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Queen Victoria & John Brown, a faithful bond.

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 "Perhaps never in history was there so strong and true an attachment, so warm and loving a friendship between the sovereign and servant ... Strength of character as well as power of frame - the most fearless uprightness, kindness, sense of justice, honesty, independence and unselfishness combined with a tender, warm heart ... made him one of the most remarkable men."


Windsor, March 30, 1883






"Probabilmente mai nella storia ci fu un così forte e sincero legame, una così calda ed affettuosa amicizia tra di un sovrano ed un proprio servitore ... Tanta forza di carattere quanto il potere della struttura - la rettitudine più impavida, la gentilezza, il senso della giustizia, l'onestà, l'indipendenza e l'altruismo in combinazione con un tenero, caldo cuore ... tutto questo fece di lui uno degli uomini più notevoli."


Windsor, March 30, 1883



La storia di questa relazione fa notizia ed incuriosisce nobili, servitori e popolani da più di un secolo e mezzo, ma recenti ricerche storiche sembrerebbero aver gettato su di essa una luce definitiva.


John Brown nacque il 6 dicembre 1826 ad Aberdeen, in Scozia e, senza esitazione alcuna, data la sua già nota competenza quale 'Ghillie' ( scudiero ) e servitore personale venne assunto presso la residenza di Balmoral nelle Highlands quando nel 1848 Victoria Albert ne presero possesso e con lui e dopo di lui altri tre dei suoi numerosi fratelli minori vennero a far parte della servitù della Real Casa.
Il rude Higlander dagli occhi buoni, da fido servitore, dopo l'improvvisa scomparsa del principe consorte di conseguenza alle complicazioni polmonari derivate da una febbre tifoidea che lo vedeva lasciare a soli 42 anni Victoria con un Impero e nove figli di cui occuparsi, tra cui alcuni ancora molto piccoli, entrò a far parte della vita della sua regina sotto spoglie decisamente mutate, nuove, impensabili prima del suddetto episodio luttuoso che segnerà irrimediabilmente la vita della Regina del Popolo; per converso, infatti, o quasi a dispetto del destino, fu questa disgrazia a darle l'opportunità di fare esperienza di un leale e affidabile John Brown non più solo come servitore, ma anche e soprattutto quale confidente, affezionato amico ed infine, con l'anno 1866, dopo un amorevole rapporto platonico, come consorte morganatico.


La famiglia reale ritratta poco prima della scomparsa del Principe Consorte Albert di Sassonia Coburgo - Gotha



Dopo Balmoral Brown divenne infatti Servitore Personale di Sua Maestà la Regina presso Osborne House, la dimora reale situata sull'Isola di Wight, per seguirla a Buckingham Palace ed al Castello di Windsor, dove morì nel 1883 lasciando per la seconda volta un vuoto profondo nel cuore della povera Victoria.
Al di là delle dicerie che fece proprie la propaganda anti-monarchica secondo cui la regina avrebbe partorito un figlio di Brown in Svizzera ed un'altra sarebbe stata inviata in America per vivere con un vitalizio sotto mentite spoglie, ( anzi, tre sarebbero stati i figli che la regina gli avrebbe dato, ma pensato solamente all'età che aveva a quel tempo e le già numerose gravidanze che aveva vissuto e sofferto il suo apparato riproduttivo !)
ormai numerose sono le prove evidenti che ci danno per certa la loro unione, anche se altrettanto certamente possiamo affermare che mai il loro matrimonio venne consumato, quasi come se il loro fosse stato uno sposalizio equivalente al massimo grado di gratitudine per entrambi senza alcuna accezione sessuale.


 Da sinistra: Princess Louise, Queen Victoria e John Brown




Da sinistra: John Brown, Princess Louise, Sharp ( il cane della regina) e The Queen ( 1868 ca.)




