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Costume History 1860s: Crinoline Fashion period (1840 - 1870).

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“Madame can live in one room and the crinoline in the other one.”





 Le Journal Illustré, 1867




Era il 1858 quando DOUGLAS & SHERWOOD misero a punto e brevettarono la hoop-skirt o cage-crinoline





dando con essa l'avvio ad una vera e propria epoca in quanto a storia della moda, epoca che si protrarrà fino al 1870 ca. quando le gonne meno ampie e sempre più affusolate non necessiteranno più di un siffatto sostegno; nasce essa infatti quale supporto per le gonne che in questo periodo raggiungono la loro massima ampiezza e scampanatura, nonché peso ed ingombro, per la diffusa presenza di balze ed ornamenti .... anche se fatte con tessuti importanti, a tenere tutto in bella forma ci pensava la nuova crinolina.





Dico nuova perché già da anni esisteva la crinolina (1840) che come dice il termine stesso era fatta di crini di cavallo intrecciati e poi disposti a fare quasi da paniere, ma le gonne più ampie e più pesanti richiedevano un supporto più rigido, di legno o di metallo imbottito e rivestito di cotone sotto cui andava ovviamente indossata almeno una sottoveste. ( Era esattamente il 1830 quando in Francia fu messo a punto un materiale fatto di lino tessuto con crine di cavallo chiamato crinolina la cui definizione deriva dal francese'Crin'e'lin', ovvero rispettivamente crine e biancheria intima; era questa la versione originale della crinolina, termine che poi venne applicato in seguito anche alle versioni differenti e più evolute del capo.)









Tutt'altro che veloce ed agevole da indossare era sicuramente il vero orgoglio di chi la vestiva !





Le donne adoravano la cage-crinoline. Pensate che in Inghilterra, al culmine della sua popolarità, veniva prodotto tanto acciaio presso Sheffield quanto ne serviva per fabbricare mezzo milione di cerchi la settimana !




Quando la crinolina raggiunse la sua massima ampiezza divenne davvero estremamente difficile, anzi, praticamente impossibile, per più di due signore muoversi con la propria gonna all'interno di una piccola stanza."Era necessario", sottolineò una dama di corte dell'imperatrice Eugenia, negli anni successivi,"che ciascuna controllasse e prevedesse i movimenti dell'altra con estrema attenzione, camminare con passo molto leggero mantenendo l'eleganza del portamento con un tale volume da portare con sé. Sedersi, poi, era una vera e propria arte, e lo era evitare che i cerchi in acciaio rimanessero messi fuori luogo. 





Entrare in una carrozza senza schiacciare i leggerissimi tessuti di tulle e pizzo richiedeva molto tempo, dei cavalli molto tranquilli, ed un marito di straordinaria pazienza! 
Viaggiare, accovacciarsi, giocare con i bambini, o addirittura semplicemente tenere loro la mano e camminare con loro, erano problemi che richiedevano grande affetto e tanta buona volontà. "

Con l'introduzione della più alta e sofisticata moda vittoriana divenne sempre più semplice che le parti terminali di abiti talmente ingombranti fossero soggette ad infiammarsi: i lampadari a gas che nelle sale da ballo e nei salotti erano andati a sostituire quelli di cristallo ed i candelabri d'argento, le candele e le lampade a petrolio od olio erano spesso posti in luoghi pericolosi per gli scialli, per le maniche maniche ampie e le gonne voluminose, e le cronache del XIX secolo spesso ci parlano di terribili decessi per incendio - di come la duchessa de Maillé sia stata bruciata a morte dal caminetto della sua amica, di come l'arciduchessa Mathilde, scoperto il fumo, amasse fumare ma cercasse di tenere questo suo vizio celato e, nel tentativo di nascondere la sigaretta nella propria sottana, questa andò in fiamme e non si riuscì a salvarla, di come un'attrice francese sia stata incenerito sul palco ed infine di come la figlia della regina Vittoria, Victoria Princess Royal, sia riuscita quasi miracolosamente a sfuggire ad una morte analoga.


La rivista satirica inglese Punch, fondata nel 1851, traeva infiniti spunti proprio dalla cage-crinoline e dagli inconvenienti che ad essa erano legati dando vita a vignette umoristiche di sicuro effetto ... 







... Raggiunta la sua massima ampiezza con i 180 cm di diametro, ovvero circa sei piedi, la crinolina, anche di conseguenza al disagio che procurava ( pensate anche al vento che spesso le capovolgeva impedendo alle Ladies di muoversi ), già nel 1894 aveva cominciato con l'appiattirsi gradualmente sul davanti e sui lati conservando il pieno volume solo sul retro - tale crinolina venne chiamata crinolette e fu presto soppiantata dal bustle, il supporto fatto di tessuti a sostegno dei drappeggi e dello strascico posteriore.




.... Vi confesso un segreto ... sapeste quanto, a suo tempo, mi fece sognare quest'immagine, ambientata nell'epoca in cui la crinolina aveva raggiunto la sua massima ampiezza ("Gone with the Wind"è ambientato alla vigilia dello scoppio della Guerra di Secessione che si protrasse tra il 1861 ed il 1865) quando, bambina, la vidi per la prima volta ... e probabilmente sarà accaduto anche a qualcuna di voi !





Vi saluto lettori ed amici miei cari, e vi lascio, magari, chissà, a sognare ancora un po' ...
... Vi abbraccio con affetto ed infinita gratitudine.


A presto 














Bibliografia:

Cynthia Overbeck Bix, Petticoats and Frock Coats: Revolution and Victorian-Age Fashions from the 1770s to the 1860s, Twenty First Century Books, 2011

Peter Chrisp, The Victorian Age: 6 (History of Costume and Fashion), Facts on File,  2005














“Madame can live in one room and the crinoline in the other one.”




- picture 1 -  Le Journal Illustré, 1867



It was 1858 when DOUGLAS & SHERWOOD put up and patented the hoop-skirt or cage-crinoline




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giving with it the start of a real age as to the history of fashion, a period which will run until 1870 ca. when skirts, less wide and increasingly tapering, won't need such a support anymore; in fact, it was born as a support for skirts that at that time reached their maximum amplitude and bell mouth, and weight and size, for the widespread presence of flounces and ornaments .... even if made with important and heavy fabrics, there was the new crinoline to keep everything in good shape !




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I say 'the new crinoline' because for years there was already a crinoline (1840) which, as the term itself, was made of horse hair braided and willing to do almost a basket, but the gowns, larger and heavier more and more, required a more rigid support, better if made of wood or metal upholstered with cotton under which it was obviously worn at least one petticoat. (It was exactly 1830 when in France was developed a material made of linen fabric with horsehair called crinoline whose definition is derived from the French 'crin'and'lin', respectively horsehair and underwear; this was the crinoline original version, but the term was then applied also later to the different versions and most advanced of this accessory.)




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Anything but quick and easy to wear it was definitely the true pride of those who wore it !




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Women loved the cage-crinoline, just think that in England, at the height of its popularity, it was produced so much steel in Sheffield to manufacture half a million circles a week!




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When the crinoline reached its maximum amplitude it became really very difficult, indeed virtually impossible, for more than two ladies to move with their skirts inside a small room."It was necessary," remarked a lady of the court of the Empress Eugenie, some years later,"and foresaw the movements each of the other very carefully, walking with very light step maintaining the poise while bringing such a volume. Sitting, then, was a real art if we think that it was necessary to prevent steel rims to put out of their place.




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To get into a carriage without crushing the lightweight tulle and laces fabrics it was necessary such a long time, very quiet horses, and a husband with an extraordinary patience!
Travel, crouch, to play with the kids, or even simply hold their hand and walk with them, were problems that required great affection and good will for their solution. "

With the introduction of the highest and most sophisticated Victorian fashion it became more simple for clothes to were subject to ignite: gas chandeliers which inside dance halls and living rooms had replaced those in crystal snd silver, candles and oil lamps which were often placed in dangerous places for shawls, the wide sleeves and the voluminous skirts, well, the chronicles of the late XIXth century often speak of terrible fire deaths - of how the Duchess de Maille was burnt to death by the fireplace of her friend, of how Archduchess Mathilde, discovered smoking and loving it but trying to keep this hidden, in an attempt to hide the cigarette in her gown, this went flames and they failed to save her, of how a French actress was incinerated on stage and finally as the daughter of Queen Victoria, Princess Royal Victoria, has almost miraculously escaped a similar death.


The British satirical magazine Punch, founded in 1851, drew its inspiration from the infinite-cage crinolines and the inconveniences that were linked to it creating cartoons for sure effect ...




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... After reaching its maximum amplitude with 180 cm in diameter, about six feet, the crinoline, also accordingly to the discomfort which it, alas, provided (you've also to think about the wind that often overturned them preventing the Ladies even to move), already in 1894 had begun with gradually flatten out the front and the sides retaining the full volume only on the back - this was called crinolette - and was soon supplanted by the bustle, the support made of fabrics and draperies placed on the back, in support of the train.




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.... I confess you a secret ... you cannot imagine how, at its time, this image made me dream, I was a little girl when I watched it for the first time, set in the era when the crinoline had reached its maximum amplitude given that "Gone with the Wind" is set on the eve of the outbreak of the Civil War that went on between 1861 and 1865 .... and probably it happened to someone of you too !




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I greet you,my dear readers and friends, and I leave you, maybe, I wonder, to dream a little more...
... I embrace you all with love and neverending gratitude.


See you soon 
















Bibliography:

Cynthia Overbeck Bix, Petticoats and Frock Coats: Revolution and Victorian-Age Fashions from the 1770s to the 1860s, Twenty First Century Books, 2011

Peter Chrisp, The Victorian Age: 6 (History of Costume and Fashion), Facts on File,  2005




Beatrix Potter's early gardening with pencil and paintbrush.

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Beatrix was a country girl at heart






Dalguise was as quite as London was bustlin. The air was clean [ ... ] Light slanted in through forests carpeted with the soft needles of conifers, delighting a fanciful little girl "the woods were peopled by the mysterious good folk" she later wrote " the Lords and the Ladies of the last century walked with me along the overgown paths". Beatrix flourished at Dalguise. 1


Vi ho già raccontato di quanto fosse pratica diffusa durante il periodo vittoriano per le giovani fanciulle e per le ragazze già adulte - talora vi ci si dilettavano anche le Ladies mature - quella di tenere un diario botanico, un 'Nature Journal' in cui venivano raccolte specie varie di fiori e di foglie essiccate e catalogate con il loro proprio nome ( come fece la piccola Emily Dickinson - ne parlammoqui) oppure venivano rappresentate, generalmente per tramite della tecnica pittorica dell'acquerello, specie arbustive, arboree, floreali, bacche e fiori, conosciuti e o raccolti nei giardini e durante le passeggiate in campagna ( come fecero Edith Holden - lo abbiamo visto qui e Fanny Robinson  - ne trattammo qui) dando così, talvolta con l'ausilio di citazioni poetiche, un'impronta più diaristica, intimistica e perciò meno scientifica, ma non meno prestigiosa alla raccolta.
Ebbene, anche la deliziosa Helen Beatrix Potter, meglio conosciuta con il suo secondo nome, Beatrix, tenne un'Nature Jornal', ve ne ho già fatto cenno  
(http://sweetlydreamingofthepast.blogspot.it/2013/09/beatrix-potter-life-in-nature.html), che in gran parte, come già detto, rimane tutt'oggi da decifrare poiché era scritto in un codice infantile parzialmente ancora ignoto, ma noi oggi in parte vi attingiamo in quanto alle immagini che conteneva ed agli scritti che ci sono noti, ed in parte ripercorriamo i primi anni della sua vita per comprendere il 'naturalismo' che innatamente recava la sua indole: aveva solamente otto anni quando cominciò con il rappresentare tutte le specie di funghi che trovava all'esterno dei muri di casa, l'abitazione londinese dei Potters situata nella zona residenziale di South Kensington, acquistata dai genitori poco prima che ella nascesse, una residenza signorile, ma il cui giardino lasciava un po' a desiderare, era umido, incolto e non facile da curare ... in compenso rigoglioso quanto a specie fungine che per prime stimolarono la sua creatività artistica...


Sotto la guida della balia MacKenzie, la piccola Beatrix Potter conobbe, lungo le ombrose passeggiate che si snodano attraverso i cespugli, i prati e le aiole che circondavano la sua casa di Londra; esse proseguivano i loro cammini spingendosi fino all' Horticultural Gardens della Royal Horticultural Society, vertice dell'abilità vittoriana situato accanto al South Kensington Museum, ora Victoria and Albert Museum. 
Lo sguardo infantile di Beatrix, percepiva le aiole curate e stagionalmente mutate per mantenere sempre viva la fioritura come distese a ventaglio e curve di colore. La grande serra tropicale in vetro era calda in inverno, una giungla per una piccola fanciulla ricca di fantasia. 2;

South Kensington poteva inoltre avvalersi di un grande parco accessibile agli abitanti sotto il pagamento di una tassa che ne avrebbe contribuito al mantenimento, e così fecero i Potters, ottenendo le chiavi del cancello di questo piccolo paradiso, che era il polmone verde della città, spesso sommersa dal fumo, e la fucina della fantasia dei due piccoli, Beatrix ed il fratello minore Bertram che con lei condivideva le attitudini e le curiosità naturalistiche e botaniche.

A Miss MacKenzie subentrò, quale istitutrice, la rigorosa Miss Madeline Davidson


Beatrix and Miss Davidson at Dalguise, 1878




che proseguì il filone educativo naturalistico già avviato dalla nurse, nonchè dal padre, poichè Rupert Potter non solo lo condivideva, ma a suo modo lo stimolò egli stesso 

"Con il padre Beatrix visitò gallerie d'arte e lo studio del suo amico, il pittore di acquisita fama nella società Sir John Everett Millais. Rupert Potter, un bravissimo fotografo dilettante scattava fotografie a modelli e sfondi paesistici per Millais, un grande aiuto per un pittore che trascorreva gran parte della suo tempo nel proprio studio, piuttosto che en plein air. Negli anni successivi Beatrix scrisse: "Quando ero giovane era ancora di moda ammirare i Pre Raphaelites. La loro copia meticolosa di fiori e piante .... mi ha di sicuro influenzata."
Raggiunta l'età dei dieci anni i suoi disegni di piante cominciarono col dimostrare promesse.



Ella imparò dai libri della biblioteca Potter - dai quaderni di James Andrews e Vere Foster. Imparò dalle lezioni d'arte, sia private sia alla Scuola d'Arte di South Kensington. Imparò, osservando, in vacanza con la famiglia, così come a Londra 3


E fu la Scozia la meta prediletta per le vacanze dei Potters durante i mesi estivi che vedevano Londra così calda, polverosa ed inospitale tanto da spronare chiunque ne avesse l'opportunità economica di lasciarla per la durata dei mesi più afosi dell'anno, la Scozia che con il verde della sua sorgiva natura ed il fasto delle sue antiche residenza signorili spronava a lunghe passeggiate immerse nella natura, la Scozia che offriva i primi fiori dell'anno rappresentò per la creatività della piccola Betrix una grande fonte d'ispirazione.


"I Potters trascorsero undici lunghe vacanze in Dalguise (pronunciato Dahl-gais), una casa padronale situata sulle colline boscose vicino a Dunkeld sul lato occidentale del vasto fiume Tay. Dal 1871 al 1881 la famiglia soggiornò per diversi mesi ogni anno per sfuggire alla polvere, per non parlare di rischi per la salute, delle estati londinesi. A differenza di Bolton Gardens, che Beatrix descrisse più tardi come "il mio luogo di nascita non amato", ella ricordò Dalguise come "la bella, casa dolce casa."




Dalguise House


Perciò, facendo il punto della situazione, potremmo dire che durante l'infanzia di Beatrix tre furono senza alcun dubbio i luoghi che alimentarono la sua vena artistica, ovvero South Kensington, Dalguise and Camfield Place.



From the first edition of Sir Henry Chauncy's Historical Antiquities of Hertfordshire published in 1700. The Tudor Manor House shown on this engraving was demolished by Beatrix Potter's Grandfather who rebuilt the house in 1867



Quando non si trovavano a Londra o in Scozia i Potters spesso facevano visita a Camfield Place, la casa del nonno paterno.



Jessy Crompton Potter e Edmund Potter acquistarono la tenuta di trecento acri nelle zone rurali Hertfordshire a nord di Londra dell'anno in cui nacque Beatrix. Per lei, era come fosse loro sempre appartenuto. A Camfield "tutto è legato insieme, realtà e fantasia, la mia cara nonna, il posto che amo di più al mondo e la dolce aria balsamica dove sono stata così felice da bambina". Poteva correre in giardino, facendo ritorno solamente quando la campana veniva suonata per richiamare tutti a casa. Grandi 'sponde' di rododendri fiorivano in primavera, celando una finta grotta medievale. Un olmo vuoto ma vivente era perfetto per essere scalato e per esplorare i nidi degli uccelli. Una rosa gialla cresceva sul muro di mattoni del kitchen -garden, insieme con il più tenero albero da frutto. Edmund Potter impiegava quindici giardinieri per la gestione del parco, del walled garden, delle aiole e delle serre. Il paesaggio di questo idillio infantile mette la giovane Beatrice a conoscenza con l'opera di un altro artista, Capability Brown.


... Capability Brown, un nome che presto e più volte nomineremo qui a proposito di giardinaggio e paesaggismo, ma torniamo agli acquerelli botanici della piccola Beatrix, pensate, ne portò a termine ben 450 di cui pochi sono accessibili pubblicamente... il suo primo interesse fu quello per la micologia, come già detto, per cui i suoi primissimi disegni sono disegni delle più svariate specie fungine ...









Osservando china a terra i funghi probabilmente fu catturata dalla presenza di insetti che furono il suo secondo fulcro d'interesse, soprattutto i coleotteri ...








per approdare infine, con sempre maggior attenzione ai dettagli, al mondo vegetale che per ultimo avrebbe affinato le sue qualità prima di farne un'autentica disegnatrice del mondo animale reinventato, con l'unicità che ben ci è nota, nei suoi libri di racconti per l'infanzia.
In realtà Ella inventava storie da sempre. Anche durante i giorni più scientifici della sua fase di studio sui funghi, immaginava un gruppo di funghi in un paesaggio del Lake District dall'aspetto simile a quello di piccole persone "che cantavano e si dondolavano e danzavano nell'erba e sotto le foglie tutti giù, in basso, come il fischio che alcune persone non possono ascoltare, o i topi o i pipistrelli itineranti, ed io seduto in alto che faccio la loro conoscenza."6





























Non trovate anche voi che lascino già percepire il talento di colei che sarebbe divenuta la 'mamma' di Peter Coniglio e di tutti gli altri ?
Beatrix Potter era nata naturalista, la sua educazione, profondamente rispettosa di questa sua propensione, la fece crescere come tale e naturalista maturò e rimase fino agli ultimi dei suoi giorni come anche questa fotografia, che la ritrae già non più giovanissima, sta a testimoniare ...
E dopo il matrimonio, con l'acquisto di Hill Top Farm, da naturalista e botanica divenne appassionata giardiniera e profondamente convinta ambientalista.




Vi lascio con una sua citazione che trovo incredibilmente tenera e bella, così come trovo che incredibilmente tenero e bello fosse il suo animo, il suo mondo interiore ...




A presto, carissimi, a tutti voi, un abbraccio, dato con tutto il cuore e ricordate che 


Chi lavora con le proprie mani è un lavoratore, 

chi lavora con le proprie mani e la propria testa 

è un artigiano, chi lavora con le proprie mani, la 

propria testa ed il proprio cuore è un artista.


 San Francesco d'Assisi (1182 - 1226)

















Bibliografia:


Linda J. Lear, Beatrix Potter: A Life in NatureGriffin, 2008

Linda Lear, Beatrix Potter. The extraordinary Life of a Victorian genius, Penguin books U.K., London, 2006

Martha McDowell, BEATRIX POTTER'S GARDENING LIFE, Timber Press, Portland, London, 2013




Citazioni: 


1 - Martha McDowell, BEATRIX POTTER'S GARDENING LIFE, Timber Press, Portland, London, 2013, pag. 30

2 - Ibidem, pag. 21

3 - Ibidpag. 26

4 - Ibid.pag. 29

5 - Ibid. pag. 33

6 - Ibid.pag. 55












Beatrix was a country girl at heart 
  






- picture 1





Dalguise was as quite as London was bustlin. The air was clean [ ... ] Light slanted in through forests carpeted with the soft needles of conifers, delighting a fanciful little girl "the woods were peopled by the mysterious good folk" she later wrote " the Lords and the Ladies of the last century walked with me along the overgown paths". Beatrix flourished at Dalguise. 1



I have already told you it was common practice during the Victorian period, for young and sometimes even for adults girls too that of keeping a 'Nature Journal' in which they were collected and catalogued with their own names various species of flowers and dried leaves (as the little Emily Dickinson did - as we saw here) or were represented, usually by means of the technique of watercolor painting, shrubs, trees, flowers, berries picked up in the gardens or during pleasant walks in the countryside (as Edith Holden - as we saw here and Fanny Robinson did - as seen here) giving, with the help of poetic quotations, a more intimate accent, more diaristic and so less scientific, but not at all less prestigious to the whole collection.

Well, even the lovely Helen Beatrix Potter, better known by her middle name, Beatrix, held a 'Nature Journal', (http://sweetlydreamingofthepast.blogspot.it/2013/09/beatrix-potter-life-in-nature.html), which in large part, as already mentioned, still today remains to decipher because it was written in a childish code partially still unknown, but today we'll draw something from it because what we do know about it is precious to us, both as images and as news, and in part will retrace the early years of her life to understand the 'naturalism' which innately bore her character: she was only eight years old when began with representing all species of fungi that were outside the walls of her house, the Potters' London home located in the residential area of ​​South Kensington, purchased by her parents just a little before that she was born, a true mansion, but the garden of which left 'much to be desired', it was moist, uncultivated and not easy to care ... in return lush as fungal species that first stimulated her artistic creativity ...



- picture 2 on the left - Young Beatrix, under the authority of Nurse MacKenzie, knew its shaded walks, winding through shrubberies, around lawns, and alongside flowerbeds.Beatrix and her nurse continued their constitutionals to the Royal Horticultural Society's Horticultural Gardens, a pinnacle of Victorian prowess nestled next to the South Kensington Museum, now the Victoria and Albert Museum. At Beatrix’s child’s-eye view, the intricate flower-beds (changed seasonally to maintain peak bloom) stretched out in fans and curves of color. The large glass conservatory  was warm and tropical in winter, a jungle to a young, imaginative girl. 2


South Kensington could also take advantage of a large park accessible to the inhabitants under the payment of a fee that would have helped to maintain it, and so did the Potters, getting the keys to the gate of this little paradise, which was the city's green lung, often submerged by the smoke, and the forge of the imagination of the two little children, Beatrix and her younger brother Bertram that shared with her attitudes and natural and botanical curiosities.



To Miss MacKenzie took over, as governess, the strict Miss Madeline Davidson





- picture 3 - Beatrix and Miss Davidson at Dalguise, 1878




who went on the naturalisticeducation trend already initiated by the nurse, as well as by her father, as Rupert Potter not only shared it, but, in his way, stimulated it himself

" With her father Beatrix visited art galleries and the studio of his friend, successfull society painter Sir John Everett Millais. Rupert Potter, an accomplished amateur photographer, shot sitters and landscape backgrounds for Millais, a great help to a painter who spent much of his time in his studio rather than en plein air. In later years Beatrix wrote,"When I was young it was still the fashion to admire Pre Raphaelites. Their meticulous copying of flowers and plants .... influenced me. " By age ten her drawings of plants showed promise.





- picture 4 - 



She learned from books in the Potter library - copybooks by James Andrews and Vere Foster. She learned from art lessons, both private and to the South Kensington Art School. She learned by looking, on family holidays, as well as in London."

And It was Scotland the favorite destination for the Potters' holidays during the summer months which saw London so hot, dusty and inhospitable enough to inspire anyone in the economic opportunity to leave it for the duration of the sultry months of the year, Scotland, which with the green of its pristine nature and the splendor of its ancient stately residences urged to long walks immerged into the nature, Scotland, which offered the first flowers of the year was for the creativity of the little Betrix a great source of inspiration.

"The Potters spent eleven long holidays in Dalguise (pronounced dahl-guys), a manor house in the forested hills near Dunkeld on the western side of the broad River Tay. From 1871 to 1881 the family sojourned there for several months each year escaping the dust, not to mention health risks, of London summers. In contrast to Bolton Gardens, which Beatrix later described as “my unloved birthplace,” she remembered Dalguise as “ beau-tiful, home sweet home.” " 4 




- picture 5 - Dalguise House




So, summing up the situation, we could say that during her childhood for Beatrix three were undoubtedly the places that fueled her artistic talent, South Kensington, Dalguise and Camfield Place.




- picture 6 - From the first edition of Sir Henry Chauncy's Historical Antiquities of Hertfordshire published in 1700. The Tudor Manor House shown on this engraving was demolished by Beatrix Potter's Grandfather who rebuilt the house in 1867





When not in London or Scotland, the Potters often visited Camfield Place, her paternal grandfather's home. 




- picture 7 




Jessy Crompton Potter and Edmund Potter bought the three hundred-acre estate in rural Hertfortshire north of London the year Beatrix was born. To her, it had always been there. At Camfield "all is bound up together in fact and fancy, my dear grandmother, the place I love best in the world and the sweet balmy air where I have been so happy as a child". She could run in the garden, only returning when the fire bell was rung as the summons home. Great banks of rhododendrons bloomed in the spring, concealing a faux medieval grotto. A hollow but living elm was perfect to climb and explore for bird's nests. A yellow rose grew up the brick wall of the kitchen garden, along with the more tender fruit tree. Edmund Potter employed fifteen gardeneres to manage the park, walled garden, ornamental beds, and greenhouses. The landscape of this childhood idyll acquainted the young Beatrix with the work of another artist, Capability Brown. 5 


... Capability Brown, a name that soon and again will appoint here about gardening and landscaping, but let's come back to the botanical watercolors of the little Beatrix, just think, she painted more than 450 watercolours just few of which are publicly accessible ... her first interest was the mycology, as already said, that's why her first drawings are drawings of various fungal species ...




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Observing bent near the ground the mushrooms, she was probably was by the presence of insects that were her second fulcrum of interest, especially beetles ...



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to arrive finally, with more and more attention to even little details, to the plant world that would last honed her qualities before making of her a real designer of the animal world reinvented with the uniqueness that we are well-known in her books of short stories for childhood.

Actually, She had always invented stories. Even during the most scientific days of her fungus phase, she imagined a group of mushroom in a Lake District landscape looking like tiny "people singing and bobbing and dancing in the grass and under the leaves all down below, like the whistling that some people cannot hear, or stray mice and bats, an I sitting above and know something about them."6



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Don't you also perceive the talent of the woman who would become the 'mother' of Peter Rabbit and of all the others?
Beatrix Potter was born as a naturalist, her education, deeply respectful of this propensity, made her grow in this perspective and as  naturalist she matured and remained until the last of her days as even this photograph, which portrays her not so young anymore, can testify...
And after her wedding, with the purchase of Hill Top Farm, from naturalist and botanist she became a passionate gardener and a deeply convinced environmentalist.




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I leave you with a quote from her Journal that I find incredibly tender and beautiful, as I find that incredibly tender and beautiful was her soul, her inner world ...




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See you soon, dear friends, I hug all of you with all my heart, and remeber that 



Anyone who works with his hands is a laborer, 

who works with his hands and his head is a 

craftsman, who works with his hands, his head 

and his heart is an artist.





  St. Francis of Assisi (1182 - 1226)

















Bibliography:


Linda J. Lear, Beatrix Potter: A Life in NatureGriffin, 2008

Linda Lear, Beatrix Potter. The extraordinary Life of a Victorian genius, Penguin books U.K., London, 2006

Martha McDowell, BEATRIX POTTER'S GARDENING LIFE, Timber Press, Portland, London, 2013




Quotations: 


- Martha McDowell, BEATRIX POTTER'S GARDENING LIFE, Timber Press, Portland, London, 2013, page 30

2 - Ibidem, page 21

3 - Ibidpage 26

4 - Ibidpage 29

5 - Ibid. page 33

6 - Ibidpage 55





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I cani dell'Imperatrice.

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Essere amati profondamente da qualcuno dà forza. Amare profondamente qualcuno dà coraggio.

Lao Tzu (filosofo cinese, 500 a.C. circa)





Corfù, 1861 ( con lei Houseguard, sconosciuto il nome dell'altro cane che dorme ai suoi piedi 





Un'anima inquieta e solitaria che, interdetta nel comunicare la profondità e la complessità del proprio essere a chi non ha il dono, raro, della sua stessa sensibilità, trova rispondenza nell'animo degli animali e comunica con gioia e trasporto con i cavalli di cui, in gran numero, si circonda, ( ve ne parlai qui ) e con i cani, anch'essi spesso presenti a corte intorno a lei - con non altrettanto piacere da parte dell'arciduchessa Sofia - cani di razze differenti che spesso voleva comparissero nelle fotografie che le venivano fatte, quasi come se di lei fossero parte, parte di quell'angelica romantica creatura, sospesa tra sogno e realtà, che altro era rispetto all'Imperatrice che vediamo comparire nei ritratti ufficiali, la statuaria, solenne consorte dell'Imperatore d'Austria Ungheria.

Quanti sono i contenuti che non ammettono verbalizzazione alcuna, ma possono solamente essere percepiti ... è questa non una pecca, bensì un dono, prezioso, che ancora ci tiene uniti al mondo animale, forse oggi più ancora di allora difficile da mantenere vivo, il cui prestigio non ha paragone e prezzo alcuno ... e questo Elisabetta bene lo sapeva e lo comprendeva, e cercò, con successo, di trasmetterlo anche alla propria prole.


Puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali. 

Immanuel Kant (filosofo tedesco, 1724 - 1804)




l'Imperatrice con il suo barboncino Platon



L'Imperatrice durante la sua seppur breve vita ebbe molti cani, tra i più piccoli vi fu Platon all'inizio degli anni sessanta, il barboncino nero con il quale sembra dialogare e che persino in un'occasione riesce a strapparle un seppur debole sorriso ( foto scattate da Ludwig Angerer nel 1862 )




ma con il tempo sempre più si fece conquistare da quelli di grossa taglia; il primo che ebbe un posto speciale nel suo cuore fu uno splendido lupo irlandese che ella chiamo Houseguard 


Houseguard by Carl Reichert, 1873




con il quale si fece ritrarre nella celebre serie scattata tra il 1866 ed il 1867 da Emil Rabending, scatti che sono per me, per molteplici ragioni, tra i più amati











... ebbene sì, spesso i suoi cani le 'facevano sbocciare' quel sorriso che raramente ornava il volto di questo delicato, 'pallido fiore sotto l'uragano'... 

Anche se probabilmente il più celebre rimane Shadow, l'alano nero con cui condivise il dolore generato dalla tragedia di Mayerling




e che realmente, in quei giorni così bui, era divenuto l'ombra di questa 'eroina del sogno' 2  per descriverla con le parole di D'Annunzio, di questa 'fanciulla di giglio, non nata per le pene del mondo'3




L'anima ha dei momenti superiori 
che la colgono - sola - 
quando amici  occasioni della terra
si sono ritirati senza scampo - 

o quand'ella è salita di sua forza
a troppo ardite cime
per guardare più in basso, a qualcos'altro
che non sia quella nuova onnipotenza -

Questo mortale annullamento
è raro - 
ma ha la vaghezza di un'apparizione
al servizio dell'aria - 

Lo svelamento che l'eternità
concede a pochi eletti -
la smisurata forma
dell'immortalità-



Emily Dickinson, 306 




Ma vediamo insieme i suoi 'compagni', almeno quelli che ci sono accessibili dal web, tutti dipinti dal pittore della Vienna Vittoriana Carl Reichert (1836 - 1918) particolarmente capace e perciò apprezzato per le sue rappresentazioni del mondo animale, soprattutto cani e gatti


Hamlet





Roma





Brave





Qui la piccola Marie Valerie ritratta da Franz Schrotzberg con un Leonberger, con ogni probabilità si tratta di  Brave





 Qui ancora con Brave in una fotografia di Victor Angerer





 Foto scattata alle soglie della Kaiservilla di Bad Ischl dove uno dei tanti 'badanti' tiene due cani dell'Imperatrice, sicuramente Shadow in piedi e Mohamed coricato





Fanton e Morfy



Per questa sue caratteristiche che ben conosciamo e che ce la rendono ancor oggi così amabile, l'Imperatrice fu indotta sempre più ad isolarsi e a condurre una vita riservata e solinga, ma, con le parole di Erich Fromm, tratte da L'arte di amare, vi lascio a riflettere ....
Scriveva questi negli anni '50


Paradossalmente, la capacità di stare soli è la condizione prima per la capacità d'amareed ancora


  Dare è la più alta espressione di potenza. Nello stesso atto di dare, io provo la mia forza, la mia ricchezza, il mio potere. Questa sensazione di vitalità e di potenza mi riempie di gioia. Mi sento traboccante di vita e di felicità. Dare dà più gioia che ricevere, non perché è privazione, ma perché in quell'atto mi sento vivo.6


Erich Fromm (sociologo e psicoanalista tedesco, 1900 - 1980)






Carl Reichert, Besuch im Pferdestall, 1918




Non è stato questo un argomento di facile trattazione perché poco si trova a questo proposito anche nei testi autobiografici, ma ho comunque voluto farvi dono di tutto quanto è di mia conoscenza a tale proposito, per completare questo puzzle che è la complessa, magnificamente misteriosa ed affascinante personalità di questa Sovrana figura.

Vi giunge quindi, arrivati qui, il mio sempre più affettuoso e riconoscente saluto che vi accompagna fino al nostro prossimo incontro, 

a presto   










Bibliografia:


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001



Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937

Gabriele D'Annunzio, LA VIRTU' DEL FERRO, in «Il Mattino», 29-30 settembre 1898, riportato in Gabriele D’Annunzio, Scritti giornalisticiMeridiani, Mondadori, vol.II, ora anche sul web nella sezione ANTOLOGIA del sito UNA RAPIDA EBBREZZA, curato da Massimo Sannelli e Vincenzo Laura
http://unarapidaebbrezza.blogspot.it/2011/12/dannunzio.html )

Emily Dickinson, EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997,

Eric Fromm, L'arte di Amare, traduzione di Marilena Damiani, Mondadori, Milano, 1996

Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982


Brigitte Hamann, (a cura di), ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997

Oscar Wilde, Poesie, Lorenzo Barbera Editore, Srl, Siena, 2006




Citazioni:

1 - Oscar Wilde, LA BELLA DONNA DELLA MIA MENTE in  Poesie, Lorenzo Barbera Editore, Srl, Siena, 2006, pag.67

2 - La virtù del ferro, in «Il Mattino», 29-30 settembre 1898, riportato in Gabriele D’Annunzio, Scritti giornalisticiMeridiani, Mondadori, vol.II, ora anche sul web nella sezione ANTOLOGIA del sito UNA RAPIDA EBBREZZA, curato da Massimo Sannelli e Vincenzo Laura
http://unarapidaebbrezza.blogspot.it/2011/12/dannunzio.html )

3 -  Oscar Wilde, MADONNA MIA in  Poesie, Lorenzo Barbera Editore, Srl, Siena, 2006, pag. 40

4 - Emily Dickinson, EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, 306, pag. 330 

5 - Eric Fromm, L'arte di Amare, traduzione di Marilena Damiani, Mondadori, Milano, 1996, pag. 119

6 - Eric Fromm, L'arte di Amare, op. cit., pag. 34











The Empress' dogs.



Being deeply loved by someone gives you strength. To love someone deeply gives you courage.

Lao Tzu (Chinese philosopher, 500 a.C. circa)



- picture 1 - Corfu, 1861 (with her Houseguard, unknown the name of the dog sleeping at her feet)


- picture 2




A restless and solitary soul, to which was forbidden to communicate the depth and complexity of Her soul being so few those who have the rae gift of Her same sensibility, finds correspondence in the soul of animals and communicates with joy and transport with horses which, in large numbers, surrounds Her, (here I already wrote about it) and with dogs, which are also often present at Court around her - not with the same pleasure from Archduchess Sofia - dogs of different breeds that often she wanted by Her side in the photographs that were made Her, almost as if they were part of Her, part of that angelic romantic creature, suspended between dream and reality, who was someone else compared with the Empress we see appearing in official portraits, the statuary, solemn consort of the  Emperor of Austria Hungary.

How many are the contents that don't admit any verbalization, but can only be perceived ... this is not a flaw, but rather a gift, a precious precious, that still binds us to the animal world, perhaps now more even then difficult to keep alive, the prestige of which has no comparison and no money ... and that Elisabeth knew and understood well, and tried, successfully, to transmit also to her offspring.


You know the heart of a man already by the way he treats animals.

Immanuel Kant (German philosopher, 1724-1804)





- picture 3 - The Empress with her poodle Platon





The Empress during her short life had many dogs, among the smallest there was Platon in the early sixties, the black poodle with which she seems to talk to, and, in one occasion, even manages to snatch Her an albeit weak smile (photos by Ludwig Angerer in 1862)





- picture 4



- picture 5



but over time She became increasingly conquered by those of larger size; the first which had a special place in Her heart was a wonderful Irish wolfhound She call Houseguard




- picture 6 - Houseguard by Carl Reichert, 1873




with which She was portrayed in the famous series taken between 1866 and 1867 by Emil Rabending, shots that are to me, for several reasons, the most beloved





- picture 7


- picture 8


- picture 9


- picture 10


- picture 11






... Yes, often Her dogs made flourish that smile that rarely adorned the face of this delicate, 'pale flower under the hurricane'1  ...


Although probably the most famous remains Shadow, the black Great Dane with whom She shared the pain generated by the tragedy of Mayerling




- picture 12 





and that really, in those such dark days, had truly become the shadow of this' dream heroine '2 to describe Her with D'Annunzio's words, this' lily-girl, not born for the pains of this world of ours'3




The Soul's Superior instants
Occur to Her—alone—
When friend—and Earth's occasion
Have infinite withdrawn—

Or She—Herself—ascended
To too remote a Height
For lower Recognition
Than Her Omnipotent—

This Mortal Abolition
Is seldom—but as fair
As Apparition—subject
To Autocratic Air—

Eternity's disclosure
To favorites—a few—
Of the Colossal substance
Of Immortality



Emily Dickinson, 306 4 



But let's see Her 'mates', at least those that are accessible from the web, all painted by the painter of the Victorian Vienna Carl Reichert (1836 - 1918) who was particularly capable and so appreciated for his representation of the animal world, especially dogs and cats




- picture 13 - Hamlet


- picture 14 - Roma


- picture 15 - Brave


- picture 16 - Here the little Marie Valerie is portrayed by Franz Schrotzberg with a Leonberger, probably he's Brave


- picture 17 - Here with Brave again in a photograph by Victor Angerer


- picture 18 - Photograph taken just outside the Kaiservilla in Bad Ischl, where one of the several 'Nannies' holds two of the Empress' dogs, definitely Shadow standing and Mohamed lying.


- picture 19 - Fanton and Morfy




Because of these characteristics that we well know and which today make her so lovable more and more, the Empress was increasingly driven to isolate herself and to lead a private and solitary life, but, with the words of Erich Fromm, taken from"The Art of Loving"I leave you to ponder ....
He wrote in the 1950s


Paradoxically, the ability to be alone is the first condition for the ability to love. 5  and still



   Giving is the highest expression of power. In
 the same act of giving, I feel my strength, my
 wealth, my power. This feeling of vitality and potency fills me with joy. I feel full of life and happiness. Giving gives more joy than to receive, because it is not deprivation, but because in that act I feel alive. 6


Erich Fromm (German sociologist and psychoanalyst, 1900-1980)






- picture 20 - Carl Reichert, Besuch im Pferdestall, 1918





It was not easy to deal with this topic because we can find so little about it even in the autobiographical texts, but I wanted to make you this gift, to let you know everything I know about it, to complete this puzzle that is the complex, and magnificently mysterious and fascinating personality of this Sovereign Lady.

So, arrived here, my most affectionate and grateful greeting comes to you and will accompany you until we'll meet again,


see you soon   














Bibliography:


Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998

ELISABETTA D'AUSTRIA NEI FOGLI DI DIARIO DI COSTANTIN CHRISTOMANOS, Adelphi edizioni S.p.A., Milano, 1989

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001



Conte Egon Cesar Corti, L'imperatrice ElisabettaMondadori, Milano, 1937

Gabriele D'Annunzio, LA VIRTU' DEL FERRO, La virtù del ferro, in «Il Mattino», 29-30 settembre 1898, collected in Gabriele D’Annunzio, Scritti giornalisticiMeridiani, Mondadori, vol.II, now also on the web in the section ANTOLOGIA of the site UNA RAPIDA EBBREZZA edited by Massimo Sannelli and Vincenzo Laura
http://unarapidaebbrezza.blogspot.it/2011/12/dannunzio.html )

Emily Dickinson, EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997,

Eric Fromm, L'arte di Amare, traduzione di Marilena Damiani, Mondadori, Milano, 1996


Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982


Brigitte Hamann, (a cura di), ELISABETH Bilder einer KaiserinAmalthea Verlag, 1998

Gabriele Praschl - Bichler, L'Imperatrice Elisabetta, Longanesi & C., Milano, 1997

Oscar Wilde, Poesie, Lorenzo Barbera Editore, Srl, Siena, 2006




Quotations:

1 - Oscar Wilde, LA BELLA DONNA DELLA MIA MENTE in  Poesie, Lorenzo Barbera Editore, Srl, Siena, 2006, page 67

2 -.from the article La virtù del ferro, in «Il Mattino», 29-30 settembre 1898, collected in Gabriele D’Annunzio, Scritti giornalisticiMeridiani, Mondadori, vol.II, now also on the web in the section ANTOLOGIA of the site UNA RAPIDA EBBREZZA edited by Massimo Sannelli and Vincenzo Laura
http://unarapidaebbrezza.blogspot.it/2011/12/dannunzio.html )

3 -  Oscar Wilde, MADONNA MIA in  Poesie, Lorenzo Barbera Editore, Srl, Siena, 2006, page 40

4 - Emily Dickinson, EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, 306, page 330 

5 - Eric Fromm, L'arte di Amare, traduzione di Marilena Damiani, Mondadori, Milano, 1996, page 119

6 - Eric Fromm, L'arte di Amare, op. cit., page 34






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The most beautiful Spring's Flowers - Edwardian Little Ladies.

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I cannot meet the Spring - unmoved -
I feel the old desire -
A Hurry with a lingering, mixed,
A Warrant to be fair -

A Competition in my sense
With something, hid in Her -
And as she vanishes, Remorse
I saw no more of Her -

Emily Dickinson, J1051 (1865) 1 






Ad ogni incontro con la Primavera - non so star quieta -
Sento l'antico desiderio - 
un'Ansia mista ad un'Attesa,
Una promessa di beltà -

Una Competizione in tutto il mio essere
Con qualcosa che in Essa è nascosto -
E quando svanisce, rimane il Rimorso
Di non averLa vista abbastanza -












An altered look about the hills—
A Tyrian light the village fills—
A wider sunrise in the morn—
A deeper twilight on the lawn—
A print of a vermillion foot—
A purple finger on the slope—
A flippant fly upon the pane—
A spider at his trade again—
An added strut in Chanticleer—
A flower expected everywhere—
An axe shrill singing in the woods—
Fern odors on untravelled roads—
All this and more I cannot tell—
A furtive look you know as well—
And Nicodemus’ Mystery
Receives its annual reply!


Emily Dickinson, J140  







Qualcosa di cambiato nell'aspetto dei monti;
una luce splendente che riempie il villaggio; 
è un'aurora più vasta; 
più profondo il crepuscolo sul prato;
l'orma di un piede vermiglio;
e un dito purpureo sul pendio;
una mosca che sbatte contro i vetri; 
un ragno che ritorna al suo lavoro; 
più maestoso l'incedere del gallo; 
un'attesa di fiori dappertutto;
l'ascia che canta, stridula, nei boschi;
odor di felci su vie non battute -
queste e altre cose che non posso dire -
l'aria furtiva che anche voi sapete:
di Nicodemo il mistero
ha la sua replica annuale.













 The young lambs are bleating in the meadows ;
   The young birds are chirping in the nest ;
The young fawns are playing with the shadows ;
   The young flowers are blowing toward the west—
Go out, children, from the mine and from the city —
   Sing out, children, as the little thrushes do —
Pluck you handfuls of the meadow-cowslips pretty
   Laugh aloud, to feel your fingers let them through !


The Cry of the Children, ELIZABETH BARRETT BROWNING







I giovani agnelli stanno belando nei prati,
I giovani uccelli stanno cinguettando nel nido,
I giovani cerbiatti stanno giocando con le ombre,
I giovani fiori stanno sbocciando verso occidente -
Uscite, bambini, dalla miniera e dalla città,
cantate forte, bambini, come fanno i piccoli tordi; 
Cogliete manciate di leggiadre primule di campo,
Ridete forte nel sentire le vostre dita lasciarle passare.


The Cry of the Children, ELIZABETH BARRETT BROWNING 3





Questo il mio augurio per una lieta primavera rivolto a ciascuno di voi, che la serenità che questa splendida stagione colmi i vostri cuori di gioia, un augurio che ho scelto di accompagnare con queste immagini di rara beltà che rappresentano la prima stagione della vita, e da versi che molto amo su questa periodo dell'anno che sempre, ogni volta, costituisce una rinascita per ciascuno di noi.

A presto   












Bibliografia:

Emily Dickinson, EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997;

Edith Holden, Diario di campagna di una signora inglese del primo Novecento, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, 1992;




Citazioni:

1 - Emily Dickinson, EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, pag. 1100

2 - Emily Dickinson, op. cit., pag. 148

3 - Edith Holden, Diario di campagna di una signora inglese del primo Novecento, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, 1992, pag. 37













This is my wish for a Happy Spring to each of you, hope that this wonderful season fill your hearts with serenity and joy, a wish that I chose to accompany with these images of rare beauty representing the first season of life, and with some of the verses that I love most about this time of year that always, every time, is a new birth to each of us.


See you soon   










Bibliography:

Emily Dickinson, EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997;

Edith Holden, Diario di campagna di una signora inglese del primo Novecento, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, 1992;




Quotations:

1 - Emily Dickinson, EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, pag. 1100

2 - Emily Dickinson, op. cit., pag. 148

3 - Edith Holden, Diario di campagna di una signora inglese del primo Novecento, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, 1992, pag. 37







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Happy Birthday ~ My little old world ~

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Just a few lines ...





to remeber that on April 1st, 2013 'My little old worl', sofly, silently, was born, cared with much joy, love and enthusiasm ... and now, after two years, so many friendships were born thanks to it, so many beautiful souls are surrounding me, so many things has happened and the joy, the love and the enthusiasm are growing more and more ...

Thank you with all my heart to you all !



With  neverending gratitude







Queen Victoria, the Scottish Highlands, Balmoral Castle ... and John Brown.

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On 1 September 1842 Queen Victoria and Prince Albert landed at Grandton Pier for their first glimpse of Scotland.



They were to visit Edimburgh ed eventually the Highlands, 'where no Sovereign of England has ever been since the Union & non perhaps before, excepting Charles II'. More than thirty years later, when the queen was visiting Glencoe, she felt, 'a sort of reverence in going over these scenes, in this most beautiful country, which I am proud to call my own, where there was such a loyalty to the family of my ancestors. For Stuart blood is in my veins & I am now, their representative & the people are as devoted & loyal to me as they where to that unhappy Race'.



Luncheon at Cairn Lochan by Caarl Haag, 1865,  from Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artistsPhilip Wilson Publishers Limited, London, 1985, table XXII





 Morning in the Highlands- the royal family ascending Lochnagar by Carl Haag, 1853, detail




Il 1 settembre 1842 la Regina Vittoria e il Principe Albert atterrarono a Grandton Pier per il loro primo 'assaggio' di Scozia. Avevano l'intenzione di visitare Edimburgo ed infine le Highlands, 'dove nessun sovrano d'Inghilterra era mai stato da quando l'Unione esisteva e forse neppure prima, eccetto Carlo II'. Più di trent'anni dopo, quando la regina era in visita a Glencoe, riferisce di aver avvertito, 'una sorta di riverenza nell'addentrarmi in questi scenari, in questo paese talmente bello, che sono orgogliosa di definire mio, dove c'era una tale fedeltà alla famiglia dei miei antenati. Poiché il sangue Stuart scorre tutt'ora nelle mie vene e sono tuttora loro rappresentante il popolo è devoto e leale con me come fu a suo tempo con quell'infelice Gente '. 19

Tanto Victoria quanto il Principe Albert rimasero entusiasti di questo loro primo viaggio in una terra ancora sconosciuta, ed il fascino che essi colsero promanava sia dalla natura talmente caratteristica del paesaggio che dal temperamento ancora così spontaneo degli abitanti; 

" Al loro ritorno al sud, il Principe Alberto scrisse a sua nonna: "La Scozia ha fatto un'ottima impressione su entrambi; il paese è davvero molto bello, anche se duro e maestoso, perfetto per sport di ogni tipo (Egli aveva soprattutto in mente la caccia al cervo) l'aria notevolmente pura e leggera rispetto a quella che abbiamo qui. Le persone sono più naturali, e contraddistinte dall'onestà e dalla semplicità che da sempre caratterizzano gli abitanti dei paesi di montagna, che sono lontano dalla città'."2



Queen Victoria Sketching at Loch Laggan by Sir Edwin Landseer, 1847




In un luogo talmente affascinante, in cui per numerose volte ancora si recarono i sovrani dal 1842 al 1848, non rimaneva che trovare una dimora in cui poter alloggiare durante i periodi di caccia e di vacanza con l'intera famiglia; la scelta cadde sul vecchio Balmoral Castle edificato originariamente da Sir William Drummond nel 1390 



Balmoral Castle, drawn by W.Leitch, engraved by J.Godfrey, edited 1875




acquistato dal Principe Albert, pur senza averlo mai visto prima, il 17 febbraio 1848 e l'8 settembre del medesimo anno Egli e la Sua Regina arrivarono a prendere possesso dell'intera proprietà, avviando una serie di lunghe trattative che si conclusero solamente il 22 giugno 1852 quando dell'intera tenuta divennero gli effettivi ed unici proprietari; una volta che la totalità del terreno fu acquistato, il Principe Albert decise di ricostruire l'antico edificio non era ritenuto da lui adeguato alle esigenze della sua grande famiglia e, scelto William Smith di Aberdeen quale architetto più qualificato, egli gli fece costruire un nuovo edificio situato a 100 metri a nord-ovest rispetto all'edificio originario, in modo da poter continuare ad occupare la vecchia residenza mentre il nuovo castello era in via di edificazione.

'MY DEAR PARADISE IN THE HIGHLANDS', così ebbe a definire il nuovo castello la regina Victoria nel suo diario, trovando in esso il luogo più appropriato per le vacanze estive dell'intera, numerosa, famiglia reale.







Seguita dai pittori Sir Edwin Landseer e Carl Haag ella ebbe modo di trovare quasi redatto sotto forma di cronaca illustrata ogni suo viaggio in Scozia, dove sia Ella che il Principe Consorte potevano dedicarsi con estrema libertà a momenti di intimità familiare, scevri da ogni impegno politico o mondano ...

A tale proposito vi svelo una curiosità: mentre Victoria era in vacanza a Balmoral alcuni terroristi di matrice Irlandese organizzarono un complotto per rapire la 48enne regina, questo è quanto è stato svelato da files ufficiali tenuti segreti per quasi 150 anni, e sembrava che quello fosse il luogo ideale poiché: "Essi credono che Sua Maestà vada in giro per il paese con poco seguito, nessuna guardia e che non ci sarà alcuna difficoltà nel compiere il loro progetto.", così reca scritto la nota ufficiale anche se, come altre volte, fortunatamente tale progetto venne scoperto e sventato per tempo.



Queen Victoria, Prince Albert and royal retinue fording the River Tarff in Glen Tilt by Carl Haag, 1861





Salmon Leistering in the River Dee: the Prince of Wales and Prince Alfred , Guided by John Macdonald, Returning from Salmon Spearing by Carl Haag, 1854, from the Royal Collection Trust, © Her Majesty Queen Elizabeth II





Evening at Balmoral Castle, The Stags Brought Home by Carl Haag, 1853




In Scozia Ella visse momenti talmente preziosi che volle raccogliere nelle pagine di un diario privato che trovò pubblicazione nell'anno 1864, quando ormai il Principe Albert l'aveva lasciata, vittima di una grave febbre tifoide che lo colpirà e spezzerà la sua vita all'età di soli 42 anni, con il titolo di 'Leaves from the Journal of Our Life in the Highlands', in sessantatrè copie, di cui una donata al principe di Galles che recava la seguente iscrizione:'This account of our happy life, now for ever past & of his happy Childhood'; nel 1884 venne pubblicato un ulteriore volume 'More Leaves from the Journal of a Life in the Highlands'


"che continuava la storia dalla morte del Principe Consorte fino al 1882. Esso era dedicato, non solo come erano i precedenti 'Leaves' alla memoria di colui che rese la sua vita radiosa e felice, ma anche ai suoi 'Loyal Highlanders' e soprattutto al 'mio devoto assistente personale e fedele amico John Brown', che era morto da poco. Un tributo a lui dedicato conclude il libro. "3





John Brown by Kenneth MacLea





John Brown and Queen Victoria by Edwin Landseer





Corrie Buie by Carl Haag



Profondamente innamorata del suo Albert al quale volle venisse fatta ufficialmente richiesta di matrimonio dopo soli quattro giorni da che lo aveva conosciuto, nonostante l'aspetto un po' troppo 'gentile' e per il tempo decisamente effeminato, Victoria vide in lui l'obiettivo della sua grande passione e del suo bisogno di amore.

'Colui che era il commovente potere di ogni cosa qui, sul quale ho fatto affidamento per 22 anni - Egli, portato via - ed io - che sono in forma per non altro che nulla, che costantemente mi sento come se non dovessi essere qui - sono lasciata sola - mezza selvaggia con il mio dolore!
La prima visita della regina Victoria a Balmoral, 'Qui - dove tutto è stato fatto per Lui - in cui la vita era una delle attivita', [...] fu una formidabile prova della sua forza. 4

Certo che la povera Regina Victoria rimase vedova davvero molto giovane ( il principe consorte la lasciò nel dicembre del 1861 ) e fu perciò felice di trovare in John Brown un fedele amico e compagno che letteralmente divenne la sua ombra e come tale lo vediamo sempre presente sullo sfondo dei dipinti che della regina furono fatti dopo la dipartita del Principe Albert ... ma di ciò che da questa amicizia nacque vi parlerò in un'altra occasione, non voglio dilungarmi ancora molto nel timore di annoiarvi.

Come sempre mi congedo da voi augurandovi ogni bene e sperando di avervi ancora una volta intrattenuti con un argomento di vostro interesse in grado di suscitare il vostro entusiasmo; vi abbraccio infine caramente,

a presto  
















Bibliografia:

Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artists, Philip Wilson Publishers Limited, London, 1985



Citazioni:

1 - Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artistsPhilip Wilson Publishers Limited, London, 1985 , pag. 19;

2 - op. cit., pag. 22;

3 - op. cit., pag. 110;

4 - op. cit., pag. 101.














On 1 September 1842 Queen Victoria and Prince Abert landed at Grandton Pier for their first glimpse of Scotland.



They were to visit Edimburgh ed eventually the Highlands, 'where no Sovereign of England has ever been since the Union & non perhaps before, excepting Charles II'. More than thirty years later, when the queen was visiting Glencoe, she felt, 'a sort of reverence in going over these scenes, in this most beautiful country, which I am proud to call my own, where there was such a loyalty to the family of my ancestors. For Stuart blood is in my veins & I am now, their representative & the people are as devoted & loyal to me as they where to that unhappy Race'. 1




- picture 1 - Luncheon at Cairn Lochan by Caarl Haag, 1865, from  Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artistsPhilip Wilson Publishers Limited, London, 1985, table XXII.




- picture 2 -  Morning in the Highlands- the royal family ascending Lochnagar by Carl Haag, 1853, detail




Both Victoria and Prince Albert were enthusiastic about this first trip of theirs to a land still unknown, and of the charm that they felt emanated both from nature, so characteristic in its landscapes, and from the temperament of the inhabitants still so much spontaneous;

" On their return south, Prince Albert wrote to his grandmother: 'Scotland has made a high favourable impression on us both; the country is really very beautiful, although severe & grand, perfect for sport of all kinds ( egli aveva  soprattutto in mente la caccia al cervo ) the air remarably pure and light in comparison with that we have here. The people are more natural, & marked by that honesty & simplicity which always distinguish the inhabitants of mountain countries, which are far from towns'." 2




- picture 3 - Queen Victoria Sketching at Loch Laggan by Sir Edwin Landseer, 1847




In such a fascinating place, where for many times they went again and again from 1842 to 1848, all that remained was to find a home in which to stay during the hunting seasons or for the holidays with the whole family; the choice fell on the old Balmoral Castle originally built by Sir William Drummond in 1390




- picture 3 - Balmoral Castle, drawn by W.Leitch, engraved by J.Godfrey, edited 1875




bought by Prince Albert, having not seen it before, on February 17th , 1848 and on September 8th, 1848 he and the queen arrived to take possession of the whole property, starting a series of lengthy negotiations that ended on June 22nd, 1852 when of the the entire estate they became the real and sole proprietors; once the totality of the land was purchased, Prince Albert decided to rebuild it because he considered the old building not adequately to the needs of his large family, and chose William Smith of Aberdeen as the most qualified architect, who built a new building located 100 meters north-west from the original building, so that hey could continue to occupy the old residence while the new castle was in the process of building.

'MY DEAR PARADISE IN THE HIGHLANDS', so Queen Victoria had to define her new Scottish Castle in her diary, finding in it the most appropriate place for the summer holidays of the entire large royal family.




- picture 4 -


- picture 5 - 


- picture 6 - 




Followed by painters such as Sir Edwin Landseer and Carl Haag Victoria was able to find almost drafted in the form of an illustrated chronicle every trip of hers to Scotland, where she and the Prince Consort could devote themselves with great freedom in moments of family intimacy, free from any political or mundane commitment ...

In this regard, I'm going to reveal you a curiosity: while Victoria was on holiday at Balmoral a few terrorists of Irish matrix organized a plot to kidnap the 48 years old queen, this is what has been revealed from official files kept secret for almost 150 years, and it seemed that this was the perfect place to make it real because “They believe that Her Majesty goes about the country with very few attendants, no guard and that there will be no difficulty in accomplishing their design.”, as contained in this official note, though, like others, fortunately, this project was discovered and foiled in time.




