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LACROMA (Lokrum) the Cursed Island of the Habsburgs.

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E’ su una distesa di onde la mia isola

cinta di spume dell’Adriatico azzurro.

Un verde balocco della natura

così come lo sogna l’amore giovane1


Quest’oggi vi parlo di un’isola che, tra tante che circondano le coste dell’Italia, si distingue per aver avuto una storia del tutto particolare, il che non fa che accrescerne il fascino, connotato da scorci paesistici e panorami tali da lasciare l’osservatore rapito in estasi: il suo nome è Lacroma (Lokrum in croato).

Sembra essere avvolto dal mistero l’episodio che vuole che Re Riccardo I d’Inghilterra (Oxford, 8 settembre 1157 – Châlus, 6 aprile 1199), meglio noto, forse, come Riccardo Cuor di Leone, sia stato il primo a soggiornare sull’isola di Lacroma dopo un naufragio e che vi abbia trovato ricovero nel 1192 di ritorno dalle crociate. 
Già a quel tempo vi era un'abbazia ed un monastero benedettino fondato nel 1023. 
Per secoli i monaci vissero in tranquillità e preghiera coltivando piante officinali fino a che un violento terremoto li indusse nel 1667 ad abbandonare questi luoghi.
Lo scioglimento dell'ordine e la successiva occupazione napoleonica dispersero gli ultimi confratelli rimasti sull'isola che restò disabitata per lungo tempo.
Considerata di rara bellezza tanto da venire nominata 'Perla dell’Adriatico', l’isola, ancor oggi appartenente alla Croazia e situata esattamente di fronte a Ragusa (l’attuale Dubrovnyk) faceva parte, durante la seconda metà del XIX secolo, dell’Impero Austroungarico e rappresentava l’orgoglio degli Asburgo e di tutti i nobili austriaci i quali, su quella che definivano la ‘loro’ Riviera, si recavano a svernare.
L’arciduca Ferdinando Massimiliano (Vienna, 6 luglio 1832 – Santiago de Querétaro, 19 giugno 1867), ufficiale della marina militare austriaca (Kriegsmarine) e già sposo della principessa Carlotta del Belgio (Laeken, 7 giugno 1840 – Meise, 19 gennaio 1927), nonché


Carlotta e Massimiliano all'epoca del loro fidanzamento




Massimiliano (seduto a destra che guarda l'obiettivo) fotografato con i tre fratelli alla fine degli anni '50 del XIX° secolo: da sinistra Carlo Ludovico, l'imperatore Francesco Giuseppe, in piedi il minore Ludovico Vittorio


fratello minore dell’imperatore Francesco Giuseppe – il fratello ‘esteta’–  l’acquistò nel maggio del 1859: trasformò quelle che erano ormai le rovine del monastero in un palazzo reale estivo ed arricchì il giardino botanico che vi fece costruire con numerosi esemplari di piante provenienti dalle Americhe del Sud e dall’Australia, così come aveva fatto a Trieste, presso i favolosi giardini del Castello di Miramare edificato tra il 1856 ed il 1860.
Il progetto di Massimiliano prevedeva l'introduzione di piante esotiche - conosciute durante i suoi viaggi - nella vegetazione esistente costituita da macchia mediterranea e boschi, trattando l'intera isola come un parco, pur preservando la maggior parte delle piante autoctone.
L'insieme di giardini e costruzioni che dal mare saliva fino alla residenza imperiale venne chiamato Alameda, nome derivato dallo spagnolo, in cui significa 'luogo ombreggiato da alberi in cui passeggiare'.
Intorno al complesso monastico Massimiliano fece creare giardini privati, riservati a sé e a Carlotta sul lato occidentale, e giardini pubblici sul lato orientale.


Il primo progetto conosciuto di Alameda


I giardini occidentali, con le sue scalinate a cascata, la terrazza e le fontane, gli furono ispirati dal giardino El Retiro di Malaga così come era alla fine del XVII secolo.
Lo stile utilizzato da Massimiliano per dar vita ai propri giardini può essere definito come una combinazione di formale e romantico, compresa l'influenza significativa dello stile 'Gardenesque', tipico della seconda metà del XIX secolo.
E romantici giardini all'inglese occupavano, infatti, anche la parte meridionale dell'isola formando numerose passeggiate curve con panchine poste in posizione panoramica e agli incroci di tali camminamenti furono collocate aiuole circolari, una per ogni specie di pianta tropicale.
Ad Alameda venne realizzato un vivaio dove venivano propagate specie vegetali autoctone, come il corbezzolo (Arbutus unedo) e il cipresso mediterraneo (Cupressus sempervirens), che furono poi messe a dimora lungo i viali dei giardini.
Ma furono progettati anche una serra ed un vivaio all'aperto, il cui scopo era quello di sperimentare le piante raccolte durante le spedizioni di Massimiliano.