 John Brown conduce il pony che guida il carretto su cui sono Queen Victoria ed i suoi nipoti nel giardino di Osborne House nel 1870



Questo loro legame venne a consolidarsi negli anni, maturando giorno per giorno, mese dopo mese, insieme scherzavano, ridevano, bevevano whisky ( da buon scozzese Brown non disdegnava quello della migliore qualità !), nacque tra di loro una tenera confidenza e complicità: alto più di sei di altezza (1,83 mt ca.) e di sette anni più giovane di lei, il bel Brown si dedicò alla sua sovrana con tutto sé stesso, portandola sui percorsi fangosi delle amate Highlands, affrontando potenziali assassini ( non dimentichiamo che la difese durante il famoso attentato sferrato da O'Connor che la vide coinvolta ) e impegnandosi a stare con lei sempre; Victoria, che stava governando il più grande impero che il mondo avesse mai conosciuto, dal canto suo lo premiò, lo promosse e lo protesse dalle frecciate dei bambini risentiti e dai cortigiani più snob. 
Egli era, diceva, il suo più caro amico .... tanto caro che giunse a chiamarlo ordinariamente Darling / tesoro ed i principi lo definivano Mama's lover / L'amante della mamma, ma nessuno dei royal children lo vedeva volentieri[A nessuno dei bambini reali piaceva John Brown, Bertie in particolare disprezzava l'influenza che il  ghillie aveva sulla loro madre e la mancanza di rispetto che mostrava per i figli della regina. Il diplomatico e diarista Wilfrid Scawen Blunt registrò nel suo diario:

Brown era un tipo maleducato, rozzo ... ma aveva un'influenza illimitata con la Regina che trattava comunque con poco rispetto, partendo dal presupposto della sua posizione nei suoi confronti. Era sulla bocca di tutta la casa che era ' Lo stallone della Regina ' - era un bell'uomo fisicamente, anche se fatto un po' rudemente, e aveva dei begli occhi ( come quelli del defunto Principe Consorte, si diceva ) e la Regina, che era stato appassionatamente innamorata di suo marito ... si mise in testa che in qualche modo lo spirito del Principe fosse passato in Brown.] 1; 


John Brown con i suoi cani



lui le donò la fede nuziale della propria madre ( con cui Victoria, come vi dissi qui si fece seppellire) ed Ella in cambio gli fece dono del proprio cuore devoto unendosi a lui in gran segreto grazie ad un rito celebrato dal Rev.Norman Macleod, il cappellano della regina, il quale ebbe cura di mantenere il segreto rivelandolo solamente in punto di morte.
Si legge nei diari di Lewis Harcourt, politico appartenente al Partito liberale, nominato più tardi Lord, in data 17 febbraio 1885: "Lady Ponsonby [la moglie del Segretario Privato della Regina] ha detto al HS [il Ministro degli Interni, padre dell'autore] un paio di giorni fa, che la signorina Macleod dichiara che suo fratello, Norman Macleod, le ha confessato sul letto di morte, di aver sposato la Regina con John Brown, aggiungendo che di ciò fu sempre amaramente pentito. La signorina Macleod non aveva alcun motivo per inventare una storia del genere, ed anzi, si è quasi propensi a credervi, improbabile e vergognosa come sembra."(The Telegraph, 4 maggio 2003)

Certamente ulteriori dettagli erano contenuti nelle memorie che Victoria scrisse dopo la morte di John Brown nel 1863, ma i cortigiani più anziani le vietarono la pubblicazione di tali scritti e la indussero a distruggerli insieme con il diario di John Brown, onde evitare di essere compromessa e generare uno scandalo ... il che fa davvero riflettere dando sempre maggiori e più veritiere convinzioni.

Dopotutto, una donna che da che rimase vedova vestì di nero per il resto dei giorni che le rimasero da vivere, che si fece promulgatrice del più rigido puritanesimo e che vietava moralmente alle donne vedove di risposarsi non avrebbe potuto davvero venite meno alla propria etica personale concedendosi anima e corpo ad un altro uomo, per quanto forti potessero essere i suoi sentimenti, non credete anche voi ?




Va infine ricordato che in onore di John Brown Sua Maestà istituì due nuove onorificenze, la Victoria Devoted Service Medal (medaglia d'oro, che porta sul retro, a John Brown, Cav., In riconoscimento della sua presenza di spirito e devozione a Buckingham Palace, il 29 febbraio 1872) e la Faithful Servant Medal (medaglia d'argento, con una barra che indica dieci anni supplementari di servizio), la progettazione e la produzione delle quali fu commissionata direttamente da Sua Maestà.


