Passò alla storia come THE GREAT FAMINE - LA GRANDE CARESTIA e fu una delle piaghe più laceranti dell'intero periodo durante il quale regnò la regina Victoria, interessando la già da sempre provata Irlanda, annessa definitivamente nel 1800 con l'Act of Union al Regno Unito ...
... Molteplici furono le cause che inginocchiarono gli abitanti di questa verde terra tra il 1845 ed il 1846, ma quella che è da considerarsi scatenante fu la sfortunata apparizione di una patologia che interessò la coltura delle patate procurata da un fungo, la peronospora, che raggiunse il paese nell'autunno del 1845 distruggendo circa un terzo del raccolto della stagione e l'intero raccolto dell'anno successivo.
L'isola d'Irlanda era al tempo ancora divisa tra proprietari terrieri e contadini e fortemente legata all'agricoltura e all'allevamento, traeva sostentamento principalmente dalle coltivazioni di patate, cereali e lino e dai numerosi allevamenti di bovini che davano latte, burro e formaggi, l'industrializzazione che dilagava in Inghilterra ancora non aveva raggiunto le sue verdi lande e fu anche questo, se vogliamo, uno dei motivi per cui fece molta fatica a superare questo momento difficile e a risollevare il capo.
I primi danni ai raccolti di patate da parte di un'infezione sconosciuta si ebbero nel 1844 sulla costa orientale degli Stati Uniti, mentre nell'agosto del 1845 vi furono le prime segnalazioni provenienti dall'isola di Wight; i primi resoconti del settembre del 1845 trasmisero un cauto ottimismo sulla diffusione del misterioso infestante che colpiva le patate, ma al momento del raccolto i dati rivelarono che le perdite erano ben più consistenti di quanto auspicato.
Nella primavera del 1846 fra coloro che risultarono più colpiti dalla penuria di cibo cominciarono a manifestarsi i primi casi di "febbri", le cosiddette fevers, ossia il tifo e la febbre ricorrente, temutissime dalla popolazione poiché negli anni successivi divennero la principale causa di mortalità.
Jean-François Millet (1814–1875), è l'autore di questo dipinto ad olio datato 1861 circa.
Esso è ora di proprietà del Museum of Fine Arts in Boston grazie ad un dono (1917) di Quincy Adams Shaw tramite Quincy Adams Shaw, Jr., e Mrs. Marian Shaw Haughton.
Esso è ora di proprietà del Museum of Fine Arts in Boston grazie ad un dono (1917) di Quincy Adams Shaw tramite Quincy Adams Shaw, Jr., e Mrs. Marian Shaw Haughton.
Nel 1845, a fronte del primo calo di produzione della patata vi fu un brusco aumento del flusso migratorio: spesso erano gli stessi proprietari terrieri ad incoraggiare i propri contadini a lasciare il paese, pagando loro la traversata, ma se la prima ondata migratoria era composta da persone in discrete condizioni fisiche e di salute a partire dal 1846 vi fu un esodo senza precedenti costituito da enormi masse di persone allo stremo delle forze che si riversarono su ogni possibile imbarcazione, dirette principalmente verso le colonie del Canada, le coste orientali degli Stati Uniti, in Gran Bretagna ed in Galles, portando con sé le malattie derivanti dalla denutrizione e scatenando epidemie nei luoghi di destinazione.
Chi rimaneva in patria doveva ingegnarsi inventandosi un modo per procurasi il denaro necessario per sfamare le proprie famiglie e fu così che le donne, spronate dalle monache orsoline, con rudimentali uncinetti di legno
giunsero a dar vita ai capolavori che oggi conosciamo come Merletto d'Irlanda.
Fortemente influenzato dal merletto ad ago veneziano, il pizzo all'uncinetto irlandese vantava modelli personalizzati e custoditi gelosamente in seno ad ogni famiglia, tramandati scrupolosamente di generazione in generazione di modo che ogni ricamo potesse essere unico ed irripetibile per mano di altri.
La popolarità del merletto d'Irlandese crebbe significativamente durante la seconda metà del 1800 raggiungendo l'apice della propria fama con la fine del XIX° secolo: dopo essere stato reso noto e venduto presso le famiglie aristocratiche inglesi esso divenne sinonimo di moda da che ne fu fatto dono alla regina Victoria ed ella non solo lo accettò, ma lo vestì immediatamente qualificando così i pizzi all'uncinetto provenienti dall'Irlanda come rifiniture decisamente in voga.