- picture 7 - Queen Victoria, Prince Albert and royal retinue fording the River Tarff in Glen Tilt by Carl Haag, 1861


- picture 8 - Salmon Leistering in the River Dee: the Prince of Wales and Prince Alfred , Guided by John Macdonald, Returning from Salmon Spearing by Carl Haag, 1854, from the Royal Collection Trust, © Her Majesty Queen Elizabeth II


- picture 9 - Evening at Balmoral Castle, The Stags Brought Home by Carl Haag, 1853




In Scotland she experienced such precious moments that she collected in the pages of a private journal that found publication in 1864, when Prince Albert was already expired as a victim of a severe typhoid fever that hit him and broke his life at the age of only 42 years, with the title of  'Leaves from the Journal of Our Life in the Highlands', in sixty-three copies, one of which was donated to the Prince of Wales with the following inscription: This account of our happy life, now for ever of His past & happy Childhood; in 1884 was published another volume'More Leaves from the Journal of a Life in the Highlands',

"which continued the story from the death of the Prince Consort up to 1882. It was dedicated, not only as the Leaves had been to the memory of him who made the life of the writer bright and happy, but to her 'Loyal Highlanders' and especially to 'my devoted personal attendant and faithful friend John Brown', who had recently died. A tribute to him concludes the book." 3




- picture 10 -  John Brown by Kenneth MacLea


- picture 11 -  John Brown and Queen Victoria by Edwin Landseer


- picture 12 - Corrie Buie by Carl Haag




Deeply in love with her Albert who wanted to was officially made request for marriage after only four days since he had known him, despite the look a bit too kind and for the time decidedly effeminate, Victoria saw in him the goal of her great passion and her need for love.


Who was especially close to the Court refers the image of a very passionate queen, whose fervor wasn't always reflected in her consort - feeling frustrated in the pursuit of her conjugal rights, Victoria knocked heavily on the door of the bedroom where the Prince Albert he was closed, screaming loudly in German:'Open this door! I am the Queen!'
- so he endeavored to invent and install a switch near the bedside table to activate a series of mechanical locks on the door of the room so that their nine children, all still minors, were not able to grasp their parents in flagrant.

'He who was the moving power of all, He on whom I lent for 22 years - He taken - & I - who am fit for nothing alone, who constantly feel as if I ought not to be here - am left - half wild with grief ! Queen Victoria's first visit to Balmoral , 'Here - where all was made for Him - where the life was one of activity', [ ...] was a formidable test of her strenght. 4

The fact is that the poor Queen Victoria truly became a widow very young, ( Prince Albert died on December 1861 ) and was certainly very happy to find in John Brown a faithful friend and a loyal companion who literally became her shadow as we can see looking with attention also in the background of the paintings of the queen that were made after the departure of Prince Albert ... but about what from this friendship was born I'm going and tell you on another occasion, I will not say much more, I'm afraid to bore you !

As always I take my leave of you wishing you all the best and in the hope to have entertained you with a topic of your interest able to arouse your enthusiasm; finally I embrace you all much dearly,


see you soon  













Bibliography:

Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artistsPhilip Wilson Publishers Limited, London, 1985



Quotations:

1 - Delia Millar, QUEEN VICTORIA'S Life in the SCOTTISH HIGHLANDS depicted by her watercolour artistsPhilip Wilson Publishers Limited, London, 1985 , page 19;

2 - op. cit., page 22;

3 - op. cit., page 110;

4 - op. cit., page 101.


FOR THE LOVE OF GARDENING - Henrietta Lady of Luxborough.

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GARDENING IS ONE OF MY DELIGHTS; AND I CAN AMUSE MYSELF IN PROJECTS FOR IMPROVE A QUARTER OF AN ACRE AS MUCH AS IF HIS MAJESTY HAD GIVEN ME THE CARE OF KENSINGTON GARDENS. 

Catherine Talbot ( 1721 - 1770 ) 1 



Se vi lasciate prendere per mano quest'oggi vi porto con me 
nel XVIII secolo, quando ormai il giardinaggio si era consolidato 
quale attività di svago prettamente femminile.



Fino a solamente un secolo prima per il giardinaggio era considerato necessario quell'ingegno che unicamente del sesso maschile era ritenuto appannaggio e perciò a quello femminile veniva lasciata la cura del Kitchen Walled Garden, l'orto diremmo oggi, dove qua e là faceva la sua amabile comparsa qualche corolla da bulbi o sementi annuali; con il definirsi della politica quale 'impegno' sempre più coinvolgente la classe sociale nobile-aristocratica, il tempo per il giardinaggio venne meno e perciò esso venne affidato ad abili giardinieri, spesso seguiti dalle Ladies che rimanevano a casa e che talvolta, con grande diletto, ad insaputa dei mariti, li affiancavano. maturando passione per questa nobile attività.




Il volto soave della nobildonna che vedete ritratta nel dipinto qui sopra, uno dei pochi che di lei possediamo, è quello di Henrietta St.John, una deliziosa aristocratica che al giardinaggio legò il suo nome e la sua vita, anche se molto raramente se ne fa menzione ed, analogamente, i suoi meriti vengono riconosciuti.

Nata quale unica figlia femmina di Henry, visconte di St.John, e della sua seconda moglie, Angelica Magdalena, nota al suo tempo per le proprie doti di poetessa e scrittrice, di indole docile ed amabile, aveva un solo grande 'difetto', quello di aver raggiunto i 28 anni di età senza ancora essersi maritata e perciò il 20 giugno 1727 la giovane, allora considerata decisamente 'matura', fu forzata ad accettare il matrimonio con il nobile Barone Robert Knight di Burrells, Warwickshire, ma molto presto il matrimonio cadde in disgrazia a partire da quando il marito iniziò con il sospettare una relazione della moglie con Charles Peters, il suo medico.


 Horace Walpole riferisce che ella recava un ritratto del marito che le adornava i capelli quale segno del suo amore e rispetto per lui, ma un ulteriore sospetto causò la definitiva rottura del matrimonio: John Dalton lavorava come tutore al Castello di Hertford, residenza di Lady Frances Seymour-Conway, Contessa di Hertford, amica di Henrietta e dello stesso Dalton; divenuto amico anche della giovane sfortunata Henrietta, Dalton, ammirato anche come poeta, fu la causa definitiva della separazione dei coniugi Knight che avvenne nel 1736.

Ripudiata dal marito che le impedì anche di vedere i loro due figlioli per il resto della sua vita, Henrietta venne relegata con pochissimo denaro ed il divieto di comunicare anche con gli amici presso Barrell Estate, una proprietà della famiglia nota per la natura selvaggia del luogo, dal 1554 appartenente ai Knights.

Completamente dimentica dei suoi nobili natali si appellò a tutte le proprie energie per dare vita ad una sorta di fattoria in cui allevava 'Tacchini, anatre, polli e faraone' e una ricca varietà di verdure, spesso ottenute dai semi forniti da suo fratello, che sempre le rimase fedele. Lattuga, meloni e cetrioli erano un successo regolare. 



At the Cottage door, Helen Allingham (1848 - 1926)





Baking Bread, Helen Allingham





Feeding the Kittens, Helen Allingham



Quasi condannata a proseguire la propria esistenza nel silenzio e nella solitudine, la povera Henrietta cercò di adoperarsi per ridare vita a questo luogo desolato,



The Staircase, Helen Allingham



curando in un secondo tempo anche lo spazio verde e trovando immenso diletto nel giardinaggio, anzi, in tutta onestà, è lecito dire che il giardinaggio divenne per la povera Lady l'unica ragione di vita; memore degli insegnamenti che le furono impartiti in giovane età dalla nonna materna e dalla madre, cominciò con il bonificare il luogo, piantare nuovi cespugli ( a lei si deve l'aver coniato il termine 'shrubbery'- arbusti -anche se si tende a  dimenticarlo ) ed alberi, eliminando quelli che, nati spontanei, potevano 'disturbare' la percezione prospettica dello spazio all'aperto ... Henrietta si andava così, del tutto inconsapevolmente, qualificando come la prima paesaggista della storia.

Al di fuori della parte così selvaggia Henrietta diede vita ad uno splendido giardino. Aveva costruito un 'ha-ha' per tenere lontani gli animali, segnò gli alberi da eliminare per creare un paesaggio visivamente emozionante evitando di sacrificare lo spazio necessario per i fiori e la frutta, assaporando la sfida di porre una panchina - o 'cattura-sguardo 'come lei le chiamava - anche se aveva pochi visitatori capaci di godere dei panorami ella che aveva creato. 3 

Ma dal giardinaggio si trae un diletto che innanzitutto è giovevole per lo spirito di chi lo pratica, poiché quasi come se osservando la vita che si genera e si rinnova dalla terra, questi trovasse rispecchiato in tutto ciò sé stesso e percepisse la forza creatrice della natura, più potente di ogni preparazione farmacologica ed ogni terapia.
Io stessa ho scoperto il giardinaggio ed ho dato vita alle zone più intimistiche e forse poetiche del mio grande ed la tempo selvaggio giardino in un momento di profondo turbamento, in cui credevo di aver smarrito per sempre la speranza e la possibilità di poter godere di qualsiasi forma di serenità; trascorrevo ore ed ore in un lavoro che dapprincipio fu molto faticoso, poi si fece di pazienza ed infine di manutenzione e di grande, grandissima soddisfazione, quella che si prova nel sentirsi vivi a dispetto delle avversità che fanno parte della vita.

Proprio negli anni in cui Henrietta si adoperava a Barrel Estate ( 1775 ) nasceva Friederich Schelling, filosofo tedesco appartenente con Fichte ed Hegel alla corrente dell'Idealismo, che identificherà nella natura «lo specchio finito dell'infinito»: egli sosteneva che essa avesse un'anima ed una forza vivificatrice che si attiva in forme sempre più perfette nel superamento del dualismo con lo spirito essendo essi due aspetti di uno stesso principio assoluto.

Ed infine, per concludere, mi piace citare le parole che alcuni giorni fa scrisse in un  commento proprio qui, su ~ My little old world ~ il DrSc Giuliano Russini




" C'è più potere ed energia in un boccio di fiore che si schiude, che negli arsenali di tutti gli eserciti di questo pianeta".



A presto, miei cari amici e lettori  













Bibliografia:

Catherine Horwood,GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010

Jane Brown, My Darling Heriott: Henrietta Luxborough, Poetic Gardener and Irrepressible ExileHarper Collins, .....




Citazioni: 

1 - Catherine Horwood, GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010, pag. 99

2 - Ibidem, pag. 93

3 - Ibidem, pag. 94












GARDENING IS ONE OF MY DELIGHTS; AND I CAN AMUSE MYSELF IN PROJECTS FOR IMPROVE A QUARTER OF AN ACRE AS MUCH AS IF HIS MAJESTY HAD GIVEN ME THE CARE OF KENSINGTON GARDENS. 

Catherine Talbot ( 1721 - 1770 ) 1 





If you were allowed to join hands today I bring with me

in the eighteenth century, when it had consolidated gardening

as a leisure activity feminine.





Until just a century earlier for gardening was considered necessary that kind of intelligence which only of males was considered the prerogative and therefore to women was left the care of the Kitchen Walled Garden, where here and there made its amiable appearance some annually corolla from bulbs or seeds; with the defined of politics as 'commitment' increasingly engaging the noble-aristocraticsocial class, the time for gardening wasn't enough anymore and then it was entrusted to skilled gardeners, often followed by the Ladies who remained at home, and who sometimes, with great delight, without the knowledge of their husbands, flanked them, maturing passion for this noble activity.



- picture 1



The sweet face of the noblewoman you see portrayed in the painting above, one of the few of her we own, is Henrietta St.John's, a delicious aristocratic who linked her name and her life to gardening, though very rarely it is mentioned and, similarly, her merits are recognized.

Born as the only daughter of Henry, Viscount of St.John, and his second wife, Angelica Magdalena, known as a poet and writer, docile and sweet-natured, she had only one big 'defect', that of having reached 28 years of age without getting married and that's the reason why on June 20th, 1727, the young, then definitely considered 'mature', was forced to accept the marriage with the noble Baron Robert Knight of Burrells, Warwickshire, but very soon this marriage fell out of favor from when her husband began to suspest a relationship of hers with Charles Peters, his doctor.



- picture 2 on the left - Horace Walpole says that she bore a portrait of her husband that adorned their hair as a sign of her love and respect for him, but another suspect caused the final breakdown of the marriage: John Dalton worked as a tutor at Hertford Castle, the residence of Lady Frances Seymour-Conway, Countess of Hertford, friend of Henrietta and of Dalton too; when he became a friend of the unfortunate young Henrietta, Dalton, also admired as a poet, was the definitive cause of the separation of the Knights that occurred in 1736.

Divorced from her husband that prevented her even to see their two children for the rest of their lives, Henrietta was relegated with very little money and prohibited to communicate with her friends at Barrell Estate, a property of the family known for the wild nature of the place, belonging to the Knights from 1554.
Forgetting completely her noble birth and appealed to all her energies, she tried to create a kind of farm where she raised 'Turkeys, ducks, chickens and guinea-fowl' and a varied vegetable plot, often from seeds provided by her brother, who always remained loyal to her. Lettuce, melons and cucumber were a regular success. 2




- picture 3 - At the Cottage door, Helen Allingham (1848 - 1926)


- picture 4 - Baking Bread, Helen Allingham


- picture 5 - Feeding the Kittens, Helen Allingham


Almost doomed to continue her existence amongst silence and solitude, the poor Henrietta tried to work to restore life in this desolate place



- picture 6 - The Staircase, Helen Allingham



devoting herself trying to restore, then, the green space and finding immense pleasure in gardening, indeed, in all honesty, it is permissible to say that gardening became for this poor Lady the only reason for living; mindful of the lessons that were taught as a young girl by her maternal grandmother and mother, she began with the clean up the place, planting new bushes (she was responsible for the coining the term 'shrubbery' even if history tends to forget ) and trees, eliminating those that, born spontaneously, could 'disturb' the perspective perception of the open space ... and Henrietta, unconsciously for sure, in this way, was going to qualify herself as the first landscape gardener in history.

Out of the wilderness Henrietta created a substantial garden. She had a ha ha built to keep out to encroached animals, she markead out trees to create a visually exciting landscape while making no sacrifices in the space needed for flowers and fruit, she relished the challenge of placing a seat - or 'eye-traps' as she called them - althought she had few visitors to enjoy her vistas. 3 


But gardening is a delight that draws first its beneficial to the spirit of those who practice it, because it's almost as if observing the life that creates and renews the earth, it can find itself reflected in everything and perceives the creative power of nature, more powerful than any drug preparation and each therapy.

I myself have discovered gardening and gave life to the most intimating and perhaps poetic corners of my large and at the time still wild garden in a moment of profound anxiety, in which I thought I had lost forever the hope and the chance to enjoy any form of serenity; I spent hours and hours in a work that at first was very tiring, then requiring patience and finally maintenance and then arrived a great, great satisfaction, that satisfaction you can feel when you feel yourself alive in spite of the adversities which are part of life.

Just in those years when henrietta was working so hard at Barrell Estate (1775) was born Friedrich Schelling, a German philosopher who, with Fichte and Hegel, belonged to the current of Idealism, and will identify the Nature as the "the finished mirror of the Infinity": he argued that it had a soul and a vivifying force that is active in ever more perfect forms in overcoming the dualism with the spirit since they are two sides of the same Absolute Principle.

And finally, I would like to quote the words that some days ago, right here, on ~ My little old world ~, DrSc Giuliano Russini wrote in a comment:




"There is more power and energy in a budding flower that's going to open, that in the arsenals of all the armies of this planet."




See you soon my dearest friends and readers  

















Bibliography:

Catherine Horwood, GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010

Jane Brown, My Darling Heriott: Henrietta Luxborough, Poetic Gardener and Irrepressible ExileHarper Collins, .....




Quotations: 

1 - Catherine Horwood, GARDENING WOMEN - THEIR STORIES FROM THE 1600 TO THE PRESENT, Virago Press, Great Britain, 2010, page 99

2 - Ibidem, page 93

3 - Ibidem, page 94






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Charles Joshua Chaplin and the boundless grace of his paintings.

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Charles Joshua Chaplin nacque l'8 giugno dell'anno 1825 nel Les Andelys, Eure, Francia, da madre francese, Olympia Adelle Moisy, e da padre inglese - John Chaplin era un rigattiere d'oggetti d'arte che provenivano dall'Inghilterra; dopo aver  studiato presso l'Ecole des Beaux-Arts di Parigi dal 1840, e aver preso lezioni private nello studio di Michel Martin Drolling, nel 1845 espose il 'Ritratto della madre dell'artista' al Salon de Paris, la mostra d'arte ufficiale della Académie des Beaux-Arts, presentandosi sia come ritrattista che come paesaggista e, grazie al successo che da allora riscosse, qualificandosi così come uno dei pochi artisti che godettero di successo ancora in vita.
nato come pittore dei paesaggi della campagna circostante Auvergne, una contea situata nel cuore della Francia, si dilettò in giovane età anche nel ritrarre composizioni floreali anche se il suo stile può decisamente essere inquadrato nel movimento artistico del Realismo che nella Francia tardo ottocentesca prese il sopravvento sul Romanticismo in cui era invece coinvolto l'intero vecchio continente.

A poco a poco alle tonalità del fango utilizzate da Chaplin si sostituiscono le sfumature del rosa, del grigio e del bianco, che diedero ai suoi modelli una opalescente carnagione madre-perlata; dopo aver dipinto ritratti ed aver sperimentato le sue abilità nell'ambito della pittura ornamentale, Chaplin comprese, a partire dal 1850 circa, che i suoi soggetti preferiti erano quelli che incarnavano la grazia femminile vista nei momenti di vita quotidiana di una giovane donna, ritratta in differenti pose, dal canto, 





al riposo,











alla lettura,













al momento del rigoverno della casa







come se catturata casualmente, 






con leggerezza e noncuranza, ponendo l'accento sugli elementi decorativi del dipinto.
I suoi ritratti di donne e ragazze, spesso in pose sensuali e collocate in ambienti sfumati, adorne di abiti trasparenti,





attirarono l'attenzione dell'alta società e dell'aristocrazia parigina durante la Terza Repubblica francese (1870-1940) facendosi garanzia di successo e di agio, tanto che fu uno dei pittori più popolari del suo tempo.

L'Imperatrice Eugenia



Empress Eugénie by Disderi



moglie di Napoleone III e grande ammiratrice dello "stile Pompadour", rapidamente cadde sotto l'incanto dello stile neo-rococò di Chaplin che divenne a far presto parte degli artisti preferiti a corte. Nel 1859, quando il suo ritratto di Aurora venne bandito dai giudici del Salon definito "troppo eroticamente allusivo", Napoleone III accorse in sua difesa e fece rimettere in gara il dipinto. In tarda età Chaplin venne anche valutato per la decorazione d'interni, tanto che ricevette l'incarico di ripristinare gli interni delle camere dell'Imperatrice. 

Tra le altre opere che gli furono commissionate vanno citate la pittura delle porte e dei numerosi pannelli vetrati che le sovrastavano nel Salon des Fleurs al Palais de le Tuileries, oggi purtroppo non più esistente, poiché distrutto da un incendio nel 1871 venne velocemente demolito, e la decorazione al Salon de l'Hémicycle del Palais de l'Elysée.

Ammirato al suo tempo anche da personaggi celebri quali Émile Zola, Théophile Gautier ed Édouard Manet, oggi i suoi dipinti sono sparsi tra collezioni private e grandi pinacoteche un po' in tutto il mondo, dalla Francia, al museo dell'Hermitage a San Pietroburgo agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna.


Spero di avervi intrattenuto con un argomento capace di trovare rispondenza nella delicatezza dei vostri animi, cari amici e lettori, almeno tanto quanto ha toccato me; come sempre prendo congedo da voi con tutto il mio affetto e la mia gratitudine, ma non prima di avervi augurato ogni bene.

A presto  




















- picture 1


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Charles Joshua Chaplin was born on June 8th, 1825 in Les Andelys, Eure, France, from a French mother, Olympia Adelle Moisy, and an English father - John Chaplin was a broker of art objects coming from England; after studying at the Ecole des Beaux-Arts in Paris from 1840, and taking private lessons in the study of Michel Martin Drolling, in 1845 he exhibited the 'Portrait of the Artist's Mother' at the Salon de Paris, the official exhibition of the Académie des Beaux-Arts, introducing himself both as a portrait and a landscape painter and, thanks to the success that since then he was able to have, we may say that he can be qualify as one of the few artists who enjoyed their success still alive.
Born as a painter of the landscapes of the countryside surrounding Auvergne, a county located in the heart of France, he delighted himself as a young man also in portraying floral arrangements although his style can definitely be framed in the art movement of the Realism that in France, during the late XIXth century took over Romanticism on which, instead, it was involved the entire old continent.

Gradually, little by little, the hues of the 'mud' used by Chaplin were replaced by the soft shades of pink, grey and white, who gave his models an opalescent mother-pearled complexion; after painting portraits and experiencing his skills in painting ornamental, Chaplin understood, from about 1850, that his favorite subjects were those who embodied the feminine grace seen in moments the everyday life of a young woman, portrayed in different poses, such as while singing




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or resting



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or during her reading moments,




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or while doing the washing-up



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as if she would captured by chance,




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lightly and carelessly, with an emphasis on the decorative elements of the painting.
His portraits of women and girls, often in sensual poses and placed in shaded backgrounds, wearing transparent clothes,




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caught the attention of the high society and the aristocracy in Paris during the French Third Republic (1870-1940) making warranty of success and ease, that's why he became one of the most popular painters of his time.

The Empress Eugénie,




- picture 19 - Empress Eugénie by Disderi




wife of Napoleon III and great admirer of "Pompadour style", quickly fell under the spell of the neo-rococo fashion of Chaplin's painting who became soon part of the favorite artists at court. In 1859, when his portrait of Aurora was banned by the judges of the Salon defined "too erotically suggestive", Napoleon III saw in his defense, and he put in the painting in contest again. 
In old age Chaplin was also evaluated for interior decoration, so much so that he was commissioned to restore the interior rooms of the Empress.

Among the other works that he did we can mention the painting of the doors and numerous glass panels that hung over them in the Salon des Fleurs at the Palais de le Tuileries, we cannot, alas, admire anymore, since it was destroyed by a fire in 1871 and was quickly demolished, and the decoration at the Salon de l'Hémicycle of the Palais de l'Elysée.

Admired in his time even by celebrities such as Émile Zola, Theophile Gautier and Édouard Manet, today his paintings are scattered among private collections and major art galleries a bit all over the world, from France, to the Hermitage in St. Petersburg to the United States, to Great Britain.


I hope I have amused you with a topic that find correspondence in the delicacy of your hearts, dear friends and readers, at least as much as it touched me; as always I take leave of you with all my affection and gratitude, but not before having wished you all the best.


See you soon  















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A FAMILY PORTRAIT: Louisa May Alcott and her 'Little Women'.

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Almeno una volta nella nostra fanciullezza ci siamo lasciate ammaliare e conquistare dalla famiglia ideale che questa amabile scrittrice ritrae nelle pagine del suo romanzo ( mi riferisco soprattutto al primo volume, 'Little Women or Meg, Jo, Beth and Amy' sicuramente il più affascinante ) pubblicato nel 1868 quando la guerra di secessione che aveva dilaniato, dopo aver diviso in due gli stati del continente nordamericano, si era da poco conclusa.... dico almeno una volta perché non esito ad ammettere che ho letto questi volumi più e più volte e forse, anzi sicuramente, hanno rappresentato il mio primo approccio alla cultura ed alle tradizioni del secolo scorso in America ed in Gran Bretagna, ed al periodo vittoriano, suscitando quel mio primo interesse che mi ha fin qui condotta oggi.






Illustrazione e copertina dalla prima edizione di Little Women




Ebbene, dopo avervi brevemente fatto menzione di alcuni particolari importanti circa Louisa May Alcott ( ella nacque il 29 novembre del 1832 a Germantown in una famiglia di origini modeste con cui si trasferì più volte in differenti dimore per raggiungere definitivamente Concord nel 1840, ricevette un'educazione privata annoverando tra gli altri suoi educatori Ralph Waldo Emerson and Nathaniel Hawthorn, amici del padre, lottò per l'abolizionismo e per l'emancipazione femminile ed a causa delle condizioni economiche in cui gravava la famiglia, fu costretta a lavorare fin da giovane come insegnante occasionale, sarta, governante, aiutante e, in seguito, scrittrice ),



prolifica ed adorabile autrice, che diede vita a ben più di quaranta testi, tra novelle, racconti e romanzi - anche se ciò che consolidò il suo successo fu senza alcun dubbio la 'Saga della famiglia March' pubblicata in tre volumi:

Little Women: or Meg, Jo, Beth and Amy (1868) pubblicata a partire dal 1869 con il titolo di
Good Wives (1869), che trattava delle sorelle March dalla adolescenza a Concord, Massachussets, fino alla loro età adulta ed al matrimonio;

Little Men (1871) focalizzato sulla vita di Jo a Plumfield School che fondò con il marito Professor Bhaer in conclusione di Good Wives; 

Jo's Boys (1886) -

intendo qui parlarvi oggi della sua vera personalità, e soprattutto della sua reale famiglia che del suo più famoso ciclo di romanzi fu autentica ispirazione e perciò desidero rifarmi alle parole di Herriet Reisen ( Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co, 2009 ) ovvero alla attenta descrizione che ella traccia del romanzo della Alcott:

Piccole donne è un affascinante, intima storia, che si evolve negli anni, dell'amore di una famiglia, della perdita, e della lotta per sopravvivere che si svolge in una pittoresca ambientazione che è quella della vita di metà Ottocento nel New England. Ciò che la caratterizza è la giovane donna che ne sta al centro. Il suo nome è Jo March, ma il suo personaggio è Louisa Alcott.
Jo March è un'invenzione abbagliante e originale: audace, schietta, coraggiosa, temeraria, leale, irritabile, di principio, e reale. E' una sognatrice ed un'instancabile scribacchina, felicissima nel suo bosco accovacciata accanto ad una vecchia ruota di carro o rintanata in soffitta, assorbita nella lettura o nella scrittura, colmando pagina dopo pagina con storie o drammi. Ama inventare scappatelle passionali, da mettere in scena e recitare in drammi sgargianti. Ama correre. Vorrebbe essere un ragazzo, per più motivi, tutti comprensibili: per esprimere ciò che pensa, andare dove le pare, imparare quello che vuole sapere - in altre parole, per essere libera.
Allo stesso tempo, Jo è devota all'immaginaria famiglia March, che era strettamente modellata sulla famiglia Alcott, composta da una madre saggia e buona, da un padre idealista, e quattro sorelle i cui personaggi sono un esempio dell'adolescenza femminile. Ma mentre Jo March si sposa e rimane all'interno della cerchia familiare, Louisa Alcott ha scelto un percorso indipendente. 1



The Orchard House, il luogo acquistato dai March presso Concord negli anni '40 che vide la 'nascita' di Little Women, in una foto scattata nel 1865 che ritrae Louisa, la sorella maggiore Anna con il suo primogenito Frederick, la mamma Marmee ed il padre Bronson durante una passeggiata in giardino.




Jo March, quello che sembra un personaggio ideale, un po' romanzato, altro non è infatti che la descrizione che Louisa May Alcott ci fornisce di sé stessa:

Le descrizioni di Louisa fornite dai suoi contemporanei ricalcano pienamente la prima descrizione della Alcott di Jo March in Little Women "Aveva quindici anni, Jo, era molto alta, magra e bruna, e ricordava un puledro, perché non sembrava sapere che cosa fare con le sue lunghe gambe, che erano molto particolari. Aveva una bocca decisa, un naso comico, e taglienti, occhi grigi, che sembravano vedere tutto, ed erano di volta in volta feroci, divertenti o pensierosi ". 2


Ma non solo, meno palese, ma non meno reale è la veridicità delle tre sorelle che nel romanzo, come nella vita la affiancano, a rendere il suddetto romanzo un romanzo quasi del tutto autobiografico: 




ANNA  ALCOTT

sorella maggiore di Louisa, era amabile, calma, ma amava le belle cose; si maritò con John Pratt, attore dilettante, all'età di 29 anni, ed ebbe due figli, Fred e John; Meg March, che ne rappresenta il parallelo nella finzione romanzata, sposò all'età di 20 anni John Brooke, tutore di professione, ed ebbe due figli gemelli, Daisy e Demi.










LOUISA  ALCOTT

soprannominata Louy, era irruenta, ma dolce ed amabile, devota alla recitazione e al teatro, visse a Boston adattandosi a fare qualsiasi lavoro, anche il più umile, per divenire infine facoltosa e vivere da anziana in una grande residenza, circondata da ben 10 servitori; Josephine March, soprannominata Jo, rimase invece sempre povera, legata alla 'volubile' zia March, anch'ella amante del teatro si trovò costretta a vendere i suoi lunghi capelli per ricavarne denaro ( mentre Loiusa lo dovette fare di conseguenza ad una grave malattia ), si sposò ed ebbe due figlioli, mentre Loiusa non si sposò mai, probabilmente per prendersi cura della piccola Lulu, figlia della sorella minore May, morta poco dopo il parto di febbre puerperale. 



ELIZABETH  PEABODY/SEWALL  ALCOTT

chiamata in casa “Lizzie,” “Betty,” raramente “Beth” è forse colei il cui personaggio è più aderente alla realtà; amante della musica e della casa, morì prematuramente all'età di 23 anni, mentre la Beth di Little Women lasciò questa vita all'età di 16 anni ( e credo che sia proprio questa l'unica differenza tra realtà e finzione ) 

Nel suo diario Louisa il giorno in cui la sua amata Lizzie 'volerà' in cielo, annoterà:

La mia cara Beth è morta alle tre del mattino, dopo due anni di paziente sofferenza. La scorsa settimana ha accantonato il suo lavoro, dicendo che l'ago era "troppo pesante"ed averci dato i suoi pochi averi, preparandosi alla separazione nel suo modo, semplice e tranquillo. Per due giorni ha sofferto molto, chiedendo l'etere, ma il suo effetto era svanito. Martedì giaceva tra le braccia del Padre, e ci ha chiamato intorno a lei, sorridendo soddisfatta, come ella stessa ebbe e a dire "Siamo tutti qui!" Penso che così ci fece un dono considerevole allora, mentre teneva le nostre mani e ci baciò teneramente. Sabato dormì, e a mezzanotte perse coscienza, respirando tranquillamente mentre la sua vita si andava allontanando fino alle tre; poi, con un ultimo sguardo dei suoi begli occhi, lei non c'era più. 3




ABIGAIL  MAY  ALCOTT ( MAY )

divenne una stimata artista grazie anche al sostegno finanziario della zia Bond che ne fu praticamente mecenate; graziosa e dolce,  diede lezioni di arte ed espose per ben due volte al Salon de Paris; si sposò all'età di 37 anni, ma morì a 39, poco dopo la nascita di Louisa May Nieriker ("Lulu") di cui, come vi dicevo sopra, si occuperà fino alla sua morte Louisa; Amy March ebbe nel romanzo le cose forse ben più semplici, poichè con il denaro che volentieri le elargiva la zia March girò l'Europa per diventare anch'ella un'artista, non così famosa come il suo 'parallelo ' nella realtà, e si maritò molto presto, a vent'anni, senza avere figli.