Due giorni dopo il decesso dell'ex Ghillie, Queen Victoria scrisse - tipicamente in terza persona - a Lord Cranbrook"La Regina ha lasciato che la sua penna si fermasse ... La Regina non è malata, ma terribilmente scossa e assolutamente incapace di camminare ... le manca più che mai il forte braccio del suo caro fedele amico."; questo scritto ci appare come uno scarabocchio quasi indecifrabile su un foglio di blocco bordato di nero e parla del suo "presente, sconfinato dolore per la perdita del migliore, del più devoto dei servi e del più vero e più caro degli amici." ( theguardian, Stephen Bates, 16 December 2004 )  


Corrie Buie by Carl Haag



Con queste meste ed umili parole vi lascio con il mio più caloroso saluto, nella speranza che anche questo argomento sia risultato interessante e, quanto meno, curioso per tutti voi, miei carissimi amici e lettori, arrivederci 


a presto 












Bibliografia:

Lucinda Hawksley, The Mistery of Princess Louise, Queen Victoria's Rebellious Daughter, Vintage Books, London, 2014;

Raymond Lamont-Brown, John Brown, The History Press, UK, 2002.




Citazioni:

 1 -  Lucinda Hawksley, The Mistery of Princess Louise, Queen Victoria's Rebellious Daughter, Vintage Books, London, 2014, pag. 97.













 "Perhaps never in history was there so strong and true an attachment, so warm and loving a friendship between the sovereign and servant ... Strength of character as well as power of frame - the most fearless uprightness, kindness, sense of justice, honesty, independence and unselfishness combined with a tender, warm heart ... made him one of the most remarkable men."


Windsor, March 30, 1883






- picture 1







The story of this affair is making 'rumors' amongst curious, nobles, servants and common people for over a century and a half, but recent historical researches would seem to have thrown a definitive light on it.

- picture 2 on the left - John Brown was born on December 6th, 1826 in Aberdeen, Scotland, and, without any hesitation, given his already known competence as 'Ghillie' (groom) and personal servant was employed at the residence of Balmoral in the Highlands when in 1848 Victoria& Albert took possession of it and with him and after him others three younger brothers of his became part of the servants of the Royal House.

The rude Higlander, blue-and-good-eyed, from faithful servant, after the sudden death of the Prince Consort consequently to pulmonary complications derived from a typhoid fever that saw him leave at just 42 years Victoria with an Empire and nine children to attend to, including some still very little and toddler,  became part of the life of his queen in a definitely changed way, new, unthinkable before this tragic episode that will mark hopelessly the life of the Queen of the People; conversely, in fact, almost in spite of fate, this misfortune had given her the opportunity to experience a loyal and reliable John Brown not only as a servant, but above all as confident, affectionate friend and finally, with the year 1866, after a  platonic loving relationship, as morganatic consort.




- picture 3 - The royal family portrayed shortly before the death of the Prince Consort Albert of Saxe Coburg Gotha




After Balmoral Brown became personal servant of Her Majesty the Queen at Osborne House, the Royal Residence located on the Isle of Wight, and finally to Buckingham Palace and Windsor Castle, where he died in 1883 leaving for the second time a deep void in the heart of the poor Victoria.
Beyond the rumors that the anti-monarchist propaganda made, that wanted the queen bear a son of Brown in Swiss and another would be sent to America to live with an annuity in disguise, (indeed, three should have been the children that the queen would have given him, but only think about the age she had at that time and of the number of pregnancies that already had experienced and had suffered her reproductive system!), there are many evidences, nowadays, giving as certain their union, even though just as certainly we can say that their marriage was never consummated, almost as if theirs was a marriage equivalent to the highest degree of gratitude to both of them without any sexual meaning .




- picture 4 - From left to right: Princess Louise, Queen Victoria and John Brown


- picture 5 -  From left to right: John Brown, Princess Louise, Sharp ( the Queen's dog) and the Queen ( 1868 ca.)