La parte orientale dell'ex monastero




Ingresso principale del castello con il tavolino di Massimiliano in primo piano a destra




Giardini di fronte alla residenza



Tutto ciò accadeva quattro anni esatti prima che egli partisse per il Messico, dove sarebbe divenuto imperatore con il nome di Massimilano I e dove lo avrebbe atteso una sorte decisamente crudele: il governo di Benito Juárez mai lo accettò e mai riconobbe il suo potere tanto che fu infine fatto giustiziare dalle truppe governative a Querétaro nel giugno del 1867.
Per cui, come Miramare, anche Lacroma visse anni di abbandono. 
Tutto ciò fu conseguenza del fato avverso che colpì anche la sua sposa la quale, tornata in Europa per cercare aiuti presso le case regnanti quando si accorse che la situazione in Messico stava degenerando, accolse con disperazione la notizia della morte cruenta del suo consorte, lasciato solo in preda ai sovversivi, e si spense in Belgio in preda alla follia anni dopo.
Dopo essere stata venduta ad alcuni privati, questa isola ‘incantata’ tornò di proprietà degli Asburgo quando, nel 1880, l’arciduca Rodolfo (Vienna, 21 agosto 1858 – Mayerling, 30 gennaio 1889), figlio degli imperatori Francesco Giuseppe ed Elisabetta, l’acquistò e vi trascorse la luna di miele con la propria sposa, la principessa Stefania del Belgio (Laeken, 21 maggio 1864 – Pannonhalma, 23 agosto 1945), la quale non poté che subire il fascino di questi luoghi tanto da dedicarvi, anni dopo, un libello che si concreta come una sorta di elegia al paradiso che vi si trova e, al contempo, come una mesta riflessione sul fatidico destino che venne riservato a tutti coloro che vi abitarono o ne divennero proprietari (fatalità che ebbe seguito fino ad epoche recenti).
Narra infatti una leggenda popolare che gli ultimi monaci che lasciarono l'isola abbiano cosparso di cera i bordi delle coste scagliandovi così contro una maledizione.

Ma torniamo al libello scritto nel 1892 dalla principessa Stefania, ormai rimasta vedova, tradotto la primavera del 2019 dalla Casa Editrice MGS Press di Trieste: esso ci rende partecipi dell’entusiasmo che ella provò anni prima nello scoprire le meraviglie naturali del luogo, lavorate nei secoli dal mare, e dello splendore che vi sommò l’arciduca Massimiliano facendovi pervenire flora e fauna tropicale. Intercalando parole estasiate alle immagini che ritraggono gli scorci più suggestivi di questa sorta di Arcadia insulare - tratte dagli originali del Pittore di Camera dell’Imperialregia Marina A.Perko - e ai versi scritti dallo stesso Massimiliano al tempo in cui ne era l’orgoglioso possidente, la principessa rende partecipe il lettore della malia che in special modo alcuni panorami esercitarono su di lei.


Veduta del cortile interno della residenza imperiale




Il monastero di Lacroma con in prima piano la Torre di Massimiliano


Si tratta di una lettura talmente piacevole da risultare troppo breve, il testo scorre fluido e gradevole, tanto che non si vede l’ora di voltare pagina per andare oltre.
Con queste parole inizia l’arciduchessa Stefania:

Dai dolci quieti flutti dell’azzurro Adriatico, di fronte all’antica città di Ragusa, e sotto gli stessi, fausti cieli di Napoli, si erge un’isola deliziosa, copiosamente adorna di tutte le attrattive di una vegetazione che si può definire quasi tropicale: Lacroma è il suo nome e descriverla è il compito di queste pagine.2 

Nell’arco di poco meno di una cinquantina di pagine la sfortunata consorte dell’arciduca Rodolfo d’Asburgo consegna alla sua penna il compito di coinvolgere il lettore prendendolo
per mano per accompagnarlo in un mondo quasi fiabesco, e riesce compiutamente nel suo intento di trasmettere meraviglia ed entusiasmo per questi luoghi ameni.


Come il Mar Morto, questo piccolo lago, grazie ad una serie di grotte sotterranee che comunicano con il mare, racchiude acque salate


Lacroma si concreta così, nel suo racconto descrittivo, come una sorta di paradiso dei sensi dove trova un quieto ricovero l’anima pellegrina di chi è affranto.



