements and weight were recorded up to three times a day, on a special notebook [...] She is informed on every method of slimming and has experienced hundreds of diets [. ..] she drank mixtures made from raw eggs and squeezed juices from raw meat, over a liter of fresh milk (then it was widely believed that milk preserves the body slender and tapered). Also for the love of her figure she the Empress devoted herself to various sport activities (especially riding and fencing), practicing them, however, as almost every passion of hers, with an almost obsessive way. "1  and from that we desume, as it is the case for most of the athletes, the obviousness of her physical decline that she suffered after the forty years when she had to satisfy her wish with having long walks and had to give up riding for back pain and a for a form of arthritis. .
If we take into account the fact that the Empress was 1.72 cm. tall and always weighed around 46 kg., hers was a silhouette that was definitely impossible not to notice.




- picture 4 -Dress owned by the Empress, which shows clearly her marked thinness.





But let's come back to the milk, that foe Elisabeth was really essential and that it wasn't so easy to find ...

"Finding good milk was difficult even in Vienna. For this reason, the Empress often sent, when she was abtroad, some cows for the emperor in the capital. So, for example, they arrived in April 1896 in Vienna two cows, one from Britain and one from Corfu, and this is also a testimony of empress' travels. The Empress had a farm in Schönbrunn and another in the Tiergarten of Leinz, both populated by her favorite cows, and usually took with her on travel, at least when she embarked on a ship, two cows and a goat, to have always fresh and healthy milk. Taking care of these animals - certainly not accustomed to spend their lives on the sea - it was a pretty hard task for the follow of the Empress. From the health of these animals, in fact, depended also the Empress' one, who now fed almost exclusively of milk and eggs."2




- picture 5 -The faithful lady-in-waiting Ida Ferenczy immortalized when the Empress was preparing for a trip.





Yes, to ensure that the Empress possessed fresh milk every day, special cows of various breeds, all for milk, were bred for her needs: Inntal, Pinzgau, French and Italian and Montafon, as well as cattle coming from Hungary and Greece, as we just read above; in order to accommodate the growing number of ruminants, in 1895, it was established the Kammermeierei




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(In English we may say dairy) in the former Tyrolean Garden in the Schönbrunn Palace Park




- picture 7 - Der Tirolergarten in Schönbrunn




and the 'House of the Hunter' was enlarged to accommodate a barn, a milking parlor and a stock of feed. Elisabeth owned a small apartment located in the dairy entrance, a dressing room and a dining room, which contained red furniture painted and decorated with floral motifs in the style typical of a Hungarian farmhouse




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and used a set of dishes which harmonized with those decorations.




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The complex, which included accommodation for a caretaker, was able to contain about 10 to 12 cows and a bull, but since June 1896, the stable of Schönbrunn came to accommodate even 26 head of cattle, three of which were oxen , in addition to numerous chickens. Fresh products such as milk, butter, cream and eggs, were made to reach from here to the Court so that all the members of the Imperial Family could eat them.

As a result, the operation of dairy products continued even after the death of the Empress in 1898. At the Kammermeierei also drew the Imperial and Royal Pastry (Zuckerbäckerei) and to provide sweets of especially good quality, when he noted his orders, the pastry chef had to specify which one was the cow from which wanted to have the milk or cream, as the quality and content of fat of the milk range considerably from breed to breed.

And I wonder if it was just the genuineness of the few foods from which the Empress drew her sustenance to assure her  that little health that hardly people with attitudes that reveal disturbances of anorexic nature cannot boast.

Well, it has arrived the time that the ethereal Empress greets us




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to come back within the walls of her buildings,




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to reveal again other anecdotes or curiosities about her life whenever we would wish, and we humbly bow our heads in fron of such Great Majesty and hope we can still talk about her very soon.

An affectionate greeting ... to you all, and see you soon ...

very soon 












Bibliography:

Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982

Brigitte Hamann, (a cura di), ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997



Quotations: 

1 - Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997, page 225

2 - Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982, page 397.

The Ackermann's Repository of Arts, Literature, Commerce, Manufactures, Fashions, and Politics.

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The Repository of Arts, Literature, Commerce, Manufactures, Fashions, and Politics 





era un mensile pubblicato dal 1809 al 1829 da Rudolph Ackermann e che spesso veniva definito Ackermann’s Repository of Arts od ancor più semplicemente Ackermann’s Repository.

Come suggerisce il nome completo, l'Ackermann's Repository non era solo un periodico di moda ma trattava di una vasta gamma di argomenti all'interno delle proprie pagine: la rivista infatti includeva racconti di viaggio e poesie, commenti sulle arti e dettagli sulle nuove pubblicazioni, suggerimenti per gli arredi più in voga, rapporti sulla società, prossime conferenze e rassegne musicali ed era inclusa anche una sezione più 'gravosa' che trattava di politica, di diritto, medicina e agricoltura, previsioni meteorologiche giorno per giorno e particolari dei mercati di Londra.

Si qualificava perciò come una rivista che interessava tutta la famiglia ma si rivolgeva ad un pubblico piuttosto altolocato in quanto aveva un costo decisamente elevato per l'epoca, basti pensare che nel 1817 il suo prezzo di copertina era 4s che equivarrebbe a circa 11-12 sterline oggi !

Dovete sapere però, che prima ancora che ad una pubblicazione mensile il nome di Mr. Rudolph Ackermann era legato ad un negozio molto alla moda situato nello Strand a Londra, una sorta di emporio di stampa e l'unica biblioteca pubblica per le arti di Londra, fondata nel 1796.




Nato in Sassonia e cresciuto come apprendista del padre, abile costruttore di carrozze, egli progettò carrozze e carri, lavorando per il famoso disegnatore di Parigi Antoine Carassi prima di trasferirsi a Londra nel 1784 circa dove continuò a fare disegni per i carrozzieri inglesi e probabilmente, come parte del suo lavoro, scoprì e si interessò al processo di stampa per i disegni delle carrozze più complesse ed elaborate.





Sposatosi nel 1795 istituì una tipografia prima al n°96 dello Strand e un anno si spostò al n°101 dando così avvio ad un attività di stampa che durò più di 200 anni ( va ricordato che questi furono gli anni in cui la Francia era coinvolta nella Rivoluzione per cui molti dei lavoranti della scuola di disegno di Ackermann non a caso erano emigrati francesi ).

Pensate che furono 1492 le stampe colorate a mano che vennero incluse tra le pagine dell'Ackermann's Repository, soprattutto di moda, durante i vent'anni che videro la diffusione di questo celeberrimo periodico, le più rinomate senza dubbio alcuno sono quelle di moda,











ma accanto ad esse vi erano quelle che immortalavano le vie più frequentate e più signorili e distinte di Londra od i palazzi più eleganti



Leicester Square, 1812





The London Commercial Sale Rooms, Mark Lane, 1816





Regent Street seen from Piccadilly, 1822



ed ancora dimore di nobili dei quali si conosceva solamente il nome e che nessuno, mai, aveva incontrato per le strade della città; 



Endsleigh, The Seat of Grace the Duke of Bedford





Perridge House, the seat of Henry Limbrey





Windsor Great Park




stampe che suggerivano come realizzare un giardino o come renderlo più grazioso o piuttosto come decorare gli interni di un vano finestrato in casa











ed altre che rendevano edotti i lettori sui negozi più 'fashion' della capitale.





‘Temple of the Muses’, Finsbury Square



Qui potete trovare l'archivio della totalità delle pubblicazioni del Repository, da sfogliare e leggere come e quando desiderate ... confesso che un po' mi ci sono persa, adoro leggere pagine ingiallite dal tempo con termini ormai caduti in disuso perché 'antichi' ... sono momenti in cui il tempo è come se si fermasse, attimi che me ne mutano la percezione .... ma il tempo non si ferma mai, almeno per me !


Lasciate che vi abbracci con affetto augurandovi ogni bene e dandovi appuntamento al nostro prossimo 'viaggio', 

a presto 













Fonti bibliografiche:

Jody Gayle, Fashions in the Era of Jane Austen: Ackermann's Repository of ArtsPublications of the Past, 2012

https://smithandgosling.wordpress.com/ackermanns-repository-of-arts/













The Repository of Arts, Literature, Commerce, Manufactures, Fashions, and Politics 




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was a monthly magazine published from 1809 to 1829 by Rudolph Ackermann and often was called Ackermann's Repository of Arts or, even more simply, Ackermann's Repository.

As its full name suggests, Ackermann's Repository was not just a fashion magazine but there was a wide range of topics within its pages: in fact the magazine included travel stories and poems, comments on the arts and details about new publications , suggestions for the furniture in vogue, reports about the society, upcoming conferences and music festivals and was also included a section more 'onerous' which dealt with politics, law, medicine and agriculture, weather day-to-day and about special markets in London.

It could be classified, therefore, as a magazine which interested the whole family, but it was addressed to an audience rather highly placed because it had a very high cost for the time, just think that in 1817 its cover price was 4s, which would amount to about 11-12 pounds today!

You should know, however, that before a monthly publication the name of Mr. Rudolph Ackermann was linked to a very trendy shop located in the Strand in London, a sort of general store of prints and the only public library for the Arts in London , founded in 1796.



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Born and grown in Saxony as an apprentice of his father who was a manufacturer of carriages, he designed carriages and wagons for him and  worked for the famous designer Antoine Carassi in Paris before than moving to London in 1784 where he continued to make drawings for the English coachbuilders and probably, as part of his work, he discovered and became interested in the printing process of  the designs of the most complex and elaborate cars.



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He got married in 1795 and  established a typography first at the No. 96 in the Strand and a year later he moved to No. 101 initiating thereby a printing business that lasted more than 200 years (it should be remembered that these were the years in which France was involved in the Revolution so many of the workers of the Ackermann's  school of design not surprisingly were French emigrants).

You have to know that they're 1492 the hand-colored prints that were included in the pages of the Ackermann's Repository, during the twenty years that saw the spread of this famous magazine, most of which are without any doubt those about fashion ( which are also the most famous )



- picture 5


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but beside them there were those who immortalized the city's main thoroughfares, and the most elegant and distinguished streets in London or its finest palaces,




- picture 10 - Leicester Square, 1812


- picture 11 - The London Commercial Sale Rooms, Mark Lane, 1816


- picture 12 - Regent Street seen from Piccadilly, 1822




and even houses of nobles of whom people only knew the name and no one, ever, had met on the streets of the city;



- picture 13 - Endsleigh, The Seat of Grace the Duke of Bedford


- picture 14 - Perridge House, the seat of Henry Limbrey


- picture 15 - Windsor Great Park



prints suggesting how to make a garden or how to make it prettier or rather how to decorate the interior of a room with windows inside the house



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and other that made the readers knowledgeable about the most elegant shops of the capital.



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- picture 21 - ‘Temple of the Muses’, Finsbury Square



Here you can find the whole archive of all the publications of the Repository, to browse and read whenever you want ... I confess that I got a little lost amongst its pages when I found it, I love to read pages yellowed by the time, with terms now fallen into disuse because 'too old'... these are moments when the time is as if would stop, moments during that I feel changed its perception .... but time never stops, at least for me!

Let me embrace you affectionately and wish you all the best giving you appointment to our next 'trip',

see you soon 













Bibliographic sources:

Jody Gayle, Fashions in the Era of Jane Austen: Ackermann's Repository of ArtsPublications of the Past, 2012

https://smithandgosling.wordpress.com/ackermanns-repository-of-arts/





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MARMEE & LOUISA: the untold story of Louisa May Alcott and her mother.

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"DEAR LOUIE ... In my imagination I thought you might be such an industrious good daughter and that I might be a sick but loving mother, looking for my daughter's labors for my daily bread, take care of it for my sake and your own, because you and I have always liked to be grouped together."

March 12, 18431 




TO MOTHER

I hope that soon, dear mother
You and I may be
In the quiet room my fancy
Has so often made for thee ---

The pleasant, sunny chamber,
The cushioned easy-chair,
The book laid for your reading,
the vase of flower fair,

The desk beside the window
Where the sun shines warm and right:
And there in peace and quiet
The promised book you write:

While I seat close beside you,
Content at last to see
That you can rest, dear mother,
And I can cherish thee. 



Louisa May era nata in una famiglia che oggi potremmo definire all'avanguardia, essendo, alla vigilia della Guerra di Secessione, il padre Bronson propugnatore di un metodo innovativo, per non dire quasi rivoluzionario, d'insegnamento, ovvero quello socratico, che sperimentava in famiglia prima ancora che nelle proprie scuole, ed esponente del movimento filosofico del Trascendentalismo e la madre, Abigail, anch'essa insegnante, ma divenuta madre a tempo pieno da che nel .... nacque la sua prima figliola, Anna, di un anno e mezzo circa più grande di Louisa, entrambi attivi abolizionisti e partecipi insieme con il fratello di Abigail, il Rev.Samuel Joseph, spesso presenti a comizi contro la schiavitù: l'America era in fermento, e tanti, davvero tanti, non tolleravano più il maltrattamento degli schiavi ed anzi, ne chiedevano la liberazione riunendosi talora anche in privato ed in segreto, impugnando la Dichiarazione d'Indipendenza emanata il 4 luglio 1776 da George Washington che, soprattutto nella prima parte, relativa ai diritti dell'uomo, facendo propri riferimenti ai principi illuministici e giusnaturalistici che circolavano allora in  Francia ed in Inghilterra, giunge a legittimare la rivoluzione.



Un filosofo è "un uomo sospeso dentro un pallone" ebbe a dire un giorno Louisa, "la cui famiglia e gli amici tengono le corde, e cercano di tirarlo giù." 3




In questo periodo ed in questo clima nacque e crebbe Louisa May Alcott, la cui straordinaria e precoce vivacità intellettuale era motivo di ansia per entrambi i genitori; ella non aveva ancora compiuto tre anni quando, scivolando in uno stagno, incapace di nuotare, rischiò di perdere la vita, se non fosse stato per un bimbo di colore che la vide e la trasse in salvo: Abigail, infatti, sosteneva che sua figlia Louisa, così tanto simile a lei per temperamento ed attitudini, fosse divenuta abolizionista da allora !

Moltissimo vi sarebbe da scrivere sulla famiglia Alcott di cui ho già trattato in un post che considero meramente introduttivo, e conto di farlo in più tempi, sperando con ciò di farvi cosa gradita, ma in particolare voglio oggi qui parlarvi di 'Marmee e Louisa', di loro e del legame speciale che le univa, sicuramente favorito dalle lunghe assenze del padre che, perseguendo i suoi sogni idealistici e la propria sete di sapere, spesso intraprendeva viaggi di studio lasciando Abigail in difficoltà economiche ad occuparsi delle proprie piccole creature, a pensare in quale modo e con quale denaro sfamarle, scaldarle, vestirle.


Louisa compì tre anni il 29 di novembre. Alle dieci di quella mattina Abigail condusse la bimba da festeggiare a scuola da suo padre. I suoi studenti incoronarono lui e Louisa di alloro, in occasione del loro compleanno in comune. [...] Quando giunse il momento dei dolcetti, Abigail chiese a Louisa di distribuire i pasticcini glassati alla frutta che ella aveva preparato. Louisa diede un dolce ad ogni bimbo fino a quando ne rimase solo uno sul piatto. Vi era ancora un bambino da servire. "Capii che se davo via anche questo non me ne rimaneva più alcuno." Louisa ricordava. "Quale regina della festa sentivo che dovevo averlo, e lo tenevo stretto a me, finché mia madre disse: 'E' sempre meglio dare via piuttosto che tenere per sé le cose belle.' La bimba di tre anni esitò. "So che la mia piccola Louie non lascerà che il piccolo amico se ne vada senza" Abigail disse con sollecitudine, mentre si inchinava per baciarla". Il piccolo amico ricevette il suo morbido dolcetto "Louisa disse," e io un bacio e la mia prima lezione sulla dolcezza che dà la rinuncia di sé, una lezione che la mia cara madre splendidamente continuò a mostrare per tutta la sua lunga e nobile vita."4 

Ben presto Anna e Louisa, non appena superarono i 10 anni di età, vennero educate ad aiutare la madre nelle faccende di casa e a tenere un diario in cui annotare le difficoltà in cui incorrevano ... era questo un metodo educativo di sicuro effetto per rendere i disagi della loro vita meno gravosi, per comprendere appieno la priorità dei buoni sentimenti sulla futilità delle cose materiali ( perciò Marmee istituì il Post Office: mise sullo scalino della porta di casa un cesto in cui ciascuna delle sue piccole avrebbe dovuto scrivere alle altre in una lettera se c'era qualcosa che non andava; il cesto veniva posto sul tavolo dopo cena ed aperte le lettere in modo che tutto venisse chiarito senza alcuna discussione ) ed impararono inoltre a cucire;

"I lavori con l'ago", Louisa ricordava, "cominciarono presto", spesso accompagnati dalla letteratura. "Ogni giorno cucivamo mentre nostra madre leggeva per noi, [Walter] Scott, [Maria] Edgeworth, Harriet [Martineau], [Frederika] Bremer, o qualsiasi buona storia trovava, anche libri sulla salute, sulla storia e biografie.""Questa formazione" ci ha reso indipendenti, non mi vergogno del lavoro e neppure di quello che ha a che fare con le arti domestiche, senza il quale tutte le donne sono molto incapaci. Ed i libri così letti vengono ricordati con particolare interesse. 5 

Abigail era costretta a contare spesso sugli aiuti economici di amici e parenti, principalmente di casa May, i quali spesso ospitavano per qualche periodo Anna e Louisa, perchè l'idealismo non pagava e non saziava dalla fame neppure allora e solo in età matura Bronson, si legge nelle pagine del suo diario, si sarebbe consapevolizzato dei sacrifici che aveva chiesto alla sua famiglia e ne avrebbe provato profonda umiliazione ... sta di fatto che ogni volta che faceva ritorno a casa per qualche giorno, per Abigail si preparava una nuova gravidanza.

La sensibilità e la ricettività dell'animo delicato di Louisa la portarono a vivere con ansia ogni più piccola preoccupazione ed angoscia di Marmee, a fare il possibile per alleviarle e a seguire ogni suo consiglio capace di fare di lei una figlia ideale che la rendesse orgogliosa e fosse in grado almeno di darle parte di quella gioia di cui il suo matrimonio sempre più difettava; 

Abigail, consapevole della velocità di apprendimento e dei pensieri profondi di cui era dotata Louisa, insieme con la brevità della sua istruzione formale, incoraggiò la figlia a scrivere. [...] "Scrivi un po' ogni giorno, cara, anche solo una riga, per mostrarmi quanto coraggiosamente cominci la battaglia, quanto pazientemente attendi i frutti, sicura di giungere ad una vittoria vinta con nobiltà." 6 

"FIGLIA CARA ... come promesso eccoti l'astuccio, perché ho notato che sei appassionata nello scrivere, e voglio incoraggiarne l'abitudine. Continua a provare cara, e ogni giorno sarà più semplice da farsi e lo sarà farlo bene. " ( N.d.A. 29 Novembre 1842 ) 

E sarà proprio la scrittura l'arma preziosa grazie alla quale Louisa fornirà del pane quotidiano la sua famiglia, composta con lei ormai di cinque persone, Marmeee, la sorella maggiore Anna, Nan e le minori Elizabeth ed Abby May ... ah, dimenticavo la fedelissima domestica Anna.

Dopo un esperimento di tipo 'naturalistico' che lo vide creare una comunità 'chiusa' sullo stampo rousseauiano i cui membri dovevano in tutto essere autosufficienti, esperimento che ovviamente fu motivo di ulteriori rammarichi, delusioni ed infelicità per la famiglia Alcott poiché ovviamente fallì ( si trattava di un progetto utopistico che non poteva adeguarsi ai modi di vita già socialmente evoluti del XIX secolo ) sempre maggiore fu il distacco delle fanciulle dal padre che lo vivevano quale motivo di disagi e di turbamenti per la povera Marmee che sempre si adeguava ai voleri del marito senza opporre resistenza alcuna.



Costoro si trasferirono quindi un alcune stanze in affitto concesse per 5$ il mese con uso cucina da una famiglia vicina, Abba ( così era chiamata dalla sua famiglia di origine ) cuciva per i vicini e le fanciulle più grandi si occupavano della casa, ma esaurito il denaro ancora una volta donato loro dallo zio Samuel-Joseph dovettero pensare a nuovi trasferimenti e fu così che, ereditata una parte del denaro destinato ad Abigail dal padre, acquistarono una costruzione indipendente con del terreno vicino Concord, Hillside



sul retro della quale Louie diede vita ad una 'boarding school', una scuola a convitto: aveva allora poco più di tredici anni e cominciò qui a scrivere The Inheritance, il suo primo romanzo che concluse all'età di diciotto anni, quando il suo legame con la madre era divenuto sempre più simbiotico e di reciproca dipendenza.


Come Marmee Louisa amava gettarsi nei libri piuttosto che cercare la compagnia di altre ragazze da cui si avvertiva così diversa .. ella cresceva con la sua folta, lunga chioma scura che lasciava libera, aveva come idolo Charlotte Brontee ed il suo anticonformismo, amava la vita all'aria aperta, correre, saltare staccionate ... i suoi parenti la definivano un HALF-EDUCATED TOM-BOY( ragazzaccio educato per metà !)



Una giovanissima Louisa



Ma anche questa sistemazione fu temporanea, dopo tre anni dovettero vendere l'edificio, piuttosto cadente, che necessitava di opere di recupero conservativo ( l'acquistò Nathaniel Hawthorne !) e Luisa cominciò con il vendere i propri 'lavori' per ricavare quel poco denaro che poteva servire per 'sbarcare il lunario' ( Keep the wolf from the door): il primo fu una poesia dal titolo Sunlight, publicata sul Peterson's Magazine nell'autunno del 1851 sotto lo pseudonimo di Flora Fairfield, poi fu la volta di un racconto, The Rival Painters. A tale of Rome, la cui vendita le fruttò 5 $, pubblicato l'8 maggio del 1852, questa volta da Louisa May Alcott, la quale, sempre durante il medesimo anno, si adoperò per scrivere e pubblicare le proprie storie, cominciando con il guadagnare molto danaro, talvolta 50 dollari per racconto, poiché vendeva ad editori più famosi e perciò più facoltosi; l'editore Gorge Briggs pagò più di 30 $ (circa 700 odierni) per un volume di fiabe e poesie per bambini che avrebbe dovuto apparire sul mercato per quel Natale, dal titoloFlowers Fable.


La vigilia di Natale nel 1854, prima di far scivolare il suo primo libro pubblicato nella calza della madre, Louisa scrisse sul frontespizio, "Nella tua calza di Natale ho posto il mio 'primogenito'.".


A ventidue anni, l'età giusta per il matrimonio e per avere figli, Luisa chiese ad Abigail di accettare la sua raccolta di fiabe, Flower Fables, "con tutti i suoi difetti",  perché "le nonne sono sempre gentili".
Per "il mio primo 'mecenate', critico delicato, [e] più caro lettore," Louisa continuò "Qualunque sia la bellezza o la poesia che si trova nel mio piccolo libro è dovuta al vostro interesse e all'incoraggiamento per tutto il mio impegno dall'inizio alla fine, e se mai farò qualcosa di cui essere orgogliosa, la mia più grande felicità sarà che io possa ringraziarvi per questo, come faccio per tutto il bene che c'è in me, e sarò lieta di scrivere, se ciò vi dà piacere.8 

Louisa insegnava, faceva la domestica e scriveva senza tregua, ma si stavano preparando anni duri per lei, avrebbe perso per sempre la sua Lizzie il cui debole cuore, provato da una febbre reumatica lasciata come strascico dalla scarlattina contratta due anni prima, smise di battere il 14 marzo del 1858 ed Anna, 'Nan', quello stesso anno avrebbe conosciuto John Pratt, l'uomo che sarebbe divenuto due anni dopo suo marito e che l'avrebbe definitivamente portata via dalla famiglia Alcott ( Louisa detestava il matrimonio e lo vedeva come ulteriore motivo di disgregazione della sua famiglia originaria, ancor più se non si trattava di un matrimonio d'amore ), ma a rendere tutto meno amaro l'acquisto sempre nel 1858 di Orchard House, la definitiva residenza degli Alcott, ( pensate che in 40 anni di matrimonio avevano cambiato dimora per più di trenta volte! ) le avrebbe concesso quel po' di serenità di cui tanto, da tempo, abbisognava.



Amy May seduta di fronte ad Orchard House



Poi, per quattro lunghi anni, con il 12 aprile del 1861, i tersi cieli del continente americano si oscurarono, le verdi praterie e gli sconfinati pascoli che avevano accolto gli emigranti dal vecchio mondo promettendo loro una nuova vita divennero campi di battaglia e s'insanguinarono della Guerra di Secessione durante la quale Luisa si adoperò per prestare il proprio servizio quale infermiera volontaria per la UNION ARMY e le lettere che ella inviava a casa delle famiglie dei feriti furono pubblicate nel 1863 in Hospital Sketches, ma fu il 1864, finalmente, l'anno fatidico del suo primo romanzo, dal titolo Moods.

Louisa, emotivamente consapevole della contrastata ambizione della madre ( N.d.A.: quella di scrivere e pubblicare ella stessa un libro ), dedicò Moods ad Abigail. Per quel Natale, giusto un decennio dopo averle donato Flower Fables, diede ad Abigail una copia in anticipo del suo romanzo 'adulto' con una annotazione:


Louisa nel 1862



"Sono felice, molto felice questa sera, poiché i miei cinque anni di lavoro sono giunti a compimento, e se avrò successo o no sarò comunque più ricca e migliore per questo, perché il lavoro, l'amore, la delusione, la speranza e lo scopo che ha per me rappresentato sono un'esperienza utile che non dimenticherò. Ora se ci concede di fare qualche soldo e di aprirci così qualche strada in più sarò soddisfatta, e in qualche misura ripagata per la simpatia, l'aiuto e l'amore che hanno fatto tanto per me in questi anni così duri. Spero che il Successo mi addolcisca e faccia di me ciò che cui ambisco essere più che una grande scrittrice, - una buona figlia." 9

Erano trascorsi 35 anni da che scrisse e dedicò la poesia TO MOTHER con cui cominciai questo mio scritto ( Spero che presto, cara mamma / Tu ed io potremo essere / Nella stanza tranquilla della mia fantasia / che spesso ho preparato per te --- / La piacevole, camera assolata, / La poltroncina imbottita, / Il libro pronto per la vostra lettura, / il vaso colmo di bei fiori, / La scrivania accanto alla finestra / Dove il sole splende caldo e giusto: / E lì in pace e tranquillità / Il libro promesso scrivi: / Mentre mi siedo accanto a te, / Soddisfatta finalmente di vedere / Che puoi riposare, cara mamma, / E posso custodirti.) ... ed ora ella pensava: 

"Il sogno si è avverato, e durante gli ultimi dieci anni della sua vita Marmee sedette tranquilla, vedendo ogni suo desiderio gratificato, persino quello dello stare 'avvinte', visto che si è spenta tra le mie braccia.".10

Perdonatemi se mi sono dilungata molto, ma credetemi, non è stato semplice esporvi le cose più rilevanti e degne di nota occorse in più di vent'anni in un racconto; spero almeno di avere catturato la vostra attenzione ed il vostro interesse con un argomento quanto meno gradevole in una narrazione scorrevole ed accattivante.

E giunto, ahimè, il momento dei saluti, vi abbraccio, come sempre, ringraziandovi affettuosamente per le gratificazioni che, da questo mio Blog, grazie a voi, stanno arricchendo gioiosamente le mie giornate. 

A presto 













Bibliografia: 

Eve Laplante, Marmee & Louisa: The Untold Story of Louisa May Alcott and Her Mother,  Simon & Schuster, NY, 2013

E' questo un testo che quasi mi ha rattristato concludere, leggere le ultime righe e chiuderne la copertina è stato come chiudere un mondo che mi si era aperto, talmente coinvolgente ne è stata la lettura, coinvolgente al punto da sentirmi parte del narrato !
Ve lo consiglio con tutto il cuore, scritto da una bisnipote di Louisa May Alcott attingendo ad autentiche fonti storiche private è un testo che vi porta a vivere in casa Alcott, credetemi !



Citazioni: 

1 - Eve Laplante, Marmee & Louisa: The Untold Story of Louisa May Alcott and Her Mother,  Simon & Schuster, NY, 2013, pag. 110;

2 - Ibidem., pag. 111;

3 - Ibid., pag. 263;

4 - Ibid., pag. 79;

5 - Ibid., pag. 85;

6 - Ibid., pag. 97;

7 - Ibid., pag. 107;

8 - Ibid., pag. 174;

9 - Ibid., pag. 215;

10 - Ibid., pag. 259.











"DEAR LOUIE ... In my imagination I thought you might be such an industrious good daughter and that I might be a sick but loving mother, looking for my daughter's labors for my daily bread, take care of it for my sake and your own, because you and I have always liked to be grouped together."

March 12, 1843 -






- picture 1




TO MOTHER

I hope that soon, dear mother
You and I may be
In the quiet room my fancy
Has so often made for thee ---

The pleasant, sunny chamber,
The cushioned easy-chair,
The book laid for your reading,
the vase of flower fair,

The desk beside the window
Where the sun shines warm and right:
And there in peace and quiet
The promised book you write:

While I seat close beside you,
Content at last to see
That you can rest, dear mother,
And I can cherish thee. 2 





Louisa May was born in a family that today we might call 'open minded', being, at the eve of the Civil War, his father Bronson proponent of an innovative, if not almost revolutionary way of teaching, the Socratic one, who experimented in family even before that in their schools, and exponent of the philosophical movement of Transcendentalism and her mother, Abigail, also a teacher, but mother full-time since in  .... was born her first daughter, Anna, a year and a half approximately older than Louisa, both active abolitionists and partakers, together with the brother of Abigail, the Rev.Samuel Joseph, often present at meetings against slavery: America was in turmoil, and many, truly many people, felt no longer to tolerate the mistreatment of slaves and indeed, they sometimes also held meeting in private and in secret at their home, holding the Declaration of Independence adopted on July 4th, 1776 by George Washington which, especially in the first part, relating to human rights, making its references to illuministic and giusnaturalistic principles that circulated in France and in England, come to legitimize the revolution.




- picture 2 - A philosopher is "a man up in a balloon" Louisa once said, "with his family and friends holding the ropes, trying to haul him down." 3




In this time and in this climate was born and raised Louisa May Alcott, whose extraordinary and precocious intellectual vitality was cause for anxiety for both her parents; she had not yet turned three when, slipping into a pond, unable to swim, almost lost her life, when a child of color who saw what happened rescued her: Abigail, in fact, claimed that her daughter Louisa, so much like her for temperament and attitudes, had become an abolitionist since then !

Very much I would have to write the Alcott family which I have already dealt with in a post that I consider merely introductory, and I think to do it in several stages, in the hope you would please, but in particular I want here today to talk about 'Marmee and Louisa', about them and the special bond that linked them, certainly encouraged by the long absence of Bronson who, pursuing his idealistic dreams and his thirst for knowledge, often undertook study tours leaving Abigail in economic difficulties taking care of their little creatures and thinking about how and with what money to feed them, to warm them, to dress them up.