- picture 6 - John Brown leads the pony that guides the little coach on which are Queen Victoria and her grandchildren in the garden of Osborne House in 1870




This tie of theirs was to consolidate over the years, ripening day by day, month after month, they joked together, laughed, drank whiskey together (as a good Scottish Brown didn't disdain that of the highest quality!), born among them a tender confidence and complicity: more than six feet tall (1.83 meters approx) and seven years younger than she, the beautiful Brown devoted himself to his sovereign with all his being, bringing her on muddy paths of her beloved Highlands, facing potential killers (don't let's forget that the he defended her during the famous O'Connor assault that saw her involved) and pledging to stay with her forever; Victoria, who was ruling the biggest empire the world had ever known, for her part awarded him, promoted him and protected him from the taunts of resentful children and of more snobbish courtiers.
He was, she said, her best friend .... so dear that she came to call him Darling and the Princesses and Princes called him Mama's lover, but none of the royal children saw him gladly[None of the royal children liked John Brown, Bertie in particular despised the influence the ghillie had over their mother and the lack of respect he showed for the queen's children. The diplomat and diarist Wilfrid Scawen Blunt recorded in his journal: 

Brown was a rude, unmannerly fellow ... but he had unbounded influence with the Queen whom he treated with little respect, presuming in every way on his position with her. It was the talk of all the household that he was 'The Queen's Stallion' - he was a fine man physically, though coarsely made, and had fine eyes ( like the late Prince Consort's, it was said ) and the Queen, who had been passionately in love with her husband ... got it into her head that somehow the Prince's spirit had passed into Brown.]1;




- picture 7 - John Brown together with his dogs




he gave her the wedding ring of his mother (with whom Victoria, as I told you HERE was buried) and in return she gave him the gift of her devoted heart, marrying him in secret thanks to a ritual celebrated by Rev.Norman Macleod, the Queen Chaplain, who was careful to keep the secret revealed only on his death-bed.
We read in the journals of Lewis Harcourt, politician belonging to the Liberal Party, later appointed Lord, on February 17, 1885: "Lady Ponsonby [the wife of the Queen's private secretary] told the HS [the home secretary: the author's father] a few days ago that Miss Macleod declares that her brother, Norman Macleod, confessed to her on his death bed that he had married the Queen to John Brown, and added that he had always bitterly regretted it. Miss Macleod could have had no object in inventing such a story, so that one is almost inclined to believe it, improbable and disgraceful as it sounds."(The Telegraph, 04 May 2003

Certainly further details were contained in diary that Victoria wrote after the death of John Brown in 1863, but the older courtiers forbade the publication of these writings and caused her to destroy them along with the diary of John Brown, in order not to be impaired and create a scandal ... which really do us reflect always giving more and more true beliefs.

After all, a woman who was widowed and dressed in black for the rest of the days that she had to live, who made herself promulgator of the most rigid puritanism and prohibited morally widows to remarry, could not really come less to her own personal ethics allowing herself body and soul to another man, however strong they might be her feelings, don't you also think so ?




- picture 8




Finally it should be remembered that in honor of John Brown Her Majesty instituted two new honors medals, the Victoria Devoted Service Medal (gold medal, which bears on the reverse, To John Brown, Esq., in recognition of his presence of mind and devotion at Buckingham Palace, February 29, 1872.) and the Faithful Servant Medal (silver medal, with bar denoting ten additional years of service), design and manufacture of both medals were commissioned by Her Majesty.

Queen Victoria wrote - characteristically in the third person - to Cranbrook two days after the former ghillie's death: "The Queen has let her pen run on ... The Queen is not ill, but terribly shaken and quite unable to walk ... missing more than ever her dear faithful friend's strong arm."
The letter is written in the queen's nearly indecipherable scrawl on black-bordered note paper and speaks of her "present, unbounded grief for the loss of the best, most devoted of servants and truest and dearest of friends." (Theguardian, Stephen Bates, 16 December 2004





- picture 9 - Corrie Buie by Carl Haag




With these rueful and humble words I leave you with my warmest greetings, in the hope that also this topic was sounded interesting, at least, quite curious, to all of you, my dear friends and readers, 


see you soon 













Bibliography:

Lucinda Hawksley, The Mistery of Princess Louise, Queen Victoria's Rebellious Daughter, Vintage Books, London, 2014;

Raymond Lamont-Brown, John Brown, The History Press, UK, 2002.




Quotations:

 1 -  Lucinda Hawksley, The Mistery of Princess Louise, Queen Victoria's Rebellious Daughter, Vintage Books, London, 2014, page 97.





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