Inutile dire che vi consiglio con entusiasmo questa lettura, che, anche se breve, lascia il cuore leggero e l'animo appagato.



Lacroma, l'isola maledetta degli Asburgo,

Stefania del Belgio (Autore), Carlo Giovanella (a cura di), Anton Perco (Illustratore), Flavia Foradini (Traduttore), Hans Kitzmüller (Traduttore), Trieste, MGS Press, 15 aprile 2019



Ringraziandovi ancora con tutto il cuore,

mi congedo da voi 

mentre invio a ciascuno dei miei cari lettori ed amici

il mio più caloroso abbraccio! 



A presto ❤ 





CITAZIONI: 

1 - Stefania del Belgio, Lacroma, l'isola maledetta degli Asburgo, Trieste, Mgs Press, 2019, p.22

2 - Stefania del Belgio, op. cit., p.9


LE IMMAGINI SONO STATE TRATTE DAI DOCUMENTI 

Sanja Žaja Vrbica, Putopis Lacroma krunske princeze udove Stephanie i dvorskog marinista Antona Perka

Mara Marić, Mladen Obad Šćitaroci, Prostor 1-2017








- PICTURE 1 - First page of the booklet about Lacroma written by Stephanie of Belgium in 1892



My island is on an expance of waves

surrounded by the blue Adriatic foam.

A  green toy of the nature

so as the young love dreams of it 1



Today I want to tell you about an island that, among the many surrounding the coasts of Italy, stands out for having had a very particular history, which only increases its charm, characterized by fascinating landscape views and panoramas such to leave the rapt observer in ecstasy: his name is Lacroma (Lokrum in Croatian).

It seems to be shrouded in mystery the tale which wants that King Richard I of England (Oxford, 8 September 1157 - Châlus, 6 April 1199), better known, perhaps, as Richard the Lionheart, was the first to stay on the island of Lacroma after a shipwreck finding shelter there in 1192 returning from the Crusades.
At that time there was already an abbey and a Benedictine monastery founded in 1023.
For centuries the monks lived in peace and prayer cultivating medicinal plants until a violent earthquake induced them in 1667 to abandon these places.
The dissolution of the order and the subsequent Napoleonic occupation dispersed the last brothers who stood on the island which remained uninhabited for a long time.
Considered of rare beauty to the point of being named 'Pearl of the Adriatic', the island, still belonging to Croatia today and located exactly in front of Ragusa (today Dubrovnyk), was part, during the second half of the XIXth century, of the Austro-Hungarian Empire and represented the pride of the Habsburgs and of all the Austrian nobles who, on what they called 'their' Riviera, went to winter.
Archduke Ferdinand Maximilian (Vienna, 6 July 1832 - Santiago de Querétaro, 19 June 1867), officer of the Austrian navy (Kriegsmarine) and already husband of Princess Charlotte of Belgium (Laeken, 7 June 1840 - Meise, 19 January 1927), as well as


- PICTURE 2 - Charlotte and Ferdinand Maximilian at the time of their engagement


- PICTURE 3 - Maximilian (on the right looking at the lens) photographed with his three brothers at the end of the 1850s: from left  Karl Ludwig, the emperor Franz Joseph, standing the junior Ludwig Viktor


younger brother of Emperor Franz Joseph - called the 'esthete' brother - bought it in May 1859. He transformed what were now the ruins of the monastery into a royal summer palace and enriched the botanical garden, which he had made build, with numerous specimens of plants coming from the South Americas and Australia, as he had done in Trieste, in the fabulous gardens of the Miramare Castle built between 1856 and 1860.
Maximilian's project involved introducing exotic plants - known during his travels - into the existing vegetation consisting of Mediterranean scrub and woods, treating the entire island as a park, while preserving most of the native plants.
The set of gardens and buildings that starting from the sea led to the imperial residence was called Alameda, a name derived from the Spanish, in which it means 'place shaded by trees in which to walk'.
Around the monastic complex, Maximilian made create private gardens, reserved for himself and Charlotte on the western side, and public gardens on the eastern side.


- PICTURE  4 - First known project of Alameda


The western gardens, with its cascading stairways, terrace and fountains, were inspired by El Retiro garden in Malaga as it was at the end of the XVIIth century.
The style used by Maximilian to bring his gardens to life can be defined as a combination of formal and romantic, including the significant influence of the 'Gardenesque' style, typical of the second half of the XIXth century.
In fact, romantic English gardens also occupied the southern part of the island, forming numerous curved walks with benches placed in panoramic positions, and circular flower beds were placed at the intersections of these walkways, one for each species of tropical plant.
A nursery was built in Alameda where native plant species were propagated, such as the strawberry tree (Arbutus unedo) and the Mediterranean cypress (Cupressus sempervirens), which were then planted along the garden paths.
A greenhouse and an outdoor nursery were also designed, the purpose of which was to make experiment with the plants collected during Massimiliano's expeditions.