La scelta di vita differente, di cui anche la Reisen fa menzione, che nella realtà Louisa compì, a divaricarla infine del tutto dal personaggio di Jo March, fu quella per il nubilato; ma leggiamo come ne parla ella stessa in un'intervista rilasciata a Louise Chandler Moulton, "Sono più che certa di essere l'anima di un uomo messo da qualche scherzo della natura in un corpo di donna ... perché mi sono innamorata molte volte della beltà di alcune ragazze senza essere mai stata minimamente conquistata da un uomo". Tuttavia, la romantica storia della Alcott mentre si trova in Europa con il giovane polacco Ladislao "Laddie" Wisniewski è stata descritta con grande dovizia di particolari nei suoi diari, ma poi venne eliminata dalla Alcott stessa prima della sua morte; possiamo però quasi certamente pensare che ella identificò Laddie nel Laurie di Little Women, e che fu questa la più significativa relazione sentimentale della sua vita.




La piccola Louisa May - 'Lulu'




Inutile dire che già al suo tempo Little Women venne accolto favorevolmente dalla critica che vi vedeva un esempio da seguire per ogni età, ed è questo che rende tali romanzi così freschi ed ancora attuali, leggibili ed esemplari ai giorni nostri, in questo va vista la grandezza della Alcott, quello di aver stigmatizzato dei modelli quasi statuari che avranno un sempiterno valore e significato per ogni generazione, anche a venire.

Mi piace infine concludere proprio con le sue parole, sulle quali vi invio il mio più caloroso saluto ed il mio più sentito abbraccio, parole che esprimono così pienamente il valore che per me hanno le aspirazioni su cui si regge la mia vita:





Lontano, là, sotto la luce del sole, giacciono le mie più alte aspirazioni.
Non le posso raggiungere, ma posso guardare in alto e vedere la loro bellezza, credere in loro, e cercare di seguire dove conducono.

Louisa May Alcott




A presto   














Bibliografia:

Louisa May Alcott, HER Life, Letters, and Journals, EDITED BY EDNAH D. CHENEY, BOSTON, LITTLE, BROWN, AND COMPANY, 1898

Louisa May Alcott, The Journals of Louisa May Alcott, Joel Myerson, Daniel Shealy, Madeleine B. Stern Editors, University of Georgia, 1997

Frederick Llewellyn Hovey Willis and Henri Bazin, Alcott memoirs, Nabu Press, 2010

Herriet Reisen, Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co, 2009 




Citazioni:

1 - 2 : Herriet Reisen, Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co, 2009, Prologue;

3 - Louisa May Alcott, HER Life, Letters, and Journals, EDITED BY EDNAH D. CHENEY, BOSTON, LITTLE, BROWN, AND COMPANY, 1898, pag. 98.












At least once in our childhood we broke fascinate and conquered by the ideal family that this amiable writer portrays in the pages of her novel (I refer especially to the first volume, 'Little Women or Meg, Jo, Beth and Amy'certainly the most fascinating) published in 1868 when the Civil War that had torn, after splitting in two parts the States of the North American continent, had just ended .... I say at least once because I do not hesitate to admit that I read these books over and over again and perhaps, indeed certainly, they have represented my first approach to the culture and traditions of the last century in America and in Britain, and to the Victorian period, arousing that interest that first have so far conducted me today.



- picture 1 and  picture 2 - Illustration and cover by the first edition of Little Women



Although, after having briefly made mention of some important details about Louisa May Alcott's life ( she was born on November 29th, 1832 in Germantown in a family of modest origins with which she moved several times in different houses to reach definitivly Concord in 1840, received a private education counting among his other educators Ralph Waldo Emerson and Nathaniel Hawthorn, his father's friends, she struggled to abolitionism and women's empowerment and because of the economic conditions in which weighed the family, was forced to work as a young man as occasional teacher, seamstress, governess, aide and later, as a writer )



- picture 3



prolific and adorable author, who gave birth to well over forty books, including novels, short stories and tales - although what consolidated her success was undoubtedly the 'Saga of the March family' published in three volumes:

Little Women: or Meg, Jo, Beth and Amy (1868) published in 1869 with the title
Good Wives (1869), which dealt with the March sisters from their adolescence in Concord, Massachusetts, until their adulthood and marriage;

Little Men(1871) focused on the life of Jo at Plumfield School which she founded with her husband Professor Bhaer in conclusion of Good Wives;

Jo's Boys(1886) -

I mean here to talk to you today of her true personality, and above all of her real family which of her most famous cycle of novels was the genuine inspiration and therefore I want to refer to the words of Harriet Reisen ( Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co., 2009) for the careful description she traces of the Alcott's novel:

Little Women is a charming, intimate coming-of-age story about family love, loss, and struggle set in a picturesque rendering of mid-nineteenth-century New England life. What sets it apart is the young woman at its centre. Her name is Jo March, but her character is Louisa Alcott.
Jo March is a dazzling and original invention: bold, outspoken, brave, daring, loyal, cranky, principled, and real. She is a dreamer and a scribbler, happiest in her woodsy hideout by an old cartwheel or holed up in the attic, absorbed in reading or writing, filling pageafter page with stories or plays. She loves to invent wild escapades, to stage and star in flamboyant dramas. She loves to run. She wishes she were a boy, for all the right reasons: to speak her mind, go where she pleases, learn what she wants to know - in other words, to be free.
At the same time, Jo is devoted to the fictional March family, which was closely modeled on the Alcott family. a wise and good mother, an idealistic father, and four sisters whose personalities are a sampler of female adolescence. But while Jo March marries and is content in the family circle, Louisa Alcott chose an independent path. 1 




- picture 4 -The Orchard House, the place bought by the Marchs at Concorde in the 40s which saw the 'birth' of Little Women, in a photo taken in 1865 that portrays Louisa, her older sister Anna with her eldest son Frederick, their mother Marmee and their father Bronson during a walk in the garden.



Jo March, whose character seems almost ideal, a bit fictionalized, she's nothing else thet the description that Louisa May Alcott gives us about herself:

Descriptions of Louisa by her contemporaries matched Alcott's first description of Jo March in Little Women. "Fifteen-yer-old Jo was very tall, thin and brown, and reminded one of a colt, for she never seemed to know what to do with her long limbs, which were very much in her way. She had a decided mouth, a comical nose, and sharp, gray eyes, which appeared to see everything, and were by turns fierce, funny or thoughtful". 2


But not only, less obvious, but no less real, is the veracity of the three sisters in the novel, who like in her life, here too are by her side, to make the aforementioned novel a novel almost entirely autobiographical:



- picture 5 -ANNA ALCOTT, Louisa's older sister, was amiable, calm, but loved the beautiful things; was married with John Pratt, amateur actor, at the age of 29, and had two sons, Fred and John; Meg March, which is her parallel in the novel, married at 20 yeras old John Brooke, tutor of profession, and had two twins children, Daisy and Demi.



- picture 6 - LOUISA ALCOTT, nicknamed inside her family Louy, was impetuous, but sweet and lovable, devoted to acting and theater, did any kind of work, even the most humble, subsequently becoming wealthy and live in a big old house, surrounded by as many as 10 servants; Josephine March, nicknamed Jo, however, in the novel will remain poor for her whole life, linked to the 'fickle' Aunt March, also a lover of the theater found herself forced to sell her long hair to get money (while Loiusa had to do it as a result of a serious illness) , married and had two children, while Loiusa never married, probably to take care of the littlel Lulu, daughter of her younger sister May, who died shortly after giving her birth due to puerperal fever.



- picture 7 -ELIZABETH PEABODY / SEWALL ALCOTT, called at home "Lizzie,""Betty," rarely "Beth", is perhaps the one whose character in the novel is closer to reality; lover of music and of the home, died prematurely at the age of 23, while Beth in Little Women departed this life at the age of 16 (and I think this is really the only difference between reality and fiction); Louisa in her journal, on the day that her beloved Lizzie 'flyes' in the sky, will write down:

My dear Beth died at three in the morning after two years of patient pain. Last week she put her work away, saying the needle was "too heavy" and having given us her few possessions, made ready for the parting in her own simple, quiet way. For two days she suffered much, begging for ether, though its effect was gone. Tuesday she lay in Father's arms, and called us round her, smiling contentedly as she said, "All here!" I think she bid us good-by then, as she held our hands and kissed us tenderly. Saturday she slept, and at midnight became unconscious, quietly breathing her life away till three; then, with one last look of her beautiful eyes, she was gone. 3


- picture 8 -ABIGAIL MAY ALCOTT (MAY), became a respected artist thanks to the financial support of the Aunt Bond who was practically her patron; pretty and sweet, gave art lessons and exhibited twice at the Salon de Paris; married at age 37, but died aged 39, shortly after the birth of Louisa May Nieriker ("Lulu"), of which, as I said above, will, until her death, take care Louisa; perhaps Amy March had in the novel an easyier life, because with the money of the wealty Aunt March she toured Europe to become an artist, not as famous as his 'parallel' in reality, and married very soon, when she was 20 years old, without having any children.



The different choice of life, which also Reisen mention, that in reality Louisa did to 'separate' her finally entirely from the character of Jo March, was that for the hen; but as we read where she talks about herself in an interview with Louise Chandler Moulton, 
"I am more than certain to be the soul of a man put, for some freak of nature, in a woman's body ... because I fell in love many times the beauty of some girls without ever being minimally conquered by a man. " However, the romantic story of Alcott while she was in Europe with the young Polish Ladislao "Laddie" Wisniewski has been described with great wealth of detail in her diaries, but was eliminated by her same before her death; but we can almost certainly think that she identified Laddie in Little Women's Laurie, and that this was the most significant romantic relationship of her life.



- picture 9 - The little Louisa May - 'Lulu'




Needless to say, already in its time, Little Women was welcomed by critics who saw it as an example to follow for all ages, and it is this that makes these novels still so fresh and current, readable and of example even to the present day, this should be seen in the greatness of Alcott, that of having stigmatized almost statuesque models that will have an everlasting value and meaning for every generation, even to come.

Finally, I like to conclude my writing with her words, on which I send you my warmest greetings and my heartfelt hug, words which express so fully the value that for me have the aspirations on which rests my life:




Far away there in the sunshine are my highest aspirations. 
I may not reach them, but I can look up and see their beauty, believe in them, and try to follow where they lead.

Louisa May Alcott





See you soon  












Bibliography:

Louisa May Alcott, HER Life, Letters, and Journals, EDITED BY EDNAH D. CHENEY, BOSTON, LITTLE, BROWN, AND COMPANY, 1898

Louisa May Alcott, The Journals of Louisa May Alcott, Joel Myerson, Daniel Shealy, Madeleine B. Stern Editors, University of Georgia, 1997

Frederick Llewellyn Hovey Willis and Henri Bazin, Alcott memoirs, Nabu Press, 2010

Herriet Reisen, Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co, 2009 




Quotations:

1 - 2 : Herriet Reisen, Louisa May Alcott, The Woman Behind Little Women, Henry Holt and Co, 2009, Prologue;

3 - Louisa May Alcott, HER Life, Letters, and Journals, EDITED BY EDNAH D. CHENEY, BOSTON, LITTLE, BROWN, AND COMPANY, 1898, page 98.








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Tasha Tudor, a simple, special country-life.

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"Al giorno d'oggi, le persone sono così 
trafelate. Se si prendessero un po' di 
camomilla e trascorressero più 
tempo dondolandosi seduti sotto il portico ascoltando nelle serate il canto del tordo eremita che scorre fluido, 
potrebbero godersi di più la vita. "


- Tasha Tudor






Passata da pochi anni a miglior vita  ( il  18 giugno del 2008 in
procinto di compiere 93 anni ) l'illustratrice e scrittrice di libri per 
fanciulli Tasha Tudor credo rimarrà per sempre ricordata 
soprattutto per la sua scelta di vita che la condusse 
trascorrere la propria esistenza, insieme con la sua famiglia, 
secondo le usanze ed i metodi caratteristici del secolo scorso, 
per instaurare un rapporto più diretto con la Natura e con gli 
esseri viventi, rifiutando tutto ciò che appartiene al 
progresso del nostro secolo, responsabile innanzitutto del 
nostro allontanamento da ciò che più fa parte del semplice e 
naturale vivere quotidiano.


Nata nel 1915 a Boston, Massachussets, Natasha Tudor sposò Thomas McCready nel 1938 a Redding, nel Connecticut con il quale acquistò una grande vecchia fattoria a Webster, New Hampshire, dove crebbero i loro quattro figlioli, 



Bethany, Seth, Thomas, ed Efner e dove scrisse il suo primo racconto, Pumpkin Moonshine,




pubblicato nel 1938; divorziarono nel 1961, ed suoi figli legalmente cambiarono il loro nome da McCready in Tudor; un successivo matrimonio con Allan John Woods, durò solo per un breve periodo.
Sono un centinaio i testi che si contano da lei scritti ed illustrati,




DaThe Secret Garden





Da Mother Goose Rhymes





Da A Child's Garden of Verses by Robert Louis Stevenson, Tasha Tudor





Da The Tasha Tudor Cookbook




senza fare menzione delle numerose cartoline augurali spesso a tema natalizio 





che recano la sua firma, alcuni divenuti famosi e degni di riconoscimenti, ed eredi di questa sua arte sono tutt'oggi la figlia Bethany ed il nipote Efner.
Ella visse la maggior parte della sua vita a Marlboro, nel Vermont,




in una casa fatta similemente a quella di alcuni amici del New Hampshire, per la realizzazione della quale fu aiutata dal figlio Seth il quale le visse accanto con la sua famiglia fino alla fine dei suoi giorni. 
Nei documentari Drawn from New England, e The Private World of Tasha Tudor venne filmata questa straordinaria signora d'altri tempi e d'altri valori nel suo vivere quotidiano ed in queste ultime fotografie cercherò, per quanto meglio mi è possibile, di rendervi edotti sulle sua unicità della sua sensibilità e del suo modo di assaporare ogni singolo istante delle sue giornate in ambienti che ricreavano quelli delle generazioni che la precedettero, che senza alcun dubbio ammirava ed i cui principi cercò in ogni modo di far propri e di perpetuare per le generazioni a venire.


"Perché le donne vogliono vestirsi come gli uomini quando hanno la fortuna di essere donne? Perché perdere la nostra femminilità, che è uno dei nostri più grandi elementi di fascino? Otteniamo molto di più ad essere affascinanti che dall'andare in giro vestendo pantaloni e fumando. Io ho una grande passione per gli uomini. Penso che siano meravigliose creature. Ma questo non significa che voglia apparire come uno di loro . "

-Tasha Tudor, Il mondo privato di Tasha Tudor


Tasha Tudor riscoprì, in una vita fatta e vissuta giorno per giorno, secondo i ritmi ed i modi degli inizi del XIX secolo, l'antico sapore del valore della fatica, 




della conquista e della gioia della riuscita nelle avversità, 



della condivisione di sorgivi affetti e legami



 

della riscoperta di antiche arti e tradizioni ormai soppiantate dal progresso









e quanto bisogno ogni essere umano abbia della Natura per chiudere gli occhi, ogni sera, una volta rimboccate le coperte, con il cuore traboccante di una gioia davvero profonda, ineguagliabile, indescrivibile, la gioia di aver vissuto una giornata e di averla guadagnata, conquistata, meritata !
La vita di Tasha Tudor fu un Inno alla semplicità, alla semplicità di cuore, alla semplicità dei gesti quotidiani, alla semplicità del fare e del sentire, alla semplicità di Amare.



"La vita non è lunga abbastanza per fare tutto quello che è possibile in essa realizzare. E che privilegio anche solamente quello di essere vivi. A dispetto di tutti gli inquinamenti e gli orrori, quanto è bello questo mondo. Supponendo che tu veda le stelle solo una volta all'anno. Pensa a ciò che potresti pensare.
 Alla meraviglia di tutto ciò ! "


- Tasha Tudor




Grazie Tasha e grazie a tutti voi per avermi seguita anche oggi in questo insolito 'viaggio' volto a presentare una persona che con la sua genuinità e la sua spontaneità ha lasciato un'orma indelebile nella storia, vi giunga colmo di affetto e gratitudine il mio più caloroso saluto,


a presto   














Bibliografia:

Bethany Tudor, Drawn from New England, Putnam Pub Group, 1979

Tasha Tudor and Richard Brown, Private World Of Tasha Tudor, Little, Brown US, 1992

Tasha Tudor, William John Hare, Priscilla T. Hare, The Direction of Her Dreams, Oak Knoll Pr., 1998













“Nowadays, people are so jeezled up. If 

they took some chamomile tea and spent 

more time rocking on the porch in the 

evening listening to the liquid song of the 

hermit thrush, they might enjoy life 

more.” 



- Tasha Tudor







- picture 1


- picture 2


- picture 3





Past a few years ago to a better life (on June 18th, 2008 about to fulfill 93 years) the illustrator and writer of books for children Tasha Tudor, I think she'll remain forever remembered especially for her way of life that led her to spend her days together with her family, according to the customs and methods characteristic of the XIXth century, with the intention of establish a more direct relationship with the Nature and with living beings, rejecting everything that belongs to the progress of our century, primarily responsible for the our going away from that which is most part of our natural daily living.




Born in 1915 in Boston, Massachusetts, Natasha Tudor married Thomas McCready in 1938 in Redding, Connecticut, with which she bought a large old farm in Webster, New Hampshire, where they grew their four children,



- picture 4


- picture 5




Bethany, Seth Thomas, and Efner and where she wrote and illustrated her first story, Pumpkin Moonshine,



- picture 6




published in 1938; they divorced in 1961, and their children changed legally their surname from McCready in Tudor; a subsequent marriage with John Allan Woods, lasted only for a short time.

They're about one hundred the books that she wrote and illustrated, 




- picture 7 -From The Secret Garden


- picture 8 - From Mother Goose Rhymes


- picture 9 - From  A Child's Garden of Verses by Robert Louis Stevenson, Tasha Tudor


- picture 10 - From The Tasha Tudor Cookbook




without mentioning the many greeting cards often on the subject of Christmas




- picture 11


- picture 12


- picture 13




that bear her signature, some of which became famous and worthy of recognition, and heirs of this wonderful art of hers are still today her daughter Bethany and her grandson Efner.

She lived most of her life in Marlboro, Vermont,



 - picture 14


- picture 15


- picture 16




in a house made like that of some friends of hers living in New Hampshire, for the realization of which she was helped by her son Seth, who will live next to her with his family until the end of her days.

The documentaries Drawn from New England, and The Private World of Tasha Tudor filmed this extraordinary lady of the past and of other values in her everyday life and in these photographs I will try, as best as I can, to make you acquainted on the uniqueness of her sensitivity and on her way to savor every moment of her days in an environment that recreated those of the generations that preceded her, which with no doubt she admired so much and whose principles and values she tried in every way to make hers and to perpetuate for the generations to come.




- picture 17






"Why do women want to dress like men when they're fortunate enough to be women? Why lose our femininity, which is one of our greatest charms? We get much more accomplished by being charming than we would by flaunting around in pants and smoking. I'm very fond of men. I think they're wonderful creatures. But I don't want to look like one." 

-Tasha Tudor. The Private World of Tasha Tudor




Tasha Tudor rediscovered, in a life she lived day to day, according to the rhythms and ways of the early nineteenth century, the old flavor of the value of hard work,




- picture 18


- picture 19




the conquest and the joy of success in adversity,




- picture 20


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- picture 22




the share of spring-fed affections and ties




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the 'bringing again to light' of ancient arts and traditions now supplanted by progress




- picture 26


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and how much we do need to close our eyes, every evening, once rolled up our blankets, to feel our heart overflowing with a really deep, incomparable, indescribable joy, that joy coming from of having lived a day and to have earned, won, deserved it !
Tasha Tudor's life was a Hymn to simplicity, the simplicity of heart, the simplicity of everyday life, the simplicity of doing and feeling, the simplicity of Love.




- picture 31




“Life isn't long enough to do all you could accomplish. And what a privilege even to be alive. In spite of all the pollutions and horrors, how beautiful this world is. Supposing you only saw the stars once every year. Think what you would think. 
The wonder of it!”

- Tasha Tudor



Thanks Tasha and thank you all for having followed me even today in this unusual 'journey' designed to present a person who, with her truthfulness and spontaneity, has left an indelible mark in the history, and then it comes full of affection and gratitude my warmest greetings,


see you soon   















Bibliographic sources:

Bethany Tudor, Drawn from New England, Putnam Pub Group, 1979

Tasha Tudor and Richard Brown, Private World Of Tasha Tudor, Little, Brown US, 1992

Tasha Tudor, William John Hare, Priscilla T. Hare, The Direction of Her Dreams, Oak Knoll Pr., 1998







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Lord George Bryan Brummel, just .... dandy !

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"Il dandismo non è neppure, come sembrano credere molti sconsiderati, un gusto sfrenato del vestire e dell'eleganza materiale.


Lord Brummell ritratto ad un ricevimento da un artista sconosciuto



 Per il dandy perfetto tali cose sono unicamente un simbolo della superiorità aristocratica del suo spirito."

(Charles Baudelaire, Il pittore della vita moderna, 1863)



Interpretato innanzitutto come un fenomeno legato alla moda, fiorito in Inghilterra durante il periodo Regency, quello del dandismo andava ben oltre la mera apparenza dell'abbigliarsi e dell'atteggiarsi con estrema eleganza, intendendo esso manifestare apertamente il proprio diniego nei confronti della borghesia che stava nascendo e dei suoi valori, primo fra tutti quello dell'egualitarismo, il rifiuto della massificazione cui opponeva l'elitarismo e facendo proprio un nostalgico rimpianto per l'aristocrazia che andava scomparendo, il tutto coniugato con una spiccata attitudine verso l'arte e la cultura in generale.


Vero è che il dandy non passava inosservato, abbigliato di tutto punto, 'Fatto della stessa stoffa della sua sciarpa e delle sue parole' si diceva al tempo, con i calzoni chiari che arrivavano fino al ginocchio, gli alti stivali denominati 'hessians', lo spenser dai cui polsi spesso fuoriuscivano i pizzi della camicia, con un velo di seta al collo e la cravatta, spesso fiero di aver gli occhi dei passanti tutti puntati su di sé ... Il primo della storia a far proprio questo modo così marcatamente raffinato fu proprio il londinese George Bryan Brummell, detto Beau, il bello, la cui compagnia era ricercata non solo perché particolarmente elegante e di bell'aspetto, ma anche perché capace di battute sagaci, dall'eloquio forbito, erudito, intelligente, dotato di spirito, sempre presente ai ricevimenti ed ai balli della Londra del tempo, come un vero e proprio membro dell'aristocrazia anche se i suoi natali erano piuttosto umili. Dopo aver frequentato Eton ed Oxford si arruolò nell'esercito tra gli Ussari nel tentativo di fare conoscenza con il principe di Galles, il futuro Giorgio IV, del quale divenne immediatamente affiatato amico e persino consigliere.
Si trasferì a Londra, al numero 4 di Chesterfield Street ( chissà se la nostra Jane Austen, durante le sue numerose visite e soggiorni a Londra, lo avrà mai incontrato ? ) dove teneva pranzi esclusivi e cominciò a mutare stile di vita.




La porta d'ingresso dell'abitazione di Lord Brummell al n°4 di Chesterfield Street



Il suo modo di abbigliarsi, talmente raffinato ed elegante, era senza alcun dubbio considerato estremamente eccentrico, anche se era ben più rispettoso della pulizia personale e dell'igiene di quanto fosse usuale a quel tempo: in un'epoca in cui ancora l'uomo si vestiva con colori sgargianti e poco curava l'igiene intima perché considerato non virile ed era perciò costretto a profumarsi abbondantemente per coprire gli afrori emanati dal corpo, Lord Brummel si abbigliava di bianco, beige, nero e soprattutto blu ed introdusse l'uso generoso di acqua e sapone per detergersi evitando d'incipriarsi i capelli  evitando così di doversi 'sovraccaricare' di pesanti profumi... pensate che giunse persino a cambiare una camicia la giorno poiché, bianca, presto perdeva in nettezza !



George Brummell in un'illustrazione del 1886 che lo ritrae giovane




Un bow window al White's Club fondato nel 1811 cui spesso si sedeva il 'Beau' ad osservare la gente di Londra mentre percorreva le strade della città



In qualità di 'aspirante' dandy il principe reggente pendeva letteralmente dalle labbra di Brummell, cosa di cui egli spesso approfittava, forse anche con un briciolo d'impertinenza dettata dalla troppa sicurezza di sé, trattando l'amico non con il rispetto dovuto ad una persona del suo rango e ponendolo talvolta in ridicolo in pubblico.


Il Principe Reggente ritratto nel 1816 da Thomas Lawrence


Ma furono i debiti a rovinarlo definitivamente, contratti di conseguenza al tenore di vita che si era imposto e soprattutto alla sfrenata passione per il gioco, i quali lo costrinsero ad un esilio volontario in Francia.

Il 18 maggio 1816 lasciò definitivamente l'Inghilterra per trasferirsi a Calais, dopo aver fatto mettere i propri beni, lasciati a Londra, all'incanto, e quanto da ciò fu in grado di ricavare gli consentì di vivere nell'agio ancora per qualche tempo, ma quando ormai si stava approssimando lo spettro della povertà e della prigionia per debiti, egli venne provvidenzialmente salvato da Guglielmo IV, fratello di Giorgio IV, che lo nominò console a Caen.
Qui trascorse il resto della sua vita, anche se lontano dal lusso cui ormai era abituato. Malato di sifilide, nel 1837 venne internato nell'ospedale delle Figlie del Buon Salvatore di Caen, dove morì nel 1840.


Lasciava così questa nostra terra il primo dandy della storia, ma non morivano con lui i suoi ideali, il nuovo modo di concepire l'eleganza maschile e soprattutto la filosofia di vita che dietro vi soggiaceva.




"Il modo di vestirsi è la rappresentazione esteriore della nostra filosofia della vita."

scriveva Charles Baudelaire che fece proprio a Parigi questo 'nobile' stile che immediatamente sposò quello dei Bohèmien e che anche in Inghilterra ebbe fortuna e successo fino all'epoca vittoriana ( pensiamo ad Oscar Wilde che ne incarnò il perfetto ideale).
Ebbene, anche oggi il nostro tempo insieme sta per concludersi dopo essere, come sempre, scorso così tanto velocemente ... prendo congedo da voi, miei cari amici e lettori, con un caloroso abbraccio ed augurandovi tanto bene.

A presto   












Fonti bibliografiche:

Barbey d'Aurevilly, Del dandysmo e di George Brummel (a cura di Mario Ubaldini), Firenze, Passigli, 1993;

Louise Allen, Walking Jane Austen's London, Shire Books U.K., 2013



Note dell'autrice: 

le fotografie autografate sono state tratte dal libro Louise Allen, Walking Jane Austen's London, Shire Books U.K., 2013









"The dandyism is not even, as lots of reckless people seem to believe, unbridled taste of dressing and material elegance.




- picture 1 - Lord Brummell portrayed at a party by an unknown artist






For the perfect dandy, these things are only a symbol of the aristocratic superiority of his mind. "

(Charles Baudelaire, The Painter of Modern Life, 1863)


Known primarily as a phenomenon linked to fashion - it flourished in England during the Regency period - that of dandyism went far beyond the mere appearance of dressing up and pose very elegantly, meaning it openly express its refusal of the bourgeoisie, which was just going to born, and its values, first of all the egalitarianism, the rejection of standardization which it opposed the elitism with a nostalgic regret for the aristocracy that was disappearing, all combined with a strong attitude towards art and culture in general.




- picture 2 on the left - It is true that the dandy wasn't unnoticed, fully dressed, 'Made from the same cloth of his scarf and his words' as it was said at the time, with light trousers that reached the knee, high boots called 'hessians', spenser by the wrists of which often protruding the laces of the shirt, with a silk veil in the neck and a tie, often proud to have the eyes of the passengers all focused on himselves ... The first in history to do his this kind of life so markedly refined was the Londoner George Bryan Brummell, said 'Beau', the beautiful, whose company was sought after not only because he particularly elegant and good-looking, but also because he was able to quips, he had a furbish speech, was erudite, intelligent, with spirit, always present at parties and dances in the London of the time, like a true member of the aristocracy even though his roots were rather humble. 
After attending Eton and Oxford he joined the army of the Hussars in an effort to get acquainted with the Prince of Wales, the future George IV, of which he immediately became close-knit friend and even counselor.
He moved to London, at the number 4 of Chesterfield Street (I wonder if our Jane Austen, during her several visits and stays in London, will have ever met him !) where he held exclusive lunches and began to change lifestyle.