- picture 3 on the left - Louisa turned three on November 29. At ten that morning Abigail brought the birthday girl to her father's school. His students crowned him and Louisa with laurels, in celebration of their shared birthday. [...] When it was time for treats, Abigail asked louisa to hand out little frosted fruitcakes she had made. Louisa gave each child a cake until only one remained on the plate.There was still one pupil to serve beside herself. "I saw that if I gave away the last one, I should have none." Louisa recalled. "As I was queen of the revel, I felt that I ought to have it, and held on to it tightly, till my mother said, 'It is always better to give away than to keep the nice things.' The three-year-old hesitated. "I know my Louie will not the little friend go without,"Abigail prompted, reaching down to kiss her. "The little friend received the plummy cake," Louisa said, "and I a kiss and my first lesson in the sweetness of self-denial, a lesson that my dear mother beautifully illustrated all her long and noble life."


Soon Anna and Louisa, just at the age of 10, were educated to help her mother with the houseworks and to keep a journal in which to write down the problems they incurred ... actually this is a highly effective method of education to make the hardships of their lives less painful and to fully understand the priority of good feelings over the futility of material things ( Marmee established the Post Office: she put on the doorstep of the house a basket in which each of her little girls would have to write each others a letter if there was something wrong; the basket was placed on the table after dinner and then the letters were opened so that everything was cleared without any discussion ) and also learned to sew;

"Needlework," Louisa remembered, "began early," often accompanied by literature. "every day we sewed while mother read to us, [ Sir Walter ] Scott, [ Maria ] Edgeworth, Harriet [ Martineau ], [ Frederika ] Bremer, or any good story she found, also books on health, history & biography.""This training" made us independent, not ashamed of work & accomplished in the domestic arts without which every women are very helpless. The books so read are remembered with peculiar interest. 5 

Abigail was often forced to rely on financial support from friends and relatives, mainly from the Mays, which often housed for some time Anna and Louisa, because idealism didn't pay and didn't stop hunger even then and only in mature age Bronson, we read in the pages of his diary, would realized the sacrifices he had asked his family for and he would feel profound humiliation of it ... the thing is that every time he was back home for a few days, for Abigail was preparing a new pregnancy.

The sensitivity and receptivity of Louisa's delicate soul Louisa took her to live with anxiety every little concern and anguish of Marmee, to do everything possible to alleviate them and to follow every advise that could make her a perfect daughter that made her mother proud and to be able, at least, to give her some of that joy that her marriage increasingly lacked of;


- picture 4 on the right - Abigail, conscious of Louisa's quick mind and deep thoughts and the brevity of her formal education, encouraged her daughter to write. [...] "Do write a little each day, dear, if but a line, to show me how bravely you begin the battle, how patiently you wait for the rewards, sure to come when the victory is nobly won." 6 

"DEAR DAUGHTER ... I give you the pencil-case I promised, for I have observed that you are fond of writing, and wish to encourage the habit. Go on trying, dear, and each day it will be easier to be and do good." ( Author's note: November 29th, 1842 ) 

And it will be just 'the writing art' the precious weapon with which Louisa will provide daily bread to her family, with her now composed of five people, Marmeee, her  older sister Anna, 'Nan' and the little sisters Elizabeth and Abby May ... ah, I forgot the faithful Anna.

After an experiment of a 'naturalistic kind' that saw him create a community 'closed' in the model of Rousseau whose members had to be self-sufficient in everything, which of course was reason for feeling further regrets, disappointments and unhappiness for the Alcott family because obviously it failed (it was an utopian project that couldn't beadapted to the have evolved socially nineteenth century's ways of life) and as a result the girls saw  increasing their detachment from their father because it caused hardships and troubles for the poor Marmee that always conformed to the wishes of her husband without putting up any resistance.




- picture 5




They then moved in a few rooms rented for $ 5 a month with the use of the kitchen by a neighboring family, Abba (as Abigail was known by her family of origin) was sewing for the neighbors and the girls took care of the larger home, but when the money that once more uncle Sam- Joseph gave them finished,  they were obliged to think of new transfers and that was how, inherited some of the money intended for Abigail by her father, they bought an independent building with some land near Concord, Hillside,




- picture 6




on the back of which Louie gave birth to a 'boarding school': she had at the time little more than thirteen years and in the meanwhile began to write The Inheritance, her first novel, which will be concluded at the age of eighteen, when her bond with her mother will havead become increasingly symbiotic and of mutual dependence.




- picture 7 - Marmee reading in the study




As Marmee Louisa loved to throw herself in the books rather than seek the company of other girls that she felt so different from her . .. she grew up with her thick, long dark hair that left free, had an idol in Charlotte Brontee and her unconventionality, loved outdoors life, running, jumping fences ... her relatives called her an HALF-EDUCATED TOM-BOY !




- picture 8 - Luisa as a young girl




But even this arrangement was temporary, after three years they had to sell the building, rather dilapidated, which required to be restored (Nathaniel Hawthorne bought it!) and Luisa began by selling their 'works' to get what little money that could be used to 'Keep the wolf from the door': the first was a poem titled Sunlight, published on Peterson's Magazine in the fall of 1851 under the pseudonym of Flora Fairfield, then it was the turn of a story, The Rival Painters. A tale of Rome, whose sale earned her $ 5, published on May 8th, 1852, written this time by Louisa May Alcott, who, always during the same year, took steps to write and publish her own stories, beginning with the earn much money, sometimes $ 50 per story, since sold to publishers more popular and therefore more wealthy; the publisher George Briggs paid more than $ 30 (around 700 today) for a volume of fairy tales and poems for children which should have appeared on the market for that Christmas, titled Flowers Fable.


On Christmas Eve in 1854, before slipping her first published book into her mother's stocking, Louisa wrote on the title page, "Into your Christmas stocking I have put my 'firstborn'.". 




- picture 9




At age twenty-two, old enough for marriage and babies, Luisa asked Abigail to accept her compilation of fairy tales, Flower Fables, "with all its faults" because "grandmothers are always kind".
To "my earliest patron, gentlest critic, [ and ] dearest reader," Louisa continued " Whatever beauty or poetry is to be found in my little book is owing to your interest and encouragement of all my effort from the first to the last, and if ever I do anything to be proud of, my greatest happiness will be that I can thank you for that, as I may do for all the good there is in me, and I shall be content to write it if gives you pleasure. 8 

Louisa taught, did houseworks and wrote incessantly, but they were preparing hard years for her, she would have lost her beloved Lizzie whose weak heart, tested by rheumatic fever  left from scarlet fever contracted two years earlier, stopped beating on March 14th, 1858, and Anna, 'Nan', the same year met John Pratt, the man who would become her husband, and two years later would have taken her away from the Alcott family (Louisa hated marriage and saw it as a further and useless reason for the disintegration of the family of origin, even more if it wasn' driven by love), but to make things less bitter it came the purchase in 1858 of Orchard House, the final Alcotts' residence, (you have to know that in 40 years of marriage they had changed their residence for more than 30 times!) which would have given her that little bit of serenity that so much, for so long, she needed.




- picture 10 - Amy May sat in front of Orchard House




Then, for four long years, with April 12th,1861, the cloudless skies of the Americas became dark, the green meadows and the endless pastures that had welcomed the immigrants from the old world promising them a new life became bloodied battlefields bloodied because of the Civil War during which Luisa worked to render her services as a volunteer nurse for the UNION ARMY and the letters that she sent home to the families of the wounded were published in 1863 in Hospital Sketches, but it was 1864, finally, the fateful year of her first novel, titled Moods.


Louisa, poignantly aware of her mother thwarted ambition (Author's note: that of writing and publishing a book she herself ), dedicated Moods to Abigail. For Christmas that year, a full decade after making a gift of  Flower Fables, she gave Abigail an early copy of her adult novel inscribed with a note:




- picture 11 - Louisa in 1862




"I'm happy, very happy tonight, for my five years work is done, and whether it succeed or not I shall be the richer and better for it because the labour, love, disappointment, hope and purpose that have gone into it are a useful experience that I shall not forget. Now it it makes a little money and opens the way for more I shall be satisfied, and you in some measure repaid for the sympathy, help and love that have done so much for me in these hard years. I hope Success will sweeten me and make me what I long to become more than a great writer - a good daughter. 9

Thirty-five years before she wrote and dedicated to Abigail the poem TO MOTHER with which I began my writing ... and now she thought:

"The dream came true, and for the last ten years of her life Marmee sat in peace, with every wish granted, even to the 'grouping togeteher' , for she died in my arms.".10

Forgive me if I have talk at lenght quite a lot, but believe me, it was not easy to expose things more relevant and worthy of note occurred in more than two decades; I hope at least to have caught your attention and your interest with an enjoyable topic written in a smooth and appealing narrative.

And it has come, alas, the time to say goodbye, I embrace you, as usual, and I thank you warmly for the gratification that, by this blog of mine, thanks to you, is getting richly joyful my days.

See you soon 














Bibliography: 


Eve Laplante, Marmee & Louisa: The Untold Story of Louisa May Alcott and Her Mother,  Simon & Schuster, NY, 2013

This is a text that almost saddened me to finish reading, reading its last lines and close its cover was as close a world that like a window was opened to me, such engaging it was reading it, engaging to the point of feeling part of the narration!
I recommend it wholeheartedly, written by a great-grandson of Louisa May Alcott, by drawing on authentic historical private sources, it's a text that takes you to live in the Alcott's family, believe me !


Quotations: 

1 - Eve Laplante, Marmee & Louisa: The Untold Story of Louisa May Alcott and Her Mother,  Simon & Schuster, NY, 2013, page 110;

2 - Ibidem., page 111;

3 - Ibid., page 263;

4 - Ibid., page 79;

5 - Ibid., page 85;

6 - Ibid., page 97;

7 - Ibid., page 107;

8 - Ibid., page 174;

9 - Ibid., page 215;

10 - Ibid., page 259.







This post is joying the link-up party at 






George Sheridan Knowles' paintings: the Beauty of ingenuity and of naivety.

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Nato a Manchester, il 25 novembre 1863 George Sheridan Knowles è conosciuto come un insigne pittore di quadri ad olio ed acquerellista che ha prodotto tele dai temi nostalgici, spesso in costume, con l'intento di evocare tempi e sentimenti trascorsi, tra cui i primissimi, timidi approcci dettati dalla passione, ma soprattutto l'ingenuità legata all'infanzia, e proprio per questo sua ricorrente romantica nostalgia fu molto apprezzato già in epoca vittoriana.


There they go ...



Egli studiò arte presso la Manchester School of Art e alla Royal Academy Schools, per giungere a dipingere sia tele accademiche che nostalgiche, ravvivate da colori luminosi e da un leggero tocco di pennello che proprio in quegli anni stava sperimentando l'impressionismo che, sfumando la scena, giunge ad acuirne il carattere evocativo. 



Untitled



Nel 1885, Knowles si era già trasferito a Londra quando le sue più grandi opere venivano esibite alle più famose mostre; divenne membro del Royal Institute of Painters in Watercolours, del Royal Institute of Painters in Oil Colours, del Royal Cambrian Academy, così come della Royal Society of British Artists trovando così la meritata gratificazione quando ancora era in vita, cosa che ahimè, non di tutti i più grandi artisti si può dire.



Feeding the Pidgeons


Ma mi astengo dal procedere a scrivere per lasciarvi ad osservare la delicatezza e la sensibilità di questo artista che diede vita a dei dipinti caratterizzati da una tale soavità, suggestivi ed elegiaci al punto da divenire persino toccanti.


Waiting at the Ferry




Title unknown




Summer Fun




Eventide - Kittens




Mother's Comfort




One Too Many




The Little Ones - Mother's Pride




The Morning Ride




Imprudence




The Love Letter




 Into Christmas Atmosphere




Many Hands Make Light Work




Bubbles




A Merry Sleight Ride




Pets




Nella speranza di avere ancora una volta catturato il vostro entusiasmo e che abbiate gradito queste immagini che trovo incredibilmente suggestive e poetiche vi lascio con un'ultimo dipinto ad olio così in tema con questa nostra caldissima estate. 



 Summer Pleasure on the River




A presto miei cari 


















Born in Manchester, on November 25th, 1863 George Sheridan Knowles is known as a famous painter of oil and watercolor paintings who produced painter by nostalgic themes, often in costume, with the intent to evoke past times and feelings, among which the very first, timid approaches dictated by passion, but above all the ingenuity linked to childhood, and for this recurring romantic nostalgia og his he was already much appreciated at his time, the Victorian age.




- picture 1 - There they go ...




He studied at the Manchester School of Art and at the Royal Academy Schools, to come to paint both canvases academic and nostalgic, revived by bright colors and a slight touch of the brush that was adopted just in those years by the impressionism, which, blurring the scene, increases its evocatice character.




- picture 2 - Untitled




In 1885, Knowles had already moved to London when his greatest works were exhibited at the most famous exhibitions; he became a member of The Royal Institute of Painters in Watercolours, of The Royal Institute of Painters in Oil Colours, of The Royal Cambrian Academy, as well as of The Royal Society of British Artists so finding a well-deserved reward when he was still alive, which, alas, not all of the greatest artists can be said.




- picture 3 - Feeding the Pidgeons




But I restrain myself from going on writing to let you observe the delicacy and the sensitivity of this artist who gave life to paintings characterized by so much sweetness, evocative and elegiac as to become even touching.




- picture 4 - Waiting at the Ferry


- picture 5 - Title unknown


- picture 6 - Summer Fun


- picture 7 - Eventide - Kittens


- picture 8 - Mother's Comfort


- picture 9 - One Too Many


- picture 10 - The Little Ones - Mother's Pride

- picture 11 - The Morning Ride


- picture 12 - Imprudence


- picture 13 - The Love Letter


- picture 14 -  Into Christmas Atmosphere


- picture 15 - Many Hands Make Light Work


- picture 16 - Bubbles


- picture 17 - A Merry Sleight Ride


- picture 18 - Pets




Hoping to have once again captured your enthusiasm and that you've enjoyed these images that I find incredibly suggestive and poetical I'm leaving you with one last oil painting so in theme with this hot Summer of ours.




- picture 19 -  Summer Pleasure on the River




See you soon my dear ones 


Miss Lily Elsie, the first Franz Lehár's 'Merry Widow'.

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Sarà perché si distinse sui palcoscenici più famosi quale prima grande interprete dell'operetta 'La vedova allegra' di Franz Lehár, sarà per la sua impeccabile eleganza o piuttosto per i bei lineamenti la cui regolarità le disegnavano il volto così luminoso e leggiadro



tanto da renderla celebre come una delle bellezze dell'inizio del XX° secolo, sta di fatto che Miss Lily Elsie fu la donna più fotografata dell'epoca Edoardiana.





Nata nel 1886 con il nome di Elsie Hodder ella dovette la sua notorietà al fatto di essere stata scelta per interpretare il ruolo della protagonista dell'operetta di Franz Lehár The Merry Widow (Die Lustige Witwe) quando nel 1907 ne venne data la prima a Londra in lingua inglese, ma ella era già da tempo usa a calcare le scene, poiché, in qualità di bambina prodigio 'Little Elsie', come era conosciuta allora, cominciò con il 1890 a recitare e a cantare in numerosi Music-Halls; il successo che stava maturando a mano a mano che diventava adulta la condusse nel 1900 a mutare il proprio nome assumendo lo pseudonimo artistico di Lily Elsie.



Faceva ella a quel tempo parte della compagnia teatrale di George Edwardes al Daily's Theatre quale ragazza del coro e proprio per il suo timbro vocale venne scelta per interpretare il ruolo principale dell'operetta di Lehár che stava riscuotendo grande successo in tutta l'Europa centrale; Edwardes decise perciò di condurre Lily a Berlino affinché potesse osservarne la versione in lingua originale ed ella fu dapprincipio riluttante, non si sentiva all'altezza del compito che le veniva richiesto, pensava che la sua voce non fosse del tutto adeguata al ruolo della protagonista, ma l'impresario teatrale riuscì a persuaderla e la condusse da Lucile, la più famosa creatrice di costumi londinese che l'epoca edoardiana vantasse, perché la abbigliasse con il suo inconfondibile stile mettendo in luce tutto il fascino che questa semplice fanciulla teneva celato.


Ella stessa ebbe più tardi ad osservare: "Mi resi conto che di fronte a me vi era una ragazza che possedeva sia la bellezza che l'intelligenza, ma che non aveva mai imparato a dare il meglio di sé. Così timida e diffidente come appariva in quei giorni un produttore meno astuto di George Edwardes avrebbe lasciato perdere e l'avrebbe lasciata nel coro. "


La produzione, con testi in inglese di Adrian Ross, prese avvio al Daily's Theatre nel giugno del 1907 e replicò per ben 778 spettacoli a quattro dei quali non potè mancare King Edward, il sovrano inglese in persona.
Il personaggio cui Lily diede vita fece sì che la compagnia organizzasse un tour a partire dall'agosto dell'anno successivo e riscosse un successo di proporzioni tali da renderla una vera, grande star. 


La sera della prima un critico inviato dal The Pelican e presente negli spalti scrisse "la giovinezza, il fascino delicato e la grazia , la grazia e la danza squisita con cui Miss Elsie impersona la parte .... condivido il parere della maggior parte dei primi spettatori 'nottambuli', che sostenevano che ella non avrebbe potuto essere in mani migliori, e non avrebbe potuto essere meglio gestita .. .. La notte era un vero e proprio trionfo per Miss Elsie, e ben meritò tutte le richieste che le vennero avanzate." ( The Pelican 12 giugno 1907, pag. 6a.)

Ed ancora leggiamo un estratto dall'Atlanta Constitution newspaper in America che scriverà il 21 novembre del 1915:
"Forse il suo viso, visto di profilo, si avvicina a quello della Venere di Milo più di quello di qualsiasi altra famosa bellezza.


Non uno spigolo si ravvisa sul suo volto .... Se fosse venuta qui, sarebbe senza dubbio stata definita la più bella donna in America. La Natura non ha mai fatto un più brillante successo commerciale di quanto ha fatto della bellezza di Lily Elsie. Per lo più dall'ambito della nobiltà provennero le proposte di pretendenti che ella ricevette. Tutti concordano sul fatto che Lily Elsie ha la bocca più 'da baci' di tutta l'Inghilterra ... lei possiede una linea dell'arco di Cupido con le estremità che delicatamente ricurvano verso l'alto, tutto pronto per i sorrisi .... Stranamente, le donne del paese furono tra i suoi ammiratori più devoti ".





Dopo The Merry Widow, Lily Elsie apparve in altri 16 spettacoli, anche nelle versioni in lingua inglese di grande successo di The Dollar Princess del 1909, nei panni di Franzi nella prima inglese di A Waltz Dream in 1911, e quale bellissima Angèle in The Count of Luxembourg, sempre nel 1911, ottenendo continue lodi.


( Per chi non conoscesse le arie di Die Lustige Witwe o in questo momento non le avesse in mente qui ne trova una miscellanea proprio di quella prima edizione dell'anno 1907  con i meravigliosi 'difetti' acustici che la puntina del grammofono ci fa sentire nel mentre in cui legge il disco in vinile !)

Ella  lasciò il cast di The Count of Luxembourg  per unirsi in matrimonio con il maggiore John Ian Bullough, figlio di un facoltoso produttore tessile, ma si trattò di un'infelice unione che condusse al divorzio nel 1930: troppo differenti erano i due mondi cui i coniugi appartenevano, Lily non era fatta per la vita dell'alta società ed, anzi, avvertiva la mancanza del palcoscenico.
Affetta da tempo da disturbi emotivi e psicologici e psichici (fu sottoposta anche ad un intervento al cervello che si dice apportò qualche lieve miglioramento alla sua malattia ) trascorse il resto della sua vita tra case di cura e sanatori in svizzera specializzati in malattie mentali e si spense all'età di 76 anni presso il St.Andrew's Hospital di Londra. 
In quell'occasione un grande critico concluse il suo necrologio sul The Times "era un grande piacere vedere solamente la sua passeggiata finale sul palco." (The Times, 18 dicembre 1962, p. 13 )

Purtroppo questa non è una storia a lieto fine, tutt'altro, ma spesso ciò che nella realtà principia come una favola si conclude tristemente, le favole, quelle vere, rimangono racchiuse tra le pagine dei libri, ad attendere chi le legga, e mai ne fuoriescono, non amano il nostro mondo che per loro non è fatto e di loro non è degno; e lasciate che concluda con un'ultima citazione per prendere ancora una volta omaggio alla rara beltà che rese Miss Lily Elsie sì tanto celebre e celebrata:



il The Chicago Examiner scrisse di lei il primo di maggio del 1910:

"Ella è famosa soprattutto per due cose -
per essere stata fotografata più frequentemente di qualsiasi attrice prima d'ora su di un palcoscenico di Londra, e per aver ricevuto il più elevato numero di proposte di matrimonio. Si dice che sia stata fotografata almeno una volta ogni giorno della settimana nel corso dell'anno. E ciononostante le richieste delle insaziabili aziende fotografiche non potevano essere soddisfatte, i fotografi non riuscivano a far fronte alla smisurata domanda che da esse proveniva."

Ed ancora per chi desiderasse ascoltare le soavi note della voce di Lily Elsie, vi propongo qui un breve estratto di una sua interpretazione datata 1918.

Lieta di avervi fatto conoscere un volto così leggiadro tanto che quasi rallegra il cuore osservarlo, vi giunge colmo di gioia il mio più affettuoso saluto.

A presto 
















Maybe because she distinguished herself on the most famous stages as the first great interpreter of the operetta 'The Merry Widow' by Franz Lehár, or maybe because of her impeccable elegance or rather for the good features which regularly drew her face so bright and graceful



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so as to make her famous as one of the beauties of the early twentieth century, the thing is that Miss Lily Elsie was the most photographed woman in the Edwardian era.




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Born in 1886 with the name of Elsie Hodder she owed her fame to the fact that she was chosen to play the title role of Franz Lehar's operetta The Merry WidowDie Lustige Witwe ) when in 1907 it was given the first in London in English, but she was used to play on the stage, because, as a prodigy child 'Little Elsie', as she was known then, began in 1890 with acting and singing in several Music-Halls; the success that was maturing with the flowing of the time when she became adult led her in 1900 to change her name by taking the artistic pseudonym of Lily Elsie.





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She was at that time part of the theater company of George Edwardes at the Daily's Theatre as a chorus girl and for her vocal timbre she was given the lead role of Lehár's operetta which was gaining a great success in all of Central Europe; Edwardes decided therefore to conduct Lily in Berlin so that she could watch it in the original version, and, to be honest, she was reluctant at first, she didn't feel up to the task that was her required, she thought that her voice wasn't adequate to the role of the protagonist, but the theater manager was able to persuade her and brought her to Lucile, the most famous creator of costumes that London boasted during the Edwardian era, for she could dress her with her unmistakable style highlighting all the charm that this simple girl was keeping hidden.





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She herself had to observe that "I realised that here was a girl who had both beauty and intelligence but who had never learnt how to make the best of herself. So shy and diffident was she in those days that a less astute producer than George Edwardes would in all probability have passed her over and left her in the chorus."




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The production, with English lyrics by Adrian Ross began to Daily's Theatre in June 1907 and went on for 778 performances ( King Edward, the English king in person, couldn't miss at least four of them ); the character that Lily gave birth to lead the companyto organize a tour from August of the following year and collected a success of such greatness as to make of her a real, big star.





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The opening Night a critic sent by The Pelican and wrote "the youthfulness, the dainty charm and grace, the prettiness and the exquisite dancing with which Miss Elsie invests the part.... I share the opinion of most of the first-nighters, who considered it could not have been in better hands, and could not have been better handled.... The night was a genuine triumph for Miss Elsie, and she well deserved all the calls she received."

And yet we read an excerpt from The Atlanta Constitution newspaper in America that wrote on November 21, 1915:

"Perhaps her face is nearer to that of the Venus de Milo in profile than to any other famed beauty. 

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There are no angles to be found about her any place.... If she came to America, she would undoubtedly be called the most beautiful woman in America. Nature never made a more brilliant success in the beauty business than she did with Lily Elsie. It was mostly from the nobility that her suitors came. Everyone agrees that Lily Elsie has the most kissable mouth in all England... she possesses the Cupid's bow outline with the ends curving upward delicately, all ready for smiles.... Strangely enough, the women of the land were among her most devoted admirers."




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After The Merry Widow, Lily Elsie appeared in other 16 shows, always in English versions, of great success such as The Dollar Princess of 1909, in the role of Franzi in A Waltz Dream in 1911, and in the guise of the beautiful Angèle in The Count of Luxembourg , again in 1911, achieving continuous praise.




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(For those unfamiliar with the tunes of Die Lustige Witwe or having them not in mind at the moment here it is just a mix of the first edition of the year 1907 with the wonderful 'defects' of sound that the thumbtack of the gramophone let us hear while it reads the vinyl record!)

She left the cast of The Count of Luxembourg to join in marriage with Major Ian John Bullough, son of a wealthy textile manufacturer, but it will became  such an unhappy union whic led to divorce in 1930: too different were the two worlds  which the spouses belonged to, Lily wasn't suitable for the life of the high society and, indeed, felt the lack of the stage.
Affected by time from emotional, psychological and psychic disorders (also underwent a brain surgery that they say brought a slight improvement to her illness) she spent the rest of her life in nursing homes and sanatoriums in Switzerland specialized in mental illnesses and died at age 76 at the St Andrew's Hospital in London.
On that occasion, a great critic of The Times concluded his obituary writing that 

"it gave great pleasure merely to see her walk across the stage."(The Times, December 18, 1962, p. 13)

Unfortunately this is not a tale with a happy ending, not at all, but often what in reality begins as a tale ends sadly, the tales, the real ones, remain enclosed amongst the pages of books, waiting for those who want to read them, and never they come out, probably they don't like our world which isn't made for them and isn't worthy of them; and let me conclude with one last quote to pay once again a tribute to the rare beauty that made Miss Lily Elsie so famous and celebrated:




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The Chicago Examiner wrote of her on May 1st, 1910: 


She is famous above all for two things –
for having been photographed more frequently than any actress ever on a London stage, and for having had more proposals of marriage. It is said that she has been photographed at least once every week day in the year. Even then the insatiable demands of the photographic firms were not satisfied.They could not obtain enough of her photographs to supply the enormous demand.

And finally for those who wish to listen to the sweet notes of Lily Elsie's voice, I propose here a brief excerpt of an interpretation of hers dated 1918.

Glad to have made known you a so pretty face which almost rejoice the heart, it comes to you, filled with joy, my most affectionate greeting.


See you soon 










♚ NOBLE MANSIONS AND CROWNS ♚ Empress Elisabeth of Austria and Schloß Trauttmansdorff.

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Rara personificazione della Grazia, solenne e statuaria nell'aspetto ed al contempo gentile e rispettosa nel sentire, resa inconfondibile dall'aura che l'avvolge a farne una creatura eterea, l'Imperatrice Elisabetta d'Austria scruta dal balcone del piano rialzato del castello di Trauttmansdorff la vallata sud-tirolese che accoglie il centro di Merano; 



non è questo il gabbiano che batte le sue ali tra le pagine del diario poetico e che è protagonista della corrispondenza poetico-epistolare con Ludwig, il tormentato re di Baviera, mediata dalla Roseninsel sullo Starnberger See, il gabbiano che cerca nuovi mari da esplorare, nuove acque da scrutare e da penetrare con lo sguardo anelando all'infinito che nella profondità cristallina dell'azzurro si fa cupo, ma è l'aquila, fiera, che custodisce dall'alto il suo nido.






E' l'anno 1870 ed Ella è finalmente appagata dall'avere trovato tra le gole del Tirolo, solcate da salubri effluvi balsamici, recati dagli zefiri che lambiscono le secolari pinete che ne rivestono i fianchi, un luogo riparato dal vento gelido delle Alpi in cui trascorrere il tempo necessario per riportare la piccola, amata, Marie Valerie, di salute piuttosto cagionevole, alla guarigione ( gracile già dalla nascita la piccola palesa inoltre un ritardo nello sviluppo psicomotorio ).

Merano allora non offriva gli alberghi di cui è dotata oggi poiché non era ancora molto nota quale località termale ( sarà proprio l'Imperatrice che con la sua presenza ne favorirà la promozione in tal senso ), ma poteva mettere a disposizione dei turisti antiche residenze private patrizie o nobiliari; era un piccolo centro, tranquillo anche perché non ancora raggiunta dalla strada ferrata che a quel tempo non si spingeva oltre Bolzano, ed aveva il vantaggio, pur essendo ancora all'interno dei confini dell'Impero, di essere accarezzata dai raggi del sole italiano, tanto apprezzato e ricercato dai nobili d'oltralpe.


Da tre anni l'ultimo dei Trauttmansdorff riposa nella cripta situata sotto la cappella del castello e l'attuale proprietario Moritz von Leon, erede del conte Trauttmansdorff, concede volentieri la propria dimora all'imperatrice e al suo seguito, ovvero, parte del suo seguito, diremo i più vicini ad Elisabetta, poiché solo che da Vienna la seguirono ben 102 tra servitori, camerieri, dame di compagnia, lettori, cuochi, pasticceri, etc.;




tra di essi vi erano anche alcuni funzionari dell'ufficio telegrafico di Vienna che dovevano provvedere affinché il castello fosse in contatto diretto con la Corte e potesse comunicare con gli altri edifici presso cui era stato sistemato il resto del seguito imperiale: il Castello Ramez, acquistato solo pochi anni prima da Ludwig Viktor, fratello dell'Imperatore, e dove prenderà alloggio il Principe Rudolph durante i suoi soggiorni, in occasione del Natale e poi nella successiva primavera, il Castello Rubein, Villa Staedler, dove albergherà Gisela ed il maso di Pietzenau - entrambi questi facenti parte del territorio di Trauttmansdorff - quest'ultimo, grazie all'ampio fienile, accoglieva le numerose carrozze ed i cavalli che provenivano da Vienna; anche le strade che conducevano ai vari castelli erano state doverosamente illuminate ed alcuni gendarmi erano stati assunti affinché vegliassero la notte.



Cartolina risalente all'epoca del primo soggiorno a Merano dell'imperatrice che reca disegnati i quattro alloggi del seguito imperiale.




Perciò anche un altro centinaio di persone non di servizio imperiale, ma in parte anche del luogo, furono impegnati per tutti gli otto mesi di permanenza dell'imperatrice.
Il 16 di ottobre tutto era pronto per accogliere Elisabetta che nonostante viaggiasse nel più stretto riserbo ed incognito ( e con lo pseudonimo spesso adottato di CONTESSA HOHENEMBS ) riscuoteva manifestazioni di entusiasmo presso ogni più piccolo paese che la sua carrozza attraversava durante il tragitto dalla stazione di Bolzano.


Ad attenderla nel cortile esterno del castello trovò migliaia di persone giunte da ogni dove per accoglierla, dopo che Merano aveva vissuto questa attesa con trepidazione preparandosi già con l'inizio del mese:

Quando nel tardo pomeriggio del 16 ottobre l'imperatrice giunse davanti il castello, tutto era pronto per una degna accoglienza:intorno al castello si accalcavano seimila curiosi per godersi lo spettacolo dell'arrivo.. « I monti sono indorati dal sole, è stato eretto un arco di onore, rimbombano scoppi di mortai, risuona l'inno nazionale, la popolazione si assiepa tutt'intorno, sono pronti un battaglione di Schützen, cortei in costume, gruppi folcloristici e di scolari. Un gruppo elegante e di contadini si accalca intorno. Davanti al portone d'ingresso attendono il presidente del Kurhaus e le autorità comunali. Nel cortile sono in attesa dell'arrivo gli arciduchi Ranieri e Carlo Ferdinando [ ...] con le loro signore e il seguito, uomini della corte, autorità di Merano e di Maia Alta. Presso lo scalone il proprietario von Leon e la sua sposa [...] 
L'imperatrice rispose graziosamente Sono lieta di essere nel vostro paese. Vi resterò a lungo
 [...] ». 1


Pascendosi della quiete del luogo Elisabetta cavalca, compie lunghe escursioni 


trova gioia persino nella modesta sistemazione che il secondo piano del castello medioevale, fatto da poco ristrutturare, offre loro, 






Alcuni degli effetti personali dell'imperatrice custoditi all'interno del castello




- l'imperatrice occupa solamente quattro stanze ed una la lascia a disposizione dell'imperatore - ma sappiamo che Sisi non ha mai avuto grandi pretese ed, anzi, ama da sempre la semplicità borghese, e forse fu proprio questo uno dei primi motivi di attrito con la suocera, l'Arciduchessa Sofia, che voleva facesse propri privilegi imperiali irrinunciabili per una persona del suo rango.