- PICTURE 5 - The eastern part of the former monastery


- PICTURE 6 - Main entrance of the castle with Massimiliano's table in the foreground on the right


- PICTURE 7 - The gardens facing the residence


It all happened exactly four years before he left for Mexico, where he would have become emperor with the name of Maximilan I and where a decidedly cruel fate awaited him: the government of Benito Juárez never accepted him and never recognized his power so much that he was finally executed by government troops in Querétaro in June 1867.
So, like Miramare, Lacroma also experienced years of neglect.
All this was a consequence of the adverse fate that also struck his wife who, returned to Europe to seek help from the ruling houses when she realized that the situation in Mexico was degenerating, received with desperation the news of the bloody death of her husband she left alone at the mercy of subversives and died in Belgium in the grip of madness years later.
After being sold to some private people, this 'enchanted' island returned to the Habsburgs when, in 1880, Archduke Rudolph (Vienna, 21 August 1858 - Mayerling, 30 January 1889), son of the emperors Franz Joseph and Elizabeth, bought it and spent his honeymoon there with his wife, Princess Stephanie of Belgium (Laeken, May 21, 1864 - Pannonhalma, August 23, 1945), who could only be fascinated by these places so much that she dedicated to them, years later, a pamphlet.
This little book takes shape as a sort of elegy to the paradise that she found there and, at the same time, as a sad reflection on the fateful destiny that was reserved to all those who lived there or became its owners (a fate that followed until recent times).
In fact, a popular legend tells that the last monks who left the island sprinkled the edges of the coasts with wax, thus throwing a curse on it.

But let's come back to the pamphlet written in 1892 by Princess Stefania, now a widow, translated in the Spring of 2019 by the MGS Press Publishing House in Trieste: it makes us share in the enthusiasm she felt years earlier in discovering the natural wonders of the place, worked in the centuries from the sea, and of the splendor that Archduke Maximilian added to it by planting there tropical flora and fauna. By interspersing ecstatic words with images that portray the most evocative glimpses of this sort of Arcadia - taken from the originals of the Imperial Chamber Painter A. Perko - and the verses written by Maximilian himself at the time when he was the proud owner of Lacroma , the princess makes the reader participate in the spell that some exeptional panoramas make her feel.


- PICTURE 8 - View of the internal courtyard of the imperial residence


- PICTURE 9 - The later monastery of Lacroma with Massimiliano's Tower in the foreground


It's such a pleasant reading that it is too short, the text flows smoothly and pleasantly, so much so that you can't wait to turn the page and go further.
Archduchess Stephanie begins with these words:

From the gentle quiet waves of the blue Adriatic, in front of the ancient city of Ragusa, and under the same, auspicious skies of Naples, a delightful island rises, abundantly adorned with all the attractions of a vegetation that can be defined almost tropical: Lacroma is its name and to describe it is the task of these pages.2 

In the span of just under fifty pages, the unfortunate wife of Archduke Rudolph of Habsburg gives her pen the task of involving the reader by taking him by hand to accompany him in an almost fairytale world, and she fully succeeds in her intent to convey wonder and enthusiasm for these pleasant places.


- PICTURE 10 - Like the Dead Sea, this small lake, thanks to a series of underground caves communicating with the sea, contains salty waters 


Thus Lacroma becomes, in her descriptive story, as a sort of paradise of the senses where the pilgrim soul of those who are heartbroken finds a quiet refuge.


- PICTURE 11 - The Cross of the Triton


It's useless to say that I do suggest you this reading, but it's edited in Italian and German only, alas, not in English!



Thanking you again with all my heart,

I take my leave of you 

while sending to all my dear readers and friends 

my warmest embrace!


See you soon 






QUOTATIONS: 

1 - Stefania del Belgio, Lacroma, l'isola maledetta degli Asburgo, Trieste, Mgs Press, 2019, p.22

2 - Stefania del Belgio, op. cit., p.9


PICTURES HAVE BEEN TAKEN FROM:

Sanja Žaja Vrbica, Putopis Lacroma krunske princeze udove Stephanie i dvorskog marinista Antona Perka

Mara Marić, Mladen Obad Šćitaroci, Prostor 1-2017






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