- picture 3 -  Beau Brummell's front door in Chesterfield Street




His way of dressing, so refined and elegant, was undoubtedly considered extremely eccentric, even though it was far more respectful of personal cleanliness and hygiene than it was usual at that time: in an age when even men wore bright colors and little cared of the hygiene because was considered unmanly and were therefore forced to perfume plenty to cover the stench emanating from the body, Beau Brummel dressed in white, beige, black and blue, above all, and introduced a generous use of soap and water to clean him up avoiding of powder his hair thus avoiding having to 'overloading' himself of heavy perfumes ... you think he even changed a shirt a day, because white, it soon lost in cleaning !




- picture 4 - George Brummell in an image dated 1886 depicting him as a young boy


- picture 5 - 
A bow window at the White's Club; it was founded in 1811 and probably just here often sat the 'Beau' to watch people in London walking in the streets of the city




As a 'hood' dandy the Prince Regent literally hung from the lips of Brummell, who sometimes, taking advantage of it, perhaps even with a bit of impertinence dictated by overconfident, treated his friend without the respect which is due to a person of his rank and putting him sometimes publicly in ridicule.




- picture 6 - The Prince Regent portrayed in 1816 by Thomas Lawrence




But they were the many debts which will have definitely ruin him, the debts he contracted accordingly to the style of living that he imposed himself and especially the unbridled passion for the game, which forced him to a self-imposed exile in France.

On May 18th, 1816 he left England to move permanently to Calais, after putting all belongings of his, left in London, to enchantment, and what he was able to obtain allowed him to live in comfort for some time but when it was approaching the specter of the poverty and of the imprisonment for debts, he was providentially saved by William IV, George IV's brother, who appointed him consul in Caen.
There he spent the rest of his life, though far from the wealth which he had become accustomed. Sick of syphilis, in 1837 he was interned in the hospital of the Daughters of the Good Savior of Caen, where he died in 1840.

So the first dandy of history let our Land, but with him didn't die his ideals, the new concept of male elegance and especially the philosophy of life that was 'hided' behind it.




"The way we dress is the external representation of our philosophy of life."




wrote Charles Baudelaire who in Paris made his this 'noble' style that immediately married the one of the Bohèmiens and that even in England had luck and success until the Victorian era (let's think of Oscar Wilde who embodied the perfect ideal of the Victorian dandy).

Well, also today our time together is going to run out after, as usual, having flown so much fast ... I take leave of you, my dear friends and readers, with a warm hug and wishing you all much love.


See you soon   












Bibliographic sources:

Barbey d'Aurevilly, Del dandysmo e di George Brummel(a cura di Mario Ubaldini), Firenze, Passigli, 1993;

Louise Allen, Walking Jane Austen's London, Shire Books U.K., 2013



Notes by the author: 

the autographed photographs are drawn from Louise Allen, Walking Jane Austen's London, Shire Books U.K., 2013

Fotomontaggi vittoriani.

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Ho già avuto occasione tempo fa di parlarvi qui di quanto i nostri amati Victorians si dilettassero con le fotografie che rappresentavano per loro una vera novità, mi riferisco soprattutto alle giovani ladies che disponevano di molto tempo durante le loro oziose giornate, le quali erano capaci di creare autentici capolavori;

la fotografia era nata davvero da molto poco, era più che giovanissima, ma vi era chi traeva diletto dal giocare con le immagini, talvolta anche con una punta di spirito e di umorismo, chissà se con fare sperimentale o piuttosto con gusto per il macabro ed il desiderio di stupire ....
Seguitemi e vi mostrerò che cosa intendo !






Come ho già avuto modo di spiegarvi la cultura vittoriana era molto differente dalla nostra, aveva un rapporto diverso con la morte tanto che era usanza fare fotografie ai cari defunti vestiti come erano ogni giorno in vita, era usanza conservarne i capelli, se si trattava di donne, e farne gioielli ed ornamenti, cose queste che forse qualcuno può trovare persino di pessimo gusto, e, probabilmente, anche questi fotomontaggi taluno li troverà divertenti, taluno magari impressionanti, ma io ho deciso di proporveli perché appartengo a coloro che li trovano curiosi e soprattutto ne apprezzo la artisticità, li trovo molto ben fatti tenendo conto dei mezzi di cui si poteva disporre al tempo.

Oggi credo che i professionisti dei fotomontaggi non conoscano limiti al loro agire, allora le cose erano nettamente diverse !

Vi era allora una sorta di culto per questo genere di fotografie che rappresentavano uomini e donne senza testa







e dato il crescente interesse per lo spiritismo ed i fenomeni paranormali, erano ritenute affascinanti queste che intendevano rappresentare le sembianti di un'anima alle spalle del soggetto principale:



la più famosa tra tutte quelle che appartengono a questo genere è sicuramente questa che raffigura Mary Todd Lincoln, ormai vedova del marito, il cui spirito sembra volerla proteggere alle sue spalle ( foto che risale agli inizi del 1870 ), ma ve ne sono altre simili, meno note, ma non meno suggestive:


Master Herrod (un giovane medium) in trance: il suo spirito si separa da lui e gli appare alle spalle, ca. 1868 





Moses A.Dow, Editore del Waverley Magazine, con lo Spirito di Mabel Warren, ca. 1871





Mrs. French di Boston affiancata dallo spirito del figliolo defunto, ca. 1868; o semplicemente le sovrapposizioni e gli sdoppiamenti dei protagonisti della fotografia: nella foto sottostante, per esempio, ci appaiono il barbiere ed il suo cliente, 




mentre questa che sto per mostrarvi a me sembra quasi la rappresentazione grafica del Dottor Jekyll & Mister Hyde di Stevenson !




... insomma, bisogna ammettere che in ogni campo la creatività ai Victorians non faceva davvero loro difetto !
Dal canto mio spero di avervi divertito, stupito, ad onor del vero, piuttosto che avere mortificato la vostra sensibilità, ma se così fosse me ne scuso e vi prego, non vogliatemene...
... E se vi ho deluso spero la prossima volta di riconquistare la vostra ammirazione cui tanto tengo.

A presto   



















Here I already had the opportunity to talk you about of, our beloved Victorians, took delight with the photographs representing a real novelty for them, I refer especially to the young ladies who possessed considerable time during their idle days, which were able to create true masterpieces ;


photography was really born from very little, it was so very young, but there were those who drew pleasure from playing with images, sometimes with a touch of wit and humor, I wonder if by doing experiments or rather with a taste for the macabre and the desire to impress ....
Follow me and I'll show you what I mean !



- picture 1


- picture 2


- picture 3



As I have already had occasion to explain the Victorian culture was very different from ours, gave a different meaning to death so much that it was customary to take pictures to loved ones as they were dressed in everyday life, it was usual to preserve their hair, if they were women, and making jewelry and ornaments, things which today maybe someone can find even in bad taste, and, probably, these photomontages too, someone will find them funny, someone maybe impressive, but I have decided to present them to you because I belong to those who are curious of culture and history, ou know, and above all I appreciate the artistry, I find them very well done with the resources that they might have had at the time.

Today I believe that professionals of photomontages don't know limits to their act, then things were much different!

There was in the Victorian age a kind of worship for this kind of pictures representing headless men and women 



- picture 4


- picture 5


- picture 6



and, given the growing interest in spiritualism and paranormal, they were deemed fascinating those representing the semblance of a soul behind the main subject:



- picture 7 - the most famous of all those belonging to this kind is surely this one which depicts Mary Todd Lincoln, already a widow of her husband, whose spirit seems to want to protect her behind her shoulders (picture that dates back to early 1870), but there are other similar , less known, but not less impressive:



- picture 8 - Master Herrod (a young medium) in trance: his spirit looks separates from him and lays behind him, ca. 1868



- picture 9 - Moses A.Dow, Publisher of the Waverley Magazine, with the Spirit of Mabel Warren, ca. 1871



- picture 10 - Mrs. French of Boston accompanied by the spirit of her deceased son, ca. 1868; 

or simply overlapping and duplicating the protagonists of the photography as in the one below, for example, showing us a barber and his client,



- picture 11



and this last I am going to show you it seems to me almost the graphical representation of the Dr. Jekyll & Mr. Hyde by Stevenson!



- picture 12



... In short, we have to admit that in every field the Victorians' creativity wasn't really a defect of theirs !
For my part I hope to have enjoyed you, surprised you, to be honest, rather than having mortified your sensitivity, but if it was so I do apologize and please, please accept my excuses ...
... And if I have disappointed you I hope the next time to regain your admiration I care so very much !


See you soon   










Sophie Charlotte, la graziosa ed inquieta sorella minore dell'Imperatrice Elisabetta d'Austria, vittima di un triste e tragico destino.

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Aveva da non molto compiuto nove anni la piccola Sisi quando si trovò ad accogliere tra le proprie braccia la bellissima Sophie Charlotte, il giorno 23 febbraio del 1847, appena venuta alla luce: grandi occhi chiari che sembravano cercare l'azzurro del cielo, capelli biondi come avevano pochi dei Wittelsbach, recava già in sè la promessa di divenire una bellissima e contesa fanciulla.



In questa fotografia la piccola Sophie Charlotte Augustine, 'Sopherl', è ritratta con il fratello minore, Max Emanuel, 'Mapperl'


Ma ella dei Wittelsbach ereditò soprattutto l'irrequietezza, che tanto era caratteristica del temperamento di quel sangue bavarese, e che come accadde anche per la futura imperatrice, Elisabetta, la sorella maggiore che tanto ammirava, condizionerà l'intera sua esistenza.







Da queste immagini si evince come ella cercasse in ogni modo di atteggiarsi come la sorella Elisabeth, acconciandosi come lei e facendosi persino ritrarre in pose analoghe, la futura imperatrice era da lei talmente ammirata da diventare il modello su cui cercava di forgiare sé stessa.



A mano a mano che passava il tempo, affinando i propri modi ed i propri lineamenti,
Sophie si faceva sempre più graziosa ed affascinante, divenendo forse la più piacente delle sorelle Wittelsbach dopo l'imperatrice e cominciarono a farsi avanti i primi pretendenti la sua mano già quando era adolescente; dopo aver rifiutato di sposare il fratello minore dell'Imperatore, divenuto già suo cognato, l'Arciduca Ludwig Victor, accetta di fidanzarsi, innamorata, ma molto sorpresa dalla proposta, con il cugino Ludwig, il bellissimo e famoso Re di Baviera, tanto amato e tanto vicino ad Elisabeth e fu questo probabilmente il periodo più lieto della sua gioventù, quello in cui attendeva, corteggiata, il momento di divenire regina di Baviera e di dare così un'erede alla corona.

L'improvvisa, impulsiva decisione del re di fidanzarsi con la principessa Sofia in Baviera rimase segreto di stato per circa una settimana. Il 22 gennaio, la sera stessa del fidanzamento, Ludwig presenziò con la madre ad una rappresentazione teatrale al teatro di corte. Durante l'intervallo tra il primo ed il secondo atto, insieme alla regina Maria, si recò sul palco del duca Max in Baviera, conducendo poi con sé Sofia nel palco reale: la ragazza incedette al braccio del sovrano, inchinandosi agli spettatori stupiti prima di prendere posto tra madre e figlio. Coloro che assistettero alla scena non impiegarono molto ad immaginarne il significato simbolico, ma si dovette attendere ancora una settimana prima che questa ambigua dichiarazione ricevesse una conferma ufficiale: il 29 gennaio 1867 la notizia del fidanzamento venne comunicata ai due rami del parlamento e fu accolta dagli auguri e dalle congratulazioni dei membri del governo. 1




Lo stesso Ludwig scriverà in quei giorni "Il mio amore per lei è profondo è sincero."2

Radiosa per il futuro che la attendeva la giovane Sophie cominciò con il comparire su cartoline, immagini, souvenir accanto al suo promesso sposo e a preparare insieme con la madre e le sorelle il corredo per l'imminente sposalizio.




Il vecchio re Luigi I, inviando le sue congratulazioni al nipote, riassunse i sentimenti che molti altri membri della famiglia provavano. " Possa Dio benedire le tue nozze, caro Ludwig ! Da tempo leggo negli occhi della bella Sofia che hai messo profonde radici nel suo cuore ...."3

Tutta la famiglia dei Wittelsbach stava vivendo una gioia profonda, prima fra tutti l'imperatrice che vedeva questa unione come una benedizione per entrambi, anche se Sophie e Ludwig erano molto diversi, molto pratica e forse non molto colta quanto lui avrebbe voluto, lei, molto sognatore e poetico lui ...



Su cortese concessione dell'Associazione Culturale Elisabetta D'Austria


L'Imperatrice Elisabetta d'Austria, in viaggio per Zurigo, si trovò a passare per caso da Monaco proprio quando veniva annunciato il fidanzamento della sorella. Ordinò che il treno si fermasse nella capitale bavarese in modo da poter fare personalmente le congratulazioni alla coppia. Ludwig si era ritirato nella propria camera da letto alla Residenz adducendo la scusa di un forte raffreddore, ma, quando seppe che Elisabetta si trovava alla stazione, si vestì in tutta fretta, si recò a prendere Sofia al palazzo del padre in città e si avviò con lei per incontrare l'imperatrice. Una volta arrivati, Ludwig, con assoluta mancanza di tatto, di fronte alla fidanzata dichiarò ad Elisabetta che ciò che trovava più attraente in Sophie era la sua somiglianza con la sorella maggiore. 4

Durante i loro incontri i giovani erano sempre molto poco comunicativi, e si esprimevano invece molto, per lettera, Ludwig amava scrivere e le inviava quantità innumerevoli di missive ... ed amava parlare, ma di arte, di poesia, di cultura, cose di cui Sophie non s'interessava affatto; dopo un primo rinvio della data delle nozze, fissata per il 25 agosto 1867 al 12 di ottobre, Ludwig volle che fosse ulteriormente posticipata al 28 di novembre, cosa che vide intervenire direttamente il duca Max e che diede quindi l'opportunità al giovane re, divenuto titubante ed incerto, di revocare l'impegno. 

Inutile dire che la giovane cadde nel più totale sconforto e non fu facile per lei trovare la forza morale per riprendersi e tornare ad una vita normale; dopo aver rifiutato altri pretendenti la sua mano tra cui il Principe Luigi del Portogallo, futuro Re e il Duca Filippo del Wurttemberg, l'inquieta Sophie trovò finalmente il giovane adatto a divenire suo marito in casa della zia Regina di Sassonia Amalie Auguste dove si era rifugiata affranta.

Il 28 settembre del 1868 a Possenhofen Sophie Charlotte Augustine sposò il Duca d'Alençon Ferdinand d'Orléans, 





uno dei nipoti di Re Luigi Filippo I al quale diede due bellissimi fanciulli, Louise (19 luglio 1869 ) ed Emmanuel (18 gennaio 1872 )


Sophie Charlotte con il piccolo Emmanuel





Louise ed Emmanuel




Nonostante le gioie che la vita coniugale le stava donando Sophie stava lentamente precipitando in uno stato depressivo dal quale neppure la nascita dei figli riuscì a sollevarla, che culminerà con il progetto della fuga insieme con il suo amante in Svizzera, fatto occultato alle cronache del tempo grazie alla famiglia della moglie e di Karl Theodor, il fratello maggiore di Sophie, che riuscì a bloccare la fuga degli amanti presso Merano e a riportarla a casa dalla sua famiglia: ella aveva 40 anni quando conobbe il dr.Glaser di Graz e se ne innamorò e dopo il summenzionato episodio furono allontanati per sempre.
Ma Sophie non godeva di buona salute e fu perciò fatta internare nella clinica per malattie nervose del famoso dottor Krafft-Ebing di Graz dove diagnosticarono che i suoi disturbi mentali fossero generati da una infezione dovuta alla scarlattina, anche se noi sappiamo che erano piuttosto frequenti nella sua famiglia, probabilmente se non generati, di sicuro aggravati dai frequenti matrimoni tra consanguinei.




Dichiarata guarita dopo alcuni mesi ella decise di dedicarsi con fervore alla religione, votandosi alla preghiera ed ai poveri, ed entrò così a far parte del terzo ordine delle domenicane come suora laica con il nome di Suor Maria Maddalena. 
Dal 3 al 6 maggio 1897 si svolse a Parigi una fiera di beneficenza organizzata dalle domenicane presso il Bazar de la Charité a cui erano stati invitati anche i fratelli Lumière, il cui materiale usato per le pellicole era altamente infiammabile. Dal nulla infatti iniziarono a divampare le fiamme e, mentre tutti scappavano in preda al panico, Sophie Charlotte si preoccupò piuttosto di trarre in salvo quante più persone poteva, non ultime le ragazze che erano con lei dietro il bancone... quando decise di correre via, le fiamme furono più veloci di lei: Sophie aveva al tempo solamente 50 anni. 





Probabilmente fu questo l'ultimo triste episodio, dopo la perdita della piccola Sophie, la figlia primogenita sua e dell'Imperatore Franz Joseph Sophie Friederike Dorothea Maria Josepha, Arciduchessa d'Austria,Vienna, 5 marzo 1855 – Budapest, 29 maggio 1857 ), quella dell'amato cugino Ludwig, Re di Baviera ( Monaco, 25 agosto 1845 - Lago di Starnberg, 13 giugno 1886 ) e del figlio Rudolph, Arciduca d'Austria e Principe Ereditario ( Laxenburg 21 agosto 1858 - Mayerling, 30 gennaio 1889 ), scomparse queste ultime legate a cause ancora compiutamente da chiarire, la morte del padre, divenuto anziano ( Duca Max Joseph in Baviera, Bamberga, 4 dicembre 1808 – Monaco di Baviera, 15 novembre 1888 ), quella della sorella maggiore Nenè ( Helene Karoline Theresia, Arciduchessa in Baviera, Monaco di Baviera, 4 aprile 1834 - Ratisbona, 16 maggio 1890 ) e quella della madre affetta da tempo da precoce demenza senile ( la Principessa Maria Ludovica Guglielmina di Baviera, Monaco di Baviera, 30 agosto 1808 - Monaco di Baviera, 25 gennaio 1892 ), l'ultimo episodio, dicevo, cui il fragile cuore dell'Imperatrice dovette cercare di adeguarsi avvertendo sempre più lacerante 'il male di vivere', quel disagio esistenziale che ancora per poco la vedrà ogni giorno affranta, visto che sopravviverà alla sorella di solo circa un anno e mezzo.

Mi scuso se questa volta vi ho fatto leggere molto, ma ci tenevo, per dovere di cronaca e di passione, a riferire nel modo più compiutamente preciso e dettagliato possible, gli eventi.
Vi ringrazio ancora una volta per avermi seguita fin qui e vi auguro ogni bene

a presto 














Bibliografia: 

Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Greg King, LUDWIG. Genio e follia di un re, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1999;

Gabriele Praschl-Bichler, L'IMPERATRICE ELISABETTALonganesi & C. Editore, 1997.




Citazioni: 

1, 2 - Greg King, LUDWIG. Genio e follia di un re, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1999, pag. 181;

2, 3 - op. cit., pag. 182.












- picture 1



The little Sisi had not long turned nine  when she found in her arms the beautiful Sophie Charlotte, on 23 February 1847, just born: large clear eyes that seemed to look for the blue sky, blond hair as they had a few among the Wittelsbach, already bore within herself the promise to become a very beautiful and contended girl.




- picture 2 - In this photograph the little Sophie Charlotte Augustine, 'Sopherl', is portrayed with her younger brother, Max Emanuel, 'Mapperl'




But from the Wittelsbachs she inherited especially her restlessness, which was so characteristic of the temperament of their Bavarian blood, and as happened for the future empress, Elizabeth, her older sister who she admired so much, it will affect her whole life.




- picture 3 - picture 4 - picture 5 - picture 6 - In these images it can be seen as she tried in every way to pose as her sister Elisabeth, combing her hair like her and making even portray herself in similar poses, the future empress was so admired by her to become the model on which she was trying to forge herself.




As time went on, honing her ways and her features, Sophie was getting prettier and more charming, becoming perhaps the most attractive amongst the Wittelsbach sisters after the Empress and early began to come forward some suitors asking for her hand when she was already a teenager; after refusing to marry the younger brother of the Emperor, already become her brother-in-law, Archduke Ludwig Victor, she agreed to become engaged, in love, but very surprised by the proposal, with her cousin Ludwig, the beautiful  and famous King of Bavaria, so loved and so close to Elisabeth and this was probably the happiest period of her youth, one in which waiting, courted, the time to become queen of Bavaria and give an heir to its crown.


The sudden, impulsive king's decision to get engaged with the princess Sofia in Bavaria remained a secret of State for about a week. On January 22nd, during the evening of the engagement, Ludwig attended with her mother to a play at the court theater. During the interval between the first and second act, together with Queen Mary, he went to the box of the Duke Max in Bavaria, leading then Sofia in the royal box with him: the girl went arm in arm with the sovereign, bowing to the amazed audience before taking place between mother and son. Those who were present at the scene didn't take much to imagine the symbolic meaning of this all, but they had to wait another week before this ambiguous statement received an  official confirmation: on January 29th, 1867 the news of the engagement was announced to both the Houses of Parliament and was greeted by greetings and congratulations from all the members of the Government. 1




- picture 7


- picture 8




The same Ludwig wrote in those days,"My love for her is deep and sincere."2

Radiant for the future that awaited her, the young Sophie began to appear in postcards, pictures, souvenirs next to his betrothed and to prepare, together with her mother and her sisters, her linen kit for the upcoming wedding.




- picture 9 


- picture 10




The old King Ludwig I, sending his congratulations to his nephew, summed up the feelings that many other members of the family felt. "May God bless your marriage, dear Ludwig! From long time I read in the eyes of the beautiful Sofia that you've  taken deep roots in her heart ..."3

The whole Wittelsbach family was experiencing a profound joy, first and foremost, the empress who saw the union as a blessing for both of them, although Sophie and Ludwig were very different, very practical and perhaps not as much learned  as he wanted, her, very poetic and dreamer him ...




- picture 11 - By Courtesy of the Cultural Association Elisabeth of Austria




The Empress Elisabeth of Austria, travelling to Zurich, passed by chance from Monaco just when it was announced the engagement of her sister. She ordered that the train would stop in the Bavarian capital so that she could personally congratulated the couple. Ludwig had retired to his bedroom at the Residenz with the excuse of a bad cold, but when he knew that Elisabeth was at the station, he got dressed in a hurry, went to take Sofia from his father's palace in the city and started with her to meet the Empress. Once there, Ludwig, with absolute lack of tact, in front of the girlfriend said to Elisabeth that the most attractive in Sophie was her resemblance to her older sister. 4

During their meetings the young couple was  always quite uncommunicative, and expressed much rather, by letter, Ludwig loved to write and sent her a countless amount of letters ... and he enjoyed to talk, but of art, of poetry, of culture, all things of which Sophie was not interested at all; after an initial postponement of the date of the wedding, set for August 25th, 1867 to October 12th Ludwig wanted it to be further postponed to November 28th, which saw intervene directly the Duke Max and it gave the young king the oppotunity, as he become more and more hesitant and uncertain, to revoke his commitment.

Needless to say, the young woman fell into utter despair and it was not easy at all for her to find the moral strength to recover and to return to a normal life; after refusing her hand to other suitors including Prince Louis of Portugal, the future King,  and the Duke Philip of Wurttemberg, the restless young Sophie finally found the man suitable to become her husband in the house of her aunt Queen Amalie Auguste of Saxony where she, distraught, found refugee.

On September 28th, 1868 in Possenhofen,  Sophie Charlotte Augustine married the Duke of Alençon Ferdinand of Orleans,




- picture 12




a grandson of King Louis Philippe to which she gave two so lovely children, Louise (19 July 1869) and Emmanuel (18 January 1872); 




- picture 13 - Sophie Charlotte with the little Emmanuel


- picture 14 - Louise and Emmanuel




despite the joys that the married life was giving her, Sophie was slowly falling into a depression from which not even the birth of her children managed to lift it, a depression which will culminate with the escape together with her lover in Switzerland, fact that was concealed to the chronicles of the time thanks to his wife's family and Karl Theodor, the elder brother of Sophie, who managed to block the escape of the lovers at Merano and bring her home to her family: she was 40 years old when he met dr.Glaser of Graz and fell in love with him, but  after the aforementioned episode, they'll be separated forever.
But Sophie wasn't in good health and was therefore made to intern in the clinic for nervous diseases of the famous Dr. Krafft-Ebing in Graz where they diagnosed that her mental disorders were generated from an infection due to scarlet fever, although we know that they were quite frequent in her family, probably if not generated, certainly exacerbated by frequent consanguineous  marriages.




- picture 15




She was declared cured after a few months and then she decided to devote fervently herself  to religion, devoting herself to prayer and to the poor people, and thus became part of the Third Order of Dominicans as a lay nun with the name of Sister Mary Magdalene.
From May 3rd and May 6th, 1897 took place in Paris a charity fair  organized by the Dominicans at the Bazar de la Charité to which they were also invited the Lumière brothers, whose materials usually used  was highly flammable.
Out of nowhere it began the flames began to flare in a big fire and, while everybody was running away in panic, Sophie Charlotte was concerned rather to rescue as many people as she could, not least the girls that were behind the counter with her, and when she decided to run away, the flames were much more faster than her: Sophie was only 50 years old.




- picture 16




Probably this was the last sad episode, after the loss of the little Sophie, the eldest daughter of Emperor Franz Joseph and her (Sophie Friederike Dorothea Maria Josepha, Archduchess of Austria, Vienna, March 5th, 1855 - Budapest, May 29th, 1857) , the beloved cousin Ludwig, King of Bavaria (Monaco of Bavaria, August 25th, 1845 - Lake Starnberg, June 13th, 1886) and hers son Rudolph, Archduke of Austria and Crown Prince (Laxenburg August 21st, 1858 - Mayerling, January 30th, 1889) , missings, the latters, still nowadays not completely clear, the death of her father, became elderly (Duke Max Joseph in Bavaria, Bamberg, December 4th, 1808 - Monaco of Bavaria, November 15th, 1888), that of her older sister Nenè ( Helene Karoline Theresia, Archdukess in Bavaria, Monaco of Bavaria, April 4th, 1834 - Ratisbona, May 16th, 1890 ) and that of her mother already affected by an early form of senile dementia (Princess Maria Ludovica Wilhelmine,  Monaco of Bavaria, August 30th, 1808 - Monaco, Germany, January 25th, 1892), the last episode, I was saying, which the fragile heart of the Empress had to try to adapt experiencing,  increasingly agonizing, 'the evil of living', the existential malaise that not for long will  daily distraught her, as she will survive her sister of only about a year and a half.


I apologize if this time I did write a lot, but I wanted, for the duty to report,  and fr passion , to let you know as many fully accurate and detailed events as possible.
I thank you once again for having followed me to date and I wish you all the best,


see you soon  














Bibliography: 

Hellmut Andics, Die Frauen der Habsburger, WILHELM HEYNE VERLAG, München1995;

Elisabetta d'Austria, Diario poeticoMGS PRESS SAS, 1998;

Maria Valeria d'Asburgo, La prediletta - Il diario della figlia di Sissi, a cura di Martha e Horst Schad, traduzione di Flavia Floradini, MGS PRESS, 2001;


Brigitte Hamann, Elisabeth. Kaiserin wieder Willen, Amalthea Verlag, Wien, München, 1982;

Greg King, LUDWIG. Genio e follia di un re, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1999;

Gabriele Praschl-Bichler, L'IMPERATRICE ELISABETTALonganesi & C. Editore, 1997.




Citazioni: 

1 - Greg King, LUDWIG. Genio e follia di un re, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1999, page181;

2 , 3 - op. cit., page 182.


The Great Age of the English Garden: Lancelot 'Capability' Brown.

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 "Here I put a comma, there, when it's necessary to cut the view, I put a parenthesis; there I end it with a period and start on another theme."




Blenheim Palace and Park, creato da 'Capability' Brown


Quasi fosse l'opera di un compositore o di un poeta, il primo grande paesaggista della storia rivoluzionò l'idea di 'giardino alla francese ' o 'all'italiana', governata da rigide geometrie, per creare con il verde vere e proprie composizioni artistiche ispirate alla libertà e alla prospettiva...tutto doveva essere gradevole per lo sguardo, come una melodia lo è per l'orecchio e per l'animo.

Sembra quasi una contraddizione che le prime fasi della sua vita siano così scarsamente documentate, avere così poche notizie dell'infanzia di Lancelot Brown, quinto dei sei figli di William Brown, steward presso Kirkharle nella valle di Wansbeck nel Northumberland, di modesti natali, poichè stiamo parlando di un bambino destinato ad avvolgere in una fascia di gloria tutta l'Inghilterra e a cenare con aristocratici e duchi. Di lui si sa che fu battezzato nel 1716 e che cominciò già da bambino a lavorare quale aiuto giardiniere presso la proprietà della famiglia Lorraine ma fu l'impegno a Kiddington Hall, nell'Oxfordshire, dove gli fu chiesta la creazione dei giardini che compongono il parco della proprietà attorno ad un grande lago, il suo primo vero incarico come paesaggista: era il 1739 e cominciava così un brillante, ineguagliabile percorso creativo che lo condurrà ai vertici che tutt'oggi mantiene nel suo campo dopo ben più di tre secoli.