La Regina del Popolo, inoltre, volle ella stessa imparare l'arte dell'uncinetto d'Irlanda e di sicuro un tale passatempo le fu di sollievo nei momenti di maggior tristezza dovuti alla precoce ed improvvisa perdita dell'amato consorte Prince Albert ( il suo decesso risale al 14 dicembre del 1861 quando egli aveva solamente 42 anni ), quando vi si dedicava con diletto per ore ed ore senza sosta.
Le donne più facoltose si vestivano di pizzo da capo a piedi, ma anche coloro che appartenevano alla classe media potevano permettersi un paio di polsini, un collare,
o un bordo ricamato ... e fu così che velocemente il merletto d'Irlanda andò definendosi come una scelta popolare nelle principali città del mondo.
Parigi, Londra, Dublino e San Francisco, divennero importanti centri di distribuzione di questo prezioso manufatto:
parasoli, passamanerie, ombrelloni e persino interi abiti da sposa venivano commissionati delle famiglie più benestanti del tempo, ma con l'avanzare del 1900 le merlettaie, anche le più abili, non poterono più competere con le macchine che producevano pizzi, sì di minor prestigio, ma molto più velocemente e ad un costo inferiore ed oggi possiamo ammirare alcuni di questi incantevoli antichi lavori solamente presso le sedi di alcuni musei irlandesi, poiché con il trascorrere del tempo questa antica arte è andata sfumando del tutto.
Quello del merletto era un vero lavoro a domicilio, e soprattutto un lavoro di famiglia che coinvolgeva tutte le donne di casa: esso veniva prodotto con l'utilizzo di tre fili di spessore differente e creato in tre diversi momenti: prima occorreva realizzare ad uncinetto tanti piccoli motivi, quali fiori, foglie, ventagli, trifogli, rose irlandesi che diverranno i veri protagonisti del lavoro che si voleva creare; per dare volume, spessore e rilievo ai motivi veniva usato un filato più spesso che faceva da base ai singoli elementi oppure vi venivano ricamati intorno dei piccoli cordoncini.
I motivi venivano quindi disposti su di un modello di carta, cercando di comporre un disegno, e fissati, generalmente con un'imbastitura:
a questo punto venivano uniti tra di loro con un ricamo lavorato a rete, fatto con filo più sottile, di cotone o di lino.
... e pensare che tutto ciò fu originato dalla peronospora, famigerato fungo che minò le colture delle patate nella metà del XIX° secolo ... se mai fosse comparso, forse mai avrebbero potuto trovare realizzazione tali opere d'arte !
Nella speranza di avervi intrattenuti piacevolmente con un argomento sì, prettamente femminile, ma di netto interesse storico e di costume, vi auguro ogni bene per il tempo che ci separa dal nostro prossimo appuntamento,
a presto 💕
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
Enda Delaney, The Great Irish Famine: A History in Four Lives, Gill & Macmillan, 2014;
Therese De Dillmont, Masterpieces of Irish Crochet Lace: Techniques, Patterns and Instructions, Dover Pubns, 1986;
Ciarán Ó Murchadha, The Great Famine: Ireland's Agony 1845-1852, Bloomsbury Academic, 2013;
THE IRISH CROCHET BOOK - Designs and Working Directions By Helen Marvin, PUBLISHED BY THE WOMAN'S HOME COMPANION, 1913.
It became known as THE GREAT FAMINEand was one of the most lacerating wounds of the entire period during which Queen Victoria reigned, affecting the already proven Ireland, annexed in 1800 with the Act of Union to the United Kingdom ...
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... Several were the reasons knelting the inhabitants of this green land between 1845 and 1846, but the one which is considered the triggering cause was the unfortunate appearance of a disease that affected the cultivation of potatoes procured by a fungus, the late blight, that reached the country in the Autumn of 1845 destroying about a third of the harvest of the season and the whole crop of the following year.
The island of Ireland was at the time still divided between landowners and peasants and strongly linked to agriculture and farming, drew sustenance mainly from potatoes, cereals and flax crops and numerous herds of cattle giving milk, butter and cheeses to the single families, the industrialization that was spreading in England had not yet reached its green lands and was even this, probably, one of the reasons that made it hard for this Land to get through this difficult time and to raise its own head again.
The very firts damages to potatoes crops due to an unknown infection occurred in 1844 on the east coast of the United States, while in August of 1845 there were the first reportings from the island of Wight; the very first reports of September 1845 handed cautious optimism on the spread of the mysterious weed that struck the potatoes, but at the moment of the harvest the data revealed that the losses were much more consistent than ever thought.