La piccola Marie Valerie, dal volto così dolce ed angelico, e quasi soffocata dall'amore materno dell'imperatrice che cercava con ogni probabilità in questo legame una sorta di riscatto per l'aver perso la primogenita Sophie anni prima


( il 29 maggio del 1857) sta dilettandosi giocando con la sorella Gisela di già quattordici anni, 


all'interno delle fresche pareti del castello, edificato nella sua parte più originaria nel 1300 ( Dove oggi sorge Castel Trauttmansdorff, vi era nel XIV°secolo un piccolo castello chiamato Neuberg. Nei primi anni del XVI°secolo, i membri della nobile famiglia Trauttmansdorff, ampiamente ramificata, attratti dalla Stiria al Tirolo del sud, dopo aver vinto una grande fortuna nella guerra contro i veneziani ed i francesi, acquistarono due castelli a Trento ed, esattamente nel 1543, anche Neuberg vicino a Merano, che da allora divenne Castel Trauttmansdorff ) con una struttura muraria del tutto simile a quella propria di una fortezza.










E' autunno ed i frutti del pomario e dei vigneti di cui il castello si circonda stanno raggiungendo il pieno della loro maturazione profumando di note fruttate l'aria rugiadosa della sera e rendendo ancor più tangibile la serenità che connota le frequenti passeggiate dell'Imperatrice all'interno dell'ampio feudo di Trauttsmandorff; la natura incontaminata del luogo accresce l'anelito della sua anima verso l'Infinito e dona serenità a questo cuore tormentato,


tanto da spronarlo ad assaporarne tutti gli elementi benefici e forse fu proprio questo il motivo che nel maggio del 1871 la induce a tracciare alcuni sentieri che fa ricoprire di ghiaia, al fine di rendere più agevoli le passeggiate intorno al castello e li fa ornare ai bordi di iris, yucche e palme: il castello è già immerso in boschi di castagno, noci ed oliveti e circondato da giardini che il conte von Leon curava personalmente:

Un succinto reportage stilato all'epoca del soggiorno dell'imperatrice Elisabetta ricorda cipressi, mirti, viti, allori, olivi e melograni, nonché noci e castagni. 
Il catalogo d'asta del 1887 della biblioteca Trauttmansdorff contiene numerosi titoli dai quali possiamo farci un'idea del grande interesse che il conte nutriva per la coltivazione del giardino e per la cura delle piante - 2 

Ella prolungherà la propria permanenza fino al mese di giugno: il 5 giugno 1871 vede il rientro dell'Imperatrice in patria, tra le anguste pareti della Corte Imperiale; Marie Valerie si è ristabilita e Merano conquista così un posto speciale nell'intimo di Elisabetta che ritornerà già nell'autunno successivo, il 15 di ottobre la ritroviamo qui, ma questa volta non alloggerà a Trauttmansdorff bensì a Castel Rothenstein, e durante questo soggiorno, che si protrarrà fino alla metà del maggio successivo, torna nel parco di Trauttmansdorff, sempre di proprietà del conte Moritz von Leon, per ripercorrere i sentieri immersi nella pace che tanto aveva amato e di cui aveva serbato sì caro ricordo.




A Castel Trauttmansdorff soggiornerà nuovamente nel 1889, otto mesi dopo l'incidente che procurò la scomparsa del principe ereditario Rudolph, e forse proprio dalla scelta di questo luogo possiamo desumere la valenza che esso avesse assunto quale meta per placare i moti del suo animo, ma purtroppo le minacce del maltempo la indurranno a rientrare prima del previsto.


Nel 1897 ritroviamo per una quarta ed ultima volta Sisi a Merano che alloggia questa volta all'Hotel Kaiserhof - da poco edificato proprio in onore dell'imperatrice ed inaugurato quello stesso anno - dal 14 al 27 settembre, situato vicino la stazione ferroviaria che nel frattempo aveva raggiunto anche questi luoghi di villeggiatura ormai rinomati per le cure termali, 


e a proposito di questo suo ultimo soggiorno, in conclusione di questo mio scritto, cito un estratto dalle memorie di Irma Sztáray, la contessa ungherese che in qualità di Hofdame - dama di compagnia affiancherà l'imperatrice durante gli ultimi anni della sua vita, che ci mette di fronte ad una Elisabetta che non solo non amava i privilegi del suo rango, ma che spesso si lasciava andare a momenti di spontaneità quasi fanciullesca: 


All'inizio del mese di settembre ci stabilimmo a Merano [...] il nostro soggiorno fu gaio, dolce e salutare per Sua Maestà. [...] L'imperatrice era quasi sempre serena e quindi come potevo non esserlo anch'io ? [...] m'incaricò di mettere nero su bianco per l'arciduchessa Valeria le belle giornate che avevamo trascorso sul lago di Carezza. A Merano ricevetti spesso incarichi abbastanza simili e li svolgevo con grande gioia. Dovevo fare una relazione su ogni escursione notevole. Alla nostra gita odierna dopo tante nuvole fu concesso un cielo limpido. Le montagne sbucavano dalle nubi e Merano si mostrava in tutta la sua bellezza. Per strada visitammo, ma solo dall'esterno, Castel Tirolo, poi ci imbattemmo nei vigneti. Fu molto divertente: raccoglievamo la buona e dolce uva tirolese direttamente dalle viti e come la gustavamo ! E ci sarebbe piaciuto ancora di più se le viti non fossero state così cariche d'uva, così che da principio avremmo dovuto cercare a lungo; e poi, senza permesso, decimare ogni vigneto ! [...] Durante una delle nostre camminate nei vigneti ci imbattemmo in uno spaventapasseri vivo. Se gli uccelli si levavano in volo al vedere questa figura comica, tuttavia, questa non aveva nulla di spaventoso. Avvolto in stracci multicolori, questo tipo simpatico sfoggiava sul petto due poderose zanne di cinghiale, il suo tricorno era irto di piume di gallo e di pavone e due code di volpe ispide gli pendevano dalla schiena, Difficilmente si sarebbe mai potuta vedere una figura più pittoresca fra le vigne cariche d'uva. L'imperatrice si rivolse a questo spaventapasseri tirolese dall'abbigliamento stravagante in modo sofisticato. Così venimmo a sapere che era il guardiano dei vigneti e dal suo modo di parlare disinvolto ma umile, concludemmo che sapesse chi gli stava davanti.  ( a sinistra potete vedere la Hofdame contessa Irma Sztáray in abiti tradizionali ungheresi fotografata nel 1896 ) 3


Beh, intanto chissà quanta uva avevano nel frattempo mangiata e magari da quanto tempo questo buffissimo signore le stava osservando senza dir nulla !!!



Mia Amata Imperatrice ... quanto avrei voluto conoscerTi ... o forse Ti ho incontrata e conosciuta di già ... forse i nostri sguardi si sono già incrociati oltre la tela di un ritratto, o attraverso la superficie diafana di un vecchio, nobile vetro ... Tu, avvolta da una nube profumata di mughetto, hai già camminato al mio fianco invitandomi a seguirTi, incoraggiandomi a vincere ogni mia titubanza, per rendermi partecipe del Tuo mondo ..., ma lo sai, partecipe lo sono già e lo sarò sempre di più ... con la mente e con il cuore ...


"Das Geheimnis war, zu wissen, dass seine wahre Natur lebte, so perfekt wie ein ungeschriebenes Nummer, überall, gleichzeitig, in Raum und Zeit."

Richard Bach - Die Möwe Jonathan Livingston



( "Il segreto consisteva nel sapere che la sua vera natura viveva, perfetta come un numero non scritto, contemporaneamente dappertutto, nello spazio e nel tempo." 

Richard Bach - Il Gabbiano Jonathan Livingston )




Ringraziando sentitamente tutti coloro che hanno reso possibile e così emozionante questa mia visita a Castel Trauttmansdorff lo scorso 25 luglio, dall'Associazione Culturale Elisabetta D'Austria ed il suo direttivo, alla direzione del castello, del suo museo e dei suoi incantevoli giardini, saluto calorosamente come sempre gli amici ed i lettori che mi seguono con devozione e simpatia.

A presto 










 Bibliografia: 


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982

Brigitte Hamann, (a cura di), ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998

Sven Mieth, Josef Rohrer, Tiziano Rosani, TRAUTTMANSDORFF, Storia & storie di un castello, Museo Provinciale storico-culturale di Castel Tirolo, Settore Museo del Turismo Castel Trauttmansdorff, 2001

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997

Irma Sztáray, Elisabeth, gli ultimi anni. L'imperatrice raccontata dalla sua dama di corte, MGS PRESS, Trieste, 2010 ( Titolo originale : AUS DEN LETZEN JAHREN DER KAISERIN ELISABETH, Vienna, Adolf Holzhausen, 1909




Citazioni :


1 - Sven Mieth, Josef Rohrer, Tiziano Rosani, TRAUTTMANSDORFF, Storia & storie di un castello, op. cit., pag. 60

2 - Ibidem, pag. 49

3 - Irma Sztáray, Elisabeth, gli ultimi anni. L'imperatrice raccontata dalla sua dama di corte, op. cit., pag. 112 - 114 











Rare personification of the Grace, solemn and statuesque in appearance and at the same time kind and respectful in her feelings, made unique  by the aura surrounding  her to make of her an ethereal creature, the Empress Elizabeth of Austria peers from the balcony of the first floor of Castle Trauttmansdorff the south Tyrolean valley that houses the center of Merano;





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THIS not the seagull beating its wings amongst  the pages of the poetic diary and of the poetic epistolary correspondence with Ludwig, the troubled king of Bavaria, mediated by the  Roseninsel  on the Starnberger See, the seagull looking for new seas to explore, new waters to peer and to peer into longing to the infinite that in the crystalline depths of the blue gets dark, but is the eagle, who, fair, guards from above her nest. 




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It's the  year 1870, She is finally satisfied by having found between the gorges of the Tyrol, furrowed with healthy balsamic scents, crossed by zephyrs lapping the centuries-old pine forests that cover its hips, a place sheltered from the cold wind coming from the Alps where to spend the time needed to bring the little, beloved, Marie Valerie, rather of frail health, to healing (frail from her birth she's revealing a little delay in her psychomotor development).

Merano doesn't offer the  hotels that we can find there today because it's not yet well known as a spa town (it will be just the empress, which, with her presence,  will boost its promotion to that effect ), but could be available to tourists private ancient residences, patrician or aristocratic; it's a small town, quiet because not yet reached by the railway which still arrives no further Bolzano, and had the advantage, though still within the borders of the Empire, to be caressed by the  Italian sun, so much appreciated and sought after by the noblesse living on the other side of the Alps.




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For three years the last of Trauttmansdorff rests in the crypt located under the castle chapel and the current owner, Moritz von Leon, heir of the Count Trauttmansdorff, willingly grants his residence to the empress and her entourage, indeed, part of her entourage, we will say the closest to Elizabeth, because only from Vienna followed her well 102 people amongst servants, waiters, ladies in waiting, readers, chefs, pastry chefs, etc.;




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among them there were also some officials from the telegraph office in Vienna that had to ensure that the castle was in direct contact with the Court and could communicate with the other buildings where had been placed the rest of the imperial servants: Ramez Castle, purchased only a few years earlier by Ludwig Viktor, brother of the Emperor, and where will find his accommodation Prince Rudolph during his stay on the occasion of Christmas festivities and then in the following spring, Rubein Castle, Villa Staedler, where will house Gisela, and the farm of Pietzenau - both of them are part of the territory of Trauttmansdorff - the latter, thanks to its large barn, welcomed the many carriages and horses that came from Vienna; even the roads leading to the various castles were dutifully lit and some gendarmes had been hired to watch over the night.




- picture 8 -Postcard dating back to the first stay in Merano of the empress bearing designed the four buildings hosting the imperial entourage.




Therefore also a hundred of other people, coming not from Vienna, but from the districts, were committed for all the eights-month stay of the empress.
On October 16th everything was ready to welcome Elizabeth and although she traveled in the strictest incognito (as often She adopted the pseudonym of COUNTESS HOHENEMBS) she was receiving expressions of enthusiasm at every small country that her carriage passed through on the way from the station of Bolzano to Trauttmansdorff.




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Thousands of people coming from all over were waiting for Her in the courtyard outside the castle to welcome Her, after  that Meran had lived this waiting preparing itself with deep enthusiasm already for the beginning of the month:

When in the late afternoon of October 16th, the empress arrived in front of the castle, everything was ready for a worthy reception: around the castle crowded six thousand onlookers to enjoy the show arrival ... «The mountains are gilded by the sun, it was erected an arch of honor blasts of mortars were echoing, the national anthem was playing, people makes throng around, a battalion of Schützen is ready, costume parades, folk groups and school children. An group of elegant people and of farmers makes crowd around. In front of the main entrance are facing the President of the Kurhaus and the municipal authorities. In the courtyard are awaiting her arrival the Archdukes Ranieri and Carlo Ferdinando [...] with their ladies and their following, men of the court, authority from Merano and from Maia Alta. At the staircase the owner von Leon and his wife were waiting for her [...] The empress replied graciously, "I am glad to be in your country. I'll stay long." [...]».

Enjoing the peace and the quiet of these places  Elizabeth rides, does long outings




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finds joy even in modest accommodation that the second floor of the medieval castle, recently renovated, offers them,




- picture 11, - picture 12, - picture 13:Some of the personal effects of the empress kept inside the castle




- the empress occupies only four rooms leaving one at the disposal of the Emperor - but we know that Sisi has never had great pretensions and, indeed, has always loved the bourgeois simplicity, and perhaps it was this one of the first reasons of friction with her mother-in-law, the Archduchess Sophia, who wanted her to appropriate of all the imperial privileges essential for a person of her rank.

The little Marie Valerie, whose face is so sweet and angelic, almost suffocated by the maternal love of the empress who was trying, probably, in this connection, a kind of redemption for having lost her eldest daughter Sophie years before




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(May 29th, 1857), is delighting herself playing with her sister Gisela already aged fourteen,




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inside the cool walls of the castle, built in its most original part in 1300 (Where now stands Trauttmansdorff Castle, in the XIVth century there was a small castle called Neuberg. In the early XVIth century the members of the noble family Trauttmansdorff , widely branched, attracted by the Styria to south Tyrol, after winning a huge fortune in the war against the Venetians and the French, bought two castles in Trento and, exactly in 1543, also Neuberg near Merano, which, since then, became named Trauttmansdorff ) with a wall structure quite similar to that of a fortress.




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It's Autumn and the fruits of the orchard and the vineyards surrounding the castle are reaching the peak of their ripeness and are scenting  with fruity notes the dewy air of the evening and makes it even more tangible the serenity characterizing the frequent walks of our empress inside the large Trauttsmandorff's estate; the spring nature of this place grows the desire of her soul to the Infinite and gives serenity to this troubled heart,




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so as to encourage Her to savor all the beneficial elements and perhaps it was precisely the reason why in May 1871 has prompted Her to draw some paths that makes cover with gravel, in order to make easier her walks around the castle and makes decorate their edges with iris, yucca and palm trees: the castle is already immersed in woods of chestnut, walnut and olive groves and surrounded by gardens that the Count von Leon personally cares:

A succinct report drawn up at the time of Empress Elizabeth's stay reminds cypress, myrtle, vines, laurels, olive trees and pomegranates, and walnuts and chestnuts.
The auction catalog of 1887 of Trauttmansdorff's library contains numerous titles from which we can get an idea of ​​the great interest that the Count had for the cultivation of the garden and care of its plants.

She will prolong her stay until June: on June 5th, 1871 we see the return of the empress at home, between the narrow walls of the Imperial Court; Marie Valerie has recovered and Merano conquers a special place deep down in the heart of Elizabeth who will return here the next autumn, on October 15th we find her here again, but this time she won't dwell in Trauttmansdorff Castle but in  Rothenstein Castle, and during this stay, which will run until the middle of the following May, She'll go back to the park of Trauttmansdorff, also owned by Count Moritz von Leon, to retrace the paths surrounded by the peace that She loved so and which She had kept so fond memory of.




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At Trauttmansdorff She will stay again in 1889, eight months after the incident that procured the death of Crown Prince Rudolph, and perhaps from the choice of this place we may infer the value that it had taken as the goal to appease the motions of her spirit, but unfortunately, the threats of bad weather will cause her return earlier than expected.




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In September 1897,  from the day 14th to day 27th, we find for a fourth and last time Sisi in Merano that houses this time at the Hotel Kaiserhof - just built in her honor and inaugurated that year -  located near the railway station which in the meantime had also reached these wonderful places now renowned for spa treatments,




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and about this last stay of hers, in conclusion of my writing, I like to quote an excerpt from the memoirs of Irma Sztáray, the Hungarian countess who, as Hofdame - lady in waiting,  will stay side by side with the empress during the last four years of her life, who in her pages often put us in front of an Elizabeth who not only hated the privileges of her rank, but often indulged in moments of almost childlike spontaneity:




- picture 26 on the left -At the beginning of September we settled in Merano [...] our stay was cheerful, sweet and healthy for Her Majesty. [...] The empress was almost always serene and so how couldn't I be? [...] She asked me to put pen to paper for the Archduchess Valeria the nice days we spent on the Lake Carezza. In Merano I received assignments often quite similar and I was doing them with great joy. I had to do a report on each remarkable excursion. On our tour today after many clouds was granted a clear sky. The mountains came out of the clouds and Merano shew itself in all its beauty. On our way we visited, but only from the outside, Tyrol Castle, then we ran in the vineyards. It was very funny: we collected the good and sweet Tyrolean grapes directly by the screws and how we enjoyed it ! And we'd have liked it even more if the screws weren't so full of grapes, so that from the beginning we would have to look long; and then, without permission, to decimate every vineyard! [...] During one of our walks in the vineyards we ran into a live scarecrow. If the birds were scared to see this comic figure, however, this had nothing scary.Wrapped in multicolored rags, this nice guy wore on his chest two powerful boar tusks, on his head he wore a tricorn fraught with chicken and peacock feathers and two bristly fox tails hung from his back, you could hardly ever see a most picturesque figure among the vines laden with grapes . The empress turned to this whimsical Tyrolean scarecrow in a sophisticated way . So we learned that he was the guardian of the vineyards and the way he talked, casual but humble, showed us  that probably he knew who stood in fron of him. (On the left you can see the Hofdame Countess Irma Sztáray in traditional Hungarian clothes  photographed in 1896) 3

Well, I wonder  how many grapes they had eaten in the meantime and maybe how long this very funny scarecrow was watching these ladies without saying anything !!!




- picture 27




My Beloved Empress ...  how I'd love to know You ... or maybe I've met and already knoew you ... maybe our eyes have crossed over the canvas of a portrait, or through the translucent surface of an old, noble glass ... You, wrapped in a cloud of fragrant lily of the valley, You have already walked beside me, inviting me to follow You, encouraging me to overcome all my hesitations, to make me partaker of Your world ... but you know, I'm already and I will be more and more partaker ... with my mind and with my heart ...



"Das Geheimnis war, zu wissen, dass seine wahre Natur lebte, so perfekt wie ein ungeschriebenes Nummer, überall, gleichzeitig in Raum und Zeit."

Richard Bach - Die Möwe Jonathan Livingston



("The secret was to know that his true nature lived, as perfect as an unwritten number, everywhere at once, in space and time."

Richard Bach - Jonathan Livingston Seagull)




Sincerely thanking all those who has made possible and so exciting this visist of mine to Trauttmansdorff Castle on July 25th, such as the Cultural Association Elizabeth of Austria and its Steering Committee and the management of the castel, of its museum and of its wonderful gardens, as usual I fondly greet the friends and the readers who follow me with devotion and affection.

See you soon 










Bibliography: 


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001


Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982

Brigitte Hamann, (a cura di), ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998

Sven Mieth, Josef Rohrer, Tiziano Rosani, TRAUTTMANSDORFF, Storia & storie di un castello, Museo Provinciale storico-culturale di Castel Tirolo, Settore Museo del Turismo Castel Trauttmansdorff, 2001

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997

Irma Sztáray, Elisabeth, gli ultimi anni. L'imperatrice raccontata dalla sua dama di corte, MGS PRESS, Trieste, 2010 ( Titolo originale : AUS DEN LETZEN JAHREN DER KAISERIN ELISABETH, Vienna, Adolf Holzhausen, 1909




Quotations:


1 - Sven Mieth, Josef Rohrer, Tiziano Rosani, TRAUTTMANSDORFF, Storia & storie di un castello, op. cit., page 60

2 - Ibidem, page 49

3 - Irma Sztáray, Elisabeth, gli ultimi anni. L'imperatrice raccontata dalla sua dama di corte, op. cit., pages 112 - 114 







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Queen Victoria & John Brown, a faithful bond.

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 "Perhaps never in history was there so strong and true an attachment, so warm and loving a friendship between the sovereign and servant ... Strength of character as well as power of frame - the most fearless uprightness, kindness, sense of justice, honesty, independence and unselfishness combined with a tender, warm heart ... made him one of the most remarkable men."


Windsor, March 30, 1883






"Probabilmente mai nella storia ci fu un così forte e sincero legame, una così calda ed affettuosa amicizia tra di un sovrano ed un proprio servitore ... Tanta forza di carattere quanto il potere della struttura - la rettitudine più impavida, la gentilezza, il senso della giustizia, l'onestà, l'indipendenza e l'altruismo in combinazione con un tenero, caldo cuore ... tutto questo fece di lui uno degli uomini più notevoli."


Windsor, March 30, 1883



La storia di questa relazione fa notizia ed incuriosisce nobili, servitori e popolani da più di un secolo e mezzo, ma recenti ricerche storiche sembrerebbero aver gettato su di essa una luce definitiva.


John Brown nacque il 6 dicembre 1826 ad Aberdeen, in Scozia e, senza esitazione alcuna, data la sua già nota competenza quale 'Ghillie' ( scudiero ) e servitore personale venne assunto presso la residenza di Balmoral nelle Highlands quando nel 1848 Victoria Albert ne presero possesso e con lui e dopo di lui altri tre dei suoi numerosi fratelli minori vennero a far parte della servitù della Real Casa.
Il rude Higlander dagli occhi buoni, da fido servitore, dopo l'improvvisa scomparsa del principe consorte di conseguenza alle complicazioni polmonari derivate da una febbre tifoidea che lo vedeva lasciare a soli 42 anni Victoria con un Impero e nove figli di cui occuparsi, tra cui alcuni ancora molto piccoli, entrò a far parte della vita della sua regina sotto spoglie decisamente mutate, nuove, impensabili prima del suddetto episodio luttuoso che segnerà irrimediabilmente la vita della Regina del Popolo; per converso, infatti, o quasi a dispetto del destino, fu questa disgrazia a darle l'opportunità di fare esperienza di un leale e affidabile John Brown non più solo come servitore, ma anche e soprattutto quale confidente, affezionato amico ed infine, con l'anno 1866, dopo un amorevole rapporto platonico, come consorte morganatico.


La famiglia reale ritratta poco prima della scomparsa del Principe Consorte Albert di Sassonia Coburgo - Gotha



Dopo Balmoral Brown divenne infatti Servitore Personale di Sua Maestà la Regina presso Osborne House, la dimora reale situata sull'Isola di Wight, per seguirla a Buckingham Palace ed al Castello di Windsor, dove morì nel 1883 lasciando per la seconda volta un vuoto profondo nel cuore della povera Victoria.
Al di là delle dicerie che fece proprie la propaganda anti-monarchica secondo cui la regina avrebbe partorito un figlio di Brown in Svizzera ed un'altra sarebbe stata inviata in America per vivere con un vitalizio sotto mentite spoglie, ( anzi, tre sarebbero stati i figli che la regina gli avrebbe dato, ma pensato solamente all'età che aveva a quel tempo e le già numerose gravidanze che aveva vissuto e sofferto il suo apparato riproduttivo !)
ormai numerose sono le prove evidenti che ci danno per certa la loro unione, anche se altrettanto certamente possiamo affermare che mai il loro matrimonio venne consumato, quasi come se il loro fosse stato uno sposalizio equivalente al massimo grado di gratitudine per entrambi senza alcuna accezione sessuale.


 Da sinistra: Princess Louise, Queen Victoria e John Brown




Da sinistra: John Brown, Princess Louise, Sharp ( il cane della regina) e The Queen ( 1868 ca.)




 John Brown conduce il pony che guida il carretto su cui sono Queen Victoria ed i suoi nipoti nel giardino di Osborne House nel 1870



Questo loro legame venne a consolidarsi negli anni, maturando giorno per giorno, mese dopo mese, insieme scherzavano, ridevano, bevevano whisky ( da buon scozzese Brown non disdegnava quello della migliore qualità !), nacque tra di loro una tenera confidenza e complicità: alto più di sei di altezza (1,83 mt ca.) e di sette anni più giovane di lei, il bel Brown si dedicò alla sua sovrana con tutto sé stesso, portandola sui percorsi fangosi delle amate Highlands, affrontando potenziali assassini ( non dimentichiamo che la difese durante il famoso attentato sferrato da O'Connor che la vide coinvolta ) e impegnandosi a stare con lei sempre; Victoria, che stava governando il più grande impero che il mondo avesse mai conosciuto, dal canto suo lo premiò, lo promosse e lo protesse dalle frecciate dei bambini risentiti e dai cortigiani più snob. 
Egli era, diceva, il suo più caro amico .... tanto caro che giunse a chiamarlo ordinariamente Darling / tesoro ed i principi lo definivano Mama's lover / L'amante della mamma, ma nessuno dei royal children lo vedeva volentieri[A nessuno dei bambini reali piaceva John Brown, Bertie in particolare disprezzava l'influenza che il  ghillie aveva sulla loro madre e la mancanza di rispetto che mostrava per i figli della regina. Il diplomatico e diarista Wilfrid Scawen Blunt registrò nel suo diario:

Brown era un tipo maleducato, rozzo ... ma aveva un'influenza illimitata con la Regina che trattava comunque con poco rispetto, partendo dal presupposto della sua posizione nei suoi confronti. Era sulla bocca di tutta la casa che era ' Lo stallone della Regina ' - era un bell'uomo fisicamente, anche se fatto un po' rudemente, e aveva dei begli occhi ( come quelli del defunto Principe Consorte, si diceva ) e la Regina, che era stato appassionatamente innamorata di suo marito ... si mise in testa che in qualche modo lo spirito del Principe fosse passato in Brown.] 1; 


John Brown con i suoi cani



lui le donò la fede nuziale della propria madre ( con cui Victoria, come vi dissi qui si fece seppellire) ed Ella in cambio gli fece dono del proprio cuore devoto unendosi a lui in gran segreto grazie ad un rito celebrato dal Rev.Norman Macleod, il cappellano della regina, il quale ebbe cura di mantenere il segreto rivelandolo solamente in punto di morte.
Si legge nei diari di Lewis Harcourt, politico appartenente al Partito liberale, nominato più tardi Lord, in data 17 febbraio 1885: "Lady Ponsonby [la moglie del Segretario Privato della Regina] ha detto al HS [il Ministro degli Interni, padre dell'autore] un paio di giorni fa, che la signorina Macleod dichiara che suo fratello, Norman Macleod, le ha confessato sul letto di morte, di aver sposato la Regina con John Brown, aggiungendo che di ciò fu sempre amaramente pentito. La signorina Macleod non aveva alcun motivo per inventare una storia del genere, ed anzi, si è quasi propensi a credervi, improbabile e vergognosa come sembra."(The Telegraph, 4 maggio 2003)

Certamente ulteriori dettagli erano contenuti nelle memorie che Victoria scrisse dopo la morte di John Brown nel 1863, ma i cortigiani più anziani le vietarono la pubblicazione di tali scritti e la indussero a distruggerli insieme con il diario di John Brown, onde evitare di essere compromessa e generare uno scandalo ... il che fa davvero riflettere dando sempre maggiori e più veritiere convinzioni.

Dopotutto, una donna che da che rimase vedova vestì di nero per il resto dei giorni che le rimasero da vivere, che si fece promulgatrice del più rigido puritanesimo e che vietava moralmente alle donne vedove di risposarsi non avrebbe potuto davvero venite meno alla propria etica personale concedendosi anima e corpo ad un altro uomo, per quanto forti potessero essere i suoi sentimenti, non credete anche voi ?




Va infine ricordato che in onore di John Brown Sua Maestà istituì due nuove onorificenze, la Victoria Devoted Service Medal (medaglia d'oro, che porta sul retro, a John Brown, Cav., In riconoscimento della sua presenza di spirito e devozione a Buckingham Palace, il 29 febbraio 1872) e la Faithful Servant Medal (medaglia d'argento, con una barra che indica dieci anni supplementari di servizio), la progettazione e la produzione delle quali fu commissionata direttamente da Sua Maestà.


Due giorni dopo il decesso dell'ex Ghillie, Queen Victoria scrisse - tipicamente in terza persona - a Lord Cranbrook"La Regina ha lasciato che la sua penna si fermasse ... La Regina non è malata, ma terribilmente scossa e assolutamente incapace di camminare ... le manca più che mai il forte braccio del suo caro fedele amico."; questo scritto ci appare come uno scarabocchio quasi indecifrabile su un foglio di blocco bordato di nero e parla del suo "presente, sconfinato dolore per la perdita del migliore, del più devoto dei servi e del più vero e più caro degli amici." ( theguardian, Stephen Bates, 16 December 2004 )  


Corrie Buie by Carl Haag



Con queste meste ed umili parole vi lascio con il mio più caloroso saluto, nella speranza che anche questo argomento sia risultato interessante e, quanto meno, curioso per tutti voi, miei carissimi amici e lettori, arrivederci 


a presto 












Bibliografia:

Lucinda Hawksley, The Mistery of Princess Louise, Queen Victoria's Rebellious Daughter, Vintage Books, London, 2014;

Raymond Lamont-Brown, John Brown, The History Press, UK, 2002.




Citazioni:

 1 -  Lucinda Hawksley, The Mistery of Princess Louise, Queen Victoria's Rebellious Daughter, Vintage Books, London, 2014, pag. 97.













 "Perhaps never in history was there so strong and true an attachment, so warm and loving a friendship between the sovereign and servant ... Strength of character as well as power of frame - the most fearless uprightness, kindness, sense of justice, honesty, independence and unselfishness combined with a tender, warm heart ... made him one of the most remarkable men."


Windsor, March 30, 1883






- picture 1







The story of this affair is making 'rumors' amongst curious, nobles, servants and common people for over a century and a half, but recent historical researches would seem to have thrown a definitive light on it.

- picture 2 on the left - John Brown was born on December 6th, 1826 in Aberdeen, Scotland, and, without any hesitation, given his already known competence as 'Ghillie' (groom) and personal servant was employed at the residence of Balmoral in the Highlands when in 1848 Victoria& Albert took possession of it and with him and after him others three younger brothers of his became part of the servants of the Royal House.