Nel 1741 si unì al personale che lavorava alle dipendenze di Lord Cobham a Stowe, Buckinghamshire, dove era a servizio di William Kent, uno dei fondatori del nuovo stile inglese del giardino paesaggistico - landscape garden; in qualità di propugnatore e sostenitore del nuovo stile inglese, Brown divenne immensamente ricercato dalle più grandi e famose famiglie fondiarie giungendo, pensate, a dar vita a più di 170 tra parchi e giardini, molti dei quali ancora esistenti così come lui li aveva pensati, disegnati, creati, curati.
Egli non era al tempo l'unico creatore di parchi e giardini, ma era sicuramente il più quotato ed il più capace proprio perché nacque come giardiniere e la sua conoscenza in fatto di piante ed alberi era ineguagliabile, e di ciò era ben consapevole chi lo assumeva; aveva maturato esperienza nelle arti del drenaggio e della gestione delle risorse idriche e soprattutto aveva un gusto infallibile: egli possedeva il dono, osservando il paesaggio nei punti in cui risultava scialbo, monotono, poco accattivante, di immaginarlo già mutato alla luce delle sue potenzialità di mutamento ( era quello che egli stesso definiva la sua "capacità" - da cui il soprannome Capability ) e quello di convincere il proprietario a condividere la sua stessa visione. ( nella stampa che vedete sotto datata c.1794 che si suppone essere di Samuel Hayes potete osservare un carro inventato da Capability Brown al fine di spostare gli alberi e facilitarne l'interramento ) 

Di lui scriveva il poeta William Cowper: "Il Mago onnipotente, Brown appare, / Parla. Il Lago di fronte diventa un Prato, / I Boschi svaniscono, le Colline si abbassano, e le Valli aumentano."
Perciò, durante l'epoca della Ragione e dei Lumi nel vecchio continente vi era chi, nel paesaggio inglese, inventava giardini e parchi cercando di imitare pittori stranieri nel tentativo di evocare autori classici … e Capability Brown nelle sue creazioni sembrava proprio rifarsi alle Bucoliche e alle Georgiche virgiliane.
Elemento caratteristico del   giardini paesaggistico stabilito da Charles Bridgeman e William Kent era l'assenza di recinzioni cui sopperiva invece il così detto 'ha-ha' nato sul finire del XVII secolo in Francia e lì così nominato dal Delfino: si trattava di un fossato scavato a confine con la proprietà in cui il muro veniva costruito sotto il filo di campagna, piuttosto che a vista sopra, con il triplice vantaggio di drenare il terreno, d'interdire il passaggio di animali indesiderati e di non interrompere la visuale poiché così lo sguardo poteva spaziare indisturbato da limiti che non fossero naturali.
Capability era noto al suo tempo anche per la notevole onestà che lo connotava, lavorava quasi per vocazione chiedendo esigui compensi, anche se le famiglie che lo assumevano dovevano essere obbligatoriamente molto facoltose perché i lavori che gli venivano commissionati erano molto lunghi, spesso si protraevano nel tempo per anni e richiedevano la collaborazione di centinaia di operai, divenendo così notevolmente esosi.

Alcune delle sue opere le possiamo ancora oggi osservare a Croome Court dove, nel 1751, progettò anche la residenza,


 Richard Wilson, Croome Court, olio su tela datato 1758




a Blenheim Palace,


A Blenheim Brown arginò il misero flusso che scorreva sotto di Grand Bridge progettato da Vanbrugh, affondandone metà della struttura, con ottimi risultati, e costruì un tempio classico che su di un dosso sembra osservare scorrere l'acqua;




a Warwick Castle, lavoro risalente al 1750, 


Giovani Antonio Canaletto, The east front of Warwick Castle, 1752





The Cedar Drawing Room, Warwick Castle, incisione





Jasper Francis Copsey, Warwick Castle, 1857




a Harewood House



Joseph Mallord, William Turner, Harewood House from the North East and from the South, 1798,
© Harewood House Trust




a Bowood House dove fece il The Sculpture Garden, che comprende la famosa collezione di Marmi Lansdowne e dove più di 2.000 ettari di terreno furono architettati tra il 1762 e il 1768 e di cui fanno parte il Pinetum, l'Arboretum, ed un tempio in stile dorico;







a Milton Abbey,


Milton Abbey in Dorsetshire, the Seat of Lord Milton, Ref: P/12099 - Copper Artist; Carlow Lord Engraver; Watts W Publisher. W Watts, Chelsea




e dalle parti di Milton Abbas Village, in alcuni punti a Kew Gardens ed ancora ad Highclere Castle




solo per nominare i luoghi più noti.)
Nel 1764 venne infine nominato Maestro Giardiniere ad Hampton Court Palace



quale successore di John Greening e divenne da allora residente presso la Wilderness House ( Ad Hampton Court in una serra cresce tutt'oggi una vite che fu piantata da Capability Brown nel 1786; possiede un letto speciale solo per le proprie radici e produce ancora ogni anno molti grappoli d'uva! )
Da ricordare sono anche le sue qualità di architetto che lo condussero a progettare molte residenze padronali di notevole valore estetico che tutt'oggi arricchiscono ancora le colline inglesi.
Durante i 32 anni che segnarono l'apice della sua carriera egli non uscì mai dai confini della sua nazione, perché diceva che prima doveva ultimare di modificare il suolo inglese, e concluse la propria vita serenamente, da uomo agiato quale meritò di divenire.



Burghley House Garden, Sheffield Garden, Prior Park Palladian Bridge




Anche oggi finisce qui il nostro tempo e si conclude così questa nostra passeggiata tra amenità paesistiche che hanno reso ancor più prestigiosa la verde Inghilterra e con rinnovato affetto e gratitudine saluto tutti voi che mi seguite con interesse e devozione, voi che leggete, o che semplicemente vi trovate a passare per questo piccolo angolo del grande mondo del web.

A presto  













Fonti bibliografiche:

Jane Brown, The Omnipotent Magician: Lancelot "Capability" Brown, 1716–1783, London, Chatto & Windus, 2011

Roger Turner, Capability Brown and the Eighteenth-Century English Landscape, The History Press, 2011












 "Here I put a comma, there, when it's necessary to cut the view, I put a parenthesis; there I end it with a period and start on another theme."




- picture 1 - Blenheim Palace and Park, made by 'Capability' Brown




As if it was the work of a composer or of a poet, the first great landscape designer of history revolutionized the idea of ​​'French garden' or 'Italian garden', both governed by strict geometries, to create real green compositions of art inspired by freedom and perspective ... everything had to be pleasing to the eye, so as it is a melody for the ear and the soul.

It almost seems a contradiction that the very first years of his life are so poorly documented, actually we have so little news about Lancelot Brown's childhood, the fifth of six children of William Brown, steward at Kirkharle in the valley of Wansbeck in Northumberland, of modest birth, it seems a contradiction, I said, if we think that we're talking about a child destined to wrap in a band of glory throughout England and fated to dine with famous aristocrats and dukes. About him we know that he was baptized in 1716 and that began as a child to work as assistant gardener at the Lorraine family property but it was the commitment to Kiddington Hall, Oxfordshire, where he was called for the creation of gardens that made the park property around a large lake, his first real job as a landscape designer: it was 1739 and so began a brilliant, unique creative path that will lead him to the top in his field, a position that he still keeps well today after more than three centuries.




- picture 2




In 1741 he joined the staff who worked in the employ of Lord Cobham at Stowe, Buckinghamshire, where he was in the service of William Kent, one of the founders of the new style of the English landscape garden; as an advocate and a supporter of the new English style, Brown became immensely sought after by the biggest and most famous wealthy land families, to the point to create more than 170 amongst parks and gardens, many of which still existing as well as he thought and he had designed, created, cared them.
He wasn't, at his time, the only creator of parks and gardens, but he was certainly the most quoted and most capable because he began working as a gardener and his knowledge in terms of plants and trees was unparalleled, and of it was well aware who assumed him; he had gained experience in the arts of drainage and of water management and above all had an unerring taste: he had the gift, observing the landscape in the points when it was dull and unattractive, to imagine it already changed in the light of its potentialities (it was what he himself called his "Capability" which became his nickname) and to persuade the owner to share his own vision. (In the print that you see below, which is supposed to be dated c.1794 by Samuel Hayes, you see a wagon invented by Capability Brown in order to move the trees and facilitate their landfill)




- picture 3 on the left - The poet William Cowper wrote about him:"The omnipotent Wizard, Brown appears, / Talk. The Lake in front becomes a Meadow, / The Woods vanish, the Hills are lowered, and the Valleys are increasing."
Therefore, during the era of Reason and the Enlightenment in the old continent, there were those who, in the English countryside, invented gardens and parks trying to imitate foreign painters who sought to evoke classical authors ... and Capability Brown in his creations seemed to refer to the Virgilian Bucoliche and Georgics.

Characteristic feature of the landscaped gardens established by Charles Bridgeman and William Kent was the absence of fences instead of which was used the so-called 'ha-ha', born in France during the late XIIth century and so appointed by the Dolphyn: it was a ditch dug running all long the border of the property in which the wall was built under the campaign border, rather than exposed above, with the triple advantage of draining the land, interdict the passage of unwanted animals and not to block the view as well as the eye could roam undisturbed by limits that weren't natural.
Capability was known in his time also for the remarkable honesty that connoted him, he worked almost for a vocation asking meager compensations, even if the families who desired his works had to be compulsorily very wealthy because the changes that were commissioned were very long, often went on in time for years and required the collaboration of hundreds of workers, thus becoming greatly hexoses.
Some of his works can still be seen at Croome Court where, in 1751, he also designed the residence,

- picture 4 -  Richard Wilson, Croome Court, oil on canvas dated 1758





at Blenheim Palace

- picture 5  - At Blenheim Brown dammed the paltry stream flowing under Vanbrugh's Grand Bridge, drowning half the structure with improved results and building a classical temple looking at the water





at Warwick Castle, work dating back to 1750

- picture 6 - Giovani Antonio Canaletto, The east front of Warwick Castle, 1752


- picture 7 - The Cedar Drawing Room, Warwick Castle, engraving


- picture 8 - Jasper Francis Copsey, Warwick Castle, 1857





at Harewood House

- picture 9; picture 10 - Joseph Mallord, William Turner, Harewood House from the North East and from the South, 1798, © Harewood House Trust





at Bowood Housewhere he made The Sculpture Garden which includes the famous collection of Lansdowne Marbles and more than 2,000 acres of grounds were landscaped between 1762 and 1768 including the Pinetum, the Arboretum, and a Doric Temple.

- picture 11


- picture 12


- picture 13




at Milton Abbey

- picture 14 - Milton Abbey in Dorsetshire, the Seat of Lord Milton, Ref: P/12099 Copper Artist; Carlow Lord Engraver; Watts W Publisher. W Watts, Chelsea





and parts of Milton Abbas Village, in some places in Kew Gardens and again to Highclere Castle




- picture 15




( just to mention the most known.)
In 1764 he was finally appointed Master Gardener at Hampton Court Palace,




- picture 16




as the successor of John Greening and then became a resident at the Wilderness House (at Hampton Court in a glasshouse is still growing a grapevine that was planted by Capability Brown in 1786. It has a special bed just for its roots and has lots of grapebunches too!)
They're to remember also his qualities as architect that led him to design many manor houses of considerable aesthetic value that today enriches the English countyside.
During the 32 years that marked the peak of his career he was never released from the confines of his nation, because he said he must first complete to change England landscape, and ended his life peacefully, from a wealthy man as he deserved to become.




- picture 17 - Burghley House Garden, Sheffield Garden, Prior Park Palladian Bridge




Even today here is ending our time and thus ends our walk through this landscape amenities that have made even more prestigious the Green England and with renewed affection and gratitude I greet all of you who follow me with deep interest and devotion, you who read, or who simply find yourself in this little corner of the great world of the web.

See you soon  












Bibliographic sources:

Jane Brown, The Omnipotent Magician: Lancelot "Capability" Brown, 1716–1783London, Chatto & Windus, 2011

Roger Turner, Capability Brown and the Eighteenth-Century English Landscape, The History Press, 2011


The Life and Times of the Victorian Governess.

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How delightful it would be to be a governess! 



James Hayllar, Miss Lily's Return from the Ball




To go into the world; to enter a new life; to act for myself: to exercise my unusual faculties; to earn my own maintenance.


Agnes Grey, Anne Brontë, 1847



Jane Eyre di Charlotte Brontë, Agnes Grey di Anne Brontë, Becky Sharp in Vanity Fair di William Makepeace Thackeray ( romanzi tutti questi pubblicati nell'anno 1847 ), Emily Morton in Amy Herbert di Elizabeth Sewell, Emma di Jane Austen, se volte, anche se leggermente anteriore ed altre ancora, la letteratura vittoriana ci viene spesso incontro, con la finzione del romanzo, aiutandoci a dar vita, nel nostro immaginario, alla figura dell'istitutrice, una figura caratteristica dei quel periodo storico, anche se sorta nel secolo precedente quale membro della servitù che componeva il seguito delle famiglie più facoltose; osservata nella realtà dei fatti quella della Victorian governessè un'immagine difficilmente connotata da un'esistenza che si svolge serenamente e che trova al fine una felice realizzazione, l'unico elemento apportatore di gioia è quello di vivere con i fanciulli seguendone passo passo lo sviluppo, dettato da una quantomeno allegra routine:

Ho visto i miei cari alle otto, felicemente seduti davanti alle loro tazze di pane e latte, poi li lasciai alla loro cameriera e feci un giro nel boschetto. Colazione alle nove, i miei amori al mio fianco a giocare con le loro bambole. Dissi loro che se avessero giocato giocato molto graziosamente certamente avrei consentito loro la lettura e la scrittura come ricompensa. accolsero subito di buon grado la mia promessa ... N.B. farli studiare non deve essere visto come una punizione dovuta alla cattiva condotta. Sono tornati al loro gioco e ho suonato l'arpa fino a mezzogiorno, poi siamo usciti nel boschetto. Il tempo molto brutto e freddo - ha consentito ai miei amori di esercitarsi. Rimasimo fuori fino alle due. Li invitai a di vestirsi e a leggere per un'ora Pietro il Grande ... Abbiamo pranzato alle tre, parlammo francese per tutto il tempo in cui fummo tavola. Dopo cena lessi loro un racconto, poi i nostri piccoli studi, poi hanno giocato mentre ero al lavoro un'ora. Il tempo pessimo ci costrinse a giocare a 'puss in a corner ' e ritrovai il mio buon umore cercando di divertire i miei cari. Li inviai con la loro domestica alle sette a cena ... Alle otto li ho sentiti recitare le loro preghiere e poi li vidi a letto. Dissi quindi le mie preghiere, e andai a letto alle undici. 1
 


Abraham Solomon,  Portrait of Two Girls with their Governess



E come se non bastasse, essendo una figura cui poco si attribuiva importanza, molto di ciò che ne sappiamo lo dobbiamo a scritti e a corrispondenze private ( esemplare a tal proposito risulta la trascrizione delle memorie di Anna Henriette Leonowens, scrittrice, viaggiatrice ed educatrice britannica che nel 1862 accettò l'incarico d'insegnare ai figli e alle mogli del re del Siam da cui venne tratto nel 1944 il romanzo di Margaret Landon Anna and the King of Siam e quindi il musical nel 1951 The king and I ) che fortunatamente sono giunti fino ai giorni nostri.


English School, The Governess, c.1860



Vi dicevo poc'anzi che quella dell'educatrice è un'istituzione che risale al secolo XVIII laddove nobili ed aristocratici necessitavano di una donna di modesti natali e di buone maniere in grado di educare le figlie femmine alla loro femmininità, ma dovete sapere che durante il secolo successivo i "noveau riches" vittoriani, ovvero i medio ed alto borghesi che rappresentano la nuova classe sociale andata costituendosi velocemente e che altrettanto velocemente andava arricchendosi grazie al progresso e all'industrializzazione, una classe sociale nuova senza passato e senza tradizioni, che guarda a quella superiore cercando di farne propri i modi, i gusti e gli ideali con fare emulativo, non può davvero fare a meno di una educatrice per la propria prole, cosìcchè questa figura diviene durante tutto il 1800 molto ricercata e conosce durante questo periodo l'apice del proprio successo.


Vasily Perov, Arrival of the governess to the merchant house, 1866




Generalmente quella dell'educatrice era una professione quasi obbligatoria per una giovane di famiglia modesta e non maritata, non in grado perciò di sostentarsi autonomamente .... le fanciulle più ricercate erano le figlie dei vicari, le quali, in nome delle biblioteche ben fornite dei genitori, crescevano in un clima di maggior cultura ed anche, perché no, di rigidità morale ( pensiamo proprio alle sorelle Brontë, quale esempio ) e quindi univano alle capacità in fatto di ricamo e di cucito, di musica e canto anche quel po' di cultura generale che poteva arricchire le conoscenze di una donna, senza però aprirle troppo la mente; bastava che fosse abile nella pittura ad olio, ad acquerello e a carboncino, che fosse in grado di trasmettere gli insegnamenti ed i precetti religiosi e morali, soprattutto con l'esempio - come teneva a sottolineare il Cassell's household guide to every department of practical life: being a complete encyclopaedia of domestic and social economy pubblicato nel 1869 - che conoscesse i principi generali della matematica, la storia e la geografia, un po' di francese, tedesco ed italiano ed avesse un'ottima padronanza, questo sì, della lingua inglese, il tutto insegnato con sensibilità ed amorevolezza: non dimentichiamo che l'ideale di femminilità durante il periodo vittoriano era quello dell'Angel at Heart, l'angelo del focolare, docile e remissiva, alla quale la cultura non solo non era necessaria, ma poteva essere, se 'troppa' addirittura ...'nociva' comportando il rischio di distoglierla dai propri doveri coniugali e domestici.





Ma torniamo alla nostra governess per continuare dicendo che nonostante la rilevanza del suo compito all'interno della famiglia e le responsabilità di cui le veniva fatta consegna - l'educatrice vittoriana si occupava dei figli maschi e femmine fino all'età della scolarizzazione, poi veniva affiancata da un'tutor', generalmente rappresentato da un sacerdote, ovvero dall'uomo di maggior cultura che potesse allora esistere in quanto depositario delle lingue 'dotte' ovvero il greco ed il latino, il quale si assumeva il compito di acculturare i figli maschi mentre a lei toccava l'incombenza di occuparsi delle figlie femmine fino alla maggiore età - 




Richard Redgrave, The Governess, 1844, © Victoria and Albert Museum 




essa conduceva una vita appartata dal resto del personale della famiglia e tra tutti era colei che godeva della paga più bassa dopo la sguattera, la quale, nonostante ciò, poteva ancora ambire a fare carriera ... l'educatrice vittoriana varcava la soglia della dimora della sua nuova famiglia quale governess e tale rimaneva fino a che il trascorrere del tempo non la costringeva a trovarsi una nuova famiglia, come un'orfana 'adulta' in cerca di tutela... l'unica cosa che mutava con il trascorrere degli anni era il suo appellativo, che passava da Miss a Mrs., dopo aver raggiunto i quarant'anni d'età, quasi rappresentasse un merito del tutto onorifico, ma comunque non adeguatamente corrisposto economicamente: pensate che intorno alla metà del secolo XIX una governess era retribuita annualmente con un compenso che variava dalle 30 alle 100 guineas per le più fortunate, quando: 



... nel 1845 un ordinario maestro di musica veniva pagato 7s a lezione. Anche se dava quattro lezioni al giorno, che significava (ipotizzando una settimana di sei giorni) un reddito di oltre £ 400 l'anno ed era in grado di organizzare la sua vita con cognizione (per esempio, dedicando due o tre giorni alla settimana dando le sue lezioni in una scuola e così riducendo il tempo perso viaggiando da un cliente ad un altro), avrebbe potuto guadagnare persino molto di più. 2


George Goodwin Kilburne, The Governess, 1873



Vi confesso che dell'istitutrice vittoriana ho sempre avuto un'immagine talmente gioiosa: dovete sapere che il primo film che vidi al cinema fuMary Poppins, tratto dal romanzo scritto da Pamela Lyndon Travers quando era adolescente e pubblicato anni dopo nel 1934, probabilmente con l'intento di render lustro e merito ad una figura troppo poco valutata, film che come sicuramente ben sapete è ambientato alla fine del secolo precedente e vede quale protagonista una meravigliosa, magica governess, così come con ogni probabilità era vista ciascuna dagli occhi dei piccoli che educava e cresceva ... ecco, questa per me è e continua ad essere la vera educatrice vittoriana, una magica signora capace di dare realizzazione ai sogni !

A presto 











Fonti bibliografiche:

Anonymous, Cassell's household guide to every department of practical life: being a complete encyclopaedia of domestic and social economy, 2012
https://books.google.it/books?id=90oCAAAAQAAJ&hl=it&source=gbs_book_other_versions

Ruth Brandon, Other People's Daughters. THE LIFE AND TIME OF THE GOVERNESS, London, Wiedenfeld & Nicholson, 2008;

Anne Brontë, Agnes Grey, New York. Random House, 2003;

Charlotte Brontë, Jane Eyre, New York, W. W. Norton & Company, 2001;

Gerry Holloway, Women and Work in Britain Since 1840, New York,Routledge, 2005;

Katherine Hughes, The Victorian Governess, London, Hambledon, 1993;

Coventry Patmore, The Angel in the House, Project Gutenberg, Web. 29 March 2013 -<http://www.gutenberg.org/cache/epub/4099/pg4099.html>;

Joan Perkin, Victorian Women, London, John Murray Publishers, 1993;

Elizabeth Sewell, Amy Herbert, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2015;

William Thackeray, Vanity Fair, Penguin Classics - Reissue edition 2003.




Citazioni:   

1 - Ruth Brandon, Other People's Daughters. THE LIFE AND TIME OF THE GOVERNESS, London, Wiedenfeld & Nicholson, 2008, pag. 26 ( Joanna Martins ed.A Governess in the Age of jane Austen: The Journals and Letters of Agnes Porter, 1998 - Journal entry, July 1791 );

2 - op. cit., pag 47.














How delightful it would be to be a governess! 




- picture 1 - James Hayllar, Miss Lily's Return from the Ball






To go into the world; to enter a new life; to act for myself: to exercise my unusual faculties; to earn my own maintenance.


Agnes Grey, Anne Brontë, 1847




Jane Eyre by Charlotte Brontë, Agnes Grey by Anne Brontë, Becky Sharp in Vanity Fair by William Makepeace Thackeray (all these novels published in 1847),  Emily Morton in Amy Herbert di Elizabeth Sewell, Emma by Jane Austen, if you want, although slightly earlier and others, the Victorian literature often, with the fiction of the novel, helps us to create, in our imagination, the figure of the governess, a characteristic figure of that period, although born in the previous century as a member of the servants who composed the 'entourage' of the wealthiest families; observed in reality that of the Victorian governess is hardly an image characterized by a serene existence and that has a  successful implementation, the only element bringing joy to her is to live with the children of which she follows step by step the development, dictated by a least cheerful routine:

Saw my darlings at eight o'clock, happily seated over their milk and bread, then left [ them] with their maid and took a turn round the shrubbery. Breakfast at nine, my loves by my side at play with their dolls. Told them if they played very prettily I would certainly allow of their reading and writing a litttle afterwards as reward. they soon claimed my promise ... N.B. the grand punishment for misconduct is not to allow them to to their studies. They returned to their play and I practicised the harpiscorde till twelve, then we walked out in the shrubbery. The weather very rough and cold  - made my love take exercise. We were out till two. Sent theam to dress and read an hour in Peter the Great ... Dined at three, spoke freanch all time at table. After dinner told them a tale, then our little studies, then played while i was at work an hour. The weather very bad so I made a party with them at 'puss in the corner' found my own spirits rise as I endeavoured to amuse my darlings. Sent them with their maid at seven to supper... At eight I heard them say their prayers and saw them in bed. Said my prayers, and to bed at eleven.1




- picture 2 - Abraham Solomon,  Portrait of Two Girls with their Governess




And to make matters worse, being a figure that was rarely attributed importance, the most of the things we know are drawn from writings and private correspondence (exemplary in this regard is the transcript of the memoirs of Anna Leonowens Henriette, writer, traveler and British educatore who in 1862 accepted to teach the children and wives of the king of Siam which was adapted in 1944 the novel by Margaret Landon Anna and the King of Siam and then in 1951 the musical the King and I) which fortunately arrived until today.




- picture 3 - English School, The Governess, c.1860




I said earlier that the governess is an institution dating back to the eighteenth century where nobles and aristocrats needed a woman of modest background and good manners able to educate their daughters to their femmininity, but you should know that during the next century the Victorian "nouveau riches", belonging to the middle and upper middle class representing the new social class gradually established and quickly enriched thanks to the progress and the growing industrialization, a new social class with no past and no traditions, which look at the top trying to learn its ways, tastes and ideals with emulation, cannot do anything else but assume a governess for their offspring, so that this figure becomes highly sought throughout 1800 and during this period she knows the pinnacle of her success.




- picture 4 - Vasily Perov, Arrival of the governess to the merchant house, 1866




Generally that of governess was a profession almost obligatory for a young girl coming from a modest family and not yet married, who wasn't therefore able to support herself independently .... The favourites girls were the daughters of the vicars, who, in the name of well-stocked libraries of their fathers, growing up in a climate of culture and, why not, of moral rigidity (let's think about just the Brontë sisters, as an example) joined to the capacity in terms of embroidery and sewing, music and singing a little of general knowledge that could enrich the knowledge of a woman, but did not open their mind too much; it was enough that she was skilled in oil painting, watercolor and charcoal, able to transmit the teachings and precepts of religion and morals, especially by example - as wished to point out the Cassell's household guide to every department of practical life: being a complete encyclopaedia of domestic and social economy published in 1869 - that she knew the general principles of mathematics, history and geography, a bit of French, German and Italian and had an excellent knowledge, yes, of the English language, all taught with sensitivity and kindness: we have not to forget that the ideal of femininity during the Victorian period was the Angel at Heart, docile and submissive, to which culture was not only not necessary, but could be, if 'too much' ...  'harmful' entailing a risk of diverting her from her domestic and marital duties.




- picture 5




But let's come back to our governess to going on with saying that despite the importance of her role within the family and the responsibility she had - the Victorian educator took care of the boys and girls up to the age of schooling, then they put beside her a 'tutor', generally represented by a clergyman, a man of great culture that would depositary of the erudite languages such as Greek and Latin, who assumed the task of acculturate the males while she was considered to be up to the task to take care of the female children until they come of age -




- picture 6 - Richard Redgrave, The Governess, 1844, © Victoria and Albert Museum 




she led a life secluded from the rest of the staff of the family and amongst all she  was the one who enjoyed the lower pay after the scullery maid, who, nevertheless, could still aspire to make a career ... the Victorian governess crossed the threshold of her new family's dwelling as governess and that remained until the flowng of the time thing that forced her to find a new family, as an 'adult' orphan in search of protection ... the only thing that changed with the years was her nickname, passing from Miss to Mrs., after the threshold of the forty years of age, represented it almost entirely a merit of honor, but wasn't adequately paid economically, just think that in the mid-nineteenth century a governess was paid annually with a fee that ranged from 30 to 100 guineas for the most fortunate, when:




- picture 7




Yet in 1845 a run-of-the-mill music master charged 7s per lesson. Even if he gave four lessons a day, that meant ( assuming a six-day week) an income of over £400 a year and, if he organized his life sensibly (for instance, by spending two or three days a week giving his lessons in a school and so cutting down on time wasted travelling between clients ), he might earn much more.




- picture 8 - George Goodwin Kilburne, The Governess, 1873




I confess that I have always had such a joyful image of the Victorian governess: you should know that the first film I saw at the cinema was Mary Poppins, based on the novel written by Pamela Lyndon Travers as a teenager and published years later in 1934, probably with the intent to render luster and justice to a figure so little considered; as you surely know the film is set at the end of the previous century and see as main character a wonderful, magical governess, as well as probability each one was seen from the eyes of each little child which she educated and grew ... well, this is for me and continues to be the true Victorian governess, a magical lady able to make dreams come true!


See you soon 












Bibliographic sources:

Anonymous, Cassell's household guide to every department of practical life: being a complete encyclopaedia of domestic and social economy, 2012
https://books.google.it/books?id=90oCAAAAQAAJ&hl=it&source=gbs_book_other_versions

Ruth Brandon, Other People's Daughters. THE LIFE AND TIME OF THE GOVERNESS, London, Wiedenfeld & Nicholson, 2008;

Anne Brontë, Agnes Grey, New York. Random House, 2003;

Charlotte Brontë, Jane Eyre, New York, W. W. Norton & Company, 2001;

Gerry Holloway, Women and Work in Britain Since 1840, New York,Routledge, 2005;

Katherine Hughes, The Victorian Governess, London, Hambledon, 1993;

Coventry Patmore, The Angel in the House, Project Gutenberg, Web. 29 March 2013 -<http://www.gutenberg.org/cache/epub/4099/pg4099.html>;

Joan Perkin, Victorian Women, London, John Murray Publishers, 1993;

Elizabeth Sewell, Amy Herbert, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2015;

William Thackeray, Vanity Fair, Penguin Classics - Reissue edition 2003.



Quotations:   

1 - Ruth Brandon, Other People's Daughters. THE LIFE AND TIME OF THE GOVERNESS, London, Wiedenfeld & Nicholson, 2008, page 26 ( Joanna Martins ed. A Governess in the Age of jane Austen: The Journals and Letters of Agnes Porter, 1998 - Journal entry, July 1791 );

2 - op. cit., page 47.






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When You Wish Upon a Star .... Tenuta Geremia has become a Short Lets !

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When you wish upon a star ....



Makes no difference who you are
Anything your heart desires
Will come to you
If your heart is in your dream
No request is too extreme
When you wish upon a star
As dreamers do
Fate is kind
She brings to those who love
The sweet fulfillment of
Their secret longing
Like a bolt out of the blue
Fate steps in and sees you through
When you wish upon a star
Your dreams come true


Songwriters
NED WASHINGTON, LEIGH HARLINE






( Quando esprimi un desiderio sotto di una stella / Non importa chi tu sia / Qualsiasi cosa il tuo cuore desideri / Verrà a te / Se tu metti il cuore nel tuo sogno / Nessuna richiesta è troppo esagerata / Quando esprimi un desiderio sotto di una stella / Come fanno i sognatori / Il destino è gentile / E porta a coloro che amano / Il dolce compimento di / Un loro desiderio segreto / Come un fulmine che squarcia il blu del ciel / Il destino passa e ti vede attraverso / Quando esprimi un desiderio sotto di una stella / I tuoi sogni diventano realtà )

Songwriters
NED WASHINGTON, LEIGH Harline




Mai avrei solamente immaginato che un giorno, non molto lontano, il destino, complici l'amore e la collaborazione dei miei familiari, mi avrebbe consentito di trovare realizzazione a questo sogno ... Tenuta Geremia mettendo a disposizione dei propri ospiti un mini appartamento ed una stanza dove soggiornare a contatto diretto con la natura, è divenuta uno SHORT LETS !