In the Spring of 1846 amongst those who turned most affected by the food shortages began to appear the first cases of "fevers", that were typhus and relapsing fever, feared by the population because in later years became the leading cause of mortality .
- picture 2 - Jean-François Millet (1814–1875), created this oil-on-canvas painting, circa 1861.
The painting is now owned by the Museum of Fine Arts (in Boston) via a gift (in 1917) from Quincy Adams Shaw through Quincy Adams Shaw, Jr., and Mrs. Marian Shaw Haughton.
In 1845, consequently to the first decline in production of potatoes, there was a sharp increase in the flow of migrants; they were often the same landowners to encourage their farmers to leave the country, paying them the crossing, but if the first wave of migration was composed by people in reasonable physical and quite good health conditions, starting from 1846 there was an unprecedented exodus consisting of huge masses of people every ounce of energy that poured out of every possible vessel, directed mainly to the colonies of Canada, the eastern coasts of the States, to Britain and Wales, bringing with them the diseases resulting from their malnutrition causing thus epidemics in the places of destination.
Those who remained at home had to strive inventing a way to procure money to feed their families and that was how women, spurred by the Ursuline nuns, with rudimentary wooden crochet hooks
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came to give life to the masterpieces that we know today as the Irish lace.
Strongly influenced by Venetian needle lace, the Irish crocheted lace boasted custom templates and jealously guarded within each family, carefully passed down from generation to generation so that every embroidery could be unique and unrepeatable for other hands.
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The popularity of Irish lace grew significantly during the second half of 1800, reaching the pinnacle of his fame with the late XIXth century: after having made it known to the English aristocratic families who bought it with enthusiasm, it became synonymous with fashion since it was given as a gift to Queen Victoria and She not only accepted it with joy, but dressed it immediately qualifying so crochet lace from Ireland as a very popular and fashionable finishing.
The Queen of People, moreover, wanted to learn herself the art of Irish crocheting and for sure by such a pastime she was relieved in moments of deep sadness due to the early and sudden loss of her beloved Prince Consort Albert ( his death dates back to December 14th, 1861 when he was only 42 years old ), when she devoted herself to it with delight for hours and hours without stopping.
The wealthiest women dressed with lace from head to toe, but also those who belonged to the middle class could afford a pair of cuffs, a collar,
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or an embroidered trim ... and so it was that quickly the Irish lace went defining itself as a popular choice in the world's most famous cities.
Paris, London, Dublin and San Francisco, became important centers of distribution of this precious artifact:
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parasols, trimmings, umbrellas and even entire wedding dresses were commissioned by the wealthiest families of the time, but with the beginning of the XXth century lace-makers, even the most skilled, could no longer compete with machines producing lace, yes less prestigious, but much faster and at a lower cost and today we can see some of these beautiful ancient works in some Irish museums, because with the flowing of time this ancient art has been vanishing altogether.
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That lace was a real cottage industry, and above all a family business that involved all the women of the house: it was produced with the use of three wires of different thickness and designed in three different times: first it was necessary to create crocheting many small motifs, such as flowers, leaves, fans, clovers, Irish roses that will become the real stars of the job that they wanted to create; to add them volume, thickness and relief it was used a yarn thicker that served as the basis of the individual elements or there were embroidered around them some small cords.
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The mitifs were then arranged on a model of paper, trying to compose a drawing, and fixed on it, generally with basting:
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at this point they were joined together with an mesh embroidery, made with thinner wire, cotton or flax.
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the late blight, notorious fungus that undermined the potatoes harvests in the mid XIXth century ... if it never appeared, perhaps never they could be realized such works of art !
Hoping to have entertained youn pleasantly with a topic yes, purely feminine and romantic, but of historical and of costume interest, I wish you all the best for the time which separates us from our next appointment,
see you soon 💕
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
Enda Delaney, The Great Irish Famine: A History in Four Lives, Gill & Macmillan, 2014;
Therese De Dillmont, Masterpieces of Irish Crochet Lace: Techniques, Patterns and Instructions, Dover Pubns, 1986;
Ciarán Ó Murchadha, The Great Famine: Ireland's Agony 1845-1852, Bloomsbury Academic, 2013;
THE IRISH CROCHET BOOK - Designs and Working Directions By Helen Marvin, PUBLISHED BY THE WOMAN'S HOME COMPANION, 1913.
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