The rude Higlander, blue-and-good-eyed, from faithful servant, after the sudden death of the Prince Consort consequently to pulmonary complications derived from a typhoid fever that saw him leave at just 42 years Victoria with an Empire and nine children to attend to, including some still very little and toddler,  became part of the life of his queen in a definitely changed way, new, unthinkable before this tragic episode that will mark hopelessly the life of the Queen of the People; conversely, in fact, almost in spite of fate, this misfortune had given her the opportunity to experience a loyal and reliable John Brown not only as a servant, but above all as confident, affectionate friend and finally, with the year 1866, after a  platonic loving relationship, as morganatic consort.




- picture 3 - The royal family portrayed shortly before the death of the Prince Consort Albert of Saxe Coburg Gotha




After Balmoral Brown became personal servant of Her Majesty the Queen at Osborne House, the Royal Residence located on the Isle of Wight, and finally to Buckingham Palace and Windsor Castle, where he died in 1883 leaving for the second time a deep void in the heart of the poor Victoria.
Beyond the rumors that the anti-monarchist propaganda made, that wanted the queen bear a son of Brown in Swiss and another would be sent to America to live with an annuity in disguise, (indeed, three should have been the children that the queen would have given him, but only think about the age she had at that time and of the number of pregnancies that already had experienced and had suffered her reproductive system!), there are many evidences, nowadays, giving as certain their union, even though just as certainly we can say that their marriage was never consummated, almost as if theirs was a marriage equivalent to the highest degree of gratitude to both of them without any sexual meaning .




- picture 4 - From left to right: Princess Louise, Queen Victoria and John Brown


- picture 5 -  From left to right: John Brown, Princess Louise, Sharp ( the Queen's dog) and the Queen ( 1868 ca.)


- picture 6 - John Brown leads the pony that guides the little coach on which are Queen Victoria and her grandchildren in the garden of Osborne House in 1870




This tie of theirs was to consolidate over the years, ripening day by day, month after month, they joked together, laughed, drank whiskey together (as a good Scottish Brown didn't disdain that of the highest quality!), born among them a tender confidence and complicity: more than six feet tall (1.83 meters approx) and seven years younger than she, the beautiful Brown devoted himself to his sovereign with all his being, bringing her on muddy paths of her beloved Highlands, facing potential killers (don't let's forget that the he defended her during the famous O'Connor assault that saw her involved) and pledging to stay with her forever; Victoria, who was ruling the biggest empire the world had ever known, for her part awarded him, promoted him and protected him from the taunts of resentful children and of more snobbish courtiers.
He was, she said, her best friend .... so dear that she came to call him Darling and the Princesses and Princes called him Mama's lover, but none of the royal children saw him gladly[None of the royal children liked John Brown, Bertie in particular despised the influence the ghillie had over their mother and the lack of respect he showed for the queen's children. The diplomat and diarist Wilfrid Scawen Blunt recorded in his journal: 

Brown was a rude, unmannerly fellow ... but he had unbounded influence with the Queen whom he treated with little respect, presuming in every way on his position with her. It was the talk of all the household that he was 'The Queen's Stallion' - he was a fine man physically, though coarsely made, and had fine eyes ( like the late Prince Consort's, it was said ) and the Queen, who had been passionately in love with her husband ... got it into her head that somehow the Prince's spirit had passed into Brown.]1;




- picture 7 - John Brown together with his dogs




he gave her the wedding ring of his mother (with whom Victoria, as I told you HERE was buried) and in return she gave him the gift of her devoted heart, marrying him in secret thanks to a ritual celebrated by Rev.Norman Macleod, the Queen Chaplain, who was careful to keep the secret revealed only on his death-bed.
We read in the journals of Lewis Harcourt, politician belonging to the Liberal Party, later appointed Lord, on February 17, 1885: "Lady Ponsonby [the wife of the Queen's private secretary] told the HS [the home secretary: the author's father] a few days ago that Miss Macleod declares that her brother, Norman Macleod, confessed to her on his death bed that he had married the Queen to John Brown, and added that he had always bitterly regretted it. Miss Macleod could have had no object in inventing such a story, so that one is almost inclined to believe it, improbable and disgraceful as it sounds."(The Telegraph, 04 May 2003

Certainly further details were contained in diary that Victoria wrote after the death of John Brown in 1863, but the older courtiers forbade the publication of these writings and caused her to destroy them along with the diary of John Brown, in order not to be impaired and create a scandal ... which really do us reflect always giving more and more true beliefs.

After all, a woman who was widowed and dressed in black for the rest of the days that she had to live, who made herself promulgator of the most rigid puritanism and prohibited morally widows to remarry, could not really come less to her own personal ethics allowing herself body and soul to another man, however strong they might be her feelings, don't you also think so ?




- picture 8




Finally it should be remembered that in honor of John Brown Her Majesty instituted two new honors medals, the Victoria Devoted Service Medal (gold medal, which bears on the reverse, To John Brown, Esq., in recognition of his presence of mind and devotion at Buckingham Palace, February 29, 1872.) and the Faithful Servant Medal (silver medal, with bar denoting ten additional years of service), design and manufacture of both medals were commissioned by Her Majesty.

Queen Victoria wrote - characteristically in the third person - to Cranbrook two days after the former ghillie's death: "The Queen has let her pen run on ... The Queen is not ill, but terribly shaken and quite unable to walk ... missing more than ever her dear faithful friend's strong arm."
The letter is written in the queen's nearly indecipherable scrawl on black-bordered note paper and speaks of her "present, unbounded grief for the loss of the best, most devoted of servants and truest and dearest of friends." (Theguardian, Stephen Bates, 16 December 2004





- picture 9 - Corrie Buie by Carl Haag




With these rueful and humble words I leave you with my warmest greetings, in the hope that also this topic was sounded interesting, at least, quite curious, to all of you, my dear friends and readers, 


see you soon 













Bibliography:

Lucinda Hawksley, The Mistery of Princess Louise, Queen Victoria's Rebellious Daughter, Vintage Books, London, 2014;

Raymond Lamont-Brown, John Brown, The History Press, UK, 2002.




Quotations:

 1 -  Lucinda Hawksley, The Mistery of Princess Louise, Queen Victoria's Rebellious Daughter, Vintage Books, London, 2014, page 97.





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Il sorriso di George Washington - George Washington's smile.

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Avete mai visto, anche in un solo dipinto o ritratto, fatto al 

Padre della Patria americana, il suo volto sorridente, lieto, 

sereno ?



Jean Leon Gerome Ferries (1863 - 1930), George Washington at Bertram's Garden




In qualsiasi circostanza venisse immortalato, il suo viso ci è sempre apparso accigliato, pensieroso, torvo ed io, già dai primissimi libri di storia che mi trovai a sfogliare, al vedere la sua espressione sempre così burbera, ne deducevo si trattasse di un mero atteggiamento, volto ad impressionare, a far colpo in nome dell'autorità che incarnava e di cui si faceva portatore.


The Washington Family, autore sconosciuto





 George Washington at Mount Vernon With Eleanor (Nelly) and George by Jean Leon Gerome Ferris





Washington and His Family by Jean Leon Gerome Ferries




Solo anni fa scopersi che a rendere il suo viso crucciato era il mal di denti !
Sì, proprio il mal di denti, quello stesso che possiamo proviamo noi, anzi, credo, ben peggiore, perché sicuramente la scienza odontoiatrica era molto indietro rispetto ad oggi ed i rimedi contro il dolore erano molto limitati, se non del tutto inesistenti ...



On the east lawn, autore sconosciuto






 Washington as Farmer at Mount Vernon, 1851, part of a series on George Washington by Junius Brutus Stearns





Thomas Prichard Rossiter (1818–1871)e Louis Rémy Mignot (1831–1870), 1859, Washington and Lafayette at Mount Vernon, 1784 (The Home of Washington after the War)




Se notate infatti, non sempre la sua espressione è univoca, talvolta le guance sono più piene, talvolta le vediamo più scavate, di conseguenza alle differenti protesi che adottava ... sorridere, masticare, mangiare costituivano per questo grande della storia un vero, prostrante problema già fin dalla gioventù, esattamente da quando aveva, pensate, solamente 22 anni; nel corso dei successivi 35 anni, nonostante la spazzolatura quotidiana, l'uso di dentifricio ( al tempo era in polvere ed era composto di pomice, borace, radici ed erbe, anche il pane bruciato ed il tabacco erano talvolta usati in aggiunta. Purtroppo alcune delle polveri erano piuttosto abrasive e deterioravano con una certa facilità lo smalto dei denti ) e di collutorio ( era uso utilizzare soluzioni a base di erbe, di resine balsamiche o di mirra, oppure vino o aceto con l'aggiunta di sale venivano uniti all'acqua per il risciacquo e l'igiene della bocca ) avrebbe perso tutti i denti, forse anche di conseguenza ai trattamenti disinfettanti ordinari a quei tempi, ovvero pesanti dosi del famigerato calomelano (cloruro mercuroso) che può comportare la completa distruzione dei denti. 

Contrariamente a quanto vuole la leggenda americana, George Washington non ha mai posseduto una serie di denti fatti in legno - fece sì, propri, diversi modelli di dentiere, ma mai ne possedette una in legno.
Attraverso la lettura di diari, lettere ed altri scritti privati del primo presidente degli Stati Uniti si evince la storia di una sofferenza tenuta pubblicamente celata e si apprende quali fossero i rimedi di cui la scienza odontoiatrica disponeva nel XVIII° secolo.

Egli era spesso malato, fin dalla giovine età contraeva con una certa facilità numerose malattie, dalle più banali a quelle più gravi, dal vaiolo alla malaria, spesso con complicazioni virali e batteriche, chissà se di conseguenza alle infezioni che spesso rappresentavano i postumi o l'evoluzione dei disagi dentali che costantemente lo affliggevano.

All'epoca del suo primo mandato presidenziale, nell'aprile del 1789,


Washington Delivering His Inaugural Address April 1789, in the Old City Hall, New-York, steel engraving by Henry S. Sadd, 1849, after a painting by Tompkins H. Matteson.





Washington aveva un solo dente naturale residuo e indossava la sua prima serie completa di protesi fatte da John Greenwood; in precedenza aveva avuto protesi parziali che si agganciavano ai seppur pochi denti rimanenti, ma per la prima volta ne aveva una completa. Le protesi Greenwood avevano una base di avorio di ippopotamo scolpito perché si adattassero alle gengive, quella superiore aveva denti di avorio e quella inferiore era composta da otto denti umani fissati con perni d'oro che erano avvitati alla base; il tutto era fissato in bocca da molle a spirale.

Era impensabile che queste protesi fossero precise, procuravano dolori e spesso spingevano le labbra in fuori, sovente dovevano essere ritoccate o addirittura rifatte: pensate che egli si fece rifare la dentiera per ben cinque volte, l'ultima nel 1798, l'anno prima della sua morte.

Quanto alle diversità che assumeva la sua fisiognomia di conseguenza alla dentatura che ... indossava, di cui vi feci cenno poc'anzi, mettiamo, per esempio a confronto due ritratti, eseguiti a soli due anni di distanza, il primo che reca la firma di Rembrandt Peale ed è datato 1757, 



in cui possiamo notare una bocca dalle dimensioni normali e guance mediamente paffute, con un secondo, del 1797 eseguito da Gilbert Stuart, 



il quale confessò di aver fatto mettere del cotone all'interno delle guance del presidente per reggerne le labbra che vediamo più sottili rispetto al ritratto precedente ed il viso qui ci appare decisamente più gonfio ed alterato fisiognomicamente.

Povero George Washington !
Leggendo i tuoi scritti ho appreso che tutti, anche chi ti ha conosciuto nell'intimo, ti hanno sempre descritto come aspro e rude di natura, ma chissà come sarebbero stati differenti la tua vita ed il tuo carattere senza la persecuzione del mal di denti e delle sue deleterie conseguenze !


Scene at the Signing of the Constitution of the United States by Howard Chandler Christie (1873 - 1952)





E' vero, oggi vi ho portato sotto braccio con me nella Storia raccontandovi un dettaglio ben poco romantico, ma molto vero e molto importante tanto che ho pensato che potesse incuriosirvi ed interessarvi, ancora uno di quei dettagli che i nostri libri scolastici tendono a trascurare forse per timore di renderci troppo verosimili i personaggi che la Storia la hanno fatta.


Un affettuoso saluto colmo di gratitudine dal profondo del cuore per ognuno di voi,

a presto 
















Fonti bibliografiche: 


George Washington, George Washington's Diaries: An Abridgment, Dorothy Twohig (Editor), Univ. of Virginia Pr., 1999; 

George Washington, Washington on Washington, a cura di Paul M.Zall, Univ. of Kentucky Pr., 2003;

George Washington Reconsidered, a cura di Don Higginbotham, Univ. of Virginia Pr., 2001;

William M. S. Rasmussen, Robert S. Tilton,George Washington: The Man Behind the Myths, Univ. of Virginia Pr., 1999.










Have you ever seen, even in a single painting or portrait, 

made to the 

Father of the American homeland, him with a smiling, 

happy, serene face?




- picture 1 - Jean Leon Gerome Ferries (1863 - 1930), George Washington at Bertram's Garden





In any kind of circumstance he happened to be captured, his face always appears frowning thoughtfully, grim and I, from the earliest history books that I found myself leafing through, seeing his expression always so grumpy, I deduced it was a mere attitude, able to impress in the name of the authority which he embodied and of which he was the bearer.





- picture 2 - The Washington Family, autore sconosciuto




- picture 3 -   George Washington at Mount Vernon With Eleanor (Nelly) and George by Jean Leon Gerome Ferris



- picture 4 - Washington and His Family by Jean Leon Gerome Ferries





Only a few years ago I discovered that to make his face so vexed it was the toothache!
Yes, toothache, the same one that we can feel, indeed, I suppose far worse, because surely the dental science was far behind than now and the remedies against pain were very limited, if even non-existent ...




- picture 5 - On the east lawn, autore sconosciuto





- picture 6 -  Washington as Farmer at Mount Vernon, 1851, part of a series on George Washington by Junius Brutus Stearns



- picture 7 - Thomas Prichard Rossiter (1818–1871)e Louis Rémy Mignot (1831–1870), 1859, Washington and Lafayette at Mount Vernon, 1784 (The Home of Washington after the War)




If you pay attention, his expression isn't always the same, sometimes his cheeks are fuller, sometimes we see them dugger, accordingly to the different prostheses that he adopted ... to smile, to chew, to eat, it all was, for this Great of History, a real, prostrating problem already early in his life, since he was exactly, you have to know, only 22 years; over the next 35 years, despite the daily brushing, the use of toothpaste (at the time it was in powder form and was composed of pumice, borax, roots and herbs, even burned bread and tobacco were sometimes used in addition. Unfortunately, some dust were quite abrasive and deteriorated with relative ease tooth enamel) and of mouthwash (it was customary to use solutions based on herbs, balsamic resins or myrrh, either wine or vinegar with the addition of salt were used with the addition of water for the hygiene of the mouth) he would have lost all his teeth, perhaps also consequently the disinfectants treatments ordinary at his time, such as heavy doses of the infamous calomelano (mercurous chloride) which can easily lead to the complete destruction of the teeth.


In spite of the American legend, George Washington never owned a set of teeth made of wood - he had, of course, different models of dentures, but he never owned a wooden one.

By reading diaries, letters and other private writings of the first president of the United States we keep in touch with the story of a publicly held hidden suffering and we learn which were the remedies available to the dental science during the XVIIIth century.

He was often ill, since his young age he contracted with relative ease many diseases, from the most common to the most serious, from smallpox to malaria, often with viral and bacterial complications, maybe as the result of infections that often represented the after effects or the evolution of the dental discomfort that plagued him constantly.

At the time of his first presidential address, on April 1789,





- picture 8 - Washington Delivering His Inaugural Address April 1789, in the Old City Hall, New-York, steel engraving by Henry S. Sadd, 1849, after a painting by Tompkins H. Matteson.




Washington had only one tooth natural and wore his first full set of dentures made by John Greenwood; he had previously had partial dentures that were hooked to the albeit few remaining teeth, but for the first time he 'had on' a complete denture. Greenwood  Prostheses had a base of hippo ivory carved because they could fit the gums, the upper teeth were of ivory and the bottom part was made up of eight human teeth fixed with gold pins that were screwed to the base; everything was fixed in the mouth by coil springs

It was unthinkable that these prostheses were accurate, they procured pain and often pushed his lips out, often had to be touched up or even remade: just think that he had to make remake his false teeth five times, the last in 1798, the year before his death.

As for the diversity on his physiognomy due to the teeth he 'wore', which I mention earlier, let's see and compare, for example, two portraits made in two different years, the first, signed by Rembrandt Peale, dated 1757,




- picture 9 




in which we can notice a mouth from a normal size and chubby cheeks on average, and the second, from 1797, by Gilbert Stuart,




- picture 10




who confessed that he had put some cotton inside the President's cheeks to make them strong enough to support his lips which look thinner than in the previous portrait and his face here seems much more swollen with an altered physiognomy.


Poor George Washington !

Reading your words I have learned that everyone, even those who knew you in the depths, have always described you as a man with a harsh and rude nature, but I wonder how different your life and your character would have been without the persecution of the toothache and of its deleterious consequences !





- picture 11 - Scene at the Signing of the Constitution of the United States by Howard Chandler Christie (1873 - 1952)





It 's true, today I have brought you into History, tucking my arm under your own, telling a very little romantic detail, a detail very real and very important so that I thought it might intrigue and interest you, still one of those details that our school textbooks tend to overlook perhaps for fear of making too lifelike those Great People who did our History.

An affectionate greeting full of gratitude from the bottom of my heart to all of you,


see you soon 














Bibliographic sources: 


George Washington, George Washington's Diaries: An Abridgment, Dorothy Twohig (Editor), Univ. of Virginia Pr., 1999; 

George Washington, Washington on Washington, a cura di Paul M.Zall, Univ. of Kentucky Pr., 2003;

George Washington Reconsidereda cura di Don Higginbotham, Univ. of Virginia Pr., 2001;

William M. S. Rasmussen, Robert S. Tilton, George Washington: The Man Behind the Myths, Univ. of Virginia Pr., 1999.






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Eliza Leslie's Cup Cakes.

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Analogamente a quello di Mrs.Beeton, il nome di Miss Leslie divenne uno dei più famosi presso le casalinghe vittoriane e quest'oggi mi piace raccontarvene la storia.



Thomas Sully, 1844



Eliza Leslie nacque 15 novembre 1787 a Philadelphia, Pennsylvania, da Lydia Baker e Robert Leslie, entrambi originari del Maryland: suo padre costruiva e riparava orologi da tasca e da arredo e nel tempo libero si dedicava allo studio della filosofia - faceva parte dell'Associazione Filosofica Americana - e frequentava intellettuali del tempo quali Benjamin Franklin e Thomas Jefferson.
Nel 1793, quando Eliza aveva all'incirca 5-6 anni, i Leslies si trasferirono in Inghilterra perché egli intendeva ampliare la propria attività, ed essendo ella la maggiore di cinque figli dovette dare un'aiuto alla famiglia che all'inizio incontrò qualche difficoltà economica: Eliza cullava il sogno di divenire una grande scrittrice, ma dovette presto imparare a cucire e a cucinare per guadagnare denaro.

Le cose si aggravarono decisamente quando, oltre la scarsa fortuna che trovarono a Londra, nel 1803 venne a mancare il padre e fu allora che la madre decise di rientrare in patria e di adoperarsi per gestire un pensionato; abbandonarono quindi la loro casa in High Street per prendere essi stessi alloggio presso la pensione che la madre gestiva in South Sixth Street, poi si spostarono in quella sita in Spruce Street ed, infine, due anni prima che venisse tristemente a mancare loro anche lei, alloggiarono presso la pensione di 1 Minor.

Nel 1824 Eliza decise di frequentare la scuola di cucina della famosa Mrs.Goodfellow 



per ben due anni ( dovete sapere che questa fu la prima scuola di cucina che la storia americana ricordi ) e il suo primo libro fu proprio la pubblicazione di appunti di ricette presi durante le lezioni della celeberrima insegnante; il suo primo libro di cucina pubblicato nel 1828 dal titolo " Seventy-Five Receipts for Pastry, Cakes, and Sweetmeats " 


divenne immediatamente un successo ovunque e fu ristampato ininterrottamente per ben undici edizioni fino al 1839: non era solamente il primo libro che Eliza pubblicava, ma anche il primo libro di cucina che gli americani leggevano.

Eliza Leslie scrisse in tutto nove libri di ricette, ma quello che riscosse il maggior successo fu sicuramente il Leslie’s Directions for Cookery, in its Various Branches ", pubblicato nel 1837, che vendette almeno 150.000 copie e rimase in stampa fino al 1890, divenendo così il libro di cucina più popolare del secolo. 



Eliza fu davvero una scrittrice prolifica anche sia di narrativa che di saggistica poiché scrisse libri sia per adulti che per fanciulli, e collaborò inoltre al The Godey’s Lady’s Book, al Graham’s Magazine, alla Saturday Gazette ed al Saturday Evening Post.
Quasi ogni anno, tra il 1836 ed il 1845, ella curava per Natale un libro-strenna dal titolo " The Gift: A Christmas and New Year’s Present ", con il contributo di Edgar Allan Poe ( fecero qui la prima comparsa cinque delle sue short stories tra cui "The Pit and the Pendulum", "Manuscript in a Bottle" e "The Purloined Letter" ), Henry Wadsworth Longfellow e Ralph Waldo Emerson.

Ma veniamo ai nostri CUP CAKES ...
Come molte altre cose che conosciamo oggi e che fanno parte della nostra vita, anche essi traggono origine da questa vitalissima epoca e compaiono per la prima volta proprio nel primo libro di Eliza Leslie: due sono le teorie circa il nome che Eliza scelse di dar loro : la prima vuole che esso derivi dal fatto che cuociano e vengano presentati in tavola in porzioni individuali - la ricetta è quella di una torta suddivisa in parti uguali, una per ogni commensale - perciò piccoli stampini, tegamini, tazze, insomma, ' CUPS '



la seconda invece ha a che vedere con la procedura, poiché Eliza introdusse il metodo di preparazione degli ingredienti che ancor oggi caratterizza le ricette americane, ovvero quello di misurarne le quantità non a peso, come facciamo noi europei, bensì a tazze, rendendo, allora ancor più che oggi, ben più celere il lavoro in cucina ( nell'immagine che vedete pubblicata sotto, trovate una copia della rivoluzionaria ricetta apparsa nella prima edizione del libro di Miss Leslie " Seventy-Five Receipts for Pastry, Cakes, and Sweetmeats " ).





Con i propri libri di cucine e le ricette in essi pubblicati Eliza intendeva rivolgersi alle cuoche delle famiglie aristocratiche quanto alle casalinghe del ceto medio, a chi abitava in città e a chi risiedeva in antiche dimore nobiliari in campagna ... 


Beh, aveva ben ragione di vedere la cucina come un fatto meramente democratico, anche se va detto che stiamo parlando del XIX secolo ed allora possiamo in tutta certezza affermare che ella ci dimostra con ciò che possedeva una notevole intelligenza tanto da potersi permettere la facoltà di precorrere i tempi.


Anche oggi il nostro tempo insieme è giunto al termine, ahimè, come sempre vi saluto ringraziandovi per la grandissima gioia che mi date, auguro a tutti voi ogni bene e con affetto vi do appuntamento ...

a presto 





















Similarly to that of Mrs.Beeton, the name of Miss Leslie became one of the most famous in the Victorian age for every housewife and today I like to tell you her story.




- picture 1





Eliza Leslie was born November 15th, 1787 in Philadelphia, Pennsylvania, by Lydia Baker and Robert Leslie, both from Maryland: her father built and repaired and made clocks and watches and in his spare time he devoted himself to the study of philosophy - he was part of  The American Philosophical Association - attended many intellectuals of the time such as Benjamin Franklin and Thomas Jefferson.
In 1793, When Eliza was five years old or so, the Leslies moved to England because he wanted to broaden his activity, and Eliza, as the senior of five children had to dare an aid to the family at the beginning, which met some economical difficultiesas first: she was rocking the dream of becoming a great writer, but soon had to learn to cook and sew to earn money.
Things worsened considerably when, beyond the poor luck they found a London, in 1803 her father died and was then tat her mother decided to return home and to work to manage a board house; they then left the house in the High Street to take themselves accommodation at the guesthouse their mother ran in South Sixth Street, then moved in that one located in Spruce Street and, finally, just two years before they would sadly miss she, too, they lodged at the board house of 1 Minor.

In 1824, Eliza decided to attend the culinary school of the famous Mrs.Goodfellow




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for two years (you should know that this was the first cooking school that American history can remember) and her first book was the publication of the notes taken during the class recipes of the famous teacher; her first cookery book published in 1828 entitled " Seventy-Five Receipts for Pastry, Cakes, and Sweetmeats " 




- picture 3




it became immediately a success everywhere and was reprinted continuously for eleven editions until 1839: it was not only the first book which Eliza published, but also the first cookbook that Americans were able to read.

She wrote a total of nine cookbooks, but the one that collected the most successful was surely the Leslie’s Directions for Cookery, in its Various Branches " published in 1837, which sold at least 150,000 copies and remained in print until 1890, becoming the cookbook most popular of the century.




- picture 4




Eliza was really a prolific writer of also both fiction and nonfiction because she wrote books for adults and children, and also worked at The Godey’s Lady’s Book, al Graham’s Magazine, alla Saturday Gazette ed al Saturday Evening Post.
Almost every year, between 1836 and 1845, she wrote for Christmas a book-gift entitled " The Gift: A Christmas and New Year’s Present " with the contribution of Edgar Allan Poe (they made here their first appearance five of its short stories including "The Pit and the Pendulum", "Manuscript in a Bottle" and "The Purloined Letter"), Henry Wadsworth Longfellow and Ralph Waldo Emerson.

But let's talk about our CUP CAKES ...
Like many other things we know today and which are part of our lives, they also have their origin in this very lively period and appear for the first time right in Eliza Leslie's first book; there are two theories about the name Eliza chose for these littel cakese: the first has it that it comes from the fact that they cook and are presented in individual portions - the recipe is that of a cake divided into equal parts, one for each diner - that is to say small molds, pans,'CUPS',




- picture 5




the second one has to do with the procedure, because Eliza introduced the method of measure the ingredients that still characterizes the American recipes, I mean to measure their quantity, rather weighting them, as we do in Europe,  in cups, making at that time, even more than today, well more rapid working in the kitchen ( In the picture you see published below, you will find a copy of the revolutionary recipe appeared in the first edition of the book by Miss Leslie " Seventy-Five Receipts for Pastry, Cakes, and Sweetmeats "). 




- picture 6


- picture 7




With her books for cooking filled with recipes Eliza addressed her suggestions to the cooks of the aristocratic families as the housewives of the middle class, to who lived in cities and those who lived in old noble residences in the country ...




- picture 8




Well, she had good reason to see the art of cooking as a purely democratic activity, although it must be said that we are talking of the XIXth century and thus we can desume in all certainty that with it she shows us that she possessed a remarkable intelligence that allowed her to be ahead of her times.



Even today our time together has come to an end, alas, as always I greet you and thank you all for the great joy you give me, I wish you all the best and with love I give you an appointment, ... I'm going to 


see you soon 








Happy Birthday ~ My little old world ~

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Just a few lines ...





to remeber that on April 1st, 2013 'My little old worl', sofly, silently, was born, cared with much joy, love and enthusiasm ... and now, after two years, so many friendships were born thanks to it, so many beautiful souls are surrounding me, so many things has happened and the joy, the love and the enthusiasm are growing more and more ...

Thank you with all my heart to you all !



With  neverending gratitude







Queen Victoria, the Scottish Highlands, Balmoral Castle ... and John Brown.

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On 1 September 1842 Queen Victoria and Prince Albert landed at Grandton Pier for their first glimpse of Scotland.



They were to visit Edimburgh ed eventually the Highlands, 'where no Sovereign of England has ever been since the Union & non perhaps before, excepting Charles II'. More than thirty years later, when the queen was visiting Glencoe, she felt, 'a sort of reverence in going over these scenes, in this most beautiful country, which I am proud to call my own, where there was such a loyalty to the family of my ancestors. For Stuart blood is in my veins & I am now, their representative & the people are as devoted & loyal to me as they where to that unhappy Race'.



Luncheon at Cairn Lochan by Caarl Haag, 1865,  from Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artistsPhilip Wilson Publishers Limited, London, 1985, table XXII





 Morning in the Highlands- the royal family ascending Lochnagar by Carl Haag, 1853, detail




Il 1 settembre 1842 la Regina Vittoria e il Principe Albert atterrarono a Grandton Pier per il loro primo 'assaggio' di Scozia. Avevano l'intenzione di visitare Edimburgo ed infine le Highlands, 'dove nessun sovrano d'Inghilterra era mai stato da quando l'Unione esisteva e forse neppure prima, eccetto Carlo II'. Più di trent'anni dopo, quando la regina era in visita a Glencoe, riferisce di aver avvertito, 'una sorta di riverenza nell'addentrarmi in questi scenari, in questo paese talmente bello, che sono orgogliosa di definire mio, dove c'era una tale fedeltà alla famiglia dei miei antenati. Poiché il sangue Stuart scorre tutt'ora nelle mie vene e sono tuttora loro rappresentante il popolo è devoto e leale con me come fu a suo tempo con quell'infelice Gente '. 19

Tanto Victoria quanto il Principe Albert rimasero entusiasti di questo loro primo viaggio in una terra ancora sconosciuta, ed il fascino che essi colsero promanava sia dalla natura talmente caratteristica del paesaggio che dal temperamento ancora così spontaneo degli abitanti; 

" Al loro ritorno al sud, il Principe Alberto scrisse a sua nonna: "La Scozia ha fatto un'ottima impressione su entrambi; il paese è davvero molto bello, anche se duro e maestoso, perfetto per sport di ogni tipo (Egli aveva soprattutto in mente la caccia al cervo) l'aria notevolmente pura e leggera rispetto a quella che abbiamo qui. Le persone sono più naturali, e contraddistinte dall'onestà e dalla semplicità che da sempre caratterizzano gli abitanti dei paesi di montagna, che sono lontano dalla città'."2



Queen Victoria Sketching at Loch Laggan by Sir Edwin Landseer, 1847




In un luogo talmente affascinante, in cui per numerose volte ancora si recarono i sovrani dal 1842 al 1848, non rimaneva che trovare una dimora in cui poter alloggiare durante i periodi di caccia e di vacanza con l'intera famiglia; la scelta cadde sul vecchio Balmoral Castle edificato originariamente da Sir William Drummond nel 1390 



Balmoral Castle, drawn by W.Leitch, engraved by J.Godfrey, edited 1875




acquistato dal Principe Albert, pur senza averlo mai visto prima, il 17 febbraio 1848 e l'8 settembre del medesimo anno Egli e la Sua Regina arrivarono a prendere possesso dell'intera proprietà, avviando una serie di lunghe trattative che si conclusero solamente il 22 giugno 1852 quando dell'intera tenuta divennero gli effettivi ed unici proprietari; una volta che la totalità del terreno fu acquistato, il Principe Albert decise di ricostruire l'antico edificio non era ritenuto da lui adeguato alle esigenze della sua grande famiglia e, scelto William Smith di Aberdeen quale architetto più qualificato, egli gli fece costruire un nuovo edificio situato a 100 metri a nord-ovest rispetto all'edificio originario, in modo da poter continuare ad occupare la vecchia residenza mentre il nuovo castello era in via di edificazione.