Se è vero che la cartografia nacque agli albori dell'epoca moderna per rendere più agevoli le rotte dei primi navigatori olandesi, la carta geografica, seppur rudimentale, datata 1594 che reca indicata Tenuta Geremia è davvero una delle prime che possiamo contare; allora aveva un'altra dimensione, ben più contenuta, e si chiamava 'Casa del Vescovo', chissà che fosse parte delle proprietà del Vescovo di Acqui, nominato poi Santo, San Guido, oggi patrono della cittadina, che dimorava presso il castello di Melazzo, posto su di un'altura situata sulla sponda opposta del torrente Erro.
Ancora poco conosciuta in Italia l'attività imprenditoriale dello SHORT LETS sta andando sostituendosi a quella del B&B e sono orgogliosa di farmene promotrice per prima nella zona in cui dimoro, avendo così la possibilità di coniugare la vecchiezza degli ambienti e della struttura con l'innovazione della forma di accoglienza degli ospiti.

Sempre nel rispetto della storia che connota Tenuta Geremia abbiamo potato avanti i nostri restauri ed eccovi quello che abbiamo ottenuto ... si tratta di ambienti molto modesti, ma che spero possano mostrarvi immediatamente il senso dell'ospitalità con cui li abbiamo pensati e realizzati, cercando di trasmettere gioia e serenità a chi vorrà ed avrà piacere di soggiornarvi.




DOVE SI TROVA TENUTA GEREMIA

Situata a pochi chilometri da Acqui Terme Tenuta Geremia gode di una posizione favorevole a cavaliere tra l'Appennino Ligure ed il Basso Monferrato, con possibilità d numerose escursioni in luoghi ricchi di storia ed antichi castelli e fortezze. 
Con circa 100 km. potete inoltre da qui raggiungere Milano, Torino, Genova.







COSA POTETE TROVARE QUI DA NOI

Tenuta Geremia si compone di più di due ettari di terreno suddivisi tra parchi e giardini, tra cui un giardino segreto ed un roseto popolato da rose antiche ed inglesi provenienti dal vivaio di David Austin.




















ROMANTICHE ED INTIME ATMOSFERE 
- LA DEPENDANCE -




Realizzata in parte in stile provenzale ed in parte in quello alsaziano, La Dependance è un mini appartamento di circa 50 m.quadri che consta di tre stanze ( camera matrimoniale, ingresso-soggiorno, tinello con angolo cottura ) + servizi, con ingresso indipendente con balconcino, vista sul giardino d'ingresso ed approdo diretto dal giardino situato sul retro in prossimità del viale dei cedri che occupa la parte retrostante l'ala del corpo principale della costruzione, in cui possono trovare alloggio 3 persone.













ECHI DI UN TEMPO TRASCORSO E RITROVATO
 - THE OLD COTTAGE ROOM -




Grazie al restauro ed al recupero di antichi mobili di grande valore emotivo siamo riusciti a ricreare qui l'atmosfera di un vecchio cottage di campagna in cui i ricordi sono i veri protagonisti: la Old Cottage Room si compone di una grande stanza di oltre quindici metri quadri, la cui dimensione rettangolare ci ha concesso di creare un zona relax – con divano letto matrimoniale -, disimpegno e servizi, può accogliere fino a 4 persone ed anch'essa gode della vista sul giardino d'ingresso, quello sottostante e su parte del frutteto e si avvale dell'accesso indipendente direttamente dal giardino sul retro.











Che altro aggiungere ancora ... vi aspetto ! ( per informazioni e prenotazioni contattatemi via email all'indirizzo che trovate nel mio profilo )

Ah, dimenticavo, non smettete mai di credere ai vostri sogni !
Vi abbraccio con tutto il mio affetto.


A presto 















When you wish upon a star ....



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When you wish upon a star
Makes no difference who you are
Anything your heart desires
Will come to you
If your heart is in your dream
No request is too extreme
When you wish upon a star
As dreamers do
Fate is kind
She brings to those who love
The sweet fulfillment of
Their secret longing
Like a bolt out of the blue
Fate steps in and sees you through
When you wish upon a star
Your dreams come true


Songwriters
NED WASHINGTON, LEIGH HARLINE







I would have never imagined that one day, not far away, the fate, accomplices my family's great love and cooperation, I would allow this dream to be realized ... Tenuta Geremia providing its guests a mini apartment and a room to stay in direct contact with nature, has become a SHORT LETS!




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While the cartography was born at the dawn of the modern era in order to facilitate the routes of the first Dutch sailors, the map, albeit rudimentary, dated 1594 bearing indicated Tenuta Geremia is really one of the first that we can count; it had another dimension and another shape, then, was far more limited, and it was called 'House of the Bishop', probably it was part of the property of the Bishop of Acqui Terme, then named Santo, San Guido, now patron of the town, who lived in the Castle of Melazzo, located on a hill just on the opposite bank of the river Erro.
Still little known in Italy the entrepreneurial activity of SHORT LETS is going replacing that of the B&B and and I'm so proud to be the first first in the area where I dwell to promote it, thus having the possibility to combine the old age of the environments and the structure with the innovation of the form of receptioning guests.

Always respecting the history that characterizes Tenuta Geremia we went on with our restoration and here's what we've got ... they're very modest rooms, but which I hope they will immediately show you the hospitality with which we have designed and realized them, trying to convey joy and serenity to those who want and will have the pleasure to stay there.




WHERE IS LOCATED TENUTA GREMIA

Located a few kilometers from Acqui Terme Tenuta Geremia enjoys a favorable straddle between the Ligurian Apennines and the Monferrato, with the possibility of numerous excursions to places rich in history and ancient castles and fortresses. With about 100 km. you may reach Milan, Turin and Genoa too.




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WHAT YOU CAN FIND HERE

Tenuta Geremia consists of more than two hectares of land divided between parks and gardens, including a rose garden populated with lots of ancient and English roses coming from the David Austin nursery.



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ROMANTIC AND INTIMATE ATMOSPHERE 
- LA DEPENDANCE -




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Made partly in the Provencal style and partly in the Alsace one, 'La Dependance' is a flat of about 50 m.quadri which consists of three rooms (bedroom, entrance hall, living room, dining room with kitchenette) + services, with separate entrance balcony, overlooking the garden and harbor entrance directly from the garden on the back near the cedar avenue that occupies the rear wing of the main body of the building, where they can find accommodation 3 persons.




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ECHOES OF A TIME SPENT AND FOUND BACK
 - THE OLD COTTAGE ROOM -




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Thanks to the restoration and the recovery of ancient furniture of great emotional value we were able to recreate here the atmosphere of an old country cottage in which memories are the real stars: the Old Cottage Room consists of a large room of more than fifteen square meters, the  rectangular size of which has allowed us to create a relaxing area - with double sofa bed -, hallway and services, and where we can host up to  4 people who can also enjoy views of the entrance garden, on the one below and on the orchard and use its independent access directly from the back garden.




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What else yet ... I'm awaiting for you ! 
(For information and reservations please contact me via email to the address you may find in my profile)

Oh, I was forgetting to say to you: do never stop believing in your dreams !
I hug you with all my love.

See you soon 












WORK-A-DAY-LONDON: la Londra di Gustave Doré.

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Era il 1869 quando Blanchard Jerrold, giornalista, scrittore ed autore di canovacci per il teatro, volle al suo fianco Gustave Doré, al tempo il più famoso e ricercato illustratore, perché compisse con lui una sorta di 'pellegrinaggio' per le strade di Londra al fine di illustrare come vivevano le persone appartenenti ai ceti più umili e disagiati, capaci d'inventarsi qualsiasi mestiere pur di sbarcare il lunario, coloro che rendevano così animata e brulicante di vita già di primo mattino la capitale inglese, sulle orme del già pubblicato volume The Microcosm of London, illustrato da Thomas Rowalndson e che stava riscuotendo un discreto successo; ebbene, immaginiamo oggi di essere insieme a loro e percorriamo,con queste due guide d'eccezione, le vie di Londra durante il periodo d'oro dell'epoca vittoriana ... seguitemi, vi faccio strada !



Venite, se acceleriamo il passo riusciamo a prendere una carrozza che sosta vicino il marciapiede e sembra attendere proprio noi mentre il cocchiere si sta intrattenendo in una conversazione con un passante ...


Durante il periodo vittoriano le vie della città erano animate da persone molto umili che cercavano in ogni modo di mettere a disposizione degli altri le loro abilità per guadagnarsi ciò che era loro necessario per sostentarsi, giorno per giorno, si accontentavano di vivere alla giornata senza pensare al domani ...

... ecco, guardate, il primo che incontriamo è un signore seduto vicino le finestre della cucina di questa dimora che sembra sapere riparare qualsiasi cosa, dagli ombrelli, alle sedie della cucina, sicuramente per pochi scellini ... si tratta di una persona ben nota a tutti, Caney il Clown, il quale da che i suoi notevoli sforzi per soddisfare Stepney Fair gli procurò lo scoppio di una vena varicosa in una gamba, mutò mestiere e si specializzò soprattutto nel rammendo del setto in paglia delle sedie porta-a-porta.
Ed osservate, quell'uomo che alla guida del suo fedele cavallo guida lasso il suo carro girando per le vie: 




si tratta del WATER CART , colui che distribuisce l'acqua alle case che ancora non la hanno corrente con un notevole guadagno, sappiamo quanto sia preziosa l'acqua e quanto fosse necessaria la presenza di una persona che ne consentisse l'approvvigionamento nelle città ( Gustave Dorè ritrasse anche la venditrice ambulante di latte, THE MILKWOMAN, ma immaginate con quale fatica doveva muoversi da una via all'altra per portare la sua preziosa merce proveniente dalle campagne del circondario !)




e poi quanto sono romantici quei fanciulli italiani che suonano ai bordi della strada !


Ci stiamo approssimando ad un'altra figura romantica che attende turisti negli angoli più pittoreschi di parchi e giardini, THE ITINERANT PHOTOGRAPHER che immortala attimi indimenticabili in cartoline da conservare quale souvenir;



... ma ci pensate, farsi curare da una persona sconosciuta, e chissà se e quanto qualificata, THE STREET DOCTOR, che viaggia di città in città, di paese in paese proponendo farmaci miracolosi pressoché sconosciuti in grado di curare qualsiasi malattia ... eppure nel periodo vittoriano anche questa figura appartiene alla consuetudini della vita di ogni giorno;  



Sembra lavorare molto anche il fabbro o arrotino di strada, THE STREET BLACKSMITH, cui ciascuno porta forbici e coltelli da affilare e possiede qualsiasi oggetto in ferro, soprattutto chiavi e catene che costituivano le serrature Vittoriane.



Ma seguitemi con lo sguardo, dall'altro capo della strada ecco svoltare l'angolo una figura così tanto pittoresca e forse colui che possedeva il mestiere che più di tutti fruttava denaro, un 'nerissimo' spazzacamino, THE CHIMNEY SWEEPER, impegnatissimo nel suo vagare da una casa all'altra per nettare le canne fumarie di poveri e ricchi perché funzionassero adeguatamente i sistemi di riscaldamento e le stufe per cucinare ...



E che ne dite di quelle signore che sul marciapiede di St Giles vendono abiti usati esponendoli appesi a muro, sono THE OLD CLOTHES SELLERS ... quanti mestieri che sono scomparsi, ai nostri giorni ....



ed accanto a loro ha trovato posto quel delizioso fanciullo, che guadagna qualche moneta lustrando le scarpe dei signori,THE INDEPENDENT BOOTBLACK, impegnatissimo ed osservato da molti passanti incuriositi, chissà se dalla professionalità che palesa facendo il suo lavoro o piuttosto dall'eleganza dal Gentleman che ne ha richiesto l'abilità ... 



Ed ancora osservate nel mezzo della piazza il giovanissimo venditore di pesci, THE CHEAP FISH SELLER, con il suo banchetto ... non lo trovate delizioso e tenerissimo ?!




Ma sì, nel mezzo della piazza hanno trovato posto tutti coloro che vendono generi alimentari,




i venditori di fragole appena raccolte nelle campagne circostanti Londra, THE STRAWBERRY SELLERS



il venditore di patate cotte - THE BAKED POTATOES SELLER, ( qui lo vediamo immortalato da Gustave Dorè )




e quello di molluschi che, analogamente alle ostriche - di cui ho già avuto occasione di parlarvi - erano talmente a buon mercato da essere considerate il cibo per i poveri perchè univano alla convenienza la ricchezza proteica ... eccolo, THE SHELLFISH SELLER ...



ma, se vedo bene ci sono tavoli e seggiole, per cui si possono gustare direttamente seduti al banco, come uno spuntino da tavola calda !

E poteva secondo voi , tra gli altri, mancare la romantica venditrice di Violette





Oh, no, che peccato, il vetturino mi sta facendo cenno con il capo che il nostro viaggio si conclude qui .... ma non temete, potete comunque compierne uno del tutto analogo ogni qualvolta lo desideriate sfogliando le pagine diLONDON: A PILGRIMAGE 




di Blanchard Jerrold e Gustave Doré, il testo - saggio che insieme hanno redatto nel 1869 ma che venne pubblicato nel 1872 per documentare anche gli aspetti più disperati della povertà londinese ...




Fanciulli che giocano scalzi mentre le loro madri , vicino la porta di casa, mettono in vendita stivali e scarpe dell'intera famiglia





Le umili abitazioni di coloro che facevano parte della classe operaia londinese




Ormai divenuto praticamente un classico, ve ne consiglio vivamente la lettura, da non dimenticare a casa quando si sta facendo la valigia per le vacanze, mi rivolgo soprattutto agli amanti della storia della 'Vecchia Leonessa' vittoriana che troveranno in esso pagine in cui tuffarsi desiderosi di proseguire in una piacevole e riccamente illustrata lettura.

Blanchard Jerrold and Gustave Doré, LONDON: A PILGRIMAGE, Anthem Press, UK, 2005





Scriveva alcuni anni prima Samuel Johnson:



Non troverai nessuno, soprattutto un intellettuale, che voglia 

lasciare Londra. No, Sir, quando un uomo è stanco di Londra è 

stanco della vita; a Londra c'è tutto ciò che questa vita possa 

offrire.

Samuel Johnson, poeta, critico e scrittore inglese (1709 - 1784)





Grazie a tutti voi carissimi ed affezionati amici e lettori per avermi tenuto compagnia anche in questo viaggio, molto particolare, pittoresco e forse persino troppo realistico al tempo stesso, e vi do appuntamento alla nostra prossima avventura che ancora una volta ci condurrà sicuramente nei tempi trascorsi, 
vi abbraccio con il cuore

a presto 



















It was 1869 when Blanchard Jerrold, English journalist, writer and author of canvas for the theater, wanted at his side Gustave Doré, just during those years the most famous and sought after French illustrator, to carry with him a in a sort of   'pilgrimage' through the streets of London made with the intention of illustrating how were at the time people belonging to the lower classes, able to invent any job just to make ends meet, who made the British capital so animated and full of life from early in the morning, in the footsteps of the already published volume The Microcosm of London, illustrated by Thomas Rowalndson that was having a discrete success.
Well, let's imagine today to be with them and walk with these two exceptional guides, amongst the streets of London during the heyday of the Victorian era ... follow me, I lead the way !




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Come on, if we speed up we can take a carriage which is stopping near the sidewalk and it seems just waiting for us while the coachman is entertaining himself in a conversation with a passerby ...




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During the Victorian period the streets were alive with very humble people who were trying in every way to make available to others their ability to earn what was needed to sustain them and their large family day-to-day, they were content to live for the day without thinking about tomorrow ...




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... Here, look, the first we meet is a man sitting near the kitchen windows of this house who seems to know how to fix everything from umbrellas, to the kitchen chairs, certainly for a few shillings ... it is a person well known to everybody, his name's Caney the Clown, who by the considerable efforts for Stepney Fair brought him the outbreak of a varicose vein in the leg, and so changed profession specializing himself mainly in the mending chairs septal straw door-to -door.
And have a look at the man driving his faithful horse and his carriage wandering the streets:




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it is the WATER CART and distributes water to every home, cause they do not have still it currently, with a significant gain, we know how precious water is and how much necessary it was to have a person that would allow this kind of  supply in the cities (Gustave Dore also portrayed THE MILKWOMAN, but imagine, how hard it was for her to move from one street to another to bring her precious good from the countryside of the district!)




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and then how romantic those Italian children playing on the roadside are !




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We are approaching another romantic figure that waits for tourists in the most picturesque parks and gardens of London, THE ITINERANT PHOTOGRAPHER that captures unforgettable moments in postcards to keep home as souvenirs;




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 It is so strange to us thinking of accept farmacological treatments from an unknown person, and I wonder if and how qualified, THE STREET DOCTOR, who travels from town to town, from village to village offering virtually miracle drugs able to heal any disease ... well, in Victorian times this carachter belongs to habits of everyday life;




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He seems to work quite a lot THE STREET BACKSMITH too, to whom each one carries scissors and knives which have to be sharpened and has any kind of object in iron, especially keys and chains that were the Victorian locks.




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But follow me with your eyes, and look just on the other side of the road where is just turning the corner a figure so picturesque and perhaps the one who had the job that most of all made money, a 'very dark'THE CHIMNEY SWEEPER, busy in his wanderings from house to house to clean the flues of the heating systems and of the stoves for cooking for they could work properly belonging both to rich and to poor people ...




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And how about those ladies on the sidewalk of St Giles, THE OLD CLOTHES SELLERS, selling used clothes all exposed hanging on the walls ... how many jobs that have disappeared nowadays ....




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and next to them has found a place that delightful child, earning a few coins glazing shoes of lords, THE INDEPENDENT BOTBLACK, busy and viewed by many curious passers, I wonder if caught by the professionalism revealed by his work or rather by the elegant Gentleman who has requested his ability ...




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And still let's observ in the middle of the square THE CHEAP FISH SELLER, so very young,  with its banquet ... don't you think him to be delightful and tender ?!




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But yes, in the middle of the square have found their place all those selling food,




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THE STRAWBERRY SELLERS, selling fresh strawberries just picked up in the countryside surrounding London, 




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THE BACKED POTATOES SELLER (here we see him immortalized by Gustave Dore)




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and THE SHELLFISH SELLER for shellfishes, like oysters - which I have already had occasion to talk to you about - were as much cheap, as to be considered food for the poor, as much rich in proteins ...




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but, if I'm not misteken there are tables and chairs around his stall, so you can enjoy them just sitting there as a snack at a  hot table !

And you think that could, among all the others, be absent the romantic woman selling violets ?




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Oh, no, it truly makes me sad, the coachman is doing me nod with his head to comunicate that our journey is ending here .... but don't worry, you can have another entirely analogous whenever you wish through the pages of LONDON: A PILGRIMAGE




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by Blanchard Jerrold and Gustave Doré, a text - sage who together they have wrote and illustrate in 1869 but which was published in 1872 to document even the most desperate poverty of London ...




- picture 20 - Barefoot children playing while their mothers, near the entrance door, are selling boots and shoes of the whole family





- picture 21 - The humble homes of those who were part of the working class in London




- picture 22 - cover - I highly recommend this reading, it has become a classic and has not to be forgotten at home when you are preparing your suitcases for your holidays, I especially appeal to the lovers of the history of the Victorian 'Old Lioness' who will find themself, in its pages, eager to continue in a peaceful and richly illustrated reading.

Blanchard Jerrold and Gustave Doré, LONDON: A PILGRIMAGE, Anthem Press, UK, 2005



Samuel Johnson wrote some years before:



You will not find anyone, especially an intellectual, who wants 

to leave London. No, Sir, when a man is tired of London is 

tired of life; London has it all that this life can offer.


Samuel Johnson, poet, critic and writer (1709 - 1784)



Thanks to all of you, my dear and loyal friends and readers, for made me company in this journey, very unique, colorful and perhaps even too realistic at the same time, and I invite you to follow me in my ... our next adventure which will surely lead us again in the past times,
I embrace you with all my heart


see you soon 












Did Anna Magdalena Bach write her husband's most famous masterpieces?

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Il suo nome da nubile era Anna Magdalena Wilcke e divenne nota 
nella sua terra, la Germania, nell'arco del XVIII secolo, come una 
delle più capaci e giovani soprano e musiciste del tempo, ma il suo 
ricordo è legato a qualcosa di molto più importante ...




Nata in una famiglia di musicisti a Zeitz in Sassonia il 22 settembre del 1701 aveva vent'anni ed era già affermata nel campo della musica quando si unì in matrimonio con Johann Sebastian Bach a Köthen il 3 dicembre 1721, diciassette mesi dopo che la sua prima moglie Maria Barbara Bach morì. Tra il 1723 e il 1742 ebbero tredici figli, di cui sette perirono in giovane età, cosa, ahimè, piuttosto consueta al tempo.


E' facile per noi immaginare che la loro fosse un'unione felice visto che li legava l'interesse per la musica: il celebre compositore, al tempo già Konzert-meister e Hoforganist (maestro di musica e organista di corte) presso il principe Leopoldo di Anhalt-Köthen ( al servizio del quale compose dal 1717 al 1723 ) raccolse in un quaderno dal titolo Notenbüchlein für Anna Magdalena Bach le composizioni che ad ella dedicò ed ella, dal canto suo, lo aiutava regolarmente a trascrivere le sue musiche.

Durante il soggiorno della famiglia Bach a Lipsia (1723 - 1750) che vide Johann Sebastian divenire finalmente Cantor et Director Musices , ovvero insegnante di canto degli studenti della Thomasschule, e compositore per le due chiese principali di Lipsia di cui divenne Maestro di Capppella, Anna Magdalena organizzava regolarmente delle serate in cui invitava amici di famiglia ad ascoltare tutta la famiglia che suonava e cantava, poiché analogamente a come accadrà qualche anno più tardi per un'altro celeberrimo compositore in Austria, Wolfgang Amadeus Mozart, la casa della famiglia Bach divenne un luogo d'interesse musicale a Lipsia.



Morning Hymn at Sebastian Bachs' (Toby Edward Rosenthal, 1870)



Ma ciò che sto di seguito per rivelarvi ha del sensazionale: recenti ricerche condotte in Australia avrebbero dimostrato che le arie più celebri di Johann Sebastian Bach sarebbero state non già trascritte ( all'epoca il compositore era malato e contava molto sull'aiuto di Anna Magdalena di 19 anni più giovane di lui ) bensì direttamente composte dalla sua amata consorte !

Questo è quanto rivelò il Daily Mail lo scorso 26 ottobre, in cui si leggeva che Martin Jarvis, professore di musica presso la Charles Darwin University in Australia, ha trascorso anni per mettere insieme prove, con uno studio completo di scrittura e manoscritti, che attesterebbero che alla luce di un'attenta analisi dell' inchiostro e dello stile della scrittura, che Frau Bach avrebbe fatto molto più lavoro sui pezzi musicali di quanto si sia fin'ora pensato; 



Immagine tratta dal film documento Written by Mrs Bach (2014)




egli sostiene, nello specifico, che Anna scrisse anche l'Aria delle Goldberg Variations: Aria ed il primoPräludium aus dem Wohltemperierten Klavier Buch I ( J.S.Bach - Praeludium 1 BWV 846 (Das Wohltemperierte Klavier 1) oltre alle Suiten für Violoncello - J.S. Bach Cello Suites No.1-6 BWV 1007-1012



Frontespizio delle Suiten für Violoncello vergato da Anna Magdalena Bach



Nell'autunno scorso venne sull'argomento persino prodotto un film documentario dal titolo "Written by Mrs Bach" presentato dal compositore britannico Sally Beamish, che conteneva evidenze fatte emergere da uno scienziato americano che analizzò la firma di Bach e le sue partiture; anche Heidi Harralson, ispettore forense, sostiene la tesi secondo cui 'con un ragionevole grado di certezza scientifica', il compositore sarebbe davvero Anna Magdalena, poichè le partiture rivelano che ella scriveva come componeva, quando invece chi si limita a trascrivere lo fa adottando uno stile di scrittura lento e con l'utilizzo di caratteri 'pesanti'.



Una delle prime pagine della partitura delle Suiten für Violoncello





Anna Magdalena Wilcke Bach, dettaglio da un ritratto dell'epoca di autore sconosciuto.


Credo che si tratterebbe sicuramente di una scoperta sensazionale che renderebbe il dovuto merito ad una donna geniale vissuta in un secolo che poco, se non sensualità, attribuiva al gentil sesso e, senza nulla togliere al suo consorte che molto ammiro, soprattutto per i Brandenburgische Konzerte, vorrei davvero che corrispondesse a realtà; a questi pezzi sono emotivamente molto legata, essi hanno per me un forte potere evocativo perché mi riportano ai tempi in cui, ragazzina, cantavo nella cantoria della Parrocchia di San Lorenzo nel paese dell'entroterra ligure in cui andavo a trascorrere le vacanze estive e l'organista, mio carissimo amico al quale sono tutt'ora vincolata da tenero e sincero affetto, spesso esordiva la domenica mattina con queste arie ... ne ho allegato i links con i titoli originali, perché possiate ascoltarli direttamente anche voi e, se li ascoltate con attenzione, scoprirete che realmente palesano una sensibilità decisamente femminile ... alimentando questa tesi che sempre più sento di condividere.

E dopo questo salto a ritroso nel settecento per raccontarvi di questa curiosità prendo congedo da voi augurandovi quanto meglio possiate desiderare e ringraziandovi, sempre più, per essermi accanto con il vostro affetto ed il vostro entusiasmo.

A presto 



















Her maiden name was Anna Magdalena Wilcke and became known
in Germany, her homeland, during the XVIIIth century, as one of 
the most capable and young soprano and musician of the time, 
but her memory is linked to something far more important ...




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Born into a musical family in Zeitz, Saxony, on September 22nd, 1701 she was twenty years old and was already quite famous when she got married with Johann Sebastian Bach in Köthen on December 3rd, 1721, seventeen months after he became widower of his first wife, Maria Barbara Bach. Between 1723 and 1742 they had thirteen children, seven of whom died at a young age, what, alas, was quite usual at the time.


It 's easy for us to imagine that theirs was an happy marriage because they were linked by the interest in music: the famous composer, who at that time was already Konzert-meister and Hoforganist (music teacher and organist of the court) for the Prince Leopold of Anhalt-Köthen (at whose service he composed from 1717 to 1723) collected in a book entitled Notenbüchlein für Anna Magdalena Bach all the compositions he dedicated to her and she, in turn, regularly helped him transcribing his music.

During the family's stay in Leipzig (1723 - 1750) that saw Johann Sebastian finally become Cantor et Director Musices, or singing teacher for the student of the Thomasschule, and composer for the two main churches of Leipzig where he became Master of Capppella, Anna Magdalena organized regular evenings in which they receivedfamily to listen to the whole family playing and singing, because, just similarly to how it will happen a few years later for another famous Austrian composer, Wolfgang Amadeus Mozart, the Bachs home  became a place of musical interest in Leipzig.




- picture 2 - Morning Hymn at Sebastian Bachs' (Toby Edward Rosenthal, 1870)




But what I'm about to reveal you has something sensational: recent researches conducted in Australia have shown that the most famous arias of Johann Sebastian Bach were not transcribed (at the time the composer was quite ill and Anna Magdalena, who was 19 years younger than him, helped him a  lot in everything) but directly composed from his beloved wife!

This is what the Daily Mail revealed last October 26th, where I read that Martin Jarvis, professor of music at the Charles Darwin University in Australia, has spent years putting together evidences, with a comprehensive study of writing and manuscripts, which attest that after a careful analysis of 'ink and style of writing, Frau Bach would have done much more work on the pieces of music than we have thought so far';




- picture 3 -  Image drawn from the film Written by Mrs Bach (2014)




he specifically declares that Anna also wrote the: Goldberg Variations: Aria, the first Präludium aus dem Wohltemperierten Klavier Buch I ( J.S.Bach - Praeludium 1 BWV 846 (Das Wohltemperierte Klavier 1)  and the  Suiten für Violoncello - J.S. Bach Cello Suites No.1-6 BWV 1007-1012 




- picture 4 - Frontispiece of theSuiten für Cellopenned by Anna Magdalena Bach




Last Autumn on this subject was produced a documentary film entitled "Written by Mrs Bach" presented by the British composer Sally Beamish, which contained evidences made out by an American scientist who analyzed the signature of Bach and his scores; Heidi Harralson, forensic examiner, supports the argument that 'with a reasonable degree of scientific certainty', the composer would really Anna Magdalena, as the scores reveal that she wrote just in the same way that she composed, whereas those who simply transcribe, does it using a slow writing style with 'heavy' characters.




- picture 5 - One of the first pages of the score of the Suiten für Violoncello



- picture 6 - Anna Magdalena Wilcke Bach, detail from a portrait by an unknown artist of the time




I think it would definitely be a sensational discovery that would make due credit to a brilliant woman lived in a century that very little, if not sensuality, attributed to the fairer sex and, without taking anything away from his husband that I admire a lot, especially for the far too famous Brandenburgische Konzerte, I really wish that it correspond to reality; to I'm emotionally very connected to these pieces, they have a strong evocative power to me because bring me back to the days when, as a young girl, I sang in the choir of the Parish of San Lorenzo in the Ligurian village where I used to spend my summer holidays, and the organist,  a dear friend of mine whom I'm still bound by tender and sincere affection to, often made his debut on Sunday morning with these tunes ... I have attached the links with the original titles, so that you can listen to them directly and you too, if you can listen to them carefully, will discover that actually they reveal a decidedly feminine sensibility ... and I feel more and more to agree with this argument.