'MY DEAR PARADISE IN THE HIGHLANDS', così ebbe a definire il nuovo castello la regina Victoria nel suo diario, trovando in esso il luogo più appropriato per le vacanze estive dell'intera, numerosa, famiglia reale.







Seguita dai pittori Sir Edwin Landseer e Carl Haag ella ebbe modo di trovare quasi redatto sotto forma di cronaca illustrata ogni suo viaggio in Scozia, dove sia Ella che il Principe Consorte potevano dedicarsi con estrema libertà a momenti di intimità familiare, scevri da ogni impegno politico o mondano ...

A tale proposito vi svelo una curiosità: mentre Victoria era in vacanza a Balmoral alcuni terroristi di matrice Irlandese organizzarono un complotto per rapire la 48enne regina, questo è quanto è stato svelato da files ufficiali tenuti segreti per quasi 150 anni, e sembrava che quello fosse il luogo ideale poiché: "Essi credono che Sua Maestà vada in giro per il paese con poco seguito, nessuna guardia e che non ci sarà alcuna difficoltà nel compiere il loro progetto.", così reca scritto la nota ufficiale anche se, come altre volte, fortunatamente tale progetto venne scoperto e sventato per tempo.



Queen Victoria, Prince Albert and royal retinue fording the River Tarff in Glen Tilt by Carl Haag, 1861





Salmon Leistering in the River Dee: the Prince of Wales and Prince Alfred , Guided by John Macdonald, Returning from Salmon Spearing by Carl Haag, 1854, from the Royal Collection Trust, © Her Majesty Queen Elizabeth II





Evening at Balmoral Castle, The Stags Brought Home by Carl Haag, 1853




In Scozia Ella visse momenti talmente preziosi che volle raccogliere nelle pagine di un diario privato che trovò pubblicazione nell'anno 1864, quando ormai il Principe Albert l'aveva lasciata, vittima di una grave febbre tifoide che lo colpirà e spezzerà la sua vita all'età di soli 42 anni, con il titolo di 'Leaves from the Journal of Our Life in the Highlands', in sessantatrè copie, di cui una donata al principe di Galles che recava la seguente iscrizione:'This account of our happy life, now for ever past & of his happy Childhood'; nel 1884 venne pubblicato un ulteriore volume 'More Leaves from the Journal of a Life in the Highlands'


"che continuava la storia dalla morte del Principe Consorte fino al 1882. Esso era dedicato, non solo come erano i precedenti 'Leaves' alla memoria di colui che rese la sua vita radiosa e felice, ma anche ai suoi 'Loyal Highlanders' e soprattutto al 'mio devoto assistente personale e fedele amico John Brown', che era morto da poco. Un tributo a lui dedicato conclude il libro. "3





John Brown by Kenneth MacLea





John Brown and Queen Victoria by Edwin Landseer





Corrie Buie by Carl Haag



Profondamente innamorata del suo Albert al quale volle venisse fatta ufficialmente richiesta di matrimonio dopo soli quattro giorni da che lo aveva conosciuto, nonostante l'aspetto un po' troppo 'gentile' e per il tempo decisamente effeminato, Victoria vide in lui l'obiettivo della sua grande passione e del suo bisogno di amore.

'Colui che era il commovente potere di ogni cosa qui, sul quale ho fatto affidamento per 22 anni - Egli, portato via - ed io - che sono in forma per non altro che nulla, che costantemente mi sento come se non dovessi essere qui - sono lasciata sola - mezza selvaggia con il mio dolore!
La prima visita della regina Victoria a Balmoral, 'Qui - dove tutto è stato fatto per Lui - in cui la vita era una delle attivita', [...] fu una formidabile prova della sua forza. 4

Certo che la povera Regina Victoria rimase vedova davvero molto giovane ( il principe consorte la lasciò nel dicembre del 1861 ) e fu perciò felice di trovare in John Brown un fedele amico e compagno che letteralmente divenne la sua ombra e come tale lo vediamo sempre presente sullo sfondo dei dipinti che della regina furono fatti dopo la dipartita del Principe Albert ... ma di ciò che da questa amicizia nacque vi parlerò in un'altra occasione, non voglio dilungarmi ancora molto nel timore di annoiarvi.

Come sempre mi congedo da voi augurandovi ogni bene e sperando di avervi ancora una volta intrattenuti con un argomento di vostro interesse in grado di suscitare il vostro entusiasmo; vi abbraccio infine caramente,

a presto  
















Bibliografia:

Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artists, Philip Wilson Publishers Limited, London, 1985



Citazioni:

1 - Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artistsPhilip Wilson Publishers Limited, London, 1985 , pag. 19;

2 - op. cit., pag. 22;

3 - op. cit., pag. 110;

4 - op. cit., pag. 101.














On 1 September 1842 Queen Victoria and Prince Abert landed at Grandton Pier for their first glimpse of Scotland.



They were to visit Edimburgh ed eventually the Highlands, 'where no Sovereign of England has ever been since the Union & non perhaps before, excepting Charles II'. More than thirty years later, when the queen was visiting Glencoe, she felt, 'a sort of reverence in going over these scenes, in this most beautiful country, which I am proud to call my own, where there was such a loyalty to the family of my ancestors. For Stuart blood is in my veins & I am now, their representative & the people are as devoted & loyal to me as they where to that unhappy Race'. 1




- picture 1 - Luncheon at Cairn Lochan by Caarl Haag, 1865, from  Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artistsPhilip Wilson Publishers Limited, London, 1985, table XXII.




- picture 2 -  Morning in the Highlands- the royal family ascending Lochnagar by Carl Haag, 1853, detail




Both Victoria and Prince Albert were enthusiastic about this first trip of theirs to a land still unknown, and of the charm that they felt emanated both from nature, so characteristic in its landscapes, and from the temperament of the inhabitants still so much spontaneous;

" On their return south, Prince Albert wrote to his grandmother: 'Scotland has made a high favourable impression on us both; the country is really very beautiful, although severe & grand, perfect for sport of all kinds ( egli aveva  soprattutto in mente la caccia al cervo ) the air remarably pure and light in comparison with that we have here. The people are more natural, & marked by that honesty & simplicity which always distinguish the inhabitants of mountain countries, which are far from towns'." 2




- picture 3 - Queen Victoria Sketching at Loch Laggan by Sir Edwin Landseer, 1847




In such a fascinating place, where for many times they went again and again from 1842 to 1848, all that remained was to find a home in which to stay during the hunting seasons or for the holidays with the whole family; the choice fell on the old Balmoral Castle originally built by Sir William Drummond in 1390




- picture 3 - Balmoral Castle, drawn by W.Leitch, engraved by J.Godfrey, edited 1875




bought by Prince Albert, having not seen it before, on February 17th , 1848 and on September 8th, 1848 he and the queen arrived to take possession of the whole property, starting a series of lengthy negotiations that ended on June 22nd, 1852 when of the the entire estate they became the real and sole proprietors; once the totality of the land was purchased, Prince Albert decided to rebuild it because he considered the old building not adequately to the needs of his large family, and chose William Smith of Aberdeen as the most qualified architect, who built a new building located 100 meters north-west from the original building, so that hey could continue to occupy the old residence while the new castle was in the process of building.

'MY DEAR PARADISE IN THE HIGHLANDS', so Queen Victoria had to define her new Scottish Castle in her diary, finding in it the most appropriate place for the summer holidays of the entire large royal family.




- picture 4 -


- picture 5 - 


- picture 6 - 




Followed by painters such as Sir Edwin Landseer and Carl Haag Victoria was able to find almost drafted in the form of an illustrated chronicle every trip of hers to Scotland, where she and the Prince Consort could devote themselves with great freedom in moments of family intimacy, free from any political or mundane commitment ...

In this regard, I'm going to reveal you a curiosity: while Victoria was on holiday at Balmoral a few terrorists of Irish matrix organized a plot to kidnap the 48 years old queen, this is what has been revealed from official files kept secret for almost 150 years, and it seemed that this was the perfect place to make it real because “They believe that Her Majesty goes about the country with very few attendants, no guard and that there will be no difficulty in accomplishing their design.”, as contained in this official note, though, like others, fortunately, this project was discovered and foiled in time.




- picture 7 - Queen Victoria, Prince Albert and royal retinue fording the River Tarff in Glen Tilt by Carl Haag, 1861


- picture 8 - Salmon Leistering in the River Dee: the Prince of Wales and Prince Alfred , Guided by John Macdonald, Returning from Salmon Spearing by Carl Haag, 1854, from the Royal Collection Trust, © Her Majesty Queen Elizabeth II


- picture 9 - Evening at Balmoral Castle, The Stags Brought Home by Carl Haag, 1853




In Scotland she experienced such precious moments that she collected in the pages of a private journal that found publication in 1864, when Prince Albert was already expired as a victim of a severe typhoid fever that hit him and broke his life at the age of only 42 years, with the title of  'Leaves from the Journal of Our Life in the Highlands', in sixty-three copies, one of which was donated to the Prince of Wales with the following inscription: This account of our happy life, now for ever of His past & happy Childhood; in 1884 was published another volume'More Leaves from the Journal of a Life in the Highlands',

"which continued the story from the death of the Prince Consort up to 1882. It was dedicated, not only as the Leaves had been to the memory of him who made the life of the writer bright and happy, but to her 'Loyal Highlanders' and especially to 'my devoted personal attendant and faithful friend John Brown', who had recently died. A tribute to him concludes the book." 3




- picture 10 -  John Brown by Kenneth MacLea


- picture 11 -  John Brown and Queen Victoria by Edwin Landseer


- picture 12 - Corrie Buie by Carl Haag




Deeply in love with her Albert who wanted to was officially made request for marriage after only four days since he had known him, despite the look a bit too kind and for the time decidedly effeminate, Victoria saw in him the goal of her great passion and her need for love.


Who was especially close to the Court refers the image of a very passionate queen, whose fervor wasn't always reflected in her consort - feeling frustrated in the pursuit of her conjugal rights, Victoria knocked heavily on the door of the bedroom where the Prince Albert he was closed, screaming loudly in German:'Open this door! I am the Queen!'
- so he endeavored to invent and install a switch near the bedside table to activate a series of mechanical locks on the door of the room so that their nine children, all still minors, were not able to grasp their parents in flagrant.

'He who was the moving power of all, He on whom I lent for 22 years - He taken - & I - who am fit for nothing alone, who constantly feel as if I ought not to be here - am left - half wild with grief ! Queen Victoria's first visit to Balmoral , 'Here - where all was made for Him - where the life was one of activity', [ ...] was a formidable test of her strenght. 4

The fact is that the poor Queen Victoria truly became a widow very young, ( Prince Albert died on December 1861 ) and was certainly very happy to find in John Brown a faithful friend and a loyal companion who literally became her shadow as we can see looking with attention also in the background of the paintings of the queen that were made after the departure of Prince Albert ... but about what from this friendship was born I'm going and tell you on another occasion, I will not say much more, I'm afraid to bore you !

As always I take my leave of you wishing you all the best and in the hope to have entertained you with a topic of your interest able to arouse your enthusiasm; finally I embrace you all much dearly,


see you soon  













Bibliography:

Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artistsPhilip Wilson Publishers Limited, London, 1985



Quotations:

1 - Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artistsPhilip Wilson Publishers Limited, London, 1985 , page 19;

2 - op. cit., page 22;

3 - op. cit., page 110;

4 - op. cit., page 101.


FOR THE LOVE OF GARDENING - Henrietta Lady of Luxborough.

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GARDENING IS ONE OF MY DELIGHTS; AND I CAN AMUSE MYSELF IN PROJECTS FOR IMPROVE A QUARTER OF AN ACRE AS MUCH AS IF HIS MAJESTY HAD GIVEN ME THE CARE OF KENSINGTON GARDENS. 

Catherine Talbot ( 1721 - 1770 ) 1 



Se vi lasciate prendere per mano quest'oggi vi porto con me 
nel XVIII secolo, quando ormai il giardinaggio si era consolidato 
quale attività di svago prettamente femminile.



Fino a solamente un secolo prima per il giardinaggio era considerato necessario quell'ingegno che unicamente del sesso maschile era ritenuto appannaggio e perciò a quello femminile veniva lasciata la cura del Kitchen Walled Garden, l'orto diremmo oggi, dove qua e là faceva la sua amabile comparsa qualche corolla da bulbi o sementi annuali; con il definirsi della politica quale 'impegno' sempre più coinvolgente la classe sociale nobile-aristocratica, il tempo per il giardinaggio venne meno e perciò esso venne affidato ad abili giardinieri, spesso seguiti dalle Ladies che rimanevano a casa e che talvolta, con grande diletto, ad insaputa dei mariti, li affiancavano. maturando passione per questa nobile attività.




Il volto soave della nobildonna che vedete ritratta nel dipinto qui sopra, uno dei pochi che di lei possediamo, è quello di Henrietta St.John, una deliziosa aristocratica che al giardinaggio legò il suo nome e la sua vita, anche se molto raramente se ne fa menzione ed, analogamente, i suoi meriti vengono riconosciuti.

Nata quale unica figlia femmina di Henry, visconte di St.John, e della sua seconda moglie, Angelica Magdalena, nota al suo tempo per le proprie doti di poetessa e scrittrice, di indole docile ed amabile, aveva un solo grande 'difetto', quello di aver raggiunto i 28 anni di età senza ancora essersi maritata e perciò il 20 giugno 1727 la giovane, allora considerata decisamente 'matura', fu forzata ad accettare il matrimonio con il nobile Barone Robert Knight di Burrells, Warwickshire, ma molto presto il matrimonio cadde in disgrazia a partire da quando il marito iniziò con il sospettare una relazione della moglie con Charles Peters, il suo medico.


 Horace Walpole riferisce che ella recava un ritratto del marito che le adornava i capelli quale segno del suo amore e rispetto per lui, ma un ulteriore sospetto causò la definitiva rottura del matrimonio: John Dalton lavorava come tutore al Castello di Hertford, residenza di Lady Frances Seymour-Conway, Contessa di Hertford, amica di Henrietta e dello stesso Dalton; divenuto amico anche della giovane sfortunata Henrietta, Dalton, ammirato anche come poeta, fu la causa definitiva della separazione dei coniugi Knight che avvenne nel 1736.

Ripudiata dal marito che le impedì anche di vedere i loro due figlioli per il resto della sua vita, Henrietta venne relegata con pochissimo denaro ed il divieto di comunicare anche con gli amici presso Barrell Estate, una proprietà della famiglia nota per la natura selvaggia del luogo, dal 1554 appartenente ai Knights.

Completamente dimentica dei suoi nobili natali si appellò a tutte le proprie energie per dare vita ad una sorta di fattoria in cui allevava 'Tacchini, anatre, polli e faraone' e una ricca varietà di verdure, spesso ottenute dai semi forniti da suo fratello, che sempre le rimase fedele. Lattuga, meloni e cetrioli erano un successo regolare. 



At the Cottage door, Helen Allingham (1848 - 1926)





Baking Bread, Helen Allingham





Feeding the Kittens, Helen Allingham



Quasi condannata a proseguire la propria esistenza nel silenzio e nella solitudine, la povera Henrietta cercò di adoperarsi per ridare vita a questo luogo desolato,



The Staircase, Helen Allingham



curando in un secondo tempo anche lo spazio verde e trovando immenso diletto nel giardinaggio, anzi, in tutta onestà, è lecito dire che il giardinaggio divenne per la povera Lady l'unica ragione di vita; memore degli insegnamenti che le furono impartiti in giovane età dalla nonna materna e dalla madre, cominciò con il bonificare il luogo, piantare nuovi cespugli ( a lei si deve l'aver coniato il termine 'shrubbery'- arbusti -anche se si tende a  dimenticarlo ) ed alberi, eliminando quelli che, nati spontanei, potevano 'disturbare' la percezione prospettica dello spazio all'aperto ... Henrietta si andava così, del tutto inconsapevolmente, qualificando come la prima paesaggista della storia.

Al di fuori della parte così selvaggia Henrietta diede vita ad uno splendido giardino. Aveva costruito un 'ha-ha' per tenere lontani gli animali, segnò gli alberi da eliminare per creare un paesaggio visivamente emozionante evitando di sacrificare lo spazio necessario per i fiori e la frutta, assaporando la sfida di porre una panchina - o 'cattura-sguardo 'come lei le chiamava - anche se aveva pochi visitatori capaci di godere dei panorami ella che aveva creato. 3 

Ma dal giardinaggio si trae un diletto che innanzitutto è giovevole per lo spirito di chi lo pratica, poiché quasi come se osservando la vita che si genera e si rinnova dalla terra, questi trovasse rispecchiato in tutto ciò sé stesso e percepisse la forza creatrice della natura, più potente di ogni preparazione farmacologica ed ogni terapia.
Io stessa ho scoperto il giardinaggio ed ho dato vita alle zone più intimistiche e forse poetiche del mio grande ed la tempo selvaggio giardino in un momento di profondo turbamento, in cui credevo di aver smarrito per sempre la speranza e la possibilità di poter godere di qualsiasi forma di serenità; trascorrevo ore ed ore in un lavoro che dapprincipio fu molto faticoso, poi si fece di pazienza ed infine di manutenzione e di grande, grandissima soddisfazione, quella che si prova nel sentirsi vivi a dispetto delle avversità che fanno parte della vita.

Proprio negli anni in cui Henrietta si adoperava a Barrel Estate ( 1775 ) nasceva Friederich Schelling, filosofo tedesco appartenente con Fichte ed Hegel alla corrente dell'Idealismo, che identificherà nella natura «lo specchio finito dell'infinito»: egli sosteneva che essa avesse un'anima ed una forza vivificatrice che si attiva in forme sempre più perfette nel superamento del dualismo con lo spirito essendo essi due aspetti di uno stesso principio assoluto.

Ed infine, per concludere, mi piace citare le parole che alcuni giorni fa scrisse in un  commento proprio qui, su ~ My little old world ~ il DrSc Giuliano Russini




" C'è più potere ed energia in un boccio di fiore che si schiude, che negli arsenali di tutti gli eserciti di questo pianeta".



A presto, miei cari amici e lettori  













Bibliografia:

Catherine Horwood,GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010

Jane Brown, My Darling Heriott: Henrietta Luxborough, Poetic Gardener and Irrepressible ExileHarper Collins, .....




Citazioni: 

1 - Catherine Horwood, GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010, pag. 99

2 - Ibidem, pag. 93

3 - Ibidem, pag. 94












GARDENING IS ONE OF MY DELIGHTS; AND I CAN AMUSE MYSELF IN PROJECTS FOR IMPROVE A QUARTER OF AN ACRE AS MUCH AS IF HIS MAJESTY HAD GIVEN ME THE CARE OF KENSINGTON GARDENS. 

Catherine Talbot ( 1721 - 1770 ) 1 





If you were allowed to join hands today I bring with me

in the eighteenth century, when it had consolidated gardening

as a leisure activity feminine.





Until just a century earlier for gardening was considered necessary that kind of intelligence which only of males was considered the prerogative and therefore to women was left the care of the Kitchen Walled Garden, where here and there made its amiable appearance some annually corolla from bulbs or seeds; with the defined of politics as 'commitment' increasingly engaging the noble-aristocraticsocial class, the time for gardening wasn't enough anymore and then it was entrusted to skilled gardeners, often followed by the Ladies who remained at home, and who sometimes, with great delight, without the knowledge of their husbands, flanked them, maturing passion for this noble activity.



- picture 1



The sweet face of the noblewoman you see portrayed in the painting above, one of the few of her we own, is Henrietta St.John's, a delicious aristocratic who linked her name and her life to gardening, though very rarely it is mentioned and, similarly, her merits are recognized.

Born as the only daughter of Henry, Viscount of St.John, and his second wife, Angelica Magdalena, known as a poet and writer, docile and sweet-natured, she had only one big 'defect', that of having reached 28 years of age without getting married and that's the reason why on June 20th, 1727, the young, then definitely considered 'mature', was forced to accept the marriage with the noble Baron Robert Knight of Burrells, Warwickshire, but very soon this marriage fell out of favor from when her husband began to suspest a relationship of hers with Charles Peters, his doctor.



- picture 2 on the left - Horace Walpole says that she bore a portrait of her husband that adorned their hair as a sign of her love and respect for him, but another suspect caused the final breakdown of the marriage: John Dalton worked as a tutor at Hertford Castle, the residence of Lady Frances Seymour-Conway, Countess of Hertford, friend of Henrietta and of Dalton too; when he became a friend of the unfortunate young Henrietta, Dalton, also admired as a poet, was the definitive cause of the separation of the Knights that occurred in 1736.

Divorced from her husband that prevented her even to see their two children for the rest of their lives, Henrietta was relegated with very little money and prohibited to communicate with her friends at Barrell Estate, a property of the family known for the wild nature of the place, belonging to the Knights from 1554.
Forgetting completely her noble birth and appealed to all her energies, she tried to create a kind of farm where she raised 'Turkeys, ducks, chickens and guinea-fowl' and a varied vegetable plot, often from seeds provided by her brother, who always remained loyal to her. Lettuce, melons and cucumber were a regular success. 2




- picture 3 - At the Cottage door, Helen Allingham (1848 - 1926)


- picture 4 - Baking Bread, Helen Allingham


- picture 5 - Feeding the Kittens, Helen Allingham


Almost doomed to continue her existence amongst silence and solitude, the poor Henrietta tried to work to restore life in this desolate place



- picture 6 - The Staircase, Helen Allingham



devoting herself trying to restore, then, the green space and finding immense pleasure in gardening, indeed, in all honesty, it is permissible to say that gardening became for this poor Lady the only reason for living; mindful of the lessons that were taught as a young girl by her maternal grandmother and mother, she began with the clean up the place, planting new bushes (she was responsible for the coining the term 'shrubbery' even if history tends to forget ) and trees, eliminating those that, born spontaneously, could 'disturb' the perspective perception of the open space ... and Henrietta, unconsciously for sure, in this way, was going to qualify herself as the first landscape gardener in history.

Out of the wilderness Henrietta created a substantial garden. She had a ha ha built to keep out to encroached animals, she markead out trees to create a visually exciting landscape while making no sacrifices in the space needed for flowers and fruit, she relished the challenge of placing a seat - or 'eye-traps' as she called them - althought she had few visitors to enjoy her vistas. 3 


But gardening is a delight that draws first its beneficial to the spirit of those who practice it, because it's almost as if observing the life that creates and renews the earth, it can find itself reflected in everything and perceives the creative power of nature, more powerful than any drug preparation and each therapy.

I myself have discovered gardening and gave life to the most intimating and perhaps poetic corners of my large and at the time still wild garden in a moment of profound anxiety, in which I thought I had lost forever the hope and the chance to enjoy any form of serenity; I spent hours and hours in a work that at first was very tiring, then requiring patience and finally maintenance and then arrived a great, great satisfaction, that satisfaction you can feel when you feel yourself alive in spite of the adversities which are part of life.

Just in those years when henrietta was working so hard at Barrell Estate (1775) was born Friedrich Schelling, a German philosopher who, with Fichte and Hegel, belonged to the current of Idealism, and will identify the Nature as the "the finished mirror of the Infinity": he argued that it had a soul and a vivifying force that is active in ever more perfect forms in overcoming the dualism with the spirit since they are two sides of the same Absolute Principle.

And finally, I would like to quote the words that some days ago, right here, on ~ My little old world ~, DrSc Giuliano Russini wrote in a comment:




"There is more power and energy in a budding flower that's going to open, that in the arsenals of all the armies of this planet."




See you soon my dearest friends and readers  

















Bibliography:

Catherine Horwood, GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010

Jane Brown, My Darling Heriott: Henrietta Luxborough, Poetic Gardener and Irrepressible ExileHarper Collins, .....




Quotations: 

1 - Catherine Horwood, GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010, page 99

2 - Ibidem, page 93

3 - Ibidem, page 94






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Charles Joshua Chaplin and the boundless grace of his paintings.

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Charles Joshua Chaplin nacque l'8 giugno dell'anno 1825 nel Les Andelys, Eure, Francia, da madre francese, Olympia Adelle Moisy, e da padre inglese - John Chaplin era un rigattiere d'oggetti d'arte che provenivano dall'Inghilterra; dopo aver  studiato presso l'Ecole des Beaux-Arts di Parigi dal 1840, e aver preso lezioni private nello studio di Michel Martin Drolling, nel 1845 espose il 'Ritratto della madre dell'artista' al Salon de Paris, la mostra d'arte ufficiale della Académie des Beaux-Arts, presentandosi sia come ritrattista che come paesaggista e, grazie al successo che da allora riscosse, qualificandosi così come uno dei pochi artisti che godettero di successo ancora in vita.
nato come pittore dei paesaggi della campagna circostante Auvergne, una contea situata nel cuore della Francia, si dilettò in giovane età anche nel ritrarre composizioni floreali anche se il suo stile può decisamente essere inquadrato nel movimento artistico del Realismo che nella Francia tardo ottocentesca prese il sopravvento sul Romanticismo in cui era invece coinvolto l'intero vecchio continente.

A poco a poco alle tonalità del fango utilizzate da Chaplin si sostituiscono le sfumature del rosa, del grigio e del bianco, che diedero ai suoi modelli una opalescente carnagione madre-perlata; dopo aver dipinto ritratti ed aver sperimentato le sue abilità nell'ambito della pittura ornamentale, Chaplin comprese, a partire dal 1850 circa, che i suoi soggetti preferiti erano quelli che incarnavano la grazia femminile vista nei momenti di vita quotidiana di una giovane donna, ritratta in differenti pose, dal canto, 





al riposo,











alla lettura,













al momento del rigoverno della casa







come se catturata casualmente, 






con leggerezza e noncuranza, ponendo l'accento sugli elementi decorativi del dipinto.
I suoi ritratti di donne e ragazze, spesso in pose sensuali e collocate in ambienti sfumati, adorne di abiti trasparenti,





attirarono l'attenzione dell'alta società e dell'aristocrazia parigina durante la Terza Repubblica francese (1870-1940) facendosi garanzia di successo e di agio, tanto che fu uno dei pittori più popolari del suo tempo.

L'Imperatrice Eugenia



Empress Eugénie by Disderi



moglie di Napoleone III e grande ammiratrice dello "stile Pompadour", rapidamente cadde sotto l'incanto dello stile neo-rococò di Chaplin che divenne a far presto parte degli artisti preferiti a corte. Nel 1859, quando il suo ritratto di Aurora venne bandito dai giudici del Salon definito "troppo eroticamente allusivo", Napoleone III accorse in sua difesa e fece rimettere in gara il dipinto. In tarda età Chaplin venne anche valutato per la decorazione d'interni, tanto che ricevette l'incarico di ripristinare gli interni delle camere dell'Imperatrice. 

Tra le altre opere che gli furono commissionate vanno citate la pittura delle porte e dei numerosi pannelli vetrati che le sovrastavano nel Salon des Fleurs al Palais de le Tuileries, oggi purtroppo non più esistente, poiché distrutto da un incendio nel 1871 venne velocemente demolito, e la decorazione al Salon de l'Hémicycle del Palais de l'Elysée.

Ammirato al suo tempo anche da personaggi celebri quali Émile Zola, Théophile Gautier ed Édouard Manet, oggi i suoi dipinti sono sparsi tra collezioni private e grandi pinacoteche un po' in tutto il mondo, dalla Francia, al museo dell'Hermitage a San Pietroburgo agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna.


Spero di avervi intrattenuto con un argomento capace di trovare rispondenza nella delicatezza dei vostri animi, cari amici e lettori, almeno tanto quanto ha toccato me; come sempre prendo congedo da voi con tutto il mio affetto e la mia gratitudine, ma non prima di avervi augurato ogni bene.

A presto  




















- picture 1


- picture 2


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Charles Joshua Chaplin was born on June 8th, 1825 in Les Andelys, Eure, France, from a French mother, Olympia Adelle Moisy, and an English father - John Chaplin was a broker of art objects coming from England; after studying at the Ecole des Beaux-Arts in Paris from 1840, and taking private lessons in the study of Michel Martin Drolling, in 1845 he exhibited the 'Portrait of the Artist's Mother' at the Salon de Paris, the official exhibition of the Académie des Beaux-Arts, introducing himself both as a portrait and a landscape painter and, thanks to the success that since then he was able to have, we may say that he can be qualify as one of the few artists who enjoyed their success still alive.
Born as a painter of the landscapes of the countryside surrounding Auvergne, a county located in the heart of France, he delighted himself as a young man also in portraying floral arrangements although his style can definitely be framed in the art movement of the Realism that in France, during the late XIXth century took over Romanticism on which, instead, it was involved the entire old continent.

Gradually, little by little, the hues of the 'mud' used by Chaplin were replaced by the soft shades of pink, grey and white, who gave his models an opalescent mother-pearled complexion; after painting portraits and experiencing his skills in painting ornamental, Chaplin understood, from about 1850, that his favorite subjects were those who embodied the feminine grace seen in moments the everyday life of a young woman, portrayed in different poses, such as while singing




- picture 4





or resting



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or during her reading moments,




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or while doing the washing-up



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as if she would captured by chance,




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lightly and carelessly, with an emphasis on the decorative elements of the painting.
His portraits of women and girls, often in sensual poses and placed in shaded backgrounds, wearing transparent clothes,




- picture 18




caught the attention of the high society and the aristocracy in Paris during the French Third Republic (1870-1940) making warranty of success and ease, that's why he became one of the most popular painters of his time.

The Empress Eugénie,




- picture 19 - Empress Eugénie by Disderi




wife of Napoleon III and great admirer of "Pompadour style", quickly fell under the spell of the neo-rococo fashion of Chaplin's painting who became soon part of the favorite artists at court. In 1859, when his portrait of Aurora was banned by the judges of the Salon defined "too erotically suggestive", Napoleon III saw in his defense, and he put in the painting in contest again. 
In old age Chaplin was also evaluated for interior decoration, so much so that he was commissioned to restore the interior rooms of the Empress.

Among the other works that he did we can mention the painting of the doors and numerous glass panels that hung over them in the Salon des Fleurs at the Palais de le Tuileries, we cannot, alas, admire anymore, since it was destroyed by a fire in 1871 and was quickly demolished, and the decoration at the Salon de l'Hémicycle of the Palais de l'Elysée.

Admired in his time even by celebrities such as Émile Zola, Theophile Gautier and Édouard Manet, today his paintings are scattered among private collections and major art galleries a bit all over the world, from France, to the Hermitage in St. Petersburg to the United States, to Great Britain.


I hope I have amused you with a topic that find correspondence in the delicacy of your hearts, dear friends and readers, at least as much as it touched me; as always I take leave of you with all my affection and gratitude, but not before having wished you all the best.


See you soon  















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A FAMILY PORTRAIT: Louisa May Alcott and her 'Little Women'.

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Almeno una volta nella nostra fanciullezza ci siamo lasciate ammaliare e conquistare dalla famiglia ideale che questa amabile scrittrice ritrae nelle pagine del suo romanzo ( mi riferisco soprattutto al primo volume, 'Little Women or Meg, Jo, Beth and Amy' sicuramente il più affascinante ) pubblicato nel 1868 quando la guerra di secessione che aveva dilaniato, dopo aver diviso in due gli stati del continente nordamericano, si era da poco conclusa.... dico almeno una volta perché non esito ad ammettere che ho letto questi volumi più e più volte e forse, anzi sicuramente, hanno rappresentato il mio primo approccio alla cultura ed alle tradizioni del secolo scorso in America ed in Gran Bretagna, ed al periodo vittoriano, suscitando quel mio primo interesse che mi ha fin qui condotta oggi.






Illustrazione e copertina dalla prima edizione di Little Women




Ebbene, dopo avervi brevemente fatto menzione di alcuni particolari importanti circa Louisa May Alcott ( ella nacque il 29 novembre del 1832 a Germantown in una famiglia di origini modeste con cui si trasferì più volte in differenti dimore per raggiungere definitivamente Concord nel 1840, ricevette un'educazione privata annoverando tra gli altri suoi educatori Ralph Waldo Emerson and Nathaniel Hawthorn, amici del padre, lottò per l'abolizionismo e per l'emancipazione femminile ed a causa delle condizioni economiche in cui gravava la famiglia, fu costretta a lavorare fin da giovane come insegnante occasionale, sarta, governante, aiutante e, in seguito, scrittrice ),



prolifica ed adorabile autrice, che diede vita a ben più di quaranta testi, tra novelle, racconti e romanzi - anche se ciò che consolidò il suo successo fu senza alcun dubbio la 'Saga della famiglia March' pubblicata in tre volumi:

Little Women: or Meg, Jo, Beth and Amy (1868) pubblicata a partire dal 1869 con il titolo di
Good Wives (1869), che trattava delle sorelle March dalla adolescenza a Concord, Massachussets, fino alla loro età adulta ed al matrimonio;

Little Men (1871) focalizzato sulla vita di Jo a Plumfield School che fondò con il marito Professor Bhaer in conclusione di Good Wives; 

Jo's Boys (1886) -

intendo qui parlarvi oggi della sua vera personalità, e soprattutto della sua reale famiglia che del suo più famoso ciclo di romanzi fu autentica ispirazione e perciò desidero rifarmi alle parole di Herriet Reisen ( Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co, 2009 ) ovvero alla attenta descrizione che ella traccia del romanzo della Alcott:

Piccole donne è un affascinante, intima storia, che si evolve negli anni, dell'amore di una famiglia, della perdita, e della lotta per sopravvivere che si svolge in una pittoresca ambientazione che è quella della vita di metà Ottocento nel New England. Ciò che la caratterizza è la giovane donna che ne sta al centro. Il suo nome è Jo March, ma il suo personaggio è Louisa Alcott.
Jo March è un'invenzione abbagliante e originale: audace, schietta, coraggiosa, temeraria, leale, irritabile, di principio, e reale. E' una sognatrice ed un'instancabile scribacchina, felicissima nel suo bosco accovacciata accanto ad una vecchia ruota di carro o rintanata in soffitta, assorbita nella lettura o nella scrittura, colmando pagina dopo pagina con storie o drammi. Ama inventare scappatelle passionali, da mettere in scena e recitare in drammi sgargianti. Ama correre. Vorrebbe essere un ragazzo, per più motivi, tutti comprensibili: per esprimere ciò che pensa, andare dove le pare, imparare quello che vuole sapere - in altre parole, per essere libera.
Allo stesso tempo, Jo è devota all'immaginaria famiglia March, che era strettamente modellata sulla famiglia Alcott, composta da una madre saggia e buona, da un padre idealista, e quattro sorelle i cui personaggi sono un esempio dell'adolescenza femminile. Ma mentre Jo March si sposa e rimane all'interno della cerchia familiare, Louisa Alcott ha scelto un percorso indipendente. 1



The Orchard House, il luogo acquistato dai March presso Concord negli anni '40 che vide la 'nascita' di Little Women, in una foto scattata nel 1865 che ritrae Louisa, la sorella maggiore Anna con il suo primogenito Frederick, la mamma Marmee ed il padre Bronson durante una passeggiata in giardino.




Jo March, quello che sembra un personaggio ideale, un po' romanzato, altro non è infatti che la descrizione che Louisa May Alcott ci fornisce di sé stessa:

Le descrizioni di Louisa fornite dai suoi contemporanei ricalcano pienamente la prima descrizione della Alcott di Jo March in Little Women "Aveva quindici anni, Jo, era molto alta, magra e bruna, e ricordava un puledro, perché non sembrava sapere che cosa fare con le sue lunghe gambe, che erano molto particolari. Aveva una bocca decisa, un naso comico, e taglienti, occhi grigi, che sembravano vedere tutto, ed erano di volta in volta feroci, divertenti o pensierosi ". 2


Ma non solo, meno palese, ma non meno reale è la veridicità delle tre sorelle che nel romanzo, come nella vita la affiancano, a rendere il suddetto romanzo un romanzo quasi del tutto autobiografico: 




ANNA  ALCOTT

sorella maggiore di Louisa, era amabile, calma, ma amava le belle cose; si maritò con John Pratt, attore dilettante, all'età di 29 anni, ed ebbe due figli, Fred e John; Meg March, che ne rappresenta il parallelo nella finzione romanzata, sposò all'età di 20 anni John Brooke, tutore di professione, ed ebbe due figli gemelli, Daisy e Demi.










LOUISA  ALCOTT

soprannominata Louy, era irruenta, ma dolce ed amabile, devota alla recitazione e al teatro, visse a Boston adattandosi a fare qualsiasi lavoro, anche il più umile, per divenire infine facoltosa e vivere da anziana in una grande residenza, circondata da ben 10 servitori; Josephine March, soprannominata Jo, rimase invece sempre povera, legata alla 'volubile' zia March, anch'ella amante del teatro si trovò costretta a vendere i suoi lunghi capelli per ricavarne denaro ( mentre Loiusa lo dovette fare di conseguenza ad una grave malattia ), si sposò ed ebbe due figlioli, mentre Loiusa non si sposò mai, probabilmente per prendersi cura della piccola Lulu, figlia della sorella minore May, morta poco dopo il parto di febbre puerperale. 



ELIZABETH  PEABODY/SEWALL  ALCOTT

chiamata in casa “Lizzie,” “Betty,” raramente “Beth” è forse colei il cui personaggio è più aderente alla realtà; amante della musica e della casa, morì prematuramente all'età di 23 anni, mentre la Beth di Little Women lasciò questa vita all'età di 16 anni ( e credo che sia proprio questa l'unica differenza tra realtà e finzione ) 

Nel suo diario Louisa il giorno in cui la sua amata Lizzie 'volerà' in cielo, annoterà:

La mia cara Beth è morta alle tre del mattino, dopo due anni di paziente sofferenza. La scorsa settimana ha accantonato il suo lavoro, dicendo che l'ago era "troppo pesante"ed averci dato i suoi pochi averi, preparandosi alla separazione nel suo modo, semplice e tranquillo. Per due giorni ha sofferto molto, chiedendo l'etere, ma il suo effetto era svanito. Martedì giaceva tra le braccia del Padre, e ci ha chiamato intorno a lei, sorridendo soddisfatta, come ella stessa ebbe e a dire "Siamo tutti qui!" Penso che così ci fece un dono considerevole allora, mentre teneva le nostre mani e ci baciò teneramente. Sabato dormì, e a mezzanotte perse coscienza, respirando tranquillamente mentre la sua vita si andava allontanando fino alle tre; poi, con un ultimo sguardo dei suoi begli occhi, lei non c'era più. 3




ABIGAIL  MAY  ALCOTT ( MAY )

divenne una stimata artista grazie anche al sostegno finanziario della zia Bond che ne fu praticamente mecenate; graziosa e dolce,  diede lezioni di arte ed espose per ben due volte al Salon de Paris; si sposò all'età di 37 anni, ma morì a 39, poco dopo la nascita di Louisa May Nieriker ("Lulu") di cui, come vi dicevo sopra, si occuperà fino alla sua morte Louisa; Amy March ebbe nel romanzo le cose forse ben più semplici, poichè con il denaro che volentieri le elargiva la zia March girò l'Europa per diventare anch'ella un'artista, non così famosa come il suo 'parallelo ' nella realtà, e si maritò molto presto, a vent'anni, senza avere figli.





La scelta di vita differente, di cui anche la Reisen fa menzione, che nella realtà Louisa compì, a divaricarla infine del tutto dal personaggio di Jo March, fu quella per il nubilato; ma leggiamo come ne parla ella stessa in un'intervista rilasciata a Louise Chandler Moulton, "Sono più che certa di essere l'anima di un uomo messo da qualche scherzo della natura in un corpo di donna ... perché mi sono innamorata molte volte della beltà di alcune ragazze senza essere mai stata minimamente conquistata da un uomo". Tuttavia, la romantica storia della Alcott mentre si trova in Europa con il giovane polacco Ladislao "Laddie" Wisniewski è stata descritta con grande dovizia di particolari nei suoi diari, ma poi venne eliminata dalla Alcott stessa prima della sua morte; possiamo però quasi certamente pensare che ella identificò Laddie nel Laurie di Little Women, e che fu questa la più significativa relazione sentimentale della sua vita.




La piccola Louisa May - 'Lulu'




Inutile dire che già al suo tempo Little Women venne accolto favorevolmente dalla critica che vi vedeva un esempio da seguire per ogni età, ed è questo che rende tali romanzi così freschi ed ancora attuali, leggibili ed esemplari ai giorni nostri, in questo va vista la grandezza della Alcott, quello di aver stigmatizzato dei modelli quasi statuari che avranno un sempiterno valore e significato per ogni generazione, anche a venire.

Mi piace infine concludere proprio con le sue parole, sulle quali vi invio il mio più caloroso saluto ed il mio più sentito abbraccio, parole che esprimono così pienamente il valore che per me hanno le aspirazioni su cui si regge la mia vita:





Lontano, là, sotto la luce del sole, giacciono le mie più alte aspirazioni.
Non le posso raggiungere, ma posso guardare in alto e vedere la loro bellezza, credere in loro, e cercare di seguire dove conducono.

Louisa May Alcott




A presto   














Bibliografia:

Louisa May Alcott, HER Life, Letters, and Journals, EDITED BY EDNAH D. CHENEY, BOSTON, LITTLE, BROWN, AND COMPANY, 1898

Louisa May Alcott, The Journals of Louisa May Alcott, Joel Myerson, Daniel Shealy, Madeleine B. Stern Editors, University of Georgia, 1997

Frederick Llewellyn Hovey Willis and Henri Bazin, Alcott memoirs, Nabu Press, 2010

Herriet Reisen, Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co, 2009 




Citazioni:

1 - 2 : Herriet Reisen, Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co, 2009, Prologue;

3 - Louisa May Alcott, HER Life, Letters, and Journals, EDITED BY EDNAH D. CHENEY, BOSTON, LITTLE, BROWN, AND COMPANY, 1898, pag. 98.












At least once in our childhood we broke fascinate and conquered by the ideal family that this amiable writer portrays in the pages of her novel (I refer especially to the first volume, 'Little Women or Meg, Jo, Beth and Amy'certainly the most fascinating) published in 1868 when the Civil War that had torn, after splitting in two parts the States of the North American continent, had just ended .... I say at least once because I do not hesitate to admit that I read these books over and over again and perhaps, indeed certainly, they have represented my first approach to the culture and traditions of the last century in America and in Britain, and to the Victorian period, arousing that interest that first have so far conducted me today.



- picture 1 and  picture 2 - Illustration and cover by the first edition of Little Women



Although, after having briefly made mention of some important details about Louisa May Alcott's life ( she was born on November 29th, 1832 in Germantown in a family of modest origins with which she moved several times in different houses to reach definitivly Concord in 1840, received a private education counting among his other educators Ralph Waldo Emerson and Nathaniel Hawthorn, his father's friends, she struggled to abolitionism and women's empowerment and because of the economic conditions in which weighed the family, was forced to work as a young man as occasional teacher, seamstress, governess, aide and later, as a writer )



- picture 3



prolific and adorable author, who gave birth to well over forty books, including novels, short stories and tales - although what consolidated her success was undoubtedly the 'Saga of the March family' published in three volumes:

Little Women: or Meg, Jo, Beth and Amy (1868) published in 1869 with the title
Good Wives (1869), which dealt with the March sisters from their adolescence in Concord, Massachusetts, until their adulthood and marriage;

Little Men(1871) focused on the life of Jo at Plumfield School which she founded with her husband Professor Bhaer in conclusion of Good Wives;

Jo's Boys(1886) -

I mean here to talk to you today of her true personality, and above all of her real family which of her most famous cycle of novels was the genuine inspiration and therefore I want to refer to the words of Harriet Reisen ( Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co., 2009) for the careful description she traces of the Alcott's novel:

Little Women is a charming, intimate coming-of-age story about family love, loss, and struggle set in a picturesque rendering of mid-nineteenth-century New England life. What sets it apart is the young woman at its centre. Her name is Jo March, but her character is Louisa Alcott.
Jo March is a dazzling and original invention: bold, outspoken, brave, daring, loyal, cranky, principled, and real. She is a dreamer and a scribbler, happiest in her woodsy hideout by an old cartwheel or holed up in the attic, absorbed in reading or writing, filling pageafter page with stories or plays. She loves to invent wild escapades, to stage and star in flamboyant dramas. She loves to run. She wishes she were a boy, for all the right reasons: to speak her mind, go where she pleases, learn what she wants to know - in other words, to be free.
At the same time, Jo is devoted to the fictional March family, which was closely modeled on the Alcott family. a wise and good mother, an idealistic father, and four sisters whose personalities are a sampler of female adolescence. But while Jo March marries and is content in the family circle, Louisa Alcott chose an independent path. 1 




- picture 4 -The Orchard House, the place bought by the Marchs at Concorde in the 40s which saw the 'birth' of Little Women, in a photo taken in 1865 that portrays Louisa, her older sister Anna with her eldest son Frederick, their mother Marmee and their father Bronson during a walk in the garden.



Jo March, whose character seems almost ideal, a bit fictionalized, she's nothing else thet the description that Louisa May Alcott gives us about herself:

Descriptions of Louisa by her contemporaries matched Alcott's first description of Jo March in Little Women. "Fifteen-yer-old Jo was very tall, thin and brown, and reminded one of a colt, for she never seemed to know what to do with her long limbs, which were very much in her way. She had a decided mouth, a comical nose, and sharp, gray eyes, which appeared to see everything, and were by turns fierce, funny or thoughtful". 2


But not only, less obvious, but no less real, is the veracity of the three sisters in the novel, who like in her life, here too are by her side, to make the aforementioned novel a novel almost entirely autobiographical:



- picture 5 -ANNA ALCOTT, Louisa's older sister, was amiable, calm, but loved the beautiful things; was married with John Pratt, amateur actor, at the age of 29, and had two sons, Fred and John; Meg March, which is her parallel in the novel, married at 20 yeras old John Brooke, tutor of profession, and had two twins children, Daisy and Demi.



- picture 6 - LOUISA ALCOTT, nicknamed inside her family Louy, was impetuous, but sweet and lovable, devoted to acting and theater, did any kind of work, even the most humble, subsequently becoming wealthy and live in a big old house, surrounded by as many as 10 servants; Josephine March, nicknamed Jo, however, in the novel will remain poor for her whole life, linked to the 'fickle' Aunt March, also a lover of the theater found herself forced to sell her long hair to get money (while Loiusa had to do it as a result of a serious illness) , married and had two children, while Loiusa never married, probably to take care of the littlel Lulu, daughter of her younger sister May, who died shortly after giving her birth due to puerperal fever.



- picture 7 -ELIZABETH PEABODY / SEWALL ALCOTT, called at home "Lizzie,""Betty," rarely "Beth", is perhaps the one whose character in the novel is closer to reality; lover of music and of the home, died prematurely at the age of 23, while Beth in Little Women departed this life at the age of 16 (and I think this is really the only difference between reality and fiction); Louisa in her journal, on the day that her beloved Lizzie 'flyes' in the sky, will write down:

My dear Beth died at three in the morning after two years of patient pain. Last week she put her work away, saying the needle was "too heavy" and having given us her few possessions, made ready for the parting in her own simple, quiet way. For two days she suffered much, begging for ether, though its effect was gone. Tuesday she lay in Father's arms, and called us round her, smiling contentedly as she said, "All here!" I think she bid us good-by then, as she held our hands and kissed us tenderly. Saturday she slept, and at midnight became unconscious, quietly breathing her life away till three; then, with one last look of her beautiful eyes, she was gone. 3


- picture 8 -ABIGAIL MAY ALCOTT (MAY), became a respected artist thanks to the financial support of the Aunt Bond who was practically her patron; pretty and sweet, gave art lessons and exhibited twice at the Salon de Paris; married at age 37, but died aged 39, shortly after the birth of Louisa May Nieriker ("Lulu"), of which, as I said above, will, until her death, take care Louisa; perhaps Amy March had in the novel an easyier life, because with the money of the wealty Aunt March she toured Europe to become an artist, not as famous as his 'parallel' in reality, and married very soon, when she was 20 years old, without having any children.



The different choice of life, which also Reisen mention, that in reality Louisa did to 'separate' her finally entirely from the character of Jo March, was that for the hen; but as we read where she talks about herself in an interview with Louise Chandler Moulton, 
"I am more than certain to be the soul of a man put, for some freak of nature, in a woman's body ... because I fell in love many times the beauty of some girls without ever being minimally conquered by a man. " However, the romantic story of Alcott while she was in Europe with the young Polish Ladislao "Laddie" Wisniewski has been described with great wealth of detail in her diaries, but was eliminated by her same before her death; but we can almost certainly think that she identified Laddie in Little Women's Laurie, and that this was the most significant romantic relationship of her life.



- picture 9 - The little Louisa May - 'Lulu'




Needless to say, already in its time, Little Women was welcomed by critics who saw it as an example to follow for all ages, and it is this that makes these novels still so fresh and current, readable and of example even to the present day, this should be seen in the greatness of Alcott, that of having stigmatized almost statuesque models that will have an everlasting value and meaning for every generation, even to come.

Finally, I like to conclude my writing with her words, on which I send you my warmest greetings and my heartfelt hug, words which express so fully the value that for me have the aspirations on which rests my life:




Far away there in the sunshine are my highest aspirations. 
I may not reach them, but I can look up and see their beauty, believe in them, and try to follow where they lead.

Louisa May Alcott





See you soon  












Bibliography:

Louisa May Alcott, HER Life, Letters, and Journals, EDITED BY EDNAH D. CHENEY, BOSTON, LITTLE, BROWN, AND COMPANY, 1898

Louisa May Alcott, The Journals of Louisa May Alcott, Joel Myerson, Daniel Shealy, Madeleine B. Stern Editors, University of Georgia, 1997

Frederick Llewellyn Hovey Willis and Henri Bazin, Alcott memoirs, Nabu Press, 2010

Herriet Reisen, Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co, 2009 




Quotations:

1 - 2 : Herriet Reisen, Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co, 2009, Prologue;

3 - Louisa May Alcott, HER Life, Letters, and Journals, EDITED BY EDNAH D. CHENEY, BOSTON, LITTLE, BROWN, AND COMPANY, 1898, page 98.








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Tasha Tudor, a simple, special country-life.

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"Al giorno d'oggi, le persone sono così 
trafelate. Se si prendessero un po' di 
camomilla e trascorressero più 
tempo dondolandosi seduti sotto il portico ascoltando nelle serate il canto del tordo eremita che scorre fluido, 
potrebbero godersi di più la vita. "


- Tasha Tudor






Passata da pochi anni a miglior vita  ( il  18 giugno del 2008 in
procinto di compiere 93 anni ) l'illustratrice e scrittrice di libri per 
fanciulli Tasha Tudor credo rimarrà per sempre ricordata 
soprattutto per la sua scelta di vita che la condusse 
trascorrere la propria esistenza, insieme con la sua famiglia, 
secondo le usanze ed i metodi caratteristici del secolo scorso, 
per instaurare un rapporto più diretto con la Natura e con gli 
esseri viventi, rifiutando tutto ciò che appartiene al 
progresso del nostro secolo, responsabile innanzitutto del 
nostro allontanamento da ciò che più fa parte del semplice e 
naturale vivere quotidiano.


Nata nel 1915 a Boston, Massachussets, Natasha Tudor sposò Thomas McCready nel 1938 a Redding, nel Connecticut con il quale acquistò una grande vecchia fattoria a Webster, New Hampshire, dove crebbero i loro quattro figlioli, 



Bethany, Seth, Thomas, ed Efner e dove scrisse il suo primo racconto, Pumpkin Moonshine,




pubblicato nel 1938; divorziarono nel 1961, ed suoi figli legalmente cambiarono il loro nome da McCready in Tudor; un successivo matrimonio con Allan John Woods, durò solo per un breve periodo.
Sono un centinaio i testi che si contano da lei scritti ed illustrati,




DaThe Secret Garden





Da Mother Goose Rhymes





Da A Child's Garden of Verses by Robert Louis Stevenson, Tasha Tudor





Da The Tasha Tudor Cookbook




senza fare menzione delle numerose cartoline augurali spesso a tema natalizio 





che recano la sua firma, alcuni divenuti famosi e degni di riconoscimenti, ed eredi di questa sua arte sono tutt'oggi la figlia Bethany ed il nipote Efner.
Ella visse la maggior parte della sua vita a Marlboro, nel Vermont,




in una casa fatta similemente a quella di alcuni amici del New Hampshire, per la realizzazione della quale fu aiutata dal figlio Seth il quale le visse accanto con la sua famiglia fino alla fine dei suoi giorni. 
Nei documentari Drawn from New England, e The Private World of Tasha Tudor venne filmata questa straordinaria signora d'altri tempi e d'altri valori nel suo vivere quotidiano ed in queste ultime fotografie cercherò, per quanto meglio mi è possibile, di rendervi edotti sulle sua unicità della sua sensibilità e del suo modo di assaporare ogni singolo istante delle sue giornate in ambienti che ricreavano quelli delle generazioni che la precedettero, che senza alcun dubbio ammirava ed i cui principi cercò in ogni modo di far propri e di perpetuare per le generazioni a venire.


"Perché le donne vogliono vestirsi come gli uomini quando hanno la fortuna di essere donne? Perché perdere la nostra femminilità, che è uno dei nostri più grandi elementi di fascino? Otteniamo molto di più ad essere affascinanti che dall'andare in giro vestendo pantaloni e fumando. Io ho una grande passione per gli uomini. Penso che siano meravigliose creature. Ma questo non significa che voglia apparire come uno di loro . "

-Tasha Tudor, Il mondo privato di Tasha Tudor


Tasha Tudor riscoprì, in una vita fatta e vissuta giorno per giorno, secondo i ritmi ed i modi degli inizi del XIX secolo, l'antico sapore del valore della fatica, 




della conquista e della gioia della riuscita nelle avversità, 



della condivisione di sorgivi affetti e legami



 

della riscoperta di antiche arti e tradizioni ormai soppiantate dal progresso









e quanto bisogno ogni essere umano abbia della Natura per chiudere gli occhi, ogni sera, una volta rimboccate le coperte, con il cuore traboccante di una gioia davvero profonda, ineguagliabile, indescrivibile, la gioia di aver vissuto una giornata e di averla guadagnata, conquistata, meritata !
La vita di Tasha Tudor fu un Inno alla semplicità, alla semplicità di cuore, alla semplicità dei gesti quotidiani, alla semplicità del fare e del sentire, alla semplicità di Amare.



"La vita non è lunga abbastanza per fare tutto quello che è possibile in essa realizzare. E che privilegio anche solamente quello di essere vivi. A dispetto di tutti gli inquinamenti e gli orrori, quanto è bello questo mondo. Supponendo che tu veda le stelle solo una volta all'anno. Pensa a ciò che potresti pensare.
 Alla meraviglia di tutto ciò ! "


- Tasha Tudor




Grazie Tasha e grazie a tutti voi per avermi seguita anche oggi in questo insolito 'viaggio' volto a presentare una persona che con la sua genuinità e la sua spontaneità ha lasciato un'orma indelebile nella storia, vi giunga colmo di affetto e gratitudine il mio più caloroso saluto,


a presto   














Bibliografia:

Bethany Tudor, Drawn from New England, Putnam Pub Group, 1979

Tasha Tudor and Richard Brown, Private World Of Tasha Tudor, Little, Brown US, 1992

Tasha Tudor, William John Hare, Priscilla T. Hare, The Direction of Her Dreams, Oak Knoll Pr., 1998













“Nowadays, people are so jeezled up. If 

they took some chamomile tea and spent 

more time rocking on the porch in the 

evening listening to the liquid song of the 

hermit thrush, they might enjoy life 

more.” 



- Tasha Tudor







- picture 1


- picture 2


- picture 3





Past a few years ago to a better life (on June 18th, 2008 about to fulfill 93 years) the illustrator and writer of books for children Tasha Tudor, I think she'll remain forever remembered especially for her way of life that led her to spend her days together with her family, according to the customs and methods characteristic of the XIXth century, with the intention of establish a more direct relationship with the Nature and with living beings, rejecting everything that belongs to the progress of our century, primarily responsible for the our going away from that which is most part of our natural daily living.




Born in 1915 in Boston, Massachusetts, Natasha Tudor married Thomas McCready in 1938 in Redding, Connecticut, with which she bought a large old farm in Webster, New Hampshire, where they grew their four children,



- picture 4


- picture 5




Bethany, Seth Thomas, and Efner and where she wrote and illustrated her first story, Pumpkin Moonshine,



- picture 6




published in 1938; they divorced in 1961, and their children changed legally their surname from McCready in Tudor; a subsequent marriage with John Allan Woods, lasted only for a short time.

They're about one hundred the books that she wrote and illustrated, 




- picture 7 -From The Secret Garden


- picture 8 - From Mother Goose Rhymes


- picture 9 - From  A Child's Garden of Verses by Robert Louis Stevenson, Tasha Tudor


- picture 10 - From The Tasha Tudor Cookbook




without mentioning the many greeting cards often on the subject of Christmas




- picture 11


- picture 12


- picture 13




that bear her signature, some of which became famous and worthy of recognition, and heirs of this wonderful art of hers are still today her daughter Bethany and her grandson Efner.

She lived most of her life in Marlboro, Vermont,



 - picture 14


- picture 15


- picture 16




in a house made like that of some friends of hers living in New Hampshire, for the realization of which she was helped by her son Seth, who will live next to her with his family until the end of her days.

The documentaries Drawn from New England, and The Private World of Tasha Tudor filmed this extraordinary lady of the past and of other values in her everyday life and in these photographs I will try, as best as I can, to make you acquainted on the uniqueness of her sensitivity and on her way to savor every moment of her days in an environment that recreated those of the generations that preceded her, which with no doubt she admired so much and whose principles and values she tried in every way to make hers and to perpetuate for the generations to come.




- picture 17






"Why do women want to dress like men when they're fortunate enough to be women? Why lose our femininity, which is one of our greatest charms? We get much more accomplished by being charming than we would by flaunting around in pants and smoking. I'm very fond of men. I think they're wonderful creatures. But I don't want to look like one." 

-Tasha Tudor. The Private World of Tasha Tudor




Tasha Tudor rediscovered, in a life she lived day to day, according to the rhythms and ways of the early nineteenth century, the old flavor of the value of hard work,




- picture 18


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the conquest and the joy of success in adversity,




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the share of spring-fed affections and ties




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the 'bringing again to light' of ancient arts and traditions now supplanted by progress




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and how much we do need to close our eyes, every evening, once rolled up our blankets, to feel our heart overflowing with a really deep, incomparable, indescribable joy, that joy coming from of having lived a day and to have earned, won, deserved it !
Tasha Tudor's life was a Hymn to simplicity, the simplicity of heart, the simplicity of everyday life, the simplicity of doing and feeling, the simplicity of Love.




- picture 31




“Life isn't long enough to do all you could accomplish. And what a privilege even to be alive. In spite of all the pollutions and horrors, how beautiful this world is. Supposing you only saw the stars once every year. Think what you would think. 
The wonder of it!”

- Tasha Tudor



Thanks Tasha and thank you all for having followed me even today in this unusual 'journey' designed to present a person who, with her truthfulness and spontaneity, has left an indelible mark in the history, and then it comes full of affection and gratitude my warmest greetings,


see you soon   















Bibliographic sources:

Bethany Tudor, Drawn from New England, Putnam Pub Group, 1979

Tasha Tudor and Richard Brown, Private World Of Tasha Tudor, Little, Brown US, 1992

Tasha Tudor, William John Hare, Priscilla T. Hare, The Direction of Her Dreams, Oak Knoll Pr., 1998







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Lord George Bryan Brummel, just .... dandy !

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"Il dandismo non è neppure, come sembrano credere molti sconsiderati, un gusto sfrenato del vestire e dell'eleganza materiale.


Lord Brummell ritratto ad un ricevimento da un artista sconosciuto



 Per il dandy perfetto tali cose sono unicamente un simbolo della superiorità aristocratica del suo spirito."

(Charles Baudelaire, Il pittore della vita moderna, 1863)



Interpretato innanzitutto come un fenomeno legato alla moda, fiorito in Inghilterra durante il periodo Regency, quello del dandismo andava ben oltre la mera apparenza dell'abbigliarsi e dell'atteggiarsi con estrema eleganza, intendendo esso manifestare apertamente il proprio diniego nei confronti della borghesia che stava nascendo e dei suoi valori, primo fra tutti quello dell'egualitarismo, il rifiuto della massificazione cui opponeva l'elitarismo e facendo proprio un nostalgico rimpianto per l'aristocrazia che andava scomparendo, il tutto coniugato con una spiccata attitudine verso l'arte e la cultura in generale.


Vero è che il dandy non passava inosservato, abbigliato di tutto punto, 'Fatto della stessa stoffa della sua sciarpa e delle sue parole' si diceva al tempo, con i calzoni chiari che arrivavano fino al ginocchio, gli alti stivali denominati 'hessians', lo spenser dai cui polsi spesso fuoriuscivano i pizzi della camicia, con un velo di seta al collo e la cravatta, spesso fiero di aver gli occhi dei passanti tutti puntati su di sé ... Il primo della storia a far proprio questo modo così marcatamente raffinato fu proprio il londinese George Bryan Brummell, detto Beau, il bello, la cui compagnia era ricercata non solo perché particolarmente elegante e di bell'aspetto, ma anche perché capace di battute sagaci, dall'eloquio forbito, erudito, intelligente, dotato di spirito, sempre presente ai ricevimenti ed ai balli della Londra del tempo, come un vero e proprio membro dell'aristocrazia anche se i suoi natali erano piuttosto umili. Dopo aver frequentato Eton ed Oxford si arruolò nell'esercito tra gli Ussari nel tentativo di fare conoscenza con il principe di Galles, il futuro Giorgio IV, del quale divenne immediatamente affiatato amico e persino consigliere.
Si trasferì a Londra, al numero 4 di Chesterfield Street ( chissà se la nostra Jane Austen, durante le sue numerose visite e soggiorni a Londra, lo avrà mai incontrato ? ) dove teneva pranzi esclusivi e cominciò a mutare stile di vita.




La porta d'ingresso dell'abitazione di Lord Brummell al n°4 di Chesterfield Street



Il suo modo di abbigliarsi, talmente raffinato ed elegante, era senza alcun dubbio considerato estremamente eccentrico, anche se era ben più rispettoso della pulizia personale e dell'igiene di quanto fosse usuale a quel tempo: in un'epoca in cui ancora l'uomo si vestiva con colori sgargianti e poco curava l'igiene intima perché considerato non virile ed era perciò costretto a profumarsi abbondantemente per coprire gli afrori emanati dal corpo, Lord Brummel si abbigliava di bianco, beige, nero e soprattutto blu ed introdusse l'uso generoso di acqua e sapone per detergersi evitando d'incipriarsi i capelli  evitando così di doversi 'sovraccaricare' di pesanti profumi... pensate che giunse persino a cambiare una camicia la giorno poiché, bianca, presto perdeva in nettezza !