And after this trip back in the XVIIIth century to tell you about this curiosity, I take leave of you, wishing you the best you can desire and thanking you, more and more, to be always so close to me with your affection and your enthusiasm.


See you soon 














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Patrick Branwell, the 'lost' Brontë.

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"Non piango perchè colta dal lutto ... ma per il relitto del talento, la rovina della promessa, l'estinzione triste e prematura di quella che avrebbe potuto essere una luce splendente ed ardente. Mio fratello era di  un anno più giovane di me. Tempo fa nutrii  ambizioni ed aspirazioni per lui, che sono tristemente perite ... C'è una tale amarezza ed un senso di pietà in me sia per la sua vita che per la sua dipartita, come uno sgomento per il vuoto che ha connotato tutta la sua esistenza che non sono capace di descrivere. "


(Lettera di Charlotte Brontë all'amico William S. Williams, il giorno dopo il funerale del fratello Branwell avvenuto il 2 ottobre 1848).




Anne, Emily e Charlotte Brontë, ritratte dal loro fratello Branwell (1 gennaio 1834).
Egli si dipinse fra le sorelle, ma successivamente rimosse la sua immagine in modo da non ingombrare il dipinto.



Il cognome Brontë ci suggerisce volti femminili della tanto fertile, artisticamente parlando, epoca vittoriana, e romanzi divenuti famosi in quanto dettati da un insolito talento, ma della famiglia facevano parte anche Maria, Elizabeth e Branwell, non meno talentuoso delle tre più note sorelle Charlotte, Emily Jane ed Anne che gli sopravvissero. 

Patrick Branwell nacque il 26 giugno 1817 ed in qualità di unico figlio maschio il padre, il pastore anglicano di Hawthorn, Patrick Brontë, volle educarlo a casa per farne un erudito e mentre le sue cinque sorelle furono inviate in collegio perché fossero seguite in modo più adeguato al loro sesso, egli rimase a casa per studiare greco e latino; la morte prematura di Maria ed Elizabeth rispettivamente a 9 e a 10 anni di tubercolosi date le malsane condizioni del pensionato femminile colpirono emotivamente Branwell nel profondo rendendolo ancor più vulnerabile di quanto già non fosse di sua natura.
Dotato di spirito artistico palesò presto inclinazione per le arti figurative e già da fanciullo cominciò con lo scrivere con le tre sorelle che divennero famose poemetti e storie, ma sicuramente era la pittura che più rispondeva alla sua espressività.
Eppure proprio Branwell, snello, di bassa statura, con un volto dai bei lineamenti e dall'espressione che palesava un temperamento bizzarro ma un ingegno vivissimo, dai capelli fulvi e la carnagione rosea, colori tipici degli irlandesi  il cui sangue nelle vene gli proveniva dal padre, cordiale ed espansivo, com’è tipico di quel popolo, dai modi galanti - questo il suo ritratto tracciato dalla scrittrice Elizabeth Gaskell che scrisse la biografia della sfortunata amica Charlotte Brontë - dotato di ottima memoria e di fervida immaginazione era indubbiamente il più geniale di tutta la famiglia e le sue tre sorelle lo amavano, lo ammiravano e lo viziavano. ( sotto un ritratto attribuito a Sir Edwin Landseer datato 1838 delle tre sorelle Brontë )


Nel 1835 scrisse una lettera alla Royal Academy of Arts nella speranza di esservi ammesso. I primi biografi annotarono un trasferimento a Londra per studiare pittura, che si concluse rapidamente in seguito seguito all'aver speso in modo dissoluto nel bere il denaro che gli era stato dato; altri biografi hanno ipotizzato che fosse troppo timido per presentarsi presso l'Accademia, più recentemente vi è chi addirittura suggerisce che Brontë non inviò neppure la lettera o tanto meno compì il viaggio a Londra. Secondo Francis Leyland, amico di Branwell e futuro biografo di famiglia, il suo primo lavoro fu quello di usciere in una scuola di Halifax ed è certo che egli lavorò come ritrattista a Bradford nel 1838 e 1839 - celebre quello della sua padrona di casa la signora Kirby e un ritratto di Emily che dimostrano un vero talento sia per lo stile satirico che per la ritrattistica.
Sta di fatto che purtroppo nel 1839 egli tornò ad Haworth sommerso dai debiti: stava facendosi strada in lui la malìa per il vizio che lo condurrà velocemente alla dipendenza dall'alcool e dall'oppio al punto di manifestare vere e proprie manie ( viene da pensare che le sorelle Brontë, per la drammaticità dei loro personaggi maschili quali Heathcliff in Wuntering Heights di Emily, e Mr.Rochester in Jane Eyre di Charlotte, si siano ispirate proprio agli eccessi del fratello, eroe romantico che spesso si trasfigurava al punto da incutere in loro timore ).

Branwell compose inoltre poesie, che inviò ai maggiori poeti del tempo, come Wordsworth  e Coleridge, ricevendone giudizi lusinghieri; reca la data del 19 gennaio 1837 la lettera che egli scrisse al poeta Wordsworth, nella quale lo invitava ad esprimere un giudizio sulla sua poesia, accludendo  anche sei strofe di un suo componimento:




'Signore,
ardentemente vi supplico di leggere e sottoporre al vostro giudizio quanto vi ho inviato, perché dal giorno della mia nascita, fino a questo diciannovesimo anno della mia vita, ho vissuto tra colline isolate, dove non potevo né so quello che è stato, o che cosa avrei potuto fare. Ho letto per la stessa ragione per cui ho mangiato o bevuto, perché è stato un vero e proprio desiderio di natura. Ho scritto sullo stesso principio per cui ho esternato  ciò che prova la mente; né ho potuto farne a meno, poiché è venuto, è venuto fuori da sé, e si è concluso. Infatti, così come la presunzione, che non può alimentarsi che con lusinghe, fino ad oggi non una mezza dozzina di persone in tutto il mondo sanno che io abbia mai scritto una riga.

'Ma un cambiamento è avvenuto, signore; e sto raggiungendo un'età in cui devo fare qualcosa per me stesso: le possibilità che possiedo devono essere mettere a frutto per un fine preciso, e siccome io ancora non le conosco devo chiedere ad altri se sono valenti. Ma non c'è uno qui una persona capace di dirmelo; e ancora, se sono senza valore, il tempo sarà d'ora in poi troppo prezioso per essere sprecato su di loro.

'Perdonatemi, signore, se ho osato consultarvi per primo, voi le cui opere sono quelle che ho più amato nella nostra letteratura, e che siete per me una divinità della mente, perché posiate per primo il vostro sguardo su di uno dei miei scritti, e possa chiedervi sentenza del suo contenuto. Devo consultare per primo colui la cui sentenza sia inoppugnabile e tale è colui che ha sviluppato la teoria della poesia e del suo esercizio in modo da richiedere un posto nella memoria di mille anni a venire.

'Il mio obiettivo, signore, è quello di sbucare nel mondo, e per questo mi fido solo della poesia, che potrebbe lanciare la nave, ma non può sostenerne la scia; sforzi sensibili e prosa scientifica, audaci e vigorosi nel mio cammino nella vita, darebbero un ulteriore titolo a conoscenza del mondo; e poi, ancora, la poesia deve fare luce ed incoronare quel nome con la gloria; ma niente di tutto questo può essere mai iniziato senza mezzi, e siccome io non possiedo che questi, devo in ogni forma sforzarmi per guadagnarli. Sicuramente, in questo giorno, quando non c'è un poeta la cui scrittura merita una moneta da sei pence, il campo deve essere aperto, se un uomo migliore può fare un passo in avanti.


'Quello che vi mando è la Prefatory Scene di un soggetto molto più lungo, in cui ho cercato di sviluppare forti passioni e principi deboli alle prese con una immaginazione elevata e sentimenti acuti, finché, come i giovani induriscono verso la vecchiaia, le azioni malvagie ed i  brevi godimenti finiscono in miseria mentale e corporea rovina. Ora, inviarvi tutto questo sarebbe come farmi beffa della vostra pazienza; ciò che vedete, non pretende di essere nulla più che la descrizione di un bambino fantasioso. Ma leggetelo, signore; e, come se fosse una luce in una totale oscurità, quanto tenete alla vostra bontà di cuore, fornitemi una risposta, anche una sola parola, dicendomi se devo scrivere, o scrivere non di più. Perdonate l'indebita ardore, perché i miei sentimenti in questa materia non possono essere freddi; e credetemi, signore, con profondo rispetto,

'Il vostro davvero umile servitore,



Là dov’Egli  in gloria splendente regna,
oltre i  notturni cieli stellati,
nel  Suo paradiso di luce,
ah! Perché io non posso esservi?

Spesso sveglio all’alba del Natale,
nell’insonne crepuscolo disteso e solo,
pensieri strani m’affollano la mente
di com’Egli per me sia morto.

E spesso giacendo nella mia camera
mi sono destato piangendo
risvegliato dai sogni in cui lo contemplavo morente
sul palo maledetto.

E spesso mia madre ha detto,
mentre il capo le abbandonavo sul grembo,
che temeva ch’io non per il tempo fossi fatto
ma per l’Eternità. 

Perciò posso ben chiaro leggere il mio diritto
a dimorare nei cieli,
e  lasciate ch’io dalle paure mi congeda
ed i miei occhi piangenti asciughi!

Su questa lastra di marmo giacerò,
ed ignorerò  il mondo
per contemplare, sul suo trono di ebano,
la luna che avanza nella gloria. 1



Scoraggiato dalla lunga attesa senza risposta alcuna dall'amico, in seguito, portato analogamente agli altri Brontë per l’arte grafica, si dedicò alla pittura, 



Ritratto di Emily, 1834




raggiungendo risultati eccellenti che suscitarono le lodi di tutti, ma Branwell, pur con innate attitudini per ogni attività in cui si cimentasse era incostante e non portava mai a termine le sue opere, per cui di questo talentuoso ed eclettico talento, quasi nulla ci è pervenuto, ed anche il suo nome è scivolato nell’oblio, soverchiato dalla fama di quello delle, seppur meno dotate, ben valenti sorelle.

Nel 1839 vi fu un altro allontanamento di Branwell da casa, poichè andò a studiare pittura a Bradford, ma dopo poco ritornò deludendo ancora una volta tutta la sua famiglia; nel 1842, dopo aver tentato la carriera di pittore ritrattista, aver smesso di dipingere ed essersi impiegato come precettore nel Cumberland, trovò un lavoro nella ferrovia Manchester- Leeds, ma ben presto perse anche quest’impiego perché licenziato per incuria.
Nel gennaio del 1845 approdò, infine, a Thorp Green, in qualità di precettore del figlio maschio dei Robinson, la stessa famiglia in cui insegnava Anne; gradevole d’aspetto, galante, abile conversatore, scrittore, pittore, con tutte queste attitudini non mancò di affascinare Mrs. Lydia Robinson, maggiore di lui quasi vent’anni; i due s’innamorarono ed intrecciarono  una relazione, ma quando il marito venne a conoscenza di questa relazione cacciò Branwell per 'indegnità' e fu questa la più grande, ultima amarezza riservatagli dalla sua breve esistenza.


Negli ultimi anni della sua vita egli cominciò ad usare l’oppio per alienarsi gradatamente, stordendosi, da una vita che lo aveva solamente deluso, finché, distrutto dall’alcool, dalla droga, dai fallimenti della sua esistenza e dal male di famiglia, la tisi, si spense tra le braccia della povera Emily che per il dolore gli sopravvisse non più di tre mesi: era il 24 settembre del 1848.



Scriverà Thomas Merton (1915 - 1968) circa un secolo più tardi:



L’arte ci consente di trovare noi stessi e di perdere noi stessi nel medesimo momento.






Con sempre più grande affetto e devozione vi giunge il mio caloroso abbraccio, miei carissimi amici e lettori,

a presto 













Bibliografia:

Juliet Barker, The Brontës, Weidenfeld and Nicolson, London, 1994;

Daphne du Maurier, The Infernal World of Branwell Brontë, (Victor Gollancz 1960 ), Penguin Books, 1972;

THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886.




Citazioni:

1 - THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886, CHAPTER XIII, Branwell's Letter to Wordsworth, with Stanzas‌, pag.193.














“I do not weep from a sense of bereavement…but for the wreck of talent, the ruin of promise, the untimely dreary extinction of what might have been a burning and shining light. My brother was a year my junior. I had aspirations and ambitions for him one-long ago-they have perished mournfully…There is such a bitterness of pity for his life and death-such a yearning for the emptiness of his whole existence as I cannot describe.” 


(Letter from Charlotte Brontë to her friend William S. Williams, the day after Branwell’s funeral on October 2, 1848) 






- picture 1 - Anne, Emily and Charlotte Brontë, portrayed by their brother Branwell (1 January 1834).
He painted himself among his sisters, but later removed his image so as not to clutter up the painting.





The name Brontë suggests female faces belonging to the so fertile, artistically speaking, Victorian era, and novels became famous as dictated by an unusual talent, but there were also other family members such as Maria, Elizabeth an Branwell, no less talented than the three most famous sisters Charlotte, Emily Jane and Anne who survived him.




- picture 2 on the left -Patrick Branwell was born on June 26th, 1817 and as the an only son his father, the Anglican pastor of Hawthorn, Patrick Brontë, wanted to educate him at home to make him a scholar and so, while his five sisters were sent to a boarding school because they were followed in a way more appropriate to their sex, he staied at home learning greek and latin ; the premature death of Maria and Elizabeth at 9 and 10 years of tuberculosis given the unhealthy conditions of the boarding school struck emotionally Branwell in his deep making him even more vulnerable than he was in his nature ( Maria and Elizabeth were his older sisters ).
Endowed by artistic spirit he showed early inclination for the arts, and already as a child began by writing together with his three sisters who became famous, poems and stories, but surely it was the painting that most responded to his expressiveness.
And yet Branwell, slender, short of stature, with a face with fine features and an expression that revealed itself a bizarre temperament but a lively wit, red-haired and with a rosy complexion, typical colors of the Irish whose blood came from his father, friendly and outgoing, as it is typical of those  people, by the gallant ways - this is the portrait drawn by the writer Elizabeth Gaskell, who wrote the biography of her unfortunate friend Charlotte Brontë - with an excellent memory and imagination was undoubtedly the most brilliant of the whole family and his three sisters loved him, admired him and spoil him. (Beneath a portrait attributed to Sir Edwin Landseer dated 1838 of the three Bronte sisters)




- picture 3 on the right -In 1835 he wrote a letter to the Royal Academy of Arts in the hope of being admitted. The early biographers wrote down that he moved  to London to study painting, but he spent the money he was given in profligate way, that is in drinking; other biographers have speculated that he was too shy to go to the Academy, more recently there are those who even suggests that Brontë neither sent a letter, or did the journey to London. According to Francis Leyland, Branwell's friend and future biographer of the family, his first job was to usher in a school in Halifax and it's certain that he worked as a portrait painter in Bradford in 1838 and 1839 - the most famous ones are those of his landlady Mrs. Kirby and a portrait of Emily showing a real talent for both satirical style and for portraiture.
The fact is, unfortunately, that in 1839 he returned to Haworth heavily in debt: he was making his way in the spell for the vice that will lead him quickly to dependence on alcohol and opium to the point of manifesting real delusions (we could think that the Brontë sisters, for the drama of their male characters such as Heathcliff in Emily's Wuntering Heights, or Mr.Rochester in Charlotte's Jane Eyre, are inspired by the excesses of their brother, romantic hero often transfigured enough to instill in their even fear).

Branwell also composed poems, which he sent to the major poets of the time, such as Wordsworth and Coleridge, receiving flattering judgments; it is dated January 19th, 1837 a letter he wrote to the poet Wordsworth, in requesting him to make a judgment on his poetry, also enclosing six stanzas of a poem of his:





- picture 4





                                                                                                                   'Haworth, near Bradford,

                                                                                                          'Yorkshire, January 19th, 1837.
'Sir,
'I most earnestly entreat you to read and pass your judgment upon what I have sent you, because from the day of my birth, to this the nineteenth year of my life, I have lived among secluded hills, where I could neither know what I was, or what I could do. I read for the same reason that I ate or drank—because it was a real craving of nature. I wrote on the same principle as I spoke—out of the impulse and feelings of the mind; nor could I help it, for what came, came out, and there was the end of it. For as to self-conceit, that could not receive food from flattery, since to this hour not half-a-dozen people in the world know that I have ever penned a line.

'But a change has taken place now, sir; and I am arrived at an age wherein I must do something for myself: the powers I possess must be exercised to a definite end, and as I don't know them myself I must ask of others what they are worth. Yet there is not one here to tell me; and still, if they are worthless, time will henceforth be too precious to be wasted on them.

'Do pardon me, sir, that I have ventured to come before one whose works I have most loved in our literature, and who most has been with me a divinity of the mind, laying before him one of my writings, and asking of him a judgment of its contents. I must come before some one from whose sentence there is no appeal; and such a one is he who has developed the theory of poetry as well as its practice, and both in such a way as to claim a place in the memory of a thousand years to come.

'My aim, sir, is to push out into the open world, and for this I trust not poetry alone—that might launch the vessel, but could not bear her on; sensible and scientific prose, bold and vigorous efforts in my walk in life, would give a further title to the notice of the world; and then, again, poetry ought to brighten and crown that name with glory; but nothing of all this can be ever begun without means, and as I don't possess these, I must in every shape strive to gain them. Surely, in this day, when there is not a writing poet worth a sixpence, the field must be open, if a better man can step forward.

'What I send you is the Prefatory Scene of a much longer subject, in which I have striven to develop strong passions and weak principles struggling with a high imagination and acute feelings, till, as youth hardens towards old age, evil deeds and short enjoyments end in mental misery and bodily ruin. Now, to send you the whole of this would be a mock upon your patience; what you see, does not even pretend to be more than the description of an imaginative child. But read it, sir; and, as you would hold a light to one in utter darkness—as you value your own kind-heartedness—return me an answer, if but one word, telling me whether I should write on, or write no more. Forgive undue warmth, because my feelings in this matter cannot be cool; and believe me, sir, with deep respect,

'Your really humble servant,

'P. B. Brontë.'


Mrs. Gaskell gives the following six stanzas, which are about a third of the whole, and declares them not to be the worst part of the composition:—


'So where He reigns in glory bright,
Above those starry skies of night,
Amid His Paradise of light,
Oh, why may I not be?
'Oft when awake on Christmas morn,
In sleepless twilight laid forlorn,
Strange thoughts have o'er my mind been borne
How He has died for me.
'And oft, within my chamber lying,
Have I awaked myself with crying,
From dreams, where I beheld Him dying
Upon the accursed tree.
'And often has my mother said,
While on her lap I laid my head,
She feared for time I was not made,
But for Eternity.
'So "I can read my title clear
To mansions in the skies,
And let me bid farewell to fear,
And wipe my weeping eyes."
'I'll lay me down on this marble stone,
And set the world aside,
To see upon her ebon throne
The Moon in glory ride.'1




Downhearted for having not received any answer from his friend, he, later, like all the others Brontë brought to graphic art, decided to devote himself to painting,




- picture 5 - Emily's portrait, 1834




achieving excellent results that aroused the praise of everyone, but Branwell, even with innate aptitudes for each activity in which he confronted himself was uneven and never enden his works, so of this talented and  eclectic genius, almost nothing has survived , and also his name has slipped into oblivion, overwhelmed by the fame of that of, though less equipped, his well-talented sisters.

In 1839 there was another departure of Branwell from home, as he went to study painting in Bradford, but soon returned disappointing once again all his family; in 1842, after attempting a career as a portrait painter, he stopped painting and was assumed as a tutor in Cumberland, than found a job in the railroad Manchester- Leeds, but soon lost even this because fired for negligence.
In January of 1845 he arrived, finally, at Thorp Green, as tutor to the son of Robinsons, the same family where taught Anne; nice-looking, gallant, clever conversationalist, writer, painter, with all these attitudes Branwell didn't fail to fascinate Mrs. Lydia Robinson, almost twenty years older than he; the two fell in love and intertwined a relationship, but when her husband came and know this, dismissed Branwell for 'unworthiness'.

During the last years of his life he began to use opium to gradually alienate himself from a life that had only disappointed him, until getting destroyed by alcohol, drugs, from the failures of his life and from the evil of the family, tuberculosis, till he died in the arms of the poor Emily that for the pain survived him no more than three months: it was September 24th, 1848.




Thomas Merton (1915 - 1968) will write about a century later:


Art enables us to find ourselves and lose ourselves at the same time.





With more and more great affection and devotion it comes to you my warm embrace, my dear friends and readers,

see you soon 
















Bibliography:

Juliet Barker, The Brontës, Weidenfeld and Nicolson, London, 1994;

Daphne du Maurier, The Infernal World of Branwell Brontë, (Victor Gollancz 1960 ), Penguin Books, 1972;

THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886.




Quotations:

1 - THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886, CHAPTER XIII, Branwell's Letter to Wordsworth, with Stanzas‌, page 193. 

'Hortense', he used to name her ...

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Hortense è un nome che suona particolarmente romantico, antico, altolocato, forse udito in qualche film che non ricordo o letto tempo fa tra le pagine di un libro che racconta una storia d'amore ... - mi viene in mente per esempio Hortense Hulot ne “La cousine Bette” di Honoré de Balzac - e tale fu proprio il sentimento che legò per tutta la vita Philibert Commerson, esploratore e naturalista francese il cui nome è legato a quello di Bougainville, ad Hortense, pardon, Nicole-Reine Lepaute, famosa astronoma, moglie di Jean-André Lepaute, noto orologiaio di corte che con lei costruì un orologio fornito di funzioni astronomiche che potessero aiutarla nel suo lavoro, che aveva in Commerson un grande e sincero amico.


Come sovente accade Nicole-Reine non solo era la moglie del migliore amico di Commerson ma la donna di cui egli sarà follemente e segretamente innamorato per tutta la vita, per cui anche questo fiore incantevole, come molti altri, deve il proprio nome ad una vera storia d'amore.

Vi chiederete a questo punto quale sia l'attinenza di quanto vi sto raccontando con il nome Hortense, ma andiamo con ordine senza dimenticare alcun dettaglio.

Nel corso di una breve ma intensa vita, Commerson accompagnò Louis Antoine de Bougainville, in qualità di naturalista, nel viaggio intorno al mondo che gli venne ufficialmente commissionato da Re Luigi XV con l'ordine di restituire le Isole Malvine agli spagnoli passando, però, dallo Stretto di Magellano in modo da 'circumnavigare' la terra, raccogliendo così migliaia di specie di piante nuove, insetti, pesci e uccelli ancora sconosciuti che furono offerti al Giardino del Re; il viaggio fu avventuroso, durò due anni e toccò tra le altre terre l'America del Sud ( in Brasile trovarono la pianta che da Bouganville mutua il proprio nome ), la Terra del Fuoco e la Patagonia per poi raggiungere Tahiti, l'Australia, La Nuova Guinea, il Madagascar e l'Oriente dove trovarono quella che viene comunemente detta Ortensia, originaria dell'Asia meridionale ed orientale (Cina, Giappone, Corea, Himalaya, ed Indonesia furono le regioni dove ne rinvennero la maggior quantità di specie) e delle Americhe. 
Per lo più in natura quelli di Ortensia sono arbusti alti 1-3 metri, alcuni sono piccoli alberi, e altri liane che raggiungono i 30 m. arrampicandosi sugli alberi, possono essere sempreverdi o decidui nelle terre di origine, anche se le specie che si sono adattate alle zone temperate e che sono ampiamente coltivate da noi sono tutte decidue.
In primo luogo egli assegnò a questa nuova pianta il nome di Peautia coelestina in omaggio a Madame Lepaute con evidente riferimento al suo cognome e alla sua professione, l'astronomia, ma cambiò poi idea, forse nel timore di destare troppi sospetti, e le mutò il nome in Hortense, come Madame Lepaute era da lui chiamata nell'intimità.

Dite che sia in nome di questo nobile sentimento che i vittoriani, così devoti al romanticismo, riservassero un posto speciale ad almeno un cespuglio di Ortensia, classificata in seguito da Lamarck, nel 1789, con il nome scientifico di Hydrangea, nei propri giardini ?





In effetti, in nome di questa storia che ne cela l'introduzione in Europa, essa è da allora annoverata tra le piante che simboleggiano amore e romanticismo ed anche gratitudine, quella che Commerson tributava alla sua Nicole Reine per avergli fatto conoscere un sì nobile sentimento.

Sappiamo che per vittoriani il giardino non era semplicemente uno spazio verde, un angolo di paesaggio, ma era vissuto come un prolungamento delle loro case e da qui comprendiamo l'esigenza di creare bow-windows in cui collocare piante più delicate, ancora in casa, ma già in giardino; durante il secolo scorso il giardino era il posto più fresco in cui trovare sollievo dal caldo dell'estate, e ciò lo rendeva il luogo ideale per intrattenere conoscenti, prendere il tè e per rilassarsi. 
Ma torniamo all'Ortensia che, come già detto, era una pianta caratteristica e comune nei giardini vittoriani e non solo, pensate che molti londinesi le ponevano persino sui loro davanzali per dare vita ad un piccolo spazio verde che contrastasse il dilagare del fumo che promanavano le prime industrie tessili della periferia alimentate a carbone.

Qui ormai le nostre Ortensie sono tutte nel colmo della loro festosa fioritura segnando il pieno dell'estate e facendo presagire il periodo più caldo dell'anno, aspergendo il mattino presto e la sera all'imbrunire le note delicatamente cipriate emanate dai loro più piccoli capolini.

Vi auguro che il prosieguo di questa calda estate sia lieto per ciascuno di voi, miei affezionati lettori ed amici, e mi congedo come sempre salutandovi con un tutto il mio affetto, e dandovi appuntamento 

a presto 



















Hortense is a name that sounds very romantic, ancient, highly placed, perhaps heard in a movie that I don't remember or read long ago among the pages of a book telling a love story ... - I remind, for example, of Hortense Hulot in  "La cousine Bette" by Honore de Balzac - and that was precisely the feeling that bounded for life Philibert Commerson, a French explorer and naturalist whose name is linked to that of Bougainville, to Hortense, pardon, Nicole-Reine Lepaute, famous astronomer, wife of Jean-André Lepaute known watchmaker of the Court who built with his wife a watch equipped with astronomical functions that could help her in her work, who had in Commerson a great and sincere friend.




- picture 1 - Nicole Reine Lepaute, Hydrangea YOU & ME, Hydrangea AYESHA




As often happens Nicole-Reine wasn't only Commerson's best friend's wife but the woman he was secretly madly in love with throughout his life, so also this beautiful flower, like many others, owes its name to a real love story.

Probably you're wondering, at this point, what is the relevance of what I'm telling you with the name Hortense, but let's go on with order without forgetting any detail.

During his short but intense life, Commerson accompanied Louis Antoine de Bougainville, as naturalist, in his travel around the world that was officially commissioned by King Louis XV with the order to return the Falkland Islands to the Spanish passing, from the Strait of Magellan to 'circumnavigate' the hearth, to collecting thousands of new species of plants, insects, fish, birds still unknown that were offered to the King's Garden; the trip was adventurous, lasted two years and touched, among other lands, South America (in Brazil they found the plant which takes its name from Bouganville), Tierra del Fuego and Patagonia and reached Tahiti, Australia, New Guinea, Madagascar and the Asia where they found what is commonly known as Hydrangea, native to South and East of this continent (China, Japan, Korea, the Himalayas, and Indonesia were the regions where they found the greatest amount of species) and to the Americas.
Most of the Hydrangea  are in nature shrubs tall 1-3 meters, some are small trees, and others are lianas reaching 30 m. climbing trees, they can be evergreen or deciduous in their lands of origin, although the species that have adapted to temperate zones and which are widely cultivated by us are all deciduous.
First he gave to this new plant the name Peautia coelestina in homage to Madame Lepaute with obvious reference to her last name and her profession, astronomy, but then changed his mind, perhaps for fear of arousing too much suspicion, and changed its name in Hortense, as Madame Lepaute was called by him in the intimacy.

Do you think that it's in the name of this noble sentiment that the Victorians, so devoted to romance, reserved a special place, at least to one bush of Hortense, classified later by Lamarck, in 1789, with the scientific name of Hydrangea, in their gardens?




- picture 2 - Hydrangea Paniculata Quercifolia 'Snow White' ed Hydrangea Annabelle 'Invincibelle' 


- picture 3 - Hydrangea Macrophylla 'Hanabi'


- picture 4 - Hydrangea Macrophilla Freedom ed Hydrangea Mariesii Variegated Lacecaps




In fact, in the name of this story that conceals the introduction in Europe, since then it is considered one of the plants that symbolizes love and romance and even gratitude, what Commerson granted his Nicole Reine for having made him know such a noble sentiment .

We know that the Victorian garden was not just a green space, a corner of the landscape, but it was seen as an extension of their homes and from here we understand the need to create bow windows in which to place more delicate plants, 'still in the house, but already in the garden'; during the last century the garden was the coolest place where to find relief from the heat of summer, and that made of it the ideal place to entertain acquaintances, take tea and relax.

But let's come back to Hortense that, as already mentioned, was a plant characteristic and common in Victorian gardens and not only, just think that lots of Londoners placed them even on their windowsills to give birth to a small green space to  oppose to the spread of smoke which wafted from the first textile factories in the suburbs fueled by coal.

Here our Hydrangeas are all in full bloom in their festive party marking the height of summer and foreshadowing the hottest time of the year, sprinkling in the early morning and in the evening dusk gently powdery notes issued by their smaller heads .

In the hope that  the rest of this hot summer is happy for each of you, my faithful readers and friends, i'm going to leave you as usual greeting you with all my affection, and giving you appointment


very soon 











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