George Brummell in un'illustrazione del 1886 che lo ritrae giovane




Un bow window al White's Club fondato nel 1811 cui spesso si sedeva il 'Beau' ad osservare la gente di Londra mentre percorreva le strade della città



In qualità di 'aspirante' dandy il principe reggente pendeva letteralmente dalle labbra di Brummell, cosa di cui egli spesso approfittava, forse anche con un briciolo d'impertinenza dettata dalla troppa sicurezza di sé, trattando l'amico non con il rispetto dovuto ad una persona del suo rango e ponendolo talvolta in ridicolo in pubblico.


Il Principe Reggente ritratto nel 1816 da Thomas Lawrence


Ma furono i debiti a rovinarlo definitivamente, contratti di conseguenza al tenore di vita che si era imposto e soprattutto alla sfrenata passione per il gioco, i quali lo costrinsero ad un esilio volontario in Francia.

Il 18 maggio 1816 lasciò definitivamente l'Inghilterra per trasferirsi a Calais, dopo aver fatto mettere i propri beni, lasciati a Londra, all'incanto, e quanto da ciò fu in grado di ricavare gli consentì di vivere nell'agio ancora per qualche tempo, ma quando ormai si stava approssimando lo spettro della povertà e della prigionia per debiti, egli venne provvidenzialmente salvato da Guglielmo IV, fratello di Giorgio IV, che lo nominò console a Caen.
Qui trascorse il resto della sua vita, anche se lontano dal lusso cui ormai era abituato. Malato di sifilide, nel 1837 venne internato nell'ospedale delle Figlie del Buon Salvatore di Caen, dove morì nel 1840.


Lasciava così questa nostra terra il primo dandy della storia, ma non morivano con lui i suoi ideali, il nuovo modo di concepire l'eleganza maschile e soprattutto la filosofia di vita che dietro vi soggiaceva.




"Il modo di vestirsi è la rappresentazione esteriore della nostra filosofia della vita."

scriveva Charles Baudelaire che fece proprio a Parigi questo 'nobile' stile che immediatamente sposò quello dei Bohèmien e che anche in Inghilterra ebbe fortuna e successo fino all'epoca vittoriana ( pensiamo ad Oscar Wilde che ne incarnò il perfetto ideale).
Ebbene, anche oggi il nostro tempo insieme sta per concludersi dopo essere, come sempre, scorso così tanto velocemente ... prendo congedo da voi, miei cari amici e lettori, con un caloroso abbraccio ed augurandovi tanto bene.

A presto   












Fonti bibliografiche:

Barbey d'Aurevilly, Del dandysmo e di George Brummel (a cura di Mario Ubaldini), Firenze, Passigli, 1993;

Louise Allen, Walking Jane Austen's London, Shire Books U.K., 2013



Note dell'autrice: 

le fotografie autografate sono state tratte dal libro Louise Allen, Walking Jane Austen's London, Shire Books U.K., 2013









"The dandyism is not even, as lots of reckless people seem to believe, unbridled taste of dressing and material elegance.




- picture 1 - Lord Brummell portrayed at a party by an unknown artist






For the perfect dandy, these things are only a symbol of the aristocratic superiority of his mind. "

(Charles Baudelaire, The Painter of Modern Life, 1863)


Known primarily as a phenomenon linked to fashion - it flourished in England during the Regency period - that of dandyism went far beyond the mere appearance of dressing up and pose very elegantly, meaning it openly express its refusal of the bourgeoisie, which was just going to born, and its values, first of all the egalitarianism, the rejection of standardization which it opposed the elitism with a nostalgic regret for the aristocracy that was disappearing, all combined with a strong attitude towards art and culture in general.




- picture 2 on the left - It is true that the dandy wasn't unnoticed, fully dressed, 'Made from the same cloth of his scarf and his words' as it was said at the time, with light trousers that reached the knee, high boots called 'hessians', spenser by the wrists of which often protruding the laces of the shirt, with a silk veil in the neck and a tie, often proud to have the eyes of the passengers all focused on himselves ... The first in history to do his this kind of life so markedly refined was the Londoner George Bryan Brummell, said 'Beau', the beautiful, whose company was sought after not only because he particularly elegant and good-looking, but also because he was able to quips, he had a furbish speech, was erudite, intelligent, with spirit, always present at parties and dances in the London of the time, like a true member of the aristocracy even though his roots were rather humble. 
After attending Eton and Oxford he joined the army of the Hussars in an effort to get acquainted with the Prince of Wales, the future George IV, of which he immediately became close-knit friend and even counselor.
He moved to London, at the number 4 of Chesterfield Street (I wonder if our Jane Austen, during her several visits and stays in London, will have ever met him !) where he held exclusive lunches and began to change lifestyle.




- picture 3 -  Beau Brummell's front door in Chesterfield Street




His way of dressing, so refined and elegant, was undoubtedly considered extremely eccentric, even though it was far more respectful of personal cleanliness and hygiene than it was usual at that time: in an age when even men wore bright colors and little cared of the hygiene because was considered unmanly and were therefore forced to perfume plenty to cover the stench emanating from the body, Beau Brummel dressed in white, beige, black and blue, above all, and introduced a generous use of soap and water to clean him up avoiding of powder his hair thus avoiding having to 'overloading' himself of heavy perfumes ... you think he even changed a shirt a day, because white, it soon lost in cleaning !




- picture 4 - George Brummell in an image dated 1886 depicting him as a young boy


- picture 5 - 
A bow window at the White's Club; it was founded in 1811 and probably just here often sat the 'Beau' to watch people in London walking in the streets of the city




As a 'hood' dandy the Prince Regent literally hung from the lips of Brummell, who sometimes, taking advantage of it, perhaps even with a bit of impertinence dictated by overconfident, treated his friend without the respect which is due to a person of his rank and putting him sometimes publicly in ridicule.




- picture 6 - The Prince Regent portrayed in 1816 by Thomas Lawrence




But they were the many debts which will have definitely ruin him, the debts he contracted accordingly to the style of living that he imposed himself and especially the unbridled passion for the game, which forced him to a self-imposed exile in France.

On May 18th, 1816 he left England to move permanently to Calais, after putting all belongings of his, left in London, to enchantment, and what he was able to obtain allowed him to live in comfort for some time but when it was approaching the specter of the poverty and of the imprisonment for debts, he was providentially saved by William IV, George IV's brother, who appointed him consul in Caen.
There he spent the rest of his life, though far from the wealth which he had become accustomed. Sick of syphilis, in 1837 he was interned in the hospital of the Daughters of the Good Savior of Caen, where he died in 1840.

So the first dandy of history let our Land, but with him didn't die his ideals, the new concept of male elegance and especially the philosophy of life that was 'hided' behind it.




"The way we dress is the external representation of our philosophy of life."




wrote Charles Baudelaire who in Paris made his this 'noble' style that immediately married the one of the Bohèmiens and that even in England had luck and success until the Victorian era (let's think of Oscar Wilde who embodied the perfect ideal of the Victorian dandy).

Well, also today our time together is going to run out after, as usual, having flown so much fast ... I take leave of you, my dear friends and readers, with a warm hug and wishing you all much love.


See you soon   












Bibliographic sources:

Barbey d'Aurevilly, Del dandysmo e di George Brummel(a cura di Mario Ubaldini), Firenze, Passigli, 1993;

Louise Allen, Walking Jane Austen's London, Shire Books U.K., 2013



Notes by the author: 

the autographed photographs are drawn from Louise Allen, Walking Jane Austen's London, Shire Books U.K., 2013

Fotomontaggi vittoriani.

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Ho già avuto occasione tempo fa di parlarvi qui di quanto i nostri amati Victorians si dilettassero con le fotografie che rappresentavano per loro una vera novità, mi riferisco soprattutto alle giovani ladies che disponevano di molto tempo durante le loro oziose giornate, le quali erano capaci di creare autentici capolavori;

la fotografia era nata davvero da molto poco, era più che giovanissima, ma vi era chi traeva diletto dal giocare con le immagini, talvolta anche con una punta di spirito e di umorismo, chissà se con fare sperimentale o piuttosto con gusto per il macabro ed il desiderio di stupire ....
Seguitemi e vi mostrerò che cosa intendo !






Come ho già avuto modo di spiegarvi la cultura vittoriana era molto differente dalla nostra, aveva un rapporto diverso con la morte tanto che era usanza fare fotografie ai cari defunti vestiti come erano ogni giorno in vita, era usanza conservarne i capelli, se si trattava di donne, e farne gioielli ed ornamenti, cose queste che forse qualcuno può trovare persino di pessimo gusto, e, probabilmente, anche questi fotomontaggi taluno li troverà divertenti, taluno magari impressionanti, ma io ho deciso di proporveli perché appartengo a coloro che li trovano curiosi e soprattutto ne apprezzo la artisticità, li trovo molto ben fatti tenendo conto dei mezzi di cui si poteva disporre al tempo.

Oggi credo che i professionisti dei fotomontaggi non conoscano limiti al loro agire, allora le cose erano nettamente diverse !

Vi era allora una sorta di culto per questo genere di fotografie che rappresentavano uomini e donne senza testa







e dato il crescente interesse per lo spiritismo ed i fenomeni paranormali, erano ritenute affascinanti queste che intendevano rappresentare le sembianti di un'anima alle spalle del soggetto principale:



la più famosa tra tutte quelle che appartengono a questo genere è sicuramente questa che raffigura Mary Todd Lincoln, ormai vedova del marito, il cui spirito sembra volerla proteggere alle sue spalle ( foto che risale agli inizi del 1870 ), ma ve ne sono altre simili, meno note, ma non meno suggestive:


Master Herrod (un giovane medium) in trance: il suo spirito si separa da lui e gli appare alle spalle, ca. 1868 





Moses A.Dow, Editore del Waverley Magazine, con lo Spirito di Mabel Warren, ca. 1871





Mrs. French di Boston affiancata dallo spirito del figliolo defunto, ca. 1868; o semplicemente le sovrapposizioni e gli sdoppiamenti dei protagonisti della fotografia: nella foto sottostante, per esempio, ci appaiono il barbiere ed il suo cliente, 




mentre questa che sto per mostrarvi a me sembra quasi la rappresentazione grafica del Dottor Jekyll & Mister Hyde di Stevenson !




... insomma, bisogna ammettere che in ogni campo la creatività ai Victorians non faceva davvero loro difetto !
Dal canto mio spero di avervi divertito, stupito, ad onor del vero, piuttosto che avere mortificato la vostra sensibilità, ma se così fosse me ne scuso e vi prego, non vogliatemene...
... E se vi ho deluso spero la prossima volta di riconquistare la vostra ammirazione cui tanto tengo.

A presto   



















Here I already had the opportunity to talk you about of, our beloved Victorians, took delight with the photographs representing a real novelty for them, I refer especially to the young ladies who possessed considerable time during their idle days, which were able to create true masterpieces ;


photography was really born from very little, it was so very young, but there were those who drew pleasure from playing with images, sometimes with a touch of wit and humor, I wonder if by doing experiments or rather with a taste for the macabre and the desire to impress ....
Follow me and I'll show you what I mean !



- picture 1


- picture 2


- picture 3



As I have already had occasion to explain the Victorian culture was very different from ours, gave a different meaning to death so much that it was customary to take pictures to loved ones as they were dressed in everyday life, it was usual to preserve their hair, if they were women, and making jewelry and ornaments, things which today maybe someone can find even in bad taste, and, probably, these photomontages too, someone will find them funny, someone maybe impressive, but I have decided to present them to you because I belong to those who are curious of culture and history, ou know, and above all I appreciate the artistry, I find them very well done with the resources that they might have had at the time.

Today I believe that professionals of photomontages don't know limits to their act, then things were much different!

There was in the Victorian age a kind of worship for this kind of pictures representing headless men and women 



- picture 4


- picture 5


- picture 6



and, given the growing interest in spiritualism and paranormal, they were deemed fascinating those representing the semblance of a soul behind the main subject:



- picture 7 - the most famous of all those belonging to this kind is surely this one which depicts Mary Todd Lincoln, already a widow of her husband, whose spirit seems to want to protect her behind her shoulders (picture that dates back to early 1870), but there are other similar , less known, but not less impressive:



- picture 8 - Master Herrod (a young medium) in trance: his spirit looks separates from him and lays behind him, ca. 1868



- picture 9 - Moses A.Dow, Publisher of the Waverley Magazine, with the Spirit of Mabel Warren, ca. 1871



- picture 10 - Mrs. French of Boston accompanied by the spirit of her deceased son, ca. 1868; 

or simply overlapping and duplicating the protagonists of the photography as in the one below, for example, showing us a barber and his client,



- picture 11



and this last I am going to show you it seems to me almost the graphical representation of the Dr. Jekyll & Mr. Hyde by Stevenson!



- picture 12



... In short, we have to admit that in every field the Victorians' creativity wasn't really a defect of theirs !
For my part I hope to have enjoyed you, surprised you, to be honest, rather than having mortified your sensitivity, but if it was so I do apologize and please, please accept my excuses ...
... And if I have disappointed you I hope the next time to regain your admiration I care so very much !


See you soon   










Sophie Charlotte, la graziosa ed inquieta sorella minore dell'Imperatrice Elisabetta d'Austria, vittima di un triste e tragico destino.

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Aveva da non molto compiuto nove anni la piccola Sisi quando si trovò ad accogliere tra le proprie braccia la bellissima Sophie Charlotte, il giorno 23 febbraio del 1847, appena venuta alla luce: grandi occhi chiari che sembravano cercare l'azzurro del cielo, capelli biondi come avevano pochi dei Wittelsbach, recava già in sè la promessa di divenire una bellissima e contesa fanciulla.



In questa fotografia la piccola Sophie Charlotte Augustine, 'Sopherl', è ritratta con il fratello minore, Max Emanuel, 'Mapperl'


Ma ella dei Wittelsbach ereditò soprattutto l'irrequietezza, che tanto era caratteristica del temperamento di quel sangue bavarese, e che come accadde anche per la futura imperatrice, Elisabetta, la sorella maggiore che tanto ammirava, condizionerà l'intera sua esistenza.







Da queste immagini si evince come ella cercasse in ogni modo di atteggiarsi come la sorella Elisabeth, acconciandosi come lei e facendosi persino ritrarre in pose analoghe, la futura imperatrice era da lei talmente ammirata da diventare il modello su cui cercava di forgiare sé stessa.



A mano a mano che passava il tempo, affinando i propri modi ed i propri lineamenti,
Sophie si faceva sempre più graziosa ed affascinante, divenendo forse la più piacente delle sorelle Wittelsbach dopo l'imperatrice e cominciarono a farsi avanti i primi pretendenti la sua mano già quando era adolescente; dopo aver rifiutato di sposare il fratello minore dell'Imperatore, divenuto già suo cognato, l'Arciduca Ludwig Victor, accetta di fidanzarsi, innamorata, ma molto sorpresa dalla proposta, con il cugino Ludwig, il bellissimo e famoso Re di Baviera, tanto amato e tanto vicino ad Elisabeth e fu questo probabilmente il periodo più lieto della sua gioventù, quello in cui attendeva, corteggiata, il momento di divenire regina di Baviera e di dare così un'erede alla corona.

L'improvvisa, impulsiva decisione del re di fidanzarsi con la principessa Sofia in Baviera rimase segreto di stato per circa una settimana. Il 22 gennaio, la sera stessa del fidanzamento, Ludwig presenziò con la madre ad una rappresentazione teatrale al teatro di corte. Durante l'intervallo tra il primo ed il secondo atto, insieme alla regina Maria, si recò sul palco del duca Max in Baviera, conducendo poi con sé Sofia nel palco reale: la ragazza incedette al braccio del sovrano, inchinandosi agli spettatori stupiti prima di prendere posto tra madre e figlio. Coloro che assistettero alla scena non impiegarono molto ad immaginarne il significato simbolico, ma si dovette attendere ancora una settimana prima che questa ambigua dichiarazione ricevesse una conferma ufficiale: il 29 gennaio 1867 la notizia del fidanzamento venne comunicata ai due rami del parlamento e fu accolta dagli auguri e dalle congratulazioni dei membri del governo. 1




Lo stesso Ludwig scriverà in quei giorni "Il mio amore per lei è profondo è sincero."2

Radiosa per il futuro che la attendeva la giovane Sophie cominciò con il comparire su cartoline, immagini, souvenir accanto al suo promesso sposo e a preparare insieme con la madre e le sorelle il corredo per l'imminente sposalizio.




Il vecchio re Luigi I, inviando le sue congratulazioni al nipote, riassunse i sentimenti che molti altri membri della famiglia provavano. " Possa Dio benedire le tue nozze, caro Ludwig ! Da tempo leggo negli occhi della bella Sofia che hai messo profonde radici nel suo cuore ...."3

Tutta la famiglia dei Wittelsbach stava vivendo una gioia profonda, prima fra tutti l'imperatrice che vedeva questa unione come una benedizione per entrambi, anche se Sophie e Ludwig erano molto diversi, molto pratica e forse non molto colta quanto lui avrebbe voluto, lei, molto sognatore e poetico lui ...



Su cortese concessione dell'Associazione Culturale Elisabetta D'Austria


L'Imperatrice Elisabetta d'Austria, in viaggio per Zurigo, si trovò a passare per caso da Monaco proprio quando veniva annunciato il fidanzamento della sorella. Ordinò che il treno si fermasse nella capitale bavarese in modo da poter fare personalmente le congratulazioni alla coppia. Ludwig si era ritirato nella propria camera da letto alla Residenz adducendo la scusa di un forte raffreddore, ma, quando seppe che Elisabetta si trovava alla stazione, si vestì in tutta fretta, si recò a prendere Sofia al palazzo del padre in città e si avviò con lei per incontrare l'imperatrice. Una volta arrivati, Ludwig, con assoluta mancanza di tatto, di fronte alla fidanzata dichiarò ad Elisabetta che ciò che trovava più attraente in Sophie era la sua somiglianza con la sorella maggiore. 4

Durante i loro incontri i giovani erano sempre molto poco comunicativi, e si esprimevano invece molto, per lettera, Ludwig amava scrivere e le inviava quantità innumerevoli di missive ... ed amava parlare, ma di arte, di poesia, di cultura, cose di cui Sophie non s'interessava affatto; dopo un primo rinvio della data delle nozze, fissata per il 25 agosto 1867 al 12 di ottobre, Ludwig volle che fosse ulteriormente posticipata al 28 di novembre, cosa che vide intervenire direttamente il duca Max e che diede quindi l'opportunità al giovane re, divenuto titubante ed incerto, di revocare l'impegno. 

Inutile dire che la giovane cadde nel più totale sconforto e non fu facile per lei trovare la forza morale per riprendersi e tornare ad una vita normale; dopo aver rifiutato altri pretendenti la sua mano tra cui il Principe Luigi del Portogallo, futuro Re e il Duca Filippo del Wurttemberg, l'inquieta Sophie trovò finalmente il giovane adatto a divenire suo marito in casa della zia Regina di Sassonia Amalie Auguste dove si era rifugiata affranta.

Il 28 settembre del 1868 a Possenhofen Sophie Charlotte Augustine sposò il Duca d'Alençon Ferdinand d'Orléans, 





uno dei nipoti di Re Luigi Filippo I al quale diede due bellissimi fanciulli, Louise (19 luglio 1869 ) ed Emmanuel (18 gennaio 1872 )


Sophie Charlotte con il piccolo Emmanuel





Louise ed Emmanuel




Nonostante le gioie che la vita coniugale le stava donando Sophie stava lentamente precipitando in uno stato depressivo dal quale neppure la nascita dei figli riuscì a sollevarla, che culminerà con il progetto della fuga insieme con il suo amante in Svizzera, fatto occultato alle cronache del tempo grazie alla famiglia della moglie e di Karl Theodor, il fratello maggiore di Sophie, che riuscì a bloccare la fuga degli amanti presso Merano e a riportarla a casa dalla sua famiglia: ella aveva 40 anni quando conobbe il dr.Glaser di Graz e se ne innamorò e dopo il summenzionato episodio furono allontanati per sempre.
Ma Sophie non godeva di buona salute e fu perciò fatta internare nella clinica per malattie nervose del famoso dottor Krafft-Ebing di Graz dove diagnosticarono che i suoi disturbi mentali fossero generati da una infezione dovuta alla scarlattina, anche se noi sappiamo che erano piuttosto frequenti nella sua famiglia, probabilmente se non generati, di sicuro aggravati dai frequenti matrimoni tra consanguinei.




Dichiarata guarita dopo alcuni mesi ella decise di dedicarsi con fervore alla religione, votandosi alla preghiera ed ai poveri, ed entrò così a far parte del terzo ordine delle domenicane come suora laica con il nome di Suor Maria Maddalena. 
Dal 3 al 6 maggio 1897 si svolse a Parigi una fiera di beneficenza organizzata dalle domenicane presso il Bazar de la Charité a cui erano stati invitati anche i fratelli Lumière, il cui materiale usato per le pellicole era altamente infiammabile. Dal nulla infatti iniziarono a divampare le fiamme e, mentre tutti scappavano in preda al panico, Sophie Charlotte si preoccupò piuttosto di trarre in salvo quante più persone poteva, non ultime le ragazze che erano con lei dietro il bancone... quando decise di correre via, le fiamme furono più veloci di lei: Sophie aveva al tempo solamente 50 anni. 





Probabilmente fu questo l'ultimo triste episodio, dopo la perdita della piccola Sophie, la figlia primogenita sua e dell'Imperatore Franz Joseph Sophie Friederike Dorothea Maria Josepha, Arciduchessa d'Austria,Vienna, 5 marzo 1855 – Budapest, 29 maggio 1857 ), quella dell'amato cugino Ludwig, Re di Baviera ( Monaco, 25 agosto 1845 - Lago di Starnberg, 13 giugno 1886 ) e del figlio Rudolph, Arciduca d'Austria e Principe Ereditario ( Laxenburg 21 agosto 1858 - Mayerling, 30 gennaio 1889 ), scomparse queste ultime legate a cause ancora compiutamente da chiarire, la morte del padre, divenuto anziano ( Duca Max Joseph in Baviera, Bamberga, 4 dicembre 1808 – Monaco di Baviera, 15 novembre 1888 ), quella della sorella maggiore Nenè ( Helene Karoline Theresia, Arciduchessa in Baviera, Monaco di Baviera, 4 aprile 1834 - Ratisbona, 16 maggio 1890 ) e quella della madre affetta da tempo da precoce demenza senile ( la Principessa Maria Ludovica Guglielmina di Baviera, Monaco di Baviera, 30 agosto 1808 - Monaco di Baviera, 25 gennaio 1892 ), l'ultimo episodio, dicevo, cui il fragile cuore dell'Imperatrice dovette cercare di adeguarsi avvertendo sempre più lacerante 'il male di vivere', quel disagio esistenziale che ancora per poco la vedrà ogni giorno affranta, visto che sopravviverà alla sorella di solo circa un anno e mezzo.

Mi scuso se questa volta vi ho fatto leggere molto, ma ci tenevo, per dovere di cronaca e di passione, a riferire nel modo più compiutamente preciso e dettagliato possible, gli eventi.
Vi ringrazio ancora una volta per avermi seguita fin qui e vi auguro ogni bene

a presto 














Bibliografia: 

Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Greg King, LUDWIG. Genio e follia di un re, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1999;

Gabriele Praschl-Bichler, L'IMPERATRICE ELISABETTALonganesi & C. Editore, 1997.




Citazioni: 

1, 2 - Greg King, LUDWIG. Genio e follia di un re, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1999, pag. 181;

2, 3 - op. cit., pag. 182.












- picture 1



The little Sisi had not long turned nine  when she found in her arms the beautiful Sophie Charlotte, on 23 February 1847, just born: large clear eyes that seemed to look for the blue sky, blond hair as they had a few among the Wittelsbach, already bore within herself the promise to become a very beautiful and contended girl.




- picture 2 - In this photograph the little Sophie Charlotte Augustine, 'Sopherl', is portrayed with her younger brother, Max Emanuel, 'Mapperl'




But from the Wittelsbachs she inherited especially her restlessness, which was so characteristic of the temperament of their Bavarian blood, and as happened for the future empress, Elizabeth, her older sister who she admired so much, it will affect her whole life.




- picture 3 - picture 4 - picture 5 - picture 6 - In these images it can be seen as she tried in every way to pose as her sister Elisabeth, combing her hair like her and making even portray herself in similar poses, the future empress was so admired by her to become the model on which she was trying to forge herself.




As time went on, honing her ways and her features, Sophie was getting prettier and more charming, becoming perhaps the most attractive amongst the Wittelsbach sisters after the Empress and early began to come forward some suitors asking for her hand when she was already a teenager; after refusing to marry the younger brother of the Emperor, already become her brother-in-law, Archduke Ludwig Victor, she agreed to become engaged, in love, but very surprised by the proposal, with her cousin Ludwig, the beautiful  and famous King of Bavaria, so loved and so close to Elisabeth and this was probably the happiest period of her youth, one in which waiting, courted, the time to become queen of Bavaria and give an heir to its crown.


The sudden, impulsive king's decision to get engaged with the princess Sofia in Bavaria remained a secret of State for about a week. On January 22nd, during the evening of the engagement, Ludwig attended with her mother to a play at the court theater. During the interval between the first and second act, together with Queen Mary, he went to the box of the Duke Max in Bavaria, leading then Sofia in the royal box with him: the girl went arm in arm with the sovereign, bowing to the amazed audience before taking place between mother and son. Those who were present at the scene didn't take much to imagine the symbolic meaning of this all, but they had to wait another week before this ambiguous statement received an  official confirmation: on January 29th, 1867 the news of the engagement was announced to both the Houses of Parliament and was greeted by greetings and congratulations from all the members of the Government. 1




- picture 7


- picture 8




The same Ludwig wrote in those days,"My love for her is deep and sincere."2

Radiant for the future that awaited her, the young Sophie began to appear in postcards, pictures, souvenirs next to his betrothed and to prepare, together with her mother and her sisters, her linen kit for the upcoming wedding.




- picture 9 


- picture 10




The old King Ludwig I, sending his congratulations to his nephew, summed up the feelings that many other members of the family felt. "May God bless your marriage, dear Ludwig! From long time I read in the eyes of the beautiful Sofia that you've  taken deep roots in her heart ..."3

The whole Wittelsbach family was experiencing a profound joy, first and foremost, the empress who saw the union as a blessing for both of them, although Sophie and Ludwig were very different, very practical and perhaps not as much learned  as he wanted, her, very poetic and dreamer him ...




- picture 11 - By Courtesy of the Cultural Association Elisabeth of Austria




The Empress Elisabeth of Austria, travelling to Zurich, passed by chance from Monaco just when it was announced the engagement of her sister. She ordered that the train would stop in the Bavarian capital so that she could personally congratulated the couple. Ludwig had retired to his bedroom at the Residenz with the excuse of a bad cold, but when he knew that Elisabeth was at the station, he got dressed in a hurry, went to take Sofia from his father's palace in the city and started with her to meet the Empress. Once there, Ludwig, with absolute lack of tact, in front of the girlfriend said to Elisabeth that the most attractive in Sophie was her resemblance to her older sister. 4

During their meetings the young couple was  always quite uncommunicative, and expressed much rather, by letter, Ludwig loved to write and sent her a countless amount of letters ... and he enjoyed to talk, but of art, of poetry, of culture, all things of which Sophie was not interested at all; after an initial postponement of the date of the wedding, set for August 25th, 1867 to October 12th Ludwig wanted it to be further postponed to November 28th, which saw intervene directly the Duke Max and it gave the young king the oppotunity, as he become more and more hesitant and uncertain, to revoke his commitment.

Needless to say, the young woman fell into utter despair and it was not easy at all for her to find the moral strength to recover and to return to a normal life; after refusing her hand to other suitors including Prince Louis of Portugal, the future King,  and the Duke Philip of Wurttemberg, the restless young Sophie finally found the man suitable to become her husband in the house of her aunt Queen Amalie Auguste of Saxony where she, distraught, found refugee.

On September 28th, 1868 in Possenhofen,  Sophie Charlotte Augustine married the Duke of Alençon Ferdinand of Orleans,




- picture 12




a grandson of King Louis Philippe to which she gave two so lovely children, Louise (19 July 1869) and Emmanuel (18 January 1872); 




- picture 13 - Sophie Charlotte with the little Emmanuel


- picture 14 - Louise and Emmanuel




despite the joys that the married life was giving her, Sophie was slowly falling into a depression from which not even the birth of her children managed to lift it, a depression which will culminate with the escape together with her lover in Switzerland, fact that was concealed to the chronicles of the time thanks to his wife's family and Karl Theodor, the elder brother of Sophie, who managed to block the escape of the lovers at Merano and bring her home to her family: she was 40 years old when he met dr.Glaser of Graz and fell in love with him, but  after the aforementioned episode, they'll be separated forever.
But Sophie wasn't in good health and was therefore made to intern in the clinic for nervous diseases of the famous Dr. Krafft-Ebing in Graz where they diagnosed that her mental disorders were generated from an infection due to scarlet fever, although we know that they were quite frequent in her family, probably if not generated, certainly exacerbated by frequent consanguineous  marriages.




- picture 15




She was declared cured after a few months and then she decided to devote fervently herself  to religion, devoting herself to prayer and to the poor people, and thus became part of the Third Order of Dominicans as a lay nun with the name of Sister Mary Magdalene.
From May 3rd and May 6th, 1897 took place in Paris a charity fair  organized by the Dominicans at the Bazar de la Charité to which they were also invited the Lumière brothers, whose materials usually used  was highly flammable.
Out of nowhere it began the flames began to flare in a big fire and, while everybody was running away in panic, Sophie Charlotte was concerned rather to rescue as many people as she could, not least the girls that were behind the counter with her, and when she decided to run away, the flames were much more faster than her: Sophie was only 50 years old.




- picture 16




Probably this was the last sad episode, after the loss of the little Sophie, the eldest daughter of Emperor Franz Joseph and her (Sophie Friederike Dorothea Maria Josepha, Archduchess of Austria, Vienna, March 5th, 1855 - Budapest, May 29th, 1857) , the beloved cousin Ludwig, King of Bavaria (Monaco of Bavaria, August 25th, 1845 - Lake Starnberg, June 13th, 1886) and hers son Rudolph, Archduke of Austria and Crown Prince (Laxenburg August 21st, 1858 - Mayerling, January 30th, 1889) , missings, the latters, still nowadays not completely clear, the death of her father, became elderly (Duke Max Joseph in Bavaria, Bamberg, December 4th, 1808 - Monaco of Bavaria, November 15th, 1888), that of her older sister Nenè ( Helene Karoline Theresia, Archdukess in Bavaria, Monaco of Bavaria, April 4th, 1834 - Ratisbona, May 16th, 1890 ) and that of her mother already affected by an early form of senile dementia (Princess Maria Ludovica Wilhelmine,  Monaco of Bavaria, August 30th, 1808 - Monaco, Germany, January 25th, 1892), the last episode, I was saying, which the fragile heart of the Empress had to try to adapt experiencing,  increasingly agonizing, 'the evil of living', the existential malaise that not for long will  daily distraught her, as she will survive her sister of only about a year and a half.


I apologize if this time I did write a lot, but I wanted, for the duty to report,  and fr passion , to let you know as many fully accurate and detailed events as possible.
I thank you once again for having followed me to date and I wish you all the best,


see you soon  














Bibliography: 

Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Greg King, LUDWIG. Genio e follia di un re, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1999;

Gabriele Praschl-Bichler, L'IMPERATRICE ELISABETTALonganesi & C. Editore, 1997.




Citazioni: 

1 - Greg King, LUDWIG. Genio e follia di un re, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1999, page181;

2 , 3 - op. cit., page 182.


The Great Age of the English Garden: Lancelot 'Capability' Brown.

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 "Here I put a comma, there, when it's necessary to cut the view, I put a parenthesis; there I end it with a period and start on another theme."




Blenheim Palace and Park, creato da 'Capability' Brown


Quasi fosse l'opera di un compositore o di un poeta, il primo grande paesaggista della storia rivoluzionò l'idea di 'giardino alla francese ' o 'all'italiana', governata da rigide geometrie, per creare con il verde vere e proprie composizioni artistiche ispirate alla libertà e alla prospettiva...tutto doveva essere gradevole per lo sguardo, come una melodia lo è per l'orecchio e per l'animo.

Sembra quasi una contraddizione che le prime fasi della sua vita siano così scarsamente documentate, avere così poche notizie dell'infanzia di Lancelot Brown, quinto dei sei figli di William Brown, steward presso Kirkharle nella valle di Wansbeck nel Northumberland, di modesti natali, poichè stiamo parlando di un bambino destinato ad avvolgere in una fascia di gloria tutta l'Inghilterra e a cenare con aristocratici e duchi. Di lui si sa che fu battezzato nel 1716 e che cominciò già da bambino a lavorare quale aiuto giardiniere presso la proprietà della famiglia Lorraine ma fu l'impegno a Kiddington Hall, nell'Oxfordshire, dove gli fu chiesta la creazione dei giardini che compongono il parco della proprietà attorno ad un grande lago, il suo primo vero incarico come paesaggista: era il 1739 e cominciava così un brillante, ineguagliabile percorso creativo che lo condurrà ai vertici che tutt'oggi mantiene nel suo campo dopo ben più di tre secoli.



Nel 1741 si unì al personale che lavorava alle dipendenze di Lord Cobham a Stowe, Buckinghamshire, dove era a servizio di William Kent, uno dei fondatori del nuovo stile inglese del giardino paesaggistico - landscape garden; in qualità di propugnatore e sostenitore del nuovo stile inglese, Brown divenne immensamente ricercato dalle più grandi e famose famiglie fondiarie giungendo, pensate, a dar vita a più di 170 tra parchi e giardini, molti dei quali ancora esistenti così come lui li aveva pensati, disegnati, creati, curati.
Egli non era al tempo l'unico creatore di parchi e giardini, ma era sicuramente il più quotato ed il più capace proprio perché nacque come giardiniere e la sua conoscenza in fatto di piante ed alberi era ineguagliabile, e di ciò era ben consapevole chi lo assumeva; aveva maturato esperienza nelle arti del drenaggio e della gestione delle risorse idriche e soprattutto aveva un gusto infallibile: egli possedeva il dono, osservando il paesaggio nei punti in cui risultava scialbo, monotono, poco accattivante, di immaginarlo già mutato alla luce delle sue potenzialità di mutamento ( era quello che egli stesso definiva la sua "capacità" - da cui il soprannome Capability ) e quello di convincere il proprietario a condividere la sua stessa visione. ( nella stampa che vedete sotto datata c.1794 che si suppone essere di Samuel Hayes potete osservare un carro inventato da Capability Brown al fine di spostare gli alberi e facilitarne l'interramento ) 

Di lui scriveva il poeta William Cowper: "Il Mago onnipotente, Brown appare, / Parla. Il Lago di fronte diventa un Prato, / I Boschi svaniscono, le Colline si abbassano, e le Valli aumentano."
Perciò, durante l'epoca della Ragione e dei Lumi nel vecchio continente vi era chi, nel paesaggio inglese, inventava giardini e parchi cercando di imitare pittori stranieri nel tentativo di evocare autori classici … e Capability Brown nelle sue creazioni sembrava proprio rifarsi alle Bucoliche e alle Georgiche virgiliane.
Elemento caratteristico del   giardini paesaggistico stabilito da Charles Bridgeman e William Kent era l'assenza di recinzioni cui sopperiva invece il così detto 'ha-ha' nato sul finire del XVII secolo in Francia e lì così nominato dal Delfino: si trattava di un fossato scavato a confine con la proprietà in cui il muro veniva costruito sotto il filo di campagna, piuttosto che a vista sopra, con il triplice vantaggio di drenare il terreno, d'interdire il passaggio di animali indesiderati e di non interrompere la visuale poiché così lo sguardo poteva spaziare indisturbato da limiti che non fossero naturali.
Capability era noto al suo tempo anche per la notevole onestà che lo connotava, lavorava quasi per vocazione chiedendo esigui compensi, anche se le famiglie che lo assumevano dovevano essere obbligatoriamente molto facoltose perché i lavori che gli venivano commissionati erano molto lunghi, spesso si protraevano nel tempo per anni e richiedevano la collaborazione di centinaia di operai, divenendo così notevolmente esosi.

Alcune delle sue opere le possiamo ancora oggi osservare a Croome Court dove, nel 1751, progettò anche la residenza,


 Richard Wilson, Croome Court, olio su tela datato 1758




a Blenheim Palace,


A Blenheim Brown arginò il misero flusso che scorreva sotto di Grand Bridge progettato da Vanbrugh, affondandone metà della struttura, con ottimi risultati, e costruì un tempio classico che su di un dosso sembra osservare scorrere l'acqua;




a Warwick Castle, lavoro risalente al 1750, 


Giovani Antonio Canaletto, The east front of Warwick Castle, 1752





The Cedar Drawing Room, Warwick Castle, incisione





Jasper Francis Copsey, Warwick Castle, 1857




a Harewood House



Joseph Mallord, William Turner, Harewood House from the North East and from the South, 1798,
© Harewood House Trust




a Bowood House dove fece il The Sculpture Garden, che comprende la famosa collezione di Marmi Lansdowne e dove più di 2.000 ettari di terreno furono architettati tra il 1762 e il 1768 e di cui fanno parte il Pinetum, l'Arboretum, ed un tempio in stile dorico;







a Milton Abbey,


Milton Abbey in Dorsetshire, the Seat of Lord Milton, Ref: P/12099 - Copper Artist; Carlow Lord Engraver; Watts W Publisher. W Watts, Chelsea




e dalle parti di Milton Abbas Village, in alcuni punti a Kew Gardens ed ancora ad Highclere Castle




solo per nominare i luoghi più noti.)
Nel 1764 venne infine nominato Maestro Giardiniere ad Hampton Court Palace



quale successore di John Greening e divenne da allora residente presso la Wilderness House ( Ad Hampton Court in una serra cresce tutt'oggi una vite che fu piantata da Capability Brown nel 1786; possiede un letto speciale solo per le proprie radici e produce ancora ogni anno molti grappoli d'uva! )
Da ricordare sono anche le sue qualità di architetto che lo condussero a progettare molte residenze padronali di notevole valore estetico che tutt'oggi arricchiscono ancora le colline inglesi.
Durante i 32 anni che segnarono l'apice della sua carriera egli non uscì mai dai confini della sua nazione, perché diceva che prima doveva ultimare di modificare il suolo inglese, e concluse la propria vita serenamente, da uomo agiato quale meritò di divenire.



Burghley House Garden, Sheffield Garden, Prior Park Palladian Bridge




Anche oggi finisce qui il nostro tempo e si conclude così questa nostra passeggiata tra amenità paesistiche che hanno reso ancor più prestigiosa la verde Inghilterra e con rinnovato affetto e gratitudine saluto tutti voi che mi seguite con interesse e devozione, voi che leggete, o che semplicemente vi trovate a passare per questo piccolo angolo del grande mondo del web.

A presto  













Fonti bibliografiche:

Jane Brown, The Omnipotent Magician: Lancelot "Capability" Brown, 1716–1783, London, Chatto & Windus, 2011

Roger Turner, Capability Brown and the Eighteenth-Century English Landscape, The History Press, 2011












 "Here I put a comma, there, when it's necessary to cut the view, I put a parenthesis; there I end it with a period and start on another theme."




- picture 1 - Blenheim Palace and Park, made by 'Capability' Brown




As if it was the work of a composer or of a poet, the first great landscape designer of history revolutionized the idea of ​​'French garden' or 'Italian garden', both governed by strict geometries, to create real green compositions of art inspired by freedom and perspective ... everything had to be pleasing to the eye, so as it is a melody for the ear and the soul.

It almost seems a contradiction that the very first years of his life are so poorly documented, actually we have so little news about Lancelot Brown's childhood, the fifth of six children of William Brown, steward at Kirkharle in the valley of Wansbeck in Northumberland, of modest birth, it seems a contradiction, I said, if we think that we're talking about a child destined to wrap in a band of glory throughout England and fated to dine with famous aristocrats and dukes. About him we know that he was baptized in 1716 and that began as a child to work as assistant gardener at the Lorraine family property but it was the commitment to Kiddington Hall, Oxfordshire, where he was called for the creation of gardens that made the park property around a large lake, his first real job as a landscape designer: it was 1739 and so began a brilliant, unique creative path that will lead him to the top in his field, a position that he still keeps well today after more than three centuries.




- picture 2




In 1741 he joined the staff who worked in the employ of Lord Cobham at Stowe, Buckinghamshire, where he was in the service of William Kent, one of the founders of the new style of the English landscape garden; as an advocate and a supporter of the new English style, Brown became immensely sought after by the biggest and most famous wealthy land families, to the point to create more than 170 amongst parks and gardens, many of which still existing as well as he thought and he had designed, created, cared them.
He wasn't, at his time, the only creator of parks and gardens, but he was certainly the most quoted and most capable because he began working as a gardener and his knowledge in terms of plants and trees was unparalleled, and of it was well aware who assumed him; he had gained experience in the arts of drainage and of water management and above all had an unerring taste: he had the gift, observing the landscape in the points when it was dull and unattractive, to imagine it already changed in the light of its potentialities (it was what he himself called his "Capability" which became his nickname) and to persuade the owner to share his own vision. (In the print that you see below, which is supposed to be dated c.1794 by Samuel Hayes, you see a wagon invented by Capability Brown in order to move the trees and facilitate their landfill)




- picture 3 on the left - The poet William Cowper wrote about him:"The omnipotent Wizard, Brown appears, / Talk. The Lake in front becomes a Meadow, / The Woods vanish, the Hills are lowered, and the Valleys are increasing."
Therefore, during the era of Reason and the Enlightenment in the old continent, there were those who, in the English countryside, invented gardens and parks trying to imitate foreign painters who sought to evoke classical authors ... and Capability Brown in his creations seemed to refer to the Virgilian Bucoliche and Georgics.

Characteristic feature of the landscaped gardens established by Charles Bridgeman and William Kent was the absence of fences instead of which was used the so-called 'ha-ha', born in France during the late XIIth century and so appointed by the Dolphyn: it was a ditch dug running all long the border of the property in which the wall was built under the campaign border, rather than exposed above, with the triple advantage of draining the land, interdict the passage of unwanted animals and not to block the view as well as the eye could roam undisturbed by limits that weren't natural.
Capability was known in his time also for the remarkable honesty that connoted him, he worked almost for a vocation asking meager compensations, even if the families who desired his works had to be compulsorily very wealthy because the changes that were commissioned were very long, often went on in time for years and required the collaboration of hundreds of workers, thus becoming greatly hexoses.
Some of his works can still be seen at Croome Court where, in 1751, he also designed the residence,

- picture 4 -  Richard Wilson, Croome Court, oil on canvas dated 1758





at Blenheim Palace

- picture 5  - At Blenheim Brown dammed the paltry stream flowing under Vanbrugh's Grand Bridge, drowning half the structure with improved results and building a classical temple looking at the water





at Warwick Castle, work dating back to 1750

- picture 6 - Giovani Antonio Canaletto, The east front of Warwick Castle, 1752


- picture 7 - The Cedar Drawing Room, Warwick Castle, engraving


- picture 8 - Jasper Francis Copsey, Warwick Castle, 1857





at Harewood House

- picture 9; picture 10 - Joseph Mallord, William Turner, Harewood House from the North East and from the South, 1798, © Harewood House Trust





at Bowood Housewhere he made The Sculpture Garden which includes the famous collection of Lansdowne Marbles and more than 2,000 acres of grounds were landscaped between 1762 and 1768 including the Pinetum, the Arboretum, and a Doric Temple.

- picture 11


- picture 12


- picture 13




at Milton Abbey

- picture 14 - Milton Abbey in Dorsetshire, the Seat of Lord Milton, Ref: P/12099 Copper Artist; Carlow Lord Engraver; Watts W Publisher. W Watts, Chelsea





and parts of Milton Abbas Village, in some places in Kew Gardens and again to Highclere Castle




- picture 15




( just to mention the most known.)
In 1764 he was finally appointed Master Gardener at Hampton Court Palace,




- picture 16




as the successor of John Greening and then became a resident at the Wilderness House (at Hampton Court in a glasshouse is still growing a grapevine that was planted by Capability Brown in 1786. It has a special bed just for its roots and has lots of grapebunches too!)
They're to remember also his qualities as architect that led him to design many manor houses of considerable aesthetic value that today enriches the English countyside.
During the 32 years that marked the peak of his career he was never released from the confines of his nation, because he said he must first complete to change England landscape, and ended his life peacefully, from a wealthy man as he deserved to become.




- picture 17 - Burghley House Garden, Sheffield Garden, Prior Park Palladian Bridge




Even today here is ending our time and thus ends our walk through this landscape amenities that have made even more prestigious the Green England and with renewed affection and gratitude I greet all of you who follow me with deep interest and devotion, you who read, or who simply find yourself in this little corner of the great world of the web.

See you soon  












Bibliographic sources:

Jane Brown, The Omnipotent Magician: Lancelot "Capability" Brown, 1716–1783London, Chatto & Windus, 2011

Roger Turner, Capability Brown and the Eighteenth-Century English Landscape, The History Press, 2011


The Life and Times of the Victorian Governess.

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How delightful it would be to be a governess! 



James Hayllar, Miss Lily's Return from the Ball




To go into the world; to enter a new life; to act for myself: to exercise my unusual faculties; to earn my own maintenance.


Agnes Grey, Anne Brontë, 1847



Jane Eyre di Charlotte Brontë, Agnes Grey di Anne Brontë, Becky Sharp in Vanity Fair di William Makepeace Thackeray ( romanzi tutti questi pubblicati nell'anno 1847 ), Emily Morton in Amy Herbert di Elizabeth Sewell, Emma di Jane Austen, se volte, anche se leggermente anteriore ed altre ancora, la letteratura vittoriana ci viene spesso incontro, con la finzione del romanzo, aiutandoci a dar vita, nel nostro immaginario, alla figura dell'istitutrice, una figura caratteristica dei quel periodo storico, anche se sorta nel secolo precedente quale membro della servitù che componeva il seguito delle famiglie più facoltose; osservata nella realtà dei fatti quella della Victorian governessè un'immagine difficilmente connotata da un'esistenza che si svolge serenamente e che trova al fine una felice realizzazione, l'unico elemento apportatore di gioia è quello di vivere con i fanciulli seguendone passo passo lo sviluppo, dettato da una quantomeno allegra routine:

Ho visto i miei cari alle otto, felicemente seduti davanti alle loro tazze di pane e latte, poi li lasciai alla loro cameriera e feci un giro nel boschetto. Colazione alle nove, i miei amori al mio fianco a giocare con le loro bambole. Dissi loro che se avessero giocato giocato molto graziosamente certamente avrei consentito loro la lettura e la scrittura come ricompensa. accolsero subito di buon grado la mia promessa ... N.B. farli studiare non deve essere visto come una punizione dovuta alla cattiva condotta. Sono tornati al loro gioco e ho suonato l'arpa fino a mezzogiorno, poi siamo usciti nel boschetto. Il tempo molto brutto e freddo - ha consentito ai miei amori di esercitarsi. Rimasimo fuori fino alle due. Li invitai a di vestirsi e a leggere per un'ora Pietro il Grande ... Abbiamo pranzato alle tre, parlammo francese per tutto il tempo in cui fummo tavola. Dopo cena lessi loro un racconto, poi i nostri piccoli studi, poi hanno giocato mentre ero al lavoro un'ora. Il tempo pessimo ci costrinse a giocare a 'puss in a corner ' e ritrovai il mio buon umore cercando di divertire i miei cari. Li inviai con la loro domestica alle sette a cena ... Alle otto li ho sentiti recitare le loro preghiere e poi li vidi a letto. Dissi quindi le mie preghiere, e andai a letto alle undici. 1
 


Abraham Solomon,  Portrait of Two Girls with their Governess



E come se non bastasse, essendo una figura cui poco si attribuiva importanza, molto di ciò che ne sappiamo lo dobbiamo a scritti e a corrispondenze private ( esemplare a tal proposito risulta la trascrizione delle memorie di Anna Henriette Leonowens, scrittrice, viaggiatrice ed educatrice britannica che nel 1862 accettò l'incarico d'insegnare ai figli e alle mogli del re del Siam da cui venne tratto nel 1944 il romanzo di Margaret Landon Anna and the King of Siam e quindi il musical nel 1951 The king and I ) che fortunatamente sono giunti fino ai giorni nostri.


English School, The Governess, c.1860



Vi dicevo poc'anzi che quella dell'educatrice è un'istituzione che risale al secolo XVIII laddove nobili ed aristocratici necessitavano di una donna di modesti natali e di buone maniere in grado di educare le figlie femmine alla loro femmininità, ma dovete sapere che durante il secolo successivo i "noveau riches" vittoriani, ovvero i medio ed alto borghesi che rappresentano la nuova classe sociale andata costituendosi velocemente e che altrettanto velocemente andava arricchendosi grazie al progresso e all'industrializzazione, una classe sociale nuova senza passato e senza tradizioni, che guarda a quella superiore cercando di farne propri i modi, i gusti e gli ideali con fare emulativo, non può davvero fare a meno di una educatrice per la propria prole, cosìcchè questa figura diviene durante tutto il 1800 molto ricercata e conosce durante questo periodo l'apice del proprio successo.


Vasily Perov, Arrival of the governess to the merchant house, 1866




Generalmente quella dell'educatrice era una professione quasi obbligatoria per una giovane di famiglia modesta e non maritata, non in grado perciò di sostentarsi autonomamente .... le fanciulle più ricercate erano le figlie dei vicari, le quali, in nome delle biblioteche ben fornite dei genitori, crescevano in un clima di maggior cultura ed anche, perché no, di rigidità morale ( pensiamo proprio alle sorelle Brontë, quale esempio ) e quindi univano alle capacità in fatto di ricamo e di cucito, di musica e canto anche quel po' di cultura generale che poteva arricchire le conoscenze di una donna, senza però aprirle troppo la mente; bastava che fosse abile nella pittura ad olio, ad acquerello e a carboncino, che fosse in grado di trasmettere gli insegnamenti ed i precetti religiosi e morali, soprattutto con l'esempio - come teneva a sottolineare il Cassell's household guide to every department of practical life: being a complete encyclopaedia of domestic and social economy pubblicato nel 1869 - che conoscesse i principi generali della matematica, la storia e la geografia, un po' di francese, tedesco ed italiano ed avesse un'ottima padronanza, questo sì, della lingua inglese, il tutto insegnato con sensibilità ed amorevolezza: non dimentichiamo che l'ideale di femminilità durante il periodo vittoriano era quello dell'Angel at Heart, l'angelo del focolare, docile e remissiva, alla quale la cultura non solo non era necessaria, ma poteva essere, se 'troppa' addirittura ...'nociva' comportando il rischio di distoglierla dai propri doveri coniugali e domestici.





Ma torniamo alla nostra governess per continuare dicendo che nonostante la rilevanza del suo compito all'interno della famiglia e le responsabilità di cui le veniva fatta consegna - l'educatrice vittoriana si occupava dei figli maschi e femmine fino all'età della scolarizzazione, poi veniva affiancata da un'tutor', generalmente rappresentato da un sacerdote, ovvero dall'uomo di maggior cultura che potesse allora esistere in quanto depositario delle lingue 'dotte' ovvero il greco ed il latino, il quale si assumeva il compito di acculturare i figli maschi mentre a lei toccava l'incombenza di occuparsi delle figlie femmine fino alla maggiore età - 




Richard Redgrave, The Governess, 1844, © Victoria and Albert Museum 




essa conduceva una vita appartata dal resto del personale della famiglia e tra tutti era colei che godeva della paga più bassa dopo la sguattera, la quale, nonostante ciò, poteva ancora ambire a fare carriera ... l'educatrice vittoriana varcava la soglia della dimora della sua nuova famiglia quale governess e tale rimaneva fino a che il trascorrere del tempo non la costringeva a trovarsi una nuova famiglia, come un'orfana 'adulta' in cerca di tutela... l'unica cosa che mutava con il trascorrere degli anni era il suo appellativo, che passava da Miss a Mrs., dopo aver raggiunto i quarant'anni d'età, quasi rappresentasse un merito del tutto onorifico, ma comunque non adeguatamente corrisposto economicamente: pensate che intorno alla metà del secolo XIX una governess era retribuita annualmente con un compenso che variava dalle 30 alle 100 guineas per le più fortunate, quando: 



... nel 1845 un ordinario maestro di musica veniva pagato 7s a lezione. Anche se dava quattro lezioni al giorno, che significava (ipotizzando una settimana di sei giorni) un reddito di oltre £ 400 l'anno ed era in grado di organizzare la sua vita con cognizione (per esempio, dedicando due o tre giorni alla settimana dando le sue lezioni in una scuola e così riducendo il tempo perso viaggiando da un cliente ad un altro), avrebbe potuto guadagnare persino molto di più. 2


George Goodwin Kilburne, The Governess, 1873



Vi confesso che dell'istitutrice vittoriana ho sempre avuto un'immagine talmente gioiosa: dovete sapere che il primo film che vidi al cinema fuMary Poppins, tratto dal romanzo scritto da Pamela Lyndon Travers quando era adolescente e pubblicato anni dopo nel 1934, probabilmente con l'intento di render lustro e merito ad una figura troppo poco valutata, film che come sicuramente ben sapete è ambientato alla fine del secolo precedente e vede quale protagonista una meravigliosa, magica governess, così come con ogni probabilità era vista ciascuna dagli occhi dei piccoli che educava e cresceva ... ecco, questa per me è e continua ad essere la vera educatrice vittoriana, una magica signora capace di dare realizzazione ai sogni !

A presto 











Fonti bibliografiche:

Anonymous, Cassell's household guide to every department of practical life: being a complete encyclopaedia of domestic and social economy, 2012
https://books.google.it/books?id=90oCAAAAQAAJ&hl=it&source=gbs_book_other_versions

Ruth Brandon, Other People's Daughters. THE LIFE AND TIME OF THE GOVERNESS, London, Wiedenfeld & Nicholson, 2008;

Anne Brontë, Agnes Grey, New York. Random House, 2003;

Charlotte Brontë, Jane Eyre, New York, W. W. Norton & Company, 2001;

Gerry Holloway, Women and Work in Britain Since 1840, New York,Routledge, 2005;

Katherine Hughes, The Victorian Governess, London, Hambledon, 1993;

Coventry Patmore, The Angel in the House, Project Gutenberg, Web. 29 March 2013 -<http://www.gutenberg.org/cache/epub/4099/pg4099.html>;

Joan Perkin, Victorian Women, London, John Murray Publishers, 1993;

Elizabeth Sewell, Amy Herbert, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2015;

William Thackeray, Vanity Fair, Penguin Classics - Reissue edition 2003.




Citazioni:   

1 - Ruth Brandon, Other People's Daughters. THE LIFE AND TIME OF THE GOVERNESS, London, Wiedenfeld & Nicholson, 2008, pag. 26 ( Joanna Martins ed.A Governess in the Age of jane Austen: The Journals and Letters of Agnes Porter, 1998 - Journal entry, July 1791 );

2 - op. cit., pag 47.














How delightful it would be to be a governess! 




- picture 1 - James Hayllar, Miss Lily's Return from the Ball






To go into the world; to enter a new life; to act for myself: to exercise my unusual faculties; to earn my own maintenance.


Agnes Grey, Anne Brontë, 1847




Jane Eyre by Charlotte Brontë, Agnes Grey by Anne Brontë, Becky Sharp in Vanity Fair by William Makepeace Thackeray (all these novels published in 1847),  Emily Morton in Amy Herbert di Elizabeth Sewell, Emma by Jane Austen, if you want, although slightly earlier and others, the Victorian literature often, with the fiction of the novel, helps us to create, in our imagination, the figure of the governess, a characteristic figure of that period, although born in the previous century as a member of the servants who composed the 'entourage' of the wealthiest families; observed in reality that of the Victorian governess is hardly an image characterized by a serene existence and that has a  successful implementation, the only element bringing joy to her is to live with the children of which she follows step by step the development, dictated by a least cheerful routine:

Saw my darlings at eight o'clock, happily seated over their milk and bread, then left [ them] with their maid and took a turn round the shrubbery. Breakfast at nine, my loves by my side at play with their dolls. Told them if they played very prettily I would certainly allow of their reading and writing a litttle afterwards as reward. they soon claimed my promise ... N.B. the grand punishment for misconduct is not to allow them to to their studies. They returned to their play and I practicised the harpiscorde till twelve, then we walked out in the shrubbery. The weather very rough and cold  - made my love take exercise. We were out till two. Sent theam to dress and read an hour in Peter the Great ... Dined at three, spoke freanch all time at table. After dinner told them a tale, then our little studies, then played while i was at work an hour. The weather very bad so I made a party with them at 'puss in the corner' found my own spirits rise as I endeavoured to amuse my darlings. Sent them with their maid at seven to supper... At eight I heard them say their prayers and saw them in bed. Said my prayers, and to bed at eleven.1




- picture 2 - Abraham Solomon,  Portrait of Two Girls with their Governess




And to make matters worse, being a figure that was rarely attributed importance, the most of the things we know are drawn from writings and private correspondence (exemplary in this regard is the transcript of the memoirs of Anna Leonowens Henriette, writer, traveler and British educatore who in 1862 accepted to teach the children and wives of the king of Siam which was adapted in 1944 the novel by Margaret Landon Anna and the King of Siam and then in 1951 the musical the King and I) which fortunately arrived until today.




- picture 3 - English School, The Governess, c.1860




I said earlier that the governess is an institution dating back to the eighteenth century where nobles and aristocrats needed a woman of modest background and good manners able to educate their daughters to their femmininity, but you should know that during the next century the Victorian "nouveau riches", belonging to the middle and upper middle class representing the new social class gradually established and quickly enriched thanks to the progress and the growing industrialization, a new social class with no past and no traditions, which look at the top trying to learn its ways, tastes and ideals with emulation, cannot do anything else but assume a governess for their offspring, so that this figure becomes highly sought throughout 1800 and during this period she knows the pinnacle of her success.




- picture 4 - Vasily Perov, Arrival of the governess to the merchant house, 1866




Generally that of governess was a profession almost obligatory for a young girl coming from a modest family and not yet married, who wasn't therefore able to support herself independently .... The favourites girls were the daughters of the vicars, who, in the name of well-stocked libraries of their fathers, growing up in a climate of culture and, why not, of moral rigidity (let's think about just the Brontë sisters, as an example) joined to the capacity in terms of embroidery and sewing, music and singing a little of general knowledge that could enrich the knowledge of a woman, but did not open their mind too much; it was enough that she was skilled in oil painting, watercolor and charcoal, able to transmit the teachings and precepts of religion and morals, especially by example - as wished to point out the Cassell's household guide to every department of practical life: being a complete encyclopaedia of domestic and social economy published in 1869 - that she knew the general principles of mathematics, history and geography, a bit of French, German and Italian and had an excellent knowledge, yes, of the English language, all taught with sensitivity and kindness: we have not to forget that the ideal of femininity during the Victorian period was the Angel at Heart, docile and submissive, to which culture was not only not necessary, but could be, if 'too much' ...  'harmful' entailing a risk of diverting her from her domestic and marital duties.




- picture 5




But let's come back to our governess to going on with saying that despite the importance of her role within the family and the responsibility she had - the Victorian educator took care of the boys and girls up to the age of schooling, then they put beside her a 'tutor', generally represented by a clergyman, a man of great culture that would depositary of the erudite languages such as Greek and Latin, who assumed the task of acculturate the males while she was considered to be up to the task to take care of the female children until they come of age -




- picture 6 - Richard Redgrave, The Governess, 1844, © Victoria and Albert Museum 




she led a life secluded from the rest of the staff of the family and amongst all she  was the one who enjoyed the lower pay after the scullery maid, who, nevertheless, could still aspire to make a career ... the Victorian governess crossed the threshold of her new family's dwelling as governess and that remained until the flowng of the time thing that forced her to find a new family, as an 'adult' orphan in search of protection ... the only thing that changed with the years was her nickname, passing from Miss to Mrs., after the threshold of the forty years of age, represented it almost entirely a merit of honor, but wasn't adequately paid economically, just think that in the mid-nineteenth century a governess was paid annually with a fee that ranged from 30 to 100 guineas for the most fortunate, when:




- picture 7




Yet in 1845 a run-of-the-mill music master charged 7s per lesson. Even if he gave four lessons a day, that meant ( assuming a six-day week) an income of over £400 a year and, if he organized his life sensibly (for instance, by spending two or three days a week giving his lessons in a school and so cutting down on time wasted travelling between clients ), he might earn much more.




- picture 8 - George Goodwin Kilburne, The Governess, 1873




I confess that I have always had such a joyful image of the Victorian governess: you should know that the first film I saw at the cinema was Mary Poppins, based on the novel written by Pamela Lyndon Travers as a teenager and published years later in 1934, probably with the intent to render luster and justice to a figure so little considered; as you surely know the film is set at the end of the previous century and see as main character a wonderful, magical governess, as well as probability each one was seen from the eyes of each little child which she educated and grew ... well, this is for me and continues to be the true Victorian governess, a magical lady able to make dreams come true!


See you soon 












Bibliographic sources:

Anonymous, Cassell's household guide to every department of practical life: being a complete encyclopaedia of domestic and social economy, 2012
https://books.google.it/books?id=90oCAAAAQAAJ&hl=it&source=gbs_book_other_versions

Ruth Brandon, Other People's Daughters. THE LIFE AND TIME OF THE GOVERNESS, London, Wiedenfeld & Nicholson, 2008;

Anne Brontë, Agnes Grey, New York. Random House, 2003;

Charlotte Brontë, Jane Eyre, New York, W. W. Norton & Company, 2001;

Gerry Holloway, Women and Work in Britain Since 1840, New York,Routledge, 2005;

Katherine Hughes, The Victorian Governess, London, Hambledon, 1993;

Coventry Patmore, The Angel in the House, Project Gutenberg, Web. 29 March 2013 -<http://www.gutenberg.org/cache/epub/4099/pg4099.html>;

Joan Perkin, Victorian Women, London, John Murray Publishers, 1993;

Elizabeth Sewell, Amy Herbert, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2015;

William Thackeray, Vanity Fair, Penguin Classics - Reissue edition 2003.



Quotations:   

1 - Ruth Brandon, Other People's Daughters. THE LIFE AND TIME OF THE GOVERNESS, London, Wiedenfeld & Nicholson, 2008, page 26 ( Joanna Martins ed. A Governess in the Age of jane Austen: The Journals and Letters of Agnes Porter, 1998 - Journal entry, July 1791 );

2 - op. cit., page 